Riprendo l'articolo di stamane del Corriere della Sera, perché si tratta di una verifica degli scenari e delle conseguenze che il gesto di rinuncia di Benedetto XVI rischia di innescare. Una voce laica. Una riflessione che fa i conti con la realtà che si dipana sotto i nostri occhi.
Ciò che più mi ha colpita, assistendo ad alcuni dibattiti televisivi, è il coro unanime di voci cattoliche acquiescenti e osannanti. Tuttavia non c'è stata alcuna voce cattolica della Tradizione chiamata a rappresentarci: su La 7 ho ascoltato un melenso Dino Boffo confrontato con un appassionato sostenitore delle ragioni metafisiche in Cacciari (!?). Conosco le sue suggestioni 'gnostiche' di ateo colto; ma in quel contesto era l'unico a non dire cose scontate...
In ogni caso l'unico modo che ha un Papa - così come la Chiesa tutta - di esser libero da condizionamenti esterni (e anche interni) è il radicamento e la Fedeltà al Signore e alla Tradizione autentica né vivente in senso storicistico, né cristallizzata su valori solo proclamati.
In ogni caso l'unico modo che ha un Papa - così come la Chiesa tutta - di esser libero da condizionamenti esterni (e anche interni) è il radicamento e la Fedeltà al Signore e alla Tradizione autentica né vivente in senso storicistico, né cristallizzata su valori solo proclamati.
«Alcuni cardinali chiederanno al nuovo papa di inserire nel suo discorso inaugurale un punto fermo: che un pontefice di solito sceglie di esserlo per sempre. La norma sulle dimissioni non si può abolire. Ma per il futuro bisogna garantire la libertà della Chiesa da condizionamenti esterni...».
Nel giorno in cui Benedetto XVI vola in elicottero dalla Città del Vaticano al Palazzo pontificio di Castel Gandolfo, scomparendo come personaggio pubblico e primo Papa dimissionario dopo secoli, affiorano le voci anonime ma autorevoli di chi vuole mettere fra parentesi il precedente. È il tentativo di restituire sacralità ad un profilo che il gesto epocale, insieme eroico e destabilizzante, di Joseph Ratzinger ha mutato in modo apparentemente definitivo; e che sta provocando contraccolpi dei quali si comincia appena a indovinare la portata.
Ufficialmente, gli episcopati hanno reagito all'annuncio del passo indietro, dato da Benedetto XVI l'11 febbraio scorso, con parole di condivisione e di vicinanza al pontefice. Eppure, quel giorno arrivò un commento duro, drammatico del cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, a lungo segretario di Giovanni Paolo II. «Dalla croce non si scende», disse ricordando come Karol Wojtyla rimase al suo posto, nonostante una lunga agonia, spettacolarizzata dai mass media. Le sue parole furono lette come una critica alla decisione di papa Ratzinger, il quale sembrò rispondergli il 27 febbraio. «Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo...», disse nell'ultima udienza a piazza San Pietro. È stato uno scambio a distanza difficile da decifrare, del quale il portale polacco Geopolityka azzarda una spiegazione. Il 25 febbraio scorso Gracjan Cimek ha scritto infatti che «l'attuale pontefice era dell'opinione che il suo predecessore malato dovesse rimanere al suo posto fino alla morte». [A noi risulta, invece, che l'allora Card. Ratzinger era per le 'dimissioni']
Riaffiorano così le voci secondo le quali l'allora cardinale Ratzinger lasciò capire a Giovanni Paolo II che «dalla croce non si scende». Si tratta di una tesi destinata a provocare una discussione profonda e dolorosa: nel Conclave e negli incontri che lo precederanno, ai quali saranno presenti anche i cardinali ultraottantenni e dunque non elettori. È la conferma che la rinuncia di Benedetto XVI non potrà essere banalizzata o archiviata, magari richiamandosi alla legittimità secondo le norme del diritto canonico. L'esigenza di ritrovare un equilibrio fra un atto epocale di rottura e la continuità della Chiesa è sentita in modo acuto. Ma per soddisfarla si intravede una ricerca tormentata, perché il pontefice ha messo tutti di fronte a responsabilità ineludibili. L'eventualità che il papato sia omologato ad una qualunque istituzione laica in nome della modernità è un rischio che molti cardinali avvertono e vogliono sventare.
Eppure, si è già manifestato il 16 febbraio sotto le vesti innocue di un sondaggio. Quel giorno The Globalist , il sito di Washington che tenta di decifrare l'evoluzione delle classi dirigenti a livello mondiale, ha proposto ai propri lettori un quiz intrigante. Titolo: «Continuità al vertice». Svolgimento: «Per qualsiasi grande istituzione, sia una società privata, un governo o perfino una religione universale, la stabilità e la continuità sono importanti prerequisiti per avere successo [La Chiesa considerata alla stregua di una qualsiasi istituzione privata, col Papa assimilato ad un qualunque leader e col successo come obbiettivo!!! Bisognerebbe chiedersi le ragioni per cui questo strano connubio è stato possibile]. E un elemento-chiave è che il turn over al vertice sia basso. Domanda: dal 1892, quale delle seguenti istituzioni ha cambiato con meno frequenza la leadership»? L'elenco stilato dal Globalist ha messo al punto "a" la Chiesa cattolica, al "b" la Ibm, il colosso tecnologico americano, poi la presidenza degli Stati uniti, la General Electric e i primi ministri britannici. Ma la sorpresa non è che chi ha risposto "a" si è sbagliato, perché l'azienda con i capi più longevi si è rivelata la Ibm: nove amministratori delegati in centouno anni di storia.
Non impressiona nemmeno che il papato si sia classificato terzo, con dieci pontefici: il problema è l'assimilazione di Benedetto XVI ad un qualunque top manager o leader politico. La strana classifica può anche apparire un pò grossolana e «all'americana». Però, non va sottovalutata nel suo sottinteso simbolico. Nella percezione di una parte dell'opinione pubblica globale, il Vaticano comincia ad apparire un sistema di governo come gli altri; e dunque il Papa, capo della Chiesa cattolica, a uscire dalla nicchia teocratica nella quale lo poneva la sua carica a vita, inserendolo nella lista di presidenti, primi ministri e dirigenti. E' questo che colpisce di più. Rispecchia il dramma di un'istituzione che dovrà ricalibrare molti dei suoi principi sulla base di una novità prevista ma mai verificatasi negli ultimi seicento anni.
Congedandosi ieri pomeriggio, mentre il suo appartamento veniva chiuso e sigillato, Benedetto XVI ha scolpito solennemente l'impegno a un'«ubbidienza incondizionata» al successore. Ma rimane la figura ascetica, invisibile e tuttavia ingombrante del «Papa emerito»: dove quell'aggettivo rischia di rimandare di nuovo a cariche onorifiche tipiche dell'universo non religioso. I veleni che cominciano a filtrare sull'uno o l'altro «papabile» danno corpo al fantasma di un condizionamento esterno quasi preventivo: si tratti di pedofilia, di inchieste giudiziarie di altro tipo o di pressioni dei governi. La presa di posizione dei giorni scorsi del «primo ministro» del Vaticano Tarcisio Bertone contro ingerenze indebite dell'opinione pubblica o di Stati sul Conclave, è sembrata un altolà a tutti. È vero che spesso si tratta di voci, non sempre verificabili. Ma evocano uno sfondo di conflittualità latenti che attraversano molti episcopati. [...]
29 commenti:
Si stanno rendendo conto che dal caos non esce fuori nessun tipo di ordine?
Franco era ieri sera a Porta a Porta, con altri presenti in studio, Mons. Fisichella e Alessandara Borghese, ha messo in parole i pensieri e i sentimenti che mi attraversano dall`11 febbraio, hanno parlato di smarrimento, di trauma per la Chiesa, di choc violento che subiamo, che ci è imposto, di questa situazione eccezionale con tutte le incognite che apre, Franco ha messo chiaramente in luce i pericoli della banalizzazione e normalizzazione della decisione di Papa Benedetto, il titolo di "Papa emerito" suscitava ben più che delle perplessità.
La mia tristezza profonda nel vedere il nostro Papa così diminuito in salute al punto di considerare di non poter più tenere saldamente il timone della Barca e di non poter più riempire il suo servizio, può farmi capire e anche accettare le ragioni della sua scelta, ma non mi ha mai abbandonata anche l`inquietudine delle conseguenze, del precedente creato, della strumentalizzazione, sentimenti e pensieri che si incrociano nella loro diversità e complessità.
Da Raffaella ho trovato un articolo di Accattoli in cui leggo queste frasi:
"vera riforma della figura papale"
"con ciò modifica l'immagine papale"
"la figura fino a oggi inedita del «Papa emerito»"
"del passaggio dalla rinuncia al Papato come evento occasionale — già praticata nel
Medioevo — alla rinuncia come ordinaria previsione offerta a ogni Papa del futuro e da ognuno praticabile"
Sono proprio quelle le inquietudini che accompagnavano la mia tristezza nei giorni scorsi, e continuano ad essere presenti oggi, come ho detto più sopra le ho ritrovate ieri sera nelle parole di Franco a Porta a Porta che, in modo molto chiaro, ha posto l`accento sui rischi legati alla decisione di Papa Benedetto, quello della banalizzazione anche nello spirito dei fedeli di quella scelta così grave e pesante in conseguenze, quello di creare, appunto, un precedente di cui ancora non misuriamo la portata ma che certe analisi, come quella di Accattoli, ci lasciano intravedere.
Ogni Conclave è importante ma questa volta, forse, lo è ancora di più. Siamo ad un passaggio drammatico che le dimissioni del nostro amato Papa hanno ulteriormente evidenziato. I tentativi di Benedetto XVI di rimettere ordine nella casa sono stati bloccati dagli epigoni conciliaristi e da coloro che si fanno guidare da turpi passioni e da bassi interessi. Se nella Cappella Sistina costoro prevarranno, la Chiesa imboccherà la strada del precipizio. Se coloro che hanno difeso Benedetto riusciranno ad imporsi potremo gioire nella certezza che ancora una volta i nemici di Cristo e del Suo rappresentante in terra non prevalebunt. Continuo a credere (meglio, a sperare) che la tragica rinuncia di Papa Benedetto e la sua decisione di continuare a vivere in Vaticano -seppur nascosto al mondo - inducano i cardinali non tanto ad una "scelta" in linea con la Tradizione della Chiesa (scegliere ha una valenza "umana" che non si adatta all'elezione del Romano Pontefice) quanto invece ad un "abbandono" senza condizionamenti terreni alla voce dello Spirito Santo.
Le luci delle telecamere e i rumori della strada spariranno ma la Chiesa continuerà ad annunciare Cristo.
Le luci delle telecamere e i rumori della strada spariranno ma la Chiesa continuerà ad annunciare Cristo.
Di questo siamo più che certi de fide, ma la certezza che è anche fiducia nel Signore non ci esime dal fare quel che possiamo a partire da noi stessi e, poi, nel nostro contesto.
Cara Luisa,
purtroppo Accattoli, ho riscontrato per esperienza diretta sul suo blog, è una delle voci progressiste più accese e convinte che rappresentano in ogni caso la cultura egemone, quella che - anche attraverso le comunicazioni mediatiche - influenza la massa di coloro che non approfondiscono e si lasciano trascinare dalla corrente.
E' difficile interrompere questo "cerchio vizioso", che fa perdere incisività. Ma dobbiamo aver fiducia che la costanza del nostro impegno che rifugge da schemi preconcetti e cerca di fondarsi sulla verità - per quanto minoritario - possa trovare spazi e fecondità in chi non porta il cervello (e il cuore) all'ammasso, approfondisce le ragioni della sua fede e le esprime con serena fermezza.
Questa mattina ho letto la rubrica "in viaggio" sulla prima di Avvenire curata da Marina Corradi. Il titolo è Orfani a San Pietro. Beh, sono rimasta perplessa che il giorno dopo la chiusura del pontificato di Papa Benedetto parli della piazza che il 2 aprile del 2005 piangeva la morte di Papa Wojtyla. La piazza che ha salutato Papa Benedetto non era meno turbata e dolente. Non è facile accettare la scomparsa, da vivo, di un Papa amato. Né dai giovani né dai meno giovani.
Questa Abdicazione è certamente uno degli atti più gravi della storia del Papato.
Benedetto XVI lo sa benissimo. E infatti lo ha detto e ripetuto. "Atto grave".."Atto nuovo"...
Come anche ha detto e ripetuto il PERCHE' di questo atto. "Viene meno il vigore fisico e d'animo, per esercitare il ministero". Ha detto anche che questa rinuncia (e lo ha detto più volte dall' 11 febbraio a ieri) è "per il bene della Chiesa".
Si devono "inanellare" questi elementi per arrivare ad un aconclusione CERTA (non è ipotizzata, è CERTA, altro che!).
Una Rinuncia del genere è, in linea di prinicpio, inammissibile. Il Papa NON PUO' rinunciare, proprio dal punto di vista canonico e DOGMATICO, ESCLUSIVAMENTE per problemi di salute. Lui ha detto che rinuncia per la salute, la quale lo impedisce nel governo. Per questo, per il bene della Chiesa, rinuncia.
Dunque, se la salute da sola NON PUO' costituire un motivo Canonico e "dogmatico" per rinunciare DEVE essere contemplato dell'altro, all'interno della "motivazione" data dal Papa.
L' "altro" lo ha detto ESPLICITAMENTE il Papa nella Messa del Mercoledì delle Ceneri. Ha detto che la Chiesa è sfigurata dalla divisione interna!
Rinuncia "per il bene della Chiesa". E quale sarebbe il "bene della Chiesa" che verrebbe MENO (capite la Gravità della cosa?), in presenza di un aggravarsi delle sue condizioni di salute?
E' chiaro che quando un Papa non riesce direttamente a Governare, delega i suoi atti ai suoi collaboratori. Ed è quello che è successo durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Quindi?
Cosa è successo durante quel pontificato (e durante questo), per mettere il Papa nelle condizioni di RINUNICARE, piuttosto che operare "normalmente" la "delega" al governo pratico della Chiesa?
Il Papa preferisce esporre il Papato a quello che INEVITABILMNENTE sta accadendo in questi giorni, con tutte le considerazioni giuste che avete fatto anche voi, piuttosto che lasciarlo a ai collaboratori?
Le cose sono due: o è completamente pazzo, o...
Entrambe le piazze erano piene di sciocchi ed ipocriti educati dall'iconostasi del demonio. Si legga Guido Morselli, intllettuale molto sensibile e quindi suicida, "Roma senza papa"
Ormai B.XVI ha preso la decisione e quindi un nuovo papa deve essere eletto, perche' non facciamo un elenco di cardinali e/o vescovi filotradizionalisti eleggibili al soglio di Pietro che siano in grado di tenere in piedi una Chiesa Cattolica degna di questo nome?
Bernardino
Il bandolo della matassa della nostra storia e' in mano a Gesu' Cristo, non ad Accattoli. Questo stato di crisi della Chiesa e' una prova che dobbiamo superare, ma non potra' durare in eterno.....
Card. Kasper a TG5 oggi:
- Conosco il papa da 50 anni...etc...
(E' un atto che in fondo riforma il papato?)
- si, un gesto coraggioso
....
lettura di fede aperta alla profezia:
http://immaculatameaetomniamea.blogspot.it/2013/02/addio-papa-benedetto-xvi.html#!/2013/02/addio-papa-benedetto-xvi.html
@ Bernardino:
eccoti l'elenco richiesto:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7).......
(Se poi ci si accontenta del meno peggio, allora qualcuno c'è).
Consiglio questo articolo di Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350449
Manuel Nin su L'Osservatore Romano di oggi:
...
Dal 28 febbraio Benedetto XVI non scende dalla croce ma il suo nascondimento illumina Colui che per noi è appeso alla croce. Nella liturgia bizantina, durante la lettura del vangelo al vespro del Venerdì Santo, l'immagine del crocifisso viene deposta dalla croce, avvolta in un lenzuolo e sepolta sotto l'altare che diventa la tomba da cui sgorga la risurrezione e la vita. In mezzo alla navata comunque rimane sempre, a vista di tutti la croce di Cristo. Benedetto XVI si fa umile, sparisce, lasciando però in mezzo alla Chiesa la croce vivificante di nostro Signore Gesù Cristo, che è sempre per noi cristiani l'albero della vita che ci porta all'incontro con l'unico vero Pastore della Chiesa.
Con la misura con cui giudicate, sarete giudicati anche voi......
Leggete gli Adelphi della dissoluzione e l'intervista di Blondet a Cacciari sul Katechon e capirete meglio cosa sta succedendo.
ad Amicus, circa i cardinali papabili:
che ne pensate del card. Malcom Ranjith che abbiamo tanto ammirato per le sue posizioni dottrinali di ferro e la sua mite fermezza ?
mi pare che anche Baronio l'abbia indirettamente lodato, come papa ipotetico
lv
Vi segnalo questo contributo:
http://www.cantualeantonianum.com/2013/02/il-papa-se-ne-va-davvero-sono-semplice.html
dice cantuale antonianum:
Rinuncia al carisma legato all'ufficio, o meglio lo mette a disposizione del suo successore, e per questo non può ritenerlo. L'ufficio petrino non è "condivisibile", è un peso, per quanto schiacciante, da portare uno alla volta. Il papato è il vertice della Chiesa e non può essere duplicato. Il Pontefice rappresenta e garantisce l'unità della Chiesa Cattolica, per questo non è nemmeno pensabile che ce ne siano due.
Uno "lo era". Joseph Ratzinger "non era Papa" fino al 19 aprile 2005, e "non è più Papa" dalle 20.00 di questa sera.
Testo preso da:
Il Papa se ne va davvero:
"Sono semplice pellegrino che inizia la sua ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra" http://www.cantualeantonianum.com/2013/02/il-papa-se-ne-va-davvero-sono-semplice.html#ixzz2MJC6sePY
http://www.cantualeantonianum.com
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vorrei chiedere ai lettori, in part. al rev.mo Baronio, se leggerà l'art. linkato, che cosa ne pensano di questa valutazione della rinuncia.
Ad anonimo delle 16,48, -oggi ho fatto un commento su FIDES ET FORMA sull'art. NON C'E' POSTO PER UN PAPA EMERITO - dove ho cercato di fare un elenco di papabili con dei nomi e come primo nome e' proprio il Card. Malcom Ranjit.
che ne pensate del card. Malcom Ranjith che abbiamo tanto ammirato per le sue posizioni dottrinali di ferro e la sua mite fermezza ?
Ovvio che del card Ranjith, come del resto del card. Burke, non possiamo che pensar bene.
Aspettiamo e preghiamo. Perder tempo nel toto-Papa mi pare perfettamente inutile!
Quanto poi al discorso di Cantuale Antonianum, di fronte ad un inedito così strano e sorprendente, c'è chi si arrampica sugli specchi e chi -come noi - esprime le proprie perplessità e timori. L'unica certezza è la confusione in cui siamo immersi.
Al di là della teologia e del diritto canonico, il cuore dei semplici attende e prega, consapevole dell'ora buia, ma radicato nei Fondamenti perenni che il Signore ci ha consegnato ed alla Sua Persona in primis. I punti di riferimento concreti non mancherà di indicarceli.
@ Anonimo delle 16.48:
il Card. Ranjith è senz'altro molto favorevole alla Tradizione (voleva chiamare dei sacerdoti della FSSPX come docenti nel suo Seminario di Colombo, una volta avvenuta la 'regolarizzazione' canonica), ma al tempo stesso in parte 'conciliare'. Se leggi il francese, vedi qui: http://eglasie.mepasie.org/asie-du-sud/sri-lanka/2011-05-20-l2019eglise-catholique-s2019implique-dans-la-reconciliation-interreligieuse-en-participant-a-la-fete-bouddhiste-du-vesak
Dunque neanche lui è totalmente esente dall'infezione conciliare: a parte questo, mi sembra comunque il migliore tra il piccolo numero dei 'meno peggio'...
Altri tra i 'meno peggio', per quel che può valere il mio giudizio, sono Burke e Piacenza.
Concretamente, in questa situazione caotica, un futuro 'Papa Ranjith' mi sembra la soluzione più favorevole (o meno sfavorevole) per la Tradizione. Mettiamo tutto nelle mani di Dio e della Madonna, e preghiamo!
Comunque, grazie a Dio, pare che inizino alcune reazioni - e non tra i 'tradizionalisti - molto critiche sia circa la rinuncia di Benedetto XVI, sia circa il titolo teologicamente devastante di 'Papa emerito' che si è scelto.
E se è addirittura Andrea Tornielli a farsene relatore, vuol dire che si sono accorti che la cosa è gravissima e che qualcuno inizia finalmente a ragionare (vedasi p. es. l'intervento del p. Ghirlanda S.J. su La Civiltà Cattolica):
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/dimissioni-22802/
Circa la rinuncia: http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/dimissioni-22793/
Che la Madonna ci aiuti!
Altri illustri studiosi iniziano a svegliarsi:
"...Postagli la domanda, il 1 marzo padre Lombardi ha risposto che 'La Civiltà Cattolica' è sì uscita dopo, ma è stata stampata prima di quanto da lui detto in modo definitivo “su indicazione di don Georg”.
Ciò non toglie che la qualifica così messa in circolo non solo fa a pugni con quanto argomentato da 'La Civiltà Cattolica', ma incontra fortissime riserve tra canonisti e storici della Chiesa di profonda competenza.
In un’intervista ad 'Avvenire' del 21 febbraio, il professor Carlo Fantappiè, ordinario di diritto canonico all’Università Roma Tre, aveva auspicato che come si fece un tempo per “Pietro del Morrone, già Celestino V”, si optasse oggi per analogia con la dizione: “Joseph Ratzinger, già romano pontefice”.
E uno storico della Chiesa di primissimo piano – che è anche firma di pregio de 'L’Osservatore Romano' – ha confidato che la formula 'Sua Santità Benedetto XVI papa emerito' lo lascia sbalordito: “Neppure si rendono conto, questi sconsiderati, che pasticciando con le parole pongono loro le premesse per la demolizione teologica e giuridica del papato”.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/28/dilemma-gesuitico-papa-o-vescovo-emerito/
Romano dice,
il prossimo non sarà un Cardinale dal estero, ma un Italiano...
la dimessione di B16 è al fine di tenere un può di controllo sul conclavo per farlo sciegliere il Cardinale di Milano, il favorito di B16...ma penso che il conclavo farà ben altro...
Essendo le cose così, penso che il prossimo non sarà favorevole alla Messa tradizionale, eccetto in quanto c'e qualche compromesso nel Conclavo per lasciare le cose come stanno dopo Summorum Pontificorum...
La voce più chiara e teologica la troviamo nelle illuminanti osservazioni del Prof.Radaelli. Andate su Domus Aurea.
aCarlo Maria. Perugia
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