Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 11 gennaio 2014

Una riflessione di P. Ariel S. Levi di Gualdo

Propongo questo testo, cortesemente inviatoci da Don Ariel, un sacerdote in prima linea dalla formazione solida, il cui impegno non è mai nelle retrovie. Ci sono alcuni passaggi della sua trattazione che mi suscitano alcune osservazioni. Dunque penso che possa essere una occasione utile per un utile confronto ed approfondimento di alcuni temi caldi che dovrebbero essere più apertamente dibattuti in questa nostra Chiesa postconciliare, uscendo da possibili gabbie ideologiche o pre-comprensioni fallaci.

Una dura riflessione sui sedevacantisti acattolici
Una serena riflessione sulla Fraternità Cattolica di San Pio X
a cura del Padre Ariel S. Levi di Gualdo

… che il meglio del peggio delle eresie moderniste si sia sviluppato all’interno della Chiesa e che spesso certi vescovi e teologi in odor di modernismo perseguitino oggi i preti e i teologi aderenti alla sana dottrina, è un fatto. Per questo come prete intendo cogliere più che mai la sfida difficile e dolorosa: sottostare con la venerazione alla legittima autorità ecclesiastica alla quale ho promesso devota obbedienza filiale nel giorno della sacra ordinazione, riconfermandola di anno in anno durante la celebrazione della Messa crismale. Autorità ecclesiastica alla quale posso, anzi devo all’occorrenza oppormi con decisione in due casi: qualora un vescovo avente giurisdizione su di me cadesse in apostasia e tentasse di impormi cose in aperto contrasto con la dottrina cattolica e il magistero della Chiesa, o qualora tentasse di impormi cose che costituiscono reato per le leggi civili e penali.

Chi dinanzi alle mediocrità e alle inadeguatezze di non poche autorità ecclesiastiche di oggi rompe invece l’unità — mosso semmai da tutte quelle migliori intenzioni che lastricano le vie verso l’Inferno — credendo in tal modo di poter lavorare meglio da fuori a suprema tutela e salvaguardia del depositum fidei, sceglie la strada più facile e sbagliata, ed a mio parere non difende la verità che risiede nell’unità della Chiesa, ma difende la propria idea di verità mosso da tutte le migliori intenzioni del caso, una verità che può essere anche ottima, ma slegata dall’unità resta pur sempre parziale ed incompleta. Affermazione quest’ultima basata su pura e ragionevole consapevolezza storica: le peggiori eresie che si sono sviluppate nei primi otto difficili secoli di vita della Chiesa, per seguire coi successivi scismi, sono infatti sempre nate per tutelare la vera fede e la vera Chiesa. Chi ne volesse conferma non deve far altro che praticare i testi di patrologia, la letteratura dei grandi Padri e la storia della Chiesa.

Il discorso volto al nostro presente è molto complesso e si colloca in contesti ecclesiali di straordinaria delicatezza derivanti da una profonda decadenza. Ammetto che non pochi vescovi difettano nella dottrina e la interpretano spesso in modi che non dovrebbero piacere ad alcuna mente cattolica: tra i tanti posso citare certi possibili porporati futuri, per esempio Bruno Forte, a cui riguardo ne sa qualche cosa Brunero Gherardini [qui]. Ritengo però che nessun Forte e nessun regista del Cortile dei Gentili mi possa in alcun modo indurre a crearmi la mia “Chiesa pura”: preferisco seguitare a lavorare dentro la mia “Chiesa impura”, perché quando ho detto «Eccomi» e poco dopo ho promesso solennemente nelle mani apostoliche del vescovo dinanzi all’assemblea del Popolo di Dio, non scherzavo, facevo molto sul serio.

Affermando questo non intendo certo sostenere che i rispettabili e stimati confratelli sacerdoti della Fraternità di San Pio X abbiano scelto la strada più semplice né intendo farlo capire neppure velatamente tra le righe, posto che il mio parlare è sempre caratterizzato da stile chiaro e diretto. Semmai il mio parlare è mosso dallo spirito di chi le cose le vive e le vede da dentro, come sacerdote che dipende in toto da una struttura ecclesiale e da una autorità ecclesiastica alla quale — ancora ripeto — ho promesso quella devota e filiale obbedienza durante un atto pubblico solenne che ovunque si celebri investe la vita dell’intera Chiesa universale, tal è per l’appunto l’ordinazione dei diaconi e la consacrazione dei presbiteri nel sacro ministero sacerdotale.

Non avendo di certi fenomeni visioni emotive e sentimentali, questo mi consente di cogliere in modo forse più nitido la vera tragicità e il pericolo insito in certe situazioni che stanno massacrando la Chiesa in tutte le direzioni. E non si creda, animati come certuni da vena purista e romantica, che da questo gioco al massacro ne sia esente la Fraternità, posto che anch’essa vive in questo mondo, sotto le influenze del mondo e all’occorrenza sotto gli attacchi del mondo, come tutti noi. Basterebbe a tal proposito ascoltare o leggere con attenzione certi discorsi del Vescovo Bernard Fellay che presiede questa Fraternità e i vescovi che la compongono [qui, qui, qui], per capire in che misura non manchino anche in essa problemi di varia natura.

Se andiamo a leggere le numerose geremiadi che emergono dagli articoli e dai commenti agli articoli vergati da certi tradizionalisti partiti semmai dalla Fraternità, ma spintisi infine ai massimi estremi, ossia il sedevacantismo, noteremo in che modo costoro battano principalmente su due punti, perché due sole sono per taluni le campane da suonare a distesa: il "Concilio pastorale", vettore di tutti i peggiori mali della Chiesa nell’arco degli ultimi cinquant'anni, quindi la "Messa di sempre", termine debitamente virgolettato perché in tutto e per tutto sbagliato. Infatti, prima della promulgazione del Messale di San Pio V, non si celebravano forse “Messe di sempre” sin dalla istituzione dell’Eucaristia?

Sono anni che questi gruppi — che nulla hanno da spartire con la Fraternità — diffondono scritti e affermazioni che in sé racchiudono elementi di inaudita gravità che offendono in modo profondo e quasi sempre lesivo il senso e l’essere stesso del Cattolicesimo attraverso uno spirito tendenzialmente aggressivo: “Dal 1958 la Sede Apostolica è vacante … dopo la morte di Pio XII non sono stati più eletti Sommi Pontefici ma solo degli antipapi … questi antipapi sono degli eretici diffusori di eresie … ecc … ecc …”.

A scanso d’ogni potenziale equivoco è sempre bene ribadire che la Fraternità non ha nulla da spartire con certi eccessi, mai tollerati al proprio interno dai vescovi e dai sacerdoti che nel canone della Santa Messa ricordano sempre il Sommo Pontefice pregando in comunione con la Chiesa universale [qui]. Ciò premesso apro un inciso prima di seguitare oltre tirando in ballo due Sommi Pontefici non certo in odor di modernismo né di “progressismo” teologico: Pio X che scrisse la Pascendi Dominici Gregis [qui] e Pio XI, che scrisse negli anni Trenta, a tratti in toni di fuoco, la Ad Chatolici Sacerdotii [qui] dove stigmatizza e richiama il clero su certi suoi brutti vezzi e malvezzi. Bisogna usare perciò cautela nell’esprimere in modo sottinteso che in passato, prima del “famigerato Vaticano II”, le cose andavano meglio, perché espressioni di questo genere sono tipiche di persone animate da “fede” immatura e debole che non conoscono la storia della Chiesa ma pur malgrado presumono di conoscerla. Chiuso l’inciso torniamo ai due punti sui quali questi cosiddetti tradizionalisti estremisti — che ribadisco non sono i membri della Fraternità — battono e ribattono …

… in entrambi questi due punti da loro riproposti usque ad nauseam, vale a dire il “diabolico” Vaticano II e la “Messa di sempre”, mancano due doverose distinzioni. Nel primo caso c’è il rifiuto a cogliere che il Concilio Vaticano II è una cosa, il post-concilio dei teologi in odor di modernismo o se vogliamo anche di palese eresia è tutt'altra cosa.

Sbaglia chi afferma che il post concilio è la conseguenza logica e naturale del concilio, cosa che in sé equivale a dire che l’AIDS contratto durante il post operatorio per una trasfusione di sangue infetta praticata al paziente da dei paramedici scellerati, è frutto logico e naturale delle sue dissolutezze di vita. Il chirurgo ha operato quel paziente per salvare e per migliorare il suo stato di vita. Poi, se chi doveva accudirlo e seguirlo nel post operatorio lo ha avvelenato con del sangue infetto, questa non è responsabilità del chirurgo né dell’intervento da lui eseguito e meno che mai del poveretto rimasto infettato, perché il paziente è stato dimesso dalla sala operatoria vivo e vegeto, il danno su di lui è stato fatto dopo e da altre persone.

Il Vaticano II è stata un’azione di grazia dello Spirito Santo nella sua Chiesa, ed a nessun cattolico che sia veramente tale è lecito affermare, come purtroppo si sente dire o come a volte capita di leggere, che “La fonte degli errori è proprio il Concilio” o che “Il Concilio è stato” nientemeno che una colossale opera del Demonio”, per seguire con varie altre assurdità che chiunque può liberamente proferire, ma cessando all’istante di essere cattolico per divenire altro, al momento che rifiuta in modo così ostile e aperto un atto solenne celebrato dai Padri Vescovi riuniti in una assise ecumenica sotto la presidenza del Successore degli Apostoli. Poi, che nel post concilio il Demonio abbia messo non una ma cento zampe caprine per confondere pastori e gregge, sino a infettare il sangue e diffondere una vera e propria epidemia, questo è un altro fatto, anzi è un dato di fatto evidente e purtroppo visibile oggi in tutta la sua drammaticità, come aveva già fatto esplicitamente notare Paolo VI richiamandosi in modo molto chiaro al “fumo di Satana” dentro la Chiesa [qui].

Sul piano teologico ed ecclesiologico sono da sempre in armonica linea con alcuni miei illustri confratelli nonché autori di diverse preziose pubblicazioni: Brunero Gherardini [qui], Giovanni Cavalcoli [qui], Antonio Livi [qui]. Lo sono altresì col laico cattolico e storico Roberto de Mattei [qui], con Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro [qui], con Maria Guarini [qui e qui]. Fosse poi in mio potere imporrei negli studi di formazione al sacerdozio i testi e gli scritti del Padre Divo Barsotti e del Padre Cornelio Fabro, bandendo naturalmente come peste infetta Karl Rahner e tutti i suoi nocivi nipotini teologici ormai al potere dentro le facoltà teologiche, anche perché rispetto al maestro sono da sempre e di gran lunga peggiori.

Il Vaticano II è stato un concilio pastorale, non un concilio dogmatico, anche se ha avuto due costituzioni dogmatiche che però non hanno sancito alcun nuovo dogma essendosi limitate a confermare l’intera tradizione dogmatica della Chiesa, da Nicea sino al Vaticano I alla cui costituzione dogmatica Pastor Aeternus [qui] il Vaticano II attinge a piene mani. A maggior ragione certe espressioni presenti nel Vaticano II potrebbero essere corrette o integrate senza alcun problema, se certi dittatori di certe teologie del post-concilio non avessero mutato molti loro discutibili pensieri pericolosi in un superdogma, relegando chi osa non pensarla come loro, vale a dire in modo cattolico, in una vera e propria riserva indiana [qui, qui].

La strada della correzione e della revisione di certi testi del Vaticano II e di certe espressioni che al di là di tutte le migliori intenzioni possono suonare ambigue, tentò di percorrerla Benedetto XVI, tracciando da subito una linea per una corretta ermeneutica del Concilio nel suo famoso discorso del 22 dicembre 2005 [qui], ribadendo che il Concilio Vaticano II non è un superdogma. Abbiamo comunque visto in che modo si è concluso il pontificato di questo maestro della fede e della sana dottrina cattolica.

Per quanto riguarda la "Messa di sempre" non ho problema alcuno ad affermare che il Messale di Paolo VI andrebbe rivisto e corretto. Cosa alla quale ha tentato di provvedere Benedetto XVI, seppur con forti resistenze, basti pensare alla correzione — Dio sia benedetto! — del “per tutti” con “per molti” nella più antica e fedele aderenza al testo delle preghiere eucaristiche che risale non solo al “pro multis” latino ma più anticamente ancora all’espressione greca ”hyper pollon”, che può essere tradotta “per molti”, volendo può essere tradotta anche “per i più”, ma non certo “per tutti” [qui].

Riguardo la "Messa di sempre" o la "Messa di oggi" posso portare la mia esperienza di sacerdote che la Messa la celebra: io celebro devotamente e validamente col Messale di Paolo VI, pur senza nascondere che trovo il testo del Messale di San Pio V riformato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962 più aderente e più consono alla mia spiritualità. Celebro su altari cosiddetti “a mensa” o su altari cosiddetti “rivolti al popolo”, pur trovandomi più a mio agio sugli altari volti ad oriente. In ogni caso sono da sempre consapevole e tale intendo rimanere che non sono stato consacrato sacerdote per la mia personale spiritualità ma per servire il Popolo di Dio come la Chiesa mi comanda di fare e per offrire per esso il Sacrificio Eucaristico. Quindi col messale del 1962 celebro solo una volta alla settimana in una chiesa a porte chiuse. Questo il motivo: non voglio trovarmi attorno — come potrebbe facilmente capitare —  oltre ai devoti fedeli, anche fanatici estetici dei pizzi e dei merletti chilometrici, persone che vantano quarti di nobiltà, aspiranti cavalieri o sedicenti tali, fanatici di cappe magne, persone che anziché vivere il mistero del Sacrificio Eucaristico misurano i gesti e le movenze del sacerdote, perché qualora le mani fossero aperte oltre l'altezza delle spalle ciò potrebbe essere motivo — a loro dire, s’intende — di vera e propria invalidità della Santa Messa. Questo il motivo per il quale non accetto di ritrovarmi tra l’assemblea anche e solo poche persone che si arrogano il diritto invero inaccettabile di stabilire qual è la messa giusta e quella sbagliata, se non peggio quella valida e quella invalida, con tanto di battute e di commenti più volte uditi da certi “fedeli” all’uscita di certe Messe: “Ah, questa sì che è una messa davvero valida, la sola valida!”.

L’Arcivescovo Marcel Lefebvre, pur avendo criticato legittimamente e per certi versi giustamente il modo in cui la Messa era stata riformata, per non parlare delle Messe pop o di quelle nella quali laici e laiche si permettevano abusi e stramberie d’ogni sorta con la compiacenza se non peggio con l’istigazione dei sacerdoti, mai si è permesso di dire che non fosse valida [qui]. A certi soggetti poc’anzi richiamati si aggiungano anche gli amanti del suono del latinorum ai quali anziché un prefazio si potrebbe cantare il carme più osceno di Catullo senza che costoro si accorgano di ciò che dice il prete, purché il tutto sia cantato su un tono gregoriano e col manipolo della pianeta messo al posto giusto. E qui apro ancora un altro inciso per questi cultori della storia liturgica: se andassero a leggersi qualche bella pagina di storia della liturgia di Mario Righetti [qui] o del suo allievo Aimé Georges Martimort [qui] vi troverebbero che la posizione del manipolo legata all’avambraccio sinistro non è affatto antica, giacché per secoli lo si è tenuto tra il mignolo e l’anulare, oppure semplicemente appoggiato al gomito. Come del resto non è affatto antica la pianeta, tutt’altro: è il paramento moderno, quello antico è la tanto sprezzata casula che certi cultori additano come orrido vestimento moderno post conciliare. E ciò detto mi fermo, perché lungo sarebbe il discorso e ben più gravi e solenni le stoltezze di questi esteti di una tradizione non meglio precisata, ma in ogni caso non cattolica.

Questa gente, questi esteti d'altri tempi, questi aspiranti cavalieri rapiti dal magico suono del latinorum, attorno a me io non li voglio, perché non mi presterei mai alla strumentalizzazione della Santa Messa per altri fini, se non peggio per vere e proprie psicopatologie. Questo il motivo per il quale celebro a porte chiuse una volta alla settimana col cosiddetto "vecchio messale", assistito da un paio di giovani devoti che sono anzitutto fedeli maturi e profondi conoscitori della dogmatica sacramentaria e della sacra liturgia intesa come centro dei misteri della fede.

Per quanto riguarda i nostri attuali sacerdoti mal formati, i nostri miserevoli seminari sui quali ho sparato a pallettoni di calibro pesante in libri [qui] e in scritti vari, credo di avere usato, spero con carità e misericordia, tutta la severità che queste istituzioni disastrate meritano, visto e considerato che seguitiamo a veder uscire fuori da questi “pretifici dei preti spesso e volentieri improponibili, oltre che tragicamente impreparati sotto tutti gli aspetti umani, morali, spirituali, teologici e liturgici. A maggior ragione, chi ha accolto nel tempo e persino con plauso certe mie critiche, deve altrettanto accogliere — semmai non condividendole o semmai dissentendo in parte o in tutto — altrettante critiche che in coscienza mi sento di rivolgere a taluni ambienti del mondo della cosiddetta Tradizione.

Non facciamoci prendere dunque da sentimentalismi emotivi, pensando che la Fraternità di San Pio X sia il paradiso in terra del vero cattolicesimo che si è levata come scudo di protezione verso il “diabolico” e “distruggente” Concilio Vaticano II, perché affermare questo è appunto sentimentale ed emotivo, oltre che non corrispondente a vero nei concreti fatti storici ed ecclesiali. La Fraternità deve infatti affrontare come tutte le istituzioni ecclesiali gravi problemi e sfide interne ed esterne, esattamente quelle che la Chiesa affronta sin da quando era guidata dai Dodici Apostoli istituiti nella pienezza del sacerdozio ministeriale direttamente dal Signore Gesù; o sin dall’epoca in cui l’Apostolo Paolo, con parole di fuoco, non esitò a riprendere Pietro [Gal 2,11-14].

In serena sincerità debbo dire che diversi giovani preti della Fraternità che ho conosciuti — ovviamente parlo di quelli che nel tempo ho conosciuto io, che sono diversi ma non certo la totalità — li ho trovati alquanto chiusi in se stessi. Ordinati giovanissimi, mediamente in età oscillante tra i 23 e i 25 anni, dopo essere entrati in seminario a 10/11 anni ed avere vissuto sotto una campana di vetro, incentrati sulle forme rituali in modi talora eccessivi, con una preparazione teologica molto precaria, i quali quando si trovano dinanzi una giovane anima da dirigere come direttori spirituali afflitta dai problemi di questo mondo non sanno da che parte cominciare, per non parlare delle confessioni sacramentali. Questa precarietà è originata dal fatto che hanno riportato indietro le lancette dell'orologio agli inizi del Novecento attraverso una formazione stantìa rimasta ferma agli anni Venti. La loro teologia non è affatto improntata su San Tommaso d'Aquino e sulla scolastica come si va dicendo in giro, ma su formulari e sunti della neoscolastica decadente di fine Ottocento. Parlando con alcuni di questi giovani preti mi sono accorto nello spazio di breve tempo che davanti a me non avevo dei tomisti, ma residuati redivivi di quella neoscolastica decadente grazie alla quale tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta prenderanno reattivamente vita dei teologi di rara dannosità come Karl Rahner e Edward Schillebeeckx, che non sono nati però a caso, ma come reazione a questo pensiero teologico chiuso che, malgrado i fallimenti prodotti, tutt’oggi è portato avanti ostinatamente da talune frange della Fraternità di San Pio X, perché come infatti recita il libro dei salmi: “Un abisso chiama l’abisso”.

Nessuno può negare quante volte e con quale severità, in miei libri e scritti ho bastonato tutti i peggiori teologi bandiera della Nouvelle Théologie, sempre e di rigore a mio rischio e pericolo, sempre e di rigore pagando sulla mia pelle di uomo e di prete prezzi molto elevati. Per questa mia opera ho ottenuto più volte il plauso degli amanti del mondo della Tradizione. Se però mi metto a spiegare come, perché, ma soprattutto da quali ovvie reazioni storiche nascono certi personaggi e certe distruttive teologie moderne, vale a dire dalla neoscolastica decadente cristallizzata che ha spianato la strada alla nascita reattiva del modernismo e di certi pensieri teologici eterodossi, a quel punto certi amanti della Tradizione non ci stanno più e si rifiutano di avere occhi per vedere e orecchie per udire, specie quelli che all’alba di questo tragico terzo millennio ecclesiale pretendono di seguitare a formare i futuri preti non con la scolastica di San Tommaso d’Aquino. Magari li formassero con l'opera dell'Aquinate e con la scolastica di Sant’Alberto Magno, Sant’Anselmo d’Aosta, San Bonaventura di Bagnoregio e via a seguire! Purtroppo li formano su schemi teologici del tardo Ottocento decadente chiamati impropriamente pensiero scolastico o tomista. Il tutto mentre nelle università e negli atenei pontifici si assiste da anni alla presa di potere dei modernisti e degli eterodossi, che hanno portato a compimento con successo un golpe al quale non ci si oppone certo con quattro formule della neoscolastica ma attaccando in modo cattolico, all’occorrenza anche licenziando soggetti come il Vescovo Enrico Dal Covolo, magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense — o se preferiamo Luteranense —, divenuto sia vescovo titolare sia responsabile della storica università del Romano Pontefice per bertoniani meriti di salesianità, il tutto sotto il pontificato di quel Benedetto XVI al quale oggi, cambiato vento, non esita a lanciare untuose stilettate per compiacere l’attuale nouvelle vague [qui], forse nella speranza di lucrare un galero rosso come Gianfranco Ravasi, cardinale di Santa Romana Chiesa dal titolo del Cortile dei Gentili, al quale la “Luteranense” ha dato di recente una laurea honoris causa? Perché questo è il teatrino al quale ormai siamo giunti: questo personaggi d’avanspettacolo, vanitosi come le civette e dispettosi come le scimmie se qualcuno osa criticarli, si compiacciono citandosi a vicenda e a vicenda si premiano tra di loro gli uni con gli altri.

Per quanto riguarda la “Messa di sempre” in rapporto a taluni giovani preti della Fraternità di San Pio X, mi dispiace deludere certi laici romantici, ma in Svizzera ne ho conosciuti diversi che seppur preti da vari anni dopo essere stati formati nei loro rigorosi seminari, non erano in grado di rispondere e di spiegare la storia di certe parti del messale di San Pio V alla rigorosa e più ortodossa luce della dogmatica sacramentaria, ovviamente di quella pre-conciliare, s’intende. Esattamente come molti preti post conciliari, più o meno giovani, sono incapaci a fare una corretta e profonda esegesi delle Preghiere Eucaristiche che usano per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico.

L'Arcivescovo Lefebvre è stato anzitutto un grande missionario e un grande evangelizzatore, non un uomo chiuso. Ne vogliamo  un esempio? Uno dei suoi più grandi amici in Africa era il medico e teologo missionario protestante Albert Schweitzer che più volte si prese cura dei padri missionari confratelli di Monsignor Lefebvre e più volte suonò l’organo alla Messa da lui stesso officiata; segno questo che la verità non divide ma moltiplica il bene, come ha scritto di recente un mio giovane autore in una sua opera dove tratta la musica in rapporto alla sacra liturgia [qui].

Possiamo dire a onor del vero che Lefebvre si è aperto subito e da subito al dialogo con Roma, è stata la Roma del post concilio nato sopra al Concilio dei Padri della Chiesa che gli ha chiuso le porte e rifiutato quel dialogo che non veniva invece negato ai protestanti e persino ai non cristiani. Lefebvre ha formato in Africa ottimi preti per lunghi anni ed ha dato vita ai primi vescovi locali attraverso un'opera a tratti straordinaria e in ogni caso altamente meritoria. Lefebvre non ha dato vita alle odierne “macchinette da messa antica” se non talvolta a veri e propri ignoranti, beninteso: secondo l’etimo fedele, ossia ignorare la conoscenza.

Figura molto interessante e molto complessa quella del Vescovo Marcel Lefebvre, per capire la quale può essere di grande aiuto un testo illuminante scritto da Cristina Siccardi [qui], che nelle sue pagine presenta lucide e rigorose analisi storiche e socio-ecclesiali, non antepone né forme di insana ideologia né forme di malsano romanticismo più o meno estetico-liturgico, anzi: proprio da tutto questo l’autrice rifugge.

È indubbiamente vero che l’unità non può essere però salvata a scapito della Verità rivelata. Credo pertanto che oggi noi siamo in un momento di gravissimo pericolo, ma non credo sia giunto ancora il tempo di fare la scelta sacrosanta di Sant'Atanasio, non ultimo per un motivo di non poco conto: dove lo peschiamo ai giorni nostri, all’interno dell’attuale collegio episcopale formato anche da vescovi che smanettano in un flash mob equiparabile a una conventicola di saltimbanchi [qui], un uomo della levatura del vescovo alessandrino, tra le numerose persone attaccate più al "potere" delle cattedre delle loro Chiese anziché alla verità della fede?

Semmai giungessimo però a quel doloroso e inevitabile bivio, per quanto mi riguarda io seguirò sempre il Vescovo Atanasio, ma solo quando la casa sarà completamente avvolta dalle fiamme e tutti saranno fuggiti dal suo interno. Finché posso fare il pompiere ed entrare con tutti i rischi del caso dentro la casa in fiamme per salvare qualche vita umana, non lascerò mai bruciare la casa dietro di me anche con una sola persona al suo interno che strilla: "Aiuto!".

E' la storia biblica di Sodoma e Gomorra. Sarà lo Spirito Santo di Dio a comandare al momento opportuno ai suoi servi fedeli di fuggire via e fuggendo di guardarsi bene persino dal volgersi indietro, salvo essere mutati in statue di sale come la moglie di Lot.

A me, al momento, lo Spirito Santo di Dio non ha ancora comandato di fuggire mettendo in salvo la mia famiglia, pertanto rimango dentro le degradate Sodoma e Gomorra a fare tutto ciò che posso fare, in attesa di precisi ordini che però devono venirmi dallo Spirito Santo di Dio, mediante quei mezzi che Egli sceglierà. Solo su ordine del mio Signore, Padre e Creatore, abbandonerò le due città malefiche, prima che su di esse si scateni la sua santa ira.

Confermo la mia stima ai confratelli sacerdoti della Fraternità di San Pio X, nella certezza che siano i primi a credere alla bontà della mia critica costruttiva, memori del monito del Signore Gesù attuale oggi più che mai: «Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi»   [Lc 6, 24-26]. Che in sé sottintende: guai quanto tutti la penseranno allo stesso modo, o fingendo per paura di pensarla allo stesso modo, cesseranno di esercitare quel sano senso critico al quale ci ammaestra il Vangelo e sulla parola del Verbo Incarnato l’intera letteratura dei Santi Padri della Chiesa.

172 commenti:

hpoirot ha detto...

come citare Cavalcoli (che ha più volte affermato che la SPX é eretica e scismatica) e BXVI il grande "maestro della fede e della sana dottrina cattolica" (come lo definisce Ariel) per criticare la SPX.

Costruttivamente, dice lui...

RIC ha detto...

Mi permetto di esprimere perplessita' sulle motivazioni addotte da don Ariel circa i motivi che lo portano a celebrare la Messa di Sempre (io continuo a chiamarla cosi') a porte chiuse. In questa fase caratterizzata da un restringimento della possibilita' di celebrare secondo il messale del 1962, il non consentire ai fedeli di potere assistere ad una messa nella forma extraordinaria suona quasi come una beffa.

mic ha detto...

Caro hpoirot, osservs bene:

Padre Cavalcoli viene citato per la sua critica a Rahner, mentre di Benedetto; del quale abbiamo dovuto constatare alcune ambiguità è citato il tentativo di riforma della riforma purtroppo ben presto vanificata.

mic ha detto...

Caro hpoirot, osserva bene:

Padre Cavalcoli viene citato per la sua critica a Rahner, mentre di Papa Benedetto, del quale effettivamente abbiamo dovuto constatare alcune ambiguità. è citato il tentativo di riforma della riforma purtroppo ben presto vanificata.

Anonimo ha detto...

Certo il modernismo era presente nella Chiesa ben prima del Concilio, ma con Il Concilio ha preso il timone. Il cancro e' diffuso fino alla testa.

La nuova messa e' certamente valida, ma oscura la divinita' del Cristo, e attenua la fede nella Presenza Reale. Quindi non nutre.

Lo Spirito Santo ancora non ha parlato al caro Padre Ariel, e lui dunque non sente ancora il tempo di farel la scelta di Atanasio. Mi chiedo se conosca davvero il senso della paternita', e come non abbia il cuore dilaniato dalla apostasia dei suoi figli, e faccia un passo di meno del necessario di quello che serve loro per salvarli.

Con rispetto
Manuel

hpoirot ha detto...

ma per favore!

La messa non é buona o cattiva secondo che don Ariel
si senta più a suo agio con una o con l'altra (neanche l'altare fosse un paio di scarpe). La messa é innanzitutto per Dio e fa totale astrazione delle notre opinioni al suo riguardo. Il fatto che don Ariel non riesce a accettare é che a Dio il Novus Ordo non piace. Punto.

Mons.Lefebvre non ha mai detto che é invalida ma ha sempre detto che é illegittima e l'ha estromessa da tutti i suoi seminari.


...e poi il sostenere che il concilio è stato un momento di grazia della chiesa, mah !

Marco Marchesini ha detto...

Ho letto l'articolo e devo dire che sono d'accordo con la denuncia dei mali della crisi della Chiesa attuale, ma sono in totale e profondo disaccordo con la sua valutazione ingiusta dei fedeli che seguono la S. Messa di San Pio V.
In alcuni fedeli si possono riscontrare comportamenti eccessivi, ma questo capita anche in celebrazioni secondo il rito di Paolo VI. Non condivido il fatto di evitare di celebrare la S. Messa a porte aperte perché si stigmatizza, magari anche giustamente, il comportamento eccentrico di alcuni fedeli. La S. Messa di San Pio V è un diritto anche di questi fedeli. Per la correzione del loro comportamento c'è la direzione spirituale ed il Sacramento della Confessione.
Il problema della nuova Messa è riportato molto bene dal “Breve Esame Critico”, dallo studio critico di Arnaldo Xavier da Silveira, ma soprattutto (almeno per me) dal libro di don Jean-Michel Gleize “Vaticano II. Un dibattito aperto”.
In questi testi non si riportano tesi o battute eccentriche di qualche fedele sofferente ed esasperato dal comportamento degli attuali Pastori della Chiesa, Papa compreso.
E' troppo facile prendersela con questi fedeli, con le loro eccentricità e con la loro scarsa cultura. Il problema della Messa nuova è ben più serio e non si riduce alla casula (indossata anche da mons. Lefebvre, basta guardare qualche foto) o al manipolo. Magari i problemi fossero quelli. Si tratta invece dell'espressione della Fede Cattolica su argomenti come Sacerdozio, Transustanziazione, Sacrificio Propiziatorio, Presenza Reale.

Marco Marchesini ha detto...

Qui non c'entrano per niente i “sentimentalismi emotivi”, ma c'entrano i solidi argomenti razionali contro il Concilio Vaticano II e la nuova Messa. Basta avere anche un minimo di esperienza per capire lo stato attuale di crisi della Chiesa e di disastro. La Germania è solo più all'avanguardia dell'Italia nel portare avanti le conclusioni logiche (non sentimentalismi) del Concilio nei suoi stessi testi e principi.
Il paradiso in terra non esiste. Esiste però il dovere di ogni cattolico di essere coerente con la Fede. Se uno ritene che il Concilio Vaticano Secondo abbia testi gravemente errati, che la Messa nuova sia cattiva perché non esprime sufficientemente la dottrina cattolica, ha il dovere di fare scelte coerenti con questo convincimento. E' chiaro che un aspirante seminarista non andrà al seminario diocesano dove sicuramente gli impongono di fare azioni sbagliate (il celebrare la nuova Messa), non andrà neanche nei seminari dell' “Ecclesia Dei” dove comunque c'è il rischio di fare anche occasionalmente la stessa cosa, oppure di finire in un posto sperduto come è successo a tanti dei Frati Francescani dell'Immacolata. Se poi uno ha dei convincimenti diversi, farà scelte differenti.

Marco Marchesini ha detto...

Parlando per esperienza personale non ho avuto problemi con i Sacerdoti giovani della FSSPX.
Mi ricordo di Don Mauro Tranquillo (che non celebra più a Firenze e Lucca) che era molto preparato in teologia e liturgia. Un altro mio amico è seminarista ed è anche lui molto preparato. Non penso proprio che gli altri siano a digiuno di dottrina, visto il contesto in cui la FSSPX si trova ad operare.
Sono felice che abbiano studiato teologia sui vecchi manuali degli anni '20, '30, '40, '50. Lì c'era la sana dottrina. Possiedo anche io qualche manuale e nel poco tempo libero li leggo sempre volentieri. Sopratutto i libri di apologetica degli anni dagli anni '20 agli anni '40, hanno il vantaggio di essere sempre chiari, precisi, scientifici e di confutare adeguatamente tutti gli errori diffusi nel mondo moderno ostile a Dio. Questo vale anche per quelli degli anni '50, però ogni tanto escono con quale frase discutibile di tendenza “moderna”. Già quello era solo l'inizio.

Marco Marchesini ha detto...

Non concordo con l'affermazione che questa teologia ha prodotto il (neo)modernismo. Quest'ultimo è stato un tentativo mal riuscito di rispondere ai problemi posti della filosofia contemporanea. E' stato un frutto di un eccessiva simpatia emotiva (qui davvero si può parlare di sentimentalismo) verso tutti gli errori della filosofia moderna. La strada è corretta è quella indicata da Papa Leone XIII con lo studio di San Tommaso, condotto anche sui testi originali. Il modernismo ha attaccato la scolastica così come l'errore reagisce alla verità con odio implacabile.

Ho il massimo rispetto per lei Rev. Ariel S. Levi di Gualdo, ma non posso condividere alcune sue affermazioni. Penso, mi corregga se sbaglio, che la differenza sia soprattutto a livello di principi tra la sua posizione e quella della FSSPX.
Mi riferisco alla valutazione sulle cause della crisi della Chiesa, sul valore da dare agli atti del Concilio Vaticano Secondo, sulla nuova Messa e sui Papi del post.concilio.

================================

Scusate per l'eccessiva lunghezza del post, ma avevo bisogno di dire quello che ho detto.

Turiferario ha detto...

Azzardo solo un piccolo rilievo a don Ariel (che per il resto sottoscrivo pienamente): quando dice che celebra con il rito antico "a porte chiuse" per paura che arrivino i fanatici dei pizzi. Queste persone sicuramente esistono e certo sono assai dannose, magari dove sta lui sono particolarmente diffuse, ma la mia esperienza personale è di una Messa antica che quando ha cominciato a essere celebrata (pubblicamente) ha dovuto per un discreto periodo far uso di quello che si era potuto trovare, pianete scalcagnate e rattoppate, manipoli inesistenti, veli del calice e borse che erano in un tipo di tessuto diverso e in una sfumatura di colore diversa rispetto alla pianeta, ecc. ecc. Non era assolutamente il massimo, ma altrimenti si sarebbe dovuto celebrare in bermuda o rimandare alle calende greche... Ebbene, giuro che non mi è mai capitato di sentire una critica riguardo la poca coerenza del set paramentale! Forse siamo stati fortunati, forse non c'erano maniaci in zona, ma questa è la mia esperienza. D'altronde non è nemmeno giusto privare della Messa antica persone sinceramente interessate ad essa per non incappare nei "maniaci"...

hpoirot ha detto...

questo blog sta perdendo l'anima...

mic ha detto...

Grazie, caro Marco.
Questo è dibattito serio. Non mancherò di intervenire anch'io.

Luís Luiz ha detto...

In questo momento davvero pericoloso della storia della Chiesa, un articolo così ponderato e sereno è proprio il benvenuto. Penso di tradurlo in portoghese.

bernardino ha detto...

<<<>>>

Caro Don Ariel,
dunque questo vuol dire che il 99 x cento della gerarchia ecclesiastica post-conciliare e' quella che ha fatto il disastro che tutti vediamo? quindi vuol dire che la Chiesa e' finita nell'oscurita' a partire dal 1969? Ma come e' successo, se fino alla morte di Pio Duodecimo, in Essa esistevano solo dei piccoli groppuscoli di contestazione, che poi sono sempre esistiti, ma non si era mai giunti a tanto? Ma non ti pare che le aperture moderniste di G.XXII e P.VI hanno aperto i cancelli ed i buoi sono scappati? con quello che poi e' accaduto in seguito?
Vogliamo parlare di falso ecumenismo (Assisi 1,2,3) di liberta' religiosa (1^ Comandamento - IO SONO IL SIGNORE DIO TUO - NON AVRAI ALTRO DIO AL DI FUORI DI ME NE LO ADORERAI -
- Il dialogo interreligioso (ma per Dio non esiste forse solo la religione di Cristo? e quindi cosa sono quelle chiamate altre religioni -. dunque con chi dialogare? con gli atei?) vogliamo parlare di una dottrina che viene predicata su larga scala solo a livello materialistico?
Don Ariel,
il Post-concilio, non e' avvenuto perche qualcuno improvvisamente l'ha tirato fuori nel 1969, - e' stato preparato con i documenti conciliari magari stravolti, come le quattro costituzioni conciliari, i nove decreti conciliari, e le tre dichiarazioni conciliari. Anche perche tutta la preparazione di anni per il concilio improvvisamente fu' fatta gettare via e si improvvisato un qualche cosa che andava bene a molti del 1960.
Quello sulla Messa Gregoriana e' il capitolo principale: e qui dopo il ""BREVE ESAME CRITICO"" dei Card. Bacci ed Ottaviani, ci sarebbe molto da dire sia su P.VI che su tutto il seguito che ci ha portato sino ad oggi.
Io credo che Benedetto XVI aveva compreso meglio degli altri tutto il disastro, e probabilmente voleva cominciare a ricuperare, ma non e' stato possibile.
Sulla Chiesa era ormai caduta una grossa tegola che aveva sfasciato il tetto. Ma non c'e' quel Francesco li che la puo' riparare come vuole Cristo Signore.
Potremmo andare avanti col discorso per giorni.... ora dobbiamo solo pregare.

Anonimo ha detto...

cit."Questa gente, questi esteti d'altri tempi, questi aspiranti cavalieri rapiti dal magico suono del latinorum, attorno a me io non li voglio, perché non mi presterei mai alla strumentalizzazione della Santa Messa per altri fini, se non peggio per vere e proprie psicopatologie. Questo il motivo per il quale celebro a porte chiuse una volta alla settimana col cosiddetto "vecchio messale", assistito da un paio di giovani devoti che sono anzitutto fedeli maturi e profondi conoscitori della dogmatica sacramentaria e della sacra liturgia intesa come centro dei misteri della fede."

Ma Lei è il padrone della Messa che celebra? Non potrebbe catechizzare i fedeli per portarli a una migliore comprensione della Messa? Pascere le pecore, insomma.
Cordiali saluti
nv

bernardino ha detto...

Dunque, Caro Don ariel,
Se oggi la Chiesa Cattolica si trova in questo stato comatoso, di chi e' la colpa, e quali ne sono i motivi che ce l'hanno indotta.?
Gradirei molto una risposta, e secondo te quali sono i rimedi per riportare allo splendore celeste sia la Chiesa che il popolo dei fedeli Cattolici?
Ti faccio questa domanda perche', nel 1960 tutto sommato la Chiesa era in auge, era sempre piena di gente, i seminari erano pieni ed i sacerdoti venivano formati con un metodo che uscivano ottimi sacerdoti ecc.ecc.
Guardandomi intorno oggi vedo tutto l'opposto e non mi so' dare una risposta, al di fuori di quello che ho detto sopra.

Luisa ha detto...

Mi piacerebbe sapere perchè e per chi don Ariel ha scritto questo articolo.
Così a prima vista mi sembra un articolo scritto da chi vuol sopratutto far capire e sapere che non è un criptolefebvriano, la sua non mi sembra una critica costruttiva e non vedo molta serenità.
C`è molto disprezzo nelle parole di don Ariel per i fedeli legati alla Messa Antica, “macchinette da messa antica” se non talvolta a veri e propri ignoranti", li stima talmente che celebra, quando la celebra, la Messa Antica a porte chiuse, non vuole
"Questa gente, questi esteti d'altri tempi, questi aspiranti cavalieri rapiti dal magico suono del latinorum, attorno a me io non li voglio, perché non mi presterei mai alla strumentalizzazione della Santa Messa per altri fini, se non peggio per vere e proprie psicopatologie."!!!
E gli altri sacerdoti come fanno?
Tutti i sacerdoti che non hanno le stesse angoscie di don Ariel e che celebrano la Messa Antica a porte APERTE celebrano solo per quei psicopati? Solo don Ariel attirerebbe quel tipo di fedeli? sarebbero tutti lì alla sua porta?
Ma scherza?
D`accordo la provocazione, l`impertinenza, la verve dialettica, ma talvolta bisogna saper fissarsi dei limiti, se no si cade nella caricatura, una caricatura di cui don Ariel non ha il monoplio visto che riprende descrizioni, termini e clichés tanto cari a personaggi molto presenti su certi blog che hanno in odio la Fraternità e i cattolici tradizionali.
E a poco serve dire: ma non mi riferivo ai cattolici tradizionali "comuni" ma solo agli estremisti, a poco serve dare una carezza alla FSSPX se poi la riga dopo arriva lo schiaffo, don Ariel sa che cosa conserva il lettore "comune".
Peccato.

Annarè ha detto...

certamente alcuni documenti conciliari che aprono alla libertà religiosa non possono dirsi buoni. Insomma il post concilio è veramente del tutto diviso dal Concilio stesso? Se dunque teologi, vescovi, cardinali, sacerdoti e fedeli nel post concilio sono riuscii, in nome del concilio stesso a fiaccare la Chiesa e cambiare la fede, mi chiedo perchè nessun Papa ha detto che si stava mal interpretando il Concilio? Perchè nessuno ha retificato, ha riportato al vero senso (se mai ci fosse un altro senso da credere) del Concilio? Perchè hanno lasciato credere che questi venti modernisti fossero il vero senso del concilio, che buttare giù balaustre ed altari fossero ordini inscritti nei documenti conciliari? Perchè dunque si è fatto credere ciò? Non tutti i fedeli hanno avuto la voglia ed il tempo di leggersi tutti i documenti conciliari, il Papa doveva far si che fosse ben interpretato il Concilio, ma nessuno lo ha fatto. Chi dovevas interpretare il Concilio? E come mai chi doveva interpretarlo(il Papa) secondo Santa Romana Chiesa ha voluto farlo interpretare così? Dunque si possono biasimare quelli che hanno creduto che la colpa o il merito ( a seconda delle idee) fosse del CVII?
Per 5o anni lo hanno fatto credere.
Dunque credo che più di desiderare lavorare fuori dalla Chiesa, certi si sono trovati per forza fuori dalla Chiesa, oppure è meglio domandarsi: chi da quel momento ha iniziato a lavorare fuori dalla Chiesa? non sono certa che a lavorare fuori dalla Chiesa fossero i cosidetti lefebvriani, ma fossero tutti quelli, purtroppo anche i papi, che fecero scempio della Chiesa, distruggendo la liturgia, o permettendo di fare ciò, cambiando la dottrina o permettendo che questa fosse cambiata, creando una nuova Chiesa, o permettendo che fosse creata, cambiando la fede, o permettendo che fosse cambiata.
Alle riunioni interreligiose di Assisi, non c'era un pinco pallino qualsiasi, magari tratto in inganno dai nuovi venti della modernità, ma c'erano i Papi. Chi dunque in questi 50 e più anni sta lavorando fuori dalla Chiesa? Di che Chiesa stiamo parlando? I gesti dei Papi da Giovanni XXIII ad oggi sono stati mal interpretati? No perchè i gesti concreti hanno parlato chiaramente e ci hanno detto chiaramente come doveva essere interpretato il CVII. Qualcuno in questa storia si vuole prendere la colpa? Oppure non è colpa nè del CVII, nè dei Papi, ma solo di chi nel caos ha preferito continuare a fare ciò che la Chiesa nel suo magistero ha trasmesso?
Chi dichiara la sede vacante fa ciò che non gli compete, perchè solo un papa potrà dirci se i papi passati erano eretici, non erano papi, erano pessimi papi o papi e basta, questo giudizio sicuro ed infallibile, solo Pietro potrà darlo. Comunque non avendo gli occhi e le orecchie bendate, ci si arrischia a dire che a lavorare fuori dalla Chiesa, forse, sono proprio quelli che credono di essere dentro, oppure non lo credono neppure, ma amano farlo credere agli altri, per ingannarli e perderli. Infondo chi non lavora per Dio, lavora per il Demonio.
Concludo dicendo: chi può dirci con sicurezza che il CVII non è portatore di eresie, se gli stessi Papi in nome del CVII hanno permesso che eresie si divulgassero ovunque e che messe sempre più oscene offendessero pubblicamente Gesù e affievolissero la fede? I papi hanno erano incapaci di interpretare? Cioè hanno interpretato male le cose che essi stessi hanno scritto? O sottofirmato? O elogiato? Chi ha baciato il Corano in nome della libertà religiosa era confuso o sapeva bene ciò che faceva? Come potevamo noi interpretare bene il CVII, se gli stessi Papi non sono riusciti a farlo? Chi ora finalmente darà la vera interpretazione e condannerà le cattive interpretazioni? No, perchè vedo un Papa ancor più scatenato a dirci come va interpretato questo benedetto CVII: apertura a tutti, ma chiusura di porte e bastonate ai cattolici. Chi è dunque fuori dalla Chiesa? Difficile a dirsi, o almeno si resta sempre nel dubbio.

Luisa ha detto...


Scive don Ariel:

"Il chirurgo ha operato quel paziente per salvare e per migliorare il suo stato di vita. Poi, se chi doveva accudirlo e seguirlo nel post operatorio lo ha avvelenato con del sangue infetto, questa non è responsabilità del chirurgo né dell’intervento da lui eseguito e meno che mai del poveretto rimasto infettato, perché il paziente è stato dimesso dalla sala operatoria vivo e vegeto, il danno su di lui è stato fatto dopo e da altre persone."

Dolente, non condivido.
Se ho ben capito, il CVII = chirurgo al cappezzale di una Chiesa malata che aveva bisogno di un`operazione per salvarle la vita, ebbene piena e intera è la responsabilità del chirurgo!

È durante l`operazione che i chirurgi hanno fatto uso di strumenti infettati, è durante l`operazione che son stati introdotti nel malato microbi e virus vari.
Uscito dall`operazione con quei microbi nel corpo il malato ha visto la sua salute aggravarsi.
Il post-operazione non è che la "suite" logica di quel che è successo durante l`operazione.
Sono i moderniosti all`opera da subito,in sala operatoria, sono i testi ambigui, volutamente ambigui per permettere le libere interpretazioni e applicazioni.
Del resto don Ariel stesso parla di
" strada della correzione e della revisione di certi testi del Vaticano II".


Anonimo ha detto...

articolo con numerose invenzioni. La FSSPX non ha seminari minori, quindi mi chiedo come faccia don Ariel a parlare di "giovani preti della FSSPX entrati in seminario a 10-11 anni". Tanto per fare un esempio. Nemmeno è vero che la maggioranza sia ordinata così giovane come sostiene lui. Ad Econe si studia direttamente sulla Somma, e la manualistica di inizio Novecento è vista come il fumo negli occhi. Insomma don Ariel dovrebbe citare le sue fonti, che non coincidono né con la realtà né con l'esperienze di chi i preti della FSSPX li conosce davvero da vicino.
Se poi lui ritiene che il Concilio non contenga errori, farebbe bene a leggersi meglio i testi della medesima FSPPX e di mons. Lefebvre, e di rispondere a quelli, magari al già citato libro dell'abbé Gleize, invece di dare inesatti giudizi (a mio avviso puri pregiudizi, per me don Ariel non conosce davvero granché del clero della FSSPX)

Anonimo ha detto...

Dunque, l'articolo di d.Ariel può essere interpretato in molti modi, può piacere o non piacere, ma ha almeno il pregio di provenire da un sacerdote non impegnato nelle più abietta proscinési come purtroppo capita oggi a tutti di fronte al vdr; il vat2 è un concilio nato male, in quanto G. XXIII era già gravemente e scientemente malato di una malattia incurabile, è proseguito stancamente fra alti e bassi e discussioni sterili e si è concluso in maniera apparentemente anonima, salvo a suscitare prese di posizione di deriva protestantoide da parte dell'ala nordica della CC, non è vero che i sacerdoti degli anni '60 fossero tutti formati bene dai seminari, perché sono loro che sono usciti massicciamente dalla cc( 80.000 se non erro) ed hanno propagato l'eresia in modi più o meno palesi, i papi susseguenti a Paolo VI : c'è poco da spiegare, uno solo ha tentato di rimettere a posto alcuni cocci ed abbiamo visto la fine che ha fatto, adesso i cocci sono spariti ed è riemerso il sacro totem intoccabile con tutte le conseguenze sotto gli occhi di tutti...è altresì vero che fra i lefeb. vi siano dei talebani intransigenti e non aggiungo altro, perché non sarebbe giusto generalizzare, ma ora la CC versa in condizioni pietose e gli alti papaveri rossi sono come l'orchestrina del Titanic e continuano a suonare allegri motivetti mentre la nave affonda, almeno d.Ariel toglie le bende dagli occhi dei belli addormentati dal suono del pifferaio magico, il che non è poco, ce ne fossero altri......Lupus et Agnus.

mic ha detto...

Hpoirot,
Non drammatizzare dicendo che questo blog "sta perdendo l'anima".
Questo non è un luogo o uno strumento di santificazione, ma di informazione, di confronto, di scambio, di approfondimento e dunque di comune arricchimento, nell'ottica della difesa e della testimonianza della nostra Fede.
Ben vengano le discussioni serie che mettono in luce i problemi e danno l'opportunità di focalizzarne gli aspetti essenziali.
Poi si può essere più o meno d'accordo e allora ci si esprime, motivando, così come fatto finora.

bernardino ha detto...

Caro Don Ariel,
Ti posso assicurare che conosco decine e decine di persone che per assistere alla S.Messa di rito Romano (senza alcun fanatismo e senza essere ne maniaci ne oltranzisti) si fanno la domenica almeno dai cento e oltre Km. come li faccio io, per raggiungere la cappellina del convento dove si celebra. Si fanno sacrifici senza essere fanatici, solo per gustare il Santo sacrificio, il vero santo Sacrificio. Forse l'altro e' una liturgia comunitaria che si puo definire come una qualsiasi funzione, o come i Vespri oppure un rosario comunitario.
Oggi quando entro in una qualsiasi Chiesa, mi trovo subito davanti anziche il Ministro consacrato (visto che tu parli di consacrati) sull'altare, persone che stanno, o leggendo all'ambone oppure stanno parlando (tipo omelie) Ho assistito a funerali ove il sacerdote porge l'aspersorio ed il turibolo ad un familiare che effettua la benedizione del feretro.
Ma quante scelleraggini dobbiamo ancora vedere?
Ma Cristo, non ha detto forse ai Suoi Apostoli durante la cena "" FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME"" e non intendeva forse i Sacramenti?
Per quale motivo, oggi un fedele qualsiasi deve salire sul Calvario oltre il Ministro e gli accoliti?
O forse l'altare non e' piu' il Calvario?
Quante cose bollono in pentola e continueranno a svuotare le Chiese e magari riempirle come in certe nazioni di grano e sterpaglie.
Comunque finche' ci saremo noi questo non avverra?
Ora dammi pure del tradizionalista, ne sono fiero di sentirmio davvero Cattolico.

Anonimo ha detto...

cara mic, sono proprio le motivazioni che mancano in questo articolo, pieno di pregiudizi, illazioni, impressioni, emozioni di don Ariel. Non si spiega perché il Concilio è in linea con la dottrina, non si risponde a nessuna obiezione lefebvriana e nemmeno sedevacantista. Sembra che tutto sia come dice don Ariel perché lui è "l'uomo che non deve chiedere mai" e tutti gli altri sono nel migliore dei casi un po' ignoranti, nel peggiore dei veri psicopatici

Catholicus ha detto...

Sono d'accordo con don Camillo tranne che sull'ingeneroso giudizio di deriva per questo blog.

...
Questo pressapochismo che è un giudizio sommario, è vergognoso e indegno di un sacerdote che si dichiara vicino alla Tradizione! Primo perchè non è vero, in quanto io stesso mi formo mensilmente ad Albano, insieme a decine e decine di sacerdoti da tutta Italia, con sessioni di studio serio accurato, secondo perchè giusto un mese fa abbiamo affrontato questioni di morale e morale speciale legate al ministero di confessore, e con stupore, lo devo ammettere anche io ho visto un equilibrio ed una saggezza nel discernere caso e caso, commovente! Sì commovente, perchè c'è veramente una Divina Misericordia che sorge dalla Verità, e io l'ho ri-scoperta con immenso piacere in riunione con dei sacerdoti che non sono rimasti negli anni Venti, e che non si sono formati alla morale penitenziale del volemosebbene.
Avrei tante cose da dire riguardo a questo articolo, mi riservo di proseguire nei commenti, fatto sta che è già da tempo che sto leggendo affermazioni da sacerdoti e commilitoni che fanno male a noi alle anime e soprattutto alla Chiesa.

viandante ha detto...

Sono molto perplesso su molte cose, ma due in particolare proprio non le capisco.

Si giudicano dei sacerdoti che celebrano secondo il rito tridentino definendoli deboli sotto vari punti di vista e non si vede invece la carenza sistemica della maggior parte dei seminari diocesani. Due pesi e due misure?

Trovo inoltre molto pregiudizievole il voler dire la Messa (tridentina o Novus Ordo) in base alla qualità dei fedeli. Non andrebbero educati tutti? O questo tesoro va tenuto stretto e sotto chiave? E poi perché non si rifiuta la Messa (nuova) a coloro che desiderano solo essere intrattenuti dalla retorica del sacerdote o che sono lì perché il lettore o la lettrice é amico di famiglia o che cambiano parrocchia se non c'è la corale parrocchiale coi suoi magnifici canti con coinvolgimento anche dei bambini? Forse che i fedeli modernisti non hanno aspettative altrettanto sbagliate degli amanti del solo pizzetto?

Suvvia, vogliamo aspettare a cercare un buon parroco che vive ancora la Tradizione solo quando saranno già stati impallinati quasi tutti?

rosa ha detto...

Cconsiderazione da medico: se un infermiere - e non un paramedico che al massimo puo' lavare un malato- somministra una trasfusione sbagliata, e' perche' non ha consultato il medico come di legge, o questi, consultato, ha sbagliato.Il paziente poi comincia a stare tanto male che a quel punto qualsiasi infermiere chiama il medico, che, se non si sbriga a capiire cos' e' successo, lascia morire il malato, se non interviene prontamente.
Fuor di metafora: il Concilio era riuscito a guarire la Chiesa, evidentemente ammalata, secondo Don Ariel, ma poi l' alta gerarchia non ha controllato in quali mani Essa finisse, e quali errori venissero commessi. Non si e' accorta che la paziente stava di molto peggio, e non ha provveduto ad intervenire subito e bene.
Per una trasfusione sbagliata, si puo' anadre in galera , e si finisce di esercitare la professione medica. P per il disastro attuale della CHiesa, chi andra' in galera e/o smettera' di esercitaere il ministero sacerdotale, ai bassi, come agli alti livelli ?
rosa

Marco Marchesini ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Marchesini ha detto...

Grazie a te mic,
sono stato ad Albano di recente perché ero di passaggio a Roma Ciampino. Chi abita vicino quello zone ha davvero una grande grazia. Io abito lontano.
Ho comprato il libro di mons. Lefebvre "Lettera aperta ai cattolici perplessi" ed il libro di don Jean-Michel Gleize “Vaticano II. Un dibattito aperto”.
Li consiglio a tutti.
Per quanto riguarda il primo, dopo la lettura non si è più perplessi.
Per il secondo, l'autore è Don Jean-Michel Gleize che ha partecipato ai colloqui con Roma sulle tematiche che stiamo affrontando anche noi sul blog. Devo dire che risponde alle questioni con molta precisione teologica e con ottimo metodo, ovvero quello usato da San Tommaso d'Aquino nella Summa Teologica.
A mio avviso la parte sulla Messa nuova confuta efficacemente la pur pregevole tesi di laurea di Don Cantoni, ovvero l'unico tentativo serio di difesa del NOM, accessibile a tutti in lingua italiana.

Per quanto riguarda la persecuzione di Padre Lanzetta, vorrei dire che si tratta di un'accanimento delle autorità romane perché vedevano in lui un pericolo. Il pericolo è quello di rimessa in discussione del Concilio Vaticano II e del NOM da parte di un'istituzione cattolica fiorente di vocazioni. Per questo è stato perseguitato e messo in condizione di non "nuocere" al nuovo corso. Si tratta di un'avversione motivata dal fatto che i Francescani dell'Immacolata che si stavano avvicinando alla Tradizione, seppur con compromessi.

Ben diverso è il caso di San Padre Pio, che non è stato perseguitato per la sua Fede cattolica tradizionale.

Luisa ha detto...

Piccola nota aggiuntiva: sono svizzera, non conosco personalmente sacerdoti della FSSPX ma ho la gioia, e direi l`onore, di conoscere più di una famiglia che fa parte della Fraternità, non solo la loro vita di fede è esemplare, ma la loro formazione seria e molto solida, se dovessi far leggere loro l`articolo di don Ariel, penso si farebbero una sonora risata, tanto sono abituati al genere di caricatura sprezzante e menzognera che purtroppo don Ariel ha fatto dei sacerdoti della Fraternità. Secondo don Ariel degli ignoranti" con una preparazione teologica molto precaria", incapaci di essere dei consiglieri-direttori spirituali, che non saprebbero "da che parte cominciare, per non parlare delle confessioni sacramentali"!!
Il troppo storpia don Ariel.
Se mi fido, e mi fido, di quel che vedo e ascolto dai miei amici, di quel che conosco della loro vita e delle prove che hanno attraversato, posso tranquillamente testimoniare che le affermazioni di don Ariel sono pregiudizialmente false, forse influenzate da non so qual bisogno che lo ha spinto a redigere la sua "riflessione".

Anonimo ha detto...

Concordo del tutto con Luisa.
Ho sentito dire molte volte da preti favorevoli al VO che non lo celebrano per timore di vedere affluire nelle loro parrocchie quegli squilibrati dei tradizionalisti.
L'obiezione non regge. Io tutti questi squilibrati alla messe VO non li ho mai visti. Se poi ce ne fossero, non vedo cosa importi al prete, che di tutti deve avere cura spirituale, e non solo di quelli che piacciono a lui. Mi domando poi quanto siano equilibrati i personaggi medi che partecipano attivamente alla vita parrocchiale, in consigli pastorali, etc. ...
In verità, semplicemente, accusano i fedeli legati al VO per giustificare la loro scelta di non voler dispiacere ai superiori ...
Si tengano pure neocatecumenali, ciellini e focalarini, medjugoriani, Papa boys etc. ...

Di chi parlava oggi? ha detto...

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2014/01/11/Papa-prete-vanesio-prete-farfalla_9880785.html

Anonimo ha detto...

16:18

di chi ? e chi lo capirà mai ?

parole vaghe,
accuse fumose,
didattica-pastorale-morale ......efficacia docente = 0 !

RAOUL DE GERRX ha detto...

"Col messale del 1962 celebro solo una volta alla settimana in una chiesa a porte chiuse [quel courage !]. Questo il motivo: non voglio trovarmi attorno — come potrebbe facilmente capitare — oltre ai devoti fedeli, anche fanatici estetici dei pizzi e dei merletti chilometrici, persone che vantano quarti di nobiltà, aspiranti cavalieri o sedicenti tali, fanatici di cappe magne, persone che anziché vivere il mistero del Sacrificio Eucaristico misurano i gesti e le movenze del sacerdote, perché qualora le mani fossero aperte oltre l'altezza delle spalle ciò potrebbe essere motivo — a loro dire, s’intende — di vera e propria invalidità della Santa Messa.

Je trouve ces propos de Don Ariel absolument consternants.

D'abord une caricature imbécile — et ensuite l'estocade… C'est misérable.

J'ai tellement entendu, depuis cinquante ans, ce genre de sottise dans la bouche de prêtres médiocres, que j’en ai honte pour lui.
Il n’a donc rien de plus intelligent à nous dire sur la messe de 1500 ans (au moins) de chrétienté, qui a formé tant de légions de saintes et de saints!
C’est vraiment affligeant.

Gederson Falcometa ha detto...

Benedetto XVI ha richiesto della FSSPX di accetare il Concilio senza la sua interpretazione. Come qualcuno può accetare qualcosa senza sappere che cosa acceta e camminare in una strada sbagliata?

I gesuiti della rivista La Civilta nel secolo XIX sul Syllabus dicevano:

"Molto più agevole cosa è entrare in discussione con coloro, i quali pur negando il valore dommatico del documento pontificio, si professano devoti figli della Chiesa, ossequiose e docili pecorelle verso il Pastore supremo dell'ovile di Gesù Cristo. Essi sono con noi nella stessa fede e carità; e se in questo punto se ne discostano, gli è non perchè neghino doversi soggezione di mente e di cuore all'insegnamento del Vicario di Gesù Cristo, quando Egli parla come tale, e questa sarebbe questione di principio; ma solo perchè negano contenersi nel Sillabo un insegnamento veramente dommatico: pronti (e come dubitarne?) alla resa totale ove ciò venga loro dimostrato. La questione dunque, come ognun vede, è di fatto. È giusto, prima di soggettarsi ad un obbligo, domandarne le prove; come è vero eziandio che un'obbligazione riconosciuta nella questione di principio, non è per ciò solo riconosciuta se non condizionatamente a riguardo del fatto; conseguentemente cioè al verificarsi quelle condizioni che sono richieste, perchè un fatto particolare cada sotto il già ammesso principio. È chiaro poi che dall'una e dall'altra parte dei contendenti deve convenirsi nello stabilire quali e quante sieno queste condizioni; che se sopra di ciò fossevi disparità di sentire, allora la discussione cadrà sopra altre questioni, le quali, come punto da cui tutto il resto del disputare dipende, avrebbero anzi tutto a risolversi. Che debba ubbidirsi, a mo' d'esempio, all'autorità legittimamente costituita, quando questa comandi, non v'ha dubbio di sorte alcuna. Ma che tale o tal altra cosa venga di fatto comandata, può benissimo esser contradetto, e a darne una prova si converrà ricorrere a quelle verità da cui il fatto dipende, ed alla cui luce questo è addimostrato. È proprio il caso nostro". Il valore del Sillabo, 3° Il valore del Sillabo ed alcuni Cattolici, http://progettobarruel.comlu.com/novita/11/valore_del_Sillabo_I.html

Anonimo ha detto...

il discorso sulla Messa (tridentina o no) solo per chi ne è "degno" è quanto di meno sacerdotale io abbia mai sentito

Amicus ha detto...

Caro don Ariel, commento qui solo il punto centrale, quello riguardante il Vaticano II: francamente non è sostenibile 'sganciarlo' dalla crisi successiva, per i motivi che sono stati esposti a bizzeffe in questi ultimi quarant'anni.
Qui mi limiterò a far notare che questo è così vero, che sono stati i Papi stessi, cioè gli interpreti ufficiali del Vaticano II, a richiamarsi esplicitamente ai testi conciliari sia in occasione degli abominevoli raduni di preghiera ecumenico-interreligiosi ad Assisi da loro stessi promossi, sia quando hanno ripetutamente magnificato la laicità dello Stato e lo pseudo-diritto alla libertà religiosa in foro esterno, sia allorché hanno prospettato un progressivo decentramento dell'autorità gerarchica, a partire dalla suprema autorità giurisdizionale del Papa.
Lei sa bene come tutti questi errori siano già stati esplicitamente condannati dai Papi 'preconciliari', e non starò qui a ricordarLe i documenti in questione perché ovviamente li conosce.

Ora, sono proprio questi dirompenti errori che stanno distruggendo la Chiesa.
Perché ai suoi nemici è riuscito, con il colpo di Stato avvenuto nell'ottobre del 1962, ciò che era stato sempre impossibile in antecedenza: far entrare la Chiesa in contraddizione con se stessa, col suo Magistero precedente e quasi bimillenario.
Inutile dire che una Chiesa che si contraddice non interessa più a nessuno, e nessuno più starà ad ascoltarla. Ed ecco la fonte di tutte le altre deviazioni, liturgiche, dogmatiche, morali.
Se non saranno estirpati questi errori dai testi conciliari, riproponendo nel contempo un Magistero coerente con se stesso, il paziente di cui Lei parla non guarirà mai...



rosa ha detto...

di tutti quei preti che van a far male in TV ? o dei cardinali che si beano della loro cultura e si piacciono tanto quando parlano, infiorettando i loro discorsi con citazioni da Omero a Kant, da Platone ad Heidegger, ma quasi mai citano Nostro Signore o S.Paolo o altri Padri della Chiesa ? dei parroci che celebrano solo una Messa al giorno, 3 la domenica, perchè "han tanto da fare",in una parrocchia che è la metà, se non un quarto di 50 anni fa, quando il parroco ed il viceparroco ne celebravano 3 di Messe ai giorni feriali e 4 ai giorni festivi + almeno un matrimonio o due e tre battesimi a settimana + funerali 3-4 volte/settimana ?
Preti farfalla, vanesii...s'è guardato allo specchio, che Dio mi perdoni ?
rosa

RAOUL DE GERRX ha detto...

"A certi soggetti poc’anzi richiamati si aggiungano anche gli amanti del suono del latinorum ai quali anziché un prefazio si potrebbe cantare il carme più osceno di Catullo senza che costoro si accorgano di ciò che dice il prete, purché il tutto sia cantato su un tono gregoriano e col manipolo della pianeta messo al posto giusto. "

Ah! Ah! Ah! comme c'est drôle ! C'est à mourir de rire, ne trouvez-vous pas ? Quelle finesse ! Quelle délicatesse ! Quel savoureux esprit sacerdotal !

Qui parle ainsi ? Leonardo Boff ?

Non, Ariel Levi di Gualdo !

Une place de choix devrait être réservée à ce plaisant personnage parmi les héros de la "nouvelle évangélisation".

Gederson Falcometa ha detto...

È facile affrontare la posizione del tradizionalisti per i loro problemi, la stessa gerarchia fa questo a 50 anni. Il problema è dare risposta ai loro argumenti sopra il Concilio, questo nessuno fa, ne la gerarchia, ne Don Ariel (che rispetto), ma in questo articolo non risponde ai tradizionalisti, ma un spaventapasseri.

Il tomismo degli anni '50 e '60 è quello del Padre Garrigou Lagrange (morto nel 64). Se qualcuno parla che il tomismo di un Padre come Garrigou è un tomismo "decadente" che cosa capisce per tomismo "ascendente"? Erano ancora altri tomisti come il Pe Tonquedec, il Pe Labourdette, Pe Giulio Meinvielli, Mons. Antonio Piolanti, Cardinale Pietro Parente, ecc. Il Padre Garrigou ha confutato Henrici De Lubac, il nuovo teologo preferito di Papa Francesco. Parlare di tomismo decadente nelle anni 50 e 60 è una ingiustizia. Sarà che mancava a questo tomismo un aggiornamento? Ma quale tomismo sarebbe buono? Quello di De Lubac, Chenù, Danièlou e Congar? Perché è questo "tomismo" che il Concilio ha fatto suo e questo sì un "tomismo" decadente.

Sembra che Pio XII aveva un'opinione diversa sulla neoescolastica di quel tempo, perché nulla ha scritto contro di essa, ma ha scritto contro la Nuova Teologia (Humani Generis). Sì, la nuova teologia è aperto, ha quella lacuna per cui il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio.

Ci sono tantissimi lavori tradizionalisti senza risposta e questo silenzio della gerarchia mostra una rottura: la Chiesa di Roma mai ha lasciato qualcuno senza risposta. In alcuni casi ci sono lavori come il "Breve esame" dei Cardinale Bacci e Ottaviani. Adesso è più facile parlare di una visione personale della crise liturgica che rispondere a questo lavoro. Come è più facile parlare dei problemi nel post concilio che rispondere gli argomenti dei tradizionalisti...

Un saluto dal Brasile

OS ha detto...

don Ariel ha questa fissa contro i fanatici dei pizzi. a me pare che agiti fantasmi inesistenti (ma dove sono? io non ne ho mai visto uno).
è inoltre falso che don Mauro e gli altri ignorino la vera scolastica.

Gederson Falcometa ha detto...

Cardinale Ratzinger nel libro "Principi di teologia cattolica":

"Questo vuol dire che il Concilio in se debba essere confutato? Certamente no. Vuol dire solo che la vera accettazione del Concilio non è in realtà mai veramente cominciata. Quello che ha rovinato la Chiesa dopo il Concilio non è stato il Concilio stesso, ma il rifiuto di accettarlo ... l'obiettivo quindi è quello di scoprire il vero concilio e di approfondirne le sue vere intenzioni — alla luce dell'esperienza corrente, non di sopprimerlo."

Ho letto bene? Come la Chiesa può accetare un Concilio che doveva ancora scoprire? Come ?

" Il fatto è che come disse Hans Urs von Balthasar già nel 1952 … essa [la Chiesa] deve abbandonare molte delle cose che le hanno fin qui dato sicurezza e che ha considerato come date per scontato. Essa deve abbattere gli antichi bastioni ed affidarsi solamente allo scudo della fede".

Questo è vero, nel caso del Concilio, ad esempio, ci sono abbandonati i canoni e gli anatemi, quello che ha datto tanta sicurezza per i Concili della Chiesa in tutti secoli. Ma se la Chiesa doveva abbandonare quello che gli ha datto sicurezza, doveva a priori abbandonare la sua autorità, e questo non è stato fatto?

Vedete come le cose sono. Nessuno che legge queste parole del Cardinale Ratzinger può dire che il problema è il post concilio...

RIC ha detto...

Temo che nella retorica bergogliesca - sempre superficiale ma mai casuale - i preti farfalla e vanesii siano quelli che per onorare nostro Signore si vestono da sacerdoti e non da sciamannati di periferia; che per celebrare il Dinvin Sacrifico utlizzano paramenti consoni alla straordinarieta' dell' atto che compiono e non invece stracci multicolori buttati sulle spalle alla bella e meglio...

Luisa ha detto...


"Je trouve ces propos de Don Ariel absolument consternants."

Cette fois-ci, je suis tout à fait d`accord avec vous, Raoul.
Je ne sais pas pourquoi et pour qui don Ariel a écrit ce "pamphlet" consternant, mais on dirait vraiment qu`il a voulu faire arriver "quelque part" le message qu`il ne faut surtout pas le confondre avec la Fraternité ou avec les catholiques dit traditionnels.

Del resto perchè don Ariel ha voluto far pubblicare qui quella sua "riflessione"?
Ho l`impressione che ha voluto "rassicurare" chi non lo so, che non bisogna sopratutto confonderlo, che non VUOLE essere confuso, o considerato troppo vicino, alla Fraternità e ai cattolici tradizionalisti.
I soliti clichés ridicoli, triti e arcitriti, e sprezzanti, sui cattolici tradizionali sono indegni della sua intelligenza ma quel che ha scritto sul suo celebrare la Messa Antica a porte chiuse e il perchè lo fa è quanto di più costernante e pietoso io abbia letto.

Gederson Falcometa ha detto...

Un regalo latino per Don Ariel e per tutti:


ALLOCUTIO SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI PII PP. XII
AD PATRES SOCIETATIS IESU IN XXIX
CONGREGATIONE GENERALI ELECTORES*

http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1946/documents/hf_p-xii_spe_19460917_compagnia-gesu_lt.html

Pio XII parlando della nuova teologia per i gesuiti (per i confrattelli di Don Ariel) in 1946. Peccato che Bergoglio è ancora giovanni, forse questo discorso potrebbe aiutarlo a riffiutare la nuova teologia del Padre De Lubac.

Se qualcuno potrebbe fare la traduzione per il italiano, sarebbe troppo buono (dove anda il Latinista?) per confutare questa favola di tomismo decadente di quelli tempi contata per il clero pos-conciliare.

Nel fondo questa favola di teologia chiusa della neoscolastica degli anni 50 e 60 porta in sè il principio del Pe Henri Boullaird, che diceva "una teologia che non sia attuale, è falsa", per questo i nuovi teologi hanno più autorità che i Padri della Chiesa...

Anonimo ha detto...

Paradossalmente l'unico prete in tv che cita NSGC e i padri della chiesa è d. Matteo.....stiamo messi male....

Cesare Baronio ha detto...

Sono sconcertato dalle uscite di questo padre Levi.
Il mio commento al suo articolo è qui:

http://opportuneimportune.blogspot.it/2014/01/caro-padre-ariel-non-sono-daccordo.html

Che petulanza, santo Cielo!
Che prosopopea!

hpoirot ha detto...

Cette fois-ci, je suis tout à fait d`accord avec toi ... Luisa.

E mi fa piacere che ogni tanto lo siamo.

rocco ha detto...

la chiesa iniziava ad ammalarsi ma non a causa della sua tradizione ma dei novatori. e mentre andavano combattuti i novatori il concilio se la prese con la tradizione, concilio al quale furono invitati ed espressero pareri, gli eretici.

by Tripudio ha detto...

Don Ariel Levi di Gualdo ha buone frecce al suo arco. Magari deve solo conoscere qualche sacerdote tradizionale in più, per convincersi che non esistono solo i pizzettari e i merlettari.

hpoirot ha detto...

Il mondo conservatore é pieno di gente che ha "buone frecce al suo arco"... ma prima o poi finiscono sempre per scagliarle pubblicamente e con maggior virulenza contro la SPX.

Sono questi "gli amici da dentro" per cui dovevamo firmare il preambolo...

rosa ha detto...

A proposito di Don Matteo,tanto amato in TV:non sarà che anche se va in bici,indossa sempre la tonaca,ed è quindi riconoscibilissimo come prete? non sarà che,nonostante sia un bell'uomo,non lo si può sospettare di alcuna mancanza nei confronti del VI comandamento? non sarà che di solito parla da prete e non da sociologo,sindcalista, politicante ?
forse la nostra Gerarchia potrebbe prendere esempio da Don Matteo.
Rosa

Anonimo ha detto...

Discorso talmente sconcertante e dissonante con altri di ben diverso tenore, da far pensare che sia stato scritto da un'altra persona....
ringrazio Amicus e Gederson per le illuminanti considerazioni.

New Catholic ha detto...

How embarrassing for Father Levi to write so much and say so little. And not a good sign that Chiesa e Post concilio decided to post this, I am sorry to say, even with the preceding caveat.

His justification for his refusal to say the Traditional Mass openly is the first time I have actually witnessed a PRIEST explicitly use the justification of the righteous Pharisee mentioned by Our Lord: Far from me to contaminate myself with the mere image of those insane Publicans! It is, as a commenter said above, "quanto di meno sacerdotale io abbia mai sentito". Same here...

The intent, as identified by another commenter above, is clear: he wrote and published this text as a way to prove to someone his bona fides. "Don't get me mixed up with those Traditionalists, Monsignori!"

And thanks to "Cesare Baronio" for his fine response.

NC

E.P. ha detto...

Penso che il problema non sia tanto ciò che ha "detto" don Ariel ma ciò che lo ha "indotto a dire" quelle cose.

Don Ariel è costretto a fare sempre e ovunque professione di fede nel vaticansecondismo. Quei continui riferimenti alla messa crismale, alle mani dei vescovi, ecc., sembrano un "chi si scusa si accusa". Scrive come se volesse esprimersi liberamente ma senza far dispiacere ai lupi di curia pronti ad azzannarlo come in tutte le altre occasioni (come quando denunciò certe finocchierie del clero: non solo i preti finocchi sono rimasti al loro posto con tutti gli onori, ma don Ariel è stato punito e allontanato).

Don Ariel è come i preti ciellini: tenta sempre e a tutti i costi di salvare il salvabile, tenta di notare i "denti bianchi" nella carcassa marcia della carogna che gli ostacola il cammino. Ma c'è un confine sottile tra la grande virtù della speranza dei cristiani e l'ostentato ottimismo dei professionisti dell'entusiasmo.

Magari sarebbe il caso di riflettere su cosa bisogna intendere con "unità della Chiesa": è un "fine" da raggiungere (a costo di "cosa", poi?) oppure è il "risultato" dell'unità nella fede?

E.P. ha detto...

Per "salvare il salvabile" intendevo ovviamente l'accanimento nel darsi da fare per le cause perse.

Anonimo ha detto...

Che dire? Io ho la possibilità di "assistere" alla S. Messa VO grazie ai Sacerdoti della Fraternità e non certo grazie ai preti che celebrano a porte chiuse per paura dei fanatici(?). E poi, nella messa NO, di fanatici siamo proprio sicuri che non ce siano? Ricordo anche che non è il sacerdote il "padrone" della S. Messa. Sarà che sono stato fortunato, ma i Sacerdoti della Fraternità che ho conosciuto finora sono tutti bravi e pii e questo mi basta ed avanza. Don Ariel, questa volta mi ha, in parte, deluso....
Effeci

Anonimo ha detto...

Don Ariel, lo vede quali sono le reazioni quando ci si illude di convincere e si offre la propria sincerità a chi è già partito per la tangente?
Accetti un consiglio. Forse è meglio non caricarsi di compiti o sentimenti impropri e perciò infruttuosi.

«siamo buoni sacerdoti — ha proseguito il Papa — se andiamo da Gesù Cristo, se cerchiamo il Signore nella preghiera: la preghiera di intercessione, la preghiera di adorazione» [...]
«È bello trovare preti — ha rimarcato il Papa — che hanno dato la vita come sacerdoti». Preti dei quali la gente dice: «Ma sì, ha un caratteraccio, ha quello e ha quello, ma è un prete! E la gente ha il fiuto!»
(resoconto O.R. dell'Omelia papale a S. Marta 11 gen 2014).

Le è dato un privilegio sublime da donare alla Chiesa per accompagnarla e dare frutti col suo passo, lento pede...

Anonimo ha detto...

<>

mic ha detto...

Anonimo 20:55

Non so se Don Ariel - conoscendo la sua onestà intellettuale prim'ancora che la sua anima sacerdotale - apprezzerà di più i civili, motivati, seri e argomentati interventi che lei definisce "'reazioni' di chi è partito per tangente" o la sua sviolinata piena di aria fritta.

Tale diventano, così citate, le poche generiche e anche convenzionali parole del vdr da lei riportate come oro colato.

Secondo lei, i sacerdoti che amano la Tradizione non vanno da Gesù Cristo (o meglio non sono alter Christus?), non pregano, non adorano, non intercedono, non danno la loro vita per le anime loro affidate?

mic ha detto...

Invito che scrive interventi tra apici, cioè questo segno < in apertura e questo > in chiusura, che non risultano leggibili perché in genere gli apici racchiudono le stringhe dei "tag", cioè i marcatori del linguaggio html

Zag ha detto...

Qualcuno ha detto che c'è poco di sacerdotale in alcuni concetti espressi da don Ariel. Beh, mi chiedo quanto ci sia di cristiano in molti commenti che ho letto e soprattutto, se tali commenti possano servire da testimonianza per chi vorrebbe avvicinarsi al Rito Antico.

eamon ha detto...

Condivido lo sconcerto del buon Cesare Baronio: un articolo che francamente non capisco (forse per miei limiti) e dal quale mi par che traspaia una certa mancanza di serenità.

Silente ha detto...

Non voglio commentare (quantomeno non in "foro esterno")i velenosi giudizi di don Ariel sulla preparazione teologica dei sacerdoti della Fraternità né le sue pur discutibili scelte liturgiche e neppure l'impiantito generale del suo articolo, intriso di malanimo e ipocrisia.
Ma c'è un punto, già commentato da altri qui, che merita di non passare sotto silenzio. Scrive don Ariel:
"...non voglio trovarmi attorno — come potrebbe facilmente capitare — oltre ai devoti fedeli, anche fanatici estetici dei pizzi e dei merletti chilometrici, persone che vantano quarti di nobiltà, aspiranti cavalieri o sedicenti tali, fanatici di cappe magne, persone che anziché vivere il mistero del Sacrificio Eucaristico misurano i gesti e le movenze del sacerdote, perché qualora le mani fossero aperte oltre l'altezza delle spalle ciò potrebbe essere motivo — a loro dire, s’intende — di vera e propria invalidità della Santa Messa."
Su questo retorico e meschino esercizio di macchiettismo e di "luogocomunismo" non si può tacere. Frequento alternativamente due S. Messe di sempre (sì, la chiamiamo così, e allora?). Da anni. Conosco persone che fanno decine di chilometri per assistervi. Di tutti i ceti sociali e livelli culturali. Ma non ho mai, mai incontrato fanatici di cappemagne né puntigliosi misuratori di gesti sacerdotali né esteti di pizzi e merletti. Di aspiranti cavalieri non so nulla, anche se so per certo che le Prefetture sono assediate da postulanti per i repubblicani e quindi farlocchi titoli di "Cavaliere del Lavoro" o "della Repubblica". E' la mitica "società civile". E se qualche nobile vi partecipa (ma non ho mai visto carrozze con stemmi e cocchieri in livrea), che male c'è?. Vuol dire che aveva ragione il buon vecchio Plinio Correa de Oliveira nel suo libro - pesantissimo per dimensioni e per testo -: "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe".
Francamente, questo don Ariel non lo capisco. Si ammanta di sensibilità tradizionale, ma non celebra pubblicamente la S. Messa di sempre (sì, sono relapso) perché disprezza e irride i fedeli tradizionalisti. La ama così tanto da tenerla, molto caritatevolmente, solo per sé e per pochi ministranti, perché "cattolici adulti".
Strano mondo, il nostro.

mic ha detto...

Zag,
Qualche commento sarà stato più 'puntuto' di altri. Non ho seguito tutta la moderazione ma, se non mi è sfuggito qualcosa, credo che ognuno abbia espresso una testimonianza sentita e non capisco cosa ci veda di poco cristiano.
I temi affrontati sono caldi anzi scottanti e non può destare meraviglia che qualcuno si esprima con vigore o con una vis argomentativa che del testo appartiene anche all'Autore.

Silente ha detto...

Cara Mic, visto che parli di apici e di segni grafici, posso chiederti come si fa a scrivere in corsivo, in questo sito? Nonostante qualche anno di frequentazione, non l'ho mai scoperto. Eppure è possibile, perché lo vedo usato. Mi scuso con te e con gli altri per il tecnicismo.

Zag ha detto...

Mic,
Non c'è niente, nell'articolo, che possa far pensare ad una animosità in don Ariel, che invece parla di critica costruttiva. Non sopporto i processi alle intenzioni, e cioè addirittura cercare di capire i motivi che hanno spinto don Ariel a scrivere, dimostrando così di non essere in grado di accogliere nessuna critica. Questo non è né vigore, né vis argomentativa, ma semplicemente un errore argomentativo.

Anonimo ha detto...

Sarò controcorrente , ma condivido in pieno l articolo di padre Ariel.
Non capisco le persone che criticano il Papa, i sacerdoti che magari non sono perfetti nelle celebrazioni, e poi non ascoltano,non vedono e non si interessano di quelli che sono i veri errori e i veri Mali.
Il Concilio , secondo me, non è stato un errore, nè l'inizio del declino, è stato il modo in cui è stato interpretato e mistificato che ha portato tutto ciò.
I sacerdoti, i credenti, dovrebbero occuparsi delle anime, delle conversioni, dovrebbero lottare per avere delle celebrazioni conciliari consone, fatte con mestiere, Perché è importante che vi siano persone preparate che con umiltà e rispetto aiutino il sacerdote a preparar la Messa (veri musicisti per esempio) .
La semplicità non è banale, non significa portare meno rispetto, ma le cose devono essere fatte bene.
È impirtante lottare per una Messa dove i bambini servini con gioia e cn criterio , non come in certe parrocchie dove vi sono bambini totalmente indisciplinati o come in altre dove , Invece, sono terrorizzati al pensiero di sbagliare qualcosa.
Ciò non toglie che il rito antico sia meraviglioso e che bisogna farlo conoscere. I giovani e non solo non sanno più che cosa sia lla bellezza, perché purtroppo siamo tutti un po' disabituati alle cose belle... Ma facciamo le cose con criterio.
Per farla breve Padre Ariel ha fatto centro un altra volta!!!!

mic ha detto...

Caro silente,
occorre far precedere e seguire la parola o la frase da scrivere in corsivo dalla i (di italic) - da sola all'inizio e preceduta dal segno / alla fine - racchiusa tra gli apici, cioè questi: <>

Ti faccio l'esempio sostituendo agli apici i trattini
-i-Messa-/i- Messa

-i-Messa di sempre-/i- Messa di sempre

Se alla i sostituisci la b (di bold) , ottieni il grassetto. Esempio:
-b-Messa-/b- Messa

-b-Messa di sempre-/b- Messa di sempre

Silente ha detto...

Grazie mille, cara Mic. Spero di aver capito. Proverò...

commento ha detto...

Anche io mi permetto di proporre la mia riflessione personale, o meglio, la mia esperienza. Non poche volte mi è capitato di soffermarmi a parlare coi sacerdoti della Fraternità, ... e non poche volte ne sono rimasto estremamente deluso. La pressoché totale ignoranza dei Padri della Chiesa; l'incapacità pressoché totale di accostarsi con serenità agli ottimi risultati della filologia classica moderna a supporto della validità storica del Nuovo Testamento impugnando (in modo assai inopportuno) la Pascendi Dominici Gregis; la pressoché nulla conoscenza della storia liturgica dei riti d'occidente (per nulla dire circa quelli d'oriente). Un episodio in tal senso mi è capitato molto di recente, a seguito della benedizione Urbi et Orbi del Santo Padre Francesco. Un giovane prete della Fraternità era rimasto pressoché scandalizzato del mancato uso dell'abito corale. A quel punto gli ho chiesto: "Mi perdoni", dandogli del Lei, benché avesse due anni meno di me (che ne ho 29), "allora cosa può dirmi su certe espressioni quantomeno singolari circa la mariologia e la cristologia del sommo pontefice, emerse nelle sue omelie a braccio tenute a Santa Marta?". Silenzio dall'altra parte. "E a proposito dei turbamenti che molti fedeli hanno avuto riguardo alla Evangelii Gaudium? In che modo lei potrebbe suggerire qualche sana riflessione in merito?". Ugualmente silenzio. Al che chiesi al giovane prete: "Lei sa da dove proviene la tradizione della benedizione Urbi et Orbi?". Ancora un imbarazzante silenzio. Così spiegai: "Viene dal momento stesso dell’esecuzione capitale di Pietro, sul colle Vaticano, per crocifissione. Prima di stendere le braccia sulla croce che sarebbe stata issata capovolta, ormai completamente nudo agli occhi del mondo (perché i romani crocifiggevano nudi e crudi, senza perizomi di sorta, che sono stati un’aggiunta artistica voluta dal Concilio di Trento, che proibì la nudità nell’arte sacra), il principe degli apostoli volse lo sguardo su Roma, poi sull’orbe intera e implorò la benedizione celeste per tutta questa umanità per la quale non ricusava di versare il suo sangue, in imitazione di quanto aveva fatto il Suo Signore Crocifisso e Risorto.Ora, se Francesco si affaccia alla loggia delle benedizioni senza abito corale, ma con la medesima fede degli Apostoli (e casomai è su questo che, in realtà, si potrebbe discutere)… in fin dei conti, cosa importa? Mario Righetti, il Venerabile Pio XII, lo stesso San Pio X e tanti, tanti altri cultori della liturgia ci hanno insegnato come essa sia fatta di elementi di divina istituzione, dunque immutabili, e di elementi accidentali, soggetti alle comprensibili e naturali mutazioni della sensibilità umana al sacro, all’arte e alla musica.Altrimenti, ci saremmo dovuti fermare ai graffiti delle catacombe, senza mai giungere alla Sistina di Michelangelo, alla Sagrada Familia di Gaudì; ci saremo fermati alle cantillazioni sinagogali della prima generazione apostolica, senza avere il gregoriano, la polifonia, le messe di Mozart, lo Stabat Mater di Pergolesi, le gioconde e soavi pagine per organo di Zipoli, le immortali pagine di Perosi, di Bartolucci, e così via". Il problema è che, di conversazioni di questo genere me ne sono capitate molte, moltissime, sia coi seminaristi che coi sacerdoti. Posso solo dire che, a seguito della mia personale esperienza, ho cessato di credere che la San Pio X possa essere la soluzione giusta per la tragica situazione ecclesiale di questi tempi che corrono. Onde per cui, sono concorde al 100% col padre Ariel. Ma, ovviamente, questa è solo la mia opinione.

Amicus ha detto...

Rimando anch'io all'ottimo intervento di Cesare Baronio sul suo Blog, davvero esaustivo.
E vorrei continuare brevemente il disorso che ho fatto prima completandolo con due appunti:

1) anzitutto il richiamo di don Ariel all'obbedienza e all'unità. Don Ariel dimentica che per essere veramente tali esse debbono fondarsi sulla retta Fede, e non andare a danno di questa. Altrimenti Sant'Atanasio d'Alessandria non si sarebbe opposto agli ordini illeciti di Papa Liberio diretti a danno della Fede, e non si sarebbe opposto alla falsa 'unità' che quel Papa gli richiedeva, falsa perché fondata su dichiarazioni di fede equivoche e filo-ariane.
E' lo stesso copione che si sta svolgendo oggi sotto i nostri occhi, e che ci vede coinvolti. E la nostra scelta non può essere altra che quella del Santo Dottore alessandrino.

2) Riguardo alla FSSPX e alla presunta impreparazione dotrinale e pastorale di alcuni suoi membri: don Ariel dimentica che è perfettamente normale che non tutti i sacerdoti siano anche profondi esperti in specifiche materie teologiche e liturgiche. Nella FSSPX ci sono sacerdoti particolarmente esperti in queste materie, ed altri meno, ciascuno secondo i doni che ha ricevuto da Dio, così come è sempre stato nella Chiesa in duemila anni. Ciò che si richiede da un sacerdote è una conoscenza sufficientemente solida che gli permetta di esercitare bene e santamente il suo ministero, non un dottorato in liturgia o in dogmatica.
Se don Ariel, ad esempio, avesse posto le stesse domande ad un Santo Curato d'Ars, o anche ad un San Pio da Pietrelcina, per non parlare del caso limite di un San Giuseppe da Copertino, non credo che avrebbero saputo rispondervi. Nonostante ciò, non mi pare che siano poi riusciti così malaccio.

O se no, allora beccatevi i teologi Forti che non sanno mai che Kasper stanno dicendo, e ci fanno venire i Ravasi di bile...

mic ha detto...

È impirtante lottare per una Messa dove i bambini servini con gioia e cn criterio , non come in certe parrocchie dove vi sono bambini totalmente indisciplinati o come in altre dove , Invece, sono terrorizzati al pensiero di sbagliare qualcosa.

E' importante lottare per una messa che sia l'autentico Sacrificio di Cristo.

Amicus ha detto...

Anonimo delle 22.55, certo che questi preti della FSSPX sono davvero un abisso di ignoranza. Chissà se sanno farsi il segno della Croce.
E chissà che fanno, durante i cinque anni di studi filosofico-teologici-storici e quant'altro nei loro Seminari. Forse giocano a battaglia navale durante le lezioni.
Fammi il piacere, evita esternazioni ridicole di questo tipo. Grazie.

(((†))) - Radio Vobiscum - [Germania] ha detto...

Laudetur Iesus Christus ! Semper laudetur !

Cari Ascoltatori, cari amici di Radio Vobiscum,

Nel nostro programma "Risponde il sacerdote", offriamo via radio una possibile risposta alla domanda "Signore, da chi andremo?" formulata il 9 gennaio 2014 da Chiesa e post concilio:

http://radio-vobiscum.tumblr.com/post/73014196114/programma-risponde-il-sacerdote-domanda

Buon ascolto a tutti voi !

A mani giunte ! Preghiamo l'Immacolata.

Radio Vobiscum - [Germania]

http://radio-vobiscum.tumblr.com/

(((†)))

SAnonimo ha detto...

Caro don Ariel, io e Lei abbiamo parlato tante volte e sempre con un certo profitto e io La apprezzo, ma mi permetta solo di scrivere che ho trovato il suo articolo molto ingeneroso, soprattutto verso la FSSPX.
Mi ha fatto uno strano effetto anche leggere i suoi riferimenti autobiografici: non è molto poco galante prendere in giro quei tradizionalisti che sono tali solo per amore della Bellezza del canto gregoriano e dell'aspetto contemplativo della Messa Antica? Se ho ben inteso quello che voleva scrivere, non faceva prima a scrivere che i tradizionalisti fanno tutti "schifo" (e i peggiori sono i "lefebvriani") e che i progressisti sono il massimo, i più sensibili e i più cattolici?
E poi che critica è per una fraternità che si dà da fare eroicamente per la propaganda della Fede e la sua difesa, e che pure ha tanti limiti, quella di avere sacerdoti "chiusi in se stessi"?

Voglio mantenermi sintetico, non essendo io un liturgista/storico della Chiesa di razza come è evidentemente Lei: in ogni caso, se vorrà, sarei lieto di riprendere diffusamente il discorso con Lei dal vivo.

Sono certo di aver sicuramente frainteso e spero in un Suo illuminante chiarimento.

Anonimo ha detto...

il signor "commento" ha probabilmente inventato il colloquio. Anche perché è noto che nella FSSPX pochi hanno interesse per gli abiti corali, anzi. Inoltre la spiegazione che egli pedantemente dà della benedizione volgarmente detta urbi et orbi, dimostra la sua incapacità di accostarsi serenamente ai risultati della scienza liturgica, per attenersi a un'agiografia melensa.

Luisa ha detto...

"And not a good sign that Chiesa e Post concilio decided to post this, I am sorry to say, even with the preceding caveat."

Mic ha già spiegato in preambolo perchè ha deciso di pubblicare il testo di don Ariel, immagino che ci farà parte delle sue ulteriori osservazioni.

All`anonimo che insiste sull`ignoranza" da lui riscontrata nei sacerdoti della FSSPX, andando a ruota dietro don Ariel, ha già risposto Amicus.
Personalmente, quando discuto con i miei amici formati nella e dalla FSSPX, ho modo di osservare la loro preparazione, molto, molto seria, altro che ignoranza!
E poi l`anonimo commento, che ironizza sul sacerdote della FSSPX che non avrebbe risposto alle sue domande se non con un "imbarazzante"(!) silenzio, pensa forse che avrebbe avuto risposte soddisfacenti da un sacerdote formato in un seminario postconciliare?
Suvvia, certe parole vaghe, sentenze senza appello, generalizzazioni abusive, ripetizioni copia-incolla, non fanno che rivelare i pregiudizi granitici che le sottendono.

E.P. ha detto...

Devo spezzare una lancia in favore di don Ariel. C'era un gruppo di nostalgici della monarchia che volle farsi celebrare una liturgia tridentina: non ne capivano nulla di pianete e broccati, e neppure di latino, volevano solo provare ogni tanto il gusto di una messa come quando c'era il re. Distrattissimi durante la celebrazione, nessuno che si inginocchiava (tranne uno durante la lettura dell'Epistola), chiacchiericcio, fotografie coi cellulari, gente che si scambiava saluti e convenevoli ancor prima che il celebrante rientrasse in sacrestia... è uno strazio anche solo il doverlo raccontare, per chi lo ha visto di persona.

Le loro attività culturali, a parte le solite cene sociali, sono delle commosse conferenze su com'erano belli i colori delle nuove divise delle guardie del re, e roba del genere. Sono praticamente la stessa cosa dei club dei fan di Star Trek, solo che al posto di Star Trek c'è una diversa "subcultura" ugualmente staccata dalla realtà.

Chiunque li conosca sa che questa descrizione non è per niente caricaturale e che i "club" di quel genere abbondano. Qualunque persona sana di mente (compreso don Ariel) non vorrà mai aver a che fare con soggetti come quelli (che però un prete lo trovano sempre, visto che la "busta" dell'offerta è generalmente consistente).

mic ha detto...

Caro Esistenzialmente periferico,
l'esistenza di queste infinitesime realtà marginali - queste sì etichettabili con l'epiteto di 'museali' - non può giustificare che dei pastori, a partire da quello che dovrebbe essere il pastore supremo, prendano una parte per il tutto e trattino come reperti da museo o peggio ignorino una realtà di anime credenti che custodiscono la "Messa di sempre" come l'evangelico "campo che contiene il Tesoro", che loro per primi non dovrebbero trattare con tanta leggerezza e superficiale noncuranza e mancanza di rispetto che rischia di essere cecità spirituale.


mic ha detto...

Credo che la "pietra d'inciampo" dello scritto di don Ariel, per il resto coerente con la sua formazione e con la sua personale esperienza sulla FSSPX, comunque enfatizzata dalla sua dialettica 'graffiante', stia proprio in quella dichiarata scelta "non pastorale" di celebrare a porte chiuse che aveva colpito anche me.

hpoirot ha detto...

in 30 anni di SPX non ho mai visto fedeli venire alla messa per snob (ancor meno con laute buste offerta) ... semmai ricordo alcuni casi di gente che non é più venuta perché il sacerdote ha detto loro con carità ma fermezza la verità senza sconti sulla dottrina cattolica.

mic ha detto...

La gridata animosa sparata di Alessio Cervelli contrasta, e molto, col dibattito - duro perché i temi son quelli che sono e credo che don Ariel dovesse aspettarselo -, ma denso di contenuti saporosi di fede vissuta e non di erudizione.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Anonimo 11 gennaio 2014 20:55 ha scritto ...

Don Ariel, lo vede quali sono le reazioni quando ci si illude di convincere e si offre la propria sincerità a chi è già partito per la tangente?
Accetti un consiglio. Forse è meglio non caricarsi di compiti o sentimenti impropri e perciò infruttuosi [...]

Accolgo con piacere questo prezioso e saggio consiglio di Anonimo 11 gennaio 2014 20:55 e garantisco che ne farò tesoro, visto che in una breve frase egli riassume tutto.
Ero stato avvisato da teologi, ecclesiologi e vari confratelli che lungi dall'essere dei modernisti o dei pericolosi "progressisti", hanno pagato prezzi elevatissimi proprio per l'opposizione portata avanti verso certe derive moderniste o cosiddette progressiste che impazzano oggi in seno alla Chiesa; ed assieme a questi confratelli, spesso, ci siamo leccati vicendevolmente le profonde ferite come dei felini oltraggiati. Oggi, all'oltraggio subito dai modernisti e dai "progressisti" posso aggiungere il vostro.
Questi confratelli anziani mi avevano avvisato con la fatidica frase: "Lascia perdere, oppure capirai a tue spese che con certi soggetti non si ragiona. Partono subito all'attacco e non entrano mai nel merito, ti estrapolano una frase e su quella cercano di farti a brandelli".
Io invece credevo - in parte per ingenuità e in parte per buona fede – che si potesse ragionare proprio non essendo d’accordo, partendo comunque da un sentimento cattolico che accomuna persino chi non la pensa allo stesso modo.
Ho sbagliato nelle mie valutazioni, ne prendo umilmente atto e … “propongo con il Tuo santo aiuto” di non farlo mai più.
Come capirete è impossibile rispondere a uno a uno a 74 commenti, tali sono al momento, anche perché nella gran parte di essi vengono sollevati, in un singolo commento, non una bensì sette/otto questioni che meriterebbero risposte molto approfondite sui più disparati versanti: ecclesiologia, dogmatica, liturgia, diritto canonico.
Questo rende impossibile rispondere singolarmente, però, cumulativamente, devo dire che il panorama non è affatto entusiasmante.
Partiamo da alcuni rudimenti: qual è il senso del rispetto che molti di questi commentatori “veri cattolici” portano al prete?
Ora, siccome stiamo a parlare di scritti non facilmente passibili di smentita, in serena coscienza, a non pochi “veri cattolici” posso dire questo, ed in modo davvero paterno e pastorale: io non mi sto lamentando perché dopo avere dato una sberla ho poi preteso che chi l’ha ricevuta mi ricambiasse con un bacio sulla mano. Io non ho schiaffeggiato proprio nessuno, ho solo sollevato delle riserve, delle perplessità e dei quesiti, senza insultare e senza sfottere persone o istituzioni, in cambio, mi sono arrivate (rileggetevi molti commenti), delle vere e proprie valanghe di sberle, spesso basate non su ciò che ho detto o su ciò che penso, ma su ciò che non ho mai scritto e su ciò che non penso; ma soprattutto – e questo sì che non è accettabile – si è fatto il processo alle mie intenzioni, proprio come se certuni avessero la capacità o meglio il diritto di leggere dentro le coscienze.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

... segue

Mi limiterò a ricordare in breve alcune cose sparse nei secoli per la storia della Chiesa: Pelagio, intelletto indubitabilmente eccelso, accusava Agostino di essere anzitutto incoerente, cosa che da parte sua faceva con coerenza e con eccellenti argomentazioni. San Francesco d’Assisi mandava i propri frati a confessarsi dai peggiori sacerdoti che c’erano in circolazione, proprio per insegnargli che il ministro in sacris, fosse anche il peggiore peccatore del mondo, merita di essere rispettato. Molti altri sarebbero gli esempi, ma veniamo a quel Vescovo Marcel Lefebvre che nel mio scritto ho trattato – per quanto sia sfuggito a tutti – con autentica venerazione, indicando anzitutto la sua grande opera come vescovo missionario e formatore di sacerdoti e addirittura di vescovi locali. Senza esitare ho incolpato coloro che, pur essendo presi dal dialogo con protestanti e persino con non cristiani, negavano invece il dialogo con Lefebvre, un figlio devoto della Chiesa che stava sollevando quesiti e perplessità a mio parere del tutto legittimi e soprattutto meritevoli di ascolto. Passaggio fondamentale, questo, sfuggito proprio a tutti, ma dico: davvero a tutti. Or bene veniamo a Lefebvre: sapete come avrebbe reagito questo vescovo se qualcuno si fosse permesso, tanto più direttamente o indirettamente in suo nome, di riversare simili insulti umorali su un prete?
Non parliamo della approssimazioni legate a quanto affermano certi commentatori, uno dei quali eleva a supremo vessillo i Cardinali Antonio Bacci e Alfredo Ottaviani che fecero dettagliata relazione a Paolo VI sulla questione della riforma del messale. Cosa vera, la loro relazione esiste ed è illuminante oggi forse più ancora di ieri. Questo commentatore, però, tirati Bacci e Ottaviani per la coda dalla parte del suo discorso, non dice affatto, anzi sorvola in modo del tutto disinvolto sull’elemento fondamentale: quando, ed in quale eventuale modo, questi due fedeli servitori della Chiesa hanno osato ribellarsi all’autorità di Paolo VI e del Concilio? E non solo loro, mettiamoci pure il Cardinale Giuseppe Siri e tutti coloro che vengono di prassi citati a ogni piè sospinto da certi cosiddetti tradizionalisti, ma sempre e di rigore citati a metà.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

... segue

Detto questo passo adesso a una figura davvero penosa, ossia colui che non avendo i virili attributi per presentarsi con la propria faccia, il proprio nome e cognome, si cela dietro al porporale pseudonimo di Cesare Baronio. Lei, mio caro, è davvero un disonesto. Lei, mio caro Baronio, se non si converte rischia veramente di vedere a tempo e luogo un esercito di prostitute, gay, travestiti e transessuali precederla nel Regno dei Cieli. Una persona che come lei presenta nel proprio squallido blog il Sommo Pontefice Paolo VI fotomontato da Caterina Caselli che canta “nessuno mi può giudicare” o che presenta come ha fatto di recente un fotomontaggio del Sommo Pontefice Francesco con uno spinello in mano, non merita proprio il titolo di cattolico. Pertanto, ogni suo tentativo di elucubrazione pseudo teologico-ortodossa è solamente e null’altro che …
Con una malizia tale da fare inorridire i peggiori sofisti greci, lei ha preso delle frasi ritagliate dal mio pezzo [ http://opportuneimportune.blogspot.it/2014/01/caro-padre-ariel-non-sono-daccordo.html ] ignorando in modo deliberatamente malizioso tutti i passaggi fondamentali, ed ha risposto in tal modo a cose che io non ho detto e non mai scritto, avendo appunto lei snaturato il senso del mio scritto con i suoi tagli a metà.
Lei ha eluso tutte le parti nelle quali parlavo del magistero dei Pontefici Pio X e Pio XI, ha omesso interamente la parte finale, invero drammatica, nella quale parlo dell’esperienza di Atanasio Vescovo di Alessandria e del dramma terribile sul quale ho posto un preciso quesito: l’unità, può essere salvata a prezzo della Verità?
Inoltre, mio caro Baronio, sappia che io mi presento sempre e di rigore col mio nome e cognome, ho un vescovo che mi ha ordinato, una diocesi alla quale appartengo, una diocesi che mi ospita e una autorità ecclesiastica alla quale rispondo in tutto e per tutto. Lei che a quanto pare lascia intendere di essere un ecclesiastico, visto che nei suoi scritti parla delle sue celebrazioni o del fatto che ella indossa sempre l’abito canonico consono, un nome e un cognome ce l’ha? Ha un vescovo che l’ha ordinata, oppure ha fatto tutto da solo per internet? E se sì, di grazia, quale?
Le offro un consiglio, anzi: le offro un autorevolissimo arbitrato. Prendiamo il mio scritto, poi prendiamo le sue estrapolazioni con i suoi commenti critici maliziosi e facciamo esaminare il tutto a una persona al di sopra di ogni sospetto, a S.E. Mons. Bernard Fellay … e mi creda, ci penserà lui, con tutto il garbo proprio della sua persona a spiegarle in brevi parole in che modo e soprattutto con quale rispetto deve essere trattato un prete che non la pensa come lei, ma che fino a non facile prova contraria è un uomo onesto, che serve devotamente la Chiesa e il Popolo di Dio, che si presenta con la propria faccia e il proprio nome, non con gli pseudonimi internetici, ponendo quesiti ed esprimendo opinioni nelle quali da una parte avanza le sue riserve ma dall’altra esprime affetto e stima verso l’istituzione e i confratelli sacerdoti dei quali sta parlando, sempre precisando “alcuni sacerdoti” … sempre ribadendo “quelli che io ho conosciuto” … sempre puntualizzando “alcuni e non certo tutti”, ecc… Perché io la piena validità delle ordinazioni fatte all'interno della Fraternità di San Pio X la riconoscono in tutto e per tutto e venero la sacralità di quei sacerdoti, mentre invece non so, valutate certe risposte irose che mi sono state lanciate addosso, quanto certi simpatizzati di questa Fraternità riconoscano invece la piena validità dell'ordinazione mia.

Marco Marchesini ha detto...

Ha avuto perfettamente ragione quel Sacerdote della FSSPX a scandalizzarsi per il mancato uso dell'abito corale da parte del Papa.
Forse il Papa doveva fare la benedizione nudo come San Pietro? Le vesti liturgiche hanno un significato ben preciso. Durante il corso dei secoli
la Chiesa ha sempre più precisato il deposito della Dottrina ed ha anche arricchito il culto con gesti, parole ed anche segni per esprimere sempre meglio la nostra Fede
e innalzare l'animo dei fedeli alle cose celesti.
Diversamente si fa archeologismo liturgico così tanto di moda presso i modernisti.
Certo forse quel Sacerdote non conosceva tutti gli errori gravissimi del Papa nelle sue omelie sulla Madre di Dio e su NSGC, se no avrebbe sicuramente commentato.
Sinceramente io non vedo tutta questa impreparazione dottrinale.
Certo se poi i Sacerdoti della FSSPX non ripetono tutti gli errori dei modernisti attuali, spacciati per scienza (penso ad esempio a tutti gli errori razionalisti della attuale critica biblica),
mi sembra del tutto normale.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Alle numerose persone che hanno reagito in questo modo a un tentativo di civile discussione, mi sento di dire in tutta coscienza – e Dio solo sa con quanta amarezza nel cuore - che se pensano davvero di instaurare un dialogo o più semplicemente di ottenere qualche cosa definendo “errore” o “fonte di tutti i mali” un Concilio Ecumenico della Chiesa, dando di fatto degli eretici e dei modernisti a tutti i Pontefici succedutisi dopo il Venerabile Pio XII e via dicendo, tra poco, più che piagnucolare sul fatto che certe basiliche romane hanno cominciato a negare la celebrazione della Messa in “rito antico”, dovranno farsi in tutto e per tutto una chiesa propria, perché saranno loro chiuse totalmente tutte le porte, a partire dal motu proprio di Benedetto XVI.
E quando ciò accadrà – con mio sommo dispiacere – potranno solo dire, in uno splendido latino: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!
Non si può pretendere di ottenere qualcosa da qualcuno, chiunque esso sia, negando a questo qualcuno, nello specifico caso all’autorità apostolica della Chiesa, il riconoscimento della dignità e la devozione e il rispetto ad essa dovuto, dicendosi però al tempo stesso perfino veri cattolici.

E che il Signore vi assista e assista tutti noi.

Marco Marchesini ha detto...

Rev. Don Ariel S. Levi di Gualdo,
i colloqui tra la FSSPX e Roma sono già stati effettuati durante il pontificato di Papa Benedetto XVI, come lei saprà, ma non hanno portato ad un accordo.
Le autorità romane hanno tentato senza successo di dimostrare ai teologi della FSSPX la continuità di quanto espresso dai testi del Concilio Vaticano II con la dottrina tradizionale e la bontà della nuova Messa.
E' vero che il testo dei colloqui purtroppo non è stato reso pubblico, tuttavia un resoconto "non ufficiale" è stato presentato da Don Gleize nel libro che ho citato.
In tutta onestà, rispetto e franchezza sinceramente penso che sia del tutto corretta la posizione espressa in quel libro.

Sono d'accordo con il fatto che i toni da usare con persone, che la pensano diversamente, devono essere rispettosi. Faccio anche "mea culpa".
La verità va sempre detta con carità.

Luisa ha detto...



"EBBENE NO, NON ME LO SONO INVENTATO AFFATTO, CHE POSSA PIACERE O NON PIACERE, E' LA NUDA E CRUDA VERITA'. MA PUO' DARSI CHE SIA STATO SFORTUNATO AD INCONTRARLI SOLTANTO IO MEMBRI DELLA FRATERNITA' DI COSI' DISCUTIBILE PREPARAZIONE."

In fretta una breve reazione a questo commento gridato.
Anche volendo credere le sue parole, è la sua verità, la sua lettura e percezione di un momento, o di più momenti, legata ad un incontro, o a più incontri, stranamente sempre con persone che lei poi qualifica di ignoranti, dalla quale lei trae generalizzazioni smentite da chi ha fatto e fa altri incontri.
Infine la parola non è stata data a quei così ignoranti sacerdoti incontrati da Alessio, probabilmnete ci racconterebbero un`altra storia, resta dunque, Alessio, solo la sua versione, e non c`è nessun bisogno di gridarla.

mic ha detto...

Caro don Ariel,
la ringrazio per la sua replica.

Con tutta la stima e l'affetto che lei sa ho per lei, mi permetto a mia volta di replicare a questa sua conclusione.

Alle numerose persone che hanno reagito in questo modo a un tentativo di civile discussione, mi sento di dire in tutta coscienza – e Dio solo sa con quanta amarezza nel cuore - che se pensano davvero di instaurare un dialogo o più semplicemente di ottenere qualche cosa definendo “errore” o “fonte di tutti i mali” un Concilio Ecumenico della Chiesa, dando di fatto degli eretici e dei modernisti a tutti i Pontefici succedutisi dopo il Venerabile Pio XII e via dicendo,

Lei sa che personalmente - e come me molti di coloro che amano la Tradizione - non considero in blocco il concilio "fonte di tutti i mali", ma alcuni suoi documenti portatori di 'germi' che sono maturati in frutti avvelenati.
Ciò che ha colpito è il suo qualificarlo come "evento di grazia", senza aggiungere il potenziale, che si sarebbe inverato in una sua effettiva applicazione in reale e non proclamata 'continuità'.
Affermare questo in coscienza, non mi pare sia mancarle di rispetto.
Alcuni accenti un po' 'puntuti'non sono nelle mie corde, ma di certo fanno il paio con la sua vis dialettica tanto efficace quanto, a volte, 'graffiante' nelle stesso modo.
Dovremmo tutti riuscir a fare la 'tara' dei rispettivi 'graffi', dovuti alle coloriture impresse dalla nostra umanità quando non ci immedesimiamo nell'interlocutore.

Proprio perché lei è un sacerdote, un combattente -dei pochi- in questa temperie oscura, ci tenevo a portare avanti questo confronto, correndo il rischio di qualche 'stridore', ma nella speranza di riuscire a toccare le reciproche corde sensibili e cominciare a tessere quel tessuto comune così lacerato, oggi.

mic ha detto...

--- segue

tra poco, più che piagnucolare sul fatto che certe basiliche romane hanno cominciato a negare la celebrazione della Messa in “rito antico”, dovranno farsi in tutto e per tutto una chiesa propria, perché saranno loro chiuse totalmente tutte le porte, a partire dal motu proprio di Benedetto XVI.
E quando ciò accadrà – con mio sommo dispiacere – potranno solo dire, in uno splendido latino: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!


Beh, questa del "piagnucolamento" è un'espressione di ingenerosa non compartecipazione alla gravità dell'accaduto. E non credo che dir questo ad un sacerdote sia mancargli di rispetto; ma semplicemente esprimere con altrettanta franchezza quel che certe sue espressioni suscitano nel cuore dolente e turbato per una sana ragionevole preoccupazione e non solo nel sentimento ferito, pur nella fiducia in Chi tutto ricapitolerà con la sua grazia.

Non si può pretendere di ottenere qualcosa da qualcuno, chiunque esso sia, negando a questo qualcuno, nello specifico caso all’autorità apostolica della Chiesa, il riconoscimento della dignità e la devozione e il rispetto ad essa dovuto, dicendosi però al tempo stesso perfino veri cattolici.

Che ci sia chi usa accenti che non coincidono con una dovuta devozione, spiace anche a me. Le assicuro che per quanto mi riguarda quella devozione e rispetto che sento nel cuore per l'Autorità così come il Signore l'ha istituita: "pasci", "conferma" ... dopo aver assaporato il bastone senza il vincastro non può venir meno formalmente, ma almeno suscitare appelli lo giustifica in pieno e, nei modi e nei contenuti recentemente espressi da questo blog, non mi pare corrisponda né a "piagnucolamenti" né a mancato riconoscimento di dignità e neppure a mancato rispetto.

Ovviamente mi riferisco agli articoli. Certi commenti possono lasciarsi un po' prendere la mano, ma sono reattivi e rispecchiano ferite che rappresentano l'odore di certe pecore che il pastore supremo sta buttando nel precipizio piuttosto che prendere sulle sue spalle o lasciarsi impregnare dal loro odore, come con linguaggio colorito egli ama esprimersi.
Mi aspetto che questo odore non disturbi anche lei. In fondo non lo credo e penso che, anche a voce, potremo serenamente parlarne al più presto.

Quando si è in prima linea è vero che arrivano strali da tutte le parti. Tuttavia sappiamo, anzi 'conosciamo' Chi è il nostro aiuto e il nostro scudo.

Luisa ha detto...

Vedo che don Ariel ha reagito.
Ma che sorpresa nel constatare che non risponde, non ancora, a chi con pacatezza, serietà e rispetto, ha reagito alla sua "riflessione".
Sono tanti i commenti e la stragrande maggioranza sono rispettosi, hanno forse il torto di esprimere stupore e dissenso, ma è un torto così grave il non essere d`accordo con lei don Ariel?
È così grave fare una lettura critica della sua riflessione, riprendendo alcuni punti in modo civile e pacato?

Stupefacente che don Ariel consideri saggio e esaustivo il consiglio di chi gli suggerisce di non perdere tempo con chi ..è partito per la tangente!
Siamo dunque tutti partiti per la tangente, don Ariel ?
Per il solo fatto di averle espresso il nostro stupore e disaccordo su punti precisi?
Forse don Ariel non realizza che, prendendo come esaustivo quel consiglio che rissumerebbe il tutto(!), non fa che mancare di rispetto a chi lo ha letto con attenzione, a chi o legge e lo segue da tempo, e appunto perchè lo segue da tempo, ha stimato opportuno, corretto e giusto reagire.
Don Ariel non può esprimere pensieri e opinioni così duri e "cassants", riprendere i soliti clichés, dare carezze seguite da schiaffi sonori, scrivere quel che io considero un`enormità, e cioè il celebrare la Messa a porte chiuse e il motivo del perchè lo fa, e poi pretendere che i suoi propositi vengano accettati senza reazione.
Il suo modo di esprimersi, che mic gentilmente definisce graffiante, può anche ferire, coinvolge persone che hanno una tutt`altra esperienza della sua e sentono come un dovere quello di testimoniare.
Allora non si stupisca don Ariel se quelle persone reagiscono, mettere tutte le reazioni nello stesso sacco non è la soluzione.


Luisa ha detto...


"Prendiamo il mio scritto, poi prendiamo le sue estrapolazioni con i suoi commenti critici maliziosi e facciamo esaminare il tutto a una persona al di sopra di ogni sospetto, a S.E. Mons. Bernard Fellay … e mi creda, ci penserà lui, con tutto il garbo proprio della sua persona a spiegarle in brevi parole in che modo e soprattutto con quale rispetto deve essere trattato un prete che non la pensa come lei..."

Non so che cosa direbbe Mons. Fellay al quale senza dubbio non sfuggirebbe la retorica di don Ariel fatta anche di carezze che sono preludi ai graffi, se non schiaffi, seguenti, ma se fossi don Ariel non coinvolgerei Mons. Fellay e non mi spingerei sino a sapere quel che dirà e come lo dirà.
Sul rispetto dovuto ad un sacerdote, che è innanzitutto quello dovuto ad ogni persona, un laico può e talvolta deve esprimere la sua opinione ad un sacerdote quando è in disaccordo, ma deve farlo con rispetto, quel che mi sembra invece evidente è che fra voi sacerdoti potete trattarvi in modo duro e senza rispetto.

Cesare Baronio ha detto...

Reverendo don Leci,

La ringrazio per avermi risposto: sarà mia cura risponderLe a mia volta. E mi scuso se Ella può aver trovato offensive certe mie espressioni.

Quanto all'uso di uno pseudonimo, devo dire che non ritengo opportuno presentarmi non tanto perché abbia timore di farmi conoscere, quanto piuttosto per il fatto che non ritengo che quel che dico abbia bisogno di una paternità specifica: desidero che i miei scritti vengano letti e meditati a prescindere da chi li ha scritti, senza curarsi del fatto che io sia l'ultimo dei pievani o un porporato.
Detesto i protagonismi e gli atteggiamenti tribunizi, e credo viceversa che dalle mie parole, ancorché talvolta dure, si possa comprendere l'amore che porto alla Chiesa.
Quanto alla satira, talvolta graffiante, mi pare sia da valutare con ben altro metro di quanto non occorra per un argomento serio.
Mi scuso in ogni caso se Lei può essersi sentito offeso dalle mie parole; ma mi creda: veder trattata la propria madre come una prostituta da chi dovrebbe invece difenderla ed onorarla è un martirio quotidiano doloroso, e umanamente penso si possano perdonare certi toni un po' sopra le righe, pensando al ben peggiore danno causato da tanti, troppi chierici.

+Baronio

Alessio Cervelli ha detto...

Carissimo mic, mi creda, non avevo alcuna intenzione di "gridare"... Lo stampatello maiuscolo serviva a "staccare" il testo del commento che citavo e a cui intendevo rispondere. Per il bene della pace e della verità, per non lasciare amarezze nel cuore a nessuno, specialmente in giorno di Domenica, Dies Domini, Dies Dierum, come lo ha definito il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, vorrei riferire che quanto ho raccontato è stata la mia esperienza personale. Non ho la pretesa che sia la verità assoluta, né che possa venir considerata un'etichetta da affibbiare ad un'intera realtà. Aggiungo un fatto: nelle mie terre mi hanno sovente catalogato col nomignolo di "giovane Lefebvre". C'è un motivo. Sono organista e ho prestato servizio per molto tempo, volontariamente e senza compenso alcuno, alla Messa di Sempre. Ho riscoperto la fede grazie alla Messa di Sempre, ho insegnato a celebrarla a non pochi sacerdoti, ne ho spiegato la bontà di forma e la retta dottrina a molti giovani ed adolescenti. Non me ne sono mai vergognato, né mai me ne vergognerò. Tuttavia, secondo la mia esperienza, ho riscoperto la fede mediante la Messa tradizionale celebrata da buoni parroci, da sacerdoti secolari, da presbiteri "normali", cioè non facenti parte di realtà ecclesiastiche particolari. Le uniche esperienze negative che ho avuto, mi duole ammetterlo ma è così, sono state proprio con sacerdoti della Fraternità: bambini di sette/otto anni che escono terrorizzati dalla confessione, chierichetti che piangono perché dopo la messa hanno ricevuto rimproveri tremendi per delle minuzie risibili, giovani adolescenti che hanno perduto la fede a causa di omelie infuocate che hanno più il sapore dell'ideologia che della retta dottrina. Insomma, a fronte di una bella liturgia, ben cantata, perfettamente celebrata, ho trovato una pastorale, una pedagogia, un criterio di relazione umana che, almeno per quanto mi riguarda, mi ha profondamente deluso ed amareggiato nelle mie vesti di educatore, formatore di giovani e musicista sacro che si sforza da sempre di combattere la buona battaglia della fede, che ha esultato all'elezione di Papa Benedetto XVI e che è stato il primo a difendere e contribuire a diffondere nelle sue terre il Summorum Pontificum ed il Messale del 1962. A tutti il mio fraterno saluto nel Signore, con l'augurio di una serena domenica. Alessio Cervelli

Luisa ha detto...


"più che piagnucolare sul fatto che certe basiliche romane hanno cominciato a negare la celebrazione della Messa in “rito antico”, dovranno farsi in tutto e per tutto una chiesa propria, perché saranno loro chiuse totalmente tutte le porte, a partire dal motu proprio di Benedetto XVI."

Mic ha già risposto, aggiungo solo questo.
Se don Ariel voleva informare noi, e non so chi, che non è "tradizionalista", che non è un "criptolefebvriano", che non è fra coloro che osano criticare il CVII su documenti e punti precisi, può tranquillizzarsi, ci è riuscito in pieno, anche fin troppo bene, ma il troppo storpia.
Vorrei, con tutto il mio rispetto, dire a don Ariel che non è il solo a sentire "amarezza nel cuore", l`hanno senza dubbio sentita molti leggendo certe sue parole.

mic ha detto...

Alessio,
la ringrazio per averci dato ulteriori chiarimenti e anche informazioni sulla sua persona. Mi compiaccio per la sua formazione e sensibilità.
Dire che sono spiacente per le difficoltà di relazione umana e pastorale che testimonia è poco.
Personalmente, devo dire che la mia esperienza qui a Roma è completamente diversa.

Quanto alla formazione (sulla scolastica o meno) dei sacerdoti non mi sono pronunciata (altri lo hanno fatto con maggior cognizione di causa) perché non conosco così a fondo la Fraternità.

Tuttavia da quel che ne conosco, non solo per aver assistito a Sante Messe, ma per aver con grandi frutti spirituali conversato con diversi sacerdoti, essermi confessata con grande consolazione ed edificazione e averne anche sperimentato attenzione e carità spese fino a venirmi a portare i conforti religiosi in un momento di salute precaria, non può portarmi a testimoniare le stesse cose.

Il che significa che non dobbiamo mai prendere una parte per il tutto e invece gioire di tutte le occasioni di grazia che il Signore ci dà.

Alla prossima occasione di confronto, che spero non manchi.

bernardino ha detto...

Egregio Don Ariel,
(fino ad ora ti chiamato caro Don Ariel, da adesso ti chiamo egregio -vedo che vuoi mettere i paletti, vuoi far capire di stare dall'altra parte, altrimenti non ti saresti espresso in questi termini) -

voglio dirti che tu personalmente non hai conosciuto Don Mauro, e ti permetti pertanto di dare giudizi su un sacerdote (magnifico teologo e liturgista, esempio per migliaia di sacerdoti,) che invece io ho conosciuto personalmente (per esssere piu' preciso gli ho servito piu' volte Messa), e ci ho scambiato idee molte volte su questioni inerenti la vecchia e la nuova liturgia e la nuova dottrina scaturita dal concilio e che il post-concilio ha messo in atto. abbiamo parlato di tutto il lavoro svolto dalle commissioni preposte alla preparazione del concilio e che poi per ordine di G.XXIII e' stato gettato tutto alle ortiche, quindi si e' proceduto solo su ogni cosa che veniva in mente ai P.Conciliari giorno per giorno (e dove Bugnini faceva e disfaceva a sua piacere sia con l'aula e sia con P.VI - leggiti le riforma liturgica di Bugnini e capirai) abbiamo parlato delle 4 costituzioni e dei nove decreti e delle 3 dichiarazioni conciliari, analizzando tutti i documenti.
Abbiamo parlato di Iota Unum e Stat Veritas di R.Amerio molto a lungo dei testi di Mons. Gherardini e De Mattei nonche dei libri di Maria Guarini e Cristina Siccardi.
Non so' se almeno questo ti basta per farti capire che non siamo dei vecchi sprovveduti e che i sacerdioti della FSPX non parlano tanto per ...... ma parlano con documenti alla mano della Chiesa di sempre e confrontano insieme a noi le novita' conciliari.
Comunque spero che tu possa riflettere su alcune persone e su alcuni temi vitali per la Chiesa e possa essere di esempio per altri sacerdoti che sono al limite dell'eresia.
Se girassi un po' di piu' a visitare le nostre Chiese (che io considero ancora Casa di Dio) e le chiese moderne, gia' vedresti come noi trattiamo il Signore e come viene trattato dal popolo novatores. In certi casi mi son messo le mani nei capelli, - tu non so'.
Ti comunico inoltre che non conosco solo Don Mauro della Fraternita', ne ho conosciuti diversi, e per la dottrina sono tutti uguali.
Ti voglio specificare che non faccio parte organica della SPX, ma vado da loro per la S.Messa e la Dottrina e perche' li ho ri-trovato la Chiesa Cattolica.
Anche fuori della FSPX ho trovato alcuni sacerdoti modello di Chiesa, sono pochi, ma per motivi di spazio e tempo non posso nominarli uno ad uno- uno e' Don Vallauri altri nei F.I. altri nell'ICRSS.

Ma per cambiare ormai la massa imbevuta di modernismo e che non conosce piu' la Dottrina Cattolica Dovremmo svuotare tutto e ricominciare daccapo.
Il mio grande gruccio e' per i giovani ed i bambini, che fine faranno? Solo Dio ci puo' aiutare.
Siamo tutti nelle braccia della Vergine SS.ma.

mic ha detto...

fino ad ora ti chiamato caro Don Ariel, da adesso ti chiamo egregio -vedo che vuoi mettere i paletti, vuoi far capire di stare dall'altra parte, altrimenti non ti saresti espresso in questi termini

Caro Bernardino,
voglio rettificare questo che dici. Nessuno di noi né don Ariel è o si pone "dall'altra parte". Né tanto meno lo è la FSSPX. Stiamo vivendo un momento doloroso e pieno di difficoltà e insidie.
Ognuno ha detto la sua. Speriamo che il Signore ci aiuti a meglio comprenderci e sentirci davvero uniti in Lui.

bernardino ha detto...

Grazie Maria,
ma l'articolo fa' capire come se ci fossero barriere, cosa che io non accettero' mai, comunque certe espressioni o certi metodi di parlare rendono l'idea di cosa si pensa di chi non e' allineato alla tua idea. questo avveniva 60 anni fa' in certi ambienti politici. Tu mi capisci vero?
Noi siamo per discutere quando le cose non vanno bene e cerchiamo di trovare una soluzione che possa essere quella della verita'.
Non potro' mai accettare di far deridere o compiangere le mie idee di Cattolico Romano da nessuno.
Cerco di farmi capire sulla dottrina Cattolica e se possibile farla accettare, non costringo e non falsifico, e credo che nessuno di noi falsifichi o inganni con ipocrisie. Noi non abbiamo alcuna ipocrisia, Cristo ci ha lasciato il Vangelo, e quello e' chiaro come il sole.

Anonimo ha detto...

Se posso esprimere un'opinione personale, ci stiamo facendo del male tra noi. I vescovi e preti modernisti saranno l'80 per cento, per non parlare dei cosiddetti fedeli. Non dovremmo essere così litigiosi tra noi e cercare di restare uniti: qui si stanno facendo a pezzi dogni, morale, si amoreggia con lobbies impresentabili e noi, minoranza non allineata, ci prendiamo a mazzate? Penso che sia una strategia suicida. Don Ariel è un prete coraggioso e fedele come pochi, che fa quello che dovrebbero fare i confratelli e che non fanno, difende la verità, combatte le potentissime lobbies gaie come pochi. Ha espresso un commento molto rispettoso verso Lefebvre e non ha assolutamente negato la validità delle ordinazioni della fsspx come fanno subdolamente e falsamente anche molti allineati, ha espresso delle perplessità su certi atteggiamenti e su una certa preparazione teologica. Sono posizioni discutibili, criticabili? Certo, ma con carità e affetto che si deve a un sacerdote, un fratello che combatte in prima linea. Alcune risposte mi sono sembrate un po' eccessive. Vogliamo perdere anche lui? Vogliamo inimicarci tutti e divorarci tra noi? Sapete quanto godono i modernisti, che sono la vera rovina nella Chiesa, nel vedere ció? Pensiamoci, contiamo fino a dieci prima di farci così del male da soli, Mic voleva una discussione pacata e quella era la strada, non ho paura di essere antipatico o isolato se serve alla verità, ma non è una cosa che mi piace né che va cercata, stiamo uniti tra noi, la notte è davvero oscura...
John

Luisa ha detto...

Secondo don Ariel coloro che reagiscono perchè
" certe basiliche romane hanno cominciato a negare la celebrazione della Messa in “rito antico”, non fanno altro che "piagnucolare", ebbene vorrei domandare a don Ariel, che parla tanto di rispetto, se con le sue parole ha rispettato mic che si sta impegnando affinchè si organizzino e si facciano sentire le voci di chi subisce quelle ingiustizie.
Forse che mic sta piagnucolando?
Don Ariel, mi domando e le domando: il suo bisogno di prendere le distanze dai cattolici detti tradizionali giustificava forse tale mancanza di attenzione?
Mic le ha messo a disposizine questo spazio per poter pubblicare la sua "riflessione", un attimo di ...riflessione prima di scrivere quelle, e altre, parole non sarebe stato di troppo.
Ma almeno quelle parole hanno avuto il "merito" di chiarire il pensiero di don Ariel su certi punti, un pensiero che ignoravo .

Anonimo ha detto...

«… un tentativo di civile discussione" (Ariel Levi)…

Um "tentativo de civil discussão" mal se compadece com afirmações ultrajantes para os católicos, doravante perseguidos, que frequentam a Santa Missa.

E este inconsiderado sacerdote, que não tem a coragem de a celebrar em público, vem agora queixar das reacções que suscita por parte das pessoas que ridiculiza !

Que despudor, que falta de vergonha!

Anonimo ha detto...

Appunto, Cristo ci ha lasciato il Vangelo e noi, che non siamo sprovveduti e non siamo banderuole, lo leggiamo, lo rileggiamo e constatiamo dove errano i preti che non lo annunciano in modo corretto, ci permettiamo, nei limiti del dovuto e con educazione, di contestare certe affermazioni del vdr che non riteniamo consone al ministero petrino, ma il tutto in clima di serenità, in questa discussione mi pare si sia andati oltre le righe, costringendo la povera Mic a fare evoluzioni che neppure l'Uomo ragno. Manteniamoci saldi, ma non litighiamo fra noi, se questa chiesa non ci piace per qualsiasi motivo, abbiamo per certo che non è la vera Chiesa e Quella, con indefettibile certezza, è in buone mani, il Signore sembra che stia dormendo, ma veglia sempre su di noi, non ci lascerà affogare, la Sua mano è sempre tesa verso di noi, non facciamocela scappare. Buona Domenica a tutti e che Dio ci benedica e ci accompagni sempre in questo difficile cammino . Lupus et Agnus.

Don Marco ha detto...

Sono un sacerdote diocesano, quindi, non un sacerdote della Fraternità. Devo dire che l’articolo di P. Ariel mi lascia molto perplesso e in un certo senso sconcertato. Faccio fatica a capire l’astio di un prete che si ritiene (almeno mi sembrava) tradizionalista verso i sacerdoti della Fraternità. Ma non vorrei soffermarmi su questo aspetto (visto che lo hanno fatto tantissimi prima di me) né parlare della “Messa di sempre” dato che non l’ho mai celebrata (anche se non mi dispiacerebbe). Vorrei invece soffermarmi su due aspetti che P. Ariel nel suo livore “anti-lefevriano” esagera in un modo sproporzionato. Il primo: “le peggiori eresie che si sono sviluppate nei primi otto difficili secoli di vita della Chiesa, per seguire coi successivi scismi, sono infatti sempre nate per tutelare la vera fede e la vera Chiesa”. BOOM!!! Ora non so cosa intenda P. Ariel per “tutelare la vera fede della Chiesa”, ma non credo che gli Ebioniti, i doceti, gli gnostici, i montanisti, i monarchiani, gli adozionisti, gli ariani, i priscilliani, i nestoriani, i monofisiti (per citare solo i primi tre-quattro secoli) abbiano voluto tutelare la vera fede della Chiesa. Ogni setta eretica si sente come vera Chiesa, ma la vera Chiesa ha sempre messo in evidenza e condannate le eresie dottrinali di queste sette. Mi pare disonesto e ingiusto accusare la Fraternità (come P. Ariel in pratica conduce a pensarlo, anche se non lo dice chiaramente) di eresia. Della Fraternità si può dire di tutto tranne che professa eresie e P. Ariel dovrebbe avere il coraggio, con documenti alla mano, di dimostrare questa sua affermazione, e non semplicemente di sparare assurdità. Ma, e qui veniamo al secondo punto, probabilmente per P. Ariel i sacerdoti della Fraternità sono eretici perché si mettono contro il “superdogma” del CVII. “Sbaglia chi afferma che il post concilio è la conseguenza logica e naturale del concilio, (…)Il Vaticano II è stata un’azione di grazia dello Spirito Santo nella sua Chiesa, ed a nessun cattolico che sia veramente tale è lecito affermare, come purtroppo si sente dire o come a volte capita di leggere, che “La fonte degli errori è proprio il Concilio” o che “Il Concilio è stato” nientemeno che una colossale opera del Demonio”, per seguire con varie altre assurdità che chiunque può liberamente proferire, ma cessando all’istante di essere cattolico per divenire altro, al momento che rifiuta in modo così ostile e aperto un atto solenne celebrato dai Padri Vescovi riuniti in una assise ecumenica sotto la presidenza del Successore degli Apostoli”. Ripeto, io sono un sacerdote diocesano, ma non condivido per niente questa affermazione di P. Ariel. Dopo 50 anni mi sembra che si possa affrontare con maggiore serenità un discorso sul Concilio che non si fermi solo all’irenica frase che con il Concilio è iniziata la primavera della Chiesa e che mai come dal CVII la grazia della Spirito Santo ha agito nella Chiesa. Sono arci stufo di questi stupidi slogan. Il disastro dottrinale, di fede e di costume è evidente in tutte le parrocchie della varie Diocesi e non ci sono frasi di circostanza che possano nascondere questa tragedia. Se i frutti sono questi, caro P. Ariel, l’albero che li ha prodotti è veramente sano? Chiederselo non significa non essere più cattolici, ma è solo questione di sano realismo, e io pur essendo un prete diocesano sono convinto che i germi di questa catastrofe stanno proprio nei documenti del CVII. Caro P. Ariel il CVII non è un superdogma che non va affatto messo in discussione altrimenti si cade nell’eresia (ma che confusione su questo concetto di eresia). Nessuno di noi ha soluzioni in tasca, ma mi sembra molto più onesto mentalmente e culturalmente incominciare ad avere dei dubbi sulla bontà di molte affermazioni che oggi sembrano intoccabili senza il pericolo di sentirsi “eretici” o cessare di essere cattolici. Don Marco

RIC ha detto...

Don Ariel continua a non rispondere alla critica che in molti gli abbiamo rivolto (io in primis: crede davvero giusto celebrare a porte chiuse? Non pensa che cosi' facendo nega la Santa Messa a persone che vorrebbero assistervi con le migliori intenzioni e non per bearsi della visione di pizzi e merletti?

Marco Marchesini ha detto...

Alessio,
mi spiace davvero per le brutte esperienze che hai avuto. Quei comportamenti che descrivi sono esagerazioni inaccettabili e fanno oggettivamente male ai fedeli.
Il fanatismo non porta mai a niente di buono da qualunque parte provenga.
Almeno qui in Italia la situazione è nettamente diversa. Hai provato a parlare con questi Sacerdoti in maniera chiara e schietta?
Magari ti ascoltano. Dì loro che i Sacerdoti della FSSPX in Italia si comportano diversamente e ci sono tanti buoni frutti.

Condivido con il post di "bernardino". Parlando per esperienza personale, posso dire di essere sulla stessa lunghezza d'onda.

Alessio Cervelli ha detto...

Per Marco Marchesini.
Carissimo, mi creda, ci ho provato, con l'unico risultato di venire etichettato come modernista eretico. Insomma, una bella esperienza, non c'è che dire! Dai modernisti delle mie terre bollato come "novello Lefebvre" perché sostengo la bontà del Messale del 1962 (che ho studiato per anni e che conosco abbastanza bene da aver potuto insegnare a più di un sacerdote come fare a celebrare e il significato del linguaggio mistagogico di questo rito venerabile); dall'altro lato mi vedo marchiato come un modernista fuor dell'ortodossia. E' mai possibile che non si possa semplicemente essere "inquadrati" come fedeli cattolici di retta fede? Sapesse quante volte ho spiegato a chi me ne ha chiesto le mie perplessità circa il modo, i mezzi e le persone che hanno condotto la riforma liturgica... Anzi, a Dio piacendo, entro l'anno può darsi che esca in pubblicazione un mio secondo lavoro (il primo, dedicato a Bach, è questo: http://www.bonannoeditore.com/it/scheda_libro.php?id=1637)all'interno del quale ho dedicato ben settanta pagine ai gravi fatti della riforma liturgica del post-concilio.

Alessio Cervelli ha detto...

RACCONTO DI UNA TESTIMONIANZA DATAMI DAL MIO PRIMO MAESTRO DI MUSICA SACRA E DI DIVINA LITURGIA.

Carissimi tutti, quella che vi propongo è la sobria, mite analisi che il mio primo maestro, addormentatosi nel Signore quest'anno, mi dette pochi mesi prima della sua morte:

"Sapessi quante volte in vita mia ho confessato persone che, pur avendo tutto quello che di materiale si potrebbe solo sognare, venivano a mostrarmi le ferite di una miseria interiore, di un vuoto, di una disperazione infinita; mi rammentavano quale consolazione venisse loro da una bella Messa cantata, con musiche d’organo, buon canto di popolo, begli arredi sacri e paramenti splendidi addosso al celebrante: quelli erano i momenti – sono parole loro – in cui quel vuoto, quella fame, quella povertà venivano appagati. Del resto lo sai bene pure tu, figlio mio, quanto sia più facile trovare chiese piene e con una larga partecipazione giovanile presso quelle comunità che oggi celebrano la Messa in latino del Motu Proprio, così come quanto siano affollati i seminari e i noviziati di quegli ordini religiosi e congregazioni che hanno abbracciato la tradizione pre-conciliare. Intendimi bene: la cosa mi preoccupa non poco, per varie ragioni…".
"Come mai, padre?", gli domandai perplesso, io che sono piuttosto innamorato della Messa tridentina.
"Vedi, figlio mio: può capitare che, in fase di crescita, per problemi fisici di svariata natura, una gamba manifesti un principio d’anomalia, e tenda a storpiarsi. Così, i genitori e i medici collaborano insieme con opportune terapie ed interventi per risolvere sul nascere questo problema". (continua)

Alessio Cervelli ha detto...

TESTIMONIANZA DEL MIO PRIMO MAESTRO (CONTINUA)

"E’ la stessa cosa col “corpo della Chiesa”. La salute della fede era molto buona, ma poteva crescere e migliorare: si poteva lasciare spazio ad una maggiore partecipazione alla Messa, con canti appropriati, le letture ed alcune parti della liturgia in lingua nazionale, più spazio nella vita parrocchiale alla lettura delle Sacre Scritture accanto al catechismo, e così via. Ora, la cosa migliore per la gamba del paziente è sottoporla a terapie che, certo tengano conto delle innovazioni in ambito medico, ma che non commettano l’assurdità di tagliare i ponti con la letteratura clinica precedente, anche solo per non ripiombare in vecchi errori, oltre che per avvalersi dell’esperienza e delle ottime scoperte fatte dai predecessori. Se invece arriva un’equipe che, col logorroico entusiasmo, sbandiera una cura miracolosa, innovativa, sperimentale ma dall’esito assicurato, vi sottoponiamo il paziente e questa gamba, anziché guarire, peggiora in poco tempo e rasenta la storpiatura, andrà a finire che occorrerà praticare una volontaria, drastica frattura clinica delle ossa, per poter sistemare gli sbagli sciagurati di questi “geni dell’innovazione” e poi cominciare una paziente, faticosissima terapia di risanamento. Ecco, noi siamo a questo punto: ne ho davvero tutta l’impressione. Solo che una tale situazione non può che spaventare e deludere. Restano delusi coloro che avevano investito tanta aspettativa e speranza in questa cura sperimentale che è lo “spirito del Concilio”: anzi, spesso troviamo personaggi che si sono talmente inebriati di esso da rifiutare ideologicamente di ammettere il fallimento della rivoluzione innovatrice post-conciliare. Ma vi sono poi gli spaventati, coloro che, consapevoli della validità di un saggio legame con quanto ci ha preceduto nei secoli, sapevano bene che gettarsi tra le braccia della tradizione era seguire l’esempio dell’apostolo Giovanni, che reclina il capo sul Cuore del Signore Gesù, conscio dei tesori e delle ricchezze che vi erano contenute. Vuoi per spavento, vuoi per le accanite e sprezzanti persecuzioni che questi ultimi hanno dovuto subire negli ultimi cinquant’anni, si è inevitabilmente creata la “storpiatura della gamba”, una sorta di sospettosa e sfiduciata chiusura verso tutto ciò che di nuovo può venire. Così, però, si rifiuta a priori qualsiasi intenzione di novità, di cambiamento, anche se prima fosse stata sottoposta ad un prudente esame, compiuto sì secondo il criterio della Tradizione della Chiesa, ma anche col cuore aperto a la vista allargata di chi sa bene che “ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (CONTINUA)

rosa ha detto...

OT: ed intanto il VdR battezza una bambina figlia di una coppia sposata solo civilmente ! ( dal Giornale di oggi)
rosa
PS: qual e' l' opinione dell' egregio Don Ariel?

Alessio Cervelli ha detto...

TESTIMONIANZA DEL MIO PRIMO MAESTRO (CONTINUA)

"In altre parole, potremmo dire che ogni insegnante, maestro, liturgista, teologo proveniente da una convinta e sincera adesione a tutta la Tradizione, deve anche saper riconoscere e discernere i segni di crescita e i desideri sinceri e buoni del “corpo della Chiesa”, secondo un’autentica e sana innovazione nella tradizione, come del resto è sempre avvenuto nei secoli passati. Ho i miei anni sulle spalle, ho vissuto a lungo, ed ho proprio l’impressione che questa via di sano equilibrio, dato dall’amore grato e riconoscente per il passato e un’apertura prudentissima ma serena verso l’oggi, non ci sia mai stata. Et voilà: tradizionalisti comprensibilmente incattiviti da un cinquantennio di dinieghi e derisioni da un lato, e dall’altro personaggi ideologizzati dalla modernità delusi ma intestarditi sulle loro ormai palesemente errate convinzioni. Ho tanta paura che siamo arrivati alla necessità di attuare una frattura clinica a questa gamba, che ha preso davvero una brutta piega. Papa Benedetto XVI ha dato inizio a questa operazione, in continuità coi documenti magisteriali di Papa Giovanni Paolo II.
Sai, su Papa Francesco possiamo dire ben poco, per più motivi. E’ da poche settimane sul soglio di Pietro (N. B. il mio maestro sarebbe morto poco tempo dopo queste parole), è un uomo che proviene da un’altra cultura; è un gesuita della vecchia guardia, cioè di quegli uomini accanto ai quali potresti passarci una vita intera senza conoscerli mai, tanto sono bravi a tener nascosto ciò che realmente pensano, per mera prudenza e dominio di sé. La mia preoccupazione è il fraintendimento da parte della nostra gente europea e dei mass-media del continuo richiamo del Santo Padre alla povertà, che io sono propenso ad interpretare come un invito alla “sobrietà” di costumi di vita quotidiana, anche nel clero. Altra cosa, invece, è la Liturgia. Forse il Curato d’Ars non era un uomo di Dio che viveva nella più assoluta povertà? Accidenti se lo era! Eppure ha lasciato una chiesa splendida ed una sacrestia ricolma di paramenti ed arredi sacri degni della Cattedrale di Notre Dame, perché, come diceva lui stesso: “Per rendere culto a Dio niente è mai abbastanza bello!”. Andava d’accordo con San Tommaso d’Aquino, quando scrive la sequenza del Lauda Sion, non ti pare? Loda, Sion, il Salvatore, loda la tua guida ed il tuo pastore con inni e cantici. Osa tutto ciò che puoi, perché Dio è ben più grande di ogni lode, e tu non puoi produrre un canto che sia sufficientemente degno! Ed è vero: non c’è canto sufficientemente degno; ma osa, osa più che puoi, perché è in questo osare che il tuo amore soprannaturale per Dio si mantiene in cammino, si rinnova, si alimenta e lascia dietro di sé frutti magnifici d’arte, musica, architettura e teologia! Se non si osa, figliolo, se ci si ripiega sul ragionamento che a Dio tutto questo non serve (ed è vero; però serve a noi, così come la grazia dei Sacramenti), sopravviene l’apatia liturgica e lo sciattume culturale che poi è indice di disordine interiore circa la vita di fede e la vita di grazia". Ecco... sono questi, i santi preti che mi hanno insegnato l'amore per la Divina Liturgia ed la vera natura del linguaggio della bellezza nella Lode di Dio e nel servizio al Suo Popolo. (FINE)

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Cara Luisa.

[parte Prima] Se c’è qualcuno che non risponde nel merito, questa è lei che in modo passionale continua ad accusarmi di avere detto cavoli verdi mentre io ho fatto – ed è qui, scritto e pubblicato nel mio articolo e nelle mie risposte – una apologetica sui pomodori rossi. Legga la mia risposta cumulativa data a tutte le risposte e poi la risposta sua e vedrà che è lei a non rispondere nel merito.
Le rispondo dunque non con le mie opinioni sentimentali né con lo spirito del cosiddetto animo ferito ma carte alla mano con la storia della Chiesa e dei Concili ecumenici.
Veniamo anzitutto alla frase ribattuta in tutti numerosi i blog legati alla cosiddetta Tradizione: "Il Vaticano II è stato un concilio pastorale e non dogmatico". E' vero, com’è vero che prima dei cosiddetti tradizionalisti lo hanno detto Giovanni XXIII che lo ha aperto e Paolo VI che l'ha chiuso. Affermare in modo martellante la pastoralità del Vaticano II non è affatto una scoperta, non è uno smascheramento ma un ovvio dato di fatto. E siccome, la storia, non è un’opinione opinabile, come non lo sono i documento storici della Chiesa, la informo che neppure il sacrosanto Concilio di Trento è stato un concilio dogmatico, ma un concilio disciplinare. E usando certi “vostri” parametri dirò di più e con impeccabile rigore, perché applicando la “vostra” logica si potrebbe serenamente affermare che il tridentino è stato il primo concilio filoprotestante della storia visto che, atti e documenti alla mano, se andiamo a leggere le proteste di Lutero sulla corruzione dei costumi della Chiesa e appresso i canoni del Concilio di Trento, scoprirà - se ha l'apertura mentale e spirituale per riconoscere questa verità storica - che il concilio tridentino tramuta in canoni molte delle istanze o se preferisce delle proteste di Lutero. Lumi sul Protestantesimo e su Lutero possono essere chiesti a quel “pericoloso modernista” nonché notorio “progressista della Nouvelle Theologie" di Brunero Gherardini, considerato uno dei massimi esperti al mondo di Lutero e del Protestantesimo.
Siamo forse dinanzi al primo concilio eretico della storia della Chiesa?
Proseguo sempre a rigore storico: lei sa quale ribellione ci fu al messale di San Pio V quando fu promulgato? Con intere famiglie monastiche che si rifiutavano di applicarlo rivendicando i propri riti costruiti sui vari messali precedenti?
E giacché tra i commentatori qualcuno sbeffeggia anche Benedetto XVI circa il suo discorso legato al fatto che il concilio non è stato ancora veramente applicato, vi informo cosa è accaduto con l'applicazione del tridentino: nel 1601, all'età di nemmeno 19 anni, in mancata ottemperanza ai canoni del concilio che prevedeva 25 anni minimi di età per la consacrazione dei presbiteri, veniva consacrato sacerdote Vincenzo de’ Paoli. Nel 1750, nel meridione d'Italia e non solo, anche in altre parti del nostro Paese e d'Europa, a distanza di quasi due secoli e mezzo dal tridentino non erano stati ancora istituiti i seminari obbligatori per la formazione del clero, ed i futuri sacerdoti seguitavano a essere formati, in modo sommario e quasi sempre insufficiente, dai parroci. Se poi vuole proprio le fonti le cito tra le numerose l'archivio storico arcivescovile di Napoli e la Biblioteca storica lagoniana presso l'arcivescovado di Siracusa. Quando infine furono istituiti i seminari, in essi venivano solo mandati i pochi selezionati per la futura "classe dirigente", mentre a fine Settecento inizi Ottocento, in molte zone, a quasi tre secoli dal Concilio di Trento, dei poveri (e talvolta santi) parroci di campagna, proseguivano con un po' di catechismo di base a formare i futuri preti destinati alle zone rurali.
Detto questo, vogliamo seguitare a prendere in giro Benedetto XVI per avere parlato, a soli 40 anni di distanza, della non applicazione del Vaticano II? [segue nel post successivo]

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Cara Luisa.

[parte seconda] E veniamo ai cosiddetti ribelli in nome della vera tradizione cattolica. Non è un caso che persino durante il Concilio di Costantinopoli qualcuno dei Padri della Chiesa così avesse commentata l’assise: “Credevamo di andare a pregare, a riflettere sulle preziose questioni della fede e a difenderle, mentre invece pareva di essere a una battaglia navale o a dei crudeli giochi gladiatorici”. In tutti i concili ci sono state frange di ribelli, a volte guidate da qualche vescovo, che hanno rigettato il concilio. E' accaduto, per parlare solo di tempi recenti, non solo col tridentino ma anche col Vaticano I, da parte di quanti guidati da un vescovo prenderanno poi nome di veterocattolici, i quali accusarono senza mezzi termini Pio IX di eresia.
Ma vediamo adesso in breve la fine che hanno fatto, nel corso della storia, coloro che si sono puntualmente ribellati ai concili in nome della vera e pura tradizione della Chiesa. I seguaci nati dalla protesta di Lutero che mutarono in uno scisma le proteste e le istanze del sacerdote e monaco agostiniano, hanno abolito il sacerdozio ministeriale e visto che c'erano un po' di altri sacramenti, ed oggi, nei soli Stati Uniti, i protestanti sono oltre 5.000 denominazioni diverse, perché ogni ministro di culto ha finito col fondare più o meno la propria chiesa personale.
I veterocattolici che dettero dell'eretico a Pio IX, oggi ordinano vescovesse lesbiche che ordinano sacerdoti gay in una chiesa in odor di gnosi-new age [segue nel post successivo].

viandante ha detto...

A volte si confondono le cause con gli effetti.
Se ci si lamenta è perché le chiese e la vita della Chiesa sono chiuse alla Tradizione. I nostri lamenti non sono la causa della chiusura alla Tradizione da parte della Chiesa!

Il nostro lamento é la nostra preghiera più sincera e il segno dell'Amore che abbiamo per Cristo e per la Chiesa.
E per noi sarà sempre un onore poter continuare ad assistere la Messa di sempre, anche fosse celebrata in un cantinato. Proprio come diceva Sant'Atanasio (che tra l'altro non lasciò la casa per fuggire, ma fu esiliato): Voi avete le chiese noi abbiamo la fede.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Cara Luisa.

[terza parte] Questa, mia cara, è la storia della Chiesa, non le mie opinioni umorali e soggettive, con buona pace per lei che invece, imperterrita e indomita, si spinge persino a ipotizzare cosa potrebbe dire o rispondere il Vescovo Fellay se gli fosse sottoposta questa diatriba per avere un suo giudizio personale al di sopra delle parti. Fortunatamente, il Vescovo Fellay, preso dai venti interni portati avanti purtroppo anche da certi “talebani” della Fraternità, non ha tempo per sprecare la sua santità personale e la grazia della pienezza del suo sacerdozio per queste diatribe da poco.
Alla domanda, cara Luisa, perché celebro la Messa in “rito antico” a porte chiuse una volta a settimana, rispondo senza problema proprio con la risposta cruda che volevo evitare, tanto che nel mio articolo mi sono limitato a cercare di farlo solo capire. Forse però non sono stato chiaro? Ebbene le offro la mia risposta che però contrasta totalmente con quanto di veramente idilliaco hanno scritto in qua e il là diversi commentatori che hanno scoperto isole felici che purtroppo io non ho conosciuto in celebrazioni in “rito Antico” alle quali ho partecipato o assistito a: Bologna, Ferrara, Firenze, Roma (in più chiese inclusa la basilica castrense del Panteon), Napoli, Salerno, Catania, Palermo, oltre a vari paesi Europei. Ho conosciuto e conosco numerosi confratelli sacerdoti, autentici amanti della tradizione e del “rito antico” che hanno sospeso le celebrazioni e che, analogamente a me, celebrano a porte chiuse, solitamente il sabato, con un gruppo ridotto e selezionato di fedeli. Vogliamo coinvolgere anche questi preti nella discussione e chiedere a tutti loro perché o devo invitarli a postare con nome e cognome i loro commenti ed esperienze dirette, come del resto la mia? Quante volte, come me, nella migliore delle ipotesi, si sono sentiti dire da diverse persone a fine celebrazione: “Questa sì che è la Messa valida, la sola valida, non certo quella Messa eretica celebrata in italiano sul messale di … quell’anticristo di Paolo VI”, esattamente come mi disse una volta una coppia di sposi grandi frequentatori della celestiale comunità di Albano Laziale, loro benefattori e collaboratori attivissimi per l'organizzazione delle attività e la cura dei fanciulli, non certo due pazzerelli passati per caso?
Su di noi sacerdoti, oltre naturalmente sui nostri Apostoli, i vescovi, corre l’obbligo di mantenere l’unità tra le membra sempre più disarticolate e confuse del Popolo di Dio, a maggior ragione, che si tratti di una Messa Pop o di una Messa in rito antico, l’una come l’altra non può creare né sconcerto né soprattutto divisione.
Ritiene adesso che le abbia risposto esaustivamente nel merito? [fine delle tre parti del commento]

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Gederson Falcometa ha detto...

Benedetto XVI ha richiesto della FSSPX di accetare il Concilio senza la sua interpretazione. Come qualcuno può accetare qualcosa senza sappere che cosa acceta e camminare in una strada sbagliata?

ti spiego io come si può accettare: con la fede, caro Falcometa, con quella fede che Agostino aveva perchè incentrato sulla grazia, mentre invece non l'aveva Pelagio, incentrato sulla natura, sul pensiero, la forza e la capacità dell'uomo.
Capito? La fede, non quella dei post conciliaristi, ma dei grandi Santi, Padri e Dottori della Chiesa ...
In ogni caso fatemi capire: Benedetto XVI ha richiesto l'accettazione dei documenti (e ripeto: dei documenti) del Concilio Vaticano II, non invece la accettazione della loro interpretazione fatta successivamente nel post concilio, ed invece di gettarsi ai suoi piedi, per tutta risposta vi siete stracciati le vesti seguitando a urla al "concilio eretico"?.
Ma questa è vera e propria lungimiranza, vera e propria lungimiranza qualificante le persone e le situazioni ...

Zag ha detto...

Don Ariel,
Ho conosciuto questo a blog a seguito del link di un suo articolo che mi era piaciuto e, al momento, anche se non ci conosciamo personalmente, posso dire di aver trovato gradevole il suo stile e le sue considerazioni piene di spunti di riflessione. Credo che se nella Chiesa ci fossero più sacerdoti come lei la smetteremmo con le diatribe tra conservatori e progressisti, perché riscopriremmo la vera fede cattolica.
Mi auguro che lei continui a inviare i suoi contributi, noncurante dei commenti irriverenti di chi sembra impegnato in una quotidiana "par destruens" piuttosto che in una "par construens". Le assicuro la mia piccola e misera preghiera per il suo ministero sacerdotale, affinché possa beneficare tante anime.

rosa ha detto...

non essendo ne' teologa, ne' liturgista, ma semplicemente una fedele, mi chiedo:
ma la situazione del Cattolicesimo oggi e' buona o cativa ? e' fiorente o semiagonizzante ? se si risponde che e' buona e fiorente, OK, i tradizionalisti sono dei sorpassati e l' FSSPX e' reazionaria, e i sedevacntisti sono eretici.
Ma se invece la situazione e' negativa, e il cattolicesimo, almeno in Europa, e' semiagonizzante , quali ne sono le cause? qual e' l' anamnesi del paziente ? da quando ha iniziato a star male ? e' vero che non sempre "post hoc, propter hoc", ma vogliamo veramente negare che a aprtire dagli anni70, dopo l' introduzione dell' NO, le cose sono andate di male in peggio?
So che e' difficile ritornare sui propri passi, ed ammettere di aver sbagliato. ma se si tiene al proprio paziente, e si ha anche un. erto qual timor di Dio e della legge umana, meglio rivedere il caso clinico, magari consulatndosi co icolleghi, e provare a cambiare cura. O no ?
rosa

mic ha detto...

Alla domanda, cara Luisa, perché celebro la Messa in “rito antico” a porte chiuse una volta a settimana, rispondo senza problema proprio con la risposta cruda che volevo evitare, tanto che nel mio articolo mi sono limitato a cercare di farlo solo capire. Forse però non sono stato chiaro? Ebbene le offro la mia risposta che però contrasta totalmente con quanto di veramente idilliaco hanno scritto in qua e il là diversi commentatori che hanno scoperto isole felici che purtroppo io non ho conosciuto in celebrazioni

Caro don Ariel,
molte delle sue considerazioni sono condivisibili. Tuttavia le osservazioni che le sono state fatte non erano per presentare un quadro idilliaco o isole felici, che purtroppo non ce ne sono, ma testimonianze di fedeli che credono e cercano di vivere ciò che esprimono, al di là delle realtà da lei incontrate.

Ma ugualmente resta problematico per me pensare alla sua celebrazione a porte chiuse, che preclude una pastorale che in realtà non potrà mai decollare, dato che il primo a non curarla è evidentemente lei perché forse non la ritiene così importante.

mic ha detto...

Quanto al discorso sul concilio, ci sono tanti e tali studi che non può essere liquidato con le frettolose considerazioni di questa discussione.

E' evidente che non è stato applicato e ciò che ne è stato realizzato ne ha concretizzato le parti innovative che non è difficile dimostrare in 'rottura' non tanto con la Tradizione, che i può rischiare di far diventare un feticcio, quanto con la Verità che veicola e che molti di noi hanno ricevuto dalla Chiesa e nella Chiesa.

Potremmo continuare per ore e per pagine intere e non ne verremo mai a capo.
Credo che oggi come oggi il problema sia umanamente insolubile, se persino tra noi ci perdiamo in questi meandri inestricabili.

Sarà il tempo la preghiera e la storia, Deo adiuvante, a dare le risposte che oggi non abbiamo.

Luciana Cuppo dal web ha detto...

Di commenti sulle "Riflessioni" di don Levi ce ne sono stati tanti, specie su Chiesa e postconcilio, e molti hanno gia' detto, meglio di me, quanto avrei detto io; mi associo in particolare alla risposta di monsignor Cesare Baronio. Nelle parole di don Levi c'e' molta spocchia e poca sostanza, quest'ultima, come spesso accade, in misura inversamente proporzionale alla prolissita'.
Et de hoc satis? Utinam! Bisogna invece rilevare qualche crepa - no, vertiginoso abisso - nella "solida formazione teologica" attribuita al Nostro da Maria Guarini; la quale "solida formazione", con buona pace di Mic, fa acqua peggio di uno scolapasta. Esemplifichiamo:

(1) Scrive don Levi: "una verita' che puo' essere anche ottima, ma slegata dall'unita', resta parziale e incompleta." Da quando in qua l'unita' e' un requisito perche' un'affermazione sia vera? La Chiesa (poiche' di "verita' che risiede nell'unita' della Chiesa" si trattava) e' unita se ed in quanto aderisce alla Verita', non viceversa; e la verita' non dipende dalla maggiore o minore unita' fra i membri della Chiesa, ma da Colui che ci avverti' di non esser venuto a portar la pace, ma la spada.

(2) Scrive ancora don Levi: "Non sono stato consacrato sacerdote per la mia personale spiritualita' ma per servire il Popolo di Dio come la Chiesa mi comanda di fare e per offrire per esso il Sacrificio Eucaristico."
Don Levi, come ogni sacerdote, e' stato consacrato per essere un alter Christus. E Cristo si incarno' e mori' sulla croce innanzitutto in obbedienza a, e per la gloria del Padre. La Messa e' il sacrificio di Cristo OFFERTO A DIO. Ora mi chiedo, e vorrei una risposta da don Camillo: se quello di don Levi non e' un lapsus, ma se lui veramente pensa che la Messa sia un atto di servizio al popolo di Dio (come servire tramezzini su un vassoio ad un cocktail party) e non il sacrificio di Cristo offerto al Padre, le sue consacrazioni sono valide? (Te igitur, clementissime Pater, supplices rogamus ac petimus uti accepta habeas...haec sancta sacrificia illibata quae tibi offerimus).

(3) Scrive don Levi: "Sul piano teologico ed ecclesiologico sono da sempre in armonica linea con alcuni miei illustri confratelli nonche' autori di diverse preziose pubblicazioni", e cita vari autori fra cui mons. Gherardini e p. Cavalcoli. Ora, vi e' una notevole diversita' di vedute sul Vaticano II fra mons. Gherardini e p.Cavalcoli, per cui riesce difficile capire come il Nostro possa essere "in armonica linea" con entrambi. Un indizio puo' essere il link che egli appone al nome di Gherardini: quel link porta a "un discorso da fare", del 2009, ma non al lavoro piu' meditato e significativo di mons. Gherardini sul Vaticano II: Il Vaticano II. Alle radici d'un equivoco (2012). Pertanto, si potrebbe concludere che - e scusate la frase trita - il Nostro o non ha letto i libri degli autori da lui citati, o non li ha capiti.

mic ha detto...

Stavo per glissare non pubblicando questo intervento.
Ma poiché sono chiamata direttamente in causa da chi ha disdegnato di formulare qui le sue osservazioni ma non esita a farlo altrove, esprimo tutto il mio rammarico per aver la responsabilità di aver innescato questo vespaio, col pubblicare un intervento che già nelle premesse non mi vedeva del tutto in linea, ma che non ho spulciato sperando in una possibile pars costruens successiva.

Vedo che ho fatto una valutazione irrealistica e mi scuso con tutti i lettori e con tutti coloro ai quali abbiamo offerto un esempio della confusione e della divisione che regna sovrana.

Con profondo rammarico ritengo qui chiusa una parentesi positiva solo per gli interventi sinceri sereni e fermi che molti di voi non hanno fatto mancare.

E che il Signore ci aiuti a ci accompagni in questa temperie così dura e oso dire inedita nella sua perversa gravità.

Affermo questo con dolorosa consapevolezza, nonostante conosca abbastanza la storia della Chiesa - anche se non altrettanto come i molti Soloni che popolano il web - da parlare di "inedito" e di "perversione", se non di vero e proprio tentativo di "inversione" di ciò che abbiamo di più caro.

E con questo qui chiudo, invitandovi a passare oltre e che il Signore ci accompagni.

mic ha detto...

Vi prego di chiuderla qui.
Cambieremo aria più tardi o domani.

likeafairytale ha detto...

di sereno in questa riflessione c'è solo il titolo....fa veramente tristezza e male al cuore leggere le stesse idee preconcette e la stessa propaganda "dagli all'untore" contro la FSSPX dagli "amici".
Mi limito a dire che la storia delle porte chiuse è TERRIBILE, è come tenere la luce sotto il moggio. Ma d'altronde io sono "tradizionalista" dal 2000: ho girato tutta italia -e non solo- e pressochè tutti gli ambienti: FSSPX, FSSP, motu propri, francescani dell'Immacolata e MAI ho trovato la carità sacerdotale della fraternità, nè un clima "vivo" da parrocchia come lì. Specie se confrontato col gelo estetizzante della FSSP il confronto stride in modo impressionante. In tutte le realtà ci sono sacerdoti migliori e peggiori come ovunque, ma si deve pur fare una somma generalizzata e questa è la MIA personale esperienza. sacerdoti che pur di portare i sacramenti ai moribondi si fanno centinaia di Km, che mostrano un raro equilibrio nei consigli spinosi, che non si curano di essere maltrattati dalla stampa o da qualsiasi potere se si tratta della salute delle anime che gli sono affidate. Serietà sacerdotale ma anche tanta amicizia e stima personali. Penso a quante volte ho visto i sacerdoti chiacchierare amichevolmente durante i pellegrinaggi ma al contempo appartarsi di tanto in tanto per leggere il breviario, per parlare al Signore. Mi ha colpita e commossa sempre questo duplice aspetto che è la cosa che finora ho trovato più vicina alla sana via cattolica "normale". A fronte di qualche esagitato ci sono centinaia di famiglie giovani, di persone innamorate della Messa ma soprattutto di ogni aspetto della vita cristiana. Sicuramente non sono abbastanza santi, i fedeli e i sacerdoti della fraternità, altrimenti forse le nostre preghiere per la fine della Chiesa avrebbero già dato frutti più abbondanti. Questo lo giudicherà Dio. Però il mio cuore sanguina terribilmente nel sentire simili calunnie e pregiudizi contro chi si sforza di fare il proprio dovere, di portare una croce per "tutti": quando c'è da inveire contro una realtà, la mira sono sempre i lefebvriani, un vero capro espiatorio, un "male assoluto". Troppo onore sarebbe per me morire infamata da strali di nemici esterni ed interni, ma sotto la protezione della S. Vergine che finora ha salvato la fraternità dagli "Scilla" accordisti" e dai "Cariddi" sedevacantisti. prego Dio di meritarlo un giorno. infine l'accesa ma costruttiva discussione qui dimostra che l'anima del blog è ancora ben viva grazie anche al vero spirito di discernimento e noestà intellettuale di mic.

Luisa ha detto...

Scusami mic, non avevo letto i tuoi ultimi commenti, se lo desideri puoi cancellare, ma è difficile non reagire quando si è chiamati in causa in un certo modo.
Capisco il tuo rammarico, hai fatto fiducia, con grande generosità hai aperto come sempre il tuo cuore e la tua mente, hai offerto spazio e disponibilità, ma come vedi i tuoi fedeli lettori hanno partecipato con serenità e pacatezza, prendila come una parentesi molto sintomatica e rivelatrice dell`aria che si respira nella Chiesa.
Grazie ancora per tutto quello che fai e ci dai!

Luisa ha detto...

Vedo che sono stati cancellati i miei commenti in risposta a don Ariel, e non solo l`ultimo, ok, ma mi sembra che quando si è chiamati in causa in modo scorretto e menzognero, come lo ha fatto don Ariel, sembrerebbe giusto lasciare la possibilità di reagire-rettificare.
Don Ariel pretende che non ho risposto nel merito, non vedo a che cosa avrei dovuto rispondere visto che ho sopratutto posto domande, dato una contro-testimonianza, dissentito sulla sua metafora del CVII ( Rosa lo ha fatto meglio di me), ripreso le sue esatte parole e non inventato cavoli verdi..., don Ariel pretende che mi sarei spinta
"ad ipotizzare cosa potrebbe dire o rispondere il Vescovo Fellay se gli fosse sottoposta questa diatriba ..." mentre è lui stesso ad averlo coinvolto suggerendo di far "esaminare il tutto a una persona al di sopra di ogni sospetto, a S.E. Mons. Bernard Fellay … e mi creda, ci penserà lui, con tutto il garbo proprio della sua persona a spiegarle in brevi parole ....", non ho fatto altro che dirgli che "non so che cosa direbbe Mons. Fellay "...."
Insomma, la tua generosità e fiducia, cara mic, mi sembra siano state mal contraccambiate.
Mi dispiace ma, come ami dire, continuiamo.

likeafairytale ha detto...

Mic prima di chiudere la polemica ci tenevo a dire di non sentirti mortificata per aver pubblicato questo scritto, come tu stessa dici non del tutto in linea con il tuo pensiero: dimostra la tua buona fede e soprattutto offre un quadro- anche se desolante- più completo di quello che constatavamo nel precedente articolo del blog, ossia la terribile divisione che regna anche nel piccolo resto. Se al primo sguardo è normale sgomentarsi, dall'altro credo sia relistico e utile guardare in faccia la realtà, non edulcorarla. Piuttosto ci spinga ad intensificare la preghiera, la testimonianza e la penitenza.

Luisa ha detto...

"infine l'accesa ma costruttiva discussione qui dimostra che l'anima del blog è ancora ben viva grazie anche al vero spirito di discernimento e onestà intellettuale di mic."

Grazie, likeafairytale, per queste tue parole che ben riflettono e esprimono lo spirito con cui mic anima questo spazio!

likeafairytale ha detto...

ovviamente inendevo la fine della CRISI della Chiesa, non la fine della Chiesa ;) ecco i risultati dello scrivere di corsa mentre si bada a due nanetti! :) volevo già commentare con più calma ieri sera ma oggi avevo a pranzo un sacerdote della fraternità che ha intronizzato la nostra famiglia al Sacro Cuore. E' un giorno di festa per noi, spero che Nostro Signore effonda anche su don ariel e sugli amici del blog un torrente di grazie.

mic ha detto...

E' un giorno di festa per noi, spero che Nostro Signore effonda anche su don ariel e sugli amici del blog un torrente di grazie.

Ne abbiamo infinito bisogno!

Grazie per il tuo pensiero e la tua condivisione.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Don Ariel, concorderà con me che il N.O.M. e' abbastanza distante da quanto il Vaticano II aveva prescritto in tema di revisione del Messale e concorderà altresì con il pensiero di Ratzinger quando scrisse che la Liturgia non doveva costituire il terreno di sperimentazioni teologiche. Noi oggi abbiamo il canone interamente letto in vernacolare quando il Vat. II aveva prescritto l'opposto, abbiamo il gregoriano messo in cantina, abbiamo il prete rivolto verso il popolo quando il Vaticano II era ben lungi dal pensarlo e dal volerlo. Insomma: abbiamo avuto il NOM che è semplicemente un colpo di stato liturgico. Alessandro Mirabelli

lettrice ha detto...

grazie a fairytale per la sua stupenda testimonianza e che dire....beata lei e chi può accedere a quel gruppo benemerito, dove i sacerdoti si comportano proprio da veri pastori con premura delle anime, e da martiri della vera fede...
e sono ancora in attesa che la redazione pubblichi i miei commenti di oggi, censurati mi pare senza motivo.

mic ha detto...

Non pubblico molti interventi che servono solo ad alimentare la polemica.

Vi avevo pregato di chiudere questa discussione.

Ho inerito un nuovo articolo di tre righe.
Se volete, intervenite lì.

viandante ha detto...

Cara Mic,
ognuno deve prendere delle decisioni ed esercitare l'autorità nella misura in cui gli compete e ne ha la capacità e possibilità. Non accettare la responsabilità è peggio che sbagliare.
Con questo blog tu contribuisci comunque a colmare un vuoto.

Proprio oggi parlando della Santa Famiglia il parroco ha parlato anche dell'autorità che in famiglia, nella Chiesa e nella società si è tenuti ad esercitare da parte del padre e dei vari responsabili.
La crisi attuale è in effetti anche il frutto di una mancanza di autorità nella Chiesa.
Questo può anche essere un castigo per le nostre colpe. Il discorso potrebbe essere lungo, ma è comunque evidente che se il pastore viene meno al suo dovere le pecore si disperdono.
Oggi ne abbiamo avuta un'ulteriore conferma anche su questo blog.

Cosa fare? Lo continuo a ripetere, continuiamo la nostra vita come da sempre la Tradizione insegna. Questo nessuno può dirci essere sbagliato.

Anche il nuovo conciliare é vero solo nella misura in cui affonda le radici nella Tradizione, altrimenti no. Quindi in caso di dubbi interpretativi, personalmente non mi addentro in sabbie mobili.
Per questo aiutiamo e diamo fiducia ai sacerdoti che come noi si battono per il ritorno della Tradizione nella Chiesa! Ce ne sono e col nostro aiuto e con le nostre preghiere potrebbero essere anche molti di più.

La Tradizione va vissuta indipendentemente da quel che il papa dice a Santa Marta e indipendentemente da quello che può dire l'Osservatore romano o il vicario parrocchiale. Abbiamo un importante criterio per vivere la fede cattolica: la dottrina di sempre, la Tradizione!E il papa quando esercità la sua autorità in modo inappellabile.

Anonimo ha detto...

Mi sembra che in un contesto dove la Chiesa Cattolica ha accelerato e in pratica concluso la piena omologazione con i dogmi e poteri del mondo dei quali ora è una mera propaggine, qualsiasi problema posto dalla piccola e tenace Fraternità sia l'ultimo, ma proprio l'ultimo, dei nostri immensi guai.
Miles

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Carissima e stimatissima Maria Guarini,

mi sento veramente in colpa, sinceramente e non per retorica, per averla coinvolta in questo vespaio con un mio articolo. Spero me ne vorrà scusare, tenendo conto che non era nelle mie intenzioni, anche perché, dai nostri diversi colloqui, credo che le mie buone intenzioni di fondo le siano tutte quante ben chiare.
Avete fatto bene a chiudere i commenti.
Mi permetto solo di postarle l'ultimo commento per la Signora Luciana Cuppo perché con esso, per quanto mi riguarda, vorrei chiudere questa discussione.
Sinceramente grato se potrà esaudirmi per una cosa sulla quale nessun sacerdote e nessun teologo può tacere.

Nella devozione in Cristo Signore

Ariel S. Levi di Gualdo
presbitero

____________________________________

Cara Signora Luciana Cuppo.

Mi fa piacere che ella si “associ alla risposta di Monsignor Cesare Baronio”, che non è né un ecclesiastico né un monsignore, sappiamo bene chi è ma sorvolo ...

Non rispondo punto per punto ai suoi diversi sofismi, ma una cosa debbo dirgliela: come lei dice giustamente “La Messa è il Sacrificio di Cristo offerto a Dio”, ovviamente. Ciò che però drammaticamente le sfugge – quantunque a scrivere non sia lei – è il “per chi”.
Una cosa è certa: il santissimo sacrificio non è offerto per la … “redenzione” di Dio.
Insomma: Cristo non è morto per ... redimere Dio e il suo sangue, se non erro, pare proprio che lo abbia versato per noi.
Le parole recitate sul vino che diviene sangue di Cristo “qui pro vobis et pro multis effundetur” (versato per voi e per molti) ritengo che siano abbastanza chiare, riguardo a chi viene offerto e quindi per chi viene offerto, fatta unicamente eccezione per gli accecati dalla ideologia a caccia di inverosimili cavilli, che ripeto ancora a conclusione: nulla hanno da spartire con la Fraternità di San Pio X ed i suoi numerosi, buoni e validi sacerdoti, validi anzitutto sacramentalmente e per questo efficaci dispensatori di grazia.
Se invece lei intende contestare con sofismi invero ridicoli, alterando persino il senso stesso delle Preghiere Eucaristiche, affermando che il sacrificio di Cristo viene offerto a Dio per Dio, allora chiudiamo il discorso, mia dolce sciocca, ed io vado a guardarmi 2001 Odissea nello Spazio, dopo che lei si è prestata a postare col suo nome i commenti stravaganti e offensivi di un sartino per ecclesiastici che ora si spaccia per ecclesiastico ora per liturgo, perché è sulla base di questo che ho reputato salutare elargirle l’epiteto di sciocca, senza voler assolutamente offendere la sua persona visto che tutti, nella vita, io per primo, abbiamo fatto una o più volte la figura degli sciocchi.

E che Dio la benedica e la apra alle meraviglie della sua grazia.

Don Marco ha detto...

Non volevo più intervenire, ma la perla di P. Ariel in risposta a Luisa è stata troppo bella per far finta di niente. “la informo che neppure il sacrosanto Concilio di Trento è stato un concilio dogmatico, ma un concilio disciplinare.” Suvvia, P. Ariel cerchiamo nella foga polemica di non scadere nel ridicolo. Tutti i precedenti XX Concili sono stati dogmatici, perché tutti i precedenti XX Concili hanno definito verità di fede da credere e condannato gli errori di fede con il famoso “Anathema Sit”. I precedenti XX Concili si sono riuniti sempre per definire, solennemente, verità di fede che venivano contestate nei vari periodi storici e per condannare le eresie in voga in quei periodi. Ecco perché si definiscono “dogmatici”. Solo il CVII, per espressa volontà di Giovanni XXIII ha rinunciato ad essere un Concilio dogmatico. Secondo lei, P. Ariel il decreto sul peccato originale con i suoi anatemi è un provvedimento disciplinare? Il decreto sulla giustificazione con i suoi 33 canoni che terminano con l’anatema è un provvedimento disciplinare? Il decreto sui sacramenti con più di 40 canoni con anatemi è un provvedimento disciplinare? Il decreto sull’eucaristia con i suoi 11 canoni con annessi anatemi è un decreto disciplinare? E via dicendo, anzi, anatemizzando. Ma con che coraggio si può dire che il Concilio di Trento non è stato un Concilio dogmatico, ma un Concilio disciplinare? Ogni testo del Concilio di Trento trasuda di dogma, per il semplice motivo che i protestanti avevano messo in discussione quasi tutte le verità di fede, e il Concilio di Trento le ha ribadite fortemente tutte. Certo che, come ogni Concilio, anche il Concilio di Trento, ha affrontato problemi disciplinari urgenti per quell’epoca, soprattutto quelli riguardanti il clero. Ma evitiamo per piacere di fare i furbi, P. Ariel, Il Concilio di Trento non è stato il primo concilio filo-protestante perché ha accolto alcune istanze suscitate dai protestanti, perché è lei lo sa meglio di me, una cosa è una contestazione a usi e costumi degenerati nella Chiesa, un’altra è la contestazione alla fede della Chiesa che si suole chiamare eresia. Ora prendere dei provvedimenti contro i mal costumi che si erano formati nella Chiesa, includendo anche alcune sane osservazioni dei protestanti, non significa mica accettare errori dottrinali dei protestanti, o non significa diventare protestanti perché mi fanno notare che nella Chiesa ci sono molti mal costumi. E’ come se io diventassi buddista, o accettassi alcuni aspetti della fede buddista solamente perché uno di loro moralmente irreprensibile mi contestasse di vivere in modo immorale il mio sacerdozio. Ma che ragionamento è? Il Concilio Tridentino con forza e in una maniera volutamente ed esplicitamente dogmatica ha condannato TUTTE LE DOTTRINE DEI PROTESTANTI. Dalle risposte a Luisa mi sono accorto che nella sua foga polemica P. Ariel fa un enorme confusione sia storica che logica. E se è vero che la storia è fatta di fatti, come P. Ariel ama ripetere è altrettanto vero che i fatti storici sono molto interpretabili e P. Ariel li interpreta, altro che se li interpreta… Don Marco

rosa ha detto...

Scusa, MIC, ma ti rendi conto?
Don Marco, suppongo sia un sacerdote e prima Baronio, che dice di celebrare, quindi suppongo sia anche lui un sacerdote, poi la sig.ra Cuppo ed ora tu, contestate Don Ariel sulla liturgia e sul suo significato e sulla dottrina e storia della chiesa. Che cosa possiamo pensarne noi lettori, o almeno quelli di noi che, come me , sono semplici fedeli con una conoscenza da catechismo- vecchio, grazie a Dio , - e scolastica,di queste cose ?Rischiamoun'ulteriore confusione. Ci basta gia' quella che arriva dalla S.Sede!
Forse, prima di postare, d' ora in poi, chiarisciti prima con i vari autori (era successo un problema analogo con Esistenzialmente Periferico), e poi posta. Solo un suggerimento.
Rosa

mic ha detto...

Il discorso sul concilio di Trento, se non lo avesse fatto don Marco, cui sono grata, si imponeva...

mic ha detto...

Cara Rosa, io non ho contestato don Ariel, ho solo chiarito e poi anche approfondito per chi legge più che per lui, un suo fraintendimento della sottigliezza sottolineata dalla Cuppo contestata con troppa enfasi.
Se si riuscisse a ragionare e confrontarsi in termini più pacati forse molte questioni potrebbero esser meglio chiarite e anche approfondite.
Certi temi scottanti, c'è poco da fare, risentono di uno spartiacque che speravo contribuire a colmare ma mi sono scontrata con una difficoltà più ostica del previsto.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Ha ragione Mic, circa la pacatezza dei toni e faccio per primo ammenda, ed ha ragione Don Marco, quindi sulla stessa linea di Don Marco posso avere ragione anch'io nel dire che il Vaticano II è indubbiamente un concilio pastorale, è vero che il Vaticano II non ha definito nuovi dogmi, ma è altresì vero che contiene tuttavia nuove dottrine dogmatiche in continuità con le precedenti. Ergo: allora non è un concilio pastorale ma un concilio dogmatico per ... "logica conseguenza"?
Di una cosa mi rendo conto, essendo tutto sommato inesperto nel comunicare attraverso i blog: un conto è scrivere un articolo un conto rispondere a quesiti diversi posti uno appresso all'altro, in spazi brevi e con linguaggi veloci.
Per esempio, domando al mio confratello: che rapporto c'è tra disciplina e dogma, tra dogma e disciplina? Il dogma, non contiene forse anche una precisa e spesso anche molto articolata disciplina?
Il concilio tridentino, ribadendo la precedente tradizione dogmatica e incentivandola come i tempi richiedevano, non ha forse sancito una disciplina per la Chiesa attraverso un concilio?
A ben rifletterci tutti i concili dogmatici sono stati in fondo anche concili disciplinari, o forse il dogma di fede si regge in piedi da se stesso senza una disciplina?
Il linguaggio teologico - lungi dall'essere sofistico - talvolta è meno semplice di quanto si possa immaginare e tutti noi, io in testa primo avanti a tutti, possiamo spiegarci male al di là di tutte le migliori intenzioni mirate a spiegarci bene.
Il problema non è avere ragione, ma trasmettere quanto più correttamente possibile la verità. Una verità che rimane sempre e comunque troppo più grande di noi. Con la consapevolezza di questa mia pochezza, io ho cercato nel tempo di imparare qualche cosa di teologia, ma giusto qualche cosa ...
Infine, caro Confratello, io non ho affermato che il concilio tridentino ha accettato eresie protestanti, benché tu mi scriva, forse fingendo di non capire il genere di risposta argomentativa specifica da me data:

"Ora prendere dei provvedimenti contro i mal costumi che si erano formati nella Chiesa, includendo anche alcune sane osservazioni dei protestanti, non significa mica accettare errori dottrinali dei protestanti, o non significa diventare protestanti perché mi fanno notare che nella Chiesa ci sono molti mal costumi".

se leggi quello che ho scritto valutando a chi rispondevo e a quali argomenti rispondevo, capirai cosa intendevo dire, cosa che sicuramente hai capito e anche molto bene, al di là del fatto che io possa essere, e forse lo sarò, un confuso storico-teologico.
Insomma, hai eluso completamente l'argomento e gli esempi da me portati sullo specifico argomento. Prova a rileggere le mie risposte argomentate e forse ne converrai anche tu, che stavo dicendo tutt'altro.

Don Marco ha detto...

Certo che sono un sacerdote, sig.ra Rosa. Non direi di esserlo se non lo fossi. Non si stupisca, comunque del fatto che un sacerdote contesti un altro sacerdote su vari argomenti. Ormai è all'ordine del giorno. La confusione in materia di fede, liturgia e storia della Chiesa tra noi preti è ormai enorme. Basta solo assistere ad una congrega (riunione mensile dei sacerdoti) dove si trovi il coraggio di parlare di cose che non riguardino solamente attività organizzative nelle varie parrocchie, per accorgersi che non c'è un prete che vada d'accordo con un altro in argomenti riguardanti soprattutto la fede e la liturgia. Tre o quattro mesi fa a una congrega intervenne anche il Vescovo. L'argomento cadde sulla crisi della Chiesa e la formazione dei giovani. Apriti cielo. Sembrava di essere in parlamento tra progressisti, conservatori, moderati e via dicendo, con scene anche un po' surreali di preti che volevano dare le dimissioni dalla parrocchia seduta stante perché si sentivano offesi dai confratelli. Mi dispiace che questo la disorienti, ma se sono intervenuto è perché veramente P. Ariel nella sua foga polemica è andato oltre le righe. Affermare per esempio che il Concilio di Trento non è stato un Concilio dogmatico è un'affermazione che non farebbe neppure un prete ultra modernista. E' palesemente falso. Probabilmente P. Ariel l'ha detto per provocazione, ma è falso. Capisco comunque il punto fermo di P. Ariel attorno al quale fa girare tutti i suoi ragionamenti. Il CVII non è la fonte del disastro in cui riversa ora la Chiesa. Tutto il male parte dalla falsa interpretazione del Concilio. Noti, sig. Rosa che fino a due-tre anni fa ero anch'io ultra convinto di questo. Ma poi si è insinuato un dubbio. Ma se i frutti sono questi: parrocchie svuotate, catechesi agonizzante, apostasia generale, morale capovolta, veramente l'albero è completamente esente da ogni responsabilità? Mettere in discussione il CVII non è non è un'azione di lesa maestà, ma è cercare di capire perché ci troviamo in questo disastro. Io penso che dopo 50 anni e dopo questo inverno (altro che primavera)possiamo anche essere più liberi di analizzare meglio e criticare anche il CVII, senza per questo essere fuori dalla Chiesa, o non essere più cattolici, come afferma P. Ariel. Tutto qui!! Don Marco

rosa ha detto...

Reverendo Don Marco,
non mi stupisco delle diatribe tra sacerdoti.E' tipico di ogni comunità umana. Anche gli Apostoli litigavano tra loro...Sapesse quante ne vedo io tra medici! Ma suggerivo a MIC di essere un po' più prudente nel postare gli articoli, soppesandoli e magari rivedendoli prima direttamente con l'autore.
Sul Vat II la penso come lei, essendoci anch'io arrivata da non molti anni.
MA per gli ideologizzati quel concilio è come la Resistenza, incriticabile a prescindere (l'ideologia è purtroppo la stessa).
Rosa

rosa ha detto...

Rev. Don Marco,
non insinuavo che Lei non sia presbitero,ma mi è sorto un dubbio visto che altri insinuano ciò per certi bloggers che affermano di essere tali.
Non mi stupisco affatto delle diatribe tra sacerdoti,è normale tra gli uomini. Anche gli Apsotoli discutevano, anzi litigavano tra loro.Semplicemente suggerivo a Mic di vagliare gli articoli bene prima di pubblicarli, magari rivedendoli con l'autore, onde non generare ulteriore confusione tra quelli che,come me,sono qui ad imaparare,oltre che a far sentire il lor umile parere di semplici fedeli che ogni giorno si "scioccano" per quel che vedono succedere.
Anch'io, modestamente, la pensavo prima oome Lei sul CVII e la riforma liturgica, ma pian piano ho cominciato a nutrire serii dubbi, in particolare dopo la risposta tiepida, per non dire gelida, al Summorum Pontificum da parte della Gerarchia. Avessi visto, che so, una Messa VO alla settimana in molte grosse parrocchie, forse non avrei iniziato a cercare spiegazioni su testi e blogs.
Credo che per molti religiosi e laici ideologizzati il CVII sia come la Resistenza, sempre buona a prescindere. Del resto l'ideologia di base è la stessa, purtroppo...
Osservo infien coem la parola "congrega" nel linguaggio comune abbia assunto una sfurmature un po' negativa, quasi a significare un gruppo di malfacenti e/o malpensanti che si riuniscono a mo' di setta segreta. Chissà perchè ?
Rosa

mic ha detto...

Caro don Ariel,
alla luce di molti studi accurati e appassionati, alcuni dei quali molto autorevoli, cui ho affiancato il mio povero ma convinto contributo che conto farle meglio conoscere, hanno dimostrato che il concilio, autodefinitosi pastorale, è stato inopinatamente trasformato in nuovo superdogma indiscutibile, applicandone di fatto se non de iure alcuni nodali elementi di rottura, subdoli ma ben individuati, che si vanno consolidando e che in questo pontificato vanno rivelandosi con sempre maggiore evidenza.
È vero, come lei dice, che i documenti conciliari contengono verità dogmatiche, ma son proprio quelle che vengono oltrepassate con lo stratagemma di attribuire al dogma - di per sé immutabile ma solo meglio approfondibile e disvelabile - il divenire del soggetto che lo deve inverare nel tempo, che ad ogni generazione fa e disfa 'pastoralmente' senza più spiegazioni veritative - e dunque arbitrariamente (vedi soppressione rito antico ai FI) - con i contorcimenti verbali degli affabulatori che prendono l'evento in blocco senza differenziarne i contenuti e i conseguenti livelli di adesione.
Ed è questo il nodo da sciogliere. Ma sarà ben difficile finché non ci sarà chi, andando contro corrente, non veda - insieme agli elementi di grazia - quelli di arbitrio. E lo faccia con l'autorevolezza di un autentico pastore.
Finché non avverrà questo, non illudiamoci che la lacerazione che si è prodotta e il conseguente dilaniarsi persino tra credenti, possa essere sanata.

Amicus ha detto...

Non volevo più intervenire in questa discussione, seguendo l'indicazione di Mic. Ma visto che il discorso invece sta continuando, vorrei muovere un rilievo a quanto afferma qui don Ariel, e cioè che
"il Vaticano II è indubbiamente un concilio pastorale, è vero che il Vaticano II non ha definito nuovi dogmi, ma è altresì vero che contiene tuttavia nuove dottrine dogmatiche in continuità con le precedenti."

Il problema in questione non è se nel Vaticano II vi siano o no parti anche con valenza dottrinale, oltre che disciplinare e pastorale.
Il problema sta nel fatto che queste nuove dottrine sono contestabili in quanto in contraddizione con i precedenti pronunciamenti del Magistero.
Don Ariel afferma invece che esse sono "in continuità con le precedenti": ma non lo dimostra. Gli stessi ultimi lavori di mons. Gherardini battono su questo punto, quello cioè di una presunta continuità che però, come rileva anche l'insigne teologo, non è affatto dimostrata.
Nulla da meravigliarsi poi che in un Concilio ecumenico come il Vaticano II possano essersi infiltrate anche delle dottrine erronee: e questo, appunto perché nell'enunciarle i Papi ed i Padri conciliari esclusero esplicitamente e deliberatamente - lo ripeto: esplicitamente e deliberatamente - di definirle in modo infallibile.

La discussione su quei punti dunque resta possibile ed è pienamente lecita, senza per questo essere tacciati di voler uscire dalla Chiesa, ribellarsi alla Gerarchia e quant'altro.

Questo dal punto di vista teorico. Sul piano pratico, poi, non si può prescindere dal fatto che i testi del Vaticano II furono redatti in base alle istanze della nouvelle théologie, un nuovo modernismo già condannato da Pio XII, i cui più noti esponenti erano presenti in qualità di periti all'assise conciliare. E che erano lì per espresso volere di Giovanni XXIII prima, ed in numero ancora crescente ad opera di Paolo VI. Tutte persone la cui teologia era stata condannata da Pio XII in quanto dissolutrice del dogma, e di cui gli esponenti principali, come de Lubac, Congar e von Balthasar, furono in seguito 'premiati' per il lavoro svolto con la nomina a Cardinali...
Certo, se uno vuol chiudere gli occhi davanti a questo e a cento altri sicuri fatti concreti che ci indicano tutti il tremendo dramma che si concluse già durante il Vaticano II, li chiuda pure. Ma non sarà negando la realtà che si potrà effettuare una diagnosi sicura riguardo alla presente crisi, né mettere in atto i dovuti e giusti rimedi per uscirne.

Annarè ha detto...

Don Ariel, almeno si può constatare avendo occhi ed orecchi e un cervello semifunzionante, che in questi 50 anni ci è stato fatto credere che il CVII doveva essere interpretato come abbiamo visto? Ci è permesso di essere perplessi non solo verso i cattivi sacerdoti o cattivi fedeli che hanno fatto della Chiesa un circo equestre, ma anche verso l'autorità che nulla ha fatto per impedire che Gesù fosse offeso proprio dentro le chiese e spesso durante le messe? Se oggi chiudono le basiliche o bastonano i FI non mi sento di pensare che sia colpa dei "lefebriani", perchè non si tolgono alle anime cose buone per far dispetto ai "lefebvriani".
L'Autorità, non priva le anime delle cose buone perchè è criticata, anzi cerca di vedere il perchè è criticata ed usa ogni zelo per il bene delle anime. Perciò quando lei reverendissimo don Ariel ci dice che continuando a dire ciò che purtroppo vediamo (il silenzio, dei Papi, se non lo scandalo vero e proprio in certe sittuazioni)ci chiuderanno tutte le porte e ci dovremmo fare una Chiesa personale, beh! con tutto rispetto se l'Autorità chiude chiese al rito che diciamo antico, e perseguita i Francescani dell' Immacolata, perchè troppo tradizionali e fa terrorismo verso chi vuole rimanere cattolico, poi se la vedrà con il Buon Dio. Perchè ribadisco non si aboliscono cose buone ed utili per la salvezza delle anime e non si priva Dio del culto dovuto e dell'onore,solo per ripicca contro i "lefebvriani". Se l'autorità chiuderà tutte le porte subiremo il martirio, si vede che Dio vuole così. Bisogna avere riepetto per i principi della Chiesa, ma i Principi della Chiesa devono servire Dio e non il mondo e devono avere zelo per le anime, non chiudere le chiese o i conventi. lei è scandalizzato da quelli (probabilmente anche io) che parlano di eresie, che dicono che alcuni atteggiamenti purtroppo anche dei Papi (il promuovere la libertà religiosa, condannata da tanti papi in passato), ma non si guarda attorno, non vede come sono conciati i cattolici? Purtroppo chi più ha, più deve dare e più dovrà risponderne a Dio. Chi ha più di un Papa? Dunque se siamo messi come siamo, il Papa non centra nulla? Non poteva fare nulla? Non è forse richiesto persino il martirio pur di salvare la Verità? Se anche in vaticano ci fossero solo lupi e demoni, il Papa sarebbe giustificato per il silenzio tenuto, o per certi gesti che confondono? Le mie sono domande di chi soffre, perchè ama la Chiesa e il papato e non sa racapezzarsi del perchè, il Papa taccia o bastoni chi cerca di non tacere. Con rispetto filiale, non dico che la FSSPX sia immacolata e perfetta, ma mi dica lei dove possiamo andare per nutrire le nostre anime?

mic ha detto...

Luisa,
sto continuando - e continuerò - a cancellare o a non pubblicare commenti non solo tuoi, ma anche di Rosa ed altri che mettono in risalto elementi che perpetuano la polemica e non sviluppano il merito dei contenuti.

Infatti, avevo dichiarato chiusa la discussione per i toni che andava assumendo, ma ho lasciato passassero commenti come quelli di don Marco, Amicus, lo stesso don Ariel (non tutti), ne ho inserito uno che ritenevo conclusivo, che contribuiscono nel senso che ho detto.

Certo Don Ariel ci ha offerto molto materiale, che potremo utilizzare appena possibile, per ulteriori approfondimenti, come ben aveva cominciato a fare Esistenzialmente periferico. Materiale che, però, d'intesa con lui ho rimesso tra le bozze proprio stamattina, per riaggiornarci successivamente, dal momento che ora tutta la nostra attenzione è posta sulla veglia in Santa Maria Maggiore.

Amicus ha detto...

Quanto all'innegabile influsso dei nouveaux théologiens sui testi conciliari, ecco come lo descriveva il p. Peter Henrici SJ, cugino del von Balthasar, in un suo articolo su Communio, ossia sull'organo teologico ufficiale di comunicazione della nouvelle théologie, fondato nel postconcilio dal de Lubac, dal von Balthasar e da Ratzinger:

«... per l' 'aggiornamento', i Padri conciliari dovettero appoggiarsi (non potendo far altro, si potrebbe dire) al lavoro già svolto dai teologi prima del Concilio ...
Infine, nei testi approvati dal Concilio, gli diedero, per così dire, una specie di autenticazione ecclesiale.
Se questi testi poterono apparire nuovi, è solo per il fatto che il lavoro dei teologi e lo stato della teologia cattolica alla fine degli anni `50 erano largamente sconosciuti ai non addetti ai lavori (e tra questi erano da annoverare non pochi Padri conciliari), o anche perché adesso, parte dei risultati di questo lavoro, che fino a poco tempo prima erano stati oggetto di censura, era riconosciuta come ortodossa...
Per l'una e per l'altra ragione, si spiega come proprio questo Concilio sia divenuto in larga misura un 'Concilio dei teologi'. Una cosa però è necessario tener ferma: il Concilio non ha creato nessuna nuova teologia, ha solo portato alla luce e approvato la teologia già esistente.»
(da Communio, nov.- dic. 1990, art. di peter Henrici: "La maturazione del Concilio - Esperienze di teologia del preconcilio", pag. 13).

Ecco dunque da dove vengono le 'nuove dottrine dogmatiche' di cui parla don Ariel: da quella nouvelle théologie, "già esistente" prima del Vaticano II, prima da parte di Pio XII "oggetto di censura", e che nel Vaticano II, capovolgendo ogni verità, venne da Paolo VI e dai Padri conciliari "riconosciuta come ortodossa".

E poi ci si meraviglia della crisi esplosa nella Chiesa, e si pretende di scagionarne i testi conciliari...

Luisa ha detto...

Mi dispiace, mic, se consideri che non sono entrata nel merito con il mio commento, ne prendo atto con rammarico e ne traggo le dovute conclusioni.

Anonimo ha detto...

Et de hoc satis est, transeamus...

rosa ha detto...

Ricordiamoci di quanto detto dal Cardinal Maradiaga alcuni mesi fa: il Concilio nacque per "riabilitare il "modernismo, erroneamente condannato in passato".
Personalmente credo che fu più per vendicarsi di chi aveva condannato gli amici modernisti di qualche alto prelato, allora poco importante, ma ora molto, molto in alto.Ma io sono maligna e quindi,poco cattolica.
Rosa

mic ha detto...

Mi dispiace, mic, se consideri che non sono entrata nel merito con il mio commento, ne prendo atto con rammarico e ne traggo le dovute conclusioni.

Non è che non sei entrata nel merito. Ma il contenuto innescava più la polemica che la discussione, immettendo elementi nuovi e citazioni ad altri articoli in altri contesti, che potremo prendere in considerazione in un'altra occasione, che di certo ci sarà, perché il materiale fornitoci da don Ariel è ragguardevole sia come quantità che per le provocazioni che lancia.

Da voi con cui cammino insieme da più tempo spererei di essere compresa al volo e non fraintesa.

Gederson Falcometa ha detto...

Caro Don Ariel,

S. Agostino diceva che "la fede senza ragione è nulla". Accetare un Concilio senza avere la sua interpretazione è accetare una fede senza ragione. Anche S. Tommaso definisce la fede come "adesione della inteligenza e della volontà alla verità rivelata" e parlando del mandamento della carità dice:

"Tre cose sono necessaria alla salvezza:

La scienza di quello che se deve credere;
La scienza di quello che se deve desiderare;
La scienza di quello che se deve operare.

Se non abbiamo la vera interpretazione, non abbiamo la scienza di quello che se deve credere, desiderare e operare, e tutta la Chiesa è condotta al razionalismo. E se non abbiamo la vera interpretazione del Concilio, l'ermeneutica della riforma nella continuità non esiste ancora. Mai la Chiesa ha fatto un Concilio per sappere quello che aveva insegnato in lui 50 anni doppo, questo è troppo straneo. Inoltre, la maggioranza dei testi conciliare non richiede l'assenso di fede divina e cattolica, per avere qualcuno assenso che sia se deve avere una verità, se non ha la vera interpretazione, qualcuno ha il diritto di rifiuttare l'obbligo, come dice i vostri fratelli gesuiti del secolo XIX al parlare del Syllabus:

"È giusto, prima di soggettarsi ad un obbligo, domandarne le prove; come è vero eziandio che un'obbligazione riconosciuta nella questione di principio, non è per ciò solo riconosciuta se non condizionatamente a riguardo del fatto; conseguentemente cioè al verificarsi quelle condizioni che sono richieste, perchè un fatto particolare cada sotto il già ammesso principio""

Per fine, lascio la parola con don Davide Pagliarani nell'articolo "L’ermeneutica dell’ermeneutica
Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime dell’ermeneutica della continuità" http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV131a_Ermeneutica_dell-ermeneutica.html :


"Un testo infallibile per definizione non può essere interpretato. Se infatti un testo infallibile necessita di una interpretazione, automaticamente è il contenuto dell’interpretazione che diventa infallibile e non più il testo originario, in quanto è l’interpretazione che esprime la formulazione inequivocabile e definitiva e quindi capace di essere vincolante. Una definizione infatti necessariamente riguarda qualcosa di definitivo: definire ciò che non è definitivo vorrebbe dire definire l’indefinibile, pretendere di staticizzare il fluire del divenire.
Di conseguenza nessuna autorità può obbligare qualcuno a credere qualcosa prima ancora che si sappia che cosa sia o cosa esprima (da questo deriva l’assoluta precisione delle formule dogmatiche classiche): equivarrebbe a chiedere a qualcuno di nuotare senza permettergli di entrare in piscina.

L’applicazione del principio diventa ancora più stringente se la stessa autorità responsabile riconosce una grave necessità di interpretazione.

Ora se dopo quarant’anni i testi del Concilio necessitano di una corretta interpretazione, è la prova provata che il Concilio non può essere vincolante per la coscienza cattolica.

Lo potrebbe essere invece, in linea puramente teorica, la sua retta interpretazione: noi sappiamo però che una retta interpretazione per essere autentica (nel senso moderno del termine) deve continuamente essere riformulata per poter esprimere qualcosa di sempre vivo e quindi sempre vero. In questo meccanismo ermeneutico non può esistere più nulla di dogmaticamente vincolante perché non possono più esistere
formulazioni dogmatiche semanticamente stabili. Questo aspetto del problema merita qualche riflessione supplementare".

Latinista ha detto...

Ultimamente ho meno tempo per seguire il blog e quasi non ne ho per intervenire. Non credevo che qualcuno potesse sentire la mia mancanza. Visto però che Gederson Falcometa mi ha in qualche modo chiesto di tradurre un testo di Pio XII disponibile solo in latino, stanotte l'ho tradotto.

Tra le altre cose parla (male) della "nouvelle théologie", e per questo lo segnalava Gederson Falcometa. Con gli ultimi interventi di Amicus forse non è nemmeno più molto fuori tema.

Ma come devo fare per renderlo disponibile? È un documento di Word, ed è troppo lungo per essere pubblicato anche a spezzoni come commento.

Anonimo ha detto...

Una confutazione di quanto dice P. Ariel sulla causa del post concilio la si può leggere nel seguente link http://lux-hominum.blogspot.it/2012/01/un-effetto-senza-causa-e-il-dogma-della.html

rosa ha detto...

A Latinista: prova a trasformarlo in PDF ed invialo così a Mic. Penserà poi lei se è il caso di pubblicarlo tutto o in parte come un articolo.
A me piacerebbe leggerlo.
Rosa

mic ha detto...

Per Latinista.
Grazie.
Puoi mandare a
romaperenne@gmail.com

Gederson Falcometa ha detto...

Caro Latinista,

Grazie mille per la traduzione. Me sembra che questo discorso di Pio XII é molto importante. Non capisco latino (solo della Messa), ma non vedo l'ora di leggere la traduzione.

Caro amico, i vostri commenti sempre sono buoni e pertinente per le discussioni. Secondo me altri amici devono sentire la tua mancanza, forse, io ho parlato perchè sono brasiliano e sai come siamo, noi abbiamo troppo "saudade" ;)


Un saluto dal Brasile

Gederson Falcometa ha detto...

Caro Don Ariel,

Vede i protestanti hanno la scrittura, ma non hanno la sua interpretazione, loro hanno fede, ma è una fede sbagliata (in determinato senso, un fideismo). Benedetto XVI ha chiesto l'accetazione del Concilio senza interpretazione dei punti controversi, questo in un senso di accetare qualcosa che non se sa che cosa dice. Questo mai ha fatto la Chiesa di Roma in tutti secoli scorsi.

Finisco qui chiedendo susa per qualcosa.

Un saluto dal Brasile

Annarè ha detto...

Gederson Falcometa, grazie! Tutto giusto ciò che riporti, come si fa infatti ad accettare un concilio di cui non si conosce ancora la vera interpretazione? I cattolici non sono come i comunisti trinariciuti di Guareschio almeno non dovrebbero esserlo.

Anonimo ha detto...

concordo con Gederson e segnalo, da una lettura del blog di Raffaella, vedendo la serie di filmati storici su BXVI, mi soffermo su quello dal tit.:

Benedetto XVI: "Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge..." (YouTube)

1- mi pare che sia un discorso fuorviante rispetto al vero compito del Vicario di Cristo (Custodia del Depositum Fidei)
2- non vi pare di cogliere una grossa contraddizione con ciò che sottolinea Gederson = l'imperativo di accettazione del cv2 senza discutere?
ma tant'è: questa è la immagine reale e tangibile della Chiesa attuale conciliarizzata, che si presenta come una congerie di contraddizioni, che si vanno aggravando....

Anonimo ha detto...

L'affermazione in grassetto calza benissimo al vdr attuale.....poi la frase era inserita in un contesto più ampio che spiegava il perché, per favore il copia a casaccio e incolla ci è già costato salato, con 1 papa dimissionario ed un vescovo che non si sa mai dove vada a parare....

mic ha detto...

Non capisco a cosa si riferisca l'ultimo anonimo.

mic ha detto...

Ae si riferisce a questa frase:

" non vi pare di cogliere una grossa contraddizione con ciò che sottolinea Gederson = l'imperativo di accettazione del cv2 senza discutere?"

con l'affermazione che il Papa non è un sovrano assoluto, non vedo il problema dal momento che l'affermazione è esatta, così com'è reale l'assolutizzazione di un concilio assurto a nuovo dogma, mentre il Papa non è absolutus, cioè sciolto e non vincolato dal Depositum Fidei e dai dogmi che lo costituiscono, che né si evolvono né possono essere ignorati.

Gederson Falcometa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gederson Falcometa ha detto...

"Lumi sul Protestantesimo e su Lutero possono essere chiesti a quel “pericoloso modernista” nonché notorio “progressista della Nouvelle Theologie" di Brunero Gherardini, considerato uno dei massimi esperti al mondo di Lutero e del Protestantesimo".

Caro Don Ariel,

Prima di tutto quale eretici oggi sono pericolosi? Sembra a me che solo i tradizionalisti che sono pericolosi, loro come Chesterton hanno scoperto che la ortodossia è diventata eresia. S. Pio X scriveva nella "Notre charge apostolique" che i veri amici del popolo non sono i innovatori ne i rivoluzionari, ma i tradizionalisti", se i tradizionalisti oggi sono "male" deve avere qualcuno problema di evoluzione, certo?

Dopo il Concilio non ci sono più eresie e eretici, ci sono solo "ermeneutica della riforma nella continuità" o "ermeneutica della rottura", eretici e qualcuno che sia pericoloso per la fede cattolica non esistono più.

Tutti qui conosciamo Brunero Gherardini, ma sembra che lui no lo conosce o sarà che lei ha accetato la sua sfida di provare la continuità tra Concilio e tradizione? Lui ha letto i lavori che ha scritto Brunero Gherardini? Hai letto Quaecumque Dixero Vobis?

Per me è una novità che il tridentino sia solo un Concilio disciplinare e non dogmatico, per la prima volta ascolto questo. In ogni modo, lei può dire a noi chi gli ha detto che il Concilio di Trento è un Concilio disciplinare e non dogmatico?

Qualcosa non se capisce bene, perchè chi è Lutero per parlare di corruzione dei costumi della Chiesa se lui e la sua opera sono la corruzione della fede della Chiesa? Lutero un nominalista parlando di corruzione?

Rispetto Brunero Gherardini, ma in ciò che riguarda Lutero non ho letto qualcosa migliore che quello che dice il Pe. Raffaele Ballerini, S.J. nei articoli:

"DELL'OPERA DI MARTIN LUTERO"
"Piccolo brano in memoriam del 400 anni della riforma protestante: In questo mese di novembre tutto quello che, dentro e fuori del protestantesimo, suol chiamarsi mondo moderno, festeggia, per diverse ragioni, nella Germania segnatamente, con dimostrazioni di pompa e di gioia, il quarto genetliaco secolare di Martin Lutero, decantato a piena bocca quale iniziatore del gran moto di civiltà, che ai dì nostri è sul toccare l'apice dell'altezza, nella universale anarchia del socialismo. Agl'inni dei protestanti tedeschi, dei razionalisti e dei liberali d'ogni paese, che tanto incenso bruciano a quest'idolo adorato, bene sta che si aggiunga la voce altresì dei cattolici, la quale, fra gli strepiti dei menzogneri elogi, così faccia intendere la verità, come puramente si trae da una storia, che quattro secoli di studii e di esperimenti hanno oltre ogni evidenza illustrata".
http://progettobarruel.comlu.com/novita/11/opera_Martin_Lutero.html

CHI FOSSE MARTIN LUTERO
Piccolo brano: "Com'è chiaro che Dio è Dio, così è certo che Lutero è diavolo. Nel suo furore egli si contraddice da una pagina all'altra. Non ti si fa nessun torto chiamandoti, o Lutero, seduttore più pericoloso di Marcione[17].» La società tigurina lo riprendeva «di cercare sè e la gloria propria, con un orgoglio di strabocchevole insolenza[18].» Ecolampadio dicevalo «tronfio di orgoglio e corrotto da Satanasso»".

http://progettobarruel.comlu.com/novita/11/chi_fosse_Martin_Lutero.html

Un saluto dal Brasile

Gederson Falcometa ha detto...

Cari Annaré e anonimo,

Grazie per le vostre parole. Infatti, non possiamo accetare un Concilio che ancora la Chiesa deve scoprire. Il Concilio Vaticano II sembra essere l'unico della Chiesa che è stato fatto per scrivere testi, perchè non sembra che loro hanno imparato qualcosa nelle sessioni conciliari. I testi dovevano trovare significato in ciò che è stato discusso in queste sessioni, ma questo è ancora da scoprire...

Katèchon87 ha detto...

Sono veramente addolorato nel leggere ancora una volta calunnie contro la FSSPX .Per quanto mi riguarda,se Dio vuole,l'anno prossimo entrerò nel pre-seminario di Albano Laziale...dagli attuali seminari diocesani me ne tengo alla larga.Pregate per me e per la mia vocazione.