Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 2 gennaio 2014

Stefano M. Manelli. Che cosa è successo negli anni sessanta?

Riporto il capitolo successivo (pp.85-87) della Prima parte della relazione di Padre Manelli pubblicata ieri. [vedi qui]. 
Proprio nel ripercorrere queste pagine, mi accorgo che non potrò mancare di mettere a disposizione di tutti anche le parti successive, altrettanto eloquenti e significative. In fondo non sono altro che il suo Manifesto e ci danno le ragioni della sua scelta successiva al Summorum Pontificum ed in esso incardinata vero ponte con la Sacra Traditio Ecclesiae riguardo alla Liturgia, anima e vita della Chiesa.
Mi rendo conto infatti di quanto sia eloquente e significativo questo excursus di padre Manelli, che è la chiara esposizione del sensus Ecclesiae - trasmesso all'Ordine di cui è Fondatore - dal quale possono estrarsi molte chiavi di lettura della situazione che si è venuta a creare nello stesso, emblematica di quella dell'intera realtà ecclesiale, frutto della dicotomia tra passato e presente tra Tradizione e Profezia operato dall'attuale Gerarchia. Situazione nella quale siamo immersi e coinvolti, che non è altro che conseguenza del nuovo sensus Ecclesiae in realtà solo invocato ma non definito e desumibile dalla nuova prassi ateoretica, corrispondente ad un cambiamento di paradigma sostanziale, che vorrebbero inculcare anche a noi. Ed è per questo che ce ne occupiamo: appartiene anche a noi. Ci siamo dentro nello stesso modo. Al di là di altre possibili concause riguardanti gli FI nello specifico che, qualunque esse siano, sono evidentemente servite da pretesto per colpire la Messa Antiquior e tutto ciò che essa significa e porta con sé.

IL MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM
PER LA CRESCITA DELLA VITA RELIGIOSA

P. STEFANO M. MANELLI, F.I.
(Fondatore e Ministro Generale dei Francescani dell'Immacolata)

4. Che cosa è successo dagli anni sessanta?

Orbene, fino agli anni sessanta, il patrimonio liturgico che caratterizzava ogni singolo Ordine religioso è rimasto pressoché invariato, salvo le opportune modifiche marginali riguardanti, ad esempio, il calendario liturgico, che da sempre hanno arricchito o snellito i sacri riti sotto la vigile supervisione della Chiesa ufficiale. In quegli anni la Chiesa godeva ancora di una straordinaria fecondità delle vocazioni religiose, della conseguente crescita delle Missioni ad gentes, della solidità e maturità della vita cristiana del popolo di Dio.

Che cosa è successo, invece, dagli anni Sessanta in poi? In effetti, è successo che dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, che fu un'assise grandiosa come mai la Chiesa aveva avuto nel suo passato, l'attesa riforma liturgica post-conciliare, nel suo attuarsi, anziché operare lo sperato incremento e l'auspicata crescita della vita cristiana, ha operato, invece, una svolta, la quale, a conti fatti, ha inciso negativamente sull'intera Chiesa e sul popolo di Dio[74] e, ancor più, ha inciso negativamente soprattutto sull'impianto stesso della vita religiosa (particolarmente nell'Occidente).

Più devastante, rileviamolo ancora, è stata l'incidenza negativa del Novus Ordo sulla vita religiosa, come già riferito sopra (a proposito delle perdite rovinose in quasi tutti gli Ordini e Istituti religiosi). E qui non possiamo non accennare anche alla tristezza per la chiusura di tanti monasteri e Case religiose, così come per la chiusura della maggior parte dei seminari per i preti e per i frati, con il conseguente invecchiamento del clero, il calo nelle Missioni senza ricambio di missionari, e il moltiplicarsi continuo di paesi e paesi che anche in Italia rimangono senza il parroco, come pure senza vocazioni religiose sia maschili che femminili.

E se vogliamo chiederci perché l'incidenza negativa del Novus Ordo è stata grave per la Chiesa ed è stata ancor più grave soprattutto per la vita religiosa, la risposta è molto semplice: perché la Chiesa intera vive della liturgia, come insegnò anche il Vaticano II, e come disse Papa Giovanni Paolo II nella sua lettera ai Vescovi Dominicae coenae del 24 febbraio 1980, quando parlò del "collegamento molto stretto e organico tra il rinnovamento della liturgia e il rinnovamento dell'intera vita della Chiesa. La Chiesa non solo agisce nella liturgia, ma si esprime anche in questa; essa vive della liturgia e acquisisce dalla liturgia la sua forza vitale"[75].

E anche Papa Benedetto XVI afferma che nella liturgia "il cristiano trova la Chiesa come tale, in atto, credente e mediatrice della grazia: tutto il resto è secondario"76.

La vita religiosa, poi, ancora più ha subito l'incidenza negativa del Novus Ordo, poiché essa è una vita anzitutto "liturgica, come accennato, e di conseguenza essa non poteva e non può non essere condizionata dalla liturgia nella sua consistenza più vitale. È con la liturgia che la vita religiosa fa simbiosi e sinergia sia nella sua fecondità che nella sua infecondità. Si potrebbe anche dire, anzi, che liturgia e vita religiosa stanno in piedi o cadono sempre insieme. Questa è la perenne dinamica soprannaturale della vita religiosa innestata nella liturgia, e della liturgia innestata nella vita religiosa.

Di conseguenza, una liturgia ben fondata, salda e compatta viene dimostrata e garantita come tale soprattutto dalla vitalità e fecondità della vita monastica e religiosa; e, a sua volta, una vita monastica e religiosa che sia salda e in crescita feconda, dimostra e garantisce nella maniera più sicura la genuinità della liturgia del Corpo Mistico di Cristo; mentre una vita monastica e religiosa in rovinosa retromarcia, com'è oggi, non può che essere testimonianza di una liturgia in deficit di consistenza e di "forza vitale", secondo la precisa espressione di Papa Giovanni Paolo II.
____________________________
74 A conti fatti, in realtà, nei riguardi del popolo, è ormai sotto gli occhi di tutti che la frequenza del popolo di Dio alla santa Messa nei giorni di precetto, in questi quarant'anni, nella nostra Italia è letteralmente precipitata dalla media del 60% di frequenza che si aveva negli anni Cinquanta, alla media del 9-10% di frequenza che si ha ai nostri giorni (senza parlare dell'Europa, dove la media della frequenza si aggira intorno al 5%!). E che cosa dire, poi, del crollo della frequenza al Sacramento della confessione, del ritardo o del rifiuto nei battesimi dei bambini, dell'aumento impressionante dei matrimoni solo civili, con il dilagare spaventoso della contraccezione e dell'aborto, del divorzio e delle libere convivenze (senza parlare infine della omosessualità e della pedofilia)?
È facile, però, a questo punto, sentirsi subito opporre che non è colpa della liturgia se l'andamento della società è disastroso. Dire ciò, tuttavia, significa disconoscere e mortificare quella che è la grande missione salvifica della liturgia nel mondo. Non bisogna dimenticare, infatti che il trittico fondamentale della vera vita cristiana è costituito da una triplice "Lex": la Lex orandi, la Lex credendi, la Lex vivendi.
Il concatenamento fra queste tre leggi è ab intus, per cui l'una non si regge senza le altre. Di conseguenza:
  • una solida Lex orandi (ossia: preghiera giornaliera costante e fedele; liturgica, eucaristica, mariana; vocale, mentale, affettiva, contemplativa), è matrice di una solida Lex credendi;
  • una solida Lex credendi (ossia: credere tutte le verità di fede che la Chiesa propone a credere; ricevere i Sacramenti; seguire il Magistero della Chiesa, nell'obbedienza al Papa), è matrice di una solida Lex vivendi;
  • una solida Lex vivendi (ossia: vivere una vita di grazia, evitando il peccato, combattendo i vizi, praticando le virtù cristiane nei doveri familiari e nei rapporti sociali), è matrice di vita cristiana santa e santificatrice!

Ma se la Lex orandi non è genuina e solida, da che cosa si scopre? Si scopre dai frutti, secondo l'evangelico insegnamento di Gesù: "Un albero buono non può dare frutti cattivi" (Mt 7,18). Ossia:
  1. 1. si riconosce dai frutti velenosi di una fede confusa e fragile, di una fede magari sincretista o distorta fino alla negazione di verità di fede sulla SS. Trinità, sul Verbo Incarnato, su Maria Santissima, sull'inferno (chiuso o inesistente), sull'Eucaristia, sulla confessione, ecc...;
  2. si riconosce dai frutti velenosi di una vita cristiana disordinata e fuorviata dalle passioni e dal mondo, che aderisce alle deviazioni della morale (divorzio, aborto, eutanasia, contraccezione, concubinaggio, omosessualità, mode indecenti, pornografia, ecc...);
  3. si riconosce, a più ampio spettro sociale, dalla profanazione della domenica (contro il terzo Comandamento) da parte delle masse, con il calo impressionante della frequenza alla santa Messa festiva e ai Sacramenti (confessione e comunione, ma anche battesimo per i neonati), mentre proliferano droghe, discoteche e circoli di "invertiti", con le folle di gente presenti negli stadi, ai festival, nei cinema, schiavi della TV, ammalati di edonismo a tutti i costi. Povera società, povera umanità!

75 GIOVANNI PAOLO II, Dominicae coenae, 1980.

76 BENEDETTO XVI, Davanti al Protagonista. Alle radici della liturgia, Ed. Cantagalli, Siena, 2009, p. IV di copertina.

61 commenti:

RIC ha detto...

Nell'augurare a tutti un sereno 2014, vorrei segnalarvi una bella notizia. L'Arcivescovo di San Francisco ha creato l'istituto "Benedetto XVI" dedicato alla musica sascra e alla liturgia.

http://www.newliturgicalmovement.org/2013/12/benedict-xvi-institute-for-sacred-music.html#.UsPVZdLuIuc

Anonimo ha detto...

Si chiede come possibile la fecondita dell stesso F.I fino a 3/4 anni fa solamente celebrando il novus ordo?

mic ha detto...

Si chiede come possibile la fecondita dell stesso F.I fino a 3/4 anni fa solamente celebrando il novus ordo?

Il NO celebrato con lo spirito tradizionale (Sacrificio-banchetto escatologico e non banchetto e basta) conserva ancora quel che vi risulta diluito e rischia di essere oltrepassato nelle generazioni successive, come di fatto sta avvenendo.

Anonimo ha detto...

Bravissima, dare risalto a questa rivisitazione storica centrata su il prima (tutto buono) e dopo (tutto veleno) Concilio sarà di grande supporto per la risoluzione dell'attuale crisi FI. Nel concreto parrebbe la stessa posizione di de Mattei: il Concilio è la panacea di tutti i mali.
Quindi concludendo lei con questo documento da prova della fondatezza di quanti nella Chiesa guardavano con preoccupazione lo scivolare inarrestabile dei FFI verso l'oltre limite del sentire Cattolico.

mic ha detto...

Bravissima, dare risalto a questa rivisitazione storica centrata su il prima (tutto buono) e dopo (tutto veleno) Concilio sarà di grande supporto per la risoluzione dell'attuale crisi FI. Nel concreto parrebbe la stessa posizione di de Mattei: il Concilio è la panacea di tutti i mali.

Il concilio non è la panacea (lapsus freudiano?), cioè la soluzione ottimale di tutti i mali, ma neppure è il male assoluto. Tuttavia ormai è ben chiaro che ci sono delle 'fessure' aperte dalle sue ambiguità - ben individuate - che hanno permesso l'applicazione di quegli elementi di 'rottura' che rischiano di divenire voragini.

Quindi concludendo lei con questo documento da prova della fondatezza di quanti nella Chiesa guardavano con preoccupazione lo scivolare inarrestabile dei FFI verso l'oltre limite del sentire Cattolico.

Questo documento dà prova della fondatezza dell'esistenza, nella Chiesa, di quanti guardavano e guardano con preoccupazione la minaccia alle loro arbitrarie innovazioni da parte di radici che non possono essere divelte.

Luisa ha detto...

Non stupiamoci se la lettura delle parole di Padre Manelli scateneranno le solite reazioni aggressive e altrettanto prevedibili.
Già sono cominciate.

Anonimo ha detto...

Mi permetto i segnalare una riflessione di Pietrangelo Buttafuoco ripresa da radiospada:
http://radiospada.org/2013/12/se-il-cattolicesimo-e-pop-la-star-e-francesco-parola-di-pietrangelo-buttafuoco/

Nella puntata odierna di “Coffee break”, trasmissione di approfondimento politico e culturale condotta da Tiziana Panella e in onda su LA7, era ospite in studio il noto giornalista Pietrangelo Buttafuoco.

Alla richiesta di commentare quello che viene definito l’evento dell’anno, cioè l’elezione al soglio pontificio di Francesco I, offre ai telespettatori un giudizio sintetico e lucido del fenomeno Bergoglio: «Secondo me la cosa non è così bella come viene raccontata. Fa impressione perché parliamo di una realtà che paga pegno ad un ospite molto più ingombrante che è la modernità. Essa ha un suo rito che è la laicità. Pretende ed esige dei tributi che sono perfino superiori a quelli dell’IMU [tema di discussione della prima parte della trasmissione ndr]. Per cui [la Chiesa], che da sempre è stata presente nella coscienza della comunità italiana, […] ha sacrificato la presenza sacrale per avere in cambio una presenza pop, quasi rock. […] Come dicevano in un bellissimo dialogo Domenico Porzio e Leonardo Sascia, se solo avessero tenuto il latino le chiese sarebbero piene. Invece il pop forse fa la folla, ma la sostanza della liturgia e del rito non c’è…».

a cura di Luca Fumagalli

Anonimo ha detto...

Io ero piccolissimo negli anni '60, quindi ho visto con gli occhi di un bambino gli sconcertanti comportamenti di tanti, troppi sacerdoti che hanno lasciato la chiesa, si sono sposati, hanno divorziato o si sono dedicati alle invettive argomentate su tanti libri, contro la stessa, con un odio a dir poco sorprendente, ma ritengo tuttavia che il vat2 non sia l'unica causa del disfacimento dell'animo religioso ben presente nel nostro popolo fino a non tanti anni fa, il colpevole o i colpevoli principali sono state le tv commerciali, l'apertura di mega centri commerciali aperti la domenica e la pubblicità bombardante su ogni sito, tv e computer, ed infine telefonini multimediali che hanno di fatto rincitrullito la gente che non ne può più fare a meno, mettici poi la sciagurataggine di certe celebrazioni e di certi preti che pur di piacere o compiacere, stanno facendo scempio di tutto, ma da quel che vedo io, le ragioni sono tante, tutte però ascrivibili ai superpotentati socioeconomici che governano il mondo, insomma, il nwo si è sostituito alla religione, creandone una laica di molto peggiore perché rende schiavi senza nemmeno rendersene conto, ma la gente non vuole uscire da questa sorta di coma indotto, in fondo è rassicurante, bello, promette mirabilia, salvo poi svegliarsi bruscamente e scoprire l'amara realtà, di qui i disperati suicidi-omicidi di cui ogni giorno tristemente siamo spettatori, purtroppo anche l'attuale guidance della cc, non fa nulla per opporsi a tutto ciò, anzi fomenta dubbi e sconcerti e a questo punto non so più che pensare.Chiedo venia per la lunghezza.Lupus et Agnus.

Anonimo ha detto...

Mi permetta Mic, le parole di P Manelli non suonano generiche ma esprimono una netta condanna sostenuta dai dati citati: monasteri chiusi, perdita della fede, deriva morale della società. L'accusa dei mali apportati, secondo questo Padre, alla Chiesa e alla società -mondo- dal Concilio sono gravi e secondo lui palese conseguenza del medesimo.
Questa posizione non è la posizione della Chiesa. Benedetto XVI si è espresso a riguatdo sino agli ultimissimi giorni del suo Pontificato. Ne ha parlato ampiamente ed ha indetto l'anno della Fede proprio per l'approfondimento dei testi del Concilio.
Comunque non voglio entrare in questo discorso. Ciò che mi colpisce invece è che nel 2009 P Manelli pubblicamente si schierasse su queste posizioni de matteiane e gherardinesche avvallando così la tesi di quanti oggi lo accusano di aver forzato l'istituto su posizioni estreme.
De Mattei come ben mi ha corretto, sostiene che il Concilo sia coacervo di tutti i mali, lo stesso vale per Gherardini che addirittura con la CME ha pubblicato un libro, P Manelli già dal 2009 era su queste posizioni: mentre per i primi 2 non vedo problema, per lui, in quanto MG e fondatore di un Istituto di diritto Pontificio mi parrebbero posizioni poco prudenti ed equilibrate

seraafino ha detto...

>Questa posizione non è la posizione della Chiesa.
E' solo la mera REALTà, contro la quale non esistono argomenti.
> Benedetto XVI si è espresso a riguardo sino agli ultimissimi giorni del suo Pontificato.
E se vedono gli esiti.
> Ne ha parlato ampiamente ed ha indetto l'anno della Fede proprio per l'approfondimento dei testi del Concilio.
E ciò a cosa ha portato? Alla oscura "LUMEN", e alla fin troppo chiara "Evangelium [sic] Gaudim", che professa eresie esplicite.
> MG susate, cosa significa quesrta sigla?
> fondatore di un Istituto di diritto Pontificio mi parrebbero posizioni poco prudenti ed equilibrate.
QUINDI AVREBBE DOVUTO, PER RISOLViRE IL PROBLEMA, MENTIRE? Parlare contro coscienza? Venendo così a violare anche i "precetti" vaticano/secondisti sul primato della coscienza?
MA SI RENDE CONTO DELL'enormità di ciò?

Anonimo ha detto...

Sul che cosa è successo dagli anni sessanta, la diagnosi di padre Manelli sarebbe valida se le dinamiche che coinvolgono e trasformano la società civile fossero tutte di natura religiosa, ma così non è.
Dagli anni sessanta in poi si è assistito a una vera rivoluzione antropologica, che ha completamente mutato il modo di vivere e di relazionarsi degli individui e le trasformazioni continueranno. Tutto ciò che da quel momento in poi è accaduto nella Chiesa è la conseguenza di quella rivoluzione. Non è stata la Chiesa a modificare la società, semmai l’esatto contrario.
Questo spiega il perché in questi ultimi quarant’anni la frequenza dell’andare a messa è precipitata alle percentuali che tutti conosciamo.
La contraccezione è dilagata semplicemente perché è difficile convincere le persone che prendere un antibiotico è necessario per risolvere un’infezione fino a ieri mortale e poi caricare di significati etici l’impedimento o la programmazione di una gravidanza in relazione anche alle difficoltà odierne. Ieri le ragazze si sposavano giovanissime, oggi si può ritenere fortunata chi può consapevolmente mettere al mondo un figlio prima dei trent’anni: vuol dire che ha già trovato un ruolo attivo nella società ed è in grado di mantenersi e garantire cure adeguate alla creatura.
L’aborto è certamente una piaga e lo è sempre stato, anche prima degli anni sessanta. Depenalizzarlo è ancora oggi per la società soltanto un valido compromesso. Ciò consente alla donna di usufruire di adeguate strutture sanitarie ed evitare di crepare a seguito di una setticemia. Gli aborti ci sono sempre stati, anche quando la legge lo impediva. Pensare di risolvere la questione mandando in galera chi abortisce è una pia illusione e in ogni caso sarebbero soltanto le donne prive di mezzi a pagare pegno. Altre sono le strade da percorrere per combattere seriamente l'aborto, ma la società da questo punto di vista è sorda e preferisce chiudere un occhio, limitandosi al male minore.
Non rendersi conto di tutto questo e cioè della realtà che ci circonda non aiuta nessuno, tanto meno la Chiesa a trovare un’eventuale soluzione nel tentativo di invertire l’attuale deriva.

Anonimo ha detto...

"P Manelli già dal 2009 era su queste posizioni: mentre per i primi 2 non vedo problema, per lui, in quanto MG e fondatore di un Istituto di diritto Pontificio mi parrebbero posizioni poco prudenti ed equilibrate"

Se NSGC dice "il tuo parlare sia SI SI NO NO, il resto viene dal maligno" e se le parole di padre Manelli riflettono inequivocabilmente i fatti, non vedo perché due altri dovrebbero poterle esprimere senza remore di prudenza ed equilibrio mentre lui no.

Certo, visto che non è tollerato che non sia sia allineati sul "sentire cum Ecclesia", non stupisce affatto che la persecuzione si sia avventata su di lui ed il suo ordine.
Marius

mic ha detto...

Mi permetta Mic, le parole di P Manelli non suonano generiche ma esprimono una netta condanna sostenuta dai dati citati: monasteri chiusi, perdita della fede, deriva morale della società. L'accusa dei mali apportati, secondo questo Padre, alla Chiesa e alla società -mondo- dal Concilio sono gravi e secondo lui palese conseguenza del medesimo.

Caro signor anonimo,
è lei che estende al concilio i mali della Chiesa, non padre Manelli, che ha esaminato la Liturgia e i suoi effetti e ne ha attribuito i deficit non al concilio ma al post-concilio (expressis verbis, se legge meglio lo trova).
Che la Chiesa odierna non voglia vedere questo particolare aspetto del problema è un fatto, che di certo ha molte concause pre durante e post conciliari...

Non è vero che Gherardini e De Mattei sono su posizioni estreme. Ci sono punti controversi (ambiguità, circiterismi, per dirla con R. Amerio) che Gherardini, De Mattei, molti altri e, se mi permette io stessa - certo non al loro livello, ma con la stessa convinzione e passione - ho individuato sviluppato e descritto nelle loro subdole connotazioni e relative conseguenze.
Il problema è che qualunque dibattito viene troncato sul nascere da posizioni che rifiutano il confronto e si pongono in termini apodittici.

Questa posizione non è la posizione della Chiesa. Benedetto XVI si è espresso a riguardo sino agli ultimissimi giorni del suo Pontificato. Ne ha parlato ampiamente ed ha indetto l'anno della Fede proprio per l'approfondimento dei testi del Concilio.

Vede, si dà il caso che nel pontificato di Benedetto XVI si possano trovare molti segnali di restaurazione e peraltro lo stesso padre Manelli attinge copiosamente dagli scritti del Papa sempre a difesa della Liturgia.

Tuttavia le stesse ambiguità del concilio si trovano anche in molti scritti di Ratzinger/Benedetto, nei quali alcune affermazioni chiare e limpide, vengono in qualche modo contraddette da altre sorprendenti e in linea con la bifronte "riforma nella continuità" (che abbiamo visto e dimostrato quanto molto riforma e nulla continuità) piuttosto che con la supposta continuità. Perché la continuità è posta, molto abilmente, nel soggetto-Chiesa e non nell'oggetto-Rivelazione, inverato dalla Chiesa non più fedelmente ma in modo storicisticamente creativo (cioè arbitrario).

Certo Benedetto ha criticato, ad esempio, la Gaudium et Spes, giudicata manchevole perché “non è riuscita a offrire un chiarimento sostanziale” per ciò che riguarda il concetto stesso di “mondo”, della modernità, contraddicendo se stesso, che a suo tempo l'aveva definita un “controsillabo”.

Ma era ben lontano dal mettere in discussione i punti individuati dalle più vigili sentinelle, tant'è che oggi siamo sfociati del "conciliarismo" (assolutizzazione indiscutibile del V2) più retrivo...

Anonimo ha detto...

Vista la competenza e la chiarezza che riscontro sempre negli interventi di questo blog, desidero approfittarne per chiedere anche una questione che mi sta a cuore, (che è collegata alla problematica FFI) anche perché ultimamente con una persona della mia parrocchia se ne discute, spinti dagli interventi del vdr che si discostano del sentire cattolico in cui siamo nati e siamo stati educati. Quella persona ed io ci troviamo su posizioni contrastanti.

Si parlava della FSSPX, a cui BXVI tolse la scomunica. Egli mi dice che oltre alla mancanza di regolarità canonica è rimasta attuale un'altra grave faccenda, cioè anche la sospensione a divinis dei vescovi e di conseguenza dei sacerdoti.

È vero ciò? Cosa comporta, per i fedeli cattolici che desiderassero avvalersi della loro missione liturgico-pastorale, la sospensione a divinis?
Marius

Anonimo ha detto...


"In effetti, è successo che dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, che fu un'assise grandiosa come mai la Chiesa aveva avuto nel suo passato, l'attesa riforma liturgica post-conciliare, nel suo attuarsi, anziché operare lo sperato incremento e l'auspicata crescita della vita cristiana, ha operato, invece, una svolta, la quale, a conti fatti, ha inciso negativamente sull'intera Chiesa 

Come è chiaro dallo scritto il "post concilio" cui il Padre si riferisce è conseguenza scaturita dall'evento primario.




mic ha detto...

Anonimo coriaceo,
allora glielo cito io:

"" Questa crisi, che abbraccia tutta intera la vita della Sposa di Cristo, secondo il Santo Padre Benedetto XVI, "dipende in gran parte dal crollo della liturgia"[63] avvenuto non nel Concilio, ma nel post-concilio. ""

Anonimo ha detto...

Tutti questi discorsi sono condivisibili e andrebbero sviluppati ed approfonditi, ma vi prego, fratelli non chiudiamoci in un cristianesimo senza carità. Non barrichiamoci in un fortino senza accogliere, senza soccorrere i feriti, senza sporcarci. La purezza e l'incontaminazione non fanno parte del cristianesimo, ma sono un mito pagano. Noi cristiani siamo chiamati a contagiare tutti gli uomini di buona volontà con il vangelo e la dottrina della Chiesa, tutti, nonostante le diversità comportamentali, ideologiche e morali. Ricordatevi che le prostitute vi precederanno in paradiso.

Micus

mic ha detto...

Micus,
Nessuno di noi è chiuso in una fortezza. Anzi le dirò di più, non accettiamo neppure di venire rinchiusi in un ghetto o trasormati in riserva indiana.

Sono le gerarchie che escludono noi. Noi non escludiamo nessuno se non gli errori.

Vediamo di non rovesciare la prospettiva per partito preso.

Anonimo ha detto...

Ricordatevi che le prostitute PENTITE *CI* precederanno in paradiso.

Anonimo ha detto...

o. Noi cristiani siamo chiamati a contagiare tutti gli uomini di buona volontà con il vangelo e la dottrina della Chiesa.
NO! SIAMO CHIAMATI a *CONVERTIRLI* ALTRIMENTI PER loro, ed anche per noi, non ci sarà buona volontà che tenga, ma il rischo di DANNAZZIONE ETERNA sarà ben reale e concreto.

mic ha detto...

Le faccio una domanda. Micus,
Lei stesso riconosce che sono questioni che vanno approfondite.
Chi è che esclude confronto e approfondimenti?
In fondo, se fosse decollata una vera riforma della riforma, non solo per modo di dire, forse sarebbe già avvenuto.
Oghi invece assistiamo all'incancrenirsi della riforma...

Anonimo ha detto...

Mi perdoni quest'ultima coriacea puntualizzazione:
Nella citazione da Lei riportata P Manelli si riferisce ad un giudizio espresso dall'allora Card. Ratzinger che poi anche da Papa ha ripreso spiegandoci che il guasto di tutto è venuto non dal Concilio reale ma da un para concilio mediatico sulla scia del quale si è dato corpo ad arbitrarie riforme ecc.
PManelli sembra (solo sembra) far propria quella tesi mentre poi. Va oltre dicendo quanto sopra già riportato.
Quanto a chi domanda cosa significhi MG: Ministro Generale.
Quanto a chi vede nella mia rilevata mancanza di prudenza ed equilibrio preciso:
La prudenza è una Virtù. Un MG non deve per forza "dichiarare" può far dichiarare il suo pensiero ad altri e nell'interesse della pace tra i suoi figli considerare che all'interno possono esserci altri su posizioni diverse.
lo stesso vale per il valore che assumono certe dichiarazioni nella Chiesa: un conto e che un laico impegnato dica certe cose, un conto che le dica un sacerdote teologo, un conto è che le dica chi ha responsabilità di centinaia di consacrati, e credo -come è avvenuto- che questo attirerà su di sé un attenzione particolare e dall'interno che dall'esterno.

Anonimo ha detto...

Ricordatevi che le prostitute PENTITE *CI* precederanno in paradiso
----------
Quel che CI frega è che per loro è più facile riconoscersi per quel che sono e quindi pentirsi.

Luisa ha detto...



"In effetti, è successo che dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, che fu un'assise grandiosa come mai la Chiesa aveva avuto nel suo passato, l'attesa riforma liturgica post-conciliare, nel suo attuarsi,anziché operare lo sperato incremento e l'auspicata crescita della vita cristiana, ha operato, invece, una svolta, la quale, a conti fatti, ha inciso negativamente sull'intera Chiesa "

"Nel suo attuarsi", cioè nella sua applicazione.
Quella svolta, primo tradimento della Sacrosanctum Concilium, è stata data già dal Consilium e poi confermata da tutti i "bricoleurs" liturgici che hanno fatto della sacra Liturgia un terreno sperimentale dove tutto era possibile, hanno tolto, aggiunto, inventato.
Ho vissuto quel periodo, quelle innovazioni son state imposte con violenza, quel che era buono e giusto solo qualche giorno prima è diventato cattivo, da schernire e dîsprezzare, da seppellire nel dimenticatoio.
Chi, come me, cercava di capire, poneva domande, stava male, si è trovato con le porte chiuse: se ti va è così se non ti va quella è la porta...ho preso la porta.

Vorrei ricordare alcuni pensieri dell`allora card. Ratzinger sulla Liturgia raccolti qui:

http://www.messainlatino.it/pag2_sito.htm

mic ha detto...

Caro Marius,
so di rispondere per sommi capi, ma penso di essere corretta:

I vescovi e dunque anche i sacerdoti della FSSPX non hanno il "potere di giurisdizione". Dunque i sacramenti da loro amministrati non sono "leciti" giuridicamente, ma sono "validi" spiritualmente.
Ci fu a suo tempo anche una pronuncia in questo senso (sulla partecipazione alla Santa Messa da loro celebrata) di mons. Perl, che le cercherò, anche se successivamente l'ED ha fatto il "pesce in barile"...
Appena possibile approfondiremo.

Personalmente ritengo lo stato di "necessità" a suo tempo invocato da Mons. Lefebvre - notoriamente indotto subdolamente a compiere il suo gesto estremo dell'ordinazione dei vescovi il cui permesso gli veniva sempre ulteriormente dilazionato - più valido che mai...

La storia ce lo potrà dire.

Cesare Baronio ha detto...

Le parole di padre Mannelli sono illuminanti e confermano le molte, moltissime riserve sugli esiti del Vaticano II. Anche il giudizio sull'impatto negativo della liturgia riformata è condivisibile, non fosse che per la semplice costatazione dei risultati ottenuti in termini di frequenza alle celebrazioni.

Ma stupisce che una persona intelligente come padre Mannelli non voglia vedere - così come non volle vedere Benedetto XVI - in nesso inscindibile tra il Concilio e i suoi frutti. TUTTI i sostenitori del postconcilio si appellano ad esso, trovandovi argomenti a sostegno della nuova dottrina, della necessità di svecchiare la Chiesa, del suo nuovo ruolo nel mondo. Vi è un rapporto causale che solo l'accecamento intellettuale non vuol vedere, forse per il timore di andar troppo in là, affermando che il Concilio Vaticano II non ha nulla a che vedere con tutti gli altri Concili della storia della Chiesa.
Ma la pia intenzione di salvare il Concilio, senza identificare in esso ciò che vi è di distorto e dannoso per la dottrina, la pastorale, la spiritualità e la liturgia, finisce per nascondere la verità. Questo atteggiamento riconosce i sintomi del morbo, ma nega l'esistenza di esso proprio là dove la semplice logica ce lo mostra.
Le buone parole di padre Mannelli, se si accompagnano a questo travisamento della realtà, dimostrano o un'ingenuità stupefacente, o la mancata volontà di dire chiaramente qualcosa di sgradito alle gerarchie postconciliari.

Luisa ha detto...

Per la partecipazione a Messe con la FSSPX, vedi qui:

http://blog.messainlatino.it/2012/11/messa-domenicale-in-rito-antico-on-line.html

Anonimo ha detto...

Dobbiamo non dimenticare che era proprio Pd. Manelli nei primi 30 anni della sua fondazione che ha minacciato i frati che volevano celebrare nel Rito Antico...un frate doveva celebrarlo in secreto per la sua prima messa!

Quindi, non è onesto di fare di Pd. Manelli un santo, era sempre un uomo nel medio della strada

Romano

luigi ha detto...

Attenti a parlare di p. Manelli!

Ha sempre difeso il Concilio, prima, durante e dopo...quale atto del supremo magistero e pertanto da seguire con obbedienza.
Non fatelo passare, per carità, come un rivoluzionario e disobbediente scismatico, perché non lo è; grande è il suo amore alla Chiesa e al Papato, fedele figlio di p. Pio.
Basta leggere alcuni suoi articoletti divulgativi degli anni pre e post conciliari e degli anni dell'Assise (raccolti dalla Casa Maria editrice in due volumi di "scritti") per farsi un'idea del suo pensiero il quale certamente, scontrandosi con la realtà - triste e senza frutti - è approdato a risposte e soluzioni: ma sempre e solo quelle che il magistero, segnatamente di papa Benedetto, ha consentito. Non è andato oltre.
E anche la cosiddetta svolta tradizionale dell'Istituto dei Francescani dell'Immacolata (frati e suore), se così impropriamente la si vuol chiamare, cos'altro è stata se non un tentativo di rispondere alla "chiamata alle armi" del papa per salvare la Chiesa dalla situazione "terrificante di peccato" in cui versa? Cos'altro è stata se non una interpretazione e un'attuazione di tutto l'insegnamento che da teologo e da pontefice J. Ratzinger ci ha donato in campo dottrinale e liturgico?
Ora, alla luce dell'abdicazione del papa e della "persecuzione" che l'Istituto e p. Manelli stando subendo...è lecito chiedersi se a dare fastidio fossero proprio quelle risposte e soluzioni che stavano prendendo piede, lentamente e silenziosamente, nella Chiesa.
E a chi davano e danno fastidio?
A certa Santa Sede, ricordiamolo, non fanno paura realtà che si accontentano dei fumi di incenso e paramenti riesumati (con tutto il rispetto della liturgia antica)...bensì istituti...laici...realtà...che mettono in luce il problema, lo mettono a nudo, con argomentazioni valide (convegni, conferenze, libri, riviste, articoli...etc...) ai quali si può rispondere solo "d'autorità", silenziando.

bernardino ha detto...

Cara e gentile Maria, auguri di buon anno nel Signore a te ed alla tua famiglia.
Vorrei riprendere dal tuo ultimo commento delle ore 13,19 di oggi per conoscere il tuo pensiero su questa domanda:
dopo quello che e' successo dal c.v.II in poi, esiste o no lo stato di necessita' invocato da Mons. Lefebvre? la Chiesa (quella Cattolica) si trova o no come diceva Monsignore o lo stesso Romano Amerio su Iota Unum in uno stato di crisi che sembra rovinarla, ma ancora non l'ha rovinata? comunque leggendo l'articolo, vediamo come sono cadute le vocazioni o le presenze alla S. Messa nei giorni di precetto e l'abbandono ai Sacramenti.
Quanta colpa ha su tutta questa decadenza quello che e' successo negli anni sessanta?
Qui riprendo il discorso di Monsignore:
se esisteva allora lo stato di necessita', oggi, vedendo al punto in cui siamo arrivati, chi si batte per invertire le cose, cosa deve fare?
Noi che ci battiamo come tradizione bimillenaria, di fronte a questo cataclisma, come dobbiamo comportarci? dobbiamo seguire la strada indicataci e seguita dal vat.II e post. oppure dobbiamo seguire senza sbandare la strada che non ci indica Roma, ma ci indica Monsignor Lefebre?
Se seguimo Roma, vediamo quello che sta' facendo alla FSSPX, ai F.I. col commissariamento ecc.,
a noi cosa potrebbe ridurci?
Gli anni sassanta hanno prodotto il cataclisma dal quale non si riesce a venirne fuori, Chi puo' e con quali mezzi riusciamo a non cadere nel baratro se rifiutiamo l'ancora di salvezza lanciataci da Mons. Lefebvre tramite lo stato di necessita?
Quale altra strada oggi e' percorribile seguendo la chiesa conciliare e post.?
grazie per un tuo intervento.

Anonimo ha detto...

'La chiesa deve essere una fraternità artigiana', francamente non ho compreso bene cosa significhi, ma è stato il tema battente dell'inascoltabile omelia di una straziante messa di ieri cui ho , mio malgrado , assistito , messa animata multietnica , con tanto di bongos e flauti andini e tamtam.l....dimenticavo le parole sono del vdr, le mie 'Senza parole'.Passante per caso2

RIC ha detto...

Riflettevo sul fatto che la guerra alla Tradizione, per quanto riguarda l’Italia, oltre a colpire i FI si sta accanendo con particolare durezza anche contro coloro i quali provengono dalla scuola del Cardinale Siri. I primi due ceffoni sono stati tirati al povero Cardinale Piacenza, fatto fuori nel giro di poche settimane dalla Congregazione per il Clero e da quella per i Vescovi; poi e' toccata a Mons. Guido Marini che, pur essendo stato lasciato al suo posto, è stato privato dei suoi collaboratori sostituiti con personaggi provenienti dalla corte di P.Marini. Adesso è la volta di Bagnasco: prima fatto fuori dalla Congregazione per i Vescovi e poi cortocircuitato nella nomina del Segretario Generale della CEI. Mi chiedo a questo punto se Moraglia sarà incluso nel novero dei prossimi Cardinali…

Lino ha detto...

Buon anno nuovo a Mic (commento 02 gennaio 2014 12:30) e a tutti voi.

Non se se vi farò piangere o ridere, a inizio anno. Decidete voi. Il video che segue mi è stato segnalato da amici di Katholikòs Forum.

http://www.youtube.com/watch?v=ZHAGs2GVejI

Che dire? Auguri ai Francescani dell'Immacolata , anche quando celebrino con il novus ordo. Ritornerò a Frigento, il prima possibile, per depurarmi.

mic ha detto...

Riassumo a proposito di partecipazione a Sante Messe in Cappelle FSSPX:

1. Posso adempiere il precetto domenicale, frequentando una Messa San Pio X ?
Risposta di Mons. Perl (18 gennaio 2003):
In senso stretto lei può adempiere al suo obbligo domenicale assistendo ad una messa celebrata da un sacerdote della Società San Pio X

2. È un peccato per me partecipare a una Messa Pio X ?
Risposta di Mons. Perl:
Abbiamo già detto che non possiamo raccomandare la vostra partecipazione a tale messa spiegando il motivo. Se il motivo principale per la partecipazione è quello di manifestare il suo desiderio di separarsi dalla comunione con il Romano Pontefice e di coloro che sono in comunione con lui, sarebbe un peccato. Se la sua intenzione è semplicemente quella di partecipare ad una Messa secondo il Messale del 1962 per motivi di devozione, questo non è un peccato.

3. È un peccato per me contribuire alla raccolta durante la Messa domenicale presso la San Pio X ?
Risposta di Mons. Perl:
Un modesto contributo alla raccolta durante la Messa sembra possa essere giustificato

mic ha detto...

Noi che ci battiamo come tradizione bimillenaria, di fronte a questo cataclisma, come dobbiamo comportarci? dobbiamo seguire la strada indicataci e seguita dal vat.II e post. oppure dobbiamo seguire senza sbandare la strada che non ci indica Roma, ma ci indica Monsignor Lefebre?

La strada che indica e che ci indica Mons. Lefebvre è la Roma perenne che lui non ha mai abbandonato e che neppure noi abbandoniamo, anche se prendiamo le distanze in coscienza e secondo gli insegnamenti ricevuti fondati sul Magistero perenne, dogmatico, appunto, dagli errori che oggi ci vengono propinati.
Semplicemente resistiamo pregando...

Romano recuperato da spam ha detto...

Dobbiamo non dimenticare che era proprio Pd. Manelli nei primi 30 anni della sua fondazione che ha minacciato i frati che volevano celebrare nel Rito Antico... un frate doveva celebrarlo in secreto per la sua prima messa!

Quindi, non è onesto di fare di Pd. Manelli un santo, era sempre un uomo nel medio della strada

Romano

mic ha detto...

Quindi, non è onesto di fare di Pd. Manelli un santo, era sempre un uomo nel medio della strada

Infatti, non è il caso di farne un santo.
Tuttavia, è interessante conoscere il suo pensiero del 2009 sulla Liturgia, molto in sintonia con la tradizione e molto efficace nell'approfondire gli effetti della Liturgia sulla vita consacrata e il ruolo dei consacrati nella Liturgia.

Luisa ha detto...

Ogni essere umano ha un suo percorso, una sua evoluzione, ci sono coscienze che possono restare bloccate perchè rigida e rigidificata è la mente che resta ermeticamente chiusa e impermeabile ad ogni sollecitazione contraria, ci sono coscienze che evolvono, che si confrontano alla realtà, menti che restano aperte e si lasciano toccare, interpellare, che hanno il coraggio di porsi delle domande anche se farlo può implicare di cambiare direzione, di togliersi certi "paraocchi" amplificando la propria visione, il coraggio talvolta di ammettere di essersi sbagliato e tirare di quegli "errori" le lezioni.
Anche se Padre Manelli non ha avuto sempre la stessa posizione circa la Messa Antica, anche se non faceva parte di chi la difendeva prima del SP , quel che conta è il suo cammino che lo ha portato a cambiare atteggiamento, del resto in un`intervista ( che purtroppo non ritrovo) aveva spiegato il suo "interesse" per il Summorum Pontificum in uno spirito di filiale rispetto e affetto per Benedetto XVI), la sua riflessione, la sua meditazione, il suo confronto con la realtà, lo hanno portato a fare quelle scelte e dire quelle parole che nella Chiesa postconciliare bastano per essere condannati.

Turiferario ha detto...

Non vedo dove stia il problema se anche padre Manelli avesse cambiato idea nel corso della sua vita circa il rito antico e le riforme postconciliari. Nel 1970 si poteva credere in buona fede che queste cose avrebbero portato grandi benefici, nel 2014 lo si può pensare solo operando un capovolgimento ideologico della realtà. A me poi non compete canonizzare nessuno, ma un santo comunque non è uno che in vita sua non ha mai sbagliato: tanti santi anzi sono stati peccatori per un certo periodo.

rileggere ha detto...

Attenti a parlare di p. Manelli!

Ha sempre difeso il Concilio, prima, durante e dopo...quale atto del supremo magistero e pertanto da seguire con obbedienza.
Non fatelo passare, per carità, come un rivoluzionario e disobbediente scismatico, perché non lo è; grande è il suo amore alla Chiesa e al Papato, fedele figlio di p. Pio.
Basta leggere alcuni suoi articoletti divulgativi degli anni pre e post conciliari e degli anni dell'Assise (raccolti dalla Casa Maria editrice in due volumi di "scritti") per farsi un'idea del suo pensiero il quale certamente, scontrandosi con la realtà - triste e senza frutti - è approdato a risposte e soluzioni: ma sempre e solo quelle che il magistero, segnatamente di papa Benedetto, ha consentito. Non è andato oltre.
E anche la cosiddetta svolta tradizionale dell'Istituto dei Francescani dell'Immacolata (frati e suore), se così impropriamente la si vuol chiamare, cos'altro è stata se non un tentativo di rispondere alla "chiamata alle armi" del papa per salvare la Chiesa dalla situazione "terrificante di peccato" in cui versa? Cos'altro è stata se non una interpretazione e un'attuazione di tutto l'insegnamento che da teologo e da pontefice J. Ratzinger ci ha donato in campo dottrinale e liturgico?
Ora, alla luce dell'abdicazione del papa e della "persecuzione" che l'Istituto e p. Manelli stando subendo...è lecito chiedersi se a dare fastidio fossero proprio quelle risposte e soluzioni che stavano prendendo piede, lentamente e silenziosamente, nella Chiesa.
E a chi davano e danno fastidio?
A certa Santa Sede, ricordiamolo, non fanno paura realtà che si accontentano dei fumi di incenso e paramenti riesumati (con tutto il rispetto della liturgia antica)...bensì istituti...laici...realtà...che mettono in luce il problema, lo mettono a nudo, con argomentazioni valide (convegni, conferenze, libri, riviste, articoli...etc...) ai quali si può rispondere solo "d'autorità", silenziando.

Luís Luiz ha detto...

Non ho mai visto una simile assurdità in tutta la mia vita. Quello che hanno fatto coi Francescani dell'Immacolata ha un solo nome: terrorismo. E dire che questo viene... dal Papa!

Anonimo ha detto...

I Santi sono tanti e la gran parte di loro li conosceremo solo il giorno che il Signore separera' gli agnelli dai capri.Per il momento dire che uno o una e' santo per noi e' molto difficile perche' solo Dio conosce il cuore degli uomini.Malgrado questo io vorrei gridare a squarciagola:Ken Langone santo subito.Questo signore americano ,ricco e molto cattolico ha detto che le sparate di PF sono un problema per la raccolta di fondi da devolvere alla Chiesa Cattolica.Il 2014 credo che portera' piu' di qualche nube sul cielo fin qui splendente di Santa Marta. Paul

Anonimo ha detto...

L'Arcivescovo di San Francisco si chiama Salvatore Cordileone :in nomine omine.

Anonimo ha detto...

Cordileone certo...
Strano però, visitando il sito che ha creato su musica sacra e liturgia, ispirato al Magistero di Benedetto XVI, si vede che è tra quelli che voi chiamate "conservatori conciliaristi" assolutamente ligi al nuovo pontificato. Voi che c'entrate?

Anonimo ha detto...

Luiz Luiz,

Il terrorismo che Lei vede nel affare con i FFI, tanti sacerdoti e tanti religiosi hanno sperimentato per gli ultimi 50 anni, in silenzio, come un matirio...

Adesso non c'è proprio una diocesi dove non si sperimenta tale ogni giorno; questo è il perchè il clero conservatore agiscono con tanta cautela...

Romano

Anonimo ha detto...

Mi verrebbe da dire che si tratta di un ossimoro e che fra i cattolici non possono in nessun caso esistere conservatori conciliaristi .Purtroppo invece ci sono e sono i tanti preti invecchiati male e che nel nome del cv2 hanno fatto delle belle carriere .Una generazione incredula e perversa che ha fatto il deserto in Chiese e seminari. Monsignor Cordileone e' ligio alla Chiesa Cattolica mentre tanti altri ,anche suoi superiori, non lo sono per niente.Paul

sam ha detto...

Trovo un che di surreale e grottesco nell'argomentare in punta di fioretto sulla prudenza e opportunità delle affermazioni di un fondatore di congregazione (urca che roba!) sul Concilio Vaticano II (una specie di "immacolato concezione"), quando abbiamo un papa (il papa!) che ipotizza pubblicamente dal suo universale scranno una "voglia" di ribellione di Maria Santissima (la Madonna!) alla Volontà di Dio!

Che tempi, ragazzi!

Luisa ha detto...

Ben ritrovata sam!
Quanto ti capisco.
Ormai dovrebbe cominciare ad esser chiaro anche ai più dubbiosi che viviamo in regime di dittatura, una dittatura egemonica che non dice il suo nome, che si veste di abiti immacolati e misericordiosi, un solo pensiero, una sola parola, e guai a chi parlasse un altro linguaggio perchè non ha perso l`uso del cervello e la memoria.
Durante gli otto anni del Pontificato di Benedetto XVI, odiato dagli stessi che oggi idolatrano il suo successore, la parola si era liberata per chi era stato zittito durante decenni, il mitico "Concilio" diventato superdogma poteva essere oggetto di discussioni attorno ad alcuni dei suoi documenti, sulla scia di Benedetto XVI e del suo primo discorso alla Curia del 2005, membri della gerarchia non temevano di dare il loro contributo alla discussione, certo sulla punta della lingua, ma lo facevano.

Oggi ritorna il silenzio.
Ci viene subdolamente fatto capire che Jorge Bergoglio ha annullato tutte quelle discussioni che sono ormai diventate inutili, superflue, sterili, obsolete, papa Bergoglio incarna il "Concilio" ci viene detto.
Quel che vedo, spero che il futuro mi dirà che mi son sbagliata, è un Papa che incarna lo spirito del Concilio, quello che Benedetto XVI aveva definito non autentico.
Ormai il Vaticano II è diventato il solo riferimento, non ci son dubbi, e non si deve aver dubbi, il CVII ha segnato l`inizio di una nuova Chiesa.
Quando un Papa dice :

“Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia(!!). Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta(!). Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità(!), tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile”,

il discorso è chiuso, almeno lo è con questo Papa.
Oggi non è più il mondo che deve essere conformato alla luce del Vangelo, ma è il Vangelo che chiunque nel suo orticello può rileggere e piegare alla luce del mondo.
Lo ha detto il Papa!
E poi chi sono io per giudicare?
I soli che possono esser giudicati, senza misericordia alcuna, sono coloro che non applaudono al teatro isterico che è messo in scena dal 13 marzo dagli adulatori di Jorge Bergoglio, sono coloro che scelgono di non tacere, di non mandare in vacanza, memoria, coscienza e intelligenza.

Anonimo ha detto...

Beh, visto che si era detto che era un papa che avrebbe fatto uso della collegialità sinodale, mi pare che ad ora abbia fatto uso solo della propria autorità, per non dire dato un'ulteriore prova di autoritarismo, cosa ricorrente nella sua ormai lunga vita....che dire? Mah, ormai siamo tutti schedati come pericolosi sovversivi, ribelli che non si assoggettano al new deal, che siamo tradi o non, che siamo solo sgomenti per la tragica piega che sta prendendo la cosa, non interessa, siamo destinati al silenziamento ed alla epurazione, con sistemi che più che peroniani mi paiono di stampo soviet delle purghe.....chi vivrà vedrà.Anonymous.

Anonimo ha detto...

Vi rendo partecipi di una riflessione che vi interesserà molto: http://traditioliturgica.blogspot.it/2014/01/ricevo-rispondo.html

mic ha detto...

Per Anonimo 2 gennaio 11:33, che ripropone la salsa della "rivoluzione antropologica", e per quanti vogliano meglio riflettervi, invito a leggere quanto già ampiamente ho detto il questo al riguardo precedente articolo:

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/un-nodo-teologico-da-sciogliere-homo.html

mic ha detto...

Ringrazio Tradizio liturgica per le sue segnalazioni, sempre gradite e molto interessanti e coinvolgenti.

rosa ha detto...

vorrei solo far presente all' anonimo antropologo che per esperienza personale e di medico, la maggior parte delle donne italiane NOn prende la pillola, ne' usa altri antkiconcezionali. e questo indipendnmetemnte dal ceto economico-sociale, o dal grado di istruzione, o dall fedelta' maggiore o minore all' insegnamento della chiesa. per quanto riguarda l" aborto, sempre per esperienza personale e medica , finoa qualche anno fa abortivano ragazze minorenni, donne di condizione socioeconomica disagiata e donne" in carriera" , ora , ancora minorenni, ma sopratturro straniere. e io vivo a milano.
Cosa voglio dire ? che almeno da noi sono questioni spesso gonfiate ad arte per pura propaganda politica ed ideologica, di un' ideologia perversa, direi satanica.
Rosa

Anonimo ha detto...

E allora vuol dire cara dottoressa Rosa, che le coppie italiane contrariamente a quanto si va decantando preferiscono dedicarsi ad altre attività piuttosto che a una necessaria e naturale attività sessuale. Soprattutto non si capisce come facciano le coppie italiane a limitare in modo così drastico la natalità. Il tasso di natalità dell'Italia nel suo complesso è stato nel 2012 del 9,0 per mille, il livello più basso mai registrato.
L'antropologo.

Anonimo ha detto...

@Mic.
Qui non si tratta di riproporre la salsa della “rivoluzione antropologica”. Si tratta di rendersi conto che è del tutto inutile giungere a conclusioni di questo genere: «Un tipico errore della Chiesa post-conciliare è quello di non voler essere attenti alla realtà delle cose. La Vita di Grazia diminuisce … non fa nulla. Il senso del peccato diminuisce … non fa nulla. Le famiglie si sfasciano … non fa nulla. I matrimoni civili aumentano e in alcune zone d’Italia sono più numerosi di quelli religiosi … non fa nulla. I giovani hanno dimenticato completamente l’obbligo e il valore della castità prematrimoniale … non fa nulla. Le leggi dello Stato recepiscono sempre più il relativismo etico dominante … non fa nulla. Va tutto bene, è inutile preoccuparsi».
E poi credere di poter risolvere la questione con queste semplici parole: «Per cambiare questo basterebbe insegnare la vera dottrina della salvezza che è avere fede e fare buone opere».
Possibile che nessuno si renda conto che non è sufficiente un qualsiasi insegnamento, se non c’è chi dall’altra parte è disponibile all’ascolto e poi alla messa in pratica dell’insegnamento stesso?
Sarebbe molto più utile comprendere il perché di certe derive e di certi comportamenti e magari tentare di porvi rimedio non dimenticando però la realtà nella quale si dovrà operare.
Un esempio pratico: “I giovani hanno dimenticato completamente l’obbligo e il valore della castità prematrimoniale”. Perché questo non accadeva 50 anni fa e invece accade oggi? Siamo proprio sicuri che soltanto la mancanza di un adeguato insegnamento possa aver trasformato così profondamente il comportamento dei giovani? Non è per caso che nel frattempo qualcosa è mutato nel modo di vivere dei giovani e di rapportarsi tra loro?
Questo è il lavoro serio e meticoloso da fare cui andrebbe aggiunto un altro importante tassello: che cosa fare oggi per riconquistare l’interesse dei giovani prima di proporre loro qualcosa di diverso?
L'antropologo.

mic ha detto...

E poi credere di poter risolvere la questione con queste semplici parole: «Per cambiare questo basterebbe insegnare la vera dottrina della salvezza che è avere fede e fare buone opere».
Possibile che nessuno si renda conto che non è sufficiente un qualsiasi insegnamento, se non c’è chi dall’altra parte è disponibile all’ascolto e poi alla messa in pratica dell’insegnamento stesso?


Perché non è sufficiente un "semplice insegnamento"?

Gesù cosa faceva, non insegnava, interpellando, anche?

Non bisogna dare per scontato che dall'altra parte ci sia chi non è disponibile all'ascolto. Può darsi che quel che si sta dicendo non faccia presa perché è vago e affabulatorio, non interpella le profondità, non tocca la vita nella sua dimensione più autentica.
Se è mutato il modo di vivere, ciò che è perenne non ha mutato né il suo significato né la sua efficacia.
E' questo che intende Gnerre quando parla di "insegnare la retta dottrina della salvezza". In queste parole c'è un un mondo ma soprattutto una Persona... Non banalizziamole con la scusa della "rivoluzione antropologica" che è reale, ma non tale da non poter essere toccata e interpellata da quella Persona e dalle sue parole di vita eterna che gli Apostoli autentici sanno estrarre dal tesoro del loro cuore, come lo Scriba del Regno: "cose vecchie" (gli insegnamenti immutabili ed eterni) e "cose nuove" le loro applicazioni nelle situazioni nuove che incontrano. Se le applicazioni non vengono da lì e sono "altre", non hanno lo Spirito che le anima e le rende feconde davvero.

mic ha detto...

Ancora per l'antropologo,
Secondo lei, da dove possono venire, se non da un insegnamento retto, le "buone opere" che sono quelle "della fede", che trasformano e fecondano la realtà, e non sono invece quelle "della legge" o semplici azioni umanitarie?

mic ha detto...

A proposito di svolta antropologica.

La svolta consiste nella presa che purtroppo ha avuto anche nella Chiesa il moderno principio di immanenza introdotto da Rahner, secondo il quale l’uomo è pervenuto a stabilire i confini dell’essere, ponendo Dio nella misura dell’utile. Le conseguenze le stiamo vedendo in tutto l'impianto della dottrina cattolica: a partire dalla dogmatica (abbandonata), per vedere la morale perdere l'aggancio con la Verità e l'ecclesiologia cambiare i connotati con esito devastante sulla Liturgia, che è il rapporto prioritario con Dio da cui tutto scaturisce e in cui tutto confluisce.

Anonimo ha detto...

@Mic.
Io cerco di non banalizzare mai nulla, ma non posso non tener conto della realtà e di ciò che osservo intorno a me.
Perché non è sufficiente un "semplice insegnamento"?
Perché non è sufficiente. Non si può parlare dell’insegnamento in modo vago senza, contemporaneamente, considerare la partecipazione attiva del discente, tanto che propriamente si parla di processi di insegnamento-apprendimento.
Sono quasi trent'anni che passo la mia giornata in contatto con giovani che vanno dai 19 anni in su. Credo quindi di esser riuscito a sviscerare piuttosto in profondità le dinamiche che coinvolgono l’insegnamento, la disponibilità all’ascolto e la volontà di apprendere. Tre aspetti inscindibili di un processo piuttosto complesso, ma straordinario.
E poi se davvero bastasse, un “semplice insegnamento”,il mondo non sarebbe così come è sempre stato.
L'antropologo.

mic ha detto...

Vede, antropologo, quando parlo di "semplice insegnamento", non mi riferisco solo ad un contenuto o a delle regole, ma a Chi si è rivelato a noi e affida ai Suoi il compito di "mostrare" ciò che di vivo e fecondante nella situazione di volta in volta incontrata può essere riconosciuto e quindi accolto da chi ascolta. Questo se parliamo di ciò che attiene la Salvezza. Ovvio che se non si suscita l'interesse e non si tocca la vita dell'interlocutore non passa né il messaggio né il contenuto.
Quel che mi premeva sottolineare è che occorrono due requisiti indispensabili in ogni tempo e in ogni luogo:
1. Chi parla deve essere acceso, animato e portatore di Colui che, manifestandosi, rigenera e feconda e nutre ogni realtà che Lo accoglie
2. In questo caso il "contenuto" trasmesso appartiene all'ordine soprannaturale, pur se espresso con parole e concetti ed esperienze umane, e non muta con l'evolversi del tempo
3. La "partecipazione" dell'interlocutore nella prima fase riguarda l'ascolto. Se si instaura relazione attraverso interesse e risposta, il processo si innesca e continua e il risultato appartiene al Signore che opera.
4. Concordo con lei nel constatare la difficoltà in un contesto come quello attuale in cui la 'comunicazione' è più difficoltosa perché disturbata da molti rumori di sottofondo e anche da diverse voci antagoniste, distraenti e distorcenti
5. Ma questo non deve indurci a modificare il messaggio nella convinzione di renderlo più attraente o accessibile. L'importante è la fedeltà nel mostrarlo, il che può anche comprendere la scelta di modalità espressive a seconda delle circostanze e dei momenti.
Il problema sta nel rischio di 'piegare' il messaggio all'uomo, quando invece deve realizzarsi il contrario: è l'uomo che deve essere plasmato dal messaggio, non viceversa. E le profondità, l'essenza dell'uomo NON cambia anche se i tempi consentono modalità espressive e tecniche più sofisticate.

Anonimo ha detto...

Concordo in linea generale sui requisiti da lei esposti, anche se, evidentemente, il discorso sarebbe da ampliare.
Mi limito ad aggiungere una semplice riflessione, frutto della mia esperienza professionale.
Una seria e valida relazione tra chi si propone di “insegnare” e chi desidera “ascoltare” s’instaura e s’innesca a condizione di veder rispettate alcune semplici ma indispensabili premesse: il docente deve possedere carisma, essere preparato, credibile e privo di ombre sotto ogni punto di vista.
Temo, ma posso sbagliare, che oggi il carisma e la credibilità della Chiesa cattolica non sia da guinness dei primati e non importa se soltanto a causa di chi la rappresenta indegnamente e sono tanti a farlo, anche ad alto livello.
Ieri le notizie restavano confinate in paese, al massimo in città e dopo poco tempo l’oblio tutto cancellava. Oggi il Web non perdona e le notizie restano confinate nella sua memoria, disponibili a distanza di anni.
Quando ai giovani giungono determinate notizie diventa assai arduo se non ridicolo proporre un decalogo morale e giudicare disordinato chi non lo coniuga.
Dovrebbe poter ascoltare i commenti dei ragazzi, tutti maggiorenni, che si ascoltano nei corridoi di una qualsiasi università per rendersi conto che molto probabilmente la Chiesa ha perso l’ultimo treno.
L'antropologo.