Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 14 maggio 2012

FSSPX. Il Fondatore sta facendo la guardia

Mi astengo volutamente dalle valutazioni personali in questa vicenda complessa e da troppo tempo tormentata. E condivido con voi lo splendido articolo apparso ieri su Rorate Caeli, a firma di Côme de Prévigny, un vero conoscitore e sostenitore della Fraternità, che ha ben più voce in capitolo e parla in un orizzonte di speranza che ci consola, nella trepida attesa di ciò che tra pochi giorni realmente accadrà. È anche il modo di allargare il nostro orizzonte dalle "Torniellate" a quello che invece si dice in altri paesi.

" I quattro vescovi lefebvriani divisi ", si legge nel titolo di Le Figaro. E, va detto, la divisione non è mai sembrata così evidente da quando essi sono stati consacrati dall'Arcivescovo Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988. Solo apparentemente, perché, a volte, le differenze interne sono state pronunciate, ma non sono sempre state note a tutti. Allo stesso modo, chi ha preso la decisione di portare in piazza la corrispondenza, ha preso una decisione che era estremamente grave nelle sue conseguenze, perché così facendo ha rischiato di turbare quella che un cardinale una volta chiamò " una spina per tutta la Chiesa ": la Fraternità di San Pio X. Ma essa rischia o è turbata ma non sta affondando. Il fondatore sta vegliando.

1. La trappola di una guerra fratricida.
Esiste il grande pericolo di cercare di dividere la Fraternità in due parti diverse, raccogliendo dietro due campi antagonisti forze contrapposte che si sono sviluppate nello stesso crogiolo in quaranta anni di energia, di sforzi, di preghiere, di resistenze condivise al Neo-modernismo imperante, e questo nonostante le diserzioni di alcuni e gli eccessi di altri. Coloro che si stanno ora sfregando le mani pensando ad una ipotetica divisione stanno già mostrando il loro vero volto.

Da un lato, essi sono i predatori provenienti da mini-cappelle sedevacantiste che hanno, come loro principale segno di carità, il fatto che si odiano l'un l'altro, e che raddoppiano i loro sforzi per raccogliere le spoglie di una guerra fratricida. Mons. Lefebvre è stato categorico riguardo a questi seminatori di disperazione e distruzione. Coloro che sono oggi i loro leader americani sono quegli stessi figli ingrati che, nel 1983, hanno portato l'anziano arcivescovo dinanzi ai giudici al fine di raccogliere, invano, il "bottino" immobiliare della Fraternità. Rispondono in particolare ai nomi di Clarence Kelly, Donald Sanborn, Daniel Dolan...

Dall'altro lato, ci sono tutti gli avversari della Tradizione della Chiesa che si agitano nel tentativo di spogliare la principale forza di opposizione al liberalismo che distrugge le nostre società. Tutti i loro contatti nei media hanno unanimemente presentato l'oggetto della corrispondenza scollegato dal suo ambiente privato, volendo trasformare le divergenze tra i vescovi in opposizione dell'opinione pubblica. E a Parigi, le forze anticlericali già mettono con invidia gli occhi sulla chiesa di Saint-Nicolas du Chardonnet, questo bastione della restaurazione cattolica, che appare come un oggetto di preda. E causa di tutto questo sono disaccordi essenzialmente umani.

2. Chi pagherà il conto?
A dire il vero, i vescovi della FSSPX stessi non stanno seguendo un modello di divisione. Una cosa è consigliare, anche con fermezza, ad un superiore di considerare le conseguenze delle sue azioni. Altra cosa è affermare pubblicamente ciò che si pensa. E ci vuole ben altro per provocare una divisione, quando il superiore non ha compromesso la fede, per poi giustificare la disobbedienza. Prendiamo l'esempio del Vescovo Tissier de Mallerais. Nel 1988, dopo che aveva, il 30 maggio, sconsigliato Mons. Lefebvre sulle consacrazioni, ha comunque seguito il fondatore e ha ricevuto l'episcopato dalle sue mani. In questi ultimi giorni ha chiamato i fedeli all'unità in diversi luoghi.

Ma questo, tuttavia, non impedisce ai promotori di divisione di svolgere il proprio lavoro. Perché, alla fine, immaginiamo una società regolarizzata: i suoi sacerdoti non mancheranno di tenere la pubblicazione degli stessi annunci settimanali, o di pronunciare gli stessi sermoni. E i suoi dirigenti continueranno a criticare Assisi e la nuova messa. Ma una divisione per motivi passionali avrebbe come conseguenza una diminuzione del numero dei sacerdoti, i separatisti si recherebbero nelle grandi aree metropolitane, là dove si trova il maggior numero di fedeli. D'altra parte, in aree remote, i fedeli potrebbero beneficiare dei sacramenti. E le scuole si chiuderebbero. Tale sarebbe il frutto della divisione ispirato dal nemico di Dio e dai nemici storici della Società. 

  3. Una spina per la Chiesa. 
 La Fraternità San Pio X ha un ruolo profetico nella Chiesa di oggi. Non fosse altro che per il lavoro di 550 sacerdoti con le loro decine o centinaia di migliaia di fedeli, nessuno - e il Papa soprattutto - si sarebbe curato di essa. La Fraternità è una spina per la Chiesa come a suo tempo lo fu la Compagnia di Gesù, sempre condannata e regolarizzata per la sua convinta testimonianza di adesione alla fede. Le anime più forti sono quelle che non abbandonano tutto sotto l'impatto delle emozioni, proprio sulla soglia della regolarizzazione o della condanna, cioè, di un evento che provoca un cambiamento di situazione. Sono quelle che riescono ad attraversare i secoli e a resistere alle circostanze con la stessa testimonianza di fede. « Mille cadranno al tuo fianco, e diecimila alla tua destra: ma nulla ti potrà colpire », dice il Salmo 90.

Questo lavoro provvidenziale vive essenzialmente con due forze. In primo luogo, le grazie che Dio gli concede, poi, il carisma del suo fondatore che rimane la principale forza di opposizione alle nuove dottrine del Concilio, qualunque cosa possa dire chi contesta l'eredità della Fraternità, da una parte o dall'altra. Non è la predica di un padre o del tale e tal'altro Padre che può cambiare la situazione. Non è l'ammonimento di un altro prelato che la modificano. 

La Fraternità è portatrice di un patrimonio, quello della Chiesa, che trasmette e trasmetterà, non solo per alcuni fedeli, ma per il maggior numero, in particolare per i sacerdoti, che Mons. Lefebvre aveva scelto come suoi destinatari preferiti di un lavoro visto prioritariamente come sacerdotale, apostolico, diretto proprio nei confronti dei sacerdoti. 

È vero, questo lavoro della Fraternità non possiede il dono della perennità. Ma il suo fondatore ha ricordato giustamente che Dio non ha avuto il cinismo di portare le anime a combattere per abbandonarle alla fine agonizzanti, sui campi di battaglia: « Non credo, disse, che il buon Dio avrebbe detto fino ad ora, 'Vai avanti, vai avanti', e che improvvisamente dice: 'Stop!' Quando le opere sono buone. Egli vuole che che loro vadano avanti. » [1] L'Arcivescovo Lefebvre ha accettato enormi sacrifici per l'unità della sua opera. Egli farà la guardia, ancora una volta, perché siano liberati dallo spirito di compromesso, così come da quello della disperazione, in modo che possano continuare a progredire su questa linea sottile che separa l'eresia neo-modernista da un lato dallo scisma sedevacantista dall'altro. 
_______________________________ 
 [1] Intervista di Mons. Lefebvre a Pacte, 1987

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Oremus pro Fraternitate et episcopis ejus, et pro Ecclesia tota.
Kyrie eleison

Anonimo ha detto...

E' errato affermare che gli americani fecero causa. Fu l'opposto. Cercarono una conciliazione, ma Lefebvre, probabilemente mal consigliato dal suo legale, fece causa.

hpoirot ha detto...

Il ragionamento logico che dovrebbe scaturire dai 4 vescovi che fanno (ANCORA OGGI) una battaglia dottrinale comune, benché divergano sul come e quando agire, se hanno un minimo di intelligenza strategica (alla siate astuti come serpenti) dovrebbe essere di fare tutto per evotare o almeno posticipare l'eventuale scissione al momento in cui una delle due ali cadesse chiaramente nel sedevacantismo o nel modernismo.

Fino al quel momento la "via di mezzo" del tentare un'accordo mi sembra più che una debolezza una carta da giocare.

Mgr Fellay puo' esigere da superiore (e merita certo come prelato) che gli si dia un massimo di fiducia... alla Provvidenza di fare il resto.

Dante Pastorelli ha detto...

L'articolo non manca di una sua logica spirituale. Sul piano umano forse è troppo ottimista. E l'umanità a volte può aver apparentemente o momentaneamente il sopravvento sulla sulla logica spirituale.

hpoirot ha detto...

MIC, predica da vedere del superiore del Belgio sulla questione bollente.

http://fr.gloria.tv/?media=289215

chiaro e logico.

Anonimo ha detto...

Che ne pensate del silenzio dell'Italia?

joseph ha detto...

Se il dente è da levare è bene levarlo prima che causi la setticemia.

Anonimo ha detto...

http://fr.gloria.tv/?media=289215

Grazie, Poirot. Stupendo e confortante.

Consapevole della storicità e anche della gravità e dell'eccezionalità del momento.
Dopo il lungo dettagliato excursus:
Apertura - fiducia nel superiore - invito alla preghiera

Mi ha colpito che saranno dette le Rogazioni, preghiere per le necessità più gravi e cogenti e, poi, le litanie dei Santi (tutto il Cielo coinvolto) perché il Capo, cui spetta decidere, che ha la conoscenza dei fatti e la grazia di stato, abbia luce, forza, prudenza per lui e per ognuno chiede fedeltà alla Chiesa ed alla Fraternità, dopo aver detto che la Chiesa è dono di salvezza, dono inestimabile.

Sarebbe bello ripercorrerla, ma l'essenziale è questa apertura, questa consapevolezza della gravità del momento e anche del 'peso' della decisione. Ma si sentono "armate" della Chiesa e del Papa.. a un certo punto dice: se il Papa è vero Papa, possiamo rifiutare nonostante tutte le difficoltà della Curia e dell'ED che avevano posto condizioni inaccettabili? Lo quali evidentemente sono state superate...

Anonimo ha detto...

Se il dente è da levare è bene levarlo prima che causi la setticemia.

Preghiamo anche per loro e per tutti coloro che si trovano nella maggiore difficoltà!

hpoirot ha detto...

Di quale dente parlate? del dentino da latte che dondola della giovane SPX (che ha qualche decennio), o la profonda carie ossea dela vecchia dentatura romana (che porta il peso di 2000 anni)?

Adesso non facciamo confusione, la malattia grave NON E' nella SPX. La setticemia a Roma c'é dal 1962, alla SPX non é ancora diagnosticata e c'é chi si preoccupa già di curarla. Avvoltoi, aspettate almeno che il corpo sia freddo...

hpoirot ha detto...

Il destino eterno delle 153.000 anime che muoiono al giorno
(di cui circa 1/4 sono cattoliche) pende dalla dottrina di Roma ... non di Ecône. Questa é la prima e fondamentale 'setticemia' da curare.

joseph ha detto...

Si comincia con i gravi insulti anche qui? Allora è inutile rispondere, discutere e restare, Sa tutto POIROT. Il quale è pronto ad entrare nelle bocca cariata di Roma. Se io fossi di questo avviso me ne starei ben lontano. Un po' di coerenza.

Amicus ha detto...

Le parole dell'abbé Wailliez in effetti sono chiare e precise: Deo gratias.

Caterina63 ha detto...

Articolo davvero da incorniciare ed inserire nelle meditazioni di Esercizi Spirituali!!
Mi ha profondamente commossa....
Pregare ed offrire qualche rinuncia per questi risultati, siamo nel mese di maggio, ancora in tempo per offrire a Maria qualcosa in cambio per una Sua sollecita e materna benevolenza verso la FSSPX intera!