Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 2 febbraio 2020

2 febbraio, Purificazione della Santissima Vergine (La Candelora)

Sono trascorsi, infine, i quaranta giorni della Purificazione di Maria, ed è giunto il momento in cui essa deve salire al Tempio del Signore per presentarvi Gesù. Prima di seguire il Figlio e la Madre in questo viaggio a Gerusalemme, fermiamoci ancora un istante a Betlemme, e penetriamo con amore e docilità i misteri che stanno per compiersi.

La legge di Mosè.
La legge del Signore ordinava alle donne d'Israele, dopo il parto, di rimanere per quaranta giorni senza accostarsi al tabernacolo. Spirato tale termine, dovevano, per essere purificate, offrire un sacrificio, che consisteva in un agnello, destinato ad essere consumato in olocausto, e vi si doveva aggiungere una tortora o una colomba, offerte per il peccato. Se poi la madre era troppo povera per offrire l'Agnello, il Signore aveva permesso di sostituirlo con un'altra tortora o con un'altra colomba.
Un altro comandamento divino dichiarava tutti i primogeniti proprietà del Signore, e prescriveva il modo di riscattarli. Il prezzo del riscatto era di cinque sicli che, al peso del santuario, rappresentavano ognuno venti oboli.

Obbedienza di Gesù e di Maria.
Maria, figlia d'Israele, aveva partorito; Gesù era il suo primogenito. Il rispetto dovuto a tale parto e a tale primogenito, permetteva il compimento della legge?
Se Maria considerava i motivi che avevano portato il Signore ad obbligare tutte le madri alla purificazione, vedeva chiaramente che questa legge non era stata fatta per lei. Quale relazione poteva avere con le spose degli uomini colei che era il purissimo santuario dello Spirito Santo, Vergine nel concepimento del Figlio, Vergine nel suo ineffabile parto, sempre casta, ma ancora più casta dopo aver portato nel suo seno e dato alla luce il Dio di ogni santità? Se considerava la qualità del suo Figliuolo, la maestà del Creatore e del sommo Padrone di tutte le cose il quale si era degnato di nascere in lei, come avrebbe potuto pensare che questo figlio era sottomesso all'umiliazione del riscatto, come uno schiavo che non appartiene a se stesso?
Tuttavia, lo Spirito che abitava in Maria le rivela che deve compiere il duplice precetto. Malgrado la sua dignità di Madre di Dio, è necessario che si unisca alla folla delle madri degli uomini che si recano al tempio, per riacquistarvi, mediante un sacrificio, la purezza che hanno perduta. Inoltre, il Figlio di Dio e Figlio dell'uomo deve essere considerato in tutto come un servo. Bisogna che sia riscattato quindi come l'ultimo dei figli d'Israele. Maria adora profondamente questo supremo volere, e vi si sottomette con tutta la pienezza del cuore.
I consigli dell'Altissimo avevano stabilito che il Figlio di Dio sarebbe stato rivelato al suo popolo solo per gradi. Dopo trent'anni di vita nascosta a Nazareth dove - come dice l'evangelista - era ritenuto il figlio di Giuseppe, un grande Profeta doveva annunciarlo ai Giudei accorsi al Giordano per ricevervi il battesimo di penitenza. Presto le sue opere, i suoi miracoli avrebbero reso testimonianza di lui. Dopo le ignominie della Passione, sarebbe risuscitato gloriosamente, confermando così la verità delle sue profezie, l'efficacia del suo Sacrificio e infine la sua divinità. Fino allora quasi tutti gli uomini avrebbero ignorato che la terra possedeva il suo Salvatore e il suo Dio. I pastori di Betlemme non avevano ricevuto l'ordine, come più tardi i pescatori di Genezareth, di andar a portare la Parola fino agli estremi confini del mondo? I Magi erano tornati nell'Oriente senza rivedere Gerusalemme commossa per un solo istante al loro arrivo. Quei prodigi, di così grande portata agli occhi della Chiesa dopo il compimento della missione del suo divino Re, non avevano trovato eco o memoria fedele se non nel cuore di qualche vero Israelita che aspettava la salvezza d'un Messia umile e povero. La nascita di Gesù a Betlemme doveva restare ignota alla maggior parte dei Giudei, e i Profeti avevano predetto che sarebbe stato chiamato Nazareno.
Il piano divino aveva stabilito che Maria fosse la sposa di Giuseppe, per proteggere, agli occhi del popolo, la sua verginità; ma richiedeva pure che questa purissima Madre venisse come le altre donne di Israele ad offrire il sacrificio di purificazione per la nascita del Figlio che doveva essere presentato al tempio come il Figlio di Maria, sposa di Giuseppe. Così la somma Sapienza si compiace di mostrare che i suoi pensieri non sono i nostri pensieri e di sovvertire i nostri deboli concetti, aspettando il giorno in cui lacererà i veli e si mostrerà nuda ai nostri occhi abbagliati.
Il volere divino fu sempre caro a Maria, in questa circostanza come in tutte le altre. La Vergine non pensò di agire contro l'onore del suo Figliuolo né contro il merito della propria integrità venendo a cercare una purificazione esteriore della quale non aveva bisogno. Essa fu, al Tempio, la serva del Signore, come lo era stata nella casa di Nazareth alla visita dell'Angelo. Obbedì alla legge perché le apparenze la dichiaravano soggetta alla legge. Il suo Dio e Figliuolo si sottometteva al riscatto come l'ultimo degli uomini. Aveva obbedito all'editto di Augusto per il censimento universale; doveva "essere obbediente fino alla morte, e alla morte di croce": la Madre e il Figlio si umiliarono insieme. E l'orgoglio dell'uomo ricevette in quel giorno una delle più belle lezioni che mai gli siano state impartite.

Il viaggio.
Che mirabile viaggio quello di Maria e di Giuseppe che vanno da Betlemme a Gerusalemme! Il divino Bambino è fra le braccia della mamma, che lo tiene stretto al cuore per tutta la strada. Il cielo, la terra e tutta la natura sono santificate dalla dolce presenza del loro creatore. Gli uomini in mezzo a cui passa quella madre carica del suo tenero frutto la considerano, gli uni con indifferenza, gli altri con curiosità; nessuno penetra il mistero che deve salvarli tutti.
Giuseppe è portatore del dono che la madre deve presentare al sacerdote. La loro povertà non permette che acquistino un agnello; e d'altronde non è forse Gesù l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo? La legge ha designato la tortora o la colomba per supplire l'offerta che una madre povera non avrebbe potuto presentare. Giuseppe porta anche i cinque sicli, prezzo del riscatto del primogenito, poiché è veramente il Primogenito quel figlio unico di Maria che si è degnato di farci suoi fratelli e di renderci partecipi della natura divina adottando la nostra.

Gerusalemme.
Finalmente la sacra famiglia è entrata in Gerusalemme. Il nome di questa città significa visione di pace, e il Salvatore viene con la sua presenza ad offrirle la pace. Consideriamo il magnifico progresso che vi è nei nomi delle tre città alle quali si collega la vita mortale del redentore. Viene concepito a Nazareth, che significa il fiore, poiché egli è - come dice lui stesso nel cantico - il fiore dei campi e il giglio delle valli; e il suo divino odore ci riconsola. Nasce a Betlemme, la casa del pane, per essere il cibo delle anime nostre. Viene offerto in sacrificio sulla croce a Gerusalemme e col suo sangue ristabilisce la pace fra il cielo e la terra, la pace fra gli uomini e la pace nelle anime nostre.
Oggi, come presto vedremo, egli ci darà un pegno di questa pace.

Il Tempio.
Mentre Maria, che porta il suo divino fardello, sale - Arca vivente - i gradini del Tempio, prestiamo attenzione, poiché si compie una delle più celebri profezie e si rivela uno dei principali caratteri del Messia. Concepito da una Vergine, nato in Betlemme come era stato predetto, Gesù, varcando la soglia del Tempio, acquista un nuovo titolo alla nostra adorazione.
Questo edificio non è più il famoso Tempio di Salomone che fu preda delle fiamme nei giorni della cattività di Giuda. È il secondo Tempio costruito al ritorno da Babilonia e il cui splendore non ha raggiunto la magnificenza dell'antico. Prima della fine del secolo sarà rovesciato per la seconda volta, e le parole del Signore hanno garantito che non ne rimarrà pietra su pietra. Ora, il Profeta Aggeo per consolare gli Ebrei tornati dall'esilio, i quali confessavano la loro impotenza ad innalzare al Signore una casa paragonabile a quella che aveva costruita Salomone, ha detto loro queste parole, che devono servire a fissare il tempo della venuta del Messia: "Fatti animo, o Zorobabele - dice il Signore - fatti animo, o Gesù, figlio di Josedec, sommo Sacerdote; fatti animo, o popolo di questa contrada, poiché ecco quanto dice il Signore: Ancora un po' di tempo e scuoterò il cielo e la terra, e scuoterò tutte le genti; e verrà il desiderato di tutte le genti; e riempirò di gloria questa casa. La gloria di questa seconda casa sarà maggiore di quella della prima; e in questo luogo darò la pace - dice il Signore degli eserciti".
È giunta l'ora del compimento di questo oracolo. L'Emmanuele, è uscito dal suo riposo di Betlemme, si è mostrato in piena luce, è venuto a prender possesso della sua casa terrena; e con la sua sola presenza in questo secondo Tempio, ne eleva d'un tratto la gloria al di sopra di quella di cui era circondato il tempio di Salomone. Lo visiterà ancora parecchie volte ma l'entrata ch'egli vi fa oggi sulle braccia della madre, basta a compiere la profezia: d'ora in poi le ombre e le immagini che conteneva quel Tempio cominciano a svanire ai raggi del Sole della verità e della giustizia. Il sangue delle vittime tingerà ancora per qualche anno i corni dell'altare, ma in mezzo a tutte quelle vittime, ostie impotenti, s'avanza già il Bambino che porta nelle sue vene il sangue della Redenzione del mondo. Tra quella folla di sacrificatori, in mezzo alla moltitudine di figli d'Israele che si stringe nel Tempio, parecchi aspettano il Liberatore, e sanno che si avvicina l'ora della sua manifestazione ma nessuno di essi sa ancora che in quello stesso momento il Messia atteso è appena entrato nella casa di Dio.
Tuttavia il grande evento non doveva compiersi senza che l'Eterno operasse un nuovo miracolo. I pastori erano stati chiamati dall'Angelo, la stella aveva guidato i Magi dall'Oriente a Betlemme; ed ora lo Spirito Santo procura egli stesso al divino Bambino una testimonianza nuova e inattesa.

Il Santo Vegliardo.
Viveva a Gerusalemme un vecchio la cui vita volgeva al termine; ma quest'uomo ardente, chiamato Simeone, non aveva lasciato affievolire nel suo cuore l'attesa del Messia. Sentiva che ormai si erano compiuti i tempi; e come premio della sua speranza, lo Spirito Santo gli aveva fatto conoscere che i suoi occhi non si sarebbero chiusi prima di aver visto la Luce divina levarsi sul mondo. Nel momento in cui Maria e Giuseppe salivano i gradini del Tempio portando verso l'altare il Bambino della promessa, Simeone si sente spinto interiormente dalla forza dello Spirito divino, esce dalla propria casa e si dirige verso il Tempio. Sulla soglia della casa di Dio, i suoi occhi hanno subito riconosciuto la Vergine profetizzata da Isaia, e il suo cuore vola verso il Bambino che ella tiene fra le braccia.
Maria, ammaestrata dallo stesso Spirito, lascia avvicinare il vecchio, e depone fra le sue braccia tremanti il caro oggetto del suo amore, la speranza della salvezza della terra. Beato Simeone, immagine del mondo antico invecchiato nell'attesa e presso a finire! Ha appena ricevuto il dolce frutto della vita, che la sua giovinezza si rinnova come quella dell'aquila, e si compie in lui la trasformazione che deve realizzarsi nell'umano genere. La sua bocca si apre, la sua voce risuona, ed egli rende testimonianza come i pastori nella contrada di Betlemme e come i Magi nell'Oriente. "O Dio - egli dice - i miei occhi hanno dunque visto il Salvatore che tu preparavi! Risplende finalmente quella luce che deve illuminare i Gentili e costituire la gloria del tuo popolo d'Israele".

Anna la Profetessa.
Ed ecco sopraggiungere, attirata anch'essa dall'ispirazione dello Spirito Divino, la pia Anna, figlia di Fanuel. I due vegliardi, che rappresentano la società antica, uniscono le loro voci, e celebrano la venuta del Bambino che viene a rinnovare la faccia della terra, e la misericordia di Dio che dà finalmente la pace al mondo.
È in questa pace tanto desiderata che Simeone spirerà la sua anima. Lascia dunque partire nella pace il tuo servo, secondo la tua parola, o Signore! - dice il vecchio; e presto l'anima sua, liberata dai legami del corpo, porterà agli eletti che riposano nel seno di Abramo la notizia della pace che appare sulla terra, e aprirà presto i cieli. Anna sopravvivrà ancora per qualche tempo a questa sublime scena; essa deve, come ci dice l'Evangelista, annunciare il compimento delle promesse ai Giudei in ispirito che aspettavano la Redenzione d'Israele. Un seme doveva essere affidato alla terra; i pastori, i Magi, Simeone, Anna l'hanno gettato; esso spunterà a suo tempo: e quando gli anni d'oscurità che il Messia deve passare in Nazareth saranno trascorsi, quando egli verrà per la messe, dirà ai suoi discepoli: Osservate come il frumento è presso alla maturazione nelle spighe: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la messe.
Il beato vegliardo restituisce dunque alle braccia della purissima Maria il Figlio che essa offrirà al Signore. I volatili sono presentati al sacerdote che li sacrifica sull'altare, viene versato il prezzo del riscatto e si compie cosi la perfetta obbedienza; e dopo aver reso i suoi omaggi al Signore, Maria stringendosi al cuore il divino Emmanuele e accompagnata dal suo fedele sposo, discende i gradini del Tempio.

Liturgia.
Ecco il mistero del quarantesimo giorno, che chiude la serie dei giorni del Tempo di Natale con la festa della Purificazione della santissima Vergine. La Chiesa Greca e la Chiesa di Milano pongono la festa nel numero delle solennità di Nostro Signore; la Chiesa Romana l'annovera tra le feste della santa Vergine. Senza dubbio il Bambino Gesù viene offerto oggi nel Tempio e riscattato, ma è in occasione della Purificazione di Maria, di cui quell'offerta e quel riscatto sono come la conseguenza. I più antichi Martirologi e Calendari dell'Occidente presentano la festa sotto il nome che ancora oggi conserva, e la gloria del Figlio, lungi dall'essere oscurata dagli onori che la Chiesa rende alla Madre, ne riceve un nuovo aumento, poiché egli solo è il principio di tutte le grandezze che noi celebriamo in essa.

LA BENEDIZIONE DELLE CANDELE
Origine storica.
Dopo l'Ufficio di Terza, la Chiesa compie in questo giorno la solenne benedizione delle Candele, che è una delle tre principali benedizioni che hanno luogo nel corso dell'anno: le altre due sono quella delle Ceneri e quella delle Palme. L'intenzione della cerimonia è legata al giorno stesso della Purificazione della santa Vergine, di modo che se una delle domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima cade il due febbraio, la festa è rimandata all'indomani, ma la benedizione delle Candele e la Processione che ne è il complemento restano fissate al due febbraio.
Onde raccogliere sotto uno stesso rito le tre grande Benedizioni di cui parliamo, la Chiesa ha prescritto, per quella delle Candele, l'uso dello stesso colore viola che adopera nella benedizione delle Ceneri e delle Palme, di modo che la funzione, che serve a indicare il giorno in cui si è compiuta la Purificazione di Maria, deve eseguirsi tutti gli anni il due febbraio, senza alcuna deroga al colore prescritto per le tre Domeniche di cui abbiamo parlato.

Intenzione della Chiesa.
L'origine storica è abbastanza difficile a stabilirsi in modo preciso. Secondo Baronio, Thomassin, Baillet ecc., tale benedizione sarebbe stata istituita, verso la fine del V secolo, dal Papa san Gelasio (492-496), per dare un senso cristiano ai resti dell'antica festa dei Lupercali, di cui il popolo di Roma aveva ancora conservato alcune usanze superstiziose. È almeno certo che san Gelasio abolì le ultime vestigia della festa dei Lupercali che veniva celebrata nel mese di febbraio. Innocenzo III, in uno dei suoi Sermoni sulla Purificazione, ci dice che l'attribuzione della cerimonia delle Candele al due febbraio è dovuta alla saggezza dei Pontefici romani, i quali avrebbero indirizzato al culto della santa Vergine i resti d'una usanza religiosa degli antichi Romani, che accendevano delle fiaccole in ricordo delle torce alla cui luce Cerere aveva, secondo la favola, percorso le cime dell'Etna, cercando la figlia Proserpina rapita da Plutone; ma non si trova alcuna festa in onore di Cerere nel mese di febbraio nel calendario degli antichi Romani. Ci sembra dunque più esatto adottare l'idea di D. Hugues Mènard, Rocca, Henschenius e Benedetto XIV, i quali ritengono che l'antica festa conosciuta in febbraio sotto il nome di Amburbalia e nella quale i pagani percorrevano la città portando delle fiaccole, ha dato occasione ai Sommi Pontefici di sostituirvi un rito cristiano che essi hanno congiunto alla celebrazione della festa in cui Cristo, Luce del mondo, viene presentato al Tempio dalla Vergine madre [1].

Il mistero.
Il mistero di questa cerimonia è stato sovente illustrato dai liturgisti dal VII secolo in poi. Secondo quanto afferma sant'Ivo di Chartres nel suo secondo Sermone sulla festa di oggi, la cera delle candele, formata dalle api con il succo dei fiori che l'antichità ha sempre considerate come un'immagine della Verginità, simboleggia la carne virginea del divino Bambino, il quale non ha intaccato nella sua concezione e nella sua nascita l'integrità di Maria. Nella fiamma della candela, il Vescovo ci invita a vedere il simbolo di Cristo che è venuto a illuminare le nostre tenebre. Sant'Anselmo, nelle sue Enarrazioni su san Luca, descrivendo lo stesso mistero, ci dice che nella Candela vi sono da considerare tre cose: la cera, lo stoppino e la fiamma. La cera - egli dice - opera dell'ape virginea, è la carne di Cristo; lo stoppino, che sta dentro, è l'anima; e la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità. Le candele.
Un tempo i fedeli si davano premura di portare essi stessi le candele alla chiesa nel giorno della Purificazione perché fossero benedette insieme con quelle che i sacerdoti e i ministri portano nella Processione. Tale usanza è osservata ancora in molti luoghi. È desiderabile che i Pastori delle anime inculchino fortemente tale usanza, e la ristabiliscano o la mantengano dovunque ve n'è bisogno. Tanti sforzi fatti per distruggere o almeno per impoverire il culto esterno ha arrecato insensibilmente il più triste affievolirsi del sentimento religioso di cui la Chiesa possiede la sorgente nella Liturgia. È necessario inoltre che i fedeli sappiano che le candele benedette nel giorno della Candelora debbono servire non soltanto alla Processione, ma anche all'uso dei cristiani che, custodendole rispettosamente nelle proprie case, portandole con sé, tanto sulla terra che sulle acque, come dice la Chiesa, attirano speciali benedizioni dal cielo. Si devono accendere quelle candele al capezzale dei morenti, come ricordo dell'immortalità che Cristo ci ha meritata e come segno della protezione di Maria.

La Processione e la Messa
Piena di gaudio, rischiarata dalla moltitudine delle fiaccole e trasportata come Simeone dal moto dello Spirito Santo, la santa Chiesa si mette in cammino per andare incontro all'Emmanuele. È questo incontro che la Chiesa Greca, nella sua Liturgia, designa con.il nome di Ipapante e della quale ha fatto l'attributo della festa di oggi. Lo scopo è di imitare la processione del Tempio di Gerusalemme, che san Bernardo così celebra nel suo primo Sermone sulla Festa della Purificazione di Maria:
"Oggi la Vergine madre introduce il Signore del Tempio nel Tempio del Signore, e Giuseppe presenta al Signore non un figlio suo, ma il Figlio diletto del Signore, nel quale Egli ha posto le sue compiacenze. Il giusto riconosce Colui che aspettava; la vedova Anna lo esalta nelle sue lodi. Questi quattro personaggi hanno celebrato per la prima volta la Processione di oggi, che, in seguito, doveva essere solennizzata nella letizia di tutta la terra in ogni luogo e da tutte le genti. Non stupiamo che quella Processione sia stata piccola, poiché Colui che vi si riceveva si era fatto piccolo. Nessun peccatore vi apparve: tutti erano giusti, santi e perfetti".
Camminiamo nondimeno sulle loro orme. Andiamo incontro allo Sposo, come le Vergini prudenti, portando in mano lampade accese al fuoco della carità. Ricordiamo il consiglio che ci da il Salvatore stesso: Siano i vostri lombi precinti come quelli dei viandanti; portate in mano fiaccole accese e siate simili a coloro che aspettano il loro Signore (Lc 12,35). Guidati dalla fede, illuminati dall'amore, noi lo incontreremo, lo riconosceremo, ed egli si darà a noi.
Terminata la Processione, il Celebrante e i ministri depongono i paramenti viola, e indossano quelli bianchi per la Messa solenne della Purificazione della Vergine. Se ci si trovasse tuttavia in una delle tre Domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima, la Messa della festa si dovrà rimandare all'indomani.

EPISTOLA (Ml 3,1-4). - Il Signore Iddio dice: Ecco io mando il mio Angelo, a preparare davanti a me la strada; e subito verrà al suo tempio il Dominatore da voi cercato, e l'Angelo del Testamento, da voi bramato. Eccolo, viene - dice il Signore degli eserciti. - E chi potrà indovinare il giorno della sua venuta? Chi potrà stare a rimirarlo? Egli sarà come fuoco di fonditore, come l'erba dei gualchierai [Nell’industria tessile e conciaria, la gualchiera era uno stabilimento, i cui strumenti erano messi in movimento dalla ruota d’un mulino ad acqua -ndr]. Egli sederà a fondere e purificare l'argento, e allora offriranno al Signore sacrifizi di giustizia. E piacerà al Signore il sacrificio di Giuda e di Gerusalemme, come in antico, come ai tempi di una volta. Così parla il Signore onnipotente.
Tutti i Misteri dell'Uomo-Dio hanno per oggetto la purificazione dei nostri cuori. Egli manda il suo Angelo, il suo Precursore davanti a sé, per preparare la via e Giovanni ci gridava dal profondo del deserto: Abbassate i colli, colmate le valli. Viene infine egli stesso, l'Agnello, l'Inviato per eccellenza, a stringere l'alleanza con noi; viene al suo Tempio; e questo tempio è il nostro cuore. Ma egli è simile a un fuoco ardente che fonde e purifica i metalli. Vuole rinnovarci, rendendoci puri, affinché diventiamo degni di essergli offerti, e di essere offerti con lui in un sacrificio perfetto. Non dobbiamo dunque accontentarci di ammirare così sublimi meraviglie, ma comprendere che esse ci sono mostrate solo per operare in noi la distruzione del vecchio uomo e la creazione del nuovo. Siamo dovuti nascere con Gesù Cristo; questa nuova nascita è già giunta al suo quarantesimo giorno. Oggi bisogna che siamo presentati insieme con lui da Maria, che è anche la Madre nostra, alla Maestà divina. Si avvicina l'istante del Sacrificio; prepariamo ancora una volta le anime nostre.

VANGELO (Lc 2,22-32). - In quel tempo, compiutisi i giorni della Purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè portarono Gesù a Gerusalemme, per presentarlo al Signore: secondo quello che sta scritto nella legge del Signore: ogni primogenito maschio sarà consacrato al Signore; e per far l'offerta prescritta dalla legge del Signore, d'un paio di tortore o di due piccole colombe. C'era allora in Gerusalemme un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio che aspettava la consolazione d'Israele; e lo Spirito Santo era in lui e gli aveva assicurato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo del Signore. E mosso dallo Spirito Santo, andò al tempio; e quando i genitori vi portarono il bambino Gesù, per fare a suo riguardo secondo il rito della legge, Simeone pure se lo prese in braccio, e benedicendo Dio esclamò: "Or lascia, o Signore, che il tuo servo, secondo la tua parola, se ne vada in pace; perché gli occhi miei hanno mirato il tuo Salvatore, da te preparato nel cospetto di tutti i popoli, luce di rivelazione alle Genti e gloria d'Israele tuo popolo".

Lo Spirito divino ci ha guidati al Tempio come Simeone; vi contempliamo in questo istante la Vergine Madre che presenta all'altare il Figlio di Dio e suo. Noi ammiriamo questa fedeltà alla Legge nel Figlio e nella Madre, e sentiamo nell'intimo del cuore il desiderio di essere presentati a nostra volta al Signore che accetterà il nostro omaggio come ha ricevuto quello del suo Figliuolo. Affrettiamoci dunque a mettere i nostri sentimenti in sintonia con quelli dei Cuori di Gesù e di Maria. La salvezza del mondo ha fatto un passo in questo giorno; progredisca dunque anche l'opera della nostra santificazione. D'ora in poi il mistero del Dio Bambino non ci sarà più offerto dalla Chiesa come oggetto speciale della nostra religione; i soavi quaranta giorni di Natale volgono al termine; dobbiamo ora seguire l'Emmanuele nelle sue lotte contro i nostri nemici. Seguiamo i suoi passi; corriamo al suo seguito come Simeone, e camminiamo senza stancarci sulle orme di Colui che è la nostra Luce; amiamo questa Luce, e otteniamo con la nostra premurosa fedeltà che essa risplenda sempre su di noi.
O Emmanuele, in questo giorno in cui fai l'ingresso nel Tempio della tua Maestà, portato in braccio da Maria Madre tua, ricevi l'omaggio delle nostre adorazioni e della nostra riconoscenza. Onde sacrificarti per noi tu vieni nel Tempio; come preludio del nostro riscatto ti degni di pagare il debito del primogenito e per abolire presto i sacrifici imperfetti vieni ad offrire un sacrificio legale. Compari oggi nella città che dovrà essere un giorno il termine della tua corsa e il luogo della tua immolazione. Non ti è bastato nascere per noi; il tuo amore ci riserba per l'avvenire una testimonianza più splendente.
Tu, consolazione d'Israele e su cui gli Angeli amano tanto posare i loro sguardi, entri nel Tempio; e i cuori che ti attendevano si aprono e si elevano verso di te. Oh! chi ci darà una parte dell'amore che provò il vegliardo allorché ti prese fra le braccia e ti strinse al cuore? Egli chiedeva solo di vederti, o divino Bambino, e poi di morire. Dopo averti visto per un solo istante, s'addormentava nella pace. Quale sarà dunque la beatitudine di possederti eternamente, se così brevi istanti sono bastati ad appagare l'attesa di tutta una vita!
Ma, o Salvatore delle anime nostre, se il vegliardo è pienamente felice per averti visto una sola volta, quali debbono essere i sentimenti di noi che siamo testimoni della consumazione del tuo sacrificio! Verrà il giorno in cui, per usare le espressioni del tuo devoto servo san Bernardo, sarai offerto non più nel Tempio e sulle braccia di Simeone, ma fuori della città e sulle braccia della croce. Allora non si offrirà più per te un sangue estraneo, ma tu stesso offrirai il tuo sangue. Oggi ha luogo il sacrificio del mattino: allora si offrirà il sacrificio della sera. Oggi sei nell'età dell'infanzia: allora avrai la pienezza della virilità, e avendoci amati dal principio, ci amerai sino alla fine.
Che cosa ti daremo noi in cambio, o divino Bambino? Tu porti già, in questa prima offerta per noi, tutto l'amore che consumerà la seconda. Possiamo far di meno che offrirci per sempre a te, fin da questo giorno? Tu ti doni a noi nel tuo Sacramento, con una pienezza maggiore di quella che usasti riguardo a Simeone. Libera anche noi, o Emmanuele, spezza le nostre catene; donaci la Pace che oggi tu arrechi; aprici, come al vegliardo, una nuova vita. Per imitare i tuoi esempi e per unirci a te, noi abbiamo, lungo questi quaranta giorni, cercato di stabilire in noi l'umiltà e la semplicità dell'infanzia che tu ci raccomandi; sostienici ora negli sviluppi della nostra vita spirituale, affinché cresciamo come te in età e in sapienza, davanti a Dio e davanti agli uomini.
O Maria, tu che sei la più pura delle vergini e la più beata delle madri, o figlia dei Re, quanto sono graziosi i tuoi passi e come è maestoso il tuo incedere (Ct 7,1) nell'istante in cui sali i gradini del Tempio carica del tuo prezioso fardello! Come è felice il tuo cuore materno, e come è insieme umile, allorché offri all'Eterno il Figlio suo e tuo! Alla vista delle madri d'Israele che portano anch'esse i loro piccoli al Signore, tu gioisci pensando che quella nuova generazione vedrà con i suoi occhi il Salvatore che tu le arrechi. Quale benedizione per quei neonati essere offerti insieme con Gesù! Quale fortuna per quelle madri essere purificate nella tua santa compagnia! Se il Tempio trasalisce nel vedere entrare sotto le sue volte il Dio in onore del quale è stato costruito, è anche il suo gaudio nel sentire fra le sue mura la più perfetta delle creature, l'unica figlia di Eva che non abbia conosciuto il peccato, la Vergine feconda, la Madre di Dio.
Ma mentre custodisci fedelmente, o Maria, i segreti dell'Eterno, confusa nella folla delle figlie di Giuda, il santo Vegliardo accorre verso di te; e il tuo cuore ha compreso che lo Spirito Santo gli ha rivelato tutto. Con quale emozione tu deponi per un istante fra le sue braccia il Dio che riunisce in sé tutta la natura, e che vuole essere la consolazione d'Israele! Con quale grazia accogli la pia Anna! Le parole dei due vegliardi che esaltano la fedeltà del Signore alle sue promesse, la grandezza di Colui che è nato da te, la Luce che si irradierà da quel Sole divino su tutte le genti, fanno trasalire il tuo cuore. La fortuna di sentir glorificare il Dio che tu chiami tuo figlio e che lo è in verità, ti riempie di gioia e di riconoscenza. Ma, o Maria, quali parole ha pronunciato il vegliardo, restituendoti il tuo Figliuolo! Quale improvviso e terribile gelo viene ad invader il tuo cuore! La lama della spada l'ha trapassato da parte a parte. Quel Bambino che i tuoi occhi contemplavano con sì tenera gioia, non lo vedrai più che attraverso le lacrime. Egli sarà il segno della contraddizione, e le ferite che riceverà ti trapasseranno l'anima. O Maria, il sangue delle vittime che inonda il Tempio cesserà un giorno di scorrere; ma bisogna che sia sostituito dal sangue del Bambino che tu tieni fra le braccia.
Noi siamo peccatori, o Maria, poco fa tanto felice ed ora così desolata! Sono stati i nostri peccati a mutare la tua letizia in dolori. Perdonaci, o Madre! Lascia che ti accompagniamo mentre discendi i gradini del Tempio. Noi sappiamo che tu non ci maledici; sappiamo che ci ami, poiché ci ama il tuo Figliuolo. Oh, amaci sempre, o Maria! Intercedi per noi presso l'Emmanuele. Fa' che abbiamo a conservare i frutti di questi santi quaranta giorni. Fa' che non lasciamo mai questo Bambino che presto sarà un uomo, che siamo docili a questo Dottore delle nostre anime, devoti, come veri discepoli, a questo Maestro così pieno d'amore, fedeli nel seguirlo dovunque al pari di te; fino ai piedi della croce che appare oggi ai tuoi occhi.
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[1] Sembra difficile ammettere oggi questa opinione, poiché la festa dei Lupercali (15 febbraio) non esisteva più al tempo del Papa Gelasio, e la Candelora non appare in Roma se non verso la metà del VII secolo. Questa è una processione indipendente dalla Purificazione, anteriore ad essa, e una tradizione molto autorevole la ricollega a una cerimonia pagana: l'amburbale [Lustratio urbis -ndr]. Il Liber Pontificalis dice che la processione fu istituita, a Roma, dal Papa Sergio (687-707) e che si faceva dalla chiesa di S. Adriano a S. Maria Maggiore, ma è certamente anteriore a questo Papa.
La benedizione delle candele appare a Roma in maniera certa solo nel XII secolo. Le antiche Ave gratia piena e Adorna, di provenienza bizantina, sono state introdotte a Roma nelI'VIII secolo; il Nunc dimittis insieme con l'antifona Lumen fu aggiunto nel XII secolo e le orazioni sono del X e XI secolo. Ma la processione con le candele benedette esisteva già ad Alessandria nel V secolo, e anche prima a Gerusalemme.
Da principio la processione ebbe, a Roma, un carattere penitenziale: il Papa andava a piedi nudi, e i paramenti talvolta erano neri. Nel XII secolo essa perdette quel carattere austero che fece posto alla letizia. I ministri, tuttavia, conservano ancora i paramenti viola che smettono soltanto per la Messa.
(dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 401-413)

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Era il 2 febbraio del 1995 quando la Madonna inziò a piangere lacrime di sangue nel cortile di casa Gregori. Il perché di tanto dolore lo si comprese nelle successive apparizioni e messaggi: la famiglia e la Chiesa stanno attraversando la loro terribile Passione. «Ma dopo i dolorosi anni di tenebre di satana, ora sono imminenti gli anni del trionfo del mio Cuore Immacolato». Solo oggi si può iniziare a comprendere la natura profetica di questa mariofania che è tutt'altro che conclusa.
https://lanuovabq.it/it/chiesa-e-famiglia-nelle-lacrime-di-maria-ma-il-mio-cuore-trionfera

Da Fb ha detto...

PENSIERI PALINDROMICI N. 1

L'articolo della Bussola sul 25° anniversario della Lacrimazione di sangue di Civitavecchia, che cade oggi, proietta significati su questo giorno curioso.

Come sempre, davanti al Mistero, c'è da rimanere almeno un passo indietro: quindi mi limiterò a riportare cose lette, un piccolo vortice di numeri.

Oggi è il famoso giorno palindromico: 02.02.2020. Lo è anche nei Paesi, come USA e Canada, in cui il mese viene preposto al giorno.

Qualcuno ha già riportato che l'evento si verifica solo 366 volte in 10.000 anni.

Ma quest'anno è bisestile e, quindi, ha.... 366 giorni...

Oggi è il 33° giorno dell'anno; ne mancano 333: il 33 ha eco cristiane, presumo, abbastanza evidenti.

In questo 33° giorno di questo anno cade la festa liturgica della Candelora: festa per eccellenza 'assunta' da una tradizione pagana e 'piegata' a Colui che è la Luce vera.

Come ho detto è il 25° anniversario della Lacrimazione: 25 è il numero mariano e cristiano per eccellenza.

Ce n'è già per rifletterci un po' sopra...

Anonimo ha detto...

Gloria tv ha mostrato la foto del momento in cui il presidente argentino, convinto abortista e convintissimo omosessualista, riceve la Comunione insieme alla sua convivente.
Dove? In qualche antro sudamericano della Teologia della Liberazione?
No. In Vaticano, ovviamente! Sulla tomba di San Pietro.
La speranza, tutt'altro che vana, è che in realtà abbiano solo ricevuto una semplice ostia bianca... In quanto questi cialtroni della neochiesa non credono più a nulla. Ma anche in questo caso, ciò non toglie la loro intenzione.
Soprattutto, non toglie l'intenzione di tutti coloro che continuano a seguire e venerare questo esercito di apostati, eretici e bestemmiatori.
In questo giorno della presentazione al Tempio, pensiamo alla spada che trafigge il costato di Maria: la spada della Passione del Figlio, certamente; ma in questa Passione quanto peso e dolore hanno i tradimenti del clero?
E l'indifferenza, la compromissione, la complicità, di tutti i laici che fanno finta di non vedere e non capire? Magari dicendo a se stessi che gli unici peccati sono uccidere e rubare (qualcuno più "morigerato" anche quelli del sesto comandamento), dimenticandosi sistematicamente la prima tavola della Legge del Sinai.
Quella dell'idolatria e della bestemmia contro Dio.
O negando imperterritamente l'evidenza dei fatti, fino a offendere lo stesso Spirito Santo.
Ecco la papolatria moderna: dimenticarsi dell'onore di Dio per sudditanza all'uomo (e al proprio interesse). (MV)

Anonimo ha detto...

Prima della confusione conciliare, la Candelora era la “Festa della purificazione di Maria”. Festa mariana, quindi. Ma la nuova teologia, figlia del protestantesimo, ebbe paura che onorando la Madre si svalutasse il Figlio.
Quaranta giorni dopo il parto, Maria salì al Tempio per la purificazione, pur non avendo bisogno né lei, né il Figlio di essere purificati da alcunché.
Pura obbedienza, insomma, come quella di Gesù che si farà battezzare dal Battista.
Aggiungo che questa Candelora casca di Domenica, cioè casca a fagiolo, come suol dirsi.
Silvio Brachetta

Anonimo ha detto...

LUMEN AD REVELATIONEM GENTIUM
ET GLORIAM PLEBIS TUAE ISRAEL

https://youtu.be/Z7NVutXwX5Q

Unam Sanctam ha detto...

Prima della riforma la Candelora era comunque festum utriusque Domini et Dominae. Aveva caratteri mariani, ma anche spiccati caratteri cristologici (e.g. il Prefazio di Natale).
Giusto per correttezza d'informazione.

Anonimo ha detto...

"Alla Candelora, se nevica o se plora dell'inverno siamo fora."
Il vecchio proverbio, cioè, annuncia che il 2 Febbraio l' inverno è finito. Ma c'è un seguito: "se piove e tira vento, all' inverno siamo dentro" Quindi, l'inverno è potenzialmente scivolato via, ma potrebbe avere una coda non sempre benefica.
Questo per quanto riguarda la festività popolare, che comunque è palesemente derivata da quella religiosa, che affonda le sue radici nel periodo pre-cristiano, probabilmente in oriente.
La liturgia cristiana, infatti, in questo giorno, ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio che, secondo la legge ebraica doveva avvenire quaranta giorni dopo la sua nascita; nel corso della celebrazione si benedicono le candele, simbolo di Cristo come "luce che illumina le genti". Le candele vengono, poi, distribuite ai fedeli perché li proteggano, durante l'anno, contro calamità e tempeste.
Se la festa popolare riguarda la vita fisica degli uomini, legata al tempo, perché preannuncia la Primavera, quella religiosa ha un significato più profondo, perché interessa la vita spirituale dei credenti: la luce delle candele benedette illumina il cammino della loro vita con una speranza in più di rinascita, non legata solamente alla volubilità dell' alternarsi delle stagioni,e quindi all'arrivo della Primavera, ma alla guida sicura della fede cristiana verso una stagione serena dello spirito.
In definitiva, comunque, possiamo dire che la Candelora é sempre una festa che celebra la luce: se il buio dell'inverno cede il posto alla luce della Primavera, le fiammelle delle candele illuminano il cammino di fede dei credenti.

Anonimo ha detto...

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/vaticano_papa_francesco_vigano_sandri_maciel_abusi_ultime_notizie-5020517.html?fbclid=IwAR07J4YXk9mwKALn_bnTvOPWXmxxPqQ8e8_dTa13-FsqTpjFut2uRgz_8DQ

tralcio ha detto...

Lo scrissi già tempo fa: è evidente che l'obiettivo dell'attacco globale portato alla Chiesa cattolica è proprio Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Lui è lo scandalo, per potenti e sapienti, Lui il bersaglio dell'attacco multidisciplinare che è in corso da anni.
Tra i modi più subdoli per attaccare Nostro Signore c'è quello di ridurlo a scusa: lo scrisse già Don Divo Barsotti, che oggi, anche negli ambiti ecclesiali, Gesù Cristo è una scusa per parlare d'altro.

Un altro modo apparentemente cristiano è quello di ribaltare e deformare la realtà, mistificando: è il caso delle premesse con le quali la realtà amazzonica , la foresta e la cultura ancestrale sono state addotte a scusa per indire e manipolare un sinodo che sta per sfociare nell'esortazione apostolica, i cui intenti sono stati smascherati dal libro del Card. Sarah con Benedetto XVI e la cui logica guida il sinodo tedesco in atto. Per comprendere bene in che cosa sia consistita la mistificazione, invito alla visione di questo magistrale intervento del Prof. De Mattei, il 5 ottobre 2019, a Roma.
https://www.youtube.com/watch?v=cchLZo8ts48

Ma tutto il meccanismo modernista è in spregio a Nostro Signore Gesù Cristo, dal dirGli: "Sia lodato Gesù Cristo" - "Sempre sia lodato" a ignorarLo con un affettato "buonasera".
Un Gesù solo umano, brav'uomo, la cui mamma ha pensato d'essere stata imbrogliata da Dio.
E il sacerdote, che nella Santa Messa offre se stesso in sacrificio, rinnovando l'atto di Cristo, come alter Christus, sta per essere ridotto a funzionario per l'accesso ai servizi di base dell'ASL e del suo ospedale da campo. Chiunque abbia l'incarico va bene, dato che deve dispensare una cura SIMBOLICA a motivo di un ruolo che ha cessato d'essere sacro.

Dio è sempre quello e per la rivelazione la Madonna conta tanto quanto Pachamama.
Battezzarsi è inutile, la confessione è un colloquio tanto per farsi coraggio nelle fragilità, all'eucaristia possono accedere persino i presidenti dell'Argentina privi dei requisiti minimi e sotto gli occhi del pontefice... Vogliamo stà a spaccà er capello?
L'inferno non c'è, il diavolo c'è, ma non si sa bene a che titolo, Adamo ed Eva non sono mai esistiti, il peccato originale non conta nulla (negli ultimi battesimi ai quali ho assistito non è mai stato nominato)... Il peccato, d'altra parte, è stato derubricato e, per le neochiesa, siamo tutti già salvi.

Qualcuno ha già notato che se la salvezza è già data, non c'è bisogno di salus animarum. Dunque non servono i preti, mentre sono molto apprezzati gli assistenti sociali, specie in ambito migranti. Il sacerdote, che con la sua vocazione testimonia il dono di sé a Dio, l'amore a Cristo e la rinuncia al mondo, è veramente sorpassato. Per eliminarlo, togliere il celibato è un passo necessario, protestantizzando anche questo elemento, Lutero (la cui condotta morale non fu specchiata nemmeno come marito) ne avrà vinta un'altra. In effetti è già stato accolto in Vaticano, per cui come non accoglierlo ovunque? Ma vuoi che Gesù non avesse interesse per la vita di coppia? Vuoi che Gesù, citando un paio di volte Sodoma (Matteo 10 e Matteo 11 con paralleli) ne sapessero di più di Mons. Galantino? E non crederete alle favole sulla verginità di Maria prima, durante e dopo il parto, vero?

Ergo, se salta anche il sacerdozio, la consacrazione, che pane riceveremo durante la convocazione dell'assemblea della comunità (ex Santa Messa)? Un pane non supersubstanziale, ma tremendamente terra terra, senza nulla di divino. Un pane per cibarci nella carne. Stop.
Qui perderemmo Gesù. E torno all'inizio: è con Lui che ce l'hanno. Tutti quelli che non lo amano, non lo adorano, non espiano, non portano la croce, vivendo da esuli, in vista della vera vita che non muore, quella eterna. Amoris laetitia aveva già minato il matrimonio. Con la laudato sì e ora con l'Amazzonia si chiude il cerchio.

Anonimo ha detto...

Ancor più preoccupante è il fatto che nelle anime la confusione non si presenta come combattimento tra due visioni del mondo religioso ma, come vuoto. Un vuoto di fede, un vuoto cognitivo, un vuoto accidioso cresciuto nel culto piagnucoloso del io perseguitato, prima dai fantasmi indotti, poi perseguitati da uomini in carne ed ossa tra lo stupore incredulo dei perseguitati stessi, quando e se riescono a capire che tanti fumi hanno preso corpo.

tralcio ha detto...

Per anonimo delle 10:39.
Verissimo. E’ proprio preoccupante che nelle anime la confusione indotta da quanto sta accadendo, anche nella Chiesa, non si presenti come combattimento tra due visioni molto distanti dell’esistenza umana, ma come vuoto. In tanti battezzati avviene il fenomeno che si manifesta quando non c’è troppa voglia di passare del tempo con Gesù. Adorare Lui, ringraziarLo, pregare, meditare, confessarsi e fare comunione, paiono tutte cose molto secondarie rispetto a quelle reputate più importanti e che piacciono anche a quelli che non condividono la fede.
La "non voglia" di stare con Gesù (la Santa Messa ne è il vertice), stando al nostro posto, di creature davanti al Creatore, di bisognosi di salvezza davanti al Salvatore, genera il pigro spirituale che non è colui che non ha voglia di fare niente (anzi, è impegnatissimo con l’agenda zeppa, senza lo spazio per uno spillo): in realtà il suo interessarsi e darsi da fare, più o meno appassionato, è una voglia di mondo, il vitello d'oro.
I problemi sono almeno due: 1 -il vitello d'oro e 2 -l'essere come criceti sulla ruota, rigorosamente in gabbia, ma disposti a correre sempre più veloci. Entrambi i problemi stanno a monte del problema del "tedio per Dio", il non aver la voglia di fare esperienza di Dio, che è l'unico modo per esserne trasformati, contemplando Lui e quindi in grado di cogliere la realtà di lotta e radicale alternativa tra Cristo e Beliar.
Se si è spiritualmente in coma o morti non può esserci vita spirituale. In questo senso è inutile trascinare un pigro, perché si impunta e raglia: lo posso tirare a forza dove desidero, ma se ci viene sta lì solo con il corpo. Lo spirito è altrove. Sepolto. La pigrizia spirituale si illude di essere combattuta mettendo a tema alcune luci false e più accettabili (l'apertura mentale, la tolleranza, l'accoglienza e altri mantra politically correct sfoggiati come vie pastorali di proposta della "fede"...) che fungono da palliativi per negare il problema e credersi (o fingersi) "religiosamente coinvolti", proprio mentre Dio è già di fatto escluso.
Il rifiuto delle occasioni di stare a tu per tu con Dio consiste in realtà di un peccato grave, il vizio capitale dell'accidia. Eppure è raro che se ne parli in confessione, mentre prende corpo una tendenza all'inerzia, un'indifferenza a Dio, un'assenza di attenzione che poi scivola in ogni ambito della vita: vivere diventa interessante solo finché quel che faccio e sento mi piace o mi serve, altrimenti no. Si scivola nel relativismo…
Questo si traduce immediatamente nell'assenza di un sano realismo, in cui -tra l’altro- persino da “religiosi”, non si fa nulla per Dio, ma principalmente per l'io. Si può fare anche molto, anche troppo, ma solo per l'io. Magari per gli altri, ma comunque a beneficio del mio io... Allora non c'è più spazio né per la penitenza, né per la conversione. Si possono anche portare avanti delle pratiche religiose, ma sempre galleggiando nella noia, nell'angoscia, nella preoccupazione... Sapremo persino operare lo sforzo che ci vuole e che ci tocca, ma non ci sarà più spazio per la Grazia: resterò solo io con il mio fare e le mie iniziative; come gli scribi e i farisei, persone religiosamente tronfie delle proprie opere, ma pieni del proprio ipertrofico io.

L'esperienza di un Dio paterno, rivelata da Gesù, consiste nell'abbassamento di Dio a livello della creatura, per salvarla dalla schiavitù che ci rende criceti sulla ruota, correndo sempre più veloci ma restando sempre in gabbia, tanto più ingabbiati quanto più aneliamo alla libertà guadagnata facendo quel che ci pare.

Anonimo ha detto...

"Che mirabile viaggio quello di Maria e di Giuseppe che vanno da Betlemme a Gerusalemme"
Ma come, non si era detto che erano fuggiti precipitosamente in Egitto, per sfuggire ad Erode, il quale per l'appunto viveva a Gerusalemme?

Anonimo ha detto...

Anonimo un po' polemico, ma inutilmente: la venuta di Maria e Giuseppe per presentare Gesù al tempio fu quaranta giorni dopo la nascita. I Magi nel frattempo erano arrivati per adorare Gesù e se ne erano anche già andati. Erode, indaginoso, era ancora in attesa di notizie ma non era ancora giunto a conclusioni affrettate. Come attesta Luca, dopo aver assolto agli obblighi secondo la legge la famiglia tornò a Nazaret. Da lì, avvertito in sogno Giuseppe del pericolo, fuggirono in Egitto prima che Erode (qualche mese dopo la presentazione di Gesù al tempio) impazzito al pensiero d'essere stato raggirato e vedendo prossima la morte, ordinasse la strage dei bimbi di Betlemme.

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=Gn1OP3KTEU8

Deo gratias!