Nella nostra traduzione da LifeSiteNews, un’analisi approfondita del documento preparatorio del percorso sinodale tedesco pubblicata dal cardinale Walter Brandmüller, uno dei due rimasti dei dubia, sul quotidiano cattolico tedesco Die Tagespost. Egli dice che il documento preparatorio del cammino sinodale dei vescovi tedeschi è ossessionato dal “potere” e trasformerà la Chiesa in una ONG, minando così la struttura gerarchica della Chiesa come stabilita da Gesù Cristo stesso.
Potete consultare i precedenti qui.
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Card. Brandmuller: le richieste del “percorso sinodale” tedesco sono le stesse fissazioni di Lutero
Ora è iniziato il “cammino sinodale”. Per vedere dove dovrebbe portare, forse non è troppo tardi per dare uno sguardo attento al “Working Paper of the Preparatory Forum” del settembre dello scorso anno. Per il momento, potrebbe essere sufficiente dare un’occhiata al documento di lavoro specificamente dedicato al tema “Potere e separazione dei poteri nella Chiesa – Partecipazione comune e condivisione nella missione”. Anche se il testo nel frattempo può apparire superato circa la relativizzazione delle spiegazioni, esso rivela tuttavia senza remore il mondo delle idee e delle intenzioni dei suoi autori.
Ora, si potrebbe pensare che si tratti delle verità fondamentali della Fede e del loro convincente annuncio nel mondo del XXI secolo quanto sarebbe necessario!
Ma nulla di tutto questo è menzionato tanto nel documento preparatorio quanto nella discussione all’interno della Chiesa in Germania.
Ciò che viene discusso e deciso, piuttosto, è il potere nella Chiesa, il ruolo delle donne, il celibato e la morale sessuale, come già fatto incessantemente e faticosamente dal Sinodo di Würzburg del 1971 [un sinodo tenuto a Würzburg dai vescovi tedeschi dal 1971 al 1975].
È sconvolgente vedere come, con questa scelta di argomenti o con l’esclusione di elementi realmente centrali, si renda ora visibile la vera e propria malattia del cattolicesimo ufficiale tedesco: il girare intorno a sé stessi, l’autoreferenzialità che sostituisce l'”andare in tutto il mondo”, l’annuncio del Vangelo.
Si nota poi con stupore quanto spesso in questo testo si presenti il termine “potere”, quando nella Chiesa – a differenza della società civile – non deve trattarsi di “potere”, ma di “autorità”. E ciò significa che esso deve essere esercitato, conferito e se ne deve rispondere con un mandato. Quanto alla “parola chiave” del testo.
Quando poi si parla di “norme di una società plurale in uno Stato costituzionale democratico”, la cui osservanza ci si attende avvenga da parte di molti cattolici “anche nella loro Chiesa”, allora ci si chiede comunque cosa ancora oggi, agli occhi degli autori, distingua la Chiesa da una comunità laica.
Se il punto focale è questo, allora si possono effettivamente cominciare a fare delle richieste con un “Vogliamo…” e a formulare intenzioni, ecc.
Ad esempio, si parla di partecipazione (a cosa?) di tutti i membri del Popolo di Dio e di separazione dei poteri. Il “potere”, si dice lì, è finora “legato unilateralmente alla consacrazione”. Si parla di una “unilateralizzazione del ministero ordinato”. Si pone quindi la questione di una partecipazione comune di tutti i fedeli all’assunzione, all’esercizio, alla responsabilità e al controllo del potere.
Ora infine anche la questione: “Come sono collegati l’ufficio e l’ordinazione?” In una tale prospettiva,viene poi posta anche il seguente quesito: “come il potere della leadership (!) nella liturgia, nell’insegnamento e nella diaconia [la carità, la cura pastorale] è diviso in modo tale che…”. Alla fine, si tratta quindi fondamentalmente di “potere, partecipazione e separazione dei poteri” nella Chiesa. In definitiva, il documento si basa “sull’intuizione del popolo di Dio”, sulle “possibilità della teologia di pensare la Chiesa in modo diverso”, commisurato ai “segni del tempo”.
Così, la Chiesa potrebbe essere condotta negli orizzonti che Dio apre. “Non vogliamo una Chiesa nuova, ma una Chiesa rinnovata. Vogliamo vivere e pensare la Fede in modo diverso da com’era prima della svolta, che si realizza facendo i conti con gli abusi”. Alla faccia del capitolo introduttivo.
Di seguito, il testo arriva al punto in modo più chiaro. Qui gli autori notano una “comprensione diffusa della Chiesa in Germania”, “caratterizzata da un’accusa del ministero ordinato come ‘santa violenza’”, che corrisponde “meno a una necessità cattolica che a una tendenza antimoderna”. Ma non è altro che una nuova conseguenza dell’Illuminismo. Significativamente, non viene data alcuna prova, poiché è difficile da darsi.
Poi gli autori trovano particolarmente offensiva “la concentrazione dell’autorità sacramentale, legislativa, esecutiva, amministrativa e legale”, considerata solo uno sviluppo del XIX secolo. Anche a questa affermazione devono porsi punti interrogativi.
E ancora una volta, le “pretese normative che sono prassi vissuta negli Stati costituzionali democratici moderni”, così come nella Chiesa, sono decisamente opposte a questo sistema messo in discussione.
“La rivendicazione universale di libertà e di uguaglianza, che la Chiesa solleva [?!], non può essere affermata senza contraddizione quando colpisce i bastioni istituzionali della Chiesa”. Gli autori hanno pensato qui allo scritto di Lutero “Alla nobiltà cristiana…”, che parla proprio di questi bastioni? Inoltre, bisogna distinguere tra “essere di pari valore” e “essere uguali”!
Ancora una volta, gli autori si avventurano su una china sdrucciolosa quando affermano che dal XIX secolo la Chiesa si è “fortemente organizzata secondo il modello della monarchia” – davvero? In che modo, allora?
Alla fine della sezione – per quante volte e in modo indifferenziato – si invocano i “principi normativi di libertà e di uguaglianza”, secondo i quali la Chiesa dovrebbe essere “organizzata a livello delle possibilità istituzionali del tempo”.
Per il momento ci soffermiamo su questo punto. La direzione in cui la Chiesa deve essere guidata è chiaramente riconoscibile.
Ma ora, alla fine, si formulano dei “principi”, che però richiedono un esame critico. L’affermazione introduttiva, “la comprensione e l’esercizio del potere, la partecipazione e la separazione dei poteri sono questioni chiave” è, di fatto, essa stessa la chiave per comprendere l’intero testo, anzi l’effettiva intenzione alla base dell’impresa chiamata “cammino sinodale”.
Secondo il testo, la Chiesa necessita di una “nuova riflessione sulla chiamata e sulla responsabilizzazione di tutta la Chiesa [!] per annunciare il Vangelo”.
Questa richiesta si concretizza subito: si tratta di niente di più e niente di meno che dell’abolizione del celibato e dell’accesso delle donne all’ordinazione dei sacerdoti e dei vescovi, di cui si deve discutere apertamente. Il riferimento alla necessità di un regolamento per tutta la Chiesa è solo una foglia di fico, con la quale il chiaro impegno per il sacerdozio femminile è per il momento ancora nascosto.
E poi: La base teologica per esso consiste nella fondamentale uguaglianza di tutti i membri della Chiesa, che è sacramentalmente suggellata nel Battesimo e nella Cresima e si esprime nel “sacerdozio comune di tutti i credenti”. Perché allora l’ordinazione sacerdotale sarebbe ancora necessaria non è stato detto. Ancora una volta, non si riconosce che l’eguale rango di tutti i membri della Chiesa è comunque legato a una differenza di vocazione. Gli autori erano consapevoli che – ad eccezione della menzione della Confermazione – stavano semplicemente ripetendo le affermazioni degli opuscoli di Lutero del 1520?
Quando si parla di una fondamentale uguaglianza di tutti i membri della Chiesa, è evidente che, se correttamente intesa, è una cosa ovvia, ma in questo contesto si tratta solo di una copia di Lutero: “Perché chi è uscito dal Battesimo può vantarsi di essere già stato ordinato sacerdote, vescovo e papa…” che “siamo tutti ugualmente sacerdoti”. Così dice Lutero in “Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca sul miglioramento dei cristiani”, uno scritto in cui, tra l’altro, non solo deride, ma nega il sacramento dell’ordine sacro. È sorprendente fino a che punto le richieste del documento sinodale corrispondano alla fissazione di Lutero.
Si parla poi anche della separazione dei poteri, dei diritti dei fedeli e della pretesa che “il potere di governo e di decisione non può essere vincolato esclusivamente all’ordinazione”. “Anche la direzione delle congregazioni è uno di questi compiti”. Non è vincolato all’ordinazione!
Il successivo argomento è la selezione dei vescovi, per i quali si ritiene necessaria la “partecipazione degli interessati”. Infine, il “cammino sinodale” dovrebbe decidere anche un quadro di differenziazione e di cooperazione dei diversi ministeri della Chiesa, compreso il ministero episcopale. E ancora una volta viene criticata un’immagine “problematica-monopolistica” della Chiesa, che dovrebbe essere spezzata da processi di “responsabilità e controllo, di partecipazione e separazione dei poteri”.
Quindi è molto sorprendente leggere in conclusione: “Il ministero pastorale dei vescovi e dei pastori [!!] è indiscusso nella Chiesa cattolica. Tuttavia: non giustifica l’assolutismo nell’esercizio dell’autorità ecclesiastica”. Certo! Ma quando mai è stato negato? Tuttavia, “anche i poteri decisionali comuni e condivisi” erano necessari. I “diritti di avere voce in capitolo, i diritti di decisione” – ovviamente da parte dei laici – erano già documentati qua e là. Sono ipotizzabili anche differenze regionali.
Ancora una volta si parla di “uffici dirigenziali ed esercizio del potere”, che sono “da investire in modo partecipativo e da praticare in modo sostenibile”, quando si tratta di decisioni sul personale, sulla distribuzione delle finanze e sulla determinazione delle “linee principali (ecclesiali-politiche e pastorali)”. Se non si parlasse anche di politica ecclesiale e pastorale, si potrebbero ricordare i temi della riunione del consiglio di amministrazione di una società industriale.
È già abbastanza sorprendente che alla fine compaia il termine “autorità sacramentale”, anche se di nuovo si tratta subito di “autorità di governare”. Naturalmente, non va trascurata la menzione che le procedure per la separazione dei poteri (che significa?) come controllo del potere hanno “dato prova di sé nelle moderne democrazie”.
Se ora si chiede anche che la “guida della Chiesa” (che significa?), la legislazione e la giurisdizione non siano nelle mani del solo vescovo, ciò non solo va oltre l’ambito della legge esistente, ma contraddice anche la struttura gerarchica della Chiesa fondata sul sacramento dell’Ordine. È abbastanza sorprendente che questa sia comunque riconosciuta in modi occasionali: “L’episcopato è indispensabile e centrale per la struttura della Chiesa”, come del resto “il ministero del vescovo nell’ordinazione e nell’assegnazione alla guida” è chiarito nella Chiesa cattolica.
È difficile vedere come le affermazioni o le richieste contraddittorie riguardanti l’episcopato possano essere conciliate tra loro. Infine, il testo compie passi da gigante verso l’obiettivo di democratizzare la Chiesa: processi di selezione sotto forma di elezioni “e deliberazioni” (che significa?) con la partecipazione di rappresentanti eletti di tutto il Popolo di Dio, responsabilità di tutti coloro che rivestono una carica verso “organi democraticamente eletti”, limitazione nel tempo – cioè, probabilmente, limiti di durata – per importanti incarichi esecutivi… darebbe un risultato che avrebbe solo il nome in comune con la “Chiesa di Gesù Cristo”.
Tutto questo per caratterizzare il vero scopo di questo lavoro – e quindi di tutta l’impresa sinodale. L’ovvio tentativo di imporre alla Chiesa strutture laiche e democratiche con le specifiche procedure è fondamentalmente diretto contro l’essenza, il mistero stesso della Chiesa.
II
Letto con la dovuta attenzione, il nostro testo offre così una profonda comprensione non solo delle idee e delle intenzioni degli autori, che vanno trovate probabilmente nella comunanza con il “Comitato centrale dei cattolici tedeschi”.
Il lettore qui ascolta anche il linguaggio, più propriamente appartenente alla politica. Il lettore incontra una terminologia politica in un testo ecclesiale.
È abbastanza caratteristico che nelle sue 19 pagine la parola “potere” appaia 79 volte, osservazione che mostra ciò di cui gli autori si occupano in ultima analisi: il potere. Sembra che si sia dimenticato che nella Chiesa l’autorità può esistere solo come autorità del Suo Signore esercitata in virtù di un mandato, e che tale autorità è conferita dal sacramento dell’Ordine, e non dall’elezione popolare. Le frasi religiose e le frasi pie inframmezzate contrastano in modo piuttosto stridente col vocabolario politico del testo. Probabilmente si tratta di un testo riferibile ad autori diversi. Ma resta l’impressione generale: si tratta di politica. “La tua lingua ti tradisce – sei un galileo” (Mt. 26,73).
Un’ulteriore caratteristica del testo è l’accento unilaterale sulla partecipazione dei laici alla Chiesa. Lascia pensare che essa fosse in precedenza sconosciuta. Nel frattempo, gli autori qui sfondano porte aperte – e rivelano così la loro semplice ignoranza del diritto canonico, che – secondo il Codex Iuris Canonici Can. 224-231 – determina i diritti e i doveri dei laici.
Le richieste fatte nel testo a nostra disposizione, però, vanno ben oltre. Qui si è fin troppo evidentemente orientati al modello delle chiese regionali protestanti, alle loro strutture e ai sinodi. Questo vale, difficile da capire, anche per la composizione e le strutture del “cammino sinodale”. Un tale modello di chiesa – il “cammino sinodale” – corrisponde, lo ammetto, più a quello di un’organizzazione non governativa con struttura socio-pedagogica che alla Chiesa di Gesù Cristo.
È tanto significativo quanto strano vedere quanto poco gli autori del nostro testo abbiano compreso che la Chiesa di Gesù Cristo non è né una monarchia né una democrazia, ecc. È un mistero di fede che non può essere adeguatamente compreso dalle categorie umane, e di cui anche la Sacra Scrittura può parlare solo per immagini. Ma dov’è questa intuizione nel testo attuale – a parte il leggero uso di un vocabolario teologico e pio?
Si potrebbe pensare che per il “cammino sinodale” dei cattolici tedeschi, la Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sia prima di tutto decisiva. Nel testo attuale, però, non vi si fa alcun riferimento. Inoltre, dove sono i documenti rilevanti dell’autorità docente postconciliare?
E che dire di quei passi dei Vangeli dove si parla della missione degli apostoli, dove si parla della natura della Chiesa come Corpo di Cristo, come Casa di Dio, come vite? Ebbene, Gesù non disse alla folla o alle donne e ai discepoli che lo seguirono: “Chi ascolta voi, ascolta Me, riceve lo Spirito Santo. Se perdonate i peccati di qualcuno”, eccetera, ma, piuttosto, solo ai Dodici, che erano riuniti nel Cenacolo, e ai quali fu dato l’incarico “Fate questo in memoria di Me”.
Tutto questo, e anche Paolo con la sua visione piena di spirito del mistero della “Chiesa” non dovrebbe avere alcun significato per il “cammino sinodale”? Apparentemente, ciò vale anche per la costituzione del Vaticano II Lumen Gentium sulla Chiesa.
Quanto è urgente, anche evocativa, l’ammonizione dell’apostolo Paolo: “Non conformatevi a questo mondo” (Rm 12,2). Questo appello vale oggi in modo particolare per i vescovi, i cattolici della Germania.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
8 commenti:
Questa chiesa non può andare avanti, imploderà da sola. Ormai di spirituale non rimane nulla. Andreste voi mai a chiedere consiglio, per la vostra vita interiore, al cardinale Max, tanto per fare un nome a caso? Ma neanche come callista lo consulterei.
Questa è la risposta monodale. Ormai i cattolici tedeschi sono protestanti. Pace. Si creassero i loro potentati in patria e si gestissero i poteri a loro piacimento.
Cherchez la femme…..Questi si vogliono sposare.
Tagliare un arto in cancrena sarebbe carità per risparmiare il corpo restante dalla cancrena inevitabile, sarebbe persino carità verso l'arto cancrenoso che avrebbe possibilità di pentirsi ed essere ri-innestato nuovo (per miracolo Divino), ma pare che nessun si muova onde evitare il disastro totale...Una bella scomunica di quelle tanto demonizzate in questi tempi di modernisti sarebbe opera di somma carità: potrà arrivare da chi si mette con le pachamame e pure le fa ripescare chiedendo perdono per il gesto contro gli idoli? Non direi proprio che ciò avverrà, inutile aspettarselo…. continuiamo a darci sulla testa da soli "siete tutti una piaga, dove volete ancora essere colpiti?". Molto interessante la frase: ..la separazione dei poteri come controllo del potere ha dato prova di sé nelle moderne democrazie...lo abbiamo visto infatti, un giudice qualunque si è permesso di mettersi contro il superiore Ministro ,i giudici cambiano le leggi dichiarando lecito ciò che non è lecito davanti a Dio e neppure davanti al diritto naturale…. Sanno molto bene quello che fanno questi signori, non so come si possano chiamare preti nel senso non pagano.
Le scomuniche arrivano; ma nella direzione opposta.
"Il vescovo di Włocławek (Polonia), Wiesław Mering, ha proibito all'ex arcivescovo di Karaganda/Kazakhstan, Jan Lenga, 69, di predicare e dire Messa in pubblico.
Lenga è stato ordinato sacerdote in segreto, nell'Unione Sovietica, nel 1980; ha combattuto i regimi totalitari per molti anni. Da quando è in pensione, risiede presso il santuario di Licheń, nella diocesi di Włocławek.
Il cancelliere diocesano, don Artur Niemira, ha detto a KAI che il divieto vale anche per i contatti con i media. Rimarrà in vigore fino all'annuncio di ulteriori restrizioni da parte del Vaticano.
Lenga descrive Francesco come "anticristo eretico". Durante le liturgie, cita Benedetto XVI al posto di Francesco. È stato Lenga a nominare Monsignor Athanasius Schneider vescovo ausiliario di Karaganda."
Ma dice di non rispettare le sanzioni:
"Cristo mi ha dato l'autorità tramite la Chiesa di proclamare la Verità e io lo farò fino alla morte", questo ha dichiarato l'arcivescovo emerito Jan Lenga, 69, dopo essere stato di fatto sospeso dal vescovo di Włocławek (Polonia), Wiesław Mering.
Anche se gli era stato "proibito" di parlare ai media, Lenga ha detto a WRealu24.tv (22 febbraio, video sotto) che né Mering né chiunque altro, nemmeno una punizione gli avrebbe impedito di proclamare Cristo. Si è appellato a Francesco e ai "poveri vescovi" perché si convertano.
Michał Kołodziej scrive su Twitter.com che Lenga di recente ha cominciato a celebrare la Messa Tradizionale in latino ed è in favore dell'arcivesco Marcel Lefebvre (+1991), fondatore della Fraternità Sacerdotale di San Pio X.
Fonte gloria.tv
A.26 febbraio h.08.50
C'est l'homme qu'ils desirent marier, pas la femme......gayamente protestanti
https://www.aldomariavalli.it/2020/02/26/chiesa-tedesca-si-dimette-il-gesuita-langendorfer-uomo-chiave-del-processo-sinodale/amp/
Un altro segnale di crisi ai vertici della Chiesa tedesca. Dopo che il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale di Germania dal marzo 2014, ha annunciato che non si ricandiderà per un nuovo mandato, ecco che una delle figure più influenti della Chiesa tedesca, il gesuita Hans Langendörfer, ha inaspettatamente annunciato le sue dimissioni da capo della segreteria della conferenza episcopale.
...
Una preghiera particolare in questo tempo di quaresima per l'Arcivescovo Jan Lenga gia martirizzato dal Komunismo, ora secondo martirio dai pagani conciliari della falsa chiesa bergogliana --- perchè il vescovo è troppo Cattolico vero rispetto a loro pagani.....loro adorano pachamama..... che vergogna che una grossa fetta ancora li segua.......
"Viviamo in una società post-cristiana. Non intendo dire che non ci siano più cristiani, siamo ancora qui. Ma la storia cristiana non è più la narrazione che i Paesi occidentali usano per capire se stessi. È stata sostituita dal culto di sé, dalla dittatura del relativismo e dalla tirannia di sé. Questo rende così difficile riconoscere il totalitarismo che sta arrivando, perché sei stato addestrato a pensare che questa sia la libertà, che scegliere ciò che vuoi sia la libertà. Le persone che sono cristiane sono state formate in un modo più classico di pensare, teologia morale o ragionamento morale. Capiscono che la libertà non è la capacità di fare quello che si vuole. La maggior parte delle persone nella società è diventata molto fragile. Sono arrivati a pensare che tutta la vita pubblica sia un’espansione dei diritti. Quindi, sotto quei regimi di “giustizia sociale”, come li chiamano, e diritti civili, non essere d’accordo con qualcuno significa ferirlo, significa minacciarlo. E questo rende patologici tutti i disaccordi. Questo rende la persona che non è d’accordo un criminale".
Rod Dreher
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