Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 24 giugno 2020

Mons. Athanasius Schneider. Alcune riflessioni sul Concilio Vaticano II e la crisi attuale della Chiesa

Negli ultimi decenni non soltanto alcuni modernisti dichiarati, ma anche teologi e fedeli che amano la Chiesa, hanno mostrato un atteggiamento che assomigliava ad una sorta di difesa cieca di tutto ciò che era stato detto dal Concilio Vaticano II. Un tale atteggiamento a volte sembra richiedere vere acrobazie mentali e una “quadratura del cerchio”. Anche ora, la mentalità generale dei cattolici buoni corrisponde spesso a una totale infallibilizzazione di ogni parola del Concilio Vaticano II o di ogni parola e gesto del Pontefice. Questo tipo di malsano centralismo papale era già presente da diverse generazioni nei cattolici degli ultimi due secoli. Una critica rispettosa e un dibattito teologico sereno, però, sono sempre stati presenti e permessi all’interno della grande tradizione della Chiesa, poiché è la Verità e la fedeltà alla rivelazione divina nonché alla tradizione costante della Chiesa che si deve cercare, il che implica di per sé l’uso della ragione e della razionalità, evitando acrobazie mentali. Alcune spiegazioni di certe espressioni ovviamente ambigue che inducono in errore, contenute nei testi del Concilio, sembrano artificiali e poco convincenti, specialmente quando si riflette su di esse, in modo intellettualmente più onesto, alla luce della dottrina ininterrotta e costante della Chiesa.

Istintivamente, si è represso ogni ragionevole argomento che potrebbe, anche in minima parte, mettere in discussione qualsiasi espressione o parola nei testi del Concilio. Tuttavia, un simile atteggiamento non è sano e contraddice la grande tradizione della Chiesa, come si osserva nei Padri della Chiesa e nei grandi teologi della Chiesa nel corso di duemila anni. Una opinione diversa da ciò che ha insegnato il Concilio di Firenze sulla materia del sacramento dell’Ordine, cioè della traditio instrumentorum, è stata permessa nei secoli successivi a questo Concilio e ha portato al pronunciamento di Papa Pio XII nel 1947 nella Costituzione Apostolica Sacramentum Ordinis, con il quale egli ha corretto l’insegnamento non-infallibile del Concilio di Firenze, stabilendo, che l’unica materia strettamente necessaria per la validità del sacramento dell’Ordine è l’imposizione delle mani del vescovo. Pio XII ha fatto con questo suo atto non un’ermeneutica della continuità, ma una correzione, appunto, perché questa dottrina del Concilio di Firenze non rifletteva la costante dottrina e prassi liturgica della Chiesa universale. Già nell’anno 1914 il Cardinale G.M. van Rossum scriveva riguardo all’affermazione del Concilio di Firenze sulla materia del sacramento dell’Ordine, che quella dottrina del Concilio è riformabile e che si deve persino abbandonarla (cfr. De essentia sacramenti ordinis, Freiburg 1914, p. 186). Quindi non c’era spazio per un’ermeneutica della continuità in questo caso concreto.

Quando il Magistero Pontificio o un Concilio Ecumenico hanno corretto alcune dottrine non-infallibili di Concili Ecumenici precedenti – anche se questo è accaduto raramente –, essi non hanno, con tale atto, minato le fondamenta della fede cattolica e nemmeno hanno contrapposto il magistero di domani a quello di oggi, come la storia lo dimostra. Con una Bolla del 1425 Martino V ha approvato i decreti del Concilio di Costanza e persino il decreto “Frequens” della 39a sessione (del 1417), un decreto che afferma l’errore del conciliarismo, cioè della superiorità del Concilio sul Papa. Però, il suo successore Papa Eugenio IV ha dichiarato nel 1446 di accettare i decreti del Concilio Ecumenico di Costanza eccetto quelli (delle sessioni 3 – 5 e 39) che “pregiudicano i diritti e il primato della Sede Apostolica” (absque tamen praeiudicio iuris, dignitatis et praeeminentiae Sedis Apostolicae). Il dogma sul primato del Papa del Concilio Vaticano I ha poi definitivamente rigettato l’errore conciliarista del Concilio Ecumenico di Costanza. Papa Pio XII, come già menzionato, ha corretto l’errore del Concilio di Firenze riguardo alla materia del sacramento dell’Ordine. Con questi rari atti di correzione di precedenti affermazioni del Magistero non-infallibile non sono stati minati le fondamenta della fede cattolica, proprio perché tali affermazioni concrete (ad esempio dei Concili di Costanza e Firenze) non hanno avuto carattere infallibile.

Alcune espressioni del Concilio non possono essere così facilmente riconciliabili con la costante tradizione dottrinale della Chiesa, come p.e. espressioni del Concilio sul tema della libertà religiosa (nel senso di un diritto naturale, e quindi positivamente voluto da Dio, di praticare e di diffondere una religione falsa, che può comprende anche idolatria o cose peggiori), di una distinzione tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica (il problema del “subsistit in” dà l’impressione dell’esistenza di due realtà: da un lato la Chiesa di Cristo e dall’altro la Chiesa cattolica), dell’atteggiamento nei confronti delle religioni non cristiane e dell’atteggiamento nei confronti del mondo contemporaneo. Anche se la Congregazione per la Dottrina della Fede nelle Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa (29 giugno 2007) ha dato una spiegazione del “subsistit in”, ha evitato, purtroppo, di dire chiaramente che la Chiesa di Cristo è veramente la Chiesa cattolica, cioè ha evitato di dichiarare esplicitamente l’identità tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica. Resta, infatti, una nuance di indeterminatezza. 

Si osserva inoltre un atteggiamento che respinge a priori tutte le possibili obiezioni alle menzionate discutibili affermazioni nei testi conciliari. Si presenta, invece, come unica soluzione il metodo chiamato “ermeneutica della continuità”. Sfortunatamente, non si prendono sul serio i dubbi riguardo ai problemi teologici inerenti a quelle affermazioni conciliari. Dobbiamo sempre tenere presente il fatto che il fine principale del Concilio era di carattere pastorale e che il Concilio non intendeva proporre i propri insegnamenti in modo definitivo.

Le dichiarazioni dei papi prima del Concilio, anche quelle del diciannovesimo e ventesimo secolo, riflettono fedelmente i loro predecessori e la costante tradizione della Chiesa in modo ininterrotto. I Papi di due secoli, diciannovesimo e ventesimo, cioè dopo la Rivoluzione Francese, non rappresentano un periodo “esotico” rispetto alla bimillenaria tradizione della Chiesa. Non si può rivendicare alcuna rottura negli insegnamenti di quei papi riguardo al precedente Magistero. Per quanto riguarda il tema della regalità sociale di Cristo e dell’obiettiva falsità delle religioni non cristiane, ad esempio, non si può trovare una sensibile rottura nell’insegnamento dei Papi tra Gregorio XVI e Pio XII da un lato e l’insegnamento di Papa Gregorio il Grande (sesto secolo) e i suoi predecessori e successori dall’altro. Si può davvero vedere una linea continua senza alcuna rottura dal tempo dei Padri della Chiesa a Pio XII, specialmente su argomenti come la regalità anche sociale di Cristo, la libertà religiosa e l’ecumenismo nel senso che c’è un diritto naturale positivamente voluto da Dio di praticare solamente l’unica vera religione che è la fede cattolica. Prima del Concilio Vaticano II non c’era la necessità di fare uno sforzo colossale per presentare voluminosi studi per dimostrare la perfetta continuità della dottrina tra un Concilio e l’altro, tra un Papa e suoi predecessori, poiché la continuità era palese. Il fatto stesso della necessità p.e. della “Nota explicativa previa” [qui] al documento Lumen Gentium mostra che il testo stesso di Lumen Gentium nel n. 22 è ambiguo riguardo al tema del rapporto tra il primato e la collegialità episcopale. Documenti chiarificatrici del Magistero nel tempo postconciliare, come p.e. le encicliche Mysterium Fidei, Humanae Vitae, il Credo del Popolo di Dio di Papa Paolo VI erano di grande valore e aiuto, però loro non hanno chiarito le soprammenzionate affermazioni ambigue del Concilio Vaticano II.

Forse la crisi emersa con Amoris Laetitia [qui] e con il documento di Abu Dhabi [qui] ci costringe ad approfondire questa considerazione sulla necessaria chiarificazione o correzione di alcune delle soprammenzionate affermazioni conciliari. Nella Summa Theologiae, San Tommaso d’Aquino presentava sempre obiezioni (“videtur quod”) e contro-argomentazioni (“sed contra”). San Tommaso era intellettualmente molto onesto; si deve consentire obiezioni e prenderle sul serio. Dovremmo usare il suo metodo su alcuni dei punti controversi dei testi del Concilio Vaticano II che sono stati discussi per quasi sessant’anni. La maggior parte dei testi del Concilio è in continuità organica con il precedente Magistero. Alla fine, il Magistero Pontificio deve chiarire in modo convincente i punti controversi di alcune specifiche espressioni nei testi del Concilio, ciò che finora non è stato fatto sempre in modo intellettualmente onesto e convincente. Se fosse necessario, un papa o un futuro Concilio Ecumenico dovrebbero aggiungere spiegazioni (una sorta di notae explicativae posteriores) o presentare persino modifiche di quelle espressioni controverse, dal momento che non sono state presentate dal Concilio come un insegnamento infallibile e definitivo, come lo ha dichiarato anche Paolo VI, dicendo che il Concilio: “ha evitato di dare definizioni dogmatiche solenni, impegnanti l’infallibilità del magistero ecclesiastico” (Udienza Generale, 12 gennaio 1966).

La storia ce lo dirà a distanza. Siamo a soli cinquant’anni dal Concilio. Forse lo vedremo più chiaramente tra altri cinquant’anni. Tuttavia, dal punto di vista dei fatti, delle prove, da un punto di vista globale, il Vaticano II non ha portato una vera fioritura spirituale nella vita della Chiesa. E anche se prima del Concilio già vi erano dei problemi nel clero, però onestamente e per amore di giustizia, si deve riconoscere che i problemi morali, spirituali e dottrinali del clero prima del Concilio non erano diffusi su una scala così vasta e in un’intensità così grave come lo è stato nel tempo postconciliare fino ad oggi. Tenendo conto del fatto che già c’erano alcuni problemi prima del Concilio, la prima finalità del Concilio Vaticano II avrebbe dovuto essere, appunto, nell’emanare norme e dottrine più chiare possibile ed anche esigenti, prive di ogni ambiguità, come facevano tutti i Concili di riforma nel passato. Il piano e le intenzioni del Concilio Vaticano II erano principalmente pastorali, eppure, nonostante il suo scopo pastorale, seguirono conseguenze disastrose che vediamo ancora oggi. Certo, il Concilio possiede diversi bei testi. Ma le conseguenze negative e gli abusi commessi in nome del Concilio sono stati così forti che hanno oscurato gli elementi positivi che si trovano in esso.

Ecco gli elementi positivi che ha portato il Vaticano II: è la prima volta che un Concilio Ecumenico ha fatto un solenne appello ai laici affinché prendano sul serio i loro voti battesimali per aspirare alla santità. Il capitolo di Lumen Gentium sui laici è bello e profondo. I fedeli sono chiamati a vivere il loro battesimo e la loro cresima come coraggiosi testimoni della fede nella società secolare. Questo appello è stato profetico. Però, dopo il Concilio, questo appello ai laici è stato spesso abusato dall’establishment progressista nella Chiesa e anche da molti funzionari e burocrati ecclesiastici. Spesso i nuovi burocrati laici (in determinati Paesi europei) non erano essi stessi testimoni ma aiutavano a distruggere la fede nei consigli parrocchiali e diocesani e in altri comitati ufficiali. Sfortunatamente questi burocrati laici erano spesso fuorviati dal clero e dai vescovi.

Il tempo dopo il Concilio ci ha dato l’impressione che uno dei principali frutti del Concilio fosse la burocratizzazione. Questa burocratizzazione mondana nei decenni successivi al Concilio ha spesso paralizzato il fervore spirituale e soprannaturale in misura considerevole, e invece della primavera annunciata, è arrivato un momento di inverno spirituale. Ben note e indimenticabili rimangono le parole con cui Paolo VI ha diagnosticato onestamente lo stato di salute spirituale della Chiesa dopo il Concilio: “Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli” (Omelia del 29 giugno 1972). In questo contesto, fu in particolare l’Arcivescovo Marcel Lefebvre (sebbene non fosse l’unico a farlo) ad iniziare su una scala più vasta e con franchezza simile a quella di alcuni dei grandi Padri della Chiesa, a protestare contro l’annacquamento e la diluizione della fede cattolica, particolarmente riguardo al carattere sacrificale e sublime del rito della Santa Messa, che si stavano diffondendo nella Chiesa, sostenute, o almeno tollerate, anche dalle autorità di alto rango della Santa Sede. In una lettera indirizzata a Papa Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato, l’arcivescovo Lefebvre descrisse realisticamente e appropriatamente in una breve sinossi la vera portata della crisi della Chiesa. Colpiscono la perspicacia e il carattere profetico delle seguenti affermazioni: “Il diluvio di novità nella Chiesa, accettato e incoraggiato dall’Episcopato, un diluvio che devasta ogni cosa sul suo cammino: la fede, la morale, la Chiesa istituzione: non potevano tollerare la presenza di un ostacolo, una resistenza. Abbiamo quindi avuto la scelta di lasciarci trasportare dalla corrente devastante e di aggiungerci al disastro, o di resistere al vento e alle onde per salvaguardare la nostra fede cattolica e il sacerdozio cattolico. Non potevamo esitare. Le rovine della Chiesa stanno aumentando: l’ateismo, l’immoralità, l’abbandono delle chiese, la scomparsa delle vocazioni religiose e sacerdotali sono tali che i vescovi stanno iniziando a risvegliarsi” (Lettera del 24 dicembre 1978). Stiamo ora assistendo al culmine del disastro spirituale nella vita della Chiesa che l’arcivescovo Lefebvre ha indicato così vigorosamente già quarant’anni fa.

Nell’avvicinarsi a questioni relative al Concilio Vaticano II e ai suoi documenti, si devono evitare interpretazioni forzate o il metodo di “quadratura del cerchio”, mantenendo naturalmente tutto il rispetto e il senso ecclesiastico (sentire cum ecclesia). Il principio dell’ermeneutica della continuità non può essere utilizzato alla cieca al fine di eliminare a priori eventuali problemi evidentemente esistenti o per creare un’immagine di armonia, mentre persistono nell’ermeneutica della continuità sfumature di indeterminatezza. In effetti, un simile approccio trasmetterebbe in modo artificiale e non convincente il messaggio che ogni parola del Concilio Vaticano II è ispirata da Dio, infallibile e a priori in perfetta continuità dottrinale con il Magistero precedente. Tale metodo violerebbe la ragione, l’evidenza e l’onestà e non renderebbe onore alla Chiesa. Prima o poi – forse dopo cento anni – la verità verrà dichiarata così com’è. Esistono libri con fonti documentate e dimostrabili, che forniscono approfondimenti storicamente più realistici e reali sui fatti e sulle conseguenze riguardo all’evento del Concilio Vaticano II stesso, alla redazione dei suoi documenti e al processo di interpretazione e applicazione delle sue riforme negli ultimi cinque decenni. Raccomandabili, ad esempio, sono i seguenti libri che possono essere letti con profitto: Romano Amerio, Iota Unum: uno studio sui cambiamenti nella chiesa cattolica nel XX secolo (1996); Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II: una storia mai scritta (2010); Alfonso Gálvez, El invierno Eclesial (2011).

I punti seguenti: la chiamata universale alla santità, il ruolo dei laici nella difesa e testimonianza della fede, la famiglia come chiesa domestica e l’insegnamento sulla Madonna – sono ciò che si può considerare i contributi veramente positivi e duraturi del Concilio Vaticano II.

Negli ultimi 150 anni la vita della Chiesa è stato sovraccaricata con una insana papolatria a tal punto che è emersa un’atmosfera nella quale si attribuisce un ruolo di centralità agli uomini di Chiesa invece che a Cristo e al Suo Corpo Mistico, e ciò rappresenta a sua volta un antropocentrismo nascosto. Secondo la visione dei Padri della Chiesa, la Chiesa è solamente la luna (mysterium lunae), e Cristo è il sole. Il Concilio fu una dimostrazione di un rarissimo “Magisterio-centrismo”, poiché con il volume dei suoi documenti prolissi ha superato di gran lunga tutti agli altri Concili. Però, il Concilio Vaticano II stesso fornì una bellissima descrizione di ciò che è il Magistero, che non era mai stato detto prima nella storia della Chiesa. Si trova nella Dei Verbum, n. 10, dove è scritto: “Il Magistero non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve.” Con “Magisterio-centrismo” si intende qui che gli elementi umani e amministrativi, specialmente la produzione eccessiva e continua dei documenti e frequenti forum di discussione (con il motto della “sinodalità”) che furono messi al centro della vita della Chiesa. Sebbene i Pastori della Chiesa debbano sempre esercitare con zelo il munus docendi, l’inflazione dei documenti e spesso dei documenti prolissi si è rivelata soffocante. Documenti meno numerosi, più brevi e concisi avrebbero avuto un effetto migliore.

Un esempio lampante del malsano “Magisterio-centrismo”, dove rappresentanti dal Magistero si comportano non come servi, ma come padroni della tradizione, è la riforma liturgica di Papa Paolo VI. In un certo senso, Paolo VI si mise al di sopra della Tradizione – non della Tradizione dogmatica (lex credendi), ma della grande Tradizione liturgica (lex orandi). Paolo VI ha osato iniziare una vera rivoluzione nella lex orandi. E in una certa misura, ha agito in contrasto con l’affermazione del Concilio Vaticano II in Dei Verbum, n. 10, che afferma che il Magistero è solo il servitore della Tradizione. Dobbiamo porre Cristo al centro, Egli è il sole: il soprannaturale, la costanza della dottrina e della liturgia e tutte le verità del Vangelo che Cristo ci ha insegnato.

Attraverso il Concilio Vaticano II, e già con Papa Giovanni XXIII, la Chiesa ha iniziato a presentarsi al mondo, a flirtare con il mondo e a manifestare un complesso di inferiorità verso il mondo. Eppure i chierici, in particolare i Vescovi e la Santa Sede, hanno il compito di mostrare Cristo al mondo, non se stessi. Il Vaticano II ha dato l’impressione che la Chiesa Cattolica abbia iniziato a mendicare simpatia al mondo. Ciò è continuato nei pontificati postconciliari. La Chiesa chiede la simpatia e il riconoscimento del mondo; questo non è degno di lei e non guadagnerà il rispetto di coloro che cercano veramente Dio. Dobbiamo chiedere simpatia a Cristo, a Dio e al cielo.

Alcuni che criticano il Concilio Vaticano II affermano che, sebbene ci siano dei buoni aspetti, è come una torta con un po’ di veleno, e così tutta la torta deve essere buttata. Penso che non possiamo seguire un tale metodo e neppure il metodo del “gettare il bambino con l’acqua sporca”. Riguardo ad un Concilio Ecumenico legittimo, anche se c’erano punti negativi, dobbiamo mantenere un atteggiamento globale di rispetto. Dobbiamo valutare e stimare tutto ciò che è vero e veramente buono nei testi del Concilio, senza chiudere irrazionalmente e disonestamente gli occhi della ragione a ciò che è oggettivamente ed evidentemente ambiguo in alcuni dei testi e ciò che può indurre in errore. Bisogna sempre ricordare che i testi del Concilio Vaticano II non sono l’ispirata Parola di Dio, né sono giudizi dogmatici definitivi o dichiarazioni infallibili del Magistero, perché il Concilio stesso non aveva tale intenzione. Un altro esempio è Amoris Laetitia. Vi sono certamente molti punti che si devono criticare dottrinalmente. Ma ci sono alcune sezioni che sono molto utili, davvero buone per la vita familiare, ad esempio, sugli anziani in famiglia: di per sé sono molto buoni. Non si deve rifiutare l’intero documento ma ricevere ciò che è buono. Lo stesso vale per i testi del Concilio.

Anche se prima del Concilio tutti dovevano fare il giuramento anti-modernista, emanato da Papa Pio X, alcuni teologi, sacerdoti, vescovi e persino cardinali lo fecero con riserve mentali, come hanno dimostrato i fatti storici successivi. Con il pontificato di Benedetto XV, iniziò una lenta e cauta infiltrazione di ecclesiastici con uno spirito mondano e parzialmente modernista in posizioni alte nella Chiesa. Questa infiltrazione crebbe soprattutto tra i teologi, tanto che in seguito Papa Pio XII dovette intervenire condannando alcune ambiguità e errori di noti teologi della cosiddetta “nouvelle théologie” (Chenu, Congar, De Lubac, ecc.), pubblicando nel 1950 l’enciclica Humani generis. Tuttavia, dal pontificato di Benedetto XV in poi, il movimento modernista era latente e in lenta e continua crescita. E così, alla vigilia del Concilio Vaticano II, una parte considerevole dell’episcopato e dei professori nelle facoltà teologiche e nei seminari era imbevuta di una mentalità modernista, che è essenzialmente relativismo dottrinale e morale, nonché mondanità, amore per il mondo. Alla vigilia del Concilio, questi cardinali, vescovi e teologi adottarono la “forma” – il modello di pensiero – del mondo (cfr. Rm 12, 2), volendo compiacere il mondo (cfr. Gal 1, 10). Hanno mostrato un chiaro complesso di inferiorità verso il mondo.

Anche Papa Giovanni XXIII dimostrò una sorta di complesso di inferiorità verso il mondo. Non era un modernista nella sua mente, ma aveva un modo politico di guardare il mondo e stranamente mendicava simpatia dal mondo. Aveva sicuramente buone intenzioni. Ha convocato il Concilio, che ha poi aperto un portone enorme per il movimento modernista, protestantizzante e mondano all’interno della Chiesa. Molto significativa è la seguente acuta osservazione, fatta da Charles de Gaulle, presidente della Francia dal 1959 al 1969, riguardo a Papa Giovanni XXIII e il processo di riforme iniziato con il Concilio Vaticano II: “Giovanni XXIII ha aperto le porte e non ha potuto chiuderle ancora. Era come se fosse crollata una diga. Giovanni XXIII fu sopraffatto da ciò che innescò” (vedi Alain Peyrefitte, C’était de Gaulle, Parigi 1997, 2, 19).

Il discorso di “aprire le finestre” prima e durante il Concilio era una sorta di illusione e una causa di confusione. Da queste parole, molta gente ha avuto l’impressione che lo spirito di un mondo non credente e materialista, che era già evidente in quei tempi, poteva trasmettere alcuni valori positivi per la vita della Chiesa. Invece, le autorità della Chiesa in quei tempi avrebbero dovuto dichiarare espressamente il vero significato delle parole “aprire le finestre”, che consiste nell’aprire la vita della Chiesa all’aria fresca della bellezza e della chiarezza inequivocabile delle verità divine, ai tesori di santità sempre giovane, alle luci soprannaturali dello Spirito Santo e dei Santi, ad una liturgia celebrata e vissuta con un senso sempre più soprannaturale, sacro e riverente. Nel corso del tempo, durante l’era postconciliare, il portone aperto parzialmente ha lasciato spazio ad un disastro che ha provocato danni enormi alla dottrina, alla morale e alla liturgia. Oggi, le acque di inondazione che sono entrate stanno raggiungendo livelli pericolosi. Ora stiamo vivendo l’apice del disastro.

Oggi il velo è stato sollevato ed il modernismo ha rivelato il suo vero volto, che consiste nel tradimento di Cristo e nel diventare amico del mondo, adottando allo stesso tempo il suo modo di pensare. Una volta terminata la crisi nella Chiesa, il Magistero della Chiesa avrà il compito di respingere formalmente tutti i fenomeni negativi, presenti nella vita della Chiesa negli ultimi decenni. La Chiesa lo farà, perché è divina. Lo farà con precisione e correggerà gli errori che si sono accumulati, iniziando con alcune espressioni ambigue nei testi del Concilio Vaticano II stesso.

Il modernismo è come un virus nascosto, nascosto in parte anche in alcune affermazioni del Concilio, ma che ora si è manifestato pienamente. Dopo la crisi, dopo questa grave infezione virale spirituale, la chiarezza e la precisione della dottrina, la sacralità della liturgia e la santità di vita del clero risplenderanno più intensamente. La Chiesa lo farà in modo inequivocabile, come ha fatto in tempi di gravi crisi dottrinali e morali negli ultimi duemila anni. Insegnare chiaramente le verità del deposito divino della fede, difendere i fedeli dal veleno dell’errore e condurli in modo sicuro alla vita eterna appartiene all’essenza stessa del compito divinamente affidato al papa e ai vescovi.

Il documento Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II ci ha ricordato la genuina natura della vera Chiesa, che è “in modo tale, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati” (n. 2).
S. E. mons. Athanasius Schneider; Vescovo Ausiliare di Astana
24 giugno 2020 – Festa di San Giovanni Battista - Fonte

49 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse lo spirito ispiratore di G.XXXIII gli ha proprio detto:"famolo pastorale"! Il bene ed il male sono strettamente intrecciati in ogni essere umano, se uno vuole migliorare cerca un libro, sintetico, che gli dica questo sì, questo no. Tipo il Catechismo di San Pio X. Il di più, anche nell'era del 5G, viene dal diavolo. I laici fin dal tempo di Gesù Cristo ebbero un ruolo eccelso nella Chiesa, a ben vedere.
Tra cento anni, col passo del ni, saremo tutti con il Nemico. Personalmente rimango sulla strada indicata da Don Barthe. Grazie.

tralcio ha detto...

Oggi natività di San Giovanni Battista.
Uno che, oggi, sarebbe "morto per niente"... per un appunto a una divorziata risposata!

E' l'ultimo profeta dell'Antico Testamento e il primo annunciatore di Cristo.
Un bambino "strano" (unico) fin dal nome... che diventa segno miracoloso per Zaccaria.

https://www.dropbox.com/s/5i2qlx391piw1tm/200624-Omelia-Storia_Cuore_Eucaristico.m4a?dl=0

La Provvidenza spazza via i nostri schemi... anche introducendo devozioni!

L'Immacolata Concezione di Maria dice una differenza, unica con il resto delle creature.
Giovanni, anche lui, una differenza per la vicenda della sua famiglia.
L'anno seguente la vergine concepisce un figlio, dicendo sì all'Angelo.

Domani si festeggia il Cuore Eucaristico, ovvero come Gesù ha deciso di restare tra noi.
Un cuore sacro, che vuole essere eucaristico, avendoci dato i sacramenti, istituiti da Lui.

La Chiesa ha i suoi tempi...
Più di 1300 anni per arrivare al Corpus Domini.
Più di 1700 per giungere al Sacro Cuore, in più del Corpus Domini.
Ancora altri 50 per arrivare al Cuore Eucaristico che non è "solo" il Sacro Cuore.
1858 anni per definire l'Immacolata come dogma.
1950 anni per farlo con l'Assunzione.
Quasi 2000 per arrivare alla Divina Misericordia.
Chissà, tra poco la Corredenzione di Maria, piuttosto che postina, meticcia e discepola...

Dio vuole che amiamo di più e ci mette a disposizione spunti preziosissimi.

Saliamo sui mezzi che circolano per le strade della scuola di carità che è la Chiesa.
Oggi grazie all'intuizione di S. Giovanni, capiamo di più la frase: "Ecco l'Agnello di Dio"
Riconosciamo e adoriamo il sacrificio eucaristico nel cuore eucaristico di Gesù.

Diamo una svolta verso ciò che il mondo disprezza, disprezzando ciò che il mondo ci vende.

Anonimo ha detto...

Lo abbiamo capito che c’è un problema con il Vaticano II. Ora peró basta. Andiamo a avanti. O si fanno studi seri e approfonditi e si argomenta questo problema cercando soluzioni, o la si finisca di tornare sull’argomento.

Anonimo ha detto...

"...O si fanno studi seri e approfonditi..."

Studi seri ed approfonditi intorno al CVII sono molti, studiosi di chiara fama sono in grado di argomentare nel dettaglio; le soluzioni, benché non spettino a noi, tuttavia le cerchiamo e più d'uno delle ipotesi le traccia e le ha tracciate. Purtroppo non si può abbandonare l'argomento perché è la radice da cui gemmano i problemi del presente. Se non proviamo a risolvere, alla radice, i problemi del presente non è possibile andare avanti, ma solo indietro.

Anonimo ha detto...

Mi pare che aspettare altri 50 anni sia ragionare come don Ricossa, che dice le stesse parole. Che le porte inferi non prevarranno lo sapevamo, ma che uno si debba rimboccare le maniche e darsi da fare pure, così è stato in XX secoli che, visti a posteriori, scorrono linearmente ma che hanno incappato in tante eresie, tutte quelle che oggi si sommano in un unicum già sono state e pure tutte già condannate: in fondo si tratterebbe solo di renderle note pubblicamente per arrivare alla soluzione dell'oggi. La caratteristica principale, leggevo da uno scritto del IX secolo- inizio XX,della Chiesa è la persecuzione, la nota principale per distinguere la vera unica Chiesa santa cattolica apostolica. Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Quanto alle scoperte dell'acqua calda mi risulta che pure sia stata connotazione di tutta la storia dei venti secoli trascorsi:i santi genitori di santa Teresina sono vissuti senza CVII e sopravvissuti in Cielo, ma tanti altri laici pure. Mai, anzi, la Madre di Dio è stata bistrattata come oggi, coi frutti del concilio, e gli esempi abbondano sia in senso positivo che negativo,per cui tralascio di infierire.

Anonimo ha detto...

Quanto a Lefevbre meraviglia non poco notare come abbia operato una disamina perfetta all'epoca in solitaria. Una tesi ce l'avrei ma tralascio per evitare eritemi, se pure magari solo in foro esterno, per cui sarebbe stato usato nel caso, a causa del card.Lienart, richiedente per primo le modifiche al conciliabolo, ed a causa di certe affermazioni sulla bellezza del rito, fatte da chi se ne fregava del rito. Quel che non convince di quell'esperienza sono i frutti che non hanno portato ad alcuna risoluzione del problema, anzi è stata madre di ulteriori scissioni. Tutto perfetto in quanto disse il monsignore salvo il fatto che doveva attendere sul Calvario lottando. Guardo Maria, guardo Giovanni, guardo la Maddalena e le pie donne che hanno atteso la Risurrezione di Gesù fedeli a Gesù: se Tu accetti la morte dal pontefice l'accetto anch'io. E resto a combattere e gridare che non è giusto...ma Gesù è morto perchè nessuno ha gridato, persino Nicodemo e Giuseppe hanno taciuto: esiste un mistero profondo tra ciò che è stato nella Settimana Santa ed i nostri decenni ultimi, Gesù era Dio, sapeva che avremmo fatto così, si adeguava a noi, accettava la Croce che noi pontefici e popolo del XX secolo Gli abbiamo dato. Anche la Chiesa risorgerà, perchè Gesù è risorto. Sentinella a che punto è la notte?

Anonimo ha detto...


Anche la Chiesa risorgerà..

Questo dice la fede di sempre. Tuttavia, c'è la famosa frase di Gesù in Lc 18, 8 " Ma il Figlio dell'Uomo, alla sua venuta, troverà forse la fede sopra la terra?". Come è stata interpretata questa frase? Credo nel senso che il Signore sarebbe ritornato all'improvviso per il Giudizio Universale quando la fede sarebbe scomparsa o sarebbe stata per scomparire (si presume, con la Chiesa o ciò che ne era rimasto, assediata da presso dalle forze del Male).
Il ritorno sarebbe stato improvviso ma preceduto da sconvolgimenti abissali nella Natura.
Da un lato, sembriamo andare in quella direzione; dall'altro, no. Ci dovrebbe anche essere la conversione in massa degli Ebrei, secondo san Paolo (Alla fine tutto Israele entrerà). Ma di questa non si vede traccia.
Si spera naturalmente che la fine del mondo sia ancora lontana. Però angoscia all'estremo vedere che non si scorgono segni di vera ripresa morale e intellettuale né nella Chiesa né nella società. Cioè, qualche segno c'è ma è limitato a piccoli gruppi, ad individui isolati, voces clamantes in deserto. Mons. Viganò predica nel silenzio, a ben vedere, quando va risolutamente contro il Concilio.
Questa è al momento la realtà.
Se la rinascita può venire solamente con un intervento d i r e t t o del Signore, senza l'azione delle causae secundae, allora questo non è come esser costretti a invocare la sua Parusia o Giorno del Giudizio?

tralcio ha detto...

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Per essere riconoscibili da Gesù non basta scrivere lunghi documenti "sul Signore".
E' più importante compiacere la volontà del Padre che fare quella che piacerebbe al mondo.
Costruire sulla roccia è faticoso... Appoggiarsi sulle sabbie mobili è pericoloso.
Si badi: non solo per la scarsa resistenza alle intemperie, ma soprattutto perchè, anche se dovessimo riuscire a compiere prodigi in quelle condizioni, non avremo il "riconoscimento".
Che non è il premio assegnato da questo o quell'ente mondano, ma l'eternità beata in Cielo.

Può essere presuntuoso pensare di suscitare un'onesta riflessione tra quanti hanno glorificato il dialogo salvo poi irrigidirsi in una difesa acritica dei propri inganni.
Alla luce delle parole del vangelo odierno, nella memoria del cuore eucaristico di Gesù, ovvero l'essenza della presenza della volontà di Dio nel sacramento, dobbiamo provarci.

Non servono cinquant'anni, perché un cuore disponibile può cadere da cavallo all'istante.
Basta prendere in considerazione alcune evidenze, ben descritte da Mons. Schneider:
-il CVII ha segnato una svolta, vantata dai suoi stessi corifei, rispetto al "prima";
-avendo vantato una diversità, deve farsi carico dei disastri che ne sono conseguiti;
-l'ermeneutica che cerca continuità si scontra a)con i fatti b)con la volontà dichiarata;
-il CVII si propone con fini pastorali, ma pretende effetti dogmatici;
-osservandolo senza paraocchi il CVII mostra cordate di potere pilotarono/manipolarono;
-osservando l'attualità, quel modo di fare prosegue: pilota e manipola la Chiesa;
-il CVII implica un sistema propagandistico la cui retorica non ammette riserve e "dubia".
-più di un documento mostra ambiguità e l'ambiguità diffusa non può non essere voluta;
-insomma, ci vuole un bel coraggio, in spregio alla logica, per dire indietro non si torna.
-camion di sabbia molto diluita hanno servito i cantieri in cui si costruisce da decenni!

Valeria Fusetti ha detto...

Anonimo delle 21.20 la invito a riflettere su quanto da lei scritto operando una piccola modifica nel testo:" Abbiamo capito che c'è un problema con questo cancro,Ora però basta. Andiamo avanti. Le cure le riprenderemo dopo seri ed approfonditi studi." Ammesso e non concesso che ci sia ancora necessità di studi per capire che il cancro fa male, seguire la "prassi" qui proposta fa sì che l' unica cosa che andrebbe avanti è il cancro stesso. Più pratica la proposta di mons. Schneider: curare il cancro e proseguire gli studi. Et-et.Buona e santa giornata.

Anonimo ha detto...

Anche Mons. Athanasius Schneider deve riequilibrare in se stesso il rapporto tra ubbidienza e fedeltà.

Gabriele S ha detto...

quindi si ammette che senza problemi che ciò che affermò il Concilio Fiorentino riguardo la materia del sacramento dell'ordine non solo non è dogmatico ma è anche falso, e Pio XII fece bene a correggere ciò con Sacramentum ordinis

peccato che questo stesso criterio non viene trasferito a ciò che stabilì il Fiorentino riguardo la forma dell'Eucarestia, visto che su questo stesso blog non si accetta il documento sull'anafora di Addai e Mari

tralcio ha detto...

Leggendo l'intervento delle 8:41

La malafede identifica (vocabolario Treccani) la condizione di chi inganna consapevolmente, quindi un comportamento malizioso posto in essere sapendo bene di discostarsi dalle comuni regole sociali di lealtà e di correttezza e di poter così pregiudicare gli interessi e persino i diritti altrui (differisce dalla frode, che è volontà d’ingannare, in quanto manca dell’elemento attivo necessario a porre in essere l’inganno, e dal dolo, consistendo questo nell’adozione di raggiri diretti a carpire il consenso alla controparte, causando quindi, al contrario della malafede, l’annullamento del patto).

Gesù nella sua volontà ha chiaramente mostrato di identificarsi totalmente nel memoriale eucaristico e precisamente nel sacrificio che consegue alla separazione del suo sangue dal suo corpo, tanto più in un contesto pasquale in cui il Signore offre se stesso come agnello immolato.

L’aveva già detto agli apostoli un anno prima, a Cafarnao, suscitando sorpresa e sconcerto.
Lo ripete la sera dell’ultima cena, che è a tutti gli effetti l’anticipazione del sacrificio crocifisso.

Non mi permetto di giudicare la buona fede degli estensori dell’anafora antica.
La malafede è tutta catto-progressista. E’ semplice: se si è luterani si è eretici.
Non sono gli antichi sacerdoti della chiesa assira a dubitare della fede eucaristica nella presenza reale di nostro Signore sotto le specie del pane e del vino transustanziati; né dubitano del carattere sacrificale dell'Eucaristia.

E’ l’eresia protestante ad aver ridotto a simbolo e significato ciò che è cuore, talmente cuore che non pochi miracoli eucaristici stanno lì a testimoniarlo. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere. E non c’è peggior malafede di chi non crede ma dice di credere. Se si vuol essere pastorali, non è necessario non essere dogmatici. Se il problema è negare il dogma, la volontà non è quella di essere pastorali, ma quella di non adorare il cuore eucaristico di Cristo.
I sacramenti li ha istituiti il Signore Nostro Gesù Cristo.

A quel tempo non c’erano i registratori? Fatevene una ragione.
Di questi tempi manca ben altro, anche disponendo dell'apparato radiotelevisivo vaticano!

tralcio ha detto...

L'uomo, fino al "tenebroso" medioevo, illuminato dalla fede cristiana era perfettamente conscio di essere decaduto dall'Eden perduto. Anche per questo motivo c'era fede nella redenzione operata da Nostro Signore.

Questa cultura e questa fede hanno voluto e saputo sperare cristianamente, contribuendo al vero progresso dell'umanità, che è sopravvissuta alla barbarie per rinascere dai monasteri (celeberrimo discorso di Benedetto XVI ai Bernandins), con una specificità, una differenza evidente, rispetto ad ogni altra modalità religiosa, soprattutto rispetto alla capacità di amare anche il nemico (Benedetto XVI a Ratisbona).

Venuta l'epoca della modernità, l'uomo spera piuttosto nella tecnica e nella politica.
Vi riversa le cangianti "certezze" della ragione e della libertà, assurte a idoli assoluti, facendone "rivoluzione": sociale, politica, industriale, dei costumi, sessuale...

Questo sovvertire la natura modificando la prassi, non è mai aperto su una sola soluzione e così si palesano contraddizioni tragiche, nelle quali l'uomo è sempre ridotto a molto meno di come l'ha pensato Dio. Tutti i paradisi promessi in terra si trasformano in altrettanti gironi infernali cui gli illuminati cercano di ovviare con ulteriori rivoluzioni etc etc.

Oggi siamo giunti al punto che molta parte della Chiesa si è assuefatta questo modo di sperare e si è adeguata al soggettivismo e alla tecnica (la sinodalità, i riunionifici, le assemblee pilotate e manipolate, nel mito della democratizzazione e delle riforme dal basso, in nome del popolo...) per modificare la prassi sperando comunque solo nell'uomo.

Siamo al confine di un rifiuto esplicito del cristianesimo come "buono" (poiché ad essere buono è solo Dio come l'ha rivelato Gesù), credendo piuttosto che ad essere "buono" è l'uomo qualunque, la fratellanza universale, di popoli non più identificabili con lingua e nazione, ma privati di quelle nell'indistinto, qualunque "dio" preghi e creda, basta che lo metta insieme agli altri, federandosi in una bontà globale autoproclamata e autoprodotta.

Non ha solo qualche "bestia" a divorarne le vittime, ma anche falsi profeti a predicarla.
Lo chiamano "nuovo ordine mondiale" e ha come principe quello di questo mondo.

Anonimo ha detto...

Πάντα δώκίμαζέτε, τόν καλόν κατήκετε (1 Ts 5, 21)

Esaminate tutto, catechizzate solo ciò che vale.
S. Paolo

Anonimo ha detto...

Perché fare finta di conoscere il greco? Ci facciamo ridere dietro dai modernisti. Dokimazete ha tre (!) accenti superflui e manca quello necessario. Si scrive to (non "ton") kalon, con gli accenti gravi. Katekhete si scrive con epsilon e chi,e non vuol dire catechizzate, ma forse questo è uno scherzo voluto.
Antonio (Roma)

mic ha detto...

Così a mente ricordavo "trattenete"...

Anonimo ha detto...

I modernisti ridono persino di Dio, difficilmente conoscono il greco se non i peggiori tra loro per "ingannare meglio" come diceva la falsa nonna ...

Catacumbulus ha detto...

Capisco la posizione personale di Mons. Schneider, che ebbi l'onore di conoscere in udienza privata, uscendone con la certezza di avere incontrato un vero Sacerdote e Vescovo di Santa Madre Chiesa (e ho una certa esperienza in fatto di sacerdoti).

Tuttavia si verificano eventi così mostruosamente gravi, che, forse, proprio la prudenza richiederebbe di essere radicalmente eradicanti nello stroncare la matrice da cui provengono. Porto solo i due esempi che mi scandalizzano di più, nel senso etimologico greco del termine.

1) Le noticine del cap. VIII di Amoris Laetitia sono di una gravità assoluta (e mi limito solo a quelle, perché le ambiguità sono presenti in non pochi altri punti della famigerata esortazione post-sinodale). Diciamo, per restare alla metafora usata da Sua Eccellenza stessa, che si tratta sì di un veleno inoculato solo in una porzione della torta, ma anche di un veleno di natura talmente maligna da poter scimmiottare quasi alla perfezione il bene, che, come insegna San Tommaso, è "diffusivum sui esse" (Summa Theologiae, I, q. 5 a. 4, ad 2). Così, pur essendo penetrato inizialmente solo in una sua parte, alla fine quel male si diffonde rapidamente in tutta la torta, rendendola pericolo mortale in toto. Del resto non è forse apparenza di bene, il bene che però è indissolubilmente legato al male? Per fare un esempio: la pura filantropia sganciata e persino opposta alla carità cristiana, non è forse spesso ancora più insidiosa e subdola rispetto al male esplicito, nel promuovere quanto, essendo contrario a Cristo, è contro Cristo (e, dunque, anti-cristiano in essenza)? Da filosofo impegnato costantemente nel portare alla luce la vera sostanza di dialettiche intrinsecamente e volutamente ambigue, non posso non ritenere assolutamente inaccettabile, e dunque di una gravità veramente senza pari, che un pontefice usi un linguaggio e degli stratagemmi retorici così pienamente e studiatamente ambigui.

2) I sacrileghi concerti svoltisi più volte con avvallo esplicito di un cardinale domenicano (domenicano!!!) in Santo Stefano a Vienna, sono eventi estremamente concreti di una gravità assoluta. Non è possibile che cose di questo tipo si realizzino senza che nessuna autorità batta ciglio, NON È POSSIBILE (!!!), se non nel contesto di una gerarchia in maggioranza e irrimediabilmente allo sbando. Ma si tratta di uno sbando che, toccando e intaccando il sacro in sé, porta le peggiori conseguenze. E infatti molto presto, come dimostra ad esempio l'attuale progetto di legge contro la "transomofobia" in discussione da noi, i veri cattolici andranno diretti in galera (e poi, se il Signore non interviene, sul patibolo).

In altre parole, ci sono eventi che per l'intrinseco grado di gravità sono dimostrazione del peggio in piena realizzazione. E allora, mi pare, rimane ben poco che si possa salvare, senza rischiare di favorire ulteriormente l'ingrossarsi del maremoto. Questo non vuol dire che si debba essere precipitosi e rozzi nella correzione radicale, ma è necessario essere estremamente precisi nel resecare il male. Poi tutto è nelle mani del Signore e sarà lui a decidere come e quando la necessaria opera di contro-riforma possa avere luogo.

Alla prossima puntata .. ha detto...

Il Concilio Vaticano II - con don Nicola Bux e don Francesco Venuto (diretta seconda puntata)
https://www.youtube.com/watch?v=p2Vh21YWKWo

Anonimo ha detto...


Deciderà il Signore come e quando la necessaria opera di Contro-Riforma potrà avere luogo..

Naturalmente. Ma, se sono da prendere alla lettera le visioni di Suor Lucia a Fatima (terzo segreto) e ancor più quelle della piccola Giacinta, delle quali raramente si parla, difficilmente ci potrebbe essere una "Contro-Riforma". La piccola Giacinta ha visto, così ha detto, un uomo vestito di bianco prigioniero, che si teneva la testa fra le mani, e all'esterno una folla che inveiva e tirava pietre (penso agli odierni assalti sempre più violenti contro chiese, monumenti cattolici etc, sembrano il prologo della visione); poi ha visto o intravisto sempre un uomo vestito di bianco che celebrava una funzione in una chiesa con della gente in uno scenario terribile di guerra, fame, invasione, distruzioni (forse la consacrazione della Russia?). Un uomo vestito di bianco ha visto come sappiamo anche Suor Lucia, mentre veniva condotto all'esecuzione, in una città distrutta o semidistrutta, disseminata di cadaveri. Che alla fine venisse un esercito a liberare i disgraziati cattolici superstiti, le visioni non lo dicevano. Certo, in visione Dio ci fa vedere solo qualcosa, sono sempre verità future parziali.
Supponendo, come speriamo, che la Chiesa sopravviva alle catastrofi annunziate (e così dovrebbe essere secondo la Fede), tuttavia sopravviverebbe come? Come un pugno di superstiti aggrappati alla zattera di quella che fu una civiltà, ora completamente distrutta o quasi?
Possibile che Dio voglia infliggere a noi e all'umanità una catastrofe del genere? Ebbene, con il Diluvio Universale non ha fatto anche molto di più, in termini di catastrofi? E l'odio contro Dio non sta raggiungendo livelli semplicemente mostruosi?

Anonimo ha detto...

Qui non sono in discussione solo i peccati, ma l'ostinazione folle nei peccati con la pretesa che vengano accettati come diritti, di chi poi non è dato sapere. Un ribaltamento continuo che ricorda quello dello stomaco. Tutto si può sintetizzare come epoca vomitevole che Dio distruggerà nella sua santa ira. Le menti ormai son oscurate, molte sono già serrate nella follia, siamo vicini alla fine e non sarà un lieto fine.

Anonimo ha detto...

Effettivamente, guardandosi attorno:

-molti anziani, molti cani, pochi bambini e raramente dei nostri figli
-giovani palestrati, tatuati, orecchinati, con chiome tinte e sigaretta in mano
-pochi giovani nostri che guardino al futuro con qualche convinzione
-molti giovani nostri con lo sguardo spento e indifferente
-non pochi arrabbiati, portati ad abbattere tutto, statue incluse, a comando
-giovani d'altrui cultura, molto più "spavaldi"
-bocche piene di libertà, di diversità e di amore, uniformate odiando chi si differenzia
-bocche abituate ad avere una mascherina davanti, orecchie con l'auricolare inserito

-ciò che pochi anni fa era un vizio è un vanto
-ciò che fino a pochi anni fa era forse un vanto, è una vergogna

-Dio non interessa: bivaccano davanti alla chiesa, ma al massimo le tirano pallonate e se si bevono la birra, lasciano la bottiglia vuota in pedi, di fianco all'ingresso. A scuola però discettano con i loro prof di integrazione e ramadan, digiunando solo perché vegani... Credono di evolvere dalle scimmie e si appassionano per l'estinzione dell'elefante di Sumatra, credono nella madre terra e si uniscono ad adorarla in forma gretina o sardina.

Catacumbulus ha detto...

Anche io ritengo che senza eventi veramente traumatici le menti dei più, ormai completamente obnubilate, non potranno affrancarsi dal plagio "magico" in cui sono cadute. E se la massa critica non torna alla verità, non credo sia attuabile una contro-riforma per mano di un singolo, fosse anche un papa miracolosamente riguadagnato alla verità integrale. Proprio per questo bisogna accettare i modi e i tempi stabiliti da Chi può ciò che vuole e nel volerlo non può sbagliare. Tuttavia ciò non toglie che dalla nostra prospettiva limitatissima noi non si debba tentare di agire da subito nel modo migliore, pur temendo che quanto facciamo non sia produttivo nell'immediato.

Anonimo ha detto...

In una parola " asfaltati ".
N'est pas ?

Anonimo ha detto...


Non bisogna dimenticare che la c.d. Controriforma riuscì a bloccare l'ulteriore espandersi dell' eresia protestante e a rinnovare moralmente il Cattolicesimo non solo grazie al Concilio di Trento e insomma all'opera di santificazione interna messa in atto dalle forze vive della Chiesa, che ancora c' erano (mentre oggi per la verità non si vedono), ma anche perché c'era il sostegno dello Stato, della monarchia ispano-asburgica soprattutto, con le sue istituzioni civili e militari e la sua mano di ferro, anche crudele. Così è, anche se non vi pare e a molti non piace.
Senza l'appoggio di un forte Stato cattolico la Chiesa non ce l'avrebbe fatta. Però la monaarchia imperiale asburgica, impegnata su troppi fronti, non riuscì a distruggere militarmente i protestanti. E si venne al compromesso che portò nel 1648 ai trattati di Vestfalia, che formalmente sostituirono l'entità Stato sovrano alla koiné medievale - per quanto soprattutto ideale quest'ultima e contraddetta da molti fatti, era tuttavia sempre un'idea guida, un dover-essere che aveva il suo significato.
Oggi, quale Stato difenderebbe una Chiesa volta alla ricostruzione morale e materiale del Cattolicesimo, devastato dall'interno della Chiesa gerarchica stessa? La Chiesa viene tollerata solo nella misura in cui si adegua alla corruzione morale dominante.

Il ritratto della decadenza e corruzine della gioventù calza a pennello, purtroppo. Se la dizione "i giovani" comprende anche "le giovani", bisogna dire tuttavia che è ancora benigna nei loro confronti: la decadenza della figura femminile ha infatti raggiunto livelli inimmaginabili, quasi mostruosi. Basti pensare che si acceetta come cosa normale che in certe manifestazioni ragazzine quindicenni appaiano a fianco di giovani donne con cartelli inneggianti all'aborto libero, ipocritamente mascherato dalla frase "libertà di scelta!", come se l'unica scelta richiesta non fosse quella di poter ammazzare il proprio bambino in formazione nel proprio corpo.

mic ha detto...

In una parola " asfaltati ".
N'est pas ?


Probabilmente è ciò che vorrebbero. Ma non mancherà pane per i loro denti.

tralcio ha detto...

Oggi la prima lettura ci consegna e descrive la terribile fine di Sedecia.

Leggiamo anche i particolari macabri e concludiamo dicendo: "Parola di Dio", udendo di un re al quale furono prima uccisi i figli dinanzi ai suoi occhi e poi quegli occhi glieli hanno cavati, ad opera del nemico che l'aveva prima insediato al posto del re legittimo e poi l'ha assediato per circa un anno e mezzo, costringendo il popolo alla fame e poi catturando chi si era fuggito. Sedecia, accecato, viene condotto in catene a Babilonia.
Gerusalemme viene incendiata, compreso il tempio del Signore. Le mura intorno, abbattute.
Il popolo è deportato: restano solo parte dei poveri come vignaioli e agricoltori.

Succede che la storia, per permissione divina, presenti il conto, anche crudelmente.

Non c'è solo la lebbra materiale, ma soprattutto quella dentro i cuori.
Sedecia di questa lebbra era molto malato.

Gesù, divin medico, ha il pudore e la delicatezza di attendere che vogliamo essere guariti.

Si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Chi vuole essere guarito non solo si inginocchia, ma si prostra. Non sta davanti a Dio con l'aria di chi lo tratti da pari a pari, soprattutto sentendosi "a posto", magari perché tanto il peccato non è un problema o perchè il peccato "è stato abolito".

Gesù tende la mano e lo tocca (Gesù non è per le idee e i simboli: Gesù c'è, tocca e fa!) dicendo: «Lo voglio: sii purificato!»

Sulla strada possiamo trovare Gesù. Oppure possiamo, come Sedecia, trovare Nabucodonosor.

Anonimo ha detto...

"Oggi, quale Stato difenderebbe una Chiesa volta alla ricostruzione morale e materiale del Cattolicesimo, devastato dall'interno della Chiesa gerarchica stessa?"

Uno Stato forte e direi con una "massa critica" di storia e popolazione necessarie ad ergersi come baluardo per evitare la dissoluzione ci sarebbe, e il suo nome è Santa Madre Russia. C'è però il "piccolo particolare" del suo essere una Nazione che non professa, se non in una parte infinitesimale, la retta fede cattolica. Quindi direi che le nostre preghiere e i nostri sacrifici - l'azione in questo caso è troppo al di là della nostra portata di "persone normali" - siano indirizzati anche a far sì che il Cielo ascolti le suppliche di noialtri. La Russia è la speranza. Auspichiamo, per intanto, che già da adesso i suoi destini si separino da quelli del colosso cinese, che vedo come un pericolo reale, concretissimo.

Gli "errori della Russia" paventati 103 anni fa in Portogallo trovano oramai nella Cina il veicolo privilegiato per infettare l'universo mondo; e col pretesto della cosiddetta pandemia questo pretesto è diventato tangibile mezzo di propagazione satanica di pestilenze ferali che ammorbano lo spirito più della carne.

È dal 1917 che la Vergine Maria chiede la Consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, reiterata ancora una volta nel 1929 in Spagna, a Tuy, lì dove 15 anni dopo sarebbe stato scritto il testo del cosiddetto Terzo Segreto; ma i Papi non hanno mai dimostrato di avere la forza e la volontà di esaudire le richieste della Madonna. Ed abbiamo avuto poco dopo i rossi al potere proprio nel Paese iberico, con tutto quello che di nefando ne è seguito. E poi in mezza Europa, in Sudamerica, con tutto ciò che ne è derivato anche dal punto di vista dell'elaborazione di "strane teologie", in Asia e un po' dappertutto.

Ringraziamo Giovanni Paolo II per quello che è riuscito a fare e preghiamo Iddio che ciò sia valutato come sufficiente. Certamente i suoi effetti benefici li ha già prodotti (esiste una letteratura piuttosto cospicua al riguardo). Questo perché non vedo chi attualmente potrebbe soddisfare pienamente le richieste della Madonna avanzate nel Paese lusitano.

Lunga vita a Putin, con tutti i suoi difetti.

Anonimo ha detto...

Non credo che l'evento traumatico giovi sempre alla comprensione; a volte si impazzisce e si chiude per sempre la ragione, a volte si resiste indurendosi ed incattivendosi anche qui per sempre. Dipende, ognuno è fatto a modo suo, un metodo che valga per tutti non c'è. Infatti nelle catastrofi non muoiono mai tutti i cattivi, speso muoiono molti buoni che il Signore porta via in Cielo con sé, mentre lascia i cattivi ancora sulla terra a mordersi a vicenda. Ora noi dobbiamo pensare alla nostra anima, lasciando un buon esempio se possibile. Cercando di capire se e quanto e quando abbiamo contribuito a questo sfacelo con i nostri pensieri, parole, opere ed omissioni. Solo questo ben fatto e fatto regolarmente risanerebbe già il nostro tempo.
Di questo ho piena certezza.

Anonimo ha detto...


"Non credo che l'evento traumatico giovi alla comprensione..."

Gioverebbe quasi sicuramente alla "comprensione" dei sopravvissuti non certo a quella dei (verosimilmente) milioni che verrebbero sterminati durante l'evento "traumatico", quale potrebbe essere una combinazione di guerra nucleare a livello tattico e sommovimenti rivoluzionari. E circa i sopravvissuti: quanti ebrei si convertirono a Cristo dopo il dramma spaventoso che fu la Prima Guerra Giudaica, con la distruzione del Tempio e di parte consistente di Gerusalemme, profetizzata dal Signore? Pochissimi o quasi nessuno. Alcuni decenni dopo insorsero nuovamente contro i Romani, con esiti ancor più nefasti. Il loro capo, Bar Kocheba, ammazzava anche i cristiani, che non c'entravano niente con i Romani, anzi.

"La speranza viene dalla Russia di Putin"
Temo che questa sia destinata ad essere l'illusione del Secolo. Non solo per le ombre che pur continuano a gravare sulla politica estera di Putin (appoggio essenziale a Stati rimasti comunisti o diventati tali, come la Corea del Nord o certi paesi sudamericani) ma anche perché la Russia odierna non è uno Stato cristiano, è uno Stato laico che tratta con particolare riguardo la religione ortodossa in quanto religione nazionale, retaggio storico del popolo russo. Putin cerca di frenare gli aborti e la corruzione dei costumi, al contrario di quanto avviene in Occidente. Ma l'aborto di Stato resta un diritto delle donne anche in Russia. La svolta quindi non c'è stata. Il cattolicesimo, per i moscoviti, laici ed ecclesiastici, resta un nemico secolare, sentito ancor più come tale oggi che è afflitto dalla spaventosa decadenza che sappiamo, in particolare in campo liturgico. Putin ha rivalutato il tradizionale e anche irrazionale nazionalismo di tipo messianico c.d. dei russi, cercando di conferirgli una base "euro-asiatica".

Anonimo ha detto...

Mons. Schneider compone una preghiera implorando Maria per la consacrazione della Russia affinché ci sia la pace.

https://www.lifesitenews.com/news/bp-schneider-composes-prayer-begging-mary-for-consecration-of-russia-so-there-will-be-peace

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe sapere quanti di coloro che scrivono su questo blog hanno scelto la Messa preconciliare, anche a costo di sacrifici. Con la messa moderna e blasfema (guanti, gel e altre fesserie) non andate da nessuna parte. Fatti, non parole.

marius ha detto...

Interessante che a distanza di un giorno leggiamo interventi di due prelati, uno (mons. Brandmüller) che critica mons. Lefebvre, l'altro (mons. Schneider) che lo valorizza.

Guardando a mons. Lefebvre, che oltre ad essere un ineccepibile teologo, era anzitutto un pastore d'anime di vastissima esperienza, occorre ben distinguere due piani a cui, in queste disamine ad alto livello, non si presta quasi mai attenzione: il piano teologico accademico e il piano pastorale.
Quasi sempre ci si mette a disquisire sul primo trascurando il secondo, o dandolo quasi per scontato.

Osserviamo dunque cosa fece concretamente mons. Lefebvre per far fronte alla crisi che, con intelligente analisi, aveva perfettamente inquadrato sul nascere: non fece proclami sul web (che allora non esisteva); egli fondò un seminario e una Fraternità, per la salvaguardia e la diffusione della Tradizione Cattolica, del sacerdozio cattolico, della dottrina e della Messa cattolica, quindi un'opera pastorale.
In questo contesto, accanto al lavoro pastorale verso i fedeli, venne sempre approfondito il problema del modernismo nella Chiesa e dei documenti del CVII, tramite la produzione di opere teologiche di alto livello, ovviamente senza inventare nulla di nuovo ma attenendosi esclusivamente alla Tradizione.

Detta distinzione è importante, perché è del tutto insensato che i semplici fedeli vengano nutriti spiritualmente con approfondimenti accademici, mentre necessitano piuttosto del nutrimento solido e sicuro del Catechismo, quello precedente al CVII, quello che non contiene le ambiguità del medesimo.

In quest'ultimo intervento mons. Schneider non esplicita questo importante distinguo, mentre sembra prediligere genericamente un approccio di valorizzazione del CVII nelle sue parti buone, come se fossero un nutrimento spirituale necessario per tutti.
Afferma che esso non può essere condannato in toto, ma che bisogna onestamente distinguere tra il buono e il cattivo in esso contenuto, e rifiuta l'immagine della torta avvelenata tutta da buttare.
Questo suo approccio, anche se egli non lo cita, richiama subito alla mente il principio paolino del "vaglia tutto e trattieni ciò che è buono"; sembra questo il presupposto a cui egli si attiene.

Va ricordato però che S.Paolo non si riferiva agli aspetti dottrinali, ma alle cose del mondo. Il CVII riguarda aspetti dottrinali oppure è una cosa del mondo? Domanda ironica e drammatica al contempo.
Fatto sta che applicare detto principio paolino al CVII mentre da una parte confermerebbe il CVII quale evento mondano, cosa che comunque un Concilio (sebbene pastorale, non dogmatico) non dovrebbe essere, d'altra parte comporta un errore di prospettiva di fondo, perché la dottrina, essendo l'insegnamento di NSGC, non può essere che perfetta, o comunque, nella sua formulazione umana deve assolutamente tendervi. Non si può ammettere che nella dottrina si mescolino tranquillamente errori e tantomeno ambiguità, a maggior ragione se molti fattori lasciano presupporre che siano addirittura intenzionali.
(continua)

marius ha detto...

(continuazione)
Come ben spiegava padre Serafino Lanzetta, autore di un importante saggio sul CVII, per fare un'opera di filtraggio perfetto del CVII bisognerebbe istituire un'apposita commissione che lo studi in ogni dettaglio per anni, perché se da una parte vi si possono trovare frasi commestibili, subito una riga sotto o in un altro documento si riscontrano altre formulazioni che la contraddicono o la confondono. Si tratta dunque di un ginepraio nel quale è difficilissimo districarsi.

Se a mons. Schneider non piace l'immagine della torta avvelenata si può adottarne un'altra, ma la sostanza non cambia: con un crivello a maglia finissima si può filtrare ogni granello di ogni singola parola, ma l'acqua, lo spirito di cui tutto è imbevuto non sarà sempre la stessa?

Qui si inserisce appunto il fattore pastorale. Il CVII è proprio pastorale, cioè avrebbe dovuto fungere da nutrimento spirituale per le masse, pensa un po'!
Ammesso che in un lontano futuro si possa giungere a compimento con un arduo lavoro di filtratura come quello sopra ipotizzato, si potrà adottarlo per pasteggiare il gregge dei fedeli? Non sarebbe più opportuno abbeverarli ai pascoli sicuri, quelli preconciliari, assicurandosi soltanto che siano scevri dagli inquinamenti della Nouvelle Théologie che già imperversava da decenni in certi autori?

Tuttavia questo principio non dovrebbe valere solo per il futuro remoto, ma anche e soprattutto per il presente! Mons. Lefebvre, con la sua saggezza di pastore avveduto, agì fin da subito, adottando per i suoi fedeli esclusivamente catechismo di S.Pio X e Messa di sempre. Il magistero conciliare e postconciliare fu scartato per principio. Ed è logico che sia così. Ve li immaginate i sacerdoti della Tradizione che dovrebbero arrampicarsi sui vetri per faticosamente spiegare ai loro fedeli che questo tal documento magisteriale conciliare o postconciliare o quest'altro articolo del CCC andrebbe inteso così piuttosto che cosà, che lì in mezzo si trovano nascosti errori dottrinali, che dovete stare attenti a cosa leggete nei documenti della Chiesa perché in mezzo a ciò che è buono potrebbe annidarsi un errore di concezione proprio dove meno ve l'aspettate?
Ciò significherebbe indirettamente insegnare che della Chiesa di NSGC non ci si può fidare.

Occorre dunque ben distinguere il lavoro teologico specialistico dalla pastoralità.
Per noi fedeli è assolutamente più importante, anzi vitale, la seconda.
Se tutti operassero come la FSSPX, abbandonando la relativizzante ratzingeriana mens biritualistica, anche per il futuro si attesterebbe una prassi pastorale che da sé stessa suggerirebbe come correttamente procedere anche a livello teologico, proprio perché fondata sulla roccia della cattolicità di sempre: cassare il concilio pastorale e tutte le sue emanazioni, continuando a porre i propri passi sul terreno sicuro del preconcilio piuttosto che su quello infido e scivoloso successivo.

Anonimo ha detto...

Bravo, marius!

Anonimo ha detto...

"..., abbandonando la relativizzante ratzingeriana mens biritualistica,..."

mi permetto di sottolineare la sintetica, completa adesione al vero di questo inciso che merita di essere memorizzato.

Eraclio ha detto...

Bravo Marius.

Maurizio ha detto...

@Anonimo dell 05:23
"Mi piacerebbe sapere quanti di coloro che scrivono su questo blog hanno scelto la Messa preconciliare, anche a costo di sacrifici."

Io ho una chiesa con Novus Ordo a 110 metri da casa mia, ma invece faccio ogni volta 5 km in bicicletta (e ritorno) da casa mia fino alla Chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini a Roma, per assistere alla Vetus Ordo.
Se un giorno dovesse per qualsiasi motivo venir meno questa possibilità, sarei disposto ad andare anche molto, molto più lontano.

Anonimo ha detto...

Anche io.
Un tempo i nostri macinavano km a piedi, in bici, sul carro, noi siamo un tantino più fortunati. Ma penso il problema sia non tanto la distanza, quanto che la stragrande parte dei battezzati non sa nemmeno che esista una Messa simile. Un apostolato ottimo è informare nelle Parrocchie con qualche avviso lasciato sul tavolino. Ci ho provato, la Grazia di Dio ne avrà colpito "uno su cento", o di più...

Anonimo ha detto...

Marius, premesso che condivido pienamente la tua analisi e la conclusione di essa, che molto bene la sintetizza, come sottolineato già da altri prima di me, mi permetto di consigliarti di rileggerti le primissime pagine del libro di P. Serafino Maria Lanzetta sul CVII.
In quelle pagine, a mio parere, si evidenzia l'adesione del suddetto teologo all'ermeneutica Ratzingeriana.
Se non ricordo male P. Serafino addirittura considerava blasfema l'idea di "rigettare" il Concilio, anzi di considerare erronee, e non solo ambigue, le definizioni conciliari.
Questo,almeno, é il mio ricordo di quella lettura ma, naturalmente, potrei sbagliare.
Antonio

marius ha detto...

Sì, Antonio, Lei ha perfettamente ragione. Avrei dovuto esprimermi più completamente ed esplicitamente:
"Sebbene giunga a conclusioni incoerentemente e incomprensibilmente diverse, come ben spiegava padre Serafino Lanzetta, autore di un importante saggio sul CVII, per fare un'opera di filtraggio perfetto del CVII..."

Al proposito io l'avevo ascoltato durante una serie di conferenze di presentazione del suo libro presso la facoltà teologica di Lugano. A livello di analisi era veramente ben affilato, ma poi riguardo alle conclusioni piuttosto ciondolante e deludente.

Proprio oggi ascoltavo una sua catechesi online sulla Comunione nella mano o in bocca.
Stessa dinamica: prima parte documentatissima ed efficace; nella conclusione... caduta libera, nel senso che... bisogna lasciare libertà ai fedeli, ognuno ha la sua coscienza, in bocca è il modo migliore... insomma dalle stelle alle stalle.

Aloisius ha detto...

Con lo stesso concetto di coerenza di Marius, allora, dovrebbero essere cassati tutti gli atti dei pontefici successivi al CVII che hanno applicato gli errori del CVII.

Anche gli atti emessi in quei pontificati formano la "torta", quindi anche quelli si sono avvelenati e siccome non si può fare il filtro stretto buttiamo pure quelli.

Così arriviamo a un vuoto di 50 anni nella vita della Chiesa, in sostanza, alla conclusione ddel sedevacantismo.

Mi sembra più corretta la coerenza di Mons. Shneider.

Anonimo ha detto...


Ceterum censeo...

Non c'è bisogna di cassare tutti gli atti dei Pontefici "conciliari", da Roncalli in poi.

Esistono anche le sanatorie, che valgono per gli atti dell'ordinaria amministrazione e comunque per ogni situazione che si voglia prendere in considerazione. Si possono applicare finzioni giuridiche ad hoc, sotto l'usbergo dello stato di necessità.

Il Vaticano II è stato un Concilio volutamente pastorale perché introduceva molteplici novità dottrinali e pastorali, anomalo quanto al suo svolgimento. Lo si può considerare un Concilio "ad esperimentum": l'esperimento è chiaramente fallito e sta distruggendo la Chiesa. Un Papa fedele al dogma ha il potere di cassare l'intero Concilio e annullare le sue infami riforme liturgiche, tornando alla Messa OV. Di cassarlo da solo o i n Concilio con tutti i suoi vescovi.
Il "cavillo" canonistico e anche teologico non è impossibile a trovarsi. Questi sono rilievi tecnici secondari. Ma qui non è questione di trovare il "cavillo" giusto.

La posizione di mons. Schneider sembra la più ragionevole, in linea di principio. Ma chiunque abbia studiato a fondo i documenti del Vaticano II, deve essersi reso conto come praticamente ognuno di essi sia pervaso dalla logica dell'errore, ben intrecciata, in un abbraccio velenoso e mortale, con le parti valide della dottrina. Conclusione: il Vaticano II non è emendabile, va solo estirpato. Mons. Viganò ha ragione: un simile mostro non può rstare agli Atti nella storia della Chiesa, come se fosse un Concilio valido, semplicemente "emendato" in qualche sua parte piena di errori (senza la garanzia che tutti gli errori possano esser tolti, tra l'altro). Sarebbe una cosa inconcepibile, sicuramente contraria alla volontà di Dio, che vuole il Deposito immacolato. Questo il motivo soprannaturale all'origine dell'esigenza dell'invalidazione di questo Concilio.

Vi sono poi documenti, come la Dichiarazione Nostra Aetate sulle religioni non cristiane, di soli 5 articoli, nei quali non si riesce a vedere che cosa ci sarebbe da "emendare". Idem o quasi per la Dichiarazione sulla libertà religiosa e per parti intere di tanti altri documenti. Lo stesso mons. Schneider, quando deve elencare i contributi positivi del Concilio, a che cosa è costretto a ridurli? Alla migliore definizione della missione dei laici, del ruolo dei laici nella Chiesa?
PP

Aloisius ha detto...

Grazie della risposta, prof. P.
Preciso che sarei ben contento se fosse cassato il CVII, non mi sembrerebbe vero.

Ma a parte i singoli alti prelati che, un domani, fossero in grado di realizzare tale lodevole intento, il post concilio mi sembra molto più difficile da estirpare.

Soprattutto perché i Papi post conciliari, come immagine e come credibilità, ne uscirebbero distrutti.
Sarebbero indirettamente cassati anche loro, in quanto promotori di quegli errori.
E dopo essere stati proclamati santi e hanno guidato la Chiesa di nostro Signore.

Anche il fatto che i loro atti potrebbero essere sanati e/o corretti, come gli atti compiuti da un soggetto legalmente incapace, farebbe apparire anche loro come tali: incapaci.
I miei sono dubbi, non espriimo certezze, la questione mi sovrasta.

Una cosa, invece, è certa.
Che fino a pochissimo tempo fa solo Mons. Lefbvre e la sua Fraternità criticavano a viso aperto il CVII ed era semplicemente impensabile che Vescovi come Viganò e Shneider prendessero anche loro posizione in modo così esplicito contro il CVII.
E che hanno anche riconosciuto, con grande umiltà, di essersi sbagliati in passato.

Fino a pochi mesi fa ci lamentavano che nessuno dell'alto clero parlasse, o che non denunciasse mai le vere cause del male, cioè lo sciagurato CVII;ci giravano attorno.

Ora che lo fanno, vedo pochi apprezzamenti e più critiche.
Nessuno ha apprezzato la presa di posizione contro il CVII di Mons. Sneidher nell'articolo in commento.

Ma senza un minimo di sostegno a questi pastori, come pretendete che un domani possano trovare la forza del 'giudizio di cassazione' del CVII? Non è incoraggiante essere in netta minoranza, osteggiati pesantemente dalle gerarchie moderniste al potere e non avere nemmeno una parola di sostegno da quegli sparuti fedeli che legati alla Tradizione.

Quindi esprimo il mio ringraziamento a Mons. Sneidher per la sua chiara presa di posizione contro il CVII, a prescindere se la soluzione da lui indicata al problema sia giusta (come mi sembra) o meno.
Anche perché non è certo un problema urgente, visto che regnano Bergoglio e i suoi compagni di partito.
Aloisius

marius ha detto...

@ Aloisius
"Così arriviamo a un vuoto di 50 anni nella vita della Chiesa, in sostanza, alla conclusione ddel sedevacantismo."

Il problema del sedevacantismo è anzitutto quello di fare professione di fede su delle conclusioni e convinzioni proprie al di là delle proprie competenze.
Per essere cattolici fedeli alla Tradizione, unitamente al normale impegno giornaliero di vita cristiana, noi dobbiamo far pubblica testimonianza di non seguire l'insegnamento errato, cioè il falso magistero intriso dello spirito modernista diffuso in quasi tutti gli ambiti della cosiddetta Chiesa conciliare, attenendoci esclusivamente alla fede e alla liturgia di sempre. Non proclamando chi, secondo noi, è ed era papa o non papa o antipapa ecc...

La Chiesa ha attraversato la crisi ariana, in cui gran parte dell'alto e del basso clero era compromesso, e ha trovato le soluzioni per uscirne, grazie a pochissimi pastori intelligenti e coraggiosi unitamente a fedeli... veramente fedeli e capaci di sacrificio.
A suo tempo quindi, pure stavolta Essa troverà il modo adatto, anche riguardo ai papi favens hæresim nel frattempo proclamati santi. Ma in quanto laici questa non è una nostra preoccupazione. Come non lo è di escogitare una linea sistemica di pensiero strategico utile per il futuro della Chiesa.
Ripeto, a noi compete vivere coerentemente la nostra cattolicità, sull'esempio e sulla scia di S.Atanasio e di mons. Lefebvre, cosa per nulla proibita e totalmente lecita, anzi doverosa, anche se osteggiata.

Aloisius ha detto...

Condivido, Marius, non compete a noi laici, perché dobbiamo solo vivere la fede di sempre e la questione è di competenza di Vescovi, Cardinali e Papi?
E non è nemmeno urgente, perche' imperano Bergoglio e i gesuiti.
Ma ne stiamo parlando perché loro, i Mons.ri Viganò e Sneidher, hanno preso una posizione ufficiale anche su questo.
Sui papi, però, non mi chiedevo chi lo fosse e chi no, perché non sono sedevacantista e mi sembra evidente che siano tutti papi validamente eletti e non ci sia nessuna sede vacante.
Il problema è quello dei loro pontificati bassti su un Concilio che verrebbe meno, per quello mi sembrava più percorribile la via di Sneidher, anche se farei una festa se eliminassero del tutto il CVII.

Ma lei, Marius, non ritiene che
i Mons.ri Viganò e Sneidher siano tra i "...pochissimi pastori intelligenti e coraggiosi unitamente a fedeli... veramente fedeli e capaci di sacrificio", seguendo la sua giusta definizione?

Non trova positivo e degno di nota che, dopo 50 anni, siano i primi a prendere posizioni ufficiali così nette contro il CVII e, soprattutto, contro la mala fede di coloro che lo hanno volutamente inquinato, dando ragione a Mons. Levebre?
Pensa che i Mons.ri Sneidher e Viganò non sopportino nessuna conseguenza per questa loro posizione?
Non meritano una parolina di elogio e incoraggiamento, ogni tanto, visto che leggono anche questo blog, oltre alla critica sul modo di risolvere il problema dei veleni del CVII e quant'altro?

marius ha detto...

@ Aloisius,
"Il problema è quello dei loro pontificati bassti su un Concilio che verrebbe meno, per quello mi sembrava più percorribile la via di Sneidher, anche se farei una festa se eliminassero del tutto il CVII."

Come cercavo di dire, la sostanza della questione non è di invocare una teorica prospettiva plausibile per il futuro, ma, per quanto possiamo e per quel che ci concerne, di risolvere la problematica già nel presente. Nella misura in cui noi viviamo già adesso in modo autenticamente cattolico senza compromessi e mezze misure, questa sarà una base valida e anche utile per il futuro remoto della Chiesa, quando il Papa che verrà dovrà risolvere questo brutto pasticcio.

D'altra parte il fatto che mons. Schneider si esprima a favore di un futuro ricupero di quanto è ritenuto commestibile nel CVII ha già una sua valenza e ricaduta sul presente. Infatti ciò significa che, secondo lui, hic et nunc noi dovremmo già vivere ed agire in questa prospettiva, come cosa giusta e plausibile: come laici dovremmo abbeverarci (anche) alla fonte del CVII affidandoci ai vari rappresentanti del clero e dell’alto clero che, col loro setaccio più o meno efficace a dipendenza delle larghezza delle rispettive maglie di ciascuno di essi, dovrebbero filtrare per noi i vari veleni ivi contenuti.
Il fattore dell’ambiguità, cifra distintiva del CVII, non sembra turbarlo più di tanto: tutto sommato essa per lui sembra essere accettabile come un male minore ineliminabile e necessario.
Lei Aloisius sarebbe d'accordo? Non mi pare. Una simile prospettiva, peraltro presentata in modo definito più che interlocutorio, non mi sembra da lodare e da sostenere.

Lei può dunque bene constatare come il presente ed il futuro siano molto interconnessi, in quanto quello che si ritiene buono per il futuro deve poter valere anche per il presente, e quel che va già bene nel presente ha buone probabilità di valere anche nel futuro.

Sopra (a cui La rimando) ho riportato quanto avviene da 50 anni nella FSSPX: lì si testimonia in modo pratico che il CVII non è necessario, sia per quanto riguarda la Lex Orandi (Liturgia) sia la Lex Credendi (Catechesi). Come non è necessario riferirsi al magistero postconciliare, compreso quello dei relativi Papi. Infatti ciò che di vero essi ripetono (mescolandolo agli errori) esisteva già prima del CVII, ma col vantaggio dell’univocità e della chiarezza.

Similmente, al tempo dell'arianesimo c'erano dei gruppi di laici rimasti fedeli senza compromessi al dogma cattolico: la loro presenza e costanza ha certamente dato un fattivo contributo per la successiva ricostituzione del tessuto cattolico.

marius ha detto...

@ Aloisius
"Non trova positivo e degno di nota che, dopo 50 anni, siano i primi a prendere posizioni ufficiali così nette contro il CVII e, soprattutto, contro la mala fede di coloro che lo hanno volutamente inquinato, dando ragione a Mons. Levebre?
Pensa che i Mons.ri Sneidher e Viganò non sopportino nessuna conseguenza per questa loro posizione?
Non meritano una parolina di elogio e incoraggiamento, ogni tanto, visto che leggono anche questo blog, oltre alla critica sul modo di risolvere il problema dei veleni del CVII e quant'altro?"

Aloisius, forse ricorderà che qualche tempo fa, non riesco più a trovare il post, in uno dei miei rari interventi io fui il primo e, fino a quel momento, l'unico a ringraziare apertamente mons. Schneider per una sua presa di posizione particolarmente pregnante sul CVII, e dicevo che quella era una svolta storica. Lei mi seguì a ruota, dicendo appunto "marius è l'unico che..." e in quel post fummo noi gli unici due ad esprimerci in tal senso.
Da allora le posizioni critiche sul CVII si sono moltiplicate, si è aggiunto mons. Viganò, che attualmente è osannato in coro. Pertanto non mi sembra vi sia una carenza di riconoscimento.
Per essere realisti però finora da parte loro si tratta comunque soltanto di interviste ed articoli in cui esprimono il loro pensiero. Io non la chiamerei “ufficialità”: non nascondono neppure la loro mancanza di unanimità! Al riguardo però non voglio ripetermi, perché esprimevo già il mio pensiero nel post https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/06/arcivescovo-carlo-maria-vigano-siamo-al.html il 10 giugno 2020 09:34

Aloisius ha detto...

Grazie delle esaurienti risposte, Marius, molto chiaro, e complimenti per la memoria!