Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 9 giugno 2020

Arcivescovo Carlo Maria Viganò. Siamo al 'redde rationem': excursus sul Vaticano II e conseguenze

Laus Deo, magno cum gaudio e profonda gratitudine per Mons. Viganò che ci rende partecipi di suoi pensieri e parole incandescenti. Intervento eccezionale per l'ampiezza dell'excursus e per la pregnanza delle affermazioni. Molti i temi da sviluppare e approfondire. 

Ho letto con molto interesse il saggio di S.E. Athanasius Schneider pubblicato su LifeSiteNews lo scorso 1° Giugno, tradotto poi da Chiesa e post concilio, dal titolo Non vi è volontà divina positiva né diritto naturale per la diversità delle religioni [qui - indice approfondimenti qui]. Lo studio di Sua Eccellenza compendia, con la chiarezza che contraddistingue le parole di chi parla secondo Cristo, le obiezioni sulla presunta legittimità all’esercizio della libertà religiosa che il Concilio Vaticano II ha teorizzato contraddicendo la testimonianza della Sacra Scrittura, la voce della Tradizione e il Magistero cattolico che di entrambe è fedele custode.
Il merito di questo saggio risiede anzitutto nell’aver saputo cogliere il legame causale tra i principi enunciati o implicati dal Vaticano II e il loro conseguente e logico effetto nelle deviazioni dottrinali, morali, liturgiche e disciplinari sorte e progressivamente sviluppatesi fino ad oggi. Il monstrum generato nei circoli dei modernisti poteva all’inizio trarre in inganno, ma crescendo e rafforzandosi, oggi si mostra per quel che veramente è, nella sua indole eversiva e ribelle. La creatura, allora concepita, è sempre la medesima e sarebbe ingenuo pensare che la sua natura perversa potesse mutare. I tentativi di correzione degli eccessi conciliari – invocando l’ermeneutica della continuità – si sono rivelati fallimentari: Naturam expellas furca, tamen usque recurret (Orazio Epist. I,10,24). La Dichiarazione di Abu Dhabi e, come mons. Schneider giustamente osserva, i suoi prodromi del pantheon di Assisi, “è stata concepita nello spirito del Concilio Vaticano II” come conferma fieramente Bergoglio.

Questo “spirito del Concilio” è la patente di legittimità che i novatori oppongono ai critici, senza accorgersi che è proprio confessando quell’eredità che si conferma non solo l’erroneità delle dichiarazioni attuali, ma anche la matrice ereticale che dovrebbe giustificarli. A ben vedere, mai nella vita della Chiesa si è avuto un Concilio che rappresentasse un tale evento storico da renderlo diverso rispetto agli altri: non si è mai dato uno “spirito del Concilio di Nicea”, né lo “spirito del Concilio di Ferrara-Firenze”, e men che meno lo “spirito del Concilio di Trento”, così come non abbiamo mai avuto un “postconcilio” dopo il Lateranense IV o il Vaticano I.

Il motivo è evidente: quei Concili erano tutti, indistintamente, l’espressione della voce unisona di Santa Madre Chiesa, e per ciò stesso di Nostro Signore Gesù Cristo. Significativamente quanti sostengono la novità del Vaticano II aderiscono anche alla dottrina ereticale che vede contrapposto il Dio dell’Antico Testamento al Dio del Nuovo, quasi si potesse dare una contraddizione tra le Divine Persone della Santissima Trinità. Evidentemente questa contrapposizione quasi gnostica o cabalistica è funzionale alla legittimazione di un nuovo soggetto volutamente diverso e opposto rispetto alla Chiesa Cattolica. Gli errori dottrinali quasi sempre tradiscono anche un’eresia trinitaria, ed è quindi ritornando alla proclamazione del dogma trinitario che si potranno sbaragliare le dottrine che vi si oppongono: ut in confessione veræ sempiternæque deitatis, et in Personis proprietas, et in essentia unitas, et in majestate adoretur æqualitas. Professando la vera e sempiterna divinità, adoriamo la proprietà delle divine Persone, l’unità nella loro essenza, l’uguaglianza nella loro maestà.

Mons. Schneider cita alcuni canoni dei Concili Ecumenici che propongono, a Suo dire, dottrine oggi difficilmente accettabili, come ad esempio l’obbligo di riconoscimento dei Giudei nel vestiario, o il divieto per i Cristiani di esser servi di padroni maomettani o ebrei. Tra questi esempi vi è anche la necessità della traditio instrumentorum dichiarata dal Concilio di Firenze, poi corretta dalla Costituzione Apostolica Sacramentum Ordinis di Pio XII. Il Vescovo Athanasius commenta: “Si può legittimamente sperare e credere che un futuro papa o concilio ecumenico corregga le affermazioni erronee pronunciate” dal Vaticano II. Questo mi pare un argomento che, pur con le migliori intenzioni, mina dalle fondamenta l’edificio cattolico. Se infatti ammettiamo che vi possano essere atti magisteriali che, per una mutata sensibilità, siano col passare del tempo suscettibili di abrogazione, di modifica o di differente interpretazione, cadiamo inesorabilmente sotto la condanna del Decreto Lamentabili, e finiamo per dar ragione a chi, recentemente, proprio sulla base di quell’erroneo assunto ha dichiarato “non conforme al Vangelo” la pena capitale, giungendo ad emendare il Catechismo della Chiesa Cattolica. E in un certo modo potremmo, per lo stesso principio, ritenere che le parole del Beato Pio IX nella Quanta cura siano state in qualche maniera corrette proprio dal Vaticano II, così come Sua Eccellenza auspica possa avvenire per Dignitatis humanæ. Degli esempi da lui portati, nessuno è in sé gravemente erroneo né eretico: aver dichiarato necessaria la traditio instrumentorum per la validità dell’Ordine non ha in alcun modo compromesso il ministero sacerdotale nella Chiesa, portandola a conferire invalidamente gli Ordini. Né mi pare si possa affermare che questo aspetto, per quanto importante, abbia insinuato dottrine erronee nei fedeli, cosa che invece è avvenuta solo con l’ultimo Concilio. E quando nel corso della Storia si sono diffuse eresie, la Chiesa è sempre intervenuta prontamente a condannarle, com’è avvenuto al tempo del Conciliabolo di Pistoia del 1786, che del Vaticano II fu in qualche modo anticipatore specialmente dove esso abolì la Comunione fuori dalla Messa, introdusse la lingua vernacolare e abolì le preghiere submissa voce del Canone; ma ancor più quando esso teorizzò le basi della collegialità episcopale, confinando il primato del Pontefice a mera funzione ministeriale. Rileggere gli atti di quel Sinodo lascia stupiti per la formulazione pedissequa degli errori che ritroveremo poi, addirittura accresciuti, nel Concilio presieduto da Giovanni XXIII e Paolo VI. D’altra parte, come la Verità attinge da Dio, così l’errore si nutre ed alimenta nell’Avversario, che ha in odio la Chiesa di Cristo e il suo cuore, la Santa Messa e la Santissima Eucaristia.

Giunge un momento nella nostra vita in cui, per disposizione della Provvidenza, ci è posta dinanzi una scelta determinante per il futuro della Chiesa e per la nostra salvezza eterna. Parlo della scelta tra il comprendere l’errore in cui siamo caduti praticamente tutti, e quasi sempre senza cattive intenzioni, e il voler continuare a volgere altrove lo sguardo o giustificarci.

Abbiamo, tra gli altri errori, commesso anche quello di considerare i nostri interlocutori come persone che, pur nella diversità delle idee e della fede, fossero comunque animate da buone intenzioni, e che qualora riuscissero ad aprirsi alla nostra Fede, sarebbero stati disposti a correggere i loro errori. Insieme a numerosi Padri conciliari, abbiamo pensato l’ecumenismo come un processo, un invito che chiama all’unica Chiesa di Cristo i dissidenti; all’unico vero Dio gli idolatri e i pagani; al promesso Messia il popolo ebraico. Ma, ad iniziare dal momento in cui è stato teorizzato nelle Commissioni conciliari, esso è venuto configurandosi in netta opposizione alla dottrina sino ad allora espressa nel Magistero.

Abbiamo pensato che certi eccessi fossero solo un’esagerazione di chi si era lasciato prendere dall’entusiasmo della novità; abbiamo sinceramente creduto che vedere Giovanni Paolo II attorniato da santoni, bonzi, imam, rabbini, pastori protestanti e altri eretici desse prova della capacità della Chiesa di chiamare a raccolta i popoli per invocare a Dio la pace, mentre l’esempio autorevole di quel gesto diede l’inizio ad una sequela deviante di pantheon più o meno ufficiali, giunti addirittura a veder portato a spalle da alcuni Vescovi l’idolo immondo della pachamama, dissimulato sacrilegamente sotto la presunta apparenza di una sacra maternità. Ma se il simulacro di una divinità infernale è potuto entrare in San Pietro, ciò fa parte di un crescendo che lo spartito prevedeva sin dall’inizio. Numerosissimi Cattolici praticanti, e forse anche gran parte degli stessi chierici, è oggi convinta che la Fede Cattolica non sia più necessaria per la salvezza eterna; si crede che il Dio Uno e Trino rivelatosi ai nostri padri sia lo stesso dio di Maometto [qui]. Lo si sentiva ripetere dai pulpiti e dalle cattedre vescovili già vent’anni fa, ma recentemente lo si sente affermare con enfasi anche dal più alto Soglio.

Sappiamo bene che, forti dell’adagio evangelico Littera enim occidit, spiritus autem vivificat, i progressisti e i modernisti hanno saputo astutamente nascondere nei testi conciliari quelle espressioni di equivocità, che all’epoca parevano innocue ai più ma che oggi si manifestano nella loro valenza eversiva. È il metodo del subsistit in: dire una mezza verità non tanto per non offendere l’interlocutore (ammesso che sia lecito tacere la verità di Dio per riguardo verso una Sua creatura), ma con lo scopo di poter usare il mezzo errore che la verità intera avrebbe dissipato istantaneamente. Così “Ecclesia Christi subsistit in Ecclesia Catholica” non specifica l’identità delle due, ma il sussistere dell’una nell’altra e, per coerenza, anche in altre chiese: ecco aperto il varco alle celebrazioni interconfessionali, alle preghiere ecumeniche, alla fine inesorabile della necessità della Chiesa in ordine alla salvezza, della sua unicità, della sua missionarietà.

Alcuni ricorderanno forse i primi incontri ecumenici si tenevano con gli scismatici d’Oriente, e molto prudentemente con alcune sette protestanti. A parte la Germania, l’Olanda e la Svizzera, i paesi di tradizione cattolica non avevano fin dall’inizio accolto le celebrazioni miste, con pastori e parroci insieme. Ricordo che all’epoca si discuteva di togliere la penultima dossologia del Veni Creator per non urtare gli Ortodossi, che non accettano il Filioque. Oggi sentiamo recitare le sure del Corano dai pulpiti delle nostre chiese, vediamo adorare da suore e frati un idolo di legno, sentiamo Vescovi sconfessare quelle che sino a ieri ci sembravano le scusanti più plausibili di tanti estremismi. Quello che il mondo vuole, su istigazione della Massoneria e dei suoi infernali tentacoli, è creare una religione universale, umanitaria ed ecumenica, in cui sia bandito quel Dio geloso che noi adoriamo. E se questo è ciò che vuole il mondo, qualsiasi passo nella medesima direzione da parte della Chiesa è una scelta sciagurata, che si ritorcerà contro chi crede di poter prendersi gioco di Dio. Le speranze della Torre di Babele non possono essere riportate in vita da un piano mondialista che ha come scopo la cancellazione della Chiesa Cattolica, per sostituirvi una confederazione di idolatri ed eretici accomunati dall’ambientalismo e dalla fratellanza umana. Non ci può essere nessuna fratellanza se non in Cristo, e solo in Cristo: qui non est mecum, contra me est.

Sconcerta che di questa corsa verso l’abisso siano consapevoli in pochi, e che pochi si rendano conto di quale sia la responsabilità dei vertici della Chiesa nell’assecondare queste ideologie anticristiane, quasi a volersi garantire uno spazio e un ruolo sul carro del pensiero unico. E stupisce che ancora ci si ostini a non voler indagare le cause prime della crisi presente, limitandosi a deplorare gli eccessi di oggi quasi non fossero la logica ed inevitabile conseguenza di un piano orchestrato decenni orsono. Se la pachamama ha potuto esser adorata in una chiesa, lo dobbiamo a Dignitatis humanae. Se abbiamo una liturgia protestantizzata e talvolta addirittura paganizzata, lo dobbiamo alle azioni rivoluzionare di Mons. Annibale Bugnini e alle riforme post-conciliari. Se si è firmato il Documento di Abu Dhabi, lo si deve a Nostra Aetate. Se si è giunti a delegare le decisioni alle Conferenze Episcopali – anche in violazione gravissima del Concordato, com’è accaduto in Italia – lo dobbiamo alla collegialità [qui], e alla sua versione aggiornata della sinodalità [vedi]. Grazie alla quale ci siamo trovati con Amoris Laetitia [vedi] a dover cercare un modo per evitare che apparisse ciò che era evidente a tutti, e cioè che quel documento, preparato da una macchina organizzativa impressionante, doveva legittimare la Comunione ai divorziati e ai concubinari, così come Querida Amazonia [vedi] verrà usata come legittimazione delle donne prete (recentissimo il caso di una “vicaria episcopale” a Friburgo) e dell’abolizione del Sacro Celibato. I Prelati che hanno inviato i Dubia [qui - qui] a Francesco, a mio parere hanno dimostrato la stessa pia ingenuità: pensare che dinanzi alla contestazione argomentata dell’errore, Bergoglio avrebbe compreso, corretto i punti eterodossi e chiesto perdono.

Il Concilio è stato utilizzato per legittimare, nel silenzio dell’Autorità, le deviazioni dottrinali più aberranti, le innovazioni liturgiche più ardite e gli abusi più spregiudicati. Questo Concilio è stato talmente esaltato da essere indicato come l’unico riferimento legittimo per i Cattolici, chierici e vescovi, oscurando e connotando con un senso di spregio la dottrina che la Chiesa aveva sempre autorevolmente insegnato, e proibendo la perenne liturgia che per millenni aveva alimentato la fede di un’ininterrotta generazione di fedeli, martiri e santi. Tra l’altro, questo Concilio ha dato prova di essere l’unico che pone così tanti problemi interpretativi e così tante contraddizioni rispetto al Magistero precedente, mentre non ce n’è uno – dal Concilio di Gerusalemme al Vaticano I – che non si armonizzi perfettamente con l’intero Magistero e che necessiti di una qualche interpretazione.

Lo confesso con serenità e senza polemica: sono stato uno dei tanti che, pur con molte perplessità e timori, che oggi si rivelano assolutamente legittimi, hanno dato fiducia all’autorità della Gerarchia con un’obbedienza incondizionata. In realtà penso che molti, ed io tra questi, non abbiamo inizialmente considerato la possibilità di un conflitto tra l’obbedienza ad un ordine della Gerarchia e la fedeltà alla Chiesa stessa. A rendere tangibile la separazione innaturale, anzi, direi perversa, tra Gerarchia e Chiesa, tra obbedienza e fedeltà è stato certamente quest’ultimo Pontificato.

Nella camera lacrimatoria adiacente la Sistina, mentre mons. Guido Marini predisponeva il rocchetto, la mozzetta e la stola per la prima apparizione del “neoeletto” Papa, Bergoglio esclamò: “Sono finite le carnevalate!” [qui], ricusando con sdegno le insegne che tutti i Papi fino ad allora avevano umilmente accettato come distintive del Vicario di Cristo. Ma in quelle parole c’era qualcosa di vero, ancorché detto involontariamente: il 13 Marzo 2013 cadeva la maschera dei congiurati, finalmente liberi della scomoda presenza di Benedetto XVI e sfrontatamente orgogliosi di esser finalmente riusciti ad promuovere un Cardinale che incarnasse i loro ideali, il loro modo di rivoluzionare la Chiesa, di renderne preteribile la dottrina, adattabile la morale, adulterabile la liturgia, abrogabile la disciplina. E tutto questo è stato considerato, dagli stessi protagonisti della congiura, la logica conseguenza e la ovvia applicazione del Vaticano II, secondo loro indebolito proprio dalle criticità espresse dallo stesso Benedetto XVI. Massimo affronto di quel Pontificato fu la liberalizzazione della veneranda Liturgia tridentina, alla quale veniva finalmente riconosciuta legittimità, smentendo cinquant’anni di illegittimo ostracismo. Non a caso i sostenitori di Bergoglio sono gli stessi che vedono nel Concilio il primo evento di una nuova chiesa, prima della quale c’era una vecchia religione con una vecchia liturgia. Non a caso, appunto: quello che essi affermano impunemente, suscitando lo scandalo dei moderati, è quello che credono anche i Cattolici, ossia che nonostante tutti i tentativi di ermeneutica della continuità miseramente naufragati al primo confronto con la realtà della crisi presente, è innegabile che dal Vaticano II in poi si sia costituita una chiesa parallela, sovrapposta e contrapposta alla vera Chiesa di Cristo. Essa ha progressivamente oscurato la divina istituzione fondata da Nostro Signore per sostituirla con un’entità spuria, corrispondente all’auspicata religione universale di cui fu prima teorizzatrice la Massoneria. Espressioni come nuovo umanesimo, fratellanza universale, dignità dell’uomo sono parole d’ordine dell’umanitarismo filantropico negatore del vero Dio, del solidarismo orizzontale di vaga ispirazione spiritualista e dell’irenismo ecumenico che la Chiesa condanna senza appello. “Nam et loquela tua manifestum te facit” (Mt 26, 73): questo ricorso frequentissimo, quasi ossessivo, allo stesso vocabolario del nemico tradisce l’adesione all’ideologia cui esso si ispira; viceversa, la rinuncia sistematica al linguaggio chiaro, inequivocabile e cristallino proprio della Chiesa conferma la volontà di distaccarsi non solo dalla forma cattolica, ma anche dalla sua sostanza.

Quello che da anni sentiamo enunciato, vagamente e senza chiari connotati, dal più alto Soglio, lo ritroviamo poi elaborato in un vero e proprio manifesto nei sostenitori dell’attuale Pontificato: la democratizzazione della Chiesa tramite non più la collegialità inventata dal Vaticano II, ma il synodal path inaugurato al Sinodo per la Famiglia [qui]; la demolizione del sacerdozio ministeriale tramite il suo indebolimento con le deroghe al Celibato ecclesiastico e l’introduzione di figure femminili con mansioni quasi-sacerdotali; il passaggio silenzioso dall’ecumenismo rivolto ai fratelli separati ad una forma di pan-ecumenismo che abbassa la Verità dell’unico Dio Uno e Trino al livello delle idolatrie e delle superstizioni più infernali; l’accettazione di un dialogo interreligioso che presuppone il relativismo religioso ed esclude l’annuncio missionario; la demitizzazione del Papato, perseguita dallo stesso Bergoglio come cifra del Pontificato; la progressiva legittimazione del politically correct: teoria gender, sodomia, matrimoni omosessuali, dottrine malthusiane, ecologismo, immigrazionismo... Non riconoscere le radici di queste deviazioni nei principi posti dal Concilio rende impossibile qualsiasi cura: se la diagnosi si ostina contro l’evidenza ad escludere la patologia iniziale, non può formulare una terapia idonea.

Questa operazione di onestà intellettuale richiede una grande umiltà, anzitutto nel riconoscere di essere stati tratti in errore per decenni, in buona fede, da persone che, costituite in autorità, non hanno saputo vigilare e custodire il gregge di Cristo: chi per quieto vivere, chi per i troppi impegni, chi per convenienza, chi infine per malafede o addirittura per dolo. Questi ultimi, che hanno tradito la Chiesa devono essere identificati, ripresi, invitati ad emendarsi e, se non si ravvedono, cacciati dal sacro recinto. Così agisce un vero Pastore, che ha a cuore la salute delle pecore e che dà la vita per loro; di mercenari ne abbiamo avuti e ne abbiamo tuttora fin troppi, per i quali il consenso dei nemici di Cristo è più importante della fedeltà alla Sua Sposa.

Ecco, come onestamente e serenamente ho obbedito ad ordini opinabili sessant’anni fa credendo che rappresentassero l’amorevole voce della Chiesa, così oggi con altrettanta serenità e onestà riconosco di essermi lasciato ingannare. Essere coerente oggi perseverando nell’errore rappresenterebbe una scelta sciagurata e mi renderebbe complice di questa frode. Rivendicare una lucidità di giudizio sin dall’inizio non sarebbe onesto: sapevamo tutti che il Concilio avrebbe rappresentato più o meno una rivoluzione, ma non potevamo immaginare che essa si sarebbe rivelata così devastante, anche per l’operato di chi invece avrebbe dovuto impedirla. E se fino a Benedetto XVI potevamo ancora immaginare che il colpo di stato del Vaticano II (che il cardinale Suenens definì il 1789 della Chiesa) avesse conosciuto un rallentamento, in questi ultimi anni anche i più ingenui tra noi hanno compreso che il silenzio, per timore di suscitare uno scisma, il tentativo di aggiustare i documenti papali in senso cattolico per rimediare alla loro voluta equivocità, gli appelli e i dubia a Francesco rimasti eloquentemente senza risposta, sono una conferma della situazione di gravissima apostasia cui sono esposti i vertici della Gerarchia, mentre il popolo cristiano e il clero si sentono irrimediabilmente allontanati e considerati quasi con fastidio dall’Episcopato.

La Dichiarazione di Abu Dhabi [qui] è il manifesto ideologico di un’idea di pace e di cooperazione tra le religioni che può avere una qualche possibilità di tolleranza se viene da pagani, privi della luce della Fede e del fuoco della Carità. Ma chi ha la grazia di esser figlio di Dio, in virtù del Santo Battesimo, dovrebbe inorridire alla sola idea di poter costruire una blasfema Torre di Babele in versione moderna, cercando di mettere insieme l’unica vera Chiesa di Cristo, erede delle promesse del Popolo eletto, con i negatori del Messia e con quanti considerano blasfema la sola idea di un Dio Trino. L’amore di Dio non conosce misure e non tollera compromessi, altrimenti semplicemente non è Carità, senza la quale non è possibile rimanere in Lui: qui manet in caritate, in Deo manet, et Deus in eo. Conta poco che si tratti di una dichiarazione o di un documento magisteriale: sappiamo benissimo che la mens eversiva dei novatori gioca proprio su questi cavilli per diffondere l’errore. E sappiamo benissimo che lo scopo di queste iniziative ecumeniche ed interreligiose non è convertire a Cristo quanti sono lontani dall’unica Chiesa, ma sviare e corrompere quanti ancora conservano la Fede cattolica, portandoli a ritenere auspicabile una grande religione universale che accorpi “in un’unica casa” le tre grandi religioni abramitiche: questo è il trionfo del piano massonico in preparazione al regno dell’Anticristo! Che questo si concretizzi con una Bolla dogmatica, con una dichiarazione o con una intervista di Scalfari su Repubblica, conta poco, perché le parole di Bergoglio sono attese dai suoi sostenitori come un segnale, al quale rispondere con una serie di iniziative già predisposte e organizzate da tempo. E se Bergoglio non si atterrà alle indicazioni ricevute, schiere di teologi e chierici sono già pronte a lamentarsi della “solitudine di papa Francesco”, quale premessa per le sue dimissioni (penso ad esempio a Massimo Faggioli in un suo recente scritto). D’altra parte non sarebbe la prima volta che costoro usano il Papa quando asseconda i loro piani, e se ne liberano o lo attaccano appena se ne discosta.

La Chiesa ha celebrato domenica scorsa la Santissima Trinità, e ci propone nel Breviario la recita del Symbolum Athanasianum [qui], ormai proscritto dalla liturgia conciliare e già confinato a due sole occasioni nella riforma del 1962. Di quel Simbolo ormai scomparso rimangono scolpite in lettere d’oro le prime parole: “Quicumque vult salvus esse, ante omnia opus est ut teneat Catholicam fidem; quam nisi quisque integram inviolatamque servaverit, absque dubio in aeternum peribit.
+ Carlo Maria Viganò
Sant’Efrem, 9 Giugno 2020

74 commenti:

mic ha detto...

Emerge, ben visibile anche da alcuni dei link di riferimento, la vicinanza spirituale e la missione condivisa con mons. Schneider; il che, credo, potrà darci ulteriori luci per il percorso di restaurazione de La Catholica nella sua visibilità...

Anonimo ha detto...

DEO GRATIAS!

Anonimo ha detto...

Cara Mic, ci sono anche dei rilievi critici nei suoi confronti, sia pure espressi con carità. Sostanzialmente sono quelli che mi ero permesso di sottolineare. Non ha citato Fozio, ma altri aspetti, ancora più importanti, si.
"Mons. Schneider cita alcuni canoni dei Concili Ecumenici che propongono, a Suo dire, dottrine oggi difficilmente accettabili, come ad esempio l’obbligo di riconoscimento dei Giudei nel vestiario, o il divieto per i Cristiani di esser servi di padroni maomettani o ebrei. Tra questi esempi vi è anche la necessità della traditio instrumentorum dichiarata dal Concilio di Firenze, poi corretta dalla Costituzione Apostolica Sacramentum Ordinis di Pio XII. Il Vescovo Athanasius commenta: “Si può legittimamente sperare e credere che un futuro papa o concilio ecumenico corregga le affermazioni erronee pronunciate” dal Vaticano II. Questo mi pare un argomento che, pur con le migliori intenzioni, mina dalle fondamenta l’edificio cattolico. Se infatti ammettiamo che vi possano essere atti magisteriali che, per una mutata sensibilità, siano col passare del tempo suscettibili di abrogazione, di modifica o di differente interpretazione, cadiamo inesorabilmente sotto la condanna del Decreto Lamentabili, e finiamo per dar ragione a chi, recentemente, proprio sulla base di quell’erroneo assunto ha dichiarato “non conforme al Vangelo” la pena capitale, giungendo ad emendare il Catechismo della Chiesa Cattolica. E in un certo modo potremmo, per lo stesso principio, ritenere che le parole del Beato Pio IX nella Quanta cura siano state in qualche maniera corrette proprio dal Vaticano II, così come Sua Eccellenza auspica possa avvenire per Dignitatis humanæ. Degli esempi da lui portati, nessuno è in sé gravemente erroneo né eretico: aver dichiarato necessaria la traditio instrumentorum per la validità dell’Ordine non ha in alcun modo compromesso il ministero sacerdotale nella Chiesa, portandola a conferire invalidamente gli Ordini. Né mi pare si possa affermare che questo aspetto, per quanto importante, abbia insinuato dottrine erronee nei fedeli, cosa che invece è avvenuta solo con l’ultimo Concilio. E quando nel corso della Storia si sono diffuse eresie, la Chiesa è sempre intervenuta prontamente a condannarle, com’è avvenuto al tempo del Conciliabolo di Pistoia del 1786, che del Vaticano II fu in qualche modo anticipatore specialmente dove esso abolì la Comunione fuori dalla Messa, introdusse la lingua vernacolare e abolì le preghiere submissa voce del Canone; ma ancor più quando esso teorizzò le basi della collegialità episcopale, confinando il primato del Pontefice a mera funzione ministeriale. Rileggere gli atti di quel Sinodo lascia stupiti per la formulazione pedissequa degli errori che ritroveremo poi, addirittura accresciuti, nel Concilio presieduto da Giovanni XXIII e Paolo VI. D’altra parte, come la Verità attinge da Dio, così l’errore si nutre ed alimenta nell’Avversario, che ha in odio la Chiesa di Cristo e il suo cuore, la Santa Messa e la Santissima Eucaristia".
Mi sembra un rilievo non di poco conto.
Mi sembra strano che tu abbia colto solo la sua "vicinanza" a Mons. Schneider.
Antonio

mic ha detto...

Mi sembra strano che tu abbia colto solo la sua "vicinanza" a Mons. Schneider.

Non ho colto 'solo' la vicinanza, l'ho sottolineata. Per il resto, ovviamente, c'è molto da dire da sviluppare e anche da dibattere. Un dibattito che in 60 anni è mancato nella Chiesa... Ma bisogna darsene il tempo... E grazie a Dio ora le nostre guide ci guidano!

mic ha detto...

Il Vescovo Athanasius commenta: “Si può legittimamente sperare e credere che un futuro papa o concilio ecumenico corregga le affermazioni erronee pronunciate” dal Vaticano II.

Proprio su questo ho da osservare che quelle affermazioni erronee non toccano l'infallibilità (il concilio non è definitorio, ma pastorale) ma quelle affermazioni erronee hanno minato profondamente la catechizzazione della generazione postconciliare e il volto sfigurato della Chiesa è sotto gli occhi di tutti.
Per questo, in un modo e nell'altro, un nuovo Sillabo,come da sempre sostiene mons. Schneider diventa indispensabile...
Non entro in altri dettagli, ora non ne ho il tempo.

Anonimo ha detto...

È vero, ma non solo quelle!
"Il Vescovo Athanasius commenta: “Si può legittimamente sperare e credere che un futuro papa o concilio ecumenico corregga le affermazioni erronee pronunciate” dal Vaticano II. Questo mi pare un argomento che, pur con le migliori intenzioni, mina dalle fondamenta l’edificio cattolico".
Scusate se é poco!
Detto ciò lunga vita a Mons.Schneider

mic ha detto...

Minerebbe il fondamento cattolico se si ammettesse l'infallibilità del concilio. Ma il concilio pastorale non è infallibile se non nei punti che confermano il Magistero costante della Chiesa.
Può essere utile il pensiero di mons Gherardini
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2011/01/convegno-di-roma-sul-vaticano-ii.html

martina ha detto...

Cosa propone mons. Viganò per correggere gli errori del Vaticano II, visto che è convinto del fatto che non sia legittimo ciò che invece mons. Schneider auspica? Anche un Sillabo, a questo punto, seguendo il ragionamento di mons Viganò - Se infatti ammettiamo che vi possano essere atti magisteriali che, per una mutata sensibilità, siano col passare del tempo suscettibili di abrogazione, di modifica o di differente interpretazione, cadiamo inesorabilmente sotto la condanna del Decreto Lamentabili- andrebbe a minare ciò che non si può toccare. Come si può allora porre rimedio a tanti errori scaturiti dopo il Concilio Vaticano II? Ignorando il fatto che siano la naturale conseguenza di questo oppure asserendo trattarsi di una cattiva interpretazione? Un bel problema!

Anonimo ha detto...

Mic, scusa se insisto, non per sterile polemica, ma non credo che Mons. Viganò si riferisse alla infallibilità del cvii, quanto a formulazioni dei precedenti concili, secondo lui da modificare. Su questo punto Viganò dissente e, nel piccolo, anche io.
Ho letto il libro di Mons. Gherardini sul Concilio,comunque grazie per la segnalazione. In questo momento già il fatto di poter discutere di queste cose, sulla base degli scritti di alcuni veri Pastori, é una grande Grazia.
In cordibus Jesus et Marie
Antonio

tralcio ha detto...

Quando si dice il tempismo liturgico!

Lettura della Santa Messa, su Elia e i profeti di Baal. 1 Re 18,20-39

Alla faccia della Pachamama...

Notare: Elia non solo invoca il Dio vero, ma lo fa liturgicamente, contando i sassi da mettere sull'altare e le volte che va versata l'acqua. La divina liturgia non è una sacra rappresentazione da fare a caso, tra di noi. C'è Dio, non "anche", ma "soprattutto"!

E Gesù nel vangelo rincara la dose con lo iota unum.

Sarà stato un miracolo, ma alla consacrazione oggi eravamo tutti in ginocchio,tranne un signore novantenne (ma che è il più devoto di tutti).

Anonimo ha detto...

Non so da che parte cominciare, è tutto da leggere e fa bene al cuore vedere che anche qualche vescovo e cardinale comincia a riconoscere il linguaggio ambiguo di certe tesi del CVII° e l'eterogenesi di tante affermazioni accettate dai padri sinodali che, forse in quegli anni, credevano impossibile avrebbero portato a tante e devianze dottrinali
Alberto Lacchini

Anonimo ha detto...

"Giunge un momento nella nostra vita in cui, per disposizione della Provvidenza, ci è posta dinanzi una scelta determinante per il futuro della Chiesa e per la nostra salvezza eterna. Parlo della scelta tra il comprendere l’errore in cui siamo caduti praticamente tutti, e quasi sempre senza cattive intenzioni, e il voler continuare a volgere altrove lo sguardo o giustificarci.
Abbiamo, tra gli altri errori, commesso anche quello di considerare i nostri interlocutori come persone che, pur nella diversità delle idee e della fede, fossero comunque animate da buone intenzioni, e che qualora riuscissero ad aprirsi alla nostra Fede, sarebbero stati disposti a correggere i loro errori. Insieme a numerosi Padri conciliari, abbiamo pensato l’ecumenismo come un processo, un invito che chiama all’unica Chiesa di Cristo i dissidenti; all’unico vero Dio gli idolatri e i pagani; al promesso Messia il popolo ebraico. Ma, ad iniziare dal momento in cui è stato teorizzato nelle Commissioni conciliari, esso è venuto configurandosi in netta opposizione alla dottrina sino ad allora espressa nel Magistero."
Alberto L.

Anonimo ha detto...

Lo scritto di Mons. Viganò è chiarissimo.
È inutile cercare di attenuarlo, ricorrendo a quel che ha scritto o detto, sia pure con le migliori intenzioni, questo o quel prelato "conservatore" con l'intenzione di "salvare" il Concilio Vaticano II.
La differenza fra Mons. Viganò e gli altri prelati "conservatori" sta proprio in questo: egli non è un "conservatore".
Mons. Viganò è chiaro, sincero, onesto, coraggioso.
Invece di puntare i piedi, preghiamo Gesù affinché, per l'intercessione di Maria Santissima, lo ricolmi delle Sue più belle celesti grazie.
O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi.

Unknown ha detto...

Non saranno tempi facili per quanto sta arrivando nella chiesa specialmente per chi ama veramente Gesù uniti in preghiera

mic ha detto...

... e per tutti coloro che Vi sono raccomandati!

Anonimo ha detto...

L'OMS pare lo avesse detto da marzo, il 25 maggio le Regioni hanno emanato l'ordinanza: i guanti in lattice, utilizzati nell'uso quotidiano generico, non proteggono dalla trasmissione del coronavirus, anzi sono dannosi.
Quindi non vanno utilizzati nemmeno per distribuire la comunione (come diceva la Chiesa Cattolica da secoli) anche a prescindere dall'uso blasfemo...
Attendiamo fiduciosi la rettifica da parte della CEI.

Anonimo ha detto...

...questa è la tragedia: la Chiesa senza parole di vita eterna diventa come l’espressione di una religione neopagana. Interscambiale con tutte le altre, bramosa di entrare nel nuovo pantheon della fraternità universale (magari con un qualche ruolo egemone), devota agli idoli della Madre Terra. E, conseguentemente, incapace di cercare la soluzione là dove essa è: nella conversione, nella penitenza, nella vita sacramentale; e dissennatamente convinta di doverla trovare nella vita temporale (la vita eterna essendo uscita dall’orizzonte), usando strumenti del mondo, sciogliendosi completamente e totalmente nel mondo. È stata addirittura elaborata una teologia in proposito; per non parlare della morale.
Ed ecco che la conversione a Cristo – anch’Egli messo alquanto in disparte... – si muta in conversione ecologica; la penitenza, in destrutturazione sociale in nome della decrescita felice e del migrantismo; la vita sacramentale, in metodo di autopromozione del benessere emotivo ed esistenziale.
Tutto ciò è in corso già da tempo; la pandemia e i suoi effetti lo hanno reso e lo renderanno sempre più manifesto: quidquid latet apparebit, quanto è nascosto sarà svelato. E dunque tutti, anche coloro che si sforzano di non vedere, o che si adagiano sulla convinzione che ha da passà ’a nuttata, saremo inesorabilmente costretti a fare i conti con la realtà e, alla fine, a prendere il toro per le corna: perché non c’è tragedia, non c’è castigo, che non possa essere, che non sia, una preziosa occasione di purificazione. Non sprechiamo quella che la Provvidenza ci sta offrendo proprio in questi dolorosi momenti.
Enrico Roccagiachini

marius ha detto...

Apprezzo il fatto che una probabile (da Mic menzionata) collaborazione tra vescovi non censuri anche una rispettosa diversità di vedute su determinati aspetti, cosa che può portare ad un approfondimento e ad un affinamento vicendevoli.

Ancor meglio se questo lavoro, piuttosto che sotto forma di dibattito a livello mediatico (seppur sia questa una cosa innegabilmente interessante dal punto di vista intellettuale), avvenisse primariamente ad un livello interpersonale privato, in modo da potersi poi presentare, non come degli outsiders che pubblicamente si distanziano e si criticano su aspetti certamente non marginali perpetuando così lo squallido spettacolo della frammentazione a livello gerarchico, bensì insieme, ben coordinati con una coerente linea dottrinaria unitaria, frutto di un approfondimento maturato in comune, la qual cosa sarà di certo proficua dal punto di vista pastorale, in vista di un futuro ritorno di Roma alla pura Tradizione Cattolica, come Mons. Lefebvre aveva sempre auspicato fin dagli albori di questa crisi istituzionale della Chiesa, che egli indentificò sul nascere e che soltanto ora molti cominciano ad individuare.

Anonimo ha detto...

Quando vogliono distruggere la santa religione iniziano dai sacerdoti. Perché senza sacerdoti non c'è il sacrificio dell'altare e senza il sacrificio dell'altare non c'è santa religione.
San Giovanni Maria Vianney

Anonimo ha detto...

Antonio a Mic
"ci sono anche dei rilievi critici nei suoi confronti, sia pure espressi con carità."

e quali sarebbero? Mic aveva richiamato il subsistit in e mi pare menzionato correttamente.

Anonimo ha detto...

Condivido ogni parola di queste riflessioni. Tutto è cominciato col Vaticano II, da un lato punto di arrivo di tendenze neo protestanti e moderniste da tempo serpeggianti nella chiesa, dall'altro un vero punto di partenza e anche di non ritorno per distruggere le fondamenta della fede cattolica.
Mario Rossi

Anonimo ha detto...

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. Finalmente la Voce della Chiesa senza ni. Dio è UNO ed essendo uno non può voler esser conosciuto dagli uomini con caratteristiche diverse. Se è TRINO non può essere una sola Persona pur essendo un solo Dio. Quindi vuole essere conosciuto da TUTTI com'è in VERITA'. Quindi Bergoglio dice fesserie e le firma pure, quindi non è cattolico. Benedetto XVI scriveva circa un anno fa che gli ebrei non si devono convertire a Cristo. Altra fesseria. Pure scritta. E fan due fesserie, ma peggio che fesserie sono. Monsignor Viganò è l'unico che sta difendendo la Chiesa al momento in verità. Dice chiaro e tondo che mons.Schneider sbaglia "se infatti ammettiamo che ci possono essere atti magisteriali che siano suscettibili di modifica...cadiamo sotto la CONDANNA di Lamentabili". Il Sillabo è sempre valido, non c'è bisogno di farne un altro, come Lamentabili è sempre valido, tanto da farci incorrere nella sua condanna. Ovvero Fozio era un lupo e non può essere dichiarato santo, tradotto in un esempio spiccio.Dice che queste citazioni di mons.S. , "nessuno è in sé gravemente erroneo né eretico", sono più accidentali e non fanno gran danno alla fede dei credenti. Invece oggi c'è il gran danno di Bergoglio. Afferma anche che la cosa è "...gnostica /cabalistica", il che è un altro riconoscimento importante. E che il CVII ha creato una falsa chiesa "parallela". Ok: il problema è centrato, avanti insieme a monsignor Viganò, grazie a Dio che ce l'ha inviato. Ora si tratta piuttosto di far giurare sul Sillabo i vescovi tutti.Chi non lo fa è fuori.

Anonimo ha detto...

“Cosa propone mons. Viganò per correggere gli errori del Vaticano II, visto che è convinto del fatto che non sia legittimo ciò che invece mons. Schneider auspica?....
10 giugno 2020 07:40”

Posso sbagliarmi, ma credo che, anche alla luce di quanto esposto dallo stesso mons. Viganò in quest’ultimo intervento, nella parte in cui dissente dalla “correzione”del cvii prospettata da mons. Schneider, lui sia uno di quelli che ritiene più semplice e saggio, nonché conforme alla prassi della Chiesa, operare come per il sinodo di Pistoia, qui definito “Conciliabolo di Pistoia del 1786, che del Vaticano II fu in qualche modo anticipatore”

v. qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/04/mons-vigano-sullinsabbiamento-del-terzo.html :

“Per ripristinare l’antico splendore della Chiesa, sarà necessario mettere in discussione molti aspetti dottrinali del Concilio. Quali punti del Vaticano II metterebbe Lei in dubbio?
Credo che non manchino personalità eminenti che hanno meglio di me espresso i punti critici del Concilio. Vi è chi ritiene che sarebbe meno complicato e certamente più saggio seguire la prassi della Chiesa e dei Papi come fu applicata con il Sinodo di Pistoia: anche in esso vi era qualcosa di buono, ma gli errori che affermava furono ritenuti sufficienti per lasciarlo cadere nel dimenticatoio.”

D’altro canto lo definisce “cancro conciliale” (e si sa, del cancro non è saggio lasciare nel corpo nemmeno un frammento …”) ed auspica chiaramente un ritorno indietro alla dottrina cattolica senza compromessi, cedimenti ed opportunismi (mentre il cvii è profondamente intaccato, in tutte le sue parti, dall’ambiguità, dalle mezze verità ecc., cioè è rivestito interamente da una forma che ne avvelena anche le parti non direttamente contrarie alla dottrina)

V. https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/05/una-suora-di-clausura-scrive-e-mons.html:

“….Credo che il punto imprescindibile per condurre efficacemente una battaglia spirituale, dottrinale e morale contro i nemici di Cristo sia la persuasione che la crisi presente è la metastasi del cancro conciliare: senza aver compreso il rapporto di causalità tra il Vaticano II e le sue logiche e necessarie conseguenze nel corso degli ultimi sessant’anni, non sarà possibile riportare la barra del timone della Chiesa in direzione della rotta tracciata dal divino Nocchiero e mantenuta durante duemila anni. Ci hanno catechizzato per decenni con quell’odioso «indietro non si torna» sulla liturgia, sulla fede, sulla morale, sulla penitenza, sull’ascesi
………………Si può, Cara Sorella, tornare indietro; si può fare in modo che il bene che ci è stato sottratto fraudolentemente ci sia restituito: ma solo nella coerenza della dottrina, senza compromessi, senza cedimenti, senza opportunismi.”

Anna

Anonimo ha detto...

Un certo Santo Vescovo, Mons. Marcel Lefebvre, additato da tutta la Chiesa e persino scomunicato da Woityla solo per aver salvato la santità del sacerdozio e la trasmissione apostolica, aveva già previsto tutto!

Anonimo ha detto...

Mi si permetta anonimo 17,22, che l'azione di Mons.Viganò è azione incisiva, a differenza di altre. Che nulla hanno cambiato ed anzi han permesso il dilagar del cancro. Il suo mea culpa per il passato è il nostro, tutti siamo stati col silenzio collusi.L'importante è che ora un Vescovo di Santa Madre Chiesa abbia dato il colpo di grazia. Da definire ma direi che si è sulla strada ormai.

Anonimo ha detto...


Ringraziamo dunque mons. Viganò per questo suo ulteriore intervento chiarificatore

Di grande lucidità e onestà intellettuale, come sempre del resto. Ringraziamo anche mons. Schneider, che pure di continuo ci illumina e conforta con i suoi preziosi interventi. Speriamo che altri ecclesiastici si aggiungano a loro e presto.

Sulla critica che mons. Viganò sembra aver rivolto a mons. Schneider, mi sembra di poter dire questo: mons. Schneider sembra enuncire un principio avente una portata generale e cioè che sia possibile mutare una precedente dottrina della Chiesa, dottrina perché contenuta in "atti magisteriali". Ma poi egli fa degli esempi che non riguardano atti magisteriali veri e propri vale a dire non riguardano rettifiche di parti di dottrina, non hanno rilevanza dal punto di vista dottrinale. Quindi: il principio enunciato da mons. Schneider va respinto, se lo si vuol applicare alla dottrina.
La Chiesa nei secoli ha mutato opinione su alcune poche questioni, p.e. sul prestito ad interesse (prima proibito perché usura poi ammesso a certe condizioni) e sulla potestà di governo del Papa nel temporale, prima intesa come diretta su tutto l'Orbe, anche se non direttamente esercitata, poi (Bellarmino) come indiretta.
Ma queste questioni non riguardano il dogma e quindi la dottrina vera e propria, la salvezza delle anime.
Tutto a posto, allora, in relazione al Concilio? No.

Ora, come ha ben ricordato Mic, mons. Schneider ha sempre sostenuto la necessità di un nuovo Sillabo per rettificare certi aspetti del Vaticano II e non solo. Un Sillabo ha rilevanza dottrinale e in effetti gli errori contenuti nel Concilio, anche se pastorale, hanno rilevanza dottrinale. Impossibile negarlo.
Allora qui, con il supposto nuovo Sillabo, non si tratta di mutare la dottrina validamente insegnata dai Papi in passato ma solo di estirpare gli errori che in essa sono penetrati. L'errore non fa dottrina, la nega in tutto e per tutto. Ed è un errore propalato da una Assise solo pastorale, peraltro macchiatasi di gravi e ripetute illegalità.

In tutta onestà, non vedo il problema sollevato qui da mons. Viganò nei confronti di un intervento specifico del magistero futuro sugli errori del Conciliabolo che è stato il VAticano II. La sua tesi, se l'abbiamo correttamente capita, è valida ovviamente in relazione alla vera dottrina della Chiesa ma non mi sembra applicabile nei confronti di una falsa dottrina, messa su, con la complicità dei papi allora regnanti, da un Concilio tumultuoso e svoltosi in un clima di continua confusione e illegalità.
Ragiono da laico, ma secondo me, dopo averne messo bene in evidenza le nefandezze procedurali e gli errori contro la fede sparsi nei documenti, un Papa può benissimo cassare l'intero Concilio, "confermando così nella fede i suoi fratelli", finalmente. Ciò rientrerebbe perfettamente nella sua summa potestas iurisdictionis su tutta la Chiesa, iure divino. Il Concilio non è superiore al Papa. Se il Concilio ha deviato dalla fede, il Papa ha il potere di invalidarlo. Anzi, è un so dovere.
PP

tralcio ha detto...

Forse è davvero cambiato qualcosa tra i Vescovi.
A loro innanzitutto e soprattutto spetta questa azione di verità.
E' giusto ammettere che quasi tutti ce la siamo bevuta, la zuppa avvelenata, da decenni.
In fondo uno, in genere, si fida... Accetta, si adatta...
In sé l'approccio pastorale all'evangelizzazione non può essere subito malinteso.
Il post Concilio Vaticano II però mostra che c'era chi faceva il doppio gioco da subito.
Banalmente: se respiro e il cuore batte posso anche accettare che si discuta della postura.
Qui però si è dato per scontato che il cuore battesse e ci fosse un respiro.
Si è insistito con la postura, mentre l'aritmia e l'extrasistole diventavano fibrillazione.
Si è guardato all'atteggiamento, mentre il polmone collassava e c'era chi premeva la gola.
Se la pastorale è quella di un pastore che pascola un gregge di pecore morte, alla larga!
Ora più di un pastore sta prendendo atto che il discorso sulle posture era un'impostura.
Quindi: primus rianimare, dando ossigeno e scongiurando l'esito infausto dell'infarto.
D'urgenza via ogni peso asfissiante posto dai malati di mondo, senza amore per la Verità.
Torniamo a respirare "dogma", ovvero ad adorare Dio e non le posture a favore di mondo.
Smettiamo di compiacere l'assemblea e le telecamere e rivolgiamo lo sguardo dove si deve.
Grazie all'Arcivescovo Viganò per questa terapia intensiva: altro che l'ospedale da campo!

Anonimo ha detto...

Plauso a PP:
ci vuole un laico affinché vengano dette le cose come veramente vanno dette, con logica ferrea e senza sbandatine a destra e a manca.

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 14,40 é sufficiente ssi vada a rileggere con attenzione il saggio di Mons. Viganò.
Martina, si é dibattuto a lungo sulla natura pastorale del Concilio che, dunque, non impegna l'infallibilità.
Altro é il discorso sul mutare dei tempi e delle situazioni, che non può minimamente toccare le questioni dottrinali.
Prof. Pasqualucci, non credo che Mons. Viganò volesse affermare l'intoccabilità del CVII, visto le critiche che muove nei suoi confronti.
Per me è stato chiarissimo.
Antonio

Alessandro da Roma ha detto...

Eccellente documento pastorale su cui si può trovare finalmente l’unità della Tradizione, Fraternità di San Pio X compresa. Daccordissimo con il principio espresso da Monsignor Viganò di cancellare totalmente il Concilio Vaticano II, non correggerlo parziale. E’ l’unico pastore che con coraggio ha manifestata chiaramente l’apostasia di Bergoglio. Adesso bisogna che i timidi si accodino riconoscendolo come la vera Guida, altrimenti non ne usciamo fuori da queste sabbie mobili che ci stanno strangolando a vorticosa velocità.

Anonimo ha detto...

@ Antonio
Ecco il passaggio di mons. Viganò da cui non si può che evincere l'intoccabilità del CVII:

"Il Vescovo Athanasius commenta: “Si può legittimamente sperare e credere che un futuro papa o concilio ecumenico corregga le affermazioni erronee pronunciate” dal Vaticano II. Questo mi pare un argomento che, pur con le migliori intenzioni, mina dalle fondamenta l’edificio cattolico. Se infatti ammettiamo che vi possano essere atti magisteriali che, per una mutata sensibilità, siano col passare del tempo suscettibili di abrogazione, di modifica o di differente interpretazione, cadiamo inesorabilmente sotto la condanna del Decreto Lamentabili,(...)"

Queste parole sono inequivocabili.
Se le cose stanno davvero come lei Antonio dice, starà a mons. Viganò di ritrattare.

martina ha detto...

Il cancro si deve asportare ma come fare senza minare la credibilità della Santa Chiesa?

martina ha detto...

È vero che non se ne mina l'infallibilità ma la credibilità e l'autorità si! Anche se lo è già... Tra pachamame, Abu Dhabi e sinodi vari... C'è l'imbarazzo della scelta, purtroppo!

Anonimo ha detto...


"CAso mai sta a mons. Viganò di ritrattare"

A ben vedere, qui non c'è niente da "ritrattare". Caso mai da spiegare ulteriormente, se lo ritiene opportuno, in modo da farci capire meglio il suo pensiero, anche perché da laici appunto non abbiamo tutti gli strumenti teologici e canonistici in mano. E non siamo a laici contro ecclesiastici. Ho detto che "ragiono da laico" non per far polemica ma semplicemente per indicare che non sono un teologo, un esperto della materia e quindi "ragiono da laico", avendo avuto in passato una preparazione da giurista e filosofo.
Mons. Viganò e mons. Schneider non sono due nemici da confutare! I problemi teologici e canonistici posti da questa incredibile crisi della Chiesa sono molto grandi e di difficile soluzione, si cerca di orizzontarsi servendosi della guida offertaci per grazia di Dio da questi due coraggiosi e validissimi vescovi, gli unici finora ad aver affrontato il nemico in combattimento frontale.
PP

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=ePerpcKX-cw&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2SGO3H4KJi4CSpxC71VnbuRVhZ9A7UBW9079YB2qZse5Jr-GWarBtQN_I
Su Benedetto XVI quanto sopra.
Anonimo 20,26. Le parole di Mons.Viganò sono veramente INEQUIVOCABILI, ma nel senso contrario a quanto lei vuole far dire, falsamente. Cadere sotto la CONDANNA del decreto Lamentabili significa CHE NULLA Può ESSERE MUTATO di QUANTO PRECEDENTEMENTE STABILITO, come Fozio che da lupo non diviene santo, mai. IL Magistero non evolve, mai, semplicemente è sviluppato,definito ciò che era già nella Rivelazione. Quindi LAMENTABILI è ancora VALIDO OGGI, come il SILLABO. Mons. Viganò dichiara cancro l'errore che PROVIENE dal CONCILIO VII, a cui egli stesso aveva voluto, erroneamente ammette, prestar fiducia.

Anonimo ha detto...

Non ritratterà un bel nulla, perché tutto il suo articolo é un grande atto di accusa contro il CVII.
Il problema è che non riuscite a collegare questo brano citato con tutto ciò che viene sia prima che dopo.
Mons. Viganò é chiaramente contro una concezione storicistica del dogma di fede,ed è questo che afferma.
La critica al CVII é dettata dal fatto che, come ho già tentato di spiegare, é stato di natura pastorale e questo cambia le cose.
Le correzioni proposte da Mons. Schneider sono ben diverse, come mostra la "riabilitazione" dello scismatico Fozio.
Nessuna contraddizione, quindi, nel discorso di Viganò. Non si può dire lo stesso di Schneider.
Meglio di così, purtroppo, per miei limiti, non so spiegarlo.
Antonio

Anonimo ha detto...

@ Antonio
Non credo proprio che, conoscendo il suo pensiero, mons. Schneider sia per la riabilitazione di Fozio. Secondo me il suo è un modo provocatorio di esprimersi sapendo di rivolgersi in parte ad un uditorio modernista auspicante tale riabilitazione. Così egli fa un discorso ad absurdum cercando maldestramente di mettere alle corde i suoi avversari.
Non si rende conto che questo modo di procedere è un'arma a doppio taglio che non soddisfa nessuno.
Tempo fa faceva ampie citazioni delle parti commestibili del CVII per riuscire a convincere non che il concilio fosse buono (aveva già da tempo invocato un sillabo per correggerlo) ma per ingenuamente condurre i fautori dello spirito del concilio verso la Tradizione utilizzando quei passaggi che la ripropongono, dimostrando così loro che pure la lettera del loro adorato concilio presentava degli aspetti tradizionali.
Metodo fallimentare, né carne né pesce.
Anche Viganò non è del tutto estraneo a questa (non)logica, per cui da una parte condanna il concilio e fa perfino (lodevolmente) i mea culpa, mentre dall'altra si distanzia pubblicamente da un suo confratello nell'episcopato con una frase palesemente contraddittoria, quella qui in oggetto.
E più sotto addita come ingenui i suoi 4 confratelli cardinali che avevano espresso i 5 dubia, mentre loro fecero unicamente il loro sacrosanto dovere. Il negativo stette piuttosto nel fatto che invece di andare fino in fondo come avevano promesso, desistettero.

Insomma... troppe troppe parole! Le lungaggini si sprecano e in mezzo ad esse non possono che sfuggire simili incongruenze.

Anonimo ha detto...

@PP
"perché da laici appunto non abbiamo tutti gli strumenti teologici e canonistici in mano.”
"non sono un teologo, un esperto della materia e quindi "ragiono da laico", avendo avuto in passato una preparazione da giurista e filosofo.”

Più che una lacuna ciò è appunto il suo vantaggio, egregio PP: lei è stato preservato dalla contorsione mentale tipica della teologia conciliare e postconciliare. Solo chi studia in un seminario tradizionalista ha buone garanzie per rimanere indenne dall’imprinting di una mentalità modernistica.
Questa sua è una meritoria opera di misericordia spirituale da laico ben istruito: nulla a che vedere col timore di apparire in irrispettosa contrapposizione al clero.

Anonimo ha detto...

anonimo 23,15, affermare che mons. Schneider non ha scritto quel che ha scritto non è.... da dirsi. Rivolgersi ai modernisti col linguaggio modernista è condannabile. E giustamente mons. Viganò lo condanna, chiaro tondo e formale. Lamentabili condanna Scnheider ed i modernisti, cosa non le è chiaro quindi? Se Lamentabili condanna il CVII, nonchè le affermazioni di mons. Scnheider che vogliono giudicare il Magistero di XX secoli, vuol dire che mons.Viganò afferma che LAMENTABILI OGGI è VALIDA né più né meno di quanto lo fa IL SILLABO, PASCENDI e tutti gli altri documenti del Magistero di XX secoli. Il CVII è messo sotto accusa invece. Non fa testo al momento, sarà un vero Papa a decidere in merito. Non aggiungete fumo a ciò che è platealmente evidente ed INEQUIVOCABILE. Mons. Viganò afferma anche che le citazioni fatte da mons. Scnheider non ledono gravemente la dottrina, mentre la lede Bergoglio che è smentito DAL MAGISTERO DI XX SECOLI. Ed aggiungo io lo è anche Ratzinger. E lo sono moltissimi altri porporati. Scomunicati latae sententiae. Fozio è un lupo che ha portato allo scisma di Cerulario. I 4 confratelli dei "5dubia" che lei cita in effetti fanno compagnia nel ni equivoco a mons. Schneider. Mons.Viganò non sta sbagliando, sta usando la spada a doppio taglio della verità, non regge la sua accusa di non logica. Fa benissimo a distanziarsi dalle posizioni equivoche che infatti hanno portato a NULLA. E non manca di carità. Anzi. Opera di misericordia spirituale.

Anonimo ha detto...

Se i due prelati leggessero il commentario qui sopra si renderebbero proficuamente conto come le loro troppe non abbastanza ponderate parole possono venire malintese ed equivocate a causa di atteggiamenti da fans da stadio: un po' per tendenza innata nell'essere umano a parteggiare irrazionalmente, un po' per le loro parole stesse che inducono a simili atteggiamenti.
Ciò dovrebbe spronarli ad un lavoro di coordinamento in modo da estirpare alla radice e prevenire questo antico difetto già riscontrato e denunciato nelle Sacre Scritture: "io sono per Paolo, io sono per Cefa".

Anonimo ha detto...

Cosa facciamo? Già incominciamo a litigare? Qui serve l'umiltà di accogliere e ringraziare del pensiero di Mons. Viganò ed implorare il Padre eterno che ci venga a salvare.

Anonimo ha detto...

caro anonimo 9,53, mi spiace dover ribadire un concetto fondamentale, noi non siamo né di Paolo né di Pietro, ma siamo di Cristo con Paolo e con Pietro. E chi sta con Cristo nel caso è solo mons.Viganò. Ben venga che si aggiungano altri, dopo essersi chiariti le idee: se vogliono continuare con la solfa di una chiesa parallela conciliarvaticansecondista o se vogliono far splendere la vera Chiesa di Cristo , UNA. Comunque io seguo la vera Chiesa di Cristo, unico Maestro, che vedo affermata da mons.Viganò. Non si tratta di litigare, si tratta di superare l'eclisse di "castigo" predetta a La Salette nel 1846.

Anonimo ha detto...

Condivido il pensiero di Anonimo 12.19 Non è la prima volta che si nota questo innato desiderio di cavillare e fare le pulci qualunque cosa si dica. Infatti per molti Benedetto XVI o Francesco pari sono... 

Anonimo ha detto...

Viganò è già scismatico per i moderati. Io spero abbia solo iniziato.
Greta Villani su Fb

Lionel (Paris) ha detto...

9 juin 2020 à 17h43
UNE APOSTASIE GÉNÉRALISÉE
Je trouve que la crise provoquée par le Covid-19 a été assez révélatrice sur le degré de croyance de la hiérarchie et sur la manière dont les Autorités envisagent l’avenir de l’Église militante…
Je soupçonne ces « fonctionnaires ecclésiastiques » de vouloir réduire l’Église à une simple « Organisation Non Gouvernementale » au service des gourous du sanctuaire maçonnique des « Nations Unies ».
Un prêtre m’a dit récemment que la « liturgie de la parole » est beaucoup plus importante que la « liturgie eucharistique » et cela corrobore l’idée que les discours sont considérés comme beaucoup plus importants que la grâce; grâce silencieuse, y croient-ils encore?
Au jour de la solennité de l’Ascension, l’Évangile selon saint Marc (16.14-20) a été remplacé par l’Évangile selon saint Matthieu (28,16-20) et de cette façon a été délibérément gommé le passage essentiel: « celui qui croira et sera baptisé sera sauvé, celui qui ne croira pas sera condamné ».
Les gens peuvent être manipulés par la parole, mais pas par la grâce et ce sont précisément les protestants qui donnent la priorité à la parole.
Nous vivons en pleine apostasie généralisée.

Anonimo ha detto...

Diretta con Mons. Nicola Bux e Don Francesco Saverio Venuto
Il CONCILIO VATICANO II - Come intenderlo e con quali strumenti
https://www.facebook.com/ilpensierocattolico/videos/256408468920186/UzpfSTE0MDgwNDA0MTc6Vks6MjcxNjk3MjI1NTA3Mzc0OQ/

Anonimo ha detto...

A mio parere viene prima la Santa Sede. Se la Santa Sede torna Cattolica si capirà come ritornare sulla retta via senza compromessi.Qui si va col vento in poppa. Preghiamo, studiamo e se possibile incontriamoci anche in gruppi di città, paese, borgo.

Anonimo ha detto...

"... A rendere tangibile la separazione innaturale, anzi, direi perversa, tra Gerarchia e Chiesa, tra obbedienza e fedeltà è stato certamente quest’ultimo Pontificato..."

Al fondo di questa separazione innaturale vi è il 'diventerete come Dio', cioè la battaglia tra l'io umano che si emancipa dalla Santa Trinità e l'umano che trova e costruisce il suo autentico io per Cristo, con Cristo, in Cristo.

Anonimo ha detto...

"...se possibile incontriamoci anche in gruppi di città, paese, borgo.

Forse non è necessario incontrarsi fisicamente, questi incontri in rete possono bastare quando si cerca di essere costanti nella preghiera e nel raccoglimento.

Alberto Fernetti ha detto...

Cara Mic
È giusto ringraziare Dio ché "ora le nostre guide ci guidano!"

Non dimentichiamo però che mons. Viganò, per poter dire quello che dice, deve vivere in clandestinità. Perché teme per la propria vita.

Il "dibattito che in 60 anni è mancato nella Chiesa" continua a mancare, ufficialmente.
Esiste clandestinamente, come il samizdat dei dissidenti nell'URSS.

Mons. Gherardini ha chiesto a Benedetto xvi di aprire un dibattito: con che risultati??
E Dio l'ha chiamato a Sè. Fine.

I Francescani dell'Immacolata hanno iniziato un dibattito, con le loro istituzioni, con p. Lanzetta. Come è finita lo sappiamo: commissariamento sine die.

"Bisogna darsene il tempo"...
Dopo 60 anni di caos e Passione?

Su Concilio e Postconcilio deve urgentemente essere riconosciuta
dalle Autorità della Chiesa
a tutti i cattolici
libertà di discussione
limitata solo dal rispetto della Tradizione: quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est, eodem sensu eademque sententia.

mic ha detto...

Su Concilio e Postconcilio deve urgentemente essere riconosciuta
dalle Autorità della Chiesa
a tutti i cattolici
libertà di discussione


Ho ben presenti e documentato a suo tempo i citati tentativi naufragati di dibattito sul concilio.
Sono le autorità ecclesiastiche che devono moderare e alimentare il dibattito.
Sono decenni che noi laici stiamo dibattendo con l'aiuto di sparuti sacerdoti... ma il muro, finora è stato infranto solo da mons. Schneider a da mons. Viganò. Dovremmo piuttosto incoraggiarli a continuare appoggiandoli e coadiuvando nel senso ragionevolmente ed efficacemente indicato da PP...

Anonimo ha detto...

Personalmente non credo ai confronti, ai dibattiti come metodo di crescita cattolica. Qui occorre un Papa Papa e almeno altri cento anni di Dottrina, Liturgia, Opere di Carità SERIE, per risollevare una società debosciata. Costoro non intendono ragione vanno quindi ignorati e va costruita l'alternativa rigorosa. Basta parlar di loro, veramente basta. Se non c'è un Papa Papa, siamo pecore allo sbando. I due viventi devono essere riportati ognuno al paesello suo, con divieto assoluto di interviste e memorie e frappalà vari. E così per tutti gli altri mangia/pane/a/tradimento. Si faccia un nuovo conclave con quei pochi consacrati cattolici e...giriamo pagina. Si trovi pure una maniera più soft, più diplomatica di come l'ho esposta ma, si proceda.

Anonimo ha detto...

Cioe' io mi immagino i primi cristiani nelle catacombe che attendevano la fine del mondo e mettevano in comune i loro beni. Mi immagino il piu' antico documento cristiano (piu' dei vangeli 1 TS) e il piu' recente 2pt del 150 (non scritta da Pietro che era morto) e poi sento tutte ste CHIACCHIERE in latinorum (lingua che Gesù non conosceva) fatte da adepti , beh ormai non più, della grande prostituta che siede sui 7 colli il cui numero 666 significa Cesare e Nerone...e mi domando...no, non mi domando nulla.ognuno ha i suoi hobby....in fondo pure Scientoligy crede a scemu o xenu, e nessuno l'ha mai smentito. Infatti non puoi smentire una cosa che non si manifesta

Unknown ha detto...

Liberta' di discussione? Ma che tradizionalisti siete. Il beato Pio IX vi faceva decollare da mastro Titta.

Anonimo ha detto...


Anonimo 15:24 ma chi la manda in giro?

A diffondere fake news, come quella che la seconda Lettera di S.Pietro è del 150 e quindi non scritta da lui. Che Gesù non sapesse il latino, non possiamo dirlo. Non aveva studiato nelle scuole rabbiniche eppure la Scrittura la conosceva a menadito, guarda un po'. Il centurione della coorte italica in che lingua si sarà rivolto a Gesù? Forse in greco? O conosceva qualche parola di aramaico? 666 Cesare e Nerone, numerologia di fantasia...Ognuno ha i suoi hobbies, tra di essi c'è anche il giardinaggio, faticoso, ma fa bene alla salute, anche mentale...

mic ha detto...

Liberta' di discussione? Ma che tradizionalisti siete. Il beato Pio IX vi faceva decollare da mastro Titta.

E' sui dogmi che non può esserci libertà di discussione...

João ha detto...

D'accordo.
Benissimo!
Tradicionalista brasileiro

Unknown ha detto...

A proposito pure Scola dice che alcuni esagerano. Ma gliel avete detto della mafia di San Gallo, del mondialismo, della pachamama e di Viganò?

Unknown ha detto...

Gesù parlava in aramaico frequenti meno i protomassoni.

Anonimo ha detto...


Gesù parlava in aramaico ma non è detto non capisse le altre lingue allora correnti, come
il greco e il latino. In quanto Figlio di Dio, cosa dovevano essere per lui le lingue degli uomini se non libri aperti?
E il dialogo con Pilato, in che lingua avvenne? Il Vangelo non lo precisa. Forse in greco? Credo sia l'ipotesi più probabile.
Nella parte orientale dell'impero romano la lingua corrente era il greco, oltre a quelle locali. Pilato parlava l'aramaico? Non sembra credibile, forse ne avrà saputo qualche parola.
La scritta sulla croce 'Gesù Nazareno Re dei Giudei' fatta mettere da Pilato, era trilingue: ebraico, latino, greco (Gv 19, 20).

Lionel (Paris) ha detto...

Je ne pense pas que Mgr Vigano soit schismatique, car il n’a fait que contester des positions et des décisions qui se situent en rupture avec celles du Magistère antérieur.
Je crois sincèrement que les schismatiques sont précisément ceux qui vont à l’encontre de ce qui s’est constitué pendant des siècles, ceux qui ont profané et dilapidé l’héritage sacré deux fois millénaire de l’Église sainte et qui persistent obstinément.

Alexandru ha detto...

A dire il vero, non solo perchè serve, ma anzittutto perchè non possiamo essere senza l'espressione della verità, Mons. Carlo Maria Viganò viene dopo un altro Grande Confessore della Vera Fede, Mons. Lefebvre, l'amato e nobile Testimone della Verità di fronte allo spirito seduttore di Vaticano II.
Lo confesso pure io, per mia stessa esperienza e con l'assistenza del Divino Spirito,la Gerarchia, o meglio dire certi suoi membri, possono non essere rappresentativi per la Santa Sposa di Cristo! Almeno uno l'ho incontrato io, e lo Spirito mi ha fatto vedere la sua appartenenza alla massoneria ecclesiastica. Mi sono ritirato, per non smarrire la mia salvezza... Possa Dio che è Amore e Carità proteggere tutti I Suoi!

mic ha detto...

Su Concilio e Postconcilio deve urgentemente essere riconosciuta
dalle Autorità della Chiesa
a tutti i cattolici
libertà di discussione


Ovviamente non si parla del blog, ma dei tempi e delle vicende del post concilio. In ogni caso, al di là delle discussioni, penso dica molto bene Anna 10 giugno 2020 16:01

Anonimo ha detto...

Il CONCILIO VATICANO II - Come intenderlo e con quali strumenti
Diretta con Mons. Nicola Bux e Don Francesco Saverio Venuto
https://www.facebook.com/ilpensierocattolico/videos/256408468920186/

Sofonia ha detto...

Habemus Episcopum, catholicum Episcopum!

Federico Palotti ha detto...

Chi dobbiamo ascoltare?
30 maggio 2020
Il rispetto dell’ordine naturale fa parte della vita, che comprende anche l’obbedienza all’autorità. Più provati, sperimentati trasmettono conoscenza ai principianti. Una famiglia e una società sana funzionano su questo principio.

Oggi i principi naturali fondamentali del bene e della giustizia sono capovolti. Vengono introdotti i cosiddetti diritti dei bambini, quindi i genitori devono obbedire e sottomettersi ai loro figli, altrimenti i loro figli verranno portati via da loro. Questa deliberata crisi di autorità porta all’autodistruzione della famiglia e della società. D’altra parte, la falsa autorità è troppo enfatizzata. Per esempio, politici e uomini di Chiesa corrotti si proteggono con immunità e inviolabilità. Stabiliscono leggi per proteggere gli elementi immorali e criminali, e addirittura li privilegiano, e puniscono chiunque li guardi con sospetto. Il senso di tali anti leggi è il lavaggio di cervello alle persone pensanti e privarle della coscienza.
...

http://vkpatriarhat.org/it/?p=6867

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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Unknown ha detto...

Giuste osservazioni