Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 12 settembre 2020

Bergoglio e il Magistero di Pio XII sul piacere coniugale

Tesori da disseppellire, soprattutto quando si incontrano esternazioni come minimo non esaustive.
Per ora sorvoliamo su altre 'perle' (si fa per dire) riscontrabili da vaticannews.va nell’articolo dedicato al libro-dialogo tra Francesco “e un agnostico [similes cum similibus facillime congregantur], ex comunista e gastronomo, come Carlo Petrini, fondatore di “Slow food” per focalizzarci su esternazioni apparse in questi giorni sui media.  Faccio mie, di seguito le osservazioni di Radio Spada.
Bergoglio (volutamente?) ogni volta che apre bocca ingenera un vespaio. Una delle ultime affermazioni riguarda il piacere sessuale. Riprendiamo (v. supra)  “Il piacere arriva direttamente da Dio, non è cattolico né cristiano né altro, è semplicemente divino. Il piacere di mangiare serve per far sì che mangiando ci si mantenga in buona salute, così come il piacere sessuale è fatto per rendere più bello l’amore e garantire la prosecuzione della specie“. Parole non disdicevoli del tutto in se stesse, ma indelicate (e il tema della sessualità è tra i più delicati) e foriere di un messaggio non certo cristianissimo (sempre che chi le ha pronunziate voglia dare un messaggio cristiano). Quindi offriamo ai Lettori su questo argomento un estratto dal Discorso che Pio XII tenne alle ostetriche il 29 ottobre 1951. [Quando la Chiesa esercitava in pieno il munus docendi da autentica Mater et Magistra].

Il magistero di Pio XII sul piacere coniugale

Ora la verità è che il matrimonio, come istituzione naturale, in virtù della volontà del Creatore non ha come fine primario e intimo il perfezionamento personale degli sposi, ma la procreazione e la educazione della nuova vita. Gli altri fini, per quanto anch’essi intesi dalla natura, non si trovano nello stesso grado del primo, e ancor meno gli sono superiori, ma sono ad esso essenzialmente subordinati. Ciò vale per ogni matrimonio, anche se infecondo; come di ogni occhio si può dire che è destinato e formato per vedere, anche se in casi anormali, per speciali condizioni interne ed esterne, non sarà mai in grado di condurre alla percezione visiva.
Precisamente per tagliar corto a tutte le incertezze e le deviazioni, che minacciavano di diffondere errori intorno alla scala dei fini del matrimonio e ai loro reciproci rapporti, redigemmo Noi stessi alcuni anni or sono (10 marzo 1944) una dichiarazione sull’ordine di quei fini, indicando quel che la stessa struttura interna della disposizione naturale rivela, quel che è patrimonio della tradizione cristiana, quel che i Sommi Pontefici hanno ripetutamente insegnato, quel che poi nelle debite forme è stato fissato dal Codice di diritto canonico (can. 1013 § i). Che anzi poco dopo, per correggere le contrastanti opinioni, la Santa Sede con un pubblico Decreto pronunziò non potersi ammettere la sentenza di alcuni autori recenti, i quali negano che il fine primario del matrimonio sia la procreazione e la educazione della prole, o insegnano che i fini secondari non sono essenzialmente subordinati al fine primario, ma equipollenti e da esso indipendenti (S.C.S. Officii, I aprile 1944 – Acta Ap. Sedis vol. 36, a. 1944, p. 103).

Si vuole forse con ciò negare o diminuire quanto vi è di buono e di giusto nei valori personali risultanti dal matrimonio e dalla sua attuazione? No certamente, poiché alla procreazione della nuova vita il Creatore ha destinato nel matrimonio esseri umani fatti di carne e di sangue, dotati di spirito e di cuore, ed essi sono chiamati in quanto uomini, e non come animali irragionevoli, ad essere gli autori della loro discendenza. A questo fine il Signore vuole l’unione degli sposi. Infatti di Dio la Sacra Scrittura dice che creò l’uomo a sua immagine e lo creò maschio e femmina (Gen. I, 27), ed ha voluto — come si trova ripetutamente affermato nei Libri sacri — che «l’uomo abbandoni il padre e la madre, e si unisca alla sua donna, e formino una carne sola » (Gen. 2, 24; Matth. 19, 5; Eph. 5, 31).
Tutto questo è dunque vero e voluto da Dio; ma non deve essere disgiunto dalla funzione primaria del matrimonio, cioè dal servizio per la vita nuova. Non soltanto l’opera comune della vita esterna, ma anche tutto l’arricchimento personale, lo stesso arricchimento intellettuale e spirituale, perfino tutto ciò che vi è di più spirituale e profondo nell’amore coniugale come tale, è stato messo, per volontà della natura e del Creatore, al servizio della discendenza. Per sua natura, la vita coniugale perfetta significa anche la dedizione totale dei genitori a beneficio dei figli, e l’amore coniugale nella sua forza e nella sua tenerezza è esso stesso un postulato della più sincera cura della prole e la garanzia della sua attuazione (cfr. S. Th. 3 p. q. 29 a. 2 in c.; Suppl. q. 4D a. 2 ad i).

Ridurre la coabitazione dei coniugi e l’atto coniugale ad una pura funzione organica per la trasmissione dei germi sarebbe come convertire il focolare domestico, santuario della famiglia, in un semplice laboratorio biologico. Perciò nella Nostra allocuzione del 29 settembre 1949 al Congresso internazionale dei medici cattolici [qui] abbiamo formalmente esclusa dal matrimonio la fecondazione artificiale. L’atto coniugale, nella sua struttura naturale, è un’azione personale, una cooperazione simultanea e immediata dei coniugi, la quale, per la stessa natura degli agenti e la proprietà dell’atto, è la espressione del dono reciproco, che, secondo la parola della Scrittura, effettua l’unione «in una carne sola».
Ciò è molto più della unione di due germi, la quale si può effettuare anche artificialmente, vale a dire senza l’azione naturale dei coniugi. L’atto coniugale, ordinato e voluto dalla natura, è una cooperazione personale, alla quale gli sposi, nel contrarre il matrimonio, si scambiano il diritto.
Quando perciò questa prestazione nella sua forma naturale è dall’inizio e durevolmente impossibile, l’oggetto del contratto matrimoniale si trova affetto da un vizio essenziale. E’ quel che allora abbiamo detto : «Non si dimentichi: solo la procreazione di una nuova vita secondo la volontà e il disegno del Creatore porta con sé, in un grado stupendo di perfezione, l’attuazione dei fini intesi. Essa è al tempo stesso conforme alla natura corporale e spirituale e alla dignità degli sposi, allo sviluppo normale e felice del bambino» (Acta Ap. Sedis vol. 41, 1949, p. 560).

Dite dunque alla fidanzata o alla giovane sposa, che venisse a parlarvi dei valori della vita matrimoniale, che questi valori personali, sia nella sfera del corpo o dei sensi, sia in quella spirituale, sono realmente genuini, ma che dal Creatore nella scala dei valori sono stati messi non al primo, ma al secondo grado.
Aggiungete un’altra considerazione, che rischia di cadere nell’oblio. Tutti questi valori secondari della sfera e dell’attività generativa rientrano nell’ambito dell’ufficio specifico dei coniugi, che è di essere autori ed educatori della nuova vita. Alto e nobile ufficio! il quale però non appartiene all’essenza di un essere umano completo, come se, non venendo la naturale tendenza generativa alla sua attuazione, si avesse in qualche modo o grado una diminuzione della persona umana. La rinunzia a quell’attuazione non è — specialmente se fatta per i più nobili motivi — una mutilazione dei valori personali e spirituali. Di tale libera rinunzia per amore del Regno di Dio il Signore ha detto: «Non omnes capiunt verbum istud, sed quibus datum est – Non tutti comprendono questa dottrina, ma coloro soltanto ai quali è dato » (Matth. 19, t).

Esaltare oltre misura, come oggi si fa non di rado, la funzione generativa, anche nella forma giusta e morale della vita coniugale, è perciò non soltanto un errore e una aberrazione; essa porta anche con sé il pericolo di una deviazione intellettuale ed effettiva, atta ad impedire e soffocare buoni ed elevati sentimenti, specialmente nella gioventù ancora sprovvista di esperienza e ignara dei disinganni della vita. Poiché infine quale uomo normale, sano di corpo e di anima, vorrebbe appartenere al numero dei deficienti di carattere e di spirito?

Possa il vostro apostolato, là ove voi esercitate la vostra professione, illuminare le menti e inculcare questo giusto ordine dei valori, affinché gli uomini ad esso conformino i loro giudizi e la loro condotta! Questa Nostra esposizione sulla funzione del vostro apostolato professionale sarebbe tuttavia incompleta, se Noi non aggiungessimo ancora una breve parola intorno alla difesa della dignità umana nell’uso della inclinazione generativa.

Quello stesso Creatore, che nella sua bontà e sapienza ha voluto per la conservazione e la propagazione del genere umano servirsi dell’opera dell’uomo e della donna, unendoli nel matrimonio, ha disposto anche che in quella funzione i coniugi provino un piacere e una felicità nel corpo e nello spirito. I coniugi dunque nel cercare e nel godere questo piacere, non fanno nulla di male. Essi accettano quel che il Creatore ha loro destinato.

Nondimeno anche qui i coniugi debbono sapersi mantenere nei limiti di una giusta moderazione. Come nel gusto dei cibi e delle bevande, così in quello sessuale, essi non debbono abbandonarsi senza freno all’impulso dei sensi. La retta norma è dunque questa: L’uso della naturale disposizione generativa è moralmente lecito soltanto nel matrimonio, nel servizio e secondo l’ordine dei fini del matrimonio medesimo. Da ciò consegue che anche soltanto nel matrimonio e osservando questa regola, il desiderio e la fruizione di quel piacere e di quella soddisfazione sono leciti. Poiché il godimento sottostà alla legge dell’azione, dalla quale esso deriva, e non viceversa, l’azione alla legge del godimento. E questa legge, così ragionevole, riguarda non solo la sostanza, ma anche le circostanze dell’azione, di guisa che, pur restando salva la sostanza dell’atto, si può peccare nel modo di compierlo.

La trasgressione di questa norma è tanto antica quanto il peccato originale. Però al tempo nostro si corre pericolo di perdere di vista lo stesso principio fondamentale. Al presente, infatti, si suole sostenere, con le parole e con gli scritti (anche da parte di alcuni cattolici), la necessaria autonomia, il proprio fine e il proprio valore della sessualità e della sua attuazione, indipendentemente dallo scopo della procreazione di una nuova vita. Si vorrebbe sottoporre ad un nuovo esame e ad una nuova norma l’ordine stesso stabilito da Dio. Non si vorrebbe ammettere altro freno nel modo di soddisfare l’istinto che l’osservare l’essenza dell’atto istintivo. Con ciò alla obbligazione morale del dominio delle passioni si sostituirebbe la licenza di servire ciecamente e senza freno i capricci e gl’impulsi della natura; il che non potrà, presto o tardi, che ridondare a danno della morale, della coscienza e della dignità umana.

Se la natura avesse mirato esclusivamente, o almeno in primo luogo, ad un reciproco dono e possesso dei coniugi nella gioia e nel diletto, e se avesse disposto quell’atto soltanto per rendere felice nel più alto grado possibile la loro esperienza personale, e non per stimolarli al servizio della vita, allora il Creatore avrebbe adottato un altro disegno nella formazione e costituzione dell’atto naturale. Ora invece questo è insomma tutto subordinato e ordinato a quell’unica grande legge della «generatio et educatio prolis», vale a dire al compimento del fine primario del matrimonio come origine e sorgente della vita.

Pur troppo ondate incessanti di edonismo invadono il mondo e minacciano di sommergere nella marea crescente dei pensieri, dei desideri e degli atti tutta la vita matrimoniale, non senza seri pericoli e grave pregiudizio dell’ufficio primario dei coniugi.

Questo edonismo anticristiano troppo spesso non si arrossisce di erigerlo a dottrina, inculcando la brama di rendere sempre più intenso il godimento nella preparazione e nella attuazione della unione coniugale; come se nei rapporti matrimoniali tutta la legge morale si riducesse al regolare compimento dell’atto stesso, e come se tutto il resto, in qualunque modo fatto, rimanga giustificato dalla effusione del reciproco affetto, santificato dal sacramento del matrimonio, meritevole di lode e di mercede dinanzi a Dio e alla coscienza. Della dignità dell’uomo e della dignità del cristiano, che mettono un freno agli eccessi della sensualità, non si ha cura.

Ebbene, no. La gravità e la santità della legge morale cristiana non ammettono una sfrenata soddisfazione dell’istinto sessuale e di tendere così soltanto al piacere e al godimento; essa non permette all’uomo ragionevole di lasciarsi dominare sino a tal punto, né quanto alla sostanza, né quanto alle circostanze dell’atto.

Si vorrebbe da alcuni addurre che la felicità nel matrimonio è in ragione diretta del reciproco godimento nei rapporti coniugali. No: la felicità nel matrimonio è invece in ragione diretta del vicendevole rispetto fra i coniugi, anche nelle loro intime relazioni; non già, quasi che essi giudichino immorale e rifiutino quel che la natura offre e il Creatore ha donato, ma perché questo rispetto, e la mutua stima che esso ingenera, è uno dei più validi elementi di un amore puro, e per ciò stesso tanto più tenero. 

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre mi ha colpito l'immagine degli sposi che prima di coricarsi insieme pregano. Questa preghiera comune, solo da pochi anni, l'ho considerata strettamente legata al peccato originale quando i progenitori, dopo aver mangiato dall'albero della conoscenza del bene e del male, prima di presentarsi al Creatore, coprono la loro sessualità; infatti è lì e solo lì che bene e male sono strettamente intrecciati nella carne e conoscibili nel loro intreccio, conoscibili quindi riconoscibili e giudicabili poi, nel tempo della riflessione, in tutte le loro possibili sfumature ed alternanze. Ecco dunque un aspetto di quella preghiera comune volta a far sì che l'unione fisica non sia la ricerca del proprio godimento, ma un rinnovato donarsi reciproco anche nella carne ed ancora un donarsi insieme, anima e corpo, all'essere umano, il figlio, in ogni giorno della nostra vita futura.

Anonimo ha detto...

Sempre mi ha colpito l'immagine degli sposi che prima di coricarsi insieme pregano. Questa preghiera comune, solo da pochi anni, l'ho considerata strettamente legata al peccato originale quando i progenitori, dopo aver mangiato dall'albero della conoscenza del bene e del male, prima di presentarsi al Creatore, coprono la loro sessualità; infatti è lì e solo lì che bene e male sono strettamente intrecciati nella carne e conoscibili nel loro intreccio, conoscibili quindi riconoscibili e giudicabili poi, nel tempo della riflessione, in tutte le loro possibili sfumature ed alternanze. Ecco dunque un aspetto di quella preghiera comune volta a far sì che l'unione fisica non sia la ricerca del proprio godimento, ma un rinnovato donarsi reciproco anche nella carne ed ancora un donarsi insieme, anima e corpo, all'essere umano, il figlio, in ogni giorno della nostra vita futura.

Anonimo ha detto...

Mai,per quanto possa essere aberrante l'accoppiamento umano, mai può essere definito bestiale. La bestia è guidata dalla legge dell'istinto e si accoppia solo in determinati periodi impressi in essa dalla natura. L'uomo è libero dalla ferrea legge dell'istinto, almeno tale è chiamato ad essere, quindi è chiamato a saper amministrare la sua libertà di essere superiore a cui il creato fu affidato. Quindi le aberrazioni sessuali umane non pongono mai l'uomo a livello bestiale, saldamente sotto la legge ferrea dell'istinto, ma sotto il livello bestiale. Sotto il livello bestiale cioè a livello demoniaco.

Anonimo ha detto...

Mai,per quanto possa essere aberrante l'accoppiamento umano, mai può essere definito bestiale. La bestia è guidata dalla legge dell'istinto e si accoppia solo in determinati periodi impressi in essa dalla natura. L'uomo è libero dalla ferrea legge dell'istinto, almeno tale è chiamato ad essere, quindi è chiamato a saper amministrare la sua libertà di essere superiore a cui il creato fu affidato. Quindi le aberrazioni sessuali umane non pongono mai l'uomo a livello bestiale, saldamente sotto la legge ferrea dell'istinto, ma sotto il livello bestiale. Sotto il livello bestiale cioè a livello demoniaco.

Anonimo ha detto...

12 settembre - LA LEZIONE DI RATISBONA

La fede slegata dalla ragione approda al fanatismo, la ragione slegata dalla fede approda al cinico utilitarismo; in entrambi i casi si finisce per privare l'uomo della bellezza della comprensione della realtà e per renderlo schiavo del dominio di chi piega e strumentalizza l'una o l'altra a suo vantaggio e piacimento. Fede e ragione devono pertanto alimentarsi vicendevolmente e dialogare con rispetto reciproco, avendo sempre il bene dell'uomo (orientato a Dio) come principio di partenza e come fine ultimo.
Questa, in sintesi veramente estrema, la grande lezione data da papa Benedetto XVI nel Discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006.
Un discorso capito da pochi e che sarebbe ancora adesso da riprendere in mano ed usarlo come manifesto filosofico per edificare la società umana nel nuovo contesto mondiale globalizzato dalla Tecnica.
Invece quasi tutti guardarono il dito, mentre egli indicava la Luna...

Mariano ha detto...

Oggi anniversario della Vittoria di Vienna recitiamo il S. Rosario ringraziando la Madonna per la sconfitta dei musulmani. E chiediamo la sua intercessione per il male che dilaga come non mai.

Anonimo ha detto...

Leggo che Soros finanzia anche i gesuiti. Avrebbe donato un milione e mezzo di euro agli infedeli discepoli di Sant'Ignazio di Loyola (fonte: la Bussola Quotidiana).
Questo però non significa che i gesuiti attuali siano diventati quegli atei mascherati che sono (ricordiamo che il loro generale, Sosa, ha dichiarato che non possiamo essere sicuri delle parole di Cristo nei Vangeli perchè allora non vi era il registratore!!!) perchè comprati da Soros.
Bensì sono finanziati da Soros perchè i figli delle tenebre tra loro si riconoscono e sostengono reciprocamente.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Quello stesso Creatore, che nella sua bontà e sapienza ha voluto per la conservazione e la propagazione del genere umano servirsi dell’opera dell’uomo e della donna, unendoli nel matrimonio, ha disposto anche che in quella funzione i coniugi pro vino un piacere e una felicità nel corpo e nello spirito. I coniugi dunque nel cercare e nel godere questo piacere, non fanno nulla di male. Essi accettano quel che il Creatore ha loro destinato.
Nondimeno anche qui i coniugi debbono sapersi mantenere nei limiti di una giusta moderazione. Come nel gusto dei cibi e delle bevande, così in quello sessuale, essi non debbono abbandonarsi senza freno all’impulso dei sensi. La retta norma è dunque questa: L’uso della naturale disposizione generativa è moralmente lecito soltanto nel matrimonio, nel servizio e secondo l’ordine dei fini del matrimonio medesimo. Da ciò consegue che anche soltanto nel matrimonio e osservando questa regola, il desiderio e la fruizione di quel piacere e di quella soddisfazione sono leciti....

Papa Pio XII

Anonimo ha detto...

Soros tiene a libro paga anche Kurz in Austria, quindi.......aspettiamo cosa farà Rutte in NL, l'anno prossimo ci saranno le elezioni e quindi farà di tutto e di più per affossarci, sia mai che i mercanti olandesi pensassero che presta soldi ai fannulloni che curano i vecchi, disabili ed altro, arretrati che non sono altro, eutanasia libera e gratuita, paga lo stato.......

Anonimo ha detto...


Fede e ragione, con qualche domanda

Una cosa non mi è mai stata del tutto chiara nella Bibbia (non è l'unica, del resto).
Adamo ed Eva, prima della Caduta, possedevano la santità originaria derivante dalla somiglianza loro con il Creatore. Dopo la caduta, la santità è andata perduta, è rimasta l'immagine divina ma non la somiglianza. Giusto? L'immagine divina in noi ci permette di conservare quella parte buona della nostra natura che entra ogni giorno in lotta con la parte cattiva, derivante dal peccato orginale cioè dalla caduta.
Ora, prima della caduta, Adamo ed Eva erano innocenti e non avevano il senso del pudore; il pudore non poteva esistere, essendo essi del tutto innocenti: non provavano senso di vergogna per la propria reciproca nudità né all'opposto eccitamento alcuno. Erano del tutto vergini. E come avrebbero procreato, allora?
Tra loro non poteva esistere alcuna attrazione sessuale, data l'innocenza e la santità iniziali. L'attrazione sessuale non è innocente, lo sappiamo bene. Quando Dio dice loro: "crescete e moltiplicatevi", lo dice prima della caduta. Ma moltiplicatevi, come: restando vergini ed innocenti? Sembra esserci una contraddizione. Il presente del testo vuol forse, all'uso ebraico, riferirsi al futuro: "crescerete e vi moltiplicherete"?
L'unione intima tra Adamo ed Eva era possibile solo dopo la Caduta? Oppure: senza la Caduta sarebbero diventati ugualmente marito e moglie, ma senza concupiscenza reciproca? Ma la cosa non sembra possibile, in termini umani.

Cosa dice l' esegesi tradizionale su quest'aspetto della questione, che non sembra secondario per la comprensione del testo biblico?
Dobbiamo pensare che, senza la Caduta, Adamo ed Eva sarebbero rimasti tali in eterno, immortali e santi, innocenti, nel Paradiso terrestre, senza generare? E che quindi la Caduta era necessaria affinché esistesse il genere umano? Ma se era necessaria, allora Dio l'ha voluta? Li ha appunto "indotti in tentazione"? Non c'è qui un intoppo, per la nostra comprensione, che dimostra come l'armonia tra fede e ragione non sia così semplice e scontata come credono alcuni, pur dovendo restare noi fedeli all'impostazione tomistica, che
è sempre la migliore? Alcune verità non si riesce a comprenderle, se non in parte.
T

Maria Guarini ha detto...

L'attrazione sessuale non è innocente, lo sappiamo bene. Quando Dio dice loro: "crescete e moltiplicatevi", lo dice prima della caduta. Ma moltiplicatevi, come: restando vergini ed innocenti?

L'attrazione sessuale di per sé perché non è innocente, visto che appartiene all'ordine naturale? Non è più innocente quando si trasforma in smodata concupiscenza o è esercitata escludendo la procreazione.
In ogni caso è un discorso che merita approfondimenti sotto diversi aspetti, anche in riferimento all'innocenza originaria....

Anonimo ha detto...

Gli effetti del peccato originale sono ricaduti sull'essere umano e attraverso di lui anche sulla natura, in particolare lo vediamo nella natura più vicina all'uomo, quella animale. Come sarebbe potuta essere la vita sulla terra senza il peccato originale è difficile per noi immaginare; la resurrezione di Gesù Cristo ci offre l'esempio massimo, eccelso della incarnazione redenta; la vita terrena dei veri santi è un altro esempio; i doni che arrivano in nostro soccorso attraverso la Grazia divina nutrono la nostra Fede e nel contempo esemplificano per ciascuno di noi la vita redenta, eterna.

Tutti i mammiferi si riproducono con lo stesso meccanismo con cui si riproduce l'essere umano ma, oggi, tutti coloro che cercano di riprodursi diversamente sono gli stessi che si ribellano a questo umile inizio della vita e gli altri che non vogliono accettare il diverso da sé, la donna e/o l'uomo, nell'accoppiamento sono gli stessi che pretendono di dire davanti a Dio, non serviam.

Fondamentalmente dietro ogni pensiero, parola, azione, omissione che definiamo peccato vi è un 'non serviam'. Il resto chiacchiere.

Pietro (NON del Cammino) ha detto...

Formalmente definire il piacere, sia sessuale, che quello dovuto al cibo, o qualunque altro, come divino, è un errore grossolano, perché è il piacere è del tutto naturale.
Proprio perché non è cristiano, non può essere soprannaturale. Può solo essere assunto dalla grazia.
Si può, però, sempre far notare che il Papa non stava parlando in linguaggio teologico, perciò intendeva dire che il piacere è stato voluto da Dio, che è frutto del creato.
E' vero e, anzi, sono certo che questa sia l'interpretazione giusta.
Rimane però un problema: un Papa spesso che fa confusione e che, soprattuto, genera confusione fra i fedeli.
Tanto più che il piacere può si essere assunto dalla grazia, ma può anche essere "assunto" dal peccato

Anonimo ha detto...

Alcuni cattolici si sono scandalizzati per l'elogio del cibo e del sesso fatto da Bergoglio nel libro intervista con Carlo Petrini. Bergoglio avrebbe detto che il cibo e il sesso sono beni che Dio ha dato all'uomo. E su questo ha senz'altro ragione: senza cibo nessuno può sopravvivere, senza sesso l'umanità cesserebbe di esistere. E' evidente che sia il cibo sia il sesso sono beni indispensabili. Come lo sono per gli animali. Quindi quello che ha detto non è scandaloso in sè, come invece sostengono alcuni fedeli, che l'hanno interpretato come uno smaccato invito all'edonismo.
Il diavolo, però, come si sa, si nasconde nel dettaglio. E in questo caso il dettaglio è l'omissione. Omissione estremamente significativa.
In fedeltà alla dottrina cattolica, Bergoglio non avrebbe dovuto infatti omettere che a causa della caduta del'uomo, cioè del peccato originale, l'umanità spesso si attacca al cibo e al sesso ( e ad altri beni) in maniera disordinata e sregolata, a volte persino deviata, e questo la porta al peccato e all'allontanamento da Dio. Cioè ai vizi della gola e della lussuria, per tacere di ciò che è addirittura contronatura.
Si dirà che Bergoglio omette questa parte della dottrina cattlica per piacere di più al mondo, e in questo c'è certamente del vero. Ma l'omissione fondamentale resta, ed è quella del peccato originale, vero fondamento della fede cristiana, senza il quale essa perde il suo significato, trasformandosi in mero umanitarismo nel quale Cristo può essere, al massimo, un maestro di morale.
E' tipico del modernismo il neopelagianesimo non esplicitato, con il quale la dottrina "scandalosa" del peccato originale viene accantonata. Ma se non c'è il peccato originale tutto crolla, perchè il Sacrificio di Cristo non ha più senso. La Croce non ha più senso., come la Redenzione.
E così ancora una volta il modernista clericale taglia il ramo - per mailizia o ignoranza - sul quale è seduto
Martino Mora

Anonimo ha detto...


In quanto appartiene all'ordine naturale, l'attrazione sessuale tra il maschio e la femmina, è di per sé innocente?

È di per sè naturale, l'attrazione tra l'uomo e la donna, il maschio e la femmina nel mondo animale. Ma anche innocente, per quanto riguarda l'uomo e la donna? Questo è il problema.
Essa ha luogo sì nella natura ma nella natura postlapsaria, dopo la caduta, non prima. Nella natura ancora divinamente innocente del Paradiso l'attrazione sessuale e sensuale non c'era. Né ci potrebbe essere.
Esprime quindi l'attrazione un modo di essere fondamentale della natura ma della natura già ferita dal peccato originale. Dopo la Caduta, l'essere umano si trova sempre in preda alla contraddizione, o, se si preferisce, all'antitesi: al dover scegliere tra il bene e il male, scelta che nel Paradiso terrestre non si poteva porre nei loro rapporti quotidiani. Ed anzi, a dover resistere ad impulsi, come quello dell'attrazione sessuale, che gli appaiono del tutto naturali ma che tuttavia non può soddisfare così come si presentano. Li deve sottoporre ad una regola, sorretta dalle opportune sanzioni (rispetto del pudore, modestia, necessità del matrimonio etc.). Li deve quindi controllare e sopprimere per poterli soddisfare in modo limitato, conforme a ragione, se non vuol veder precipitare l'intera convivenza civile nella barbarie (come sta accadendo oggi).
La natura edenica è scomparsa per sempre, invano tentano di restaurarla le concezioni millenariste, miti che provocano il caos e il collasso dei popoli. E con la natura edenica è scomparsa l'innocenza originaria. L'innocenza, poi, a ben vedere, si ha nelle fanciulle e nei fanciulli quando l'attrazione sessuale non è ancora maturata. Almeno, secondo il loro sviluppo naturale, che oggi si vuole impedire ed anzi lordare in tutti i modi con l'obbrobrio dell'educazione gender e non solo.
Anche questo non dimostra allora che l'attrazione sessuale non è come tale innocente? Non è malvagia (può diventarlo) ma maliziosa. L'innocenza originaria non si recupera in questo mondo, la riavranno all'ennesima potenza solo gli Eletti, che, come ha rivelato NS, saranno come gli Angeli del Signore, senza più distinzione di maschio e femmina, nella vita eterna.
T

Anonimo ha detto...

https://www.dropbox.com/s/g3if9g6r01tl89l/200912-Meditazioni-VergineMaria.m4a?dl=0

Parole da innamorati. Dove c'è bellezza non c'è confusione, ma solo il bene.
Quello che manca agli pseudo-credenti non è l'autorità, ma la bellezza. La bontà viene da lì.
Perciò il bisogno di trovare ragioni alle cose non viene dal giustificarle, ma dall'amarle.
Se uno non ama la bellezza dell'umanità vera, perciò cristiana, mancano il sapore e il frutto.
Allora cerca di arrangiarsi con tutto ciò che è meno che cristiano. Sempre mondo, ma l'altro.

Anonimo ha detto...

I media che ieri diffamavano Benedetto XVI che aveva denunciato il vuoto di valori nel quale è precipitata l'Europa, oggi elogiano Bergoglio che parla dei piaceri del sesso e del cibo. L'Italia non sta morendo per l'infezione del Covid. Sta morendo per l'infezione dei media.