Il libro, in uscita in questi giorni per le edizioni Ares è il racconto – a tratti disincantato, a tratti speranzoso, ma di quella speranza come virtù cristiana – di come la Chiesa si sia ridotta in Olanda, ma anche di quelli che sono i germogli che si vedono nascere: «Il suo è il racconto che parla di una Chiesa che fu gloriosa e dopo il Concilio – fattasi avanguardia delle aperture più scriteriate – è finita in macerie», ha spiegato al Timone, Galli. «Però un piccolo resto è sopravvissuto alla catastrofe, un piccolo resto fedele alla dottrina cattolica, che è come un seme che fa intravedere un futuro… di rinascita. Quello che sta emergendo è che la Chiesa “progressista” si estingue, l’altra, anche se non può vantare performance, resiste e si rigenera».
Nel libro infatti, Eijk, amico del compianto cardinal Caffarra, parte dallo sfacelo degli anni Sessanta: Dice: «I punti più sensibili, che generavano scontri, riguardavano la morale e la liturgia. Per esempio, celebrare la prima Comunione con una preghiera eucaristica di quelle esistenti e approvate, cioè non una inventata di sana pianta, seguendo anche per le altre parti il messale romano, implicava spesso un combattimento noioso con i genitori responsabili della cerimonia ed esigeva molta diplomazia. Lo stesso valeva per la celebrazione dei Matrimoni, quando la coppia voleva a ogni costo letture non bibliche e altre cose liturgicamente inaccettabili, fino a formule che escludevano l’indissolubilità del Matrimonio. Capitava che chi non vedeva esaudite le proprie richieste andava poi da un altro prete, in una parrocchia vicina, che era pronto ad accettare tutto».
Questo sono stati i “formidabili” anni ’60 della Chiesa post conciliare olandese. E di questo vediamo i frutti: «Oggi i problemi che avevamo trent’anni fa con i Matrimoni si sono spostati sui funerali: sono gli esponenti della stessa generazione, invecchiati, che pretendono di modellare a proprio piacimento le liturgie funebri».
Ma il punto di caduta individuato da Eijk è proprio sulla devastazione sacramentale: «Mi sembra che crediamo tutti poco alla forza dei sacramenti. Gesù vuole continuare la sua vita in noi, come affermava san Jean Eudes. Con il Battesimo veniamo trasfigurati così da somigliare a Gesù. Questo è confermato nella Cresima, in cui lo Spirito Santo ci dà la forza di essere testimoni di Gesù in questo mondo. E il sacramento dell’Eucaristia alimenta la nostra trasfigurazione in Gesù. Mentre il nutrimento ordinario è trasformato nelle sostanze del nostro corpo, nel caso dell’Eucaristia succede l’opposto: noi, ricevendola, siamo trasformati in Eucaristia, cioè in Cristo. E Cristo continua in noi la sua vita terrena, per cui noi, assomigliando a lui, incontriamo le stesse difficoltà che ha avuto lui, per esempio nelle sue numerose dispute con gli scribi e i farisei. I martiri gli assomigliano nella morte violenta, che subiscono per la loro fede in lui. Gesù vive in noi anche la sua vita celeste, che si manifesta fra l’altro in una profonda gioia spirituale, una forza grandissima per un essere umano. La società, con tutta la tecnologia di cui è capace, può darci comodità e piaceri, ma non la gioia spirituale. Questa può donarcela solo Cristo, perché si tratta di un dono celeste. Chi ha gustato una volta questa gioia spirituale non vuole perderla facilmente, e una volta gustata, ma persa, sentirà sempre una mancanza nella sua vita. Questa gioia, frutto di uno stretto rapporto con Gesù, non soddisfa i sensi ma la persona nella sua totalità, corpo e anima. Si può sentire solo a volte, ma non importa, è una forza profonda che aiuta il credente a rimanere un seguace fedele di Cristo».
Importante poi il nesso che il cardinale olandese individua nella crisi della fede partita dalla crisi della liturgia, un nesso già dimostrato da Papa Benedetto XVI e che, così come vale in negativo, è valido anche per il positivo: «L’esperienza insegna che il numero più alto dei veri credenti, chiamiamoli così, si trova nelle parrocchie che hanno mantenuto anche durante la tempesta rivoluzionaria degli anni ’60 e ’70 un carattere veramente cattolico nel modo di celebrare la liturgia. E qui si vede la profondità delle parole «lex orandi, lex credendi», cioè che la legge della preghiera ha il suo corrispettivo nella legge del credere. Inoltre, queste parrocchie hanno mantenuto anche una buona catechesi, nel senso che dicevo. Tutto questo è dipeso spesso dalla presenza prolungata, anche di decenni, di qualche bravo parroco, coraggioso e ortodosso, come è stato don Giorgio Laan nella parrocchia del paese dove sono nato. Oggi i giovani o le famiglie che credono, non trovando nella propria parrocchia una liturgia celebrata degnamente o una buona catechesi le cercano altrove. I giovani non si curano dei limiti fisici della parrocchia dove abitano, ma si guardano intorno finché non trovano un ambiente adatto a loro».
Ebbene, in questo sfacelo allora dove può essere la speranza? Eccola: «Se penso ad altre gioie mi viene in mente l’aver avuto nelle due diocesi dove sono stato dei seminaristi che poi ho ordinato sacerdoti. Tutti sono olandesi, tranne uno che è colombiano. Abbiamo poche vocazioni ma buone, anche per l’età media. E se penso al futuro, ai prossimi 50 anni, questo mi dà speranza e gioia, sapere che avremo un numero ristretto di preti, ma ci saranno. I preti sono necessari per celebrare l’Eucaristia. E per dare la possibilità alle persone di incontrare Gesù nel Santissimo Sacramento». - Fonte
7 commenti:
se penso al futuro, ai prossimi 50 anni, questo mi dà speranza e gioia
I cattolici in Olanda sono il 23,7% della popolazione, i protestanti 15,5 , i musulmani 4,9 , altri (hindu, buddisti, ebrei) 5,7 , senza religione 50,1 . Nel 1980 i cattolici erano il 45,15% , dunque in quaranta anni sono dimezzati. Va bene essere ottimisti, ma....
Non si tratta tanto di quantità, ma di qualità. Nel caos in cui viviamo diventa impossibile pensare a nuove vocazioni... ai fedeli che resistono senza buttare la spugna...eppure succede. Questo commuove. Alla faccia dei piani per l'evangelizzazione aggiornata. Basta un buon sacerdote e le anime cattoliche si moltiplicano. Ieri sera ho ripreso in mano un libro di Socci su Padre Pio. Padre Pio non si è mai mosso dal suo convento, non ha mai tenuto conferenze, ha celebrato la Santa Messa ed è stato in confessionale. Il mondo ha finito coll'andare da lui, affrontando lunghi viaggi disagevoli anche per i ricchi. Davvero incredibile come un uomo di Dio possa smuovere le montagne!
Non si tratta tanto di quantità, ma di qualità. Nel caos in cui viviamo diventa impossibile pensare a nuove vocazioni... ai fedeli che resistono senza buttare la spugna...eppure succede. Questo commuove. Alla faccia dei piani per l'evangelizzazione aggiornata. Basta un buon sacerdote e le anime cattoliche si moltiplicano. Ieri sera ho ripreso in mano un libro di Socci su Padre Pio. Padre Pio non si è mai mosso dal suo convento, non ha mai tenuto conferenze, ha celebrato la Santa Messa ed è stato in confessionale. Il mondo ha finito coll'andare da lui, affrontando lunghi viaggi disagevoli anche per i ricchi. Davvero incredibile come un uomo di Dio possa smuovere le montagne!
Gesù stava per essere crocifisso.
Pilato comprende che c'è dell'invidia (Mt 27,18; Mc 15,10) verso Gesù e non trova ragioni per condannarlo (Mt 27,23; Mc 15,14; Lc 23,14 e 23,22; Gv 19,4 - 19,6 - 19,12 e 19,38).
Gesù non fa praticamente nulla per convincerlo, tanto che Pilato ne resta confuso (Mt 27,14; Mc 15,5). Nel solo vangelo che ne riporti la sorpresa (Gv 19,10) lo esplicita a Gesù venendone plasticamente ridimensionato nelle sue pretese di "uomo con un potere".
Gesù si palesa "re che rende testimonianza alla verità" (Gv 18,37), ma non comanda nulla.
Viene un'ora in cui anche il re tace. Cristo Re tace davanti alla volontà di eliminarlo.
Eliminarlo dalla legge, dalla cultura, dalla politica, dalla scuola, dai tribunali, dai matrimoni, dai luoghi di cura... Eliminarlo persino dalla pastorale, ridotto a "scusa per".
Parla alle donne sulla via, a uno (non due) dei ladroni, a Giovanni e alla Madre e prega.
Per molti altri eleva una richiesta al Padre di perdonare perchè non sanno quel che fanno.
Da almeno 150 anni c'è chi in casa cattolica ha importato l'eresia. Combattuta da Pio X e Pio XII con precisi pronunciamenti antimodernisti (Pascendi, Lamentabili, Humani generis), ha trovato invece accoglienza in molti padri e periti conciliari che avrebbero dovuto essere sanzionati e si trovarono invece a spiegare le loro eresie, dato che la Magistra non riteneva più tra i compiti dell'insegnamento anche quello di impartire sonore bocciature.
Così ci si è trovati a gestire una ventata di corbellerie propalate da "grandi teologi" come i vari Rahner ed eredi alla Walter Kasper, la cui teologia in ginocchio evita di inginocchiarsi proprio davanti al Re, per prostrarsi invece davanti al mondo.
Salutare legge del contrappasso, chi ha imparato la lezione da questi professori portati al sei politico e ad applaudire l'errore, considerando il peccato scusabile senza alcun ravvedimento o pentimento e il dogma una cattiveria o una nozione da reinterpretarsi storicamente, oggi è molto propenso a rispettare le regole che i poteri umani impongono persino (o soprattutto) alla liturgia che dovrebbe celebrare il dogma della Presenza Reale di Cristo Re, lì nell'Eucaristia a rinnovare in ogni Santa Messa il sacrificio salvifico.
Chi fa una sedicente "teologia in ginocchio", striscia nel rispetto delle norme anticovid, permettendo ogni sacrilegio, oltraggio e indifferenza alla Presenza di Nostro Signore.
Come è possibile che i cultori dell'interpretazione del dogma secondo la storia, non vedano un sospetto segno dei tempi nel calpestare la liturgia, luogo dell'adorazione del dogma?
Torniamo a Pilato e al silenzio di Gesù, mentre la folla fuori rumoreggia. Mascherina, mani pulite, allineamento alle norme decise dall'autorità anche se stridono con il buon senso...
E' la verità (Gesù) a fare liberi e invece si finisce prigionieri del mondo, invidioso.
La situazione olandese è brutta, ma quella italiana è peggiore, perché ancora non si fanno i conti con la realtà. Mentre a Utrecht c'è chi ha già capito il "resto" che sopravvivrà.
Il carico pastorale e amministrativo che grava sui parroci ormai titolari di più parrocchie chiede ai vescovi una presa in carico del problema.
http://www.settimananews.it/pastorale/tante-chiese-troppe/
TESTO INNO RUSSO DAL 2000 - NOTARE L'AGGIUNTA TRA LE ALTRE, PRIMA MANCANTE IN EPOCA SOVIETICA, "DIO E' SOPRA DI TE".
https://gloria.tv/post/AkqXu1Mv8t6W3sTqX8VQthCgU
Russia, nostra terra santa e amata!
Negli anni ci ha abbagliato il sole della libertà.
Una grande volontà, una grande fama
sono da sempre le tue eredità!
Aprendo le possenti ali su di noi
l'aquila russa compie il suo volo,
e il simbolo della patria, la bandiera tricolore,
guida il nostro popolo nell'eternità!
Gloria alla nostra patria immortal.
Unione di un gran popolo!
La saggezza eterna trasmessa dagli avi.
Gloria alla patria! Dio è sopra di te.
Gloria alla patria! Siamo orgogliosi di te.
Gloria a te, grande Russia Immortal.
Nessuno ti metterà in ginocchio,
cara, grande patria nostra!
Dimostreremo fino all'abnegazione
alla bandiera tricolore la nostra fedeltà!
Dai mari del Sud al circolo polare
si estendono i nostri boschi e i campi.
Tu sei l'unica al mondo, immortale.
Niente mai e poi mai ti eguaglierà!
Gloria alla nostra patria immortal.
Unione di un gran popolo!
La saggezza eterna trasmessa dagli avi.
Gloria alla patria! Dio è sopra di te.
Gloria alla patria! Siamo orgogliosi di te.
Gloria a te, grande Russia Immortal.
Con speranza e fede, avanti, russi!
Il signore la nostra strada proteggerà.
Evviva la grande potente Russia
creata dalla nostra grande volontà!
Ampi spazi per i sogni e per la vita
nel futuro si aprono davanti a noi.
La nostra forza è la fedeltà alla patria.
Così è stato, cosi è e per sempre così sarà.
Gloria alla nostra patria immortal.
Unione di un gran popolo!
La saggezza eterna trasmessa dagli avi.
Gloria alla patria! Dio è sopra di te.
Gloria alla patria! Siamo orgogliosi di te.
Gloria a te, grande Russia Immortal.
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