Nella risposta che segue, a domande poste su Catholic Family News, l'Arcivescovo Viganò non manca occasione per aggiungere nuovi tasselli alla sua ferma ed efficace presa di posizione in ordine alle ineludibili radici dall'odierna crisi nella Chiesa. Ne siamo tutti ulteriormente edificati e ne facciamo tesoro. Interessante, tra l'altro, la citazione di Mons. Lefebvre e Mons. Tissier de Mallerais. Indice dei precedenti e correlati.
ho letto con vivo interesse un Suo articolo dal titolo «Domande per Viganò: Sua Eccellenza ha ragione sul Vaticano II, ma cosa pensa che dovrebbero fare i cattolici ora?», apparso su Catholic Family News lo scorso 22 Agosto (qui). Trattandosi di questioni molto importanti per i fedeli, rispondo volentieri alle Sue domande.
Ella mi chiede: «Cosa significa “separarsi” dalla chiesa conciliare secondo l’Arcivescovo Viganò?». Le rispondo a mia volta con una domanda: «Cosa significa separarsi dalla Chiesa cattolica secondo i fautori del Concilio?» Pur essendo evidente che non è possibile alcuna commistione con coloro che propongono dottrine adulterate del manifesto ideologico conciliare, occorre precisare che il semplice fatto di essere battezzati e membra vive della Chiesa di Cristo non implica l’adesione alla compagine conciliare; questo vale anzitutto per i semplici fedeli e per i chierici secolari e regolari che, per varie ragioni, si considerano sinceramente Cattolici e che riconoscono la Gerarchia.
Andrebbe invece chiarita la posizione di quanti, dichiarandosi Cattolici, abbracciano le dottrine eterodosse che si sono diffuse in questi decenni, con la consapevolezza che esse rappresentano una rottura con il Magistero precedente. In questo caso è lecito mettere in dubbio la loro reale appartenenza alla Chiesa Cattolica, nella quale tuttavia essi ricoprono ruoli ufficiali che conferiscono loro autorità. Un’autorità esercitata illecitamente, se lo scopo che si prefigge è di obbligare i fedeli ad accettare la rivoluzione imposta da dopo il Concilio.
Una volta chiarito questo punto, risulta evidente che non sono i fedeli tradizionalisti – ossia i Cattolici veri, secondo le parole di San Pio X – che devono abbandonare la Chiesa nella quale hanno pieno diritto di rimanere e dalla quale sarebbe sciagurato separarsi; ma i Modernisti, i quali usurpano il nome cattolico proprio perché esso è l’unico burocratico elemento che consente loro di non essere considerati al pari di qualsiasi setta eretica. Questa loro pretesa serve infatti ad evitare di finire tra le centinaia di movimenti ereticali che nel corso dei secoli hanno creduto di poter riformare la Chiesa a proprio piacimento, anteponendo il proprio orgoglio all’umile custodia dell’insegnamento di Nostro Signore. Ma come non è possibile rivendicare la cittadinanza di una Patria di cui non si condivide la lingua, il diritto, la fede e la tradizione; così è impossibile che chi non condivide la fede, la morale, la liturgia e la disciplina della Chiesa Cattolica possa arrogarsi il diritto di rimanere al suo interno e addirittura di ascendere i gradi della Gerarchia.
Non cediamo quindi alla tentazione di abbandonare – pur con giustificato sdegno – la Chiesa Cattolica, col pretesto che essa è invasa da eretici e fornicatori: sono costoro che vanno cacciati dal sacro recinto, in un’opera di purificazione e di penitenza che deve partire da ciascuno di noi.
È altresì evidente che vi sono casi molto diffusi in cui il fedele incontra gravi problemi nel frequentare la parrocchia, così come sono ancora poco numerose le chiese in cui si celebra la Santa Messa nel Rito Cattolico. Gli orrori che dilagano da decenni in molte nostre parrocchie e santuari rendono impossibile anche solo assistere ad una «eucarestia» senza essere turbati e mettere a rischio la propria Fede. Così come è molto difficile assicurare a sé e ai propri figli un’istruzione cattolica, Sacramenti celebrati degnamente e una guida spirituale solida. In questi casi i fedeli laici hanno il diritto e il dovere di cercare sacerdoti, comunità e istituti che siano fedeli al Magistero di sempre. E che alla lodevole celebrazione della liturgia in Rito Antico sappiano accompagnare la fedele adesione alla dottrina e alla morale, senza alcun cedimento sul fronte del Concilio.
La situazione è certamente più complessa per i chierici, che dipendono gerarchicamente dal proprio Vescovo o dal Superiore religioso, ma che allo stesso tempo hanno il diritto sacrosanto di rimanere cattolici e di poter celebrare secondo il Rito Cattolico. Se da un lato i laici hanno più libertà di movimento nello scegliere la comunità alla quale rivolgersi per la Messa, i Sacramenti e l’istruzione religiosa, ma meno autonomia per il fatto di dover comunque dipendere da un sacerdote; dall’altro lato i chierici hanno meno libertà di movimento, essendo incardinati nella Diocesi o nell’Ordine e sottoposti all’autorità ecclesiastica, ma più autonomia per il fatto di poter legittimamente decidere di celebrare la Messa e amministrare i Sacramenti nel Rito Tridentino e di predicare conformemente alla sana dottrina. Il Motu Proprio Summorum Pontificum ha ribadito che fedeli e sacerdoti hanno il diritto inalienabile – che non può essere loro negato – di avvalersi della liturgia che più perfettamente esprime la nostra Fede. Ma questo diritto va oggi usato non solo e non tanto per conservare la forma straordinaria del rito, ma per testimoniare l’adesione a quel depositum fidei che solo nel Rito Antico trova perfetta corrispondenza.
Ricevo quotidianamente lettere accorate di sacerdoti e di religiosi che vengono emarginati o trasferiti o ostracizzati a causa della loro fedeltà alla Chiesa: la tentazione di trovare un ubi consistam lontano dallo strepito dei Novatori è forte, ma dobbiamo trarre esempio dalle persecuzioni che subirono molti Santi, tra i quali Sant’Atanasio, che ci offrono un modello di come comportarci dinanzi all’eresia dilagante e alla furia persecutoria. Come ha ricordato più volte il mio venerato Confratello, Mons. Athanasius Schneider, l’Arianesimo che afflisse la Chiesa all’epoca del Santo Dottore di Alessandria d’Egitto era talmente diffuso tra i Vescovi, da lasciar quasi credere che l’ortodossia cattolica fosse completamente scomparsa. Ma fu grazie alla fedeltà e all’eroica testimonianza dei pochi Vescovi rimasti fedeli, che la Chiesa seppe risollevarsi. Senza quella testimonianza, l’Arianesimo non sarebbe stato sconfitto: senza la nostra testimonianza odierna, non verrà sconfitto il Modernismo e l’apostasia globalista di questo Pontificato.
Non è quindi questione di lavorare dall’interno o dall’esterno: i vignaioli sono chiamati a lavorare nella Vigna del Signore, ed è lì che devono rimanere anche a costo della vita; i pastori sono chiamati a pascere il Gregge del Signore, a tenere lontani i lupi rapaci e a scacciare i mercenari che non si preoccupano per la salvezza delle pecore e degli agnelli.
Quest’opera spesso silenziosa e nascosta è stata compiuta dalla Fraternità San Pio X, alla quale va riconosciuto il merito di non aver lasciato spegnere la fiamma della Tradizione, in un momento in cui celebrare la Messa antica era considerato sovversivo e motivo di scomunica. I suoi sacerdoti sono stati una salutare spina nel fianco nel Corpo ecclesiale, considerati come un insopportabile termine di paragone per i fedeli, un rimprovero costante al tradimento compiuto ai danni del popolo di Dio, un’alternativa inammissibile al nuovo corso conciliare. E se la loro fedeltà ha reso inevitabile la disobbedienza al Papa con le Consacrazioni Episcopali, grazie ad esse la Fraternità ha potuto proteggersi dall’attacco furioso dei Novatori e ha permesso, con la sua stessa esistenza, di rendere possibile la liberalizzazione del Rito Antico, fino ad allora proibito. Così come ha consentito di far emergere le contraddizioni e gli errori della setta conciliare, sempre ammiccante nei confronti degli eretici e degli idolatri, ma implacabilmente rigida e intollerante nei confronti della Verità cattolica.
Considero Monsignor Lefebvre un esemplare Confessore della Fede e penso sia ormai evidente quanto la sua denuncia del Concilio e dell’apostasia modernista sia fondata e quanto mai attuale. Non va dimenticato che la persecuzione di cui Mons. Lefebvre è stato oggetto da parte della Santa Sede e dell’Episcopato mondiale è servita anzitutto come deterrente per i Cattolici refrattari alla rivoluzione conciliare.
Concordo parimenti con quanto osservato da S.E. Mons. Bernard Tissier de Mallerais, circa la compresenza di due entità in Roma: la Chiesa di Cristo è occupata ed eclissata dalla compagine modernista conciliare, la quale si è imposta nella stessa gerarchia ed usa l’autorità dei suoi Ministri per prevalere sulla Sposa di Cristo e Madre nostra.
La Chiesa di Cristo – che non solo sussiste nella Chiesa Cattolica, ma è a titolo esclusivo la Chiesa Cattolica – è solo oscurata, eclissata da una strana chiesa, stravagante insediatasi in Roma, secondo la visione della Beata Anna Katharina Emmerick. Essa convive, come il grano con la zizzania, nella Curia Romana, nelle Diocesi, nelle parrocchie. Non possiamo giudicare i nostri Pastori per le loro intenzioni, né supporre che tutti siano corrotti nella fede e nella morale; al contrario, possiamo sperare che molti di loro, finora rimasti intimiditi e silenti, comprendano, col dilagare della confusione e dell’apostasia, l’inganno di cui sono stati oggetto e si scuotano finalmente dal loro torpore. Numerosi sono i laici che stanno alzando la loro voce; altri seguiranno necessariamente, assieme a buoni sacerdoti, certamente presenti in ogni diocesi. Questo risveglio della Chiesa militante – oserei chiamarla quasi una resurrezione – è necessario, improrogabile e inevitabile: nessun figlio tollera che la propria madre sia oltraggiata dai servitori, né che il padre sia tiranneggiato dagli amministratori dei suoi beni. Il Signore ci offre, in questi dolorosi frangenti, la possibilità di essere Suoi alleati e di combattere questa santa battaglia sotto il Suo vessillo: il Re vincitore dell’errore e della morte ci permette di condividere l’onore della vittoria trionfale e il premio eterno che ne deriva, dopo avere con Lui sopportato e sofferto.
Ma per meritare la gloria immortale del Cielo siamo chiamati a riscoprire – in un’epoca svirilizzata e priva di valori quali l’onore, la fedeltà alla parola data, l’eroismo – un aspetto fondamentale per ogni battezzato: la vita cristiana è una militia, e con il Sacramento della Confermazione siamo chiamati ad essere soldati di Cristo, sotto le cui insegne dobbiamo combattere. Certo, nella maggior parte dei casi si tratta di un combattimento essenzialmente spirituale; ma nel corso della Storia abbiamo visto quanto spesso, dinanzi alla violazione dei diritti sovrani di Dio e delle libertà della Chiesa, sia stato necessario anche prendere le armi: ce lo insegna la strenua resistenza per respingere le invasioni islamiche a Lepanto e alle porte di Vienna, la persecuzione dei Cristeros in Messico, dei Cattolici in Spagna, ed ancor oggi la guerra crudele ai Cristiani di tutto il mondo. Mai come oggi possiamo comprendere l’odio teologico dei nemici di Dio, ispirati da Satana: l’attacco a tutto ciò che ricorda la Croce di Cristo – la Virtù, il Bene e il Bello, la purezza – ci deve spronare ad alzarci, in un sussulto di fierezza, per rivendicare il nostro diritto non solo a non esser perseguitati dai nemici esterni, ma anche e soprattutto ad avere dei Pastori forti e coraggiosi, santi e timorati di Dio, che facciano esattamente quello che i loro predecessori hanno fatto per secoli: predicare il Vangelo di Cristo, convertire i singoli e le nazioni, espandere in tutto il mondo il Regno del Dio Vivo e Vero.
Siamo tutti chiamati a compiere un gesto di Fortezza – virtù cardinale dimenticata, che non a caso in greco richiama la forza virile, ἀνδρεία – nel saper resistere ai Modernisti: una resistenza che si radica nella Carità e nella Verità, attributi di Dio.
Se celebrate solo la Messa tridentina e predicate la sana dottrina senza menzionare il Concilio, cosa potranno mai farvi? cacciarvi dalle vostre chiese, forse, e poi? nessuno potrà mai impedirvi di rinnovare il Santo Sacrificio anche su un altare di fortuna in una cantina o in una soffitta, come i preti refrattari durante la Rivoluzione Francese, o come ancor oggi avviene in Cina. E se proveranno ad allontanarvi, resistete: la legge canonica serve per garantire il governo della Chiesa nel perseguimento delle sue finalità principali, non per demolirla. Smettiamola di temere che la colpa dello scisma sia di chi lo denuncia, e non di chi lo compie: sono scismatici ed eretici coloro che feriscono e crocifiggono il Corpo Mistico di Cristo, non coloro che lo difendono denunciando i carnefici!
I laici possono pretendere dai loro Ministri di comportarsi come tali, preferendo quanti danno prova di non esser contaminati dagli errori presenti. Se una Messa diventa un’occasione di tortura per il fedele, se egli è costretto ad assistere a sacrilegi o a sopportare eresie e farneticamente indegni della Casa del Signore, è mille volte preferibile recarsi in una chiesa in cui il sacerdote celebri degnamente il Santo Sacrificio, nel rito che la Tradizione ci ha consegnato, e predichi conformemente alla sana dottrina. Quando i parroci e i Vescovi si accorgeranno, che il popolo cristiano pretende il pane della Fede e non le pietre o gli scorpioni della neo-chiesa, metteranno da parte le proprie paure e asseconderanno le legittime richieste dei fedeli; gli altri, veri mercenari, si mostreranno per quello che sono e sapranno raccogliere intorno a sé solo quanti condividono i loro errori e perversioni. Si estingueranno da soli: il Signore secca la palude e rende arida la terra su cui crescono i rovi; spegne le vocazioni nei Seminari corrotti e nei conventi ribelli alla Regola.
I fedeli laici hanno oggi un compito sacro: confortare i buoni sacerdoti e i buoni Vescovi, stringendosi attorno a loro come le pecore al loro pastore. Ospitarli, aiutarli, consolarli nelle tribolazioni. Creare comunità in cui non domini la mormorazione e la divisione, ma la Carità fraterna nel vincolo della Fede. E poiché nell’ordine stabilito da Dio – κόσμος – i sudditi devono obbedienza all’autorità e non possono far altro che resisterle quando abusa del proprio potere, nessuna colpa sarà ad essi imputata per l’infedeltà dei suoi capi, sui quali invece pesa la responsabilità gravissima del modo in cui esercitano il potere vicario che è stato loro dato. Non dobbiamo ribellarci, ma opporci; non dobbiamo compiacerci degli errori dei nostri Pastori, ma pregare per loro e ammonirli con rispetto; non dobbiamo mettere in discussione la loro autorità, ma il modo in cui essi la usano.
Sono certo, di una certezza che mi viene dalla Fede, che il Signore non mancherà di ricompensare la nostra fedeltà, dopo averci punito per le colpe degli uomini di Chiesa, concedendoci santi sacerdoti, santi Vescovi, santi Cardinali e soprattutto un santo Papa. Ma questi santi sorgeranno dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, dalle nostre chiese: famiglie, comunità e chiese in cui la Grazia di Dio dev’esser coltivata con la preghiera costante, con la frequenza della Santa Messa e dei Sacramenti, con l’offerta di sacrifici e penitenze che la Comunione dei Santi ci permette di offrire alla divina Maestà per espiare i nostri peccati e quelli dei nostri fratelli, anche di quelli costituiti in autorità. I laici hanno in questo un ruolo fondamentale: custodire la Fede all’interno della famiglia, in modo che i giovani che sono educati nell’amore e nel timore di Dio possano un giorno esser padri e madri responsabili, ma anche degni Ministri del Signore, suoi araldi negli Ordini religiosi maschili e femminili, suoi apostoli nella società civile.
La cura contro la ribellione è l’obbedienza. La cura contro l’eresia è la fedeltà all’insegnamento della Tradizione. La cura contro lo scisma è la filiale devozione per i Sacri Pastori. La cura contro l’apostasia è l’amore di Dio e della Sua Santissima Madre. La cura contro il vizio è la pratica umile della virtù. La cura contro la corruttela dei costumi è vivere costantemente alla presenza di Dio. Ma l’obbedienza non può pervertirsi in servilismo stolido; il rispetto dell’autorità non può pervertirsi in cortigianeria. E non dimentichiamo che se è dovere dei laici obbedire ai loro Pastori, è ancor più grave dovere dei Pastori obbedire a Dio, usque ad effusionem sanguinis.
1º Settembre 2020
40 commenti:
Lo scorso giugno Mons. Viganò iniziò a parlare di redde rationem.
A luglio una coraggiosa intervista in cui si appella ai "figli della luce".
Ad agosto ha sottolineato che la chiesa ha detronizzato Cristo Re!
Ed ora questa pietra angolare... Chiarissimo. Ispirato.
Chapeau a Mons Viganò per la lucida e precisa analisi sulla condizione attuale nella Chiesa.
Risposte esaustive a due domande che ci poniamo costantemente; cosa possono fare i fedeli laici per aiutare i buoni ecclesiastici nel contesto attuale e la posizione dei tradizionalisti FSSPX nella Chiesa conciliare.
“I fedeli laici hanno oggi un compito sacro: confortare i buoni sacerdoti e i buoni Vescovi, stringendosi attorno a loro come le pecore al loro pastore. Ospitarli, aiutarli, consolarli nelle tribolazioni. Creare comunità in cui non domini la mormorazione e la divisione, ma la Carità fraterna nel vincolo della Fede.”
“…risulta evidente che non sono i fedeli tradizionalisti – ossia i Cattolici veri, secondo le parole di San Pio X – che devono abbandonare la Chiesa nella quale hanno pieno diritto di rimanere e dalla quale sarebbe sciagurato separarsi; ma i Modernisti, i quali usurpano il nome cattolico proprio perché esso è l’unico burocratico elemento che consente loro di non essere considerati al pari di qualsiasi setta eretica.”
Grande grande gratitudine per come esercita la sua autorità mons. Viganò.
Chiaro e limpido il suo discorso. Particolarmente importante, insieme ai precedenti, perché pone le basi per una “resurrezione” - parola sua, ed è ora! - della Chiesa visibile.
Speriamo sia lui
Alla fine Viganò ha detto la cosa più importante. Di scandali ne avevamo pieni i timpani, di frasi ad effetto anche. Doveva dire una cosa e l'ha detta: mons. Lefebvre è stato un "Confessore della fede".
E qui c'è tutto.
Questo fa capire che chi oggi comanda in Vaticano odia la verità e perseguita chi la difende, e che tutti gli scandali di questi ultimi sei decenni sono la conseguenza di un’apostasia.
Ora si capisce tutto.
Doveva solo dire quel nome e l'ha detto, non sottovoce come fa chi non può parlare, ma spiegando e chiarendo. Ottimo.
Ed ora?
Ora spero che Viganò non entri nelle cavillose discussioni del mondo della Tradizione. Si schiererà con la fraternità san Pio X? Andrà con la resistenza? E i sedevacantisti?
Spero sinceramente resti lì dov'è, aspettando il prossimo conclave e chissà, magari toccherà a lui. Speriamo si realizzi la promessa della Madonna di Quito: "detronizzeró Satana in modo meraviglioso", magari potessimo vedere presto quel giorno, perché qui non se ne può più.
Speriamo e preghiamo che il tempo si abbrevi: si perdoni chi deve essere perdonato, si cacci chi deve essere cacciato, si bruci chi deve essere bruciato, qui serve un papa.
Uno vero.
Tommaso Maria Irlanda su Fb
A mio parere, questo intervento non è solo un ulteriore tassello, ma costituisce un vero e proprio salto di qualità.
Infatti, mentre nei precedenti mons. Viganò esprimeva perlopiù inedite considerazioni di principio, ora invece fornisce indicazioni precise per i cattolici desiderosi di rimanere fedeli, distinguendole perfino tra quelle precipue per i laici e quelle per i chierici.
In particolare ora al fedele cattolico, in un'ottica squisitamente pastorale viene indicato chiaramente di frequentare la "Messa di sempre" e di attenersi alla Dottrina tradizionale, aggiungendo molto opportunamente che la frequentazione della Messa Tridentina nella cosiddetta forma "straordinaria" non deve essere limitata ad una velleità di tipo liturgico, ma coordinata con una riaffermazione della Dottrina cattolica originale che solo in Essa è coerentemente contenuta.
Questa era proprio la posizione di mons. Lefebvre, ed è tuttora quella della Fraternità S.Pio X, nel cui ambito, oltre a dire e scrivere le cose giuste, per mezzo secolo le hanno appunto sempre concretamente fatte, nei loro seminari tradizionali, cappelle e priorati; di conseguenza le hanno sempre proposte a tutti coloro che ne volessero usufruire. Qui la vita cattolica è sempre stata una realtà anche fisica, non un'aggregazione virtuale o un'idea espressa sul web.
Non è dunque un caso che in questo particolare frangente mons. Viganò abbia citato sia mons. Lefebvre sia uno dei vescovi da lui ordinati.
In questo ambito ci si è sempre espressamente distanziati dal sedevacantismo, sia da quello "classico" negante la validità di tutti papi conciliari, sia quello di recente conio negante solo l'ultimo pontificato o che, in un'altra variante (alla Minutella o simili), attribuisce il pontificato ad un papa dimissionario.
Mons. Viganò qui mette in guardia dal separarsi dalla Chiesa senza entrare nei dettagli (forse lo farà in seguito), ma se noi teniamo presente gli assiomi "Ubi Petrus ibi Ecclesia" e "Extra Ecclesia nulla salus" non possiamo non accorgerci che il non riconoscere il (seppur indegno) Vicario di Cristo equivale a porsi volontariamente fuori dalla Chiesa sebbene si continui a mantenere una fede contenutisticamente cattolica.
"Sono loro che vanno cacciati": stessa opinione ha espresso più volte Francesco Lamendola in molti suoi articoli. Una semplice citazione:
“Oggi i cattolici hanno a che fare con una fetta del clero, specie i suoi vertici, che sono formati da delinquenti. E come ci si regola coi delinquenti? Li si lascia liberi di seguitare a delinquere, oppure ci si oppone ad essi, secondo verità e giustizia?”
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro- chiesa/7282-dobbiamo-reagire
“Ebbene, non s’illudano: noi non ce andremo mai, sono loro che devono uscire. Che siano coerenti e che fondino la loro chiesa protestante. A noi basta Gesù, Figlio di Dio: ci basta la fede dei nostri padri, delle nostre nonne. I Rahner e i Kasper li lasciamo ad altri…” :
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi- menzogne-editoriali/7119-arrendersi-all-apostata
Frequentare, possibilmente, le Messe celebrate in rito tradizionale, certo!
Ma rimanendo consapevoli, allo stesso tempo, che larghissima parte degli Istituti e delle Fraternità che celebrano con il Vetus Ordo ha probabilmente stretto un patto di non belligeranza con i bergogliani, forse temendo ritorsioni nel tempo presente o forse sperando che, alla fine di questo papato, ne segua un altro o che sia "migliore" o che, comunque, continui a lasciare loro l'attuale libertà di azione, astenendosi dal perseguitarli.
Numerosi, ormai, sono gli indizi a favore di questa tesi.
Primo fra tutti, la loro stessa inerzia che, da 7 anni e mezzo a questa parte, li fa limitare alla sola denuncia delle deviazioni dottrinali di Bergoglio, senza ulteriori azioni (caso dei Dubia).
Poi, le loro omelie, colme di buon Magistero, ma non di rado riportanti anche citazioni di Bergoglio.
Disapprovazione per gli scritti di Viganò, evidentemente troppo da "soldato di Cristo"...
(Parlo per esperienza personale)
Accoglienza devota al card. Zuppi, roba di solo pochi giorni fa.
Anche chi diffonde la sana Dottrina fa - parallelamente - politica clericale ...
Ci tocca accontentarci di quello che passa il convento, d'altra parte cosa potremmo fare di diverso?
Questo testo di Mons. Viganò me ricorda il testo di D. Elia "Non abbandonarci la barca di Pietro" - http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/07/non-abbandonare-la-barca-di-pietro-don.html?m=1 con la stessa preoccupazione ma con delle diferenze sostanziale (a cominciare nel giudizio sui tradizionalisti).
Assolutamente d'accordo dalla A alla Z (o, più appropriatamente, dall'ALFA all'OMEGA!).
Veni, Domine Jesu, Rex et Deus noster!
A parer mio Mons.Viganò incarna il meglio della fede e della intelligenza italiana: sole splendente, aria fresca, profondità marina, picchi montani.
Premesso che non ho titolo per dire se Bergoglio sia papa oppure no, dico che sia difficile considerare il succitato come Vicario di Cristo.
Si può davvero escludere che la sede sia vacante, cosa per altro già avvenuta in passato?
Nella storia della Chiesa non si é mai verificata una situazione simile e perderemmo tempo a scomodare Giovanni XXII ed altri.
Mai un pontefice ha sistematicamente e scientemente ha avversato tutto ciò che è cattolico propalando eresie a piene mani fino, addirittura, all'idolatria.
Non credo che pensare ciò ponga qualcuno fuori dalla Chiesa.
... Tra l'altro non mi sembra che Viganò abbia detto qualcosa in proposito.
La Parola di Dio è tagliente e precisa, individua l'errore e precisa la diagnosi: sono essi scismatici, scrive Mons.Viganò, e non noi. Se essi sono scismatici, giustamente per pubblica affermazione di eresia ed apostasia, formalmente scismatici in quanto la teologia è il loro pane e quindi non possono essere ignoranti di ciò ch'è il loro pane, essi NON posson far parte della Chiesa, forse questo è da valutare e mi permetto di porlo all'attenzione. Quindi non solo se ne devono andare ma andrebbero pure mandati via od almeno dichiarati espressamente anatema, come san Paolo afferma, dato che non se ne andranno a meno di essere cacciati. Una chiamata alle armi del popolo di Dio urge, armi spirituali ma anche di renitenza collettiva...passiva ed attiva. Il problema infatti è non solo il vertice ma la periferia che ha anticipato da tempo le mosse del vertice, senza dubbio per ordini in tal senso, il problema per i fedeli è reperire sacerdoti tradizionalisti perchè quasi in massa collusi di neomodernismo. Il covid è servito ad evitare ulteriori soprusi allegri nelle celebrazioni, strada su cui erano ampiamente incamminati, seppure ora si disinfettano le mani dopo la Consacrazione, quasi avessero consacrato un untore anzi che il nostro Signore, superata la fase dei guanti, in cui ho visto consacrare con guanti e mascherina.
Il 70% dei fedeli non è molto diversa dagli eretici e fornicatori. E' necessaria una bonifica nostra ed altrui di anni, di decenni. Anche i migliori sacerdoti sembrano molli, come fossero sperduti, capitati lì per caso. D'altra parte anche loro, vuoi o non vuoi, sono figli del loro tempo rilassato. Ci si gasa un po' al momento quando si è tutti in piazza, poi plof! Un'epoca depressa, un monaco diceva che la depressione è l'altra faccia della superba esaltazione. Può essere che questo valga anche per la civiltà. Dopo l'esaltazione illuministica piano piano si è scivolati nel romanticismo, nel decadentismo, nel modernismo, nell'esistenzialismo poi sono iniziate tutte le frammentazioni a scendere. Il superuomo è semplicemente impazzito. E così noi ora. Occorrerebbero mille Viganò ma, ne abbiamo uno solo e messo all'indice dalla società delinquenziale governante ed emergente. Speriamo che lo Spirito Santo ci tiri fuori da questa fossa esistenziale.
A Marius 15,32. Non mi piacciono queste prese di posizione quasi che la fraternità sia la detentrice unica della verità. Non mi risulta che monsignor Viganò ora faccia parte della fraternità o abbia detto che dobbiamo andare tutti alla FSSPIOX, escludendo i sedevacantisti ed altri. Questi settarismi di ritenersi unici ortodossi nel caos attuale sono alquanto spiacevoli ed anche non veritieri, uno dei motivi per cui si sono moltitplicate le varie posizioni settarie. Comunque anche l'invito a frequentare il rito antico è utopistico alquanto per la maggior parte delle persone, forse dalla parte della gerarchia rimasta comunque fedele non ci si è resi conto del disastro planetario, dato che in effetti la posizione è diversa da quella del fedele? Chiedo un chiarimento: il NO si può frequentare in assenza di rito antico nel raggio di 50 km ? Si tratta di un invito a frequentare la fraternità come desume marius?
https://www.youtube.com/watch?v=aO6fjv7el8U
ANCHE BERGOGLIO È DALLA LORO PARTE: HA BARATTATO LA FEDE IN CRISTO CON QUELLA TERAPEUTICA - Fusaro
Coloro che hanno permesso le marce del 25 aprile e ora permettono le Feste dell'Unità proibiscono il pellegrinaggio Bevagna - Assisi della Fraternità San Pio X.
Cosa dicono a riguardo i tradizionalisti mascherinati?
Al contempo, Zingaretti, capo di quelli che vanno alla Festa dell'Unità, invoca la rivolta popolare contro i "negazionisti".
Ha ragione a parlare di rivolta. Ci dovrebbe essere una sola rivolta popolare: pacifica e legale, certo, ma anche unica, massiccia, irresistibile.
E può essere solo popolare, nel senso positivo e sano del concetto.
Ovvero, di tutti gli italiani liberi. Perché solo nel popolo, in senso ampio ed esteso, si trovano oggi persone ancora libere.
Clero, politici e media sono quasi tutti con i poteri del mondo e del totalitarismo
Anonimo 20:29
Sui "sedevacantisti ed altri"
Riporto le seguenti parole di Viganò
"Non dobbiamo ribellarci, ma opporci; non dobbiamo compiacerci degli errori dei nostri Pastori, ma pregare per loro e ammonirli con rispetto; non dobbiamo mettere in discussione la loro autorità, ma il modo in cui essi la usano"
Monsignor Marcel Lefebvre
"...Sono per il papa come successore di San Pietro a Roma. Tutti noi chiediamo che il Papa sia, infatti, il successore di S. Pietro, non il successore di J. J. Rousseau, dei Massoni, degli umanisti, dei modernisti e dei liberali..."
"Sono per il papa come successore di San Pietro a Roma...non il successore ... dei Massoni... dei modernisti e dei liberali" : eh si, e chi lo negherebbe? Ma la realtà è ben diversa, e da più di 60 anni, ormai. La massoneria Carbonara (non quella amante degli spaghetti alla carbonara) aspirava da secoli ad "un papa secondo i nostri bisogni" e con il colpo di mano del Conclave del 1958 posero le basi per giungere a tal risultato. Il loro uomo era Montini, ma Pio XII si era rifiutato di nominarlo cardinale, visto il suo tradimento (e forse avrà saputo anche della sua omosessualità, della sua predilezione per i protestanti e del suo ecumenismo anticattolico...); a ciò rimediò Roncalli e così Montini poté iniziare a dare una spallata al Cattolicesimo bimillenario (Novus Ordo Missae, abolizione del latino, delle preci leonine, rinuncia alla tiara, culto dell'uomo anziché di Cristo Re, ecc.). I successori non invertirono la rotta, anzi la rafforzarono (scomunica di mons. Léfèbvre, Assisi 1 e 2, baci al Corano, ebrei "fratelli maggiori" che ci insegnano a leggere la Bibbia, ed altre simili mostruosità anticattoliche...). Infine si è giunti al rottamatore di quel poco che resta di cattolico nella ex Chiesa di Cristo, adesso sinagoga di Satana, con Roma sede dell'Anticristo (cfr La Salette) e Bergoglio suo precursore. Purtroppo il papa "successore di S. Pietro a Roma" non c'è più dal 1958, inutile lanciare accuse di sedevacantismo, lanciamole piuttosto di malfattori usurpatori del soglio petrino, che è meglio (come diceva il Grande Puffo...). Ricordiamoci di S. Anastasio, dell'Apocalisse, della Beata Katharina Emmerick, di Fatima, Garabandal, Akita, ecc.
Pace e bene
"Non dobbiamo ribellarci, ma opporci; non dobbiamo compiacerci degli errori dei nostri Pastori, ma pregare per loro e ammonirli con rispetto; non dobbiamo mettere in discussione la loro autorità, ma il modo in cui essi la usano": Un alfattore eretico ed apostata è di fatto fuori della Chiesa, quindi non ha alcuna autorità sul gregge di cristo, almeno io non glie la riconosco sulla mia anima, anzi gli dico "Vade retro!" e "Anatema!" seguendo l'esortazione di S. Paolo. Questo, a mio avviso, è l'errore che quasi tutti i "conservatori" stanno facendo, e che anche mons. Viganò non ha ancora abbandonato (sebbene stia mutando velocemente opinione sul CV II e sui papi conciliari e post conciliari). Non si sono ancora scrollati di dosso "il colpo da maestro di Satana", come lo chiamava mons. Léfebvre, cioè obbedire a falsi pastori, a lupi travestiti da pastori, che di cattolico, di cristiano non hanno niente, essendo solo simulatori, commedianti al soldo del Nemico di Cristo. Ribellarsi è un dovere, il dovere dell'ora presente, altrimenti il lupo ci divorerà tutti "se il tempo non fosse abbreviato, ingannerebbe anche gli eletti": ricordate?
Abbandonare la Chiesa per andare dove?Però in tanti nella Chiesa fanno di tutto per farci scappare la pazienza .Ma andarsene sarebbe un rimedio peggiore del male.Hic manebimus optime.Alla faccia vostra.
Come un uomo in coma
"La “crisi” conciliare e postconciliare è un periodo di eclissi di fede e di autorità non esercitata o male esercitata, la quale passerà, come tutte le crisi che la Chiesa ha conosciuto, nel modo che Dio riterrà più opportuno. Si può paragonare la Chiesa del Concilio Vaticano II a un uomo in “coma profondo”, il cui cervello non emette onde riscontrabili (superficialmente) con l’elettroencefalogramma, ma il cui cuore batte e non cessa di respirare. Ebbene, questo uomo non è morto, anche se la sua vita è assai ridotta, sin quasi a livello vegetativo. Così l’Esercizio del Potere della Gerarchia a partire dal Concilio “ecumenico” Vaticano II è quasi ‘vegetativo’, ma non è morto, così come la divinità di Cristo era nascosta durante la sua Passione, ma non scomparsa."
Don Curzio Nitoglia
@ anonimo 20.29
L’unica detentrice della verità è la Chiesa Cattolica.
Da sempre la Fraternità non fa altro che appellarsi ad essa e a rimanere in essa. Evidentemente non riconosce e non segue il falso magistero conciliare e postconciliare. Ci sono altri sulla stessa precisa linea? Benvenga!
Per precisare meglio sui deprecati settarismi facciamo un breve riassunto cronologico (limitato al mondo cosiddetto tradizionale):
-Fino al CVII c’era la Chiesa Cattolica di sempre come l’aveva conosciuta e vissuta il vescovo missionario mons. Lefebvre.
-Mons. Lefebvre contestò il CVII e in seguito fondò il seminario di Econe e la FraternitàSPX (ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa), resistendo al Papa nel suo magistero errato ma senza mai dichiararne invalida la carica, senza posizioni sedevacantiste, rimanendo quindi in perfetta continuità con la Chiesa di sempre, quella che era rimasta in auge fino a quel momento (siamo negli anni 60’).
-In quel periodo iniziarono le diverse reazioni settarie, cioè si staccarono i primi gruppi sedevacantisti, a cui alcuni aderirono separandosi dalla FSSPX.
-Poi si formò la Fraternità S.Pietro (oltre ad altri gruppi sotto la denominazione-cappello di Ecclesia Dei), cioè un insieme di fuoriusciti dalla FSSPX, i quali sotto il pontificato di GPII accettarono il compromesso di riconoscere ufficialmente il CVII ricevendo in compenso la facoltà di celebrare in rito antico, che era ridiventato permesso ma solo sotto indulto, cioè col consenso del vescovo.
-Poi arrivò il Summorum Pontificum di BXVI che tentò di liberalizzare il rito antico, ma sempre sotto la condizione che si accettasse il CVII. In tutto il mondo si formarono numerosi gruppi che a tutt’oggi vengono denominati “tradizionalisti”, ma propriamente sarebbero meglio identificabili come “conservatori”.
-Poi arrivò la problematica dimissione di BXVI e la successiva elezione di Bergoglio, cosa che stimolò la formazione di una nuova variegata categoria di sedevacantisti, che a differenza dei precedenti ritengono vacante soltanto la sede di Bergoglio, tra cui quelli che si sono autoesclusi dalla Chiesa (ritenuta eretica), o quelli che predicano di non uscire dalla Chiesa ma nel contempo non celebrano "una cum” Francisco, o lo nominano sotto condizione o con riserva mentale, o non lo nominano tout-court, o al suo posto nominano quello dimissionario.
Come si può ben constatare, il settarismo nel corso dei decenni ha trionfato, ma coloro che fin dall’inizio tramite il filo della storia erano collegati con la Chiesa di sempre non si sono spostati di un millimetro dalla loro giusta e fedele posizione di allora.
Alla domanda se si può frequentare il Novus Ordo in assenza di rito antico nel raggio di 50 km, osservo che, a parte i pochi fortunati che abitano nei paraggi di una cappella, i fedeli FSSPX per la maggior parte percorrono tra i 50 e i 100 km e anche più, e che si tratta anche di famiglie numerose con bambini piccoli nonché di persone anziane.
Sì, è così.
E, per quanto dispiaccia, niente di più vero che:
"Poi arrivò il Summorum Pontificum di BXVI che tento di liberalizzare il rito antico, MA SEMPRE SOTTO LA CONDIZIONE CHE SI ACCETTASSE IL CVII. In tutto il mondo si formarono numerosi gruppi che a tutt'oggi vengono denominati" tradizionalisti", MA PROPRIAMENTE SAREBBERO MEGLIO IDENTIFICABILI COME "CONSERVATORI".
LA CHIESA ETERNA
"Si possono considerare fuori dalla Chiesa soltanto coloro che non hanno la Fede, perché, nella Chiesa cattolica, la ragione fondamentale dell'unità è la Fede. Sono quelli che cambiano la Fede a provocare lo scisma. Io sono certo di appartenere alla Chiesa cattolica di sempre, la Chiesa eterna..."
(Mons. Marcel Lefèbvre - 1987).
Molte volte marius ha scritto di queste trasferte domenicali in auto con bambini ed anziani a bordo. Quindi queste persone posseggono una macchina comoda con la quale percorrere, senza correre, circa 100/200 km a settimana e verosimilmente in un tempo, Messa compresa, che richiede circa 5/6 ore con sveglia di prim'ora. Il sabato sera queste famiglie prepareranno il pranzo domenicale da consumare al ritorno dalla messa. E la domenica pomeriggio i bambini faranno i compiti,i genitori puliranno la casa,faranno lavatrici affinché sia tutto pronto per l'indomani, lunedì, quando si inizia la nuova settimana. Ammirevoli.
Personalmente, anche se avessi aiuti domestici e tate e macchine super/comode, non sottoporrei i bambini a 8oo/1000 km al mese peri 12 mesi delll'anno e neanche i nonni e le nonne. Cercherei altre soluzioni di preghiera e lettura della Sacra Scrittura in famiglia e le trasferte automobilistiche, con bambini e anziani, solo nelle grandi feste.
Se uno fosse certo che i lefebvriani sono la Chiesa si potrebbe anche accettare di fare centinaia di km nei festivi...SE ...il che non è per quanto capisco, i lefebvriani sono dei fedeli cattolici come altri che non frequentano la fraternità, nella migliore ipotesi, ma il nodo centrale è sul Papa, o è Papa o non è, o è Autorità, come dice Mons.Viganò, che va ubbidita o non è Autorità e non va ubbidita, le terze misure non reggono. Siamo davanti a così tante autorità che dobbiamo capire, e Monsignore deve aiutarci in questo, dove sta la vera Autorità da seguire, non può essere sia là che qua, o altrove, impossibile. La Bibbia smentisce queste varie possibilità o sette. Il credo ci dice che la Chiesa è una, san Paolo ci dice che un vangelo diverso fa diventare anatema chi lo proclama. Concordo con anonimo 9,04. A chi ubbidire? Ci venga detto. Il rito antico non esiste nelle parrocchie e il vescovo locale, nel mio caso, ne ha negato la possibilità, fregandosene del SP.
o è Papa o non è, o è Autorità, come dice Mons.Viganò, che va ubbidita o non è Autorità e non va ubbidita
Sulla questione abbiano scritto km di parole...
Ma nessuno ha mai detto, neppure mons. Viganò, che all'autorità ma che usa male il suo potere si debba obbedienza...
Non solo Lefebvre. Una resistenza italiana
Lo si ami o lo si odi con Mons. Lefebvre bisogna fare i conti, questo è certo. Chi lo odia da sinistra, chi non lo sopporta da destra, chi cerca di piegarlo alle due idee, alla fine una posizione nei suoi confronti va presa, ed obbligare gli altri a prendere una posizione è una delle caratteristiche dei grandi uomini della storia.
Dalla sua reazione al Concilio vengono molti dei gruppi sedevacantisti ancora molto attivi; della fuga dalla sua Fraternità si sono nutriti i gruppi "Ecclesia Dei" in obbedienza a Roma.
In opposizione a lui è stata concessa la celebrazione della s. Messa in rito antico, insomma grazie a lui c'è, di fatto, ancora vita nella Chiesa.
Siamo di fronte quindi ad un grande uomo, quasi sicuramente ad un "Confessore della fede" come afferma Viganò, forse quel "prelato che la provvidenza ha inviato per consolarci", come affermano le rivelazioni di Quito.
Insomma usando il gergo calcistico direi: c'è solo un monsignore.
Tuttavia ci sono stati molti altri pastori che hanno fatto resistenza, il più delle volte senza divenire troppo conosciuti. In italia ne abbiamo avuto uno in particolare: don Francesco Putti. La sua storia è la storia di un sant'uomo, fondatore della rivista "sì sì no no", e delle suore "Discepole del Cenacolo" di Velletri, fu un vero leone della fede, stimato da tutti, anche da Mons. Lefebvre.
Diceva ai sacerdoti timidi, che in questo tempo di crisi pensavano solo ad essere "buoni per se stessi" senza denunciare nulla, che si sarebbero ridotti da soli ad essere insignificanti. Veniva accusato di essere eccessivo nelle sue denunce, lui rispondeva che doveva far così per essere ascoltato. E aggiungeva che non avrebbe avuto pietà per chi ingannava la gente. Era un santo sacerdote don Francesco, era buonissimo, ma coraggioso come un leone. Era semplice e paterno, come un vero prete.
Come un vero prete italiano.
Tommaso Maria Irlanda su Fb
La sua storia è la storia di un sant'uomo, fondatore della rivista "sì sì no no", e delle suore "Discepole del Cenacolo" di Velletri, fu un vero leone della fede, stimato da tutti, anche da Mons. Lefebvre.
Ora, al suo posto, c'è don Curzio Nitoglia
Bergoglio sospende i viaggi fino a tutto il 2021, in attesa del salvatore del mondo: il santo vaccino
"ma il nodo centrale è sul Papa, o è Papa o non è, o è Autorità, come dice Mons.Viganò, che va ubbidita o non è Autorità e non va ubbidita, le terze misure non reggono."
Come spiegare che un'autorità non deve essere obbedita se il suo magistero non è conforme alla fede? E che malgrado ciò mantiene comunque la sua carica istituzionale?
Se uno ha padre che gli insegna a delinquere, evidentemente non deve essere obbedito, ma non per questo si annulla il legame paterno di sangue.
@ Anonimo 13:51 "Concordo con anonimo 9,04." : grazie, caro amico/a, il suo parere mi conforta e mi incoraggia. "Chi salva anche una sola anima, salva sé stesso", dice una saggia massima cristiana; se tutti i nostri sforzi ottenessero anche il ravvedimento e la salvezza di una sola persona, vana non sarebbe stata la nostra fatica e inutile non sarebbe la nostra vita, in vista della vita eterna. Quindi nessun indietreggiamento di fronte all'opposizione dei cd "normalisti", dei conservatori conciliari, degli opportunisti e dei pavidi. Forza e coraggio, ché la mèta non è poi così lontana. Per loro, i modernisti, politici, laici o falsi religiosi, non sarà certo un bel giorno, quel giorno (bensì il dies irae), ma chi, pur riconoscendosi peccatore e bisognoso della misericordia divina e del perdono. si sforza di compiacere NSGC, seguendo tutto ciò che due millenni di Cristianesimo ci hanno donato (fino al 1958) può star sereno e fiducioso, pur senza adagiarsi, senza abbassare le difese.
Mons. Viganò ha detto giustamente che non va ubbidita l'autorità che dà ordini sbagliati.
Non si devono ubbidire quegli ordini che contrastino con la Fede.
P.e. : considerare validi e ortodossi certi documenti del Concilio,che pongono sullo stesso piano la nostra fede e quella di musulmani ed ebrei, che fanno confusione sulla dottrina dell'Incarnazione etc.
O rinunciare alla conversione del mondo a Cristo, sostituendola con l'ambiguo dialogo con lo stesso mondo.
È lo stesso concetto enunciato da Cristo quando, dopo aver duramente denunciato pubblicamente le doppiezze dei Farisei, disse al popolo: "fate quello che vi dicono, non quello che fanno". Obbediteli quando insegnano come maestri ufficiali di Israele, in modo coerente alla Legge, ma non seguiteli nelle loro azioni e/o discorsi contrari alla legge, subdoli e cattivi, quando lo sono.
Ora, insegnare errori nella fede e praticare una pastorale subdola e cattiva, come fa la Gerarchia attuale figlia del Concilio, equivale a quel "fare" nocivo dell'autorità male usata, condannato da Nostro Signore.
Alle Messe della SSPX, sicuramente cattoliche a prescindere, si potrebbe comunque andare due volte al mese, se non si abita tanto vicini. Ciò non significherebbe comunque diventare "lefebvriani", nozione assurda, anche perché un "lefebvrismo" non esiste: mons. Lefebvre si trovò messo al bando, come notava lui stesso con stupore, perché continuava a fare quello che aveva sempre fatto sotto Pio XII.
Era dunque cambiata la Chiesa? Era cambiata la composizione della Gerarchia al timone della Chiesa, composta di papi, cardinali, vescovi, teologi succubi della nouvelle théologie, degli errori da essa profusi.
Signore anonimo del 3 sett. -14.59,
certamente che la paternità è un fatto di sangue, ma l'autorità no.
Padri si nasce, l'autorità ci viene concessa per adempiere un determinato compito.
Dove sta il paragone?
Sessant'anni son passati e km. di parole tracciati, ma, di questo passo altrettanti ne passeranno......
pincosconsolato4 settembre 2020 00:16
Ovvio che il papato non è un fatto di sangue.
Il paragone è valido per mostrare che in ambedue i casi non siamo noi a decidere e a decretare: ci vuole un'autorità superiore.
Nel frattempo a noi tocca fare il nostro dovere senza compromessi per testimoniare la vera retta fede.
Considerato che i devianti sono probabilmente la maggioranza, si presentano quindi almeno tre soluzioni:
1. la minoranza scaccia la maggioranza
2. la minoranza subisce e tollera le angherie della maggioranza
3. la minoranza risponde con ferventi preghiere e generosi atti di offerta per la conversione della maggioranza.
Anche il Signore prevedeva l'impenitenza di certa gente.
E infatti diceva agli Apostoli di abbandonare le loro case e di scuotersi pure la polvere dei calzari nel lasciarli.
Certamente si spera che si convertano, ma di qui a fare di questa speranza una soluzione del confronto......
@ pincostinato
Concordo con Lei, ma per completezza ho inserito anche la prospettiva di don Elia...
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