Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 9 settembre 2020

L'esperienza della Tradizione o la "Tradizione integrale"? Riflessioni sulla situazione attuale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Un saggio di Don Angelo Citati


Uno dei pericoli più ricorrenti nella storia della Chiesa è certamente quello che si verifica quando un gruppo che le appartiene inizia a considerare se stesso rispetto all’intero corpo una “chiesa ideale” e a ritenersi, più o meno polemicamente, autosufficiente rispetto alla gerarchia divinamente istituita. Tale pericolo si fa particolarmente minaccioso quando la Chiesa è attraversata da una profonda crisi dottrinale e morale, perché l’isolamento appare fallacemente lo strumento più efficace per salvaguardare la costanza del modello ideale del quale ci si convince sempre più di essere la presente concretizzazione. “Quando la gerarchia sarà tornata alla Tradizione (ossia a ciò che noi concretamente siamo)”, si afferma, “non sarà più necessario alcun accordo”. E così si perde di vista la verità cattolica secondo cui la Chiesa, pur con la sua spesso insufficiente e aberrante gerarchia, la Chiesa che è sulla terra inevitabilmente una societas permixta, è stata fondata da Cristo, ed è perciò, nella sua essenza, di Cristo, il Corpo mistico di Cristo di cui Cristo è il Capo e il Papa la pietra posta a fondamento dell’intero edificio. La persuasione antistorica di essere la “chiesa ideale” porta così nella storia alla rottura con le fonti della fede e all’inaridimento spirituale, dottrinale e liturgico. È questo il parametro teologico ed ecclesiologico del saggio con cui don Angelo Citati critica la posizione assunta dalla FSSPX come canone dei rapporti con Roma dopo l’elezione, nel 2018, del nuovo superiore generale, don Davide Pagliarani. La riflessione, che riguarda direttamente le decisioni e gli orientamenti della Casa generalizia di Menzingen, individua tuttavia una tentazione costante, la più insidiosa, di tutto il Tradizionalismo cattolico e si presta pertanto a una lettura di portata generale e a essere un caveat per ognuno. Sono naturalmente fatti salvi i grandi meriti trascorsi e attuali della FSSPX in tutto il mondo, ed è perciò ancor più grande la preoccupazione. Don Angelo Citati, che è stato sacerdote della FSSPX, ha scritto il saggio in esame su richiesta dei superiori della FSSPX per illustrare in modo chiaro e sistematico i suoi dubbi sull'attuale linea della Fraternità. 
Pubblichiamo qui (in italiano), preceduto da un breve messaggio di don Angelo, il testo integrale, nella convinzione dell’utilità e dei benefici della sua lettura.

Messaggio di don Angelo Citati
Da circa due anni ho delle perplessità sull’attuale linea della Fraternità Sacerdotale San Pio X, l’istituto da cui ho ricevuto la mia formazione e l’ordinazione sacerdotale (2016). Su richiesta del Superiore generale, ho messo le mie perplessità per iscritto. Il frutto di questo lavoro è il documento qui allegato (« L'esperienza della Tradizione o la “Tradizione integrale”? Riflessioni sulla situazione attuale della Fraternità San Pio X »), consegnato alla Casa generalizia nel mese di aprile 2020. In seguito, pur senza fornire alcuna risposta nel merito delle obiezioni di questo testo, il Superiore generale e i suoi assistenti mi hanno detto espressamente che le posizioni espresse in questo documento non sono compatibili, a loro avviso, con l’esercizio di un apostolato all’interno della Fraternità San Pio X. Ho quindi deciso di lasciare la Fraternità San Pio X e di rivolgermi alla Fraternità Sacerdotale San Pietro, che ringrazio di cuore per aver accettato di accogliermi nella loro bella comunità. Al tempo stesso desidero esprimere la mia riconoscenza e la mia gratitudine alla Fraternità San Pio X per tutto il bene che ho ricevuto da essa, che, nonostante le divergenze, rimarrà sempre una parte essenziale di me. Il documento qui allegato contiene le ragioni che mi hanno spinto a prendere questa decisione.
8 settembre 2020,
Don Angelo Citati+

***
L'esperienza della Tradizione o la "Tradizione integrale"? Riflessioni sulla situazione attuale della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
di don Angelo Citati

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- Fonte

87 commenti:

marius ha detto...

Non mi stupisce che don Angelo Citati si sia allontanato dalla Fraternità SPX e sia passato ad ingrossare le fila di coloro che si allontanarono da mons. Lefebvre seguendo il suadente invito di GPII che lo aveva scomunicato, il quale offriva loro la chance di rimanere nella Chiesa con la possibilità di celebrare il rito antico alla condizione di accettare in toto il CVII con le sue novità dottrinali.

Tempo fa, leggendo su questo blog certe sue singolari considerazioni riguardo a S.Atanasio ed il suo rapporto con i semiariani, rimasi interdetto e mi domandai come poteva un sacerdote della FSSPX esprimere simili assurdità (che ora non posso qui rievocare).

Fatto sta che quelle considerazioni su lontane problematiche del IV° secolo si attualizzano puntualmente proprio per lui stesso ben 17 secoli dopo.

Anonimo ha detto...

Tutte e solo motivazioni "teologiche"... invece nessuna motivazione personale: tipo che il suddetto è un egocentrico, megalomane, esaltato, immaturo.
Non so perchè i suepriori lo abbiano accolto, verrà per sfruttare la congregazione più che può, per i suoi scopi, poi la abbandonerà come ha fatto con la Pio X.
Saranno tre anni insopportabili.

Anonimo ha detto...

... è "passato ad ingrossare le fila" della setta conciliare...
Detto in poche parole.

O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi.

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

Forse serietà esistenziale, filologica e teologica imporrebbe la lettura del testo che don Angelo ha posto a fondamento della sua scelta, e poi, eventualmente, di segnalare i punti deboli adducendo, punto per punto, critiche e obiezioni. In realtà le argomentazioni del testo avrebbero potuto trovare una legittima posizione nella FSSPX, se solo vi regnasse ancora lo spirito del suo venerato Fondatore: e il problema, a ben vedere, è proprio questo. Le reazioni pavloviane sono sempre un po' sospette quanto ai rapporti interni di un gruppo e alla sua dottrina interna. Egualmente andrebbe riportato il testo sul IV secolo e indicato l'errore, anche perché lo stesso Newman riconosce la relativa buona fede di molti semiariani, alcuni tra i quali affrontarono il martirio per mano ariana.

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

P.s.: l'ultimo periodo conferma lo stato dottrinale della FSSPX: "Chi abbandona la FSSPX abbandona la Chiesa". In realtà la FSSP è un istituto pienamente cattolico.

Pietro Foscari ha detto...

"il Papa la pietra posta a fondamento dell’intero edificio". Io credevo fosse Cristo, ma forse S. Paolo si sbaglia...

Comunque, il saggio di don Angelo evidenzia in modo chiaro e circostanziato molti dei reali problemi della Fraternità, il settarismo in primis. Ma se si considera che la stessa persona che su "La Tradizione Cattolica" scriveva essere illecito per i fedeli partecipare a Messe tridentine non della Fraternità, poi prendeva parte egli stesso - in qualità di diacono! - a Messe celebrate addirittura da sacerdoti diocesani o peggio "biritualisti", si può anche avere una certa idea della coerenza di questi ambienti.

mic ha detto...

La coerenza può mancare ovunque. Ci sarebbe molto da approfondire e se riesco lo farò. Così, sommariamente, nelle sue diverse 'anime', la Fraternità rispecchia pienamente la crisi dell'intera Chiesa.
E ci sono ancora troppi provocatori che la definiscono eretica e che non pubblico perché abbiamo reiteratamente dimostrato come non lo sia e chi non ha orecchie per intendere non recepisce e continua a etichettare e a disprezzare. Ma già il disprezzo sta ad indicare qualcosa di non risolto in chi lo dimostra... così come l'impermeabilità alle critiche e gli irrigidimenti mostrano il rischio di cadere nel fanatismo...

mic ha detto...

Ricordo ancora il lungo e sofferto dibattito tra accordisti e intransigenti all'epoca delle trattative promosse da Ratzinger/Benedetto.
Io istintivamente la vedevo come mons. Fellay e la Sua propensione all'accordo, basato su audacia e sulla fiducia nello Spirito Santo, nel non temere le 'contaminazioni' prefigurate come inevitabili dai contrari...

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

Forse sbaglia anche Nostro Signore. Comunque, le due affermazioni non si escludono affatto.

Enzo basile ha detto...

Purtroppo è una guerra. I modernisti occupano la chiesa così come gli inglesi occuparono il Nord America. Don citati ha deciso di entrare nella fraternità che incarna l inuyile mentalità da riserva indiana. È una resa al nemico modernista. La battaglia per l integrità della fede espelle da sé i tiepidi. I conciliari come disse monsignore hanno l Aids spirituale. Se ti accordi con loro lo contrai

Anonimo ha detto...

Don Angelo Citati esprime perplessità che sono pure di don Elia, e che condivido anch'io. Vorrei una risposta a due domande : 1) perchè tante divisioni nella FSSPIOX? ..soprattutto in un periodo di apostasia come l'attuale nella compagine ufficiale? 2)perchè si ritengono chiesa ufficiale contro gli altri ? Sulla base di quale principio? Anche don Angelo rimarca questo punto di vista.

Anonimo ha detto...

A Marius, perchè scrive che GPII lo aveva scomunicato quando la scomunica fu latae sentientiae cioè di presa atto di un fatto avvenuto, al fine di avvisare la Chiesa, e basta? Ricordo ancora benissimo che fu detto in TV in questi termini ed allora le fake dalla tv non arrivavano ancora...

marius ha detto...

Entrare nel merito del lunghissimo articolo è cosa alquanto problematica in questo contesto. La questione è molto complessa e non è possibile liquidarla in uno spazio-commenti con interlocutori disparati che per la maggior parte hanno forzatamente e comprensibilmente solo una vaga idea di che cosa si tratti.

Sia V.A. sia l’autore stesso affermano di aver voluto divulgare una presa di posizione che era rivolta personalmente al suo superiore, dietro una di lui esplicita richiesta:

"Don Angelo Citati, che è stato sacerdote della FSSPX, ha scritto il saggio in esame su richiesta dei superiori della FSSPX per illustrare in modo chiaro e sistematico i suoi dubbi sull'attuale linea della Fraternità.”
(Vigiliæ Alexandrinæ)

"Su richiesta del Superiore generale, ho messo le mie perplessità per iscritto. Il frutto di questo lavoro è il documento qui allegato (« L'esperienza della Tradizione o la “Tradizione integrale”? Riflessioni sulla situazione attuale della Fraternità San Pio X »), consegnato alla Casa generalizia nel mese di aprile 2020.”
(don Angelo Citati)

In effetti però leggendo il testo non si riscontra neppure un passaggio dove don Citati si rivolga personalmente al suo superiore in seconda persona (per intenderci, dandogli del tu o del Lei) o perlomeno, in forma magari più ufficiale, al suo ufficio dirigenziale.
Al contrario tutto l’impianto del testo è costruito in modo evidente sul canovaccio di una critica pubblica ad amplissimo raggio facendo però nel contempo indistinto uso di citazioni e documenti interni che sarebbero comprensibili solo a persone molto addentro.

Questo è senz’altro un approccio piuttosto singolare, e non può non far facilmente dedurre che il testo sia stato usato sì (come affermato) quale risposta al superiore, ma che già in anticipo sia stato ideato per una prossima successiva divulgazione.

In ogni caso una simile procedura la direbbe lunga su un soggetto che, come ricordato nell’intervento precedente, dava già da tempo l’impressione di essere fuori posto: un fedele qualsiasi che, frequentando la Fraternità legge i testi classici proposti nelle cappelle e nei priorati, non poteva non accorgersene.

Se io fossi un superiore e mi si presentasse una cosa simile, senza alcun dubbio non risponderei neppure: direi soltanto che l’unica cosa sensata è che il mio interlocutore intraprenda la strada peraltro con ogni evidenza da lui ormai già decisa.

L’impressione finale è che don Citati non sia veramente felice della sua nuova scelta, perché altrimenti non avrebbe sentito la necessità di liberarsi del fatidico sassolino nella scarpa.

Anonimo ha detto...

Le contaminazioni, allora, sono pure quelle tra Zuppi e l'istituto Cristo Re. Istituti come il suddetto, la fraternità San Pietro ed altre tacciono tutte sui temi caldi. Difatti,anche lei
Mic, sul tema Viganò e CVII, ha pubblicato gli articoli della FSSPX a commento, giacché le altre fraternità nemmeno si pronunciano,preferendo stare zitte e al "calduccio".
Non mi risulta che l'attuale gerarchia abbia proposto alla FSSPX di "rientrare" in seno alla Chiesa accettandola così com'é. Quello che afferma don Citati in proposito è palesemente falso.
Mi risulta, invece, che abbiano sempre posto la condizione dell'accettazione dottrinale del Concilio.
A queste condizioni dubito che avrebbe accettato anche Mons.Lefebvre.
Antonio
P.S. Non ho mai partecipato alle Celebrazioni Eucaristiche della FSSPX, la mia non è una difesa d'ufficio.

mic ha detto...

conciliari come disse monsignore hanno l Aids spirituale. Se ti accordi con loro lo contrai

Queste parle, decontestualizzate, diventano uno slogan...
E allora noi che sono anni che siamo sulla breccia esposti a tutti i venti? Non credo che chi "rimane" saldo nel Signore corra questo rischio. Mi sovviene e forse è questo il caso: "berranno veleno e non farà loro alcun male..." Non cito mai la Scrittura a supporto delle mie affermazioni. Ma credo che qui sia opportuno.

Anonimo ha detto...

''1) perchè tante divisioni nella FSSPIOX? ..soprattutto in un periodo di apostasia come l'attuale nella compagine ufficiale?''

Perché è composta da uomini come tutti gli altri e dunque soggetti alle miserie del Peccato Originale, e non da angeli confermati nella grazia divina.

mic ha detto...

Mi risulta, invece, che abbiano sempre posto la condizione dell'accettazione dottrinale del Concilio.

Le trattative servivano ad evitare protpio questo... la situazione allora è precipitata per diversi motivi curiali e non... Non ho il tempo ora ma nel blog (usare motore interno) ci sono tutte le fasi vissute in diretta.

mic ha detto...

È vero che gli altri istituti sono reticenti sul concilio e questo è certamente un vulnus....

Anonimo ha detto...

La situazione è abbastanza semplice, non è il caso di perdere del tempo.
Gli Istituti nati al tempo dell'indulto e dopo dopo le consacrazioni episcopali di Mons. Lefebvre aderiscono TUTTI alla chiesa conciliare, riconoscono la bontà di tutti i documenti conciliari (al Barroux hanno edito anni orsono uno studio voluminoso per difendere la libertà religiosa... la Mirari vos occupa poche pagine...). Basta leggere le loro pubblicazioni (io ricevo la Lettre del Barroux) per vedere che NON vi sono critiche di nessuna sorta ne al Concilio, né al postconcilio, né alla gerarchia conciliare attuale.
Codesti Istituti si accontentano della celebrazione del S. Sacrificio della Messa (secondo il messale del 1962, come del resto la Fraternità) e, nel caso osino esternare critiche al Concilio, vengono commissariati (è già successo).
Può ben darsi che quel che scrivo sia considerato troppo semplicistico e pure fanatismo, però è la verità.
Per il resto, ciascuno può regolarsi come meglio crede.
Gesù Cristo Nostro Signore avrà certamente pietà di noi e, data l'attuale situazione, perdonerà sicuramente le nostre scelte, soprattutto qualora vi sia l'intenzione di meglio amarLo e servirLo.
Chi scrive non ha mai tirato nessuno per la manica.
Che il Santo Nome di Maria ci sostenga nella battaglia per il trionfo di Cristo Re.

Gederson Falcometa ha detto...

Sul questo argomento è da ricordare il testo di Giovanni Servidio "Esercizio di esegesi della Tradizione:
da Giovanni Paolo II a Mons. Bernard Fellay"

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV256_Esegesi_della_Tradizione.html

La questione tra FSSPX e Roma, come diceva anche Mons. Gherardini, è proprio sul concetto di tradizione. La questione dove se è fermata le conversazioni tra loro anni fa. Inoltre a questo il Motu Proprio Ecclesia Unitatem ha affermato circa di 10 anni fa che il problema della FSSPX è dottrinale. Sono passati almeno 10 anni e la Chiesa non sa quali sono questi problemi. Se dialoga con tutti ma sembra che lo stesso non accade con la FSSPX.

Al scrivere questo lavoro D. Angelo sembra non considerare l'attuale pontificato. Francesco ha praticamente distrutto i Francescani dell'Immacolata e ha perguitato vescovi e altri istituti tradizionali. Appena un cieco non è capace di vedere che Roma desidera lo stesso fine per la FSSPX.

Marco ha detto...

Ora, sorgono alcune questioni:

1) Don Angelo Citati entrò nella San Pio X nel 2016; ora ne esce, dopo aver covato, se non vado errato, dubbi per due anni. Come è possibile che in un così breve lasso di tempo abbia mutato posizione dottrinal-ecclesiologica? Dove credeva di entrare nel 2016? E' evidente che, se è stato ritenuto degno di divenire sacerdote con la San Pio X, non professava nel 2016, almeno pubblicamente, le idee dello scritto in oggetto.
2) Nel 2017, lo stesso Don Angelo fu mandato avanti per rispondere a Gnocchi sul problema della "neochiesa". Si prestò, su "Vigilia Alexandrinae", e non fece che una magra figura.
3) Se certamente è erroneo ritenersi, da parte della San Pio X, Chiesa "ufficiale" (ma io non ho mai sentito o letto espressioni del genere da parte dei "lefebvriani"), non è ancora più assurdo passare a una comunione con chi il cattolicesimo lo sta distruggendo? La comunione si basa di più su una fede-dottrina oggettiva o su un Papa, peraltro eletto in modo dubbio, e certamente "propagatore dell'eresia"? Non è ancora più assurdo che nella "Chiesa" ci siano così tante divisioni (da Don Farinella ai nuovi cavalieri templari)?
4) Per chi non lo sappia, ci sono tentativi di infiltrazione da parte della "neochiesa" anche nella San Pio X, che non è una fortezza impenetrabile. Per questo, anche, la Fraternità si divide. Non pare così, però, sugli accordi, dove --a parte Fellay, il simpatico francese e l'abbé Schmidberger -- sono pressoché tutti contrari.
5) Alcune contraddizioni in questo blog, in spirito fraterno: si loda, implicitamente, l'operato della San Pietro, che però, per ovvie ragioni, non parla del Vaticano II: mentre qui, giustamente, le critiche al "Concilio" sono molteplici. Si postano lettere di conservatori da Vanity Fair, senza comprendere (?) che le radici americane sono massoniche.
6) L'affermazione di Citati secondo cui l'attuale gerarchia romana sarebbe disponibile a far "rientrare" la San Pio X nella "Chiesa" è palesemente falsa, e squalifica il testo.
7) Il caso dei FI, su questo blog messo meritoriamente in luce, dovrebbe essere d'esempio lampante. Cos'altro ci vuole per capire? Il problema non è il rito antico, ma il Vaticano II. Con il plusvalore di Bergoglio, che probabilmente l'ha pure superato in una sorta di "rivoluzione permanente".

Non sono un sostenitore della San Pio X, che teoreticamente mi convince poco. Però, mi piace la coerenza.

E.P. ha detto...

Ho spesso fatto infuriare i tifosi della FSSPX quando ho usato termini come "autoreferenzialità della FSSPX" o come "la FSSPX® crede di detenere l'Esclusiva della Tradizione©".

Era solo il mio modo burbero di esprimere lo stesso concetto presentato in cima a questa pagina: "un gruppo che considera sé stesso la «chiesa ideale» e si ritiene autosufficiente rispetto alla gerarchia..." (nulla togliendo al vergognoso e sempre più decadente stato della gerarchia cattolica di questi ultimi sessant'anni, e nulla togliendo ai meriti dei singoli appartenenti presenti e passati dalla Fraternità).

Anche se don Angelo scrive «ho quindi deciso [sic] di lasciare la Fraternità» la premessa era che Menzingen non ha fornito «alcuna risposta nel merito» ma gli ha solo impedito l'«apostolato all'interno della Fraternità»: dal messaggio di don Angelo evinco non una decisione spontanea ma solo un modo gentile per ricordare tra le righe l'ovvio.

Anonimo ha detto...


Un parallelo tra Fraternità S. Pietro e FSSPX

Per ragioni di salute e d'età, non potendo più frequentare la lontana chiesa della FSSPX, sono andato negli ultimi anni ad una relativamente vicina chiesa della FSSP. Il vescovo locale (in un paese europeo che non è l'Italia) le concedeva la Messa OV una volta al mese.
Bellissime S. Messe cantate, con tanto di organo e gregoriano. Omelie dottrinalmente corrette.
Però: 1. Nessun prete a confessare prima della Messa. I circa 50 presenti facevano in pratica tutti la Comunione, ma nessuno si era confessato. A mia domanda, mi dissero che ci si poteva prenotare per una confessione prima della Messa, se si voleva. Invece, prima delle Messe della FSSPX, il celebrante sta mezz'ora in confessionale. Un punto di vantaggio per la FSSPX, questo, che appunto applica la prassi della Chiesa cattolica di sempre.
2. OMelie dottrinalmente corrette ma nessun accenno, salvo errore, alla crisi della Chiesa. Si critica la crisi del mondo moderno, dei costumi, del "relativismo" dominante un po' alla maniera di Ratzinger, con toni più biblici, magari. Ma la crisi della Chiesa non penetra. Non che nei sermoni alla Messe della FSSPX si parli spesso di questo. Però ogni tanto qualche cenno viene fatto. Nelle pubblicazioni della FSSP, per quello che ho visto, la crisi della Chiesa è dottrinalmente assente. Voglio dire: la crisi della fede, i gravi problemi posti da un papato che predica eresie e celebra culti pagani in S. Pietro.

Non credo che nella FSSPX ci siano tante divisioni, come sembrerebbe voler insinuare l'articolo. Una tendenza minoritaria all'eccesso di zelo, a un rigorismo male inteso c'è sempre stata nella Fraternità SPX e non solo nell'ambito strettamente religioso. Non credo che andare alle Messe della FSSPietro costituisca peccato: dire questo è fanatismo. Quale peccato? E nemmeno andare alle Messe del NO, se uno non ha alternative e non se la sente di stare a casa a dire il Rosario e meditare sul Vangelo del Giorno (nemmeno far questo sarebbe peccato, dato il carattere bastardo del NO, liturgia inventata a tavolino col concorso degli eretici). Anche i fedeli si trovano in stato di necessità.

Il saggio in questione elude la questione fondamentale rappresentata dall'accettazione del VAticano II e dalla crisi dottrinale, tale da dar appunto l'impressione della sparizione del magistero cattolico, nella sostanza. Oggi i preti chiedono scusa alle madri singole e ai gay per averli la Chiesa "discriminati" in passato. Vescovi che si esprimono così dobbiamo considerarli espressione di un autentico magistero cattolico? E il Papa fa anche peggio.
Fraternità come la S. Pietro e altre appariranno più "ragionevoli", nel loro atteggiamento, ma ciò non impedirà loro di cadere nell'ipocrisia, di comportarsi cioè come chi ha trnquillamente inghiottito il cammello rappresentato dalla crisi della Chiesa che sta tutto distruggendo, e della quale non si deve parlare in modo da coinvolgere il Concilio e il Papa. Lo si vede anche dal saggio di don Citati.
Uno spunto su cui riflettere, l'articolo lo offre, forse, là ove afferma che l'insegnamento a Econe trascurerebbe la componente storica e filologica. Fino a che punto ciò è vero?
E cosa significa affermare che pur continuando la crisi della Chiesa lo stato di necessità non esisterebbe più per la FSSPX? Se la crisi continua ed anzi si aggrava, lo stato di necessità non continua ad esistere, per tutti? Continua ad esistere finché dentro la Chiesa visibile opera una "cupola neomodernista", a tutti nota ormai.

Gederson Falcometa ha detto...

"Il "punctum dolens" di tutt'il contenzioso si chiama Tradizione. Ad essa è costante il richiamo dell'una e dell'altra parte, che peraltro hanno, della Tradizione, un concetto nettamente alternativo(quinto concetto unilateralmente in non condivisibile). Papa Wojtyla dichiarò ufficialmente "incompleta e contraddittoria" la Tradizione difesa dalla Fraternità. Si dovrebbe pertanto dimostrar il perché dell'incompletezza e della contraddittorietà, ma ancor più impellente èla necessità che le parti addivengano ad un concetto comune, ossia bilateralmentecondiviso(la quadratura del cerchio: non è un compromesso, è vero, ma una assurdità). Untale concetto diventa allora il famoso pettine al quale arrivan tutt'i problemi. Non c'èproblema teologico e di vita ecclesiale che non abbia nel detto concetto la sua soluzione.Intanto è sicuro che invece non c'è problema teologico e di vita ecclesiale che non trovi nelnuovo concetto di Tradizione la sua causa...." Commento alle "riflessioni sulle prospettive future della FSSPX" di Mons Brunero Gherardini

Così come se doveva dimostrare il perchè del concetto di Tradizione della FSSPX sarebbe incompleto e conttradditorio, anche se doveva dimostrare quali sarebbe i problemi dottrinali della FSSPX. Se vediamo la forma come Roma ha risolto problemi dottrinali con i protestanti vedremmo nella pratica una nuova modalità di "magistero" quello esercitato dalle Comissione teologiche internazionale. In ciò che dice rispetto ai luterani, abbiamo la Dichiarazione sulla questione della giustificazione e il documento dal conflitto alla comunione. Già con gli anglicani abbiamo la Angliconorum coetibus. Sono documenti che mostrano chiaramente la rottura tra Concílio e Tradizione. Come sono documenti che sollevano la questione: sarebbe possibile risolvere la questione tra Roma e FSSPX usando lo stesso metodo? Roma parla molto quando se tratta degli nemici storici della Chiesa, ma quando se tratta della FSSPX, Roma tacce. Perchè?

Per fine, abbiamo dei movimenti come il Cammino neocatecumenale che c'e un Catechismo segreto e sarebbe agli occhi della Chiesa pre-conciliare un movimento eretico. La questione è che il Cammino acceta il Concilio... Benedetto XVI, in quello discorso sulle due ermeneutiche, ha classificato come ermeneutica della rottura quella ermeneutica che considera il Concilio come una Costituizione, ma nella questione di fatto, se vuole imporre alla FSSPX, il Concilio come una Costituizione...

Anonimo ha detto...

anonimo 14,45, grazie di avermi risposto su un punto. Uomini come tutti gli altri senza dubbio, ma negli apostati della Chiesa ufficiale questo non succede, Mons.Williamson, don Ricossa coi suoi 4 di cui son rimasti 2, fraternità san Pietro...sono tutti filoni fuoriusciti. Su questo punto " i punti " li dà la Chiesa del doppio papa. Quanto a Marius gli chiederei cortesemente una spiegazione della scomunica latae sentientiae, se vuole.

Anonimo ha detto...

La FSSPIOX è in opposizione a Bergoglio? ...senza voler polemizzare non direi dato che questi ha dato loro giurisdizione per l'anno della misericordia e poi l'ha prorogata. Un capo riconosce i sudditi, i sudditi hanno ringraziato, io l'antagonismo non lo noto.

Anonimo ha detto...

Mons.Gherardini segnalato da Gederson Falcometa, rileva che GPII rilevava una carenza di Tradizione nella fraternità e la FSSPIO X accusa la Chiesa di carenza Tradizione; in effetti urge definire questi punti, chi ha ragione tra i due contendenti?Uno, due o nessuno dei due?

Gederson Falcometa ha detto...

"Se certamente è erroneo ritenersi, da parte della San Pio X, Chiesa "ufficiale" (ma io non ho mai sentito o letto espressioni del genere da parte dei "lefebvriani"), non è ancora più assurdo passare a una comunione con chi il cattolicesimo lo sta distruggendo?"

Marco, anch'io ho mai sentito dalla parte della FSSPX l'espressione Chiesa "ufficiale". Già la questione dell'autoreferenzialità la referenzia della FSSPX è la Chiesa e il magistero pre-conciliare. In questo punto credo che la domanda sarebbe: la Chiesa con il Concilio e il post-Concilio, è ancora referenzia di che?

Inoltre la distinzione tra il Concilio e il post-Concilio nasconde la responsabilità dell'autorità della Chiesa nell'applicazzione del Concílio. Pertanto è meglio parlare di Concilio astratto, nei suoi documenti e il Concilio concretto che sarebbe l'applicazione di questi documenti. In questo caso se capisce bene che la responsabilità per le cose che non sono andate bene è dall'autorità della Chiesa...

Gederson Falcometa ha detto...

Chi parla di autoreferenzialità nella FSSPX vuole, in verità, anche il Concilio, e il post-Concilio, come referenziali nella FSSPX...

Anonimo ha detto...

Tommaso Maria Irlanda

Lefebvre 2.0
Ho letto ieri di un giovane sacerdote che ha lasciato la fraternità San Pio X per andare in un istituto "tradizionale" in obbedienza a Bergoglio. Prima di andar via ha scritto 30 pagine per rimproverare la fraternità fondata da Mons. Lefebvre di aver rifiutato l'accordo con Roma, e di essersi così allontanata dalle intenzioni del suo fondatore, che secondo lui oggi avrebbe accettato le proposte di "Francesco".
Una storia già vista, questo sacerdote non è il primo e non sarà l'ultimo che trova una buona scusa per normalizzarsi. Certo, confutare questo suo "studio" sarebbe fin troppo facile, poiché si basa su un concetto di "Chiesa visibile" che l'autore vorrebbe attribuire a Mons. Lefebvre, ma che lo stesso monsignore definiva "infantile". Più che entrare nelle discussioni canoniche e teologiche però, è sufficiente avere una buona immaginazione per comprendere la bassa qualità di queste trenta pagine. Basta immaginare un ipotetico mons. Lefebvre tacere sulle aberrazioni di Bergoglio, stringere la mano ai criminali che oggi occupano Roma. Immaginarlo nel chiedere un angolino per dire la Messa e tacere sul resto, lui che scelse di prendersi la scomunica per avere la libertà di "rimproverare Roma". Immaginarlo partecipare a qualche riunione diocesana: tra focolarini, neocatecumenali e carismatici; tra comunità miste di cattolici e protestanti, tra bergogliani ecologisti e cattozecche di tutte le risme, per poi magari ringraziare il vescovo locale di aver accolto anche lui e la messa antica; ecco, Lefebvre in quelle trenta pagine é immaginato più o meno così.
È un Lefebvre 2.0.
Questo giovane sacerdote ora, finalmente, potrà celebrare la santa Messa nei santuari più belli, nelle cattedrali più eleganti; ora nessuno lo chiamerà più scismatico, o disobbediente o settario. Ora avrà tanti più amici e molti meno nemici, potrà avere finalmente la tanto agognata "credibilità ecclesiale" (cfr. Viganò vs Weinandy) per partecipare ai dibattiti dei conservatori con i progressisti. Ed in cambio? In cambio dovrà solo accettare il Concilio Vaticano II e la messa nuova, alla quale ogni tanto parteciperà in obbedienza ai suoi superiori per "mantenere la comunione" con i vescovi locali. E poi soprattutto dovrà tacere o dire che va tutto non troppo male, che non dobbiamo esagerare e che alla fine i cattivi non sono anzitutto gli eretici nella Chiesa, ma come al solito i lefebvriani "fuori dalla Chiesa visibile".
Un po' di tranquillità per qualche piccola rinuncia ai principi, che volete che sia? Chi non lo fa oggi?
Dai su che i tempi son difficili, c'è pure il Coviddi!
E poi troppa rigidità non va bene, siate realisti, un granellino d'incenso da bruciare davanti all'immagine dell'imperatore, non si nega a nessuno.

Marco ha detto...

Sono d'accordo con Falconeta e Irlanda.
I tenutari di questo blog e VAlex dovrebbero riflettere: non si può perdere tempo con queste bazzecole (se non peggio).

Anonimo ha detto...

Da parrocchiano della Trinità dei Pellegrini di Roma, gestita dalla FSSP (Fraternità Sacerdotale San Pietro), istituto che ospiterà il sacerdote menzionato, posso dire solo che i loro sacerdoti, come il catechismo per bambini e adolescenti sono encomiabili e dottrinalmente ineccepibili. La messa nuova, come tutti gli altri sacramenti nuovi, non sono neanche contemplati. Non nego che hanno meno libertà nel citare apertamente il Concilio con i suoi errori, ma si insegna e si pratica la dottrina immutabile di sempre.

Non denunciare non sarà un buon esempio, ma qjuanto al resto, con l'aria che tira, non c'è molto di meglio.

mic ha detto...

Anonimo 17:11
La FSSPIOX è in opposizione a Bergoglio? ...senza voler polemizzare non direi dato che questi ha dato loro giurisdizione per l'anno della misericordia e poi l'ha prorogata. Un capo riconosce i sudditi, i sudditi hanno ringraziato, io l'antagonismo non lo noto.

La FSSPX non tace su Bergoglio e le sue gesta e parole. Se seguisse questo blog, avrebbe letto molti interventi. E' vero che ha loro dato la giurisdizione per le confessioni ma si tratta di una benevolenza di origine pragmatica che risale all'esperienza argentina della Fraternità, pure qui ben documentata.

Gederson Falcometa ha detto...

Un'altro giorno ho risposto qualcuno che diceva che sull'interpretazione del Concílio i tradizionalisti erano uguale ai modernisti. La questione era il "subsistit in", ho risposto dicendo che il problema è che i tradizionalisti non fanno un'interpretazione del Concilio dicono che la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica, e questo non se può condannare senza condannare la Chiesa prima del Concilio. Già nel caso dei modernisti, il problema è che il modernismo è in sè un'eresia e non poteva avere nessuno spazio nella Chiesa...

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

La tesi si compendia in una semplice affermazione: «Un gruppo che si comprende come realtà concreta della "chiesa ideale", corre il costante pericolo di rompere con la Chiesa universale». Segue nel testo una chiara fenomenologia dell'aberrazione denunciata. Denunciare questo pericolo è doveroso e salutare anche per la FSSPX cui si può essere fin qui immensamente riconoscenti. Qui sta il merito dello scritto di don Angelo. Purtroppo nelle risposte si omette, per lo più, la tesi e ci si perde nell'invettiva personale e nei varie larve polemiche generate dall'idea malsana di una "neochiesa" sostituitasi alla Chiesa cattolica.

Pietro Foscari ha detto...

@ Anonimo 16:44

La preparazione che i candidati al sacerdozio ad Econe ricevono in Storia è veramente imbarazzante, ed è assente ogni approccio filologico alle questioni. Questo posso dirlo in qualità di storico e filologo classico, avendo visto come vengono insegnate tali materie nel seminario della FSSPX ed essendone inorridito. Non che nei seminari Ecclesia Dei sia molto meglio. A Wigratzbad fanno un po' più di teologia e la fanno un po' meglio che a Econe, ma la Storia è lungi dall'essere studiata e capita. Manca completamente, da entrambe le parti, la preparazione nelle lingue classiche e quindi la conseguente capacità di comprendere appieno i testi teologici e liturgici. Il peggio del peggio è rappresentato da Gricigliano, dove non solo vengono insegnate male le cose, ma ordinano sacerdoti anche i candidati che non superano i (ridicolmente semplici) esami che sottopongono loro.

L'unica nota positiva nell'insegnamento di Gricigliano, fino ad alcuni anni fa, era lo studio della liturgia (che è invece penoso a Wigratzbad ed Econe), grazie all'opera meritoria di don Quoex, ma oggi pure quella è svanita sotto l'influsso di don Wach.

Gederson Falcometa ha detto...

"Purtroppo nelle risposte si omette, per lo più, la tesi e ci si perde nell'invettiva personale e nei varie larve polemiche generate dall'idea malsana di una "neochiesa" sostituitasi alla Chiesa cattolica".

Il pericolo di "autoreferenzialità" se può trovare nella propria regola di S. Vicenzo di Lerino per i tempi di crise. La regola c'e validità quando la Chiesa reale se separa dall'ideale nel senso do che gli errori non dovevano avere dei diritti. Allora se l'errori trova spazio ogni Cattolico devono fare uso del canone lirinese. Certamente coloro che usano la regola corrono il rischio dell'autoreferenzialità o di essere "un gruppo che se compreende come la "Chiesa ideale". La Chiesa non è universale appena in relazione allo Spazio, lo è anche in relazione al tempo. La questione non passa necessariamente per l'idea di una neochiesa, ma se può credere oggi che la Chiesa con il Concilio crede in tutto quello che è stato creduto in tutti i tempi e luoghi?

Urgentissimo! ha detto...

Sarebbe stato utile pubblicare subito sul blog il testo dell'abstract (la pagina 2 del PDF) che riassume bene le ragioni di Don Angelo Citati.

L'impasse troppo prolungato della situazione canonica della Fraternità ormai non le consente più una via d'uscita che appaia coerente con tutte le scelte fatte dalla morte di mons. Lefebvre ad oggi. Mi lascia amarezza il vedere che attaccano Don Angelo proprio i suoi ex colleghi: logico, perché la strenua difesa della propria identità è degenerata in un "chi non è con noi è contro di noi".

Anonimo ha detto...

@ Anonimo9 settembre 2020 13:28
"Don Angelo Citati esprime perplessità che sono pure di don Elia, e che condivido anch'io."

Eppure don Elia, un po' di tempo fa, ai suoi parrocchiani virtuali confidava di avere ricevuto una rivelazione divina durante il canone della Messa, e cioè che coloro che sono con lui sulla stessa barca della parrocchia virtuale si sarebbero salvati (con lui).
Non ha mai ritrattato questa tesi, l'ha solo giustificata.

Addita dunque gli altri per quello che in realtà è da addebitare a lui stesso.

Anonimo ha detto...

anonimo 17, 29, Tommaso Maria Irlanda: trascrivo da questo commento pro- Lefebvre " SCELSE DI ESSERE scomunicato per poter rimproverare Roma", ok finalmente un dato di fatto vero. Anonimo 19,53, non ho capito il senso del commento, che don Elia parli dei salvati della sua parrocchia virtuale, quale nesso ha con la fraternità?

Marco ha detto...

Urgentissimo!

Con un minimo di preveggenza (o, meglio, di semplice buon senso), Don Angelo Citati avrebbe dovuto comprendere che sarebbe stato meglio per lui frequentare il seminario della S. Pietro.
Una domanda, in particolare a VaAlex e a Urgentissimo!: se il papa vi comanda di idolatrare in S. Pietro la pachamama (idolo femmineo precolombiano, non amazzonico peraltro, quindi connesso a culti che non disdegnavano il sacrificio umano!), voi gli obbedite?

Anonimo ha detto...


Qui ormai le "rivelazioni private" si smerciano sciolte e a pacchetti, come le sigarette di contrabbando.
Ma tornando al maligno saggio di don Citati, maligno perché appare pregiudizialmente ostile alla FSSPX dietro l'apparenza untuosa di fare un discorso obiettivo e amichevole: un punto essenziale è forse questo, per spiegare come e qualmente il Superiore attuale abbia deciso (ma da solo?) di non continuare per il momento le trattative con Roma per l'inquadramento della Fraternità nel nuovo CIC.
IL punto essenziale è questo : lo fareste voi un accordo con una paersonalità come quella di Papa Francesco? Dire che è sconcertante è dir poco. Ma soprattutto un Papa che sembra avere in odio la Chiesa, per tutto quello che è stata e che è, a cominciare dalla dottrina.
Io l'accordo, con uno così, avrei paura a farlo e non lo farei, considerando poi tutto l'ambiente ecclesiale, quello che è diventato.
Le eresie e l'apostasia, unitamente alla corruzione dei costumi, dilagano nella Gerarchia della Santa Chiesa. Anche accettata un domani così com'è, per dire, la FSSPX rischierebbe poi di affondare anch'essa nella melma in cui sta sprofondando il resto.
(Ma la questione delle confessioni prima della Messa, qualcuno può rispondere? La Frat. S. Pietro, almeno in Italia, pratica queste confessioni oppure no? Lo sappiamo che il diavolo si nasconde nei dettagli, come si suol dire).

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

No. Senza difficoltà teologiche o morali.

marius ha detto...

"lo stesso Newman riconosce la relativa buona fede di molti semiariani, alcuni tra i quali affrontarono il martirio per mano ariana."

In questione non era e non è la più o meno buona fede di alcuni semiariani (cosa che solo il Padre Eterno può giudicare) ma la bontà o meno di una scelta di campo semiariana. Nel IV e nel XXI secolo.

marius ha detto...

Quoto Tommaso Maria Irlanda

Anonimo ha detto...

@ Pietro Foscari
"si può anche avere una certa idea della coerenza di questi ambienti." Ecc...ecc...

Lei Foscari sembra il genio incompreso della situazione che dall'alto della sua scienza tipicamente si permette di pontificare a destra e a manca.
Insomma a quanto sembra che solo lei sarebbe in grado di insegnare comme il faut: chapeau!

Anonimo ha detto...

Concordo in pieno con gli utenti Marco e Genderson Falcometa.
Finché la "chiesa conciliare" non ritratterà i suoi errori non sarà possibile nessun accordo.
E, fra le altre cose, una volta sotto la giurisdizione di Bergoglio come si potrà evitare di dare la Comunione agli adulteri senza essere puniti e perseguitati?
Come si farà a predicare con forza contro le eterodossie di Bergoglio e gerarchi modernisti senza incorrere in sanzioni canoniche?
La FSSPX dovrebbe entrare nella "chiesa conciliare" per doverne riuscire un mese dopo?
O forse si vuole che faccia la fine dei Francescani dell'Immacolata?
Tocca a chi ha sbagliato correggersi.
Chi è nell'errore non ha il diritto di imporre condizioni dottrinali a chi è rimasto fedele alla dottrina da sempre creduta.

Gederson Falcometa ha detto...

«C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: “Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?”. Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia». Paolo VI all’amico Jean Guitton, 8 settembre 1977

San Pio X davanti al modernismo poteva dire le stesse parole di Paolo VI. Però, per uno Papa non basta dire che all’interno del cattolicesimo c’e un pensiero non cattolico. È il suo dovere mostrare quale è questo pensiero e condannarlo, come ha fatto San Pio X con il modernismo. Se San Pio X non avesse fatto niente, come ha fatto Paolo VI, il modernismo poteva avere preso il potere nel suo tempo. Le parole di Paolo VI possono essere riassunte in questo modo: esiste un pensiero del tipo non cattolico all’interno del cattolicesimo, lo so che non è cattolico e non posso fare nulla, ma se domani questo pensiero diventa il più forte, mai potrà rappresentare il pensiero della Chiesa. Quando Paolo VI, parla in questo modo, cade lui stesso nell’atteggiamento di silenzio che rimprovera nei vescovi... Allora, non possiamo dire che questo pensiero se è diventato dominante solo adesso con il pontificato di Papa Francesco?

Paolo VI non parla nemmeno quale sarebbe il pensiero... ma sappiamo che questo pensiero è il modernismo (e non è stato lui ad abolire il giuramento antimodernista?). Allora, se può aspettare che i modernisti hanno la stessa dottrina sulla Chiesa Cattolica, quando la Chiesa per loro è l’umanità?

Cerca don Angelo Citati se tratta di un sacerdote che non ha capito la crise della Chiesa. Se dobbiamo essere fedeli all’oggi della Chiesa, è come se non avesse un ieri e se non ha un ieri è come se la Chiesa cominciasse con il Concilio Vaticano II. In questo senso la Chiesa non sarebbe più universale nel tempo e nello spazio, ma appena nel tempo. Quindi, la regola di S. Vicenzo di Lerino è impossibile da osservare se accettiamo il Concilio Vaticano II. Come ho detto in un comento anteriore: la Chiesa non può condannare chi afferma che la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica senza condannare il cattolicesimo prima del Concilio. Non se tratta più di credere in tutto quello che è stato creduto in tutti i tempi e luoghi ma in credere nell’oggi della Chiesa, nel Concilio Vaticano II. Non senza ragione, mons. Viganò ha confutato l'espressione "essere fedeli all’oggi della Chiesa ", come si può leggere nel testo:

VIGANÒ: GLI ZELATORI DEL VATICANO II NON TOLLERANO DISCUSSIONI…
https://www.marcotosatti.com/2020/08/17/vigano-gli-zelatori-del-vaticano-ii-non-tollerano-discussioni/

Gederson Falcometa ha detto...

Essere fedeli all’oggi è il motto dei progressisti, se tratta della Chiesa dei progressisti, la Chiesa attuale di che ha parlato il P. Cornelio Fabro, già negli anni settanta, come se può leggere:

“Bisogna partire da un fenomeno che è decisivo e insieme sorprendente per cattolica, cioè la determinante anzi dominante posizione della teologia Chiesa attuale. Essa sembra essere diventata, da una Chiesa di vescovi, una Chiesa di professori. Devo in verità correggermi: dominante non è la teologia semplicemente, ma una determinata forma di teologia che si chiama con la modestia, che le è propria, teologia del progresso, che io però indico come progressista. Meno questa teologia è una unità, e più però essa mostra in un certo campo delle caratteristiche comuni”.
DECADENZA E CRISI DEL SACERDOZIO* NELL’ATTUALE CRISI DELLA CHIESA - P. CORNELIO FABRO
https://pascendidominicigregis.blogspot.com/2019/09/decadenza-e-crisi-del-sacerdozio.html

La Chiesa della teologia “Chiesa attuale” é la stessa Chiesa Cattolica Apostolica Romana? E chi dice non credere in uno Dio Cattolico, non crede che Gesù é Dio o non crede che ha fondato la Chiesa Cattolica?

Gederson Falcometa ha detto...

"Mons.Gherardini segnalato da Gederson Falcometa, rileva che GPII rilevava una carenza di Tradizione nella fraternità e la FSSPIO X accusa la Chiesa di carenza Tradizione; in effetti urge definire questi punti, chi ha ragione tra i due contendenti?Uno, due o nessuno dei due?"

Caro anonimo,

"E di fronte all’accusa rivolta ufficialmente alla Fraternità di avere una "nozione incompleta e contraddittoria di tradizione" Mons. Gherardini è lapidario:

«"Salvaguardare la fede e combattere l'errore" dovrebb’essere l'ideale e l'impegno sia della Chiesa, sia d’ogni suo figlio. Alla luce di ciò, mi resta difficile capire se il già citato rimprovero di "Tradizione incompleta e contraddittoria" abbia un reale fondamento. Una cosa mi par di capire: non si fonda sullo "spirito di Assisi"»". "Quod et tradidi vobis" - La Tradizione vita e giovinezza della Chiesa - http://www.internetica.it/FSSPX-Gherardini.htm

Aggiungo solo che lo Spirito di Assisi produrrà il Sinodo della Pachamama, la Dichiarazione di Abu Dabhi e la prossima Lettera Enciclica sulla Fratelanza universale.

Gederson Falcometa ha detto...

"Concordo in pieno con gli utenti Marco e Genderson Falcometa".

Caro anonimo,

Il problema di don Angelo Citati è esattamente quello di essere fedeli all'oggi della Chiesa. Purtroppo, me sembra che quello che lui vede nella FSSPX è proprio il problema della "Chiesa conciliare". Se la referenzia diventa l'oggi è come se la Chiesa non avesse un ieri e non avendo un ieri, usando le parole di don Angelo Citati, se può dire che la Chiesa ha considerato con l'aggiornamento di essere la «chiesa ideale» per il mondo moderno e di si ritienere autosufficiente rispetto alla chiesa del passato... Purtroppo è la propria "Chiesa conciliare" che è autoreferenziale...

giacomo muraro ha detto...

Caro don Angelo, l’affermazione secondo cui la FSSPX si ritiene la “chiesa ideale” rispetto ad una gerarchia divinamente istituita mi lascia molto perplesso. L’accusa all’istituzione di Mons. Lefebvre di considerarsi l’unica, la sola vera Chiesa è esattamente ciò che da sempre affermano gli Istituti “Ecclesia Dei” di cui ora lei fa parte e che sono stati furbescamente istituiti per contrastare l’opera della FSSPX.
I sacerdoti seguaci di Mons. Lefebvre hanno solamente la “pretesa” di continuare a fare quello che la Santa Chiesa ha sempre fatto per 20 secoli. Lei chiama questa la “Chiesa ideale” (C maiuscola)? Ebbene si, lo è; in contrapposizione alla chiesa modernista della gerarchia postconciliare (divinamente istituita?), la quale ha bellamente introdotto all’interno della Chiesa fondata da Gesù Cristo i principi della rivoluzione francese. E colui che non vede le conseguenze nefaste di questa operazione diabolica non vuole proprio aprire gli occhi.
Caro don Angelo, chi scrive è quella persona anziana che, giusto un anno fa, ad Albano laziale l’ha incontrata, l’ha abbracciata forte e ha pregato per lei. Prego ancora perché si tenga lontano dalla superbia che per tanti anni ha travolto anche me.
Sia lodato Gesù Cristo!

Un nome una garanzia ha detto...

diretta dal card. Braz De Aviz, ma in realtà gestita dal Segretario, il francescano Carballo.

https://www.marcotosatti.com/2020/09/10/ecclesia-dei-morira-definitivamente-ritorno-allindulto/

Bernardo Guerrini ha detto...

Comunque alcuni cercano di abbattere tutto il lavoro di Mons. Viganò e mons. Schneider che stanno dicendo che va ritenuto nullo e ripeto nullo (il che significa mai esistito) il concilio Vat.II che è tutto un errore e tutto una eresia fin dai documenti prparatori gettati perchè preparati dalla Curia Romana .. e quell'assise se concilio si può chiamare che ci ha portato fino a Bergoglio.... ad Abu-Dabhi o Pachamama o mille altre eresie e al paganesimo... dunque vogliamo che esista come Chiesa di Cristo questa falsa chiesa formata nel 1965 da quell'assise e tutti sappianmo che tutto era stato preparato dal modernismo decenni prima per distruggere la Dottrina Cattolica... vogliamo che buoni preti Cattolici seguano tutto questo o la chiesa di sempre????? più vado avanti e più vedo che c'è gente che tradisce ogni giorno per farsi bello con il mondo e stare al passo coi tempi... spero che giorno dopo giorno crescano invece i Viganò e gli Schneider ... speriamo che la Madonna Maria Ausiliatrice ci aiuti in questo.. O Signore donaci Sacerdoti.... donaci molti sacerdoti, ma molti e santi sacerdoti e famiglie religiose sante... abbiamo bisogno solo di questo e dimenticate tutti il vaticano II fino Bergoglio e tutti i suoi seguaci che ci stanno gettando all'inferno....non dimentichiamo che un Papa mise i paletti 400 anni fa contro tutte le eresie e chi avrebbe intaccato o modificato anche in parte la Messa VO e la Dottrina Cattolica... "" LA QUO PRIMUM TEMPORE"""

Marco ha detto...

Gli schemi preparatori del Vat II non erano erronei.
Il problema della San Pio X, lungi dal consistere in quanto afferma Don Citati, è la mancanza di una risposta teoreticamente convincente alla "crisi". Il sedevacantismo "mitigato" dà una risposta, non saprei quanto convincente: ma almeno la dà.
E non dite che Mons. Lefebvre, che non era teologo, era contrario in toto a questa ultima possibilità, altrimenti sarebbe da citare il suo divertente gioco di parole in francese (oltre a moltre altre dichiarazioni).

Anonimo ha detto...

Tutto sommato questo modo di fare sembra denotare anche una certa scorrettezza nei confronti delle autorità.

mic ha detto...

Gli schemi preparatori del Vat II non erano erronei.

Non lo erano, forse, in rapporto a quelli introdotti dalla fronda dei novatori. Ma quello sulla liturgia, ad esempio (se non erro l'unico non cambiato), sull'uso del volgare riporta un 'baco' (un "ma anche") purtroppo già inopinatamente penetrato nella Mediator Dei...

mic ha detto...

Il sedevacantismo "mitigato" dà una risposta, non saprei quanto convincente: ma almeno la dà.

Mitigato o meno, il sedevacantismo non ci appartiene...

Marco ha detto...

Cara Mic, non è che ogni volta che si nomina il sedevacantismo devi automaticamente, come per riflesso pavloviano, dire quello che tutti sanno.

Marco ha detto...

Il paradosso è che già dal titolo del testo di Don Citati vi è una alternativa tra "l'esperienza della tradizione", affermazione prudenziale di Mons. Lefevbre (che poi parlò anche di "Anticristi", però!), e la "tradizione integrale", che, debbo dedurre, si troverebbe nella chiesa di Bergoglio (pachamama, etc.).

Pietro Foscari ha detto...

Sicuramente però, il sedevacantismo è coerente: la chiesa canonica è eretica, dunque non è chiesa, e noi solo lo siamo. La Fraternità, che sedevacantista non è, si comporta però da tale considerando se stessa la Chiesa e trattando i "pienamente canonici", anche veteroritualisti, come eretici, e dunque ciò presenta un problema, come rimarca don Citati. Di fatto, però, istinti sedevacantisti, seppur nacosto in quanto non si professa una tesi dichiaratamente tale, sono da sempre insiti nella Fraternità. Anche in ambito liturgico, l'accettazione incondizionata di tutte le pessime riforme liturgiche fino al 1962 e il rifiuto arbitrario di quelle successive è una certa forma di sedevacantismo.

Anonimo ha detto...

Certi commenti non superano la censura, scrive mic, e lo constato di persona. Ma allora pongo una nota,io non lo ritengo un buon servizio alla verità, confrontandosi senza insultare si matura e si va nella direzione del vero obiettivo, se la coscienza è retta, che è discernere quanto si può nel caos odierno. Chi ha la coscienza retta, quando non vede volontà offensiva o trollaggio, non deve temere il confronto. Si chiede se si vuole stare con le pachamame, direi che in epoca di doppi papi che uno si è dimesso o forse no, una presa di posizione chiara la fraternità dovrebbe prenderla. Uno che sta con le pachamame come si giudica? Dichiaravano eretico Paolo VI e non dicono nulla di un doppio papato che forse è o forse non è ? Andando così quale sarà il frutto? Se il loro dichiarare anticristo Montini ma anche Papa da seguire se dice cose giuste, ci ha condotto alle pachamame, significa qualcosa o no? Io personalmente disapprovo la loro linea perchè dovevano combattere come oggi fa mons.Viganò. La scelta di opporsi in quel modo non ha dato buoni frutti, mi si passi il commento e mi si contesti eventualmente con argomenti convincenti. Lo chiedo anche a monsignor Viganò: può essere una persona sia vicario del nemico che di Cristo? Teologicamente è possibile? Come fedele vorrei saperlo perchè uno può essere peccatore e Papa, ma quando uno sceglie le pachamame ha fatto un salto da peccatore a cosciente nemico, il che è diverso. Un eretico cosciente può essere Papa? Paolo VI era eretico conscio? Aveva un sosia? Bergoglio è eretico cosciente, gli atti sono troppi. La bolla Quo primum tempore e la bolla Cum ex apostolatus officio sono valide oggi? Non voglio che risposte, non voglio offendere e non faccio trollaggio .

mic ha detto...

Marco 11:55
Capisco che possa apparire un riflesso pavloviano ma, in mancanza di tempo ed energie per continuare a ripetere con argomenti adeguati cose già dette, devo pur esprimere la mia posizione per i lettori nuovi o occasionali!

marius ha detto...

Giusto: repetita juvant

pinco ha detto...

La FSSPX sta scontando l'ambiguità della sua nascita.

Gederson Falcometa ha detto...

Ci sono due Chiese parallele? Ecco cosa succede in Vaticano
https://amp.ilgiornale.it/news/cronache/bergoglio-e-ratzinger-cos-chiese-sono-diventate-due-1888643.html

Maurizio ha detto...

Vivo a Roma, e frequento sia la FSSP (Chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini) sia, ormai da diverse settimane, anche l'ICRSS (Basilica dei SS. Celso e Giuliano).
Quello che posso dire è che trovo conforto nella celebrazione del Vetus Ordo, ma non sono affascinato dalle omelie. Alla costante omissione di qualsivoglia riferimento alla crisi della odierna Chiesa (sostituito riduttivamente dalla denuncia della crisi di fede nella società) si aggiungono, di tanto in tanto, riferimenti a Papa Bergoglio, il cui nome francamente preferirei sentir pronunciare il meno possibile ...
Ultimamente, poi, c'è stato il ben noto episodio dell'accoglienza devota al card. Zuppi, punta di diamante della galassia bergogliana (quello che, con riferimento ai gay, "la diversità è una ricchezza"...) da parte dell'IRCSS, sintomo di un affiorante patto di non belligeranza con la Chiesa bergogliana a tutela del proprio orticello (tu mi lasci celebrare il VO, e io non critico né te né il Concilio Vaticano II). Stessa politica adottata anche dalla Fraternità Sacerdotale San Pietro. Con questa visione dell'apostolato, le sacrosante prese di posizione di Mons. Viganò, ad esempio, vengono considerate frutto marcio di un quasi-esaltato.
Quindi, quando incontrerò don Citati a SS. Trinità dei Pellegrini, mi torneranno alla mente tutte queste considerazioni ...

asb carlo ha detto...

Sono troppe ormai le persone costrette ad uscire dalla Fraternita'. Una riflessione si impone.
Purtroppo tali soluzioni abbondano nella galassia tradizionalista. La vita religiosa di fatto impone uno sposalizio vincolante in tutto. I dissensi non sono ammessi, la soluzione e' la porta.
Anche questo e' il volto concreto del cattolicesimo.

Anonimo ha detto...


Visto che frequentatori della Frat. S. Pietro commentano su questo blog, sarei grato se volessero rispondere cortesemente a questa domanda, circa un dettaglio a mio avviso importante: per mezz'ora, prima della celebrazione della S. Messa, il sacerdote della FSSP sta in confessionale? C'è la possibilità di confessarsi prima della Messa oppure no?
Grazie.
La mia non è un richiesta per far polemiche, sia chiaro.
Ci terrei a sapere per mio sfizio personale.
Z.

Anonimo ha detto...




L'atteggiamento delle Fraternità tipo Ecclesia Dei, come la San Pietro e altre, è farisaico.
Vogliono continuare a celebrare la Liturgia corretta, quella tradizionale, l'Ordo Vetus.
Però non vogliono rompere con il Vaticano che vorrebbe il Novus Ordo. Il Novus Ordo è l'espressione patente e sinistra della crisi della fede e liturgica innescata dal Vaticano II.
Per non rompere con il Vaticano, queste Fraternità devon fingere che il NOvus Ordo sia buono e che la crisi di fede provocata dal Vaticano II non esista. E devono celebrare se richieste il NO, contro la propria coscienza.
Qui sta l'ipocrisia. Vi accennano alla crisi, quando vi accennano, come crisi morale e di costume della società, prevalere del "relativismo", insomma il compitino che il Papa Emerito ci ha ammannito per tanti anni. L'approccio alla crisi resta rigorosamente minimalista. Nel saggio di don Citati, si sfiora il ridicolo quando si parla di "condanna della confusione con le altre religioni" (p. 16) da parte dei critici di Papa Francesco, come se gli abomini di Abu Dhabi e il culto professato alla Pachamama ponessero in essere una semplice "confusione" con le altre religioni e non mostrassero invece eresia e apostasia galoppanti (di un papa che ha fatto anche l'elogio sperticato di Lutero, ce lo siamo già dimenticato?).

Don Citati cerca di dare significato "categoriale" alla decisione del Superiore (sicuramente non presa da solo) di interrompere per il momento le discussioni sulla c.d. "normalizzazione" con Roma. A mio avviso, è una saggia decisione. Di fronte ad una personalità come quella di Bergoglio, che sembra addirittura posseduto dal desiderio demoniaco di distruggere il cristianesimo dalle fondamenta, la difesa migliore che la FSSPX possa attuare è proprio quella di starsene chiusa nella "protezione" che, con apparente paradosso, le viene offerta dalla sua mancata regolarizzazione canonica, affidandosi alla Provvidenza.
Il problema non è solo Bergoglio, è ormai tutto l'ambiente ecclesiastico: se si vuole mantenere la fede (e i retti costumi) bisogna starne fuori. E star bene attenti a non esserne infiltrati. Situazione ben peggiore di quella dei tempi di S. Pier Damiani o di Savonarola.
Per la FSSPX, comunque, diventare come le Fraternità Ecclesia Dei sarebbe la fine: credo che si disintegrerebbe rapidamente.
Siamo nell'Occhio del Ciclone, tutti, e non si fa altro che parlare di una grande persecuzione sempre più vicina, dimenticandosi di precisare che tra i persecutori più accaniti si sono già messi in evidenza Bergoglio e i suoi scherani.
T.

Anonimo ha detto...

Rivendico la possibilità di sentirsi sedevacantisti in pectore, non per adesione illusoria ad una o all'altra realtà sedevacantista, ma come sentimento di sgomento davanti ai doppiogiochisti modernisti, tonacati.

Anonimo ha detto...

Rivendico la possibilità di sentirsi sedevacantisti in pectore, non per adesione illusoria ad una o all'altra realtà sedevacantista, ma come sentimento di sgomento davanti ai doppiogiochisti modernisti, tonacati.

Maurizio ha detto...

@Anonimo 10 settembre 2020 20:47

Temo di non poter dare una risposta precisa ...
Per la mia esperienza personale:
- il sacerdote che confessa non è praticamente mai lo stesso che poi celebra la Messa;
- a volte le confessioni iniziano anche più di mezz'ora prima dell'inizio della Messa (ad es. quando ci sono i primi venerdì o sabato del mese);
- di solito, però, le confessioni iniziano circa un quarto d'ora - venti minuti prima dell'inizio della Messa;
- a volte, durante la Messa, le confessioni vengono interrotte se il confessore deve dire l'omelia, per poi riprendere subito dopo il termine dell'omelia stessa;
- mai, però, c'è la pessima abitudine di iniziare a confessare a Messa già iniziata.

Anonimo ha detto...

"...da ORA in POI tu sei PIETRO e SU questa Pietra TUA ----IO fonderò la MIA CHIESA e le porte degli inferi (eresie) NON prevarranno contro di ESSA" ... "IO SONO con VOI fino alla fine del mondo". La seconda frase è detta a tutti gli Apostoli, la prima frase è detta a Pietro solo, ma la promessa è alla Chiesa fondata SU Pietro, e non a Pietro. Dobbiamo meditare su queste parole ed anche su "se IO voglio che egli resti fino al mio ritorno ... ma non significa che egli non sarebbe morto....tu vieni e seguimi (alla morte del martirio)...quando sarai vecchio (la Pietra oggi è vecchia) un ALTRO ti cingerà la VESTE (papale) e ti porterà dove NON VUOI (all'apostasia)"... Queste frasi spiegano il mistero che stiamo vivendo dell'apostasia e del mistero d'iniquità e della manifestazione dell'uomo iniquo della seconda Tessalonicesi ed anche della "potenza d'inganno tale da ingannare anche gli eletti (cattolici)". Personalmente ho raggiunto la conclusione che il NO è valido anche se non è ottimale (anche un VO può essere invalido se manca l'intenzione del celebrante o se il celebrante non è ordinato validamente, e questo il fedele non può saperlo), che la fraternità ha avviato una serie di scissioni non piacevoli, leggo commenti che non sono piacevoli, chiaramente di parte lefebvriana, del tipo che chi esce dalla FSSPIOX esce dalla Chiesa, la fraternità è la Chiesa, la fraternità San Pietro è farisaica perchè accetta il NO, e dico che chi si permette questo tipo di giurisdizione giudiziaria non ne ha l'autorità. Perchè non unire le forze invece di lanciarsi in giudizi poco cristiani? Inoltre ribadisco la mia domanda: una stessa persona può essere sia Vicario di Gesù Cristo che vicario di Satana? Leggo infatti "eresia e apostasia galoppanti" che effettivamente non possono essere nella VERA Chiesa, Chiesa nell'anima, e quindi vanno separati ufficialmente perchè già separatisi di fatto. Ma ciò non si è fatto alla data. Abbiamo un corpo NON Corpo che pare Corpo.Quindi nel Corpo stanno questi membri marci che stanno corrompendolo. Leggo che Bergoglio è "posseduto dal desiderio demoniaco di distruggere il cristianesimo dalle fondamenta" e condivido la tesi ma può essere allora Vicario di Dio? " Nulla in comune tra Dio e Belial" dice la Bibbia. Urge una comunione di intenti e di decisioni drastiche, perchè la Gerarchia dovrà rendere conto a Dio e ben lo sa, chi ancora crede in Lui. Il mio giudizio, per quanto vale, è che la soluzione non è arrivata con le decisioni di Mons.Lefebvre e neppure oggi dalle fraternità, ma può venire fuori dalle posizioni di Mons.Viganò se avrà il coraggio di procedere a quanto va fatto, che le fraternità di tipo vario si uniscano invece di darsi battaglia, la guerra si fa solo al nemico comune.

Anonimo ha detto...


Le confessioni presso la FSSP

Grazie per l'informazione. Mi fa piacere sapere che la FSSP segue la prassi tradizionale sulle confessioni prima della Messa. Scommetto che, se uno lo chiede, possono anche confessare dopo la Messa.
In ogni caso non sembra esser penetrato il lassismo riscontrabile nelle pratiche NO: a quanto si dice, la confessione sacramentale sarebbe praticamente scomparsa, salvo casi isolati, di sacerdoti rimasti fedeli alla tradizione della Chiesa nonostante il NO.
Z.

Anonimo ha detto...


Le confessioni presso la FSSP

Grazie per l'informazione. Mi fa piacere sapere che la FSSP segue la prassi tradizionale sulle confessioni prima della Messa. Scommetto che, se uno lo chiede, possono anche confessare dopo la Messa.
In ogni caso non sembra esser penetrato il lassismo riscontrabile nelle pratiche NO: a quanto si dice, la confessione sacramentale sarebbe praticamente scomparsa, salvo casi isolati, di sacerdoti rimasti fedeli alla tradizione della Chiesa nonostante il NO.
Z.

Anonimo ha detto...

L'11 settembre 1976 avvenne a Castel Gandolfo il drammatico incontro fra Paolo VI e Monsignor Marcel Lefebvre

«Non sono io che voglio creare un movimento; sono le persone fedeli che sono straziate dal dolore e non accettano certe situazioni, Io non sono il capo dei tradizionalisti. Io sono un vescovo che, straziato dal dolore per ciò che accade, ha cercato di formare dei sacerdoti come faceva prima del Concilio. Mi comporto esattamente come prima del Concilio. Perciò non riesco a capire come sia possibile che all’improvviso mi si condanni per il fatto di formare dei sacerdoti nell’obbedienza alla sana tradizione della santa Chiesa».

Anonimo ha detto...

Non si abbandona la Chiesa. Si resta grano in mezzo alla zizzania finché non arriverà la mietitura.

Anonimo ha detto...

Oggi ci sono due posizioni nella FSSPX. Questo è visibile in due lavori sul concetto di "Chiesa Conciliare". Come se potrà leggere nei testi:

"Si può parlare di una «Chiesa conciliare?»" Don Jean-Michel Gleize
https://fsspx.it/it/news-events/news/si-pu%C3%B2-parlare-di-una-%C2%ABchiesa-conciliare%C2%BB-58755

"VI E' UNA CHIESA CONCILIARE?" S. Ecc. Mons. Bernard Tissier de Mallerais
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV588_Tissier_Chiesa_conciliare.html

Il testo di Don Michel Gleize c'e per finalità spiegare la Lettera ai tre vescovi della FSSPX di Mons. Bernard Fellay, dove ha affermato che nell FSSPX gli errori del Concilio venivano esagerati, si stava trasformandoli in super eresie. Così, il testo di Don Michel Gleize parla di una sola Chiesa alla quale avvrebbe al suo interno una semplice tendenza modernista...

Anonimo ha detto...


"Non si abbandona la Chiesa etc"

Giusto. Ma se la frase si riferisce a mons. Lefebvre, ha sbagliato bersaglio.
Lui non ha affatto abbandonato la Chiesa. Ne è stato espulso, da quella
visibile, per un'infrazione disciplinare, perché questo è la consacrazione
di quattro vescovi senza attendere l'autorizzazione del Papa (che non arrivava
mai, che veniva tirata per le lunghe dopo mesi di estenuanti trattative).
Un atto di indisciplina, nella convinzione di trovarsi in stato di necessità,
senza creare una chiesa parallela, come dimostra il fatto che ai quattro vescovi
non fu dato alcun potere di giurisdizione ma solo quello dell'Ordine.
Un atto cui si volle dare, forse in malafede, un significato scismatico
che in se stesso non aveva e non voleva avere.
Quelli che poi sono "restati come grano in mezzo alla zizzania" in attesa della
"mietitura", chi sarebbero, dove sarebbero? Talmente folta è questa zizzania che
questo "grano" non si è in pratica mai visto. Qui, adesso, grazie alla
pusillanimità dei molti e troppi, sembra rimasta solo la zizzania e tutto
sta marcendo.
Chi pontifica contro l'azione benemerita di mons. Lefebvre non si rende conto di come
è ridotta la Chiesa visibile. La CEI ha criticato, blandamente, il ddl Zan (solo) perché "liberticida"? Apprendiamo dalle cronache che a Padova, un tempo remoto roccaforte cattolica, ogni estate c'è il gay pride village, che dura mesi. IL suddetto Zan vi è di casa e Avvenire gli ha fatto una lunga intervista mentre si annuncia la presenza del direttore del Seminario di Padova al suddetto "village", per un fraterno dibattito, ovviamente (vedi la NBQ). Questa la "zizzania" sempre più soffocante e nauseabonda... E il "grano" dov'è?
T.

Anonimo ha detto...

--"Non si abbandona la Chiesa etc"

Giusto. Ma se la frase si riferisce a mons. Lefebvre, ha sbagliato bersaglio.--

Non mi riferivo a Mons. Lefebvre ma in generale....

Anonimo ha detto...


La tesi dell'Abbé Gleize che nega l'esistenza di una "chiesa conciliare" vuole evitare che si cada nell'errore di credere che la setta neomodernista al potere oggi nella Chiesa abbia dato vita ad una nuova chiesa non più cattolica ma appunto "conciliare".
L'espressione "chiesa conciliare", coniata dal card. Benelli nel rimproverare mons. Lefebvre per il suo resistere all'illecita soppressione di Econe, la usiamo tutti ma, credo, soprattutto come metafora.
Dicendo "chiesa conciliare" indichiamo una chiesa che non è la vera Chiesa cattolica ma il modo nel quale una fazione eretica ed ereticale amministra oggi la Chiesa. Non si deve pertanto pensare all' avvenuta sostituzione della Chiesa cattolica con una contro-chiesa "conciliare", fornita cioè di statuto ontologico.
La distinzione appare troppo sottile? Facciamo un parallelo con la crisi ariana. Ad un certo punto, come sappiamo, dal papa a quasi tutti i vescovi, l'appoggio alle tesi ariane, che negavano la divinità di Cristo, era diventato soffocante. Ma possiamo dire che era nata una "chiesa ariana"? No, certamente. La vera Chiesa era stata provvisoriamente oscurata dagli errori creduti e praticati da una corrente, che momentaneamente era riuscita ad assicurarsi la maggioranza.
La lotta tra difensori della fede e ariani non era lotta tra due "chiese": era una lotta all'interno dell'unica Chiesa tra i difensori della fede e gli eretici usurpatori, che erano riusciti ad entrare momentaneamente nella cittadella.
Certo, qui, con le eresie provocate dal Vat II, la situazione è molto più grave, rispetto alla crisi ariana. Ma lo schema concettuale sembra sempre il medesimo.
Nel passato recente la critica agli errori del Concilio veniva fatta da laici e chierici isolati o dai "lefebvriani", considerati erroneamente extra moenia. Ma adesso la critica viene fatta anche dall'interno della Chiesa visibile, vedi mons. Viganò e mons. Schneider.
Anche se, per dire, Bergoglio dovesse portare a termine il suo programma martiniano, di distruggere completamente la Chiesa visibile, non creerebbe una "Chiesa al contrario", una "nuova Chiesa" ma solamente una cosa del tutto Altra, Aliena, che non è la Chiesa, pur usurpandone il nome, e che starebbe alla vera Chiesa visibile come un corpo estraneo.

Anonimo ha detto...

A T.... "questo grano NON si è mai visto" nella Chiesa di Paolo VI, di GPI e II, di Benedetto XVI e oggi, quindi? Attenzione a fare di ogni erba un fascio, ed a ritenersi i soli puri. Pericoloso. Monsignor Lefebvre è stato espulso? Se io faccio un aborto sono espulsa? Non facciamo di ogni atto giustificazione, lo stato di necessità oggi ci sta, ma al tempo di Paolo VI? Già il solo fatto che non si veda grano nella Chiesa ufficiale denota qualcosa di stonato, se penso a fior di santi come padre Pio, santa Teresa di Calcutta, e molti altri... No, non si abbandona la barca perchè fa acqua...Neanche oggi, ci ho provato ma non funziona così, si sta a farsi martirizzare lì dove si è, facendo la guerra alle eresie nelle parrocchie, nelle curie, anche se è faticoso, spossante, snervante, desolante...Quante ottime persone hanno trovato riparo dal disprezzo modernista ma rinunciando al Calvario che avrebbe portato ad una vittoria? Gesù si è lasciato uccidere dalla Chiesa di Aronne e Mosè, e solo DOPO si sono autoseparati gli altri della sinagoga di Satana dalla vera Chiesa di Aronne diventata di Cristo. Penso che il Monsignore doveva combattere fino alla morte anche urlando, ma stando dov'era.

Anonimo ha detto...

La tesi dell'Abbé Gleize che nega l'esistenza di una "chiesa conciliare" vuole evitare che si cada nell'errore di credere che la setta neomodernista al potere oggi nella Chiesa abbia dato vita ad una nuova chiesa non più cattolica ma appunto "conciliare".

D. Tissier non nega l'esistenza di una "Chiesa Conciliare", la sua tesi è più coerente che quella dell"Abbé Gleise. La setta modernista al potere non possiede una concezione cattolica di Chiesa. Inoltre a questo gli ariani non hanno riuscito a convocare un Concilio Ecumenico. L'eresia ariana era sulla divinità di Nostro Signore. Già l'eresia modernista è sull'intero depositum fidei...

Anonimo ha detto...

Condivisibile la tesi di anonimo h.18,29, anche perchè secondo la tesi dei lefbvriani noi saremmo tutti eretici e fuori della Chiesa mentre loro sarebbero la Chiesa perfetta.. Il problema sono le perdite delle anime per quell'usurpazione. Non si può dilazionare: la questione va affrontata col concilio degli usurpatori e quindi con chi lo ha indetto e promulgato, dato che vi sono errori che si chiamano anche eresie nei testi. A meno ch ei testi divulgati non siano quelli autentici.

Felice ha detto...

Parlando della Trinità dei Pellegrini, non trova che potrebbe avere un'attenzione pastorale maggiore nei confonti dei parrocchiani e dei tanti pellegrini che la frequentano? Spesso è chiusa, difficilmente si trova un prete in confessionale, il sacrestano nemmeno parla italiano. Stesse considerazioni per San Simon Piccolo a Venezia. Dovrebbero essere due chiese "biglietti da visita"? Non mi pare lo siano.

Anonimo ha detto...

Lo studio si basa su un concetto di "Chiesa visibile" che l'autore vorrebbe attribuire a Mons. Lefebvre, ma che lo stesso monsignore definiva "infantile". Più che entrare nelle discussioni canoniche e teologiche però, è sufficiente avere una buona immaginazione per comprendere la bassa qualità di queste trenta pagine. Basta immaginare un ipotetico mons. Lefebvre tacere sulle aberrazioni di Bergoglio, stringere la mano ai criminali che oggi occupano Roma. Immaginarlo nel chiedere un angolino per dire la Messa e tacere sul resto, lui che scelse di prendersi la scomunica per avere la libertà di "rimproverare Roma". Immaginarlo partecipare a qualche riunione diocesana: tra focolarini, neocatecumenali e carismatici; tra comunità miste di cattolici e protestanti, tra bergogliani ecologisti e cattozecche di tutte le risme, per poi magari ringraziare il vescovo locale di aver accolto anche lui e la messa antica; ecco, Lefebvre in quelle trenta pagine é immaginato più o meno così.
È un Lefebvre 2.0.