Ada Lovelace è la madre dell’informatica
Grazie a lei è stato inventato il computer. Ma il suo lavoro, in quanto donna, è stato sottovalutato per secoli
Ada Lovelace è considerata la madre dell’informatica. Vissuta nel XIX secolo, per le sue grandissime capacità matematiche, era conosciuta come “l’incantatrice di numeri”. Grazie al suo lavoro, insieme allo scienziato Charles Babbage, oggi noi possiamo utilizzare il computer, le app e internet. Per le sue scoperte, è considerata una delle donne che hanno cambiato il mondo. Sua la celebre frase: “Per quanto io possa comprendere bene, ciò che capisco può essere soltanto una frazione infinitesimale di tutto ciò che voglio comprendere”.
Ada Lovelace è figlia di Anne Isabella Milbanke, matematica, e del poeta George Byron, che dopo la nascita della piccola decide di abbandonare lei e la madre. Sin dalla tenera infanzia la madre, nel timore che potesse percorrere la strada del padre, la avvicina alla matematica. In un momento storico, i primi anni del 1800, in cui le arti e le scienze erano ancora di esclusivo dominio maschile. Non c’è da stupirsi, quindi, se molti dei lavori di Ada Lovelace siano stati inizialmente pubblicati sotto pseudonimo o con il nome del collega uomo Charles Babbage.
Vive da sempre nel centro di Londra ,e, grazie alle insistenze della madre e agli studi di matematica con due famosi professori dell’epoca, diventa una brava osservatrice, è in grado di capire i fatti e le situazioni al punto che a otto anni completa uno studio sulle abitudini della sua gatta, a dieci anni progetta un sistema per permettere al suo cagnolino di prendere il volo e a undici segue le orme di Galileo Galilei, osservando il modo di Giove e delle sue lune nel cielo. Si sposa alla fine dell’adolescenza e prende il nome del marito, il conte di Lovelace.
Inizia a frequentare la corte dei reali inglesi, conosce personaggi del calibro di Dickens e inizia presto a far parlare di sè e della sua passione per la matematica. Presto incontra lo scienziato Charles Babbage, inventore della macchina differenziale, capace di creare calcoli e algoritmi complessi. Ada ne è molto incuriosita e inizia, con passione e con un talento che stupirà Babbage, a seguirlo nel suo lavoro con i numeri, gli insiemi e le frasi consequenziali. In questi primi lavori nasce il suo soprannome: incantatrice di numeri.
Charles Babbage, oggi viene considerato il padre dei calcolatori moderni. Ma non sarebbe mai giunto ai suoi risultati, senza l’aiuto di Ada Lovelace. In un articolo, in cui Ada racconta il comportamento che può avere questo oggetto, lo descrive come “una macchina capace di essere uno strumento programmabile, con una intelligenza simile a quella dell’uomo”. In un diario scrive anche di non ritenere plausibile che la macchina in questione “possa divenire con il tempo una macchina pensante, però ci arriverà vicino”. Ada stava immaginando il computer.
Punto di svolta della sua carriera di matematica e fisica, è l’incontro, letterario, con il matematico italiano Luigi Menabrea, che aveva studiato e commentato la macchina di Babbage. Ada decide di tradurre le note di Menabrea, ma, ben presto, questo lavoro di traduzione si trasforma in un vero e proprio studio critico del lavoro portato avanti dal suo maestro. Ne esce un piccolo libro alla fine del quale inserisce la scoperta di un nuovo algoritmo, riconosciuto a oggi come il primo programma informatico della storia. E sarà da questa postilla aggiunta da Ada Lovelace che Alan Turing costruirà il primo computer della storia.
Ada Lovelace morirà di cancro all’utero pochi anni dopo, a 36 anni. Dovrà aspettare più di un secolo prima che il suo grande lavoro potrà essere riconosciuto. Solo nel 1979 il Pentagono sceglie di dare il suo nome al linguaggio di programmazione commissionato per sostituire gli oltre 400 idiomi diversi in uso nella gestione di banche dati e sistemi militare. Quasi quindici anni dopo, nel 1991, lo Science Museum di Londra fa costruire per la prima volta l’intera macchina di Babbage, seguendo le indicazioni di Ada Lovelace. - Fonte
7 commenti:
Non dimentichiamoci di Adam Turing: il genio che inventò una macchina per decifrare i codici nazisti durante la II guerra mondiale , una mossa determinante per portare gli alleati alla vittoria.
Nonostante il suo contributo, morì suicida dimenticato dopo essere stato condannato alla castrazione chimica perché omosessuale. All’epoca un crimine.
Ricordiamo anche il grande Blaise Pascal, filosofo e scinziato, che inventò la prima maccvhina calcolatrice (la famosa "pascalina", antesignana delle moderne calcolantrici,e, in certo modo, anche dei primi, enormi calcolatori elettronici (ricordate il primo, che si chiamava ENIAC ? un'imponente armadione, residuo di un'epoca ormai dimenticata), progenitori, questi ultimi, dei moderni computer, da tavolo o portatili che siano. Data la mia non più verde età, ed il lavoro d'ufficio svolto fin dai primi anni '70, ricordo come fosse ieri i primi terminali che fecero la comparsa negli uffici amministartivo-contabili : facevano solo calcoli numerici, non si potevano scrivere lettere, documenti, memoriali, e non c'era il video; poi inserirono il video e si potè iniziare a scrivere lettere commerciali e relazioni aziendali (se non ricordo male l'autore di questa fondamentale innovazione fu un sacerdote, credo salesiano...), dopo arrivarono anche le immagini, prima in bianco-nero, poi a colori. Infine arrivò internet e comparve anche intranet...il resto non è più storia ma cronaca...
Il caso Turing e la macchina Enigma
Gli fu ordinata una cura di ormoni come presunta cura contro le sue tendenze omosessuali. Sarebbe questa una forma di "castrazione chimica"?
Il suicidio non sembra sicuro. La cura di ormoni era finita da un anno e il suddetto non mostrava alcuna tendenza al suicidio, continuava tranquillamente la sua vita di geniale ricercatore. Faceva esperimenti nel suo piccolo appartamento, usando anche il cianuro e potrebbe esser stato avvelenato per sbaglio da vapori di cianuro (lo sostiene un'altra tesi). Il fatto dell'omosessualità gli fece venir meno il permesso di accedere a strutture coperte dal segreto militare. IN passato, in quanto ricattabili e considerati psichicamente insicuri, non si concedeva ai gay il passi per frequentare strutture di importanza militare o segrete.
Turing veniva dall'ambiente di Cambridge, rivelatosi pieno di omosessuali. Fu qui che il famoso agente britannico traditore, Kim Philby, fuggito in Russia negli anni 50, reclutò fra gli intellettuali omo quelli che spiavano per Mosca. Uno di questi fu poi consigliere artistico della Regina, che lo mantenne al suo posto, quando la cosa si seppe, anni più tardi (nota bene). Anche Keynes, il famoso economista, era di quell'ambiente e, pare, di quelle tendenze.
La genialità di Turing fu letale per la Marina Italiana. Utilizzando l'opera di decodificazione degli specialisti polacchi e sviluppandola anche grazie alla costruzione di un calcolatore per quei tempi all'avanguardia, riuscì a penetrare il codice della macchina crittografica Enigma dei tedeschi, i quali non lo cambiavano mai, nonostante le richieste in tal senso degli italiani, non insistite per la verità. Così gli inglesi riuscivano spesso a sapere la composizione esatta e gli orari dei nostri convogli per la Libia, in modo da mandarci sottomarini o navi da guerra (di notte) a colpo sicuro (anche perché la nostra flotta non era stata addestrata al combattimento notturno!).
I tedeschi erano convinti che ci fossero spie fra gli alti gradi della Regia Marina ma la "spia" era qui Enigma, tranquillamente letto dal nemico. Infiltrazioni spionistiche ci sono state ma non nella misura immaginata dai tedeschi. Nei loro ranghi ci furono forse più spie e traditori che da noi :
(l'ammiraglio Canaris, capo del controspionaggio nazista, poi impiccato; la c.d. Orchestra Rossa, infiltrata nello SM di Hitler, che informò Stalin dell'ultima offensiva nazista, a Kursk, poi appunto fallita; il generale tedesco prigioniero degli americani che descrisse tutto il sistema difensivo tedesco sul Reno ottenendo un trattamento di favore; il ponte sul Reno trovato sguarnito e intatto dagli americani; i comandanti tedeschi in Italia nel 1945 in costante contatto segreto con gli agenti americani allocati in Svizzera).
Non sono affatto d'accordo che l'informatica sia stata una grande invenzione.
Ogni strumento può essere usato per il bene e per il male: un fucile può essere indirizzato per assassinare o per difendere, ma colpirà sempre un bersaglio alla volta.
Con l'informatica posso schiavizzare il mondo intero da una poltrona in un istante.
C'è (un pò di) differenza.
Al tempo in cui Berta filava, come si suol dire,
le donne che avevano talenti non circoscritti alla missione domestica (oggi disprezzata ma in realtà basilare per l'esistenza stessa della società), dovevano usare pseudonimi maschili per presentarsi al pubblico (vedi anche George Sand, George Eliot). Il che certamente non era giusto, anche se non bisogna generalizzare. Forse le scrittrici, poetesse, intellettuali attive nella cultura rinascimentale italiana, francese o le scrittrici francesi del seicento e settecento, molto numerose, dovevano forse nascondersi dietro pseudonimi maschili? Se lo facevano, era anche per vezzo. Ma poi si sapeva chi era effettivamente l'autrice.
Oggi, che nessuna Berta vuol più filare e nessuno la sostituisce, né potrebbe sostituirla, le cose vanno forse meglio? Anche dal punto di vista della creatività femminile, vanno meglio? Oggi le donne occupano tantissimi posti di comando, sono la maggioranza nelle università, nella magistratura, nella medicina e si avvicinano ad esserlo nel business..Le cose vanno meglio in tutti questi settori ora che ci sono loro a dominarli, a maggioranza, o a influenzarli pesantemente?
Ma le donne effettivamente geniali, dove sono oggi? Non si vedono nemmeno uomini tanto geniali, a dire il vero. Ma il contributo che "il genio femminile" (GP II) avrebbe dovuto portare alla società, per istradarla pacificamente alle sue "sorti magnifiche e progressive", dov'è?
O.
Purtroppo è sempre questione di equilibrio che non c è, cominciando dal giudizio, dalla capacità di giudicare. Si passa da una generalizzazione ad un 'altra opposta. La Fede realmente praticata dovrebbe aiutare ad osservare la realtà e da essa trarre sempre nuovi e più approfonditi insegnamenti. La Chiesa quando era tale insegnava il vero, aiutava a riconoscerlo tra le tante illusioni che afferrano gli uomini. Ora non più.
"Una volta un uomo ha criticato il mio desiderio di conoscenza dicendo che non era conveniente per una donna possedere il sapere perché ce n’era così poco. Risposi che era ancora meno appropriato per un uomo possedere l’ignoranza perché ce n’era tanta."
Buongiorno con un'incisiva frase di ChristinedePizan, nata Cristina da Pizzano nel 1364 a Venezia, fu la prima donna scrittrice di professione riconosciuta in Europa. Grazie all'influenza del padre, fin da giovane De Pizan poté studiare e formarsi alla corte del re di Francia; rimasta vedova alcuni anni dopo, si dedicò completamente alla scrittura e alla poesia. Alla morte del marito ereditò una scarsissima dote e fu proprio grazie alla scrittura che riuscì a mantenersi (come ci ha fatto ben notare una di voi).
Scrisse una celebre biografia di Carlo V di Francia, dimostrandosi una studiosa attenta e critica delle fonti e delle testimonianze, e ottenne il riconoscimento del suo tempo quando si mise alla guida di uno "Scriptorium" che produceva libri miniati.
Tra le sue opere, ricordiamo la brillante "La città delle dame", pubblicato nel 1405 in risposta agli intellettuali uomini (tra i quali si annoverava anche Boccaccio) che criticavano e si prendevano gioco della condizione femminile. Ne "La città delle dame", De Pizan racconta la storia di donne meritevoli di riconoscimento storico e politico, rimarcando con intensità la necessità di un'istruzione femminile che desse eguali opportunità ai due sessi.
Per saperne di più consigliamo la voce su enciclopediadelledonne.it bit.ly/3v4hmRk
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