Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 27 dicembre 2022

Sono i sacerdoti diocesani tradizionali che Traditionis Custodes sta uccidendo

Nella Lettera 906 del 21 dicembre scorso Paix Liturgique pubblica una interessante riflessione attraverso un'intervista a Louis Renoudin, presidente del movimento, ripresa di seguito nella nostra traduzione. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e successivi.

Sono i sacerdoti diocesani tradizionali
che Traditionis Custodes sta uccidendo


Paix Liturgique: A più di un anno e mezzo dalla pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes, può dirci in che misura i tradizionalisti sono stati vittime di questa iniqua decisione?
Louis Renaudin: Perdonatemi se contraddico idee preconcette, ma non credo che i tradizionalisti siano stati le vere vittime di questa iniqua decisione. Direi addirittura che i più «intransigenti» non erano affatto preoccupati.

Paix Liturgique: Può spiegare?
Louis Renaudin: Il mondo tradizionalista è composto da almeno due grandi famiglie: la nebulosa San Pio X e quella che per comodità continua a chiamarsi «Ecclesia dei». È chiaro che la nebulosa San Pio X non era in alcun modo interessata dal motu proprio Traditionis custodes. Detto questo, a mio parere la FSSPX ha perso l’occasione di dimostrare che stava promuovendo la «unione sacrale» venendo generosamente in aiuto dell’Ecclesia Dei e dei sacerdoti diocesani e, in particolare, offrendo i suoi servizi per le cresime senza alcuna condizione. Noto che TC non ha messo in alcun modo in discussione la generosità che Papa Benedetto e Papa Francesco le hanno liberamente concesso.

Paix Liturgique: Quali?
Louis Renaudin: Innanzitutto, la revoca delle scomuniche e, ancor più, la concessione del potere di confessare e di sposarsi legalmente, cosa non da poco in un momento in cui i nostri vescovi stanno tornando indietro su questi punti per le comunità che dipendono dalla loro autorità.

Paix Liturgique: Quindi sono stati presi di mira i sacerdoti delle ex comunità «Ecclesia Dei»?
Louis Renaudin: Fondamentalmente non credo, anche se potrebbe essere stata un’intenzione collaterale da parte degli agitatori di Sant'Anselmo e del gruppo di amici del card. Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che, come ormai sappiamo, sono i fautori di Traditionis custodes.

Paix Liturgique: Ma sono stati effettivamente minacciati?
Louis Renaudin: Certamente, ma alla fine e comunque non in modo drammatico.

Paix Liturgique: Come può dire questo?
Louis Renaudin: Osservando i fatti. È vero che un certo numero di vescovi, soprattutto in Francia, ha approfittato della situazione per perseguitare la FSSP in diversi luoghi, per cancellare le Messe, come a Parigi, e per imporre restrizioni in vari luoghi. Ma in molti luoghi e in molti Paesi (Italia in primis) non è cambiato nulla. Nonostante i fragorosi annunci sulla probabile applicazione severa delle decisioni del motu proprio, un timore legittimo per i seminari tradizionali attraverso il moltiplicarsi delle visite canoniche, ad oggi non è successo nulla. Poi, a meno di un anno dalla sua pubblicazione, il Papa concede un decreto che si allontana molto dal testo precedente [vedi].

Paix Liturgique: Ma questo decreto riguarda solo la Fraternità sacerdotale San Pietro…
Louis Renaudin: E solo il culto celebrato nei propri istituti… Siamo seri. A Roma, questo decreto, a cui si aggiungono vari segni concordanti, è ben inteso come una «ecezione» riguardante tutte le comunità Ecclesia Dei.

Paix Liturgique: Ha qualche prova di questo?
Louis Renaudin: In realtà, per il momento, non è stata intrapresa alcuna azione contro gli istituti Ecclesia Dei in quanto tali, anche se a Chicago l’ICRSS è stato «bandito», la FSSP di Grenoble è stata esonerata, ecc.

Paix Liturgique: Ma allora questa operazione è stata fatta solo contro i laici?
Louis Renaudin: Non credo… perché sa, i laici fanno quello che vogliono. Quando sono «interdetti alla Messa», possono andare altrove: alla San Pio X, nelle cappelle della Resistenza e anche altrove, se necessario.

Paix Liturgique: Ma contro chi è stato promulgato questo motu proprio?
Louis Renaudin: Ci sono diverse cose da tenere a mente, l’ultima delle quali è la più importante:
  1. il modo in cui la Chiesa è governata è relativamente caotico, ma è un caos inteso come metodo di governo. Si prende una decisione in una direzione, poi la si contraddice per metà e così via. Posso dirvi che i vescovi francesi, un certo numero dei quali ha accolto TC con non celata gioia, sono oggi costernati quando ricevono dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, il messaggio di «rallentare»;
  2. inoltre, come ho detto, le piccole menti dure di Sant’Anselmo e del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti hanno pensato che fosse arrivato il loro momento e hanno un po' troppo gridato vittoria; cosa che dispiace molto a Papa Francesco, che ama spiazzare i suoi migliori sostenitori per far capire che è lui e solo lui a governare. Non per niente ha lanciato il messaggio che qualcuno aveva cercato di manipolarlo. Ma attenzione, non dobbiamo nemmeno cantar vittoria da parte nostra, perché potremmo rimanere delusi;
  3. ma fondamentalmente, sono ovviamente i diocesani, i vescovi conservatori (specialmente quelli degli Stati Uniti), i sacerdoti diocesani e i religiosi che hanno apprezzato la liturgia tradizionale in numero crescente. Il Papa non è molto interessato alla liturgia, ma non è stato difficile convincerlo che lo spirito del Concilio era in pericolo nei presbiteri.
Paix Liturgique: Ma questo è ridicolo. Non sono molti i diocesani interessati dalla liturgia tradizionale.
Louis Renaudin: Ebbene, fareste un grande errore di valutazione, perché se prima di Summorum Pontificum i «diocesani e gli ordinari» che celebravano la liturgia tradizionale erano pochi, la promulgazione di SP ha in un certo senso rotto gli argini. Non dimentichiamo che in dieci anni (2007/2017) il numero di Messe domenicali tradizionali è raddoppiato in tutto il mondo, in gran parte grazie ai sacerdoti diocesani: nelle indagini sulla situazione della liturgia tradizionale nel mondo pubblicata da Paix Liturgique nel 2017/2018 e nel 2019, appariva molto chiaro che il maggior numero di sacerdoti che celebravano la liturgia tradizionale fossero diocesani, e questo era solo l’inizio.

Paix Liturgique: L’inizio di cosa?
Louis Renaudin: Un «terribile» contagio liturgico. Sono convinto che, al ritmo con cui le cose sono andate avanti dal 2007, e nonostante l’ostinata resistenza dei vescovi, il clero diocesano si stesse irreversibilmente e in numero molto elevato rivolgendo alla liturgia tradizionale, così come al catechismo tradizionale. Questo era il rischio che correvano i nemici della Pace e della Fede.

Paix Liturgique: Secondo lei, è contro questo contagio che è stato pubblicato il MP Traditionis custodes?
Louis Renaudin: Ripeto che la questione è complessa: dire che si vuole proibire la Messa tradizionale ai diocesani significa che la si vuole riservare ai ghetti, fuori dalle diocesi, al margine. Solo che i ghetti crescono e diventano più belli, visto che i seminari tradizionali sono tutti in netta crescita dopo TC, mentre i seminari diocesani continuano a precipitare. Sì, affermo che i sacerdoti diocesani, da parte loro, per un anno e mezzo, sono stati le vere vittime di questa iniqua decisione. Questo va detto e non vanno abbandonati: dobbiamo aiutarli con tutte le nostre forze!

Paix Liturgique: Può farmi un esempio?
Louis Renaudin: Basta rileggere TC, dove è scritto chiaramente che i sacerdoti diocesani che desiderano celebrare secondo l’Usus antiquior devono chiedere il permesso ai loro vescovi, che a loro volta devono ottenere l’assenso di Roma. Ora, tutte le richieste – dico tutte quelle che sono state fatte – in ogni caso secondo questo processo hanno ricevuto una risposta negativa, e questo per ordine superiore. Ciò conferma la mia convinzione che il motu proprio Traditionis custodes avesse come primo obiettivo quello di porre un freno allo tsunami tradizionalista, che stava irrimediabilmente per sconvolgere il clero cattolico in piena crisi di fede. Non c'è dubbio che l’intenzione originaria fosse quella di sterilizzare, se possibile, il mondo tradizionale. Ma la capacità di resistenza di questo mondo è stata chiaramente sottovalutata. Per mezzo secolo nulla è stato in grado di spezzarla o di rallentarla.

Paix Liturgique: Cosa conclude?
Louis Renaudin: Attaccare i sacerdoti diocesani significa cercare di assestare un colpo mortale all’indispensabile rinascita della Chiesa cattolica.
Perché, vedete, sono i sacerdoti diocesani che, attraverso la loro azione nella catechesi e nella liturgia, potranno operare a livello universale per questa restaurazione. Gli altri sono solo sproni indispensabili, ma temporanei.
Dobbiamo quindi pregare affinché il cielo aiuti tutti i nostri amici sacerdoti che, nelle diocesi, saranno il lievito del rinnovamento della Chiesa domani e in futuro.
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15 commenti:

Anonimo ha detto...

I seguaci di don Alessandro Minutella sono giustamente indignati delle nequizie di Jorge Mario Bergoglio.
Quello però che sfugge a questi contestatori confusi, da Minutella in giù, è che sull'essenziale la pensano esattamente come Bergoglio e la sua cricca.
Cioè tanto gli uni quanto gli altri riconoscono legittimità al Concilio Vaticano II, che avendo "scritto l'Anti-Sillabo" (la definizione è di un altro estimatore del Concilio, Joseph Ratzinger) ha di fatto accettato tutti o quasi i principi su cui si basano la modernità e la postmodernità (con i magnifici risultato che vediamo) a cominciare dal primo di essi, il Soggettivismo.
Per questo motivo possiamo affermare che minutelliani, bergogliani, papolatri (qualunque papa essi idolatrino: tedesco, polacco, argentino, bresciano o bergamasco) ) e compagnia cantante sono divisi da tutto; ma uniti sull'essenziale: l'Anti-Sillabo conciliare e modernista. Il 1789 nella Chiesa (come lo chiamò con orgoglio il cardinale modernista Suenens).
Ed esattamete come i figli del 1789 si scannavano tra di loro, i figli del grande 1789 spirituale (il Concilio) si scannano metaforicamente tra loro, pur senza usare, per fortuna, la ghigliottina o le fucilazioni di massa. Siamo al delirio del soggettivismo.
Minutella è un uomo coraggioso. Ma il coraggio non basta, se non si capisce l'essenziale. E l'essenziale è il Vaticano II con i suoi falsi principi.
Martino Mora

mic ha detto...

Bisogna stare attenti a non delegittimare TUTTO il concilio. Non è realistico tornare indietro quando in concreto ha già operato tante "variazioni" nella dottrina attraverso una prassi che ne ha applicato le storture.
Ma vanno considerati i quattro livelli di validità dei suoi documenti (mons. Gherardini) e la possibilità, che è una necessità, perorata da monsignor Schneider, di correggerne le distorsioni attraverso un nuovo sillabo da parte di un papa davvero cattolico

Diego B. ha detto...

Il problema è che oramai c'è una commistione tale che fare una cernita è umanamente impossibile. In futuro dovrà essere applicato un taglio netto, con quel pizzico di arbitrarietà che inevitabilmente ne conseguirebbe, dicendo ad esempio che tutto ciò che è successivo a Pio XII va rimosso. Poi si prenderanno gli argomenti trattati dal pontificato di Giovanni XIII in poi e si rifaranno nuove encicliche. Questo perché si possono epurare le attuali dagli errori visibili ma non si può cambiare la forma mentis che le ha generate.
Per quanto riguarda la liturgia invece il taglio dovrà essere antecedente alla riforma della Settimana Santa e, a mio modesto avviso, dovrà comunque prevedere comunque una riforma che dovrà però essere incardinata sullo stato "de facto" della liturgia tradizionale al momento della fine della persecuzione.
Per intenderci: una cosa è ricostruire oggi, una cosa lo sarà tra 100 anni.

Anonimo ha detto...

Eccoci a festeggiare ancora una volta l’anniversario della nascita di Dio. Ritorniamo indietro di duemila anni, all’ora in cui il Cristo è apparso nel mondo. Questo avvenimento supremo – che non soltanto divide in due la storia (diciamo avanti e dopo Cristo) ma ci apre anche le porte dell’eternità – è passato quasi inosservato agli occhi dei contemporanei. È successo in una stalla, nel cuore dell’inverno, nell’ora più buia della notte, e non ha avuto per testimoni che degli umili animali e della povera gente. Se vi fossero stati dei giornali, non avrebbero fatto menzione di questa notizia. E che avrebbe pensato l’imperatore Augusto, dominatore del mondo e adorato come un Dio, se gli fosse stato predetto che questo gracile bimbo, oscuro rampollo di un popolo lontano e disprezzato, avrebbe ricevuto un giorno gli omaggi dell’universo e che la sua religione, dopo il naufragio dell’Impero, avrebbe salvato la lingua e il genio di Roma?

Noi ci lasciamo troppo facilmente abbagliare dagli eventi sensazionali e dai trionfi rapidi e spettacolari. E ci dimentichiamo che, quasi sempre, le più grandi cose hanno piccoli inizi. E questo è vero in tutti i campi. Abito non molto lontano dalla sorgente della Loira. Questo fiume, così maestoso presso il suo estuario, alla nascita non è che un piccolo ruscello insignificante che si snoda nel cortile di una fattoria. Una tempesta o una valanga dispiegano in un attimo tutta la loro potenza. Qualche ora dopo non resta più nulla di questo tumulto, all’infuori delle devastazioni che ha causato.

Lo stesso vale per le cose umane e quelle divine. Il Cristo, autore e messaggero della salvezza eterna dell’umanità, è nato e ha vissuto per trent’anni ignorato da tutti prima di rivelarsi al mondo. Si è rivelato ancora senza fragore, essendosi rivolto a dei piccoli gruppi piuttosto che alla folla. E dopo la sua morte e resurrezione, il cristianesimo ha dovuto maturare per tre secoli nell’oscurità delle catacombe prima di divenire la religione ufficiale dell’Impero.

Sono bastati invece pochi anni a un Napoleone o a un Hitler per rivoluzionare la propria epoca. Ma, allo stesso modo, non sono stati necessari che pochi anni affinché la loro opera fosse annientata.

« Il tempo non risparmia quanto è stato fatto senza di lui », ha detto Jacques Bainville. Dio, che è il signore del tempo, avrebbe potuto manifestarsi istantaneamente in tutto il fulgore della sua gloria. Se non l’ha fatto, se ha scelto l’umiltà e l’oscurità, è perché ha voluto darci l’esempio delle virtù dell’attesa e della pazienza. Per mostrarci che le riuscite più rapide e più visibili sono votate al nulla se non sono preparate da una lenta e segreta incubazione. È il lungo e invisibile lavorio delle radici e della linfa a permettere all’albero di portare frutto…

Questa è la lezione che emerge dalla festa di Natale: l’esempio dell’uomo-Dio ci invita a coltivare le realtà interiori, che maturano nel silenzio e nel segreto, senza le quali tutti i successi temporali non sono che apparenze brillanti e fuggitive, dei fuochi di paglia che s’accendono e si estinguono in un sol colpo.


La leçon de Noël, « Itinéraires » Gustave Thibon.

Anonimo ha detto...

Dirigatur Domine oratio mea

Anonimo ha detto...

Basta non tenere conto di certe cose. Basta la quo primum tempore per legittimare ogni sacerdote a celebrare col messale di Pio V
Tommaso Berletti

SUPPLICA ALLA MADONNA DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA ha detto...

( Da recitarsi alle 17 del 27 novembre, festa della Medaglia Miracolosa, in ogni 27 del mese e in ogni urgente necessità.)

O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie. Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia.

Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest'ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio.

Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unisono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui. Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra.

Fai, o Madre, che quest'ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti.

Tu che hai promesso, proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi.

Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia. O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.

Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Amen

Salve Regina

Anonimo ha detto...


La riforma liturgica montiniana non è negoziabile. È stata una vera rivoluzione. Ha cambiato tutto, compreso il calendario dei Santi. Ha dato alla Messa un significato diverso, orientato verso la Risurrezione, cercando di farne un banchetto gioioso, alla maniera protestantica.
Insomma, la Nuova Messa va solo abolita e sostituita con il ritorno della vera Messa cattolica, l'Ordo Vetus, in latino, il cui canone risale al periodo apostolico, secondo una ininterrotta tradizione.
Le condizioni spaventose nelle quali è ridotta la Chiesa dimostrano che la Nuova Messa non è gradita a Dio.
Senza ritornare alla vera Messa cattolica, all'Ordo Vetus, la Chiesa non potrà risorgere.
Che la questione della Messa e della liturgia in generale sia la questione chiave, Papa Francesco l'ha capito perfettamente.
Da qui il suo intervento con la TC per bloccare il diffondersi della liturgia tradizionale tra il clero.
Bisogna resistere, in modo da far fallire il suo tentativo e resistere significa andare e continuare ad andare per quanto possibile alla Messa di rito antico.

L'intervistato rimprovera la FSSPX per non aver aiutato la FSSP. Ma in diversi Paesi, p.e. o soprattutto in Francia, la FSSP è sempre stata ostile alla FSSPX. Il fondatore della FSSP fu un sacerdote francese transfuga della S. Pio X, quando ci furono le famose Consacrazioni dei quattro vescovi che provocarono la scomunica latae sententiae dichiarata da GP II.
T.

Anonimo ha detto...

I sacerdoti diocesani sono tenuti alla comunione col loro vescovo, non a trasformare le chiese in palcoscenici per mettere in mostra il loro personalismo.

Catholicus ha detto...

Bravo Martino, complimenti! è quello chr vado sostenendo da anni, sin dalle prime esternazioni di don Minutella : si è fermato in mezzo al guado, e non intende assolutamente passare all' altra riva, la condanna del CV II e il riconoscimento delle responsabilità dei papi conciliari e postconciliari. Così rischia di essere sommerso dalla melma delle sabbie mobili del conciliabolo modernista e delle sue applicazioni successive....chi lo segue cecamente farà la sua stessa fine. Sursum corda ! coraggio, fate girare le rotelline cerebrali, usate il ben dell' intelletto ed il sano discernimento degli spiriti, donatici dal nostro Creatore !!!

mic ha detto...

I sacerdoti diocesani tradizionali, come possono essere tacciati di personalismo, se praticano e affermano la Tradizione bimillenaria della Chiesa e non idee o dottrine personali?

Anonimo ha detto...

Lanzetta definisce efficacemente un’«apostasia liquida», che affonda le sue radici nel tentativo di separare «l’aspetto dottrinale della Rivelazione da quello pastorale, vedendo il cominciamento della predicazione non nelle verità da credere ma nel come credere, giudicandone l’opportunità e le modalità».

Anonimo ha detto...


La c.d. "apostasia liquida", detto in poche parole, nasce dal fatto che tutti questi papi, cardinali, vescovi, preti votati al "dialogo" col mondo non hanno più la fede. Stop.

Cristo risorto ha ordinato loro il medesimo di quando era in vita su questa terra: andate e insegnate tutto ciò che ho insegnato a voi, a tutte le genti. ANDATE E INSEGNATE. Il Vaticano II è venuto meno a questo comando, ha fatto capire che la Chiesa doveva andare incontro al mondo moderno, mettersi in ascolto del mondo, imparare da esso, a cominciare dai c.d. "fratelli separati", in realtà professanti un'altra religione, nemica accanita della nostra cattolica.

Se non è un rovesciamento, questo, della Missione della Chiesa, quale lo è, allora? Da qui è iniziata di fatto l'apostasia, "liquida" o meno. Non tanto liquida in certe riforme, in certe dichiarazioni, in certi atteggiamenti (vedi Assisi, tanto per dirne uno). E che dire del silenzio costante su dogmi fondamentali? DAl peccato originale ai novissimi e non solo. Alla fine hanno fatto sparire la nozione stessa del peccato...Abbindolano il gran numero, un po' perché quel numero è pieno di grulli, un po' perché a molti fa comodo farsi abbindolare, sì da giustificare a se stessi la vita immersa nello spirito del Secolo che fanno...
Ma alla morte, tutti si troveranno immediatamente di fronte il Cristo Giudice, finita per sempre l'epoca della misericordia, ben diverso dal Cristo umanitario e caramelloso insufflato ed esportato dal clero del Vaticano II: e per tutti quelli che hanno tradito la Missione non ci sarà scampo, in eterno. A cominciare da quelli che hanno cancellato la verità di fede del Cristo Giudice, convincendo le masse beote che, appena morto, ognuno va alla Casa del Padre, senza passare per alcun giudizio...
Rileggiamoci quello che diceva e scriveva S. Franceso d'Assisi della morte, del momento della morte.
T.

Anonimo ha detto...

Assai più personalistici sono quei sacerdoti che trasformano i riti in telegiornali!

Catholicus ha detto...

In poche righe, lei ha esposto il catechismo di San Pio X, la vera dottrina cattolica, smascherando i ribelli rivoluzionari del CV II, papi e prelati vari, e tutti coloro che hanno seguito i falsi insegnamenti conciliari, a tutti i livelli, dalla prima sede in giù....Bravissimo !