Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 23 dicembre 2022

Il caso del versetto mozzato

Ripetutamente abbiamo segnalato le nuove traduzioni monche o errate quando non sostituzioni edulcorate nei testi della Sacra Scrittura o in quelli liturgici. Giova ripetere la citazione di Michael Davies in: Cambiare il rito per cambiare la fede: «nel nuovo rito anglicano della messa, quello del Prayer book del 1549, non troveremo affermate delle eresie, ma omesse verità di fede essenziali. Le omissioni, il “taciuto”, in liturgia è sempre grave, perché rinunciare ad affermare con completezza e chiarezza tutte le verità di fede implicate, può portare a un vuoto di dottrina nei sacerdoti e nei fedeli che nel futuro apre il campo all'eresia: in parole semplici oggi sei cattolico con una messa eccessivamente semplificata, domani senza saperlo ti ritrovi protestante perché la forma della tua preghiera non ha nutrito più la tua fede». Ovviamente quel che vale per le formule rituali vale per la Scrittura. Il problema di fondo è evidenziato qui. Interessanti precedenti con sostanziosi approfondimenti qui - qui.

Il caso del versetto mozzato
di Investigatore Biblico

Ne abbiamo visti di errori di termini, ultimamente, nella traduzione Cei 2008.

Nel caso di questo articolo, invece, in cui analizziamo il versetto 2 del Salmo 147, ci troviamo davanti a un versetto mozzato, letteralmente troncato. E in quanto mozzato nel testo, diventa mozzato nel suo significato.

Andiamo ad analizzarlo.

CeiI 1974: “Lodate il Signore, è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a Lui conviene” (Sal 147,2)

Vulgata: “Alleluja. Laudate Dominum, quoniam bonus est psalmus; Deo nostro sit jucunda, decoraque laudatio” (Sal 147,2)

Cei 2008: “È bello cantare inni al nostro Dio, è dolce innalzare la lode” (Sal 147,2)

Per comprendere meglio lo stravolgimento immotivato della Cei 2008, prendiamo in esame il testo ebraico traslitterato: “Ki tov zammerah Elohènu, ki na’im na’wat tehillah”: “Lodate il Signore, perché è bene inneggiare al nostro Dio, perché è soave, a lui gradita la lode”.

In primis, nella nuova versione (Cei 2008) è stato omesso (cancellato!) l’incipit del Salmo, ovvero: “Lodate il Signore”, presente sia nel testo originale ebraico sia nella Vulgata e nella Cei 1974.

Pertanto, senza mezzi termini, il versetto è stato mozzato, segato, amputato, o come preferiamo dire: a voi il termine più congeniale.

Secondo, l’espressione “gradita la lode”, che in ebraico è “na’wah”, (“gradevole”, “conveniente”), sparisce grazie ad altra magia della nuova traduzione. Il grande e geniale update.

In sostanza, il pool di traduttori (o cosca?) Ccei 2008 stravolge (o distrugge?) completamente il versetto in questione, riducendolo in modo banale.

Torno a insistere sulla necessità di rispettare la Parola di Dio in continuità con la tradizione secolare di chi ha tradotto, con solerzia, cercando di rispettare e amare il lascito di quel testo. Come facciamo a fidarci di una traduzione così sommaria e piena di errori grossolani?

La mia voce è solo di un poveretto che cerca di evidenziare questo grossissimo problema, che sta alla base di ogni deviazione.

Possiamo discutere di mille argomenti, in seno alle questioni di Chiesa, e molte diatribe sono in atto e corrette. Ma se, scusate l’eufemismo, sputtaniamo la Bibbia in questo modo, come possiamo pensare di seguire una via diritta?

Prego Dio che in futuro qualcuno riprenderà le redini e rimetterà a posto ogni cosa, a partire dal testo, fino a tutte le storture ideologiche che ogni cattolico è costretto a subire, consapevole e inconsapevole. - Fonte

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Padre Pio: “viviamo allegri e coraggiosi almeno nella parte superiore dell’anima, in mezzo alle prove in cui il Signore ci pone, perché L’Angelo che preconizza la nascita del nostro Piccolo Salvatore e Signore, annunzia cantando e canta annunziando allegrezza, pace e felicità agli uomini di buona volontà, affinché non via sia alcuno che non sappia che per ricevere questo Bambino, basta essere di buona volontà “. Sereno Santo Natale nel Cuore dell’Immacolata!

Anonimo ha detto...

Fosse solo questa la traduzione errata! La più grave è il pro multis tradotto per tutti. Questa traduzione, che se fatta da un alunno lo porterebbe alla bocciatura, viene ripetuta in tutte le Messe da decenni!!

mic ha detto...

Amen

Anonimo ha detto...

@ anonimo 14,53
Peccato che anche “pro multis” sia una traduzione molto opinabile dell’originale greco

mic ha detto...

Anonimo 23:37
Riporto un brano del mio saggio con alcuni accenni al 'pro multis' ed altri temi poi sviluppati più ampiamente in altre parti.

"...La Mediator Dei afferma e conferma che il Sacrificio di Cristo è uno ed unico ed appartiene a Lui solo. E non è un caso che le parole mysterium fidei siano pronunciate al momento della Consacrazione del Calice e quindi del Sangue della Nuova ed eterna Alleanza qui pro vobis et pro multis* effundetur = sarà sparso: è un futuro che diventa un eterno presente, la prefigurazione del Calvario nell’imminenza di quanto sarebbe accaduto. Questa formula ci comanda di fare haec — questo — in sua memoria fino alla fine dei tempi. Anche le parole mysterium fidei appartengono a Cristo, che suggella così la sua Azione espiatrice e redentrice e qui non ci resta che adorare e accogliere. Non si può far a meno di notare che, invece, nel Novus Ordo quelle parole vengono messe in bocca all’assemblea e pronunciate ad alta voce in un momento in cui bisognerebbe solo adorare davanti al Sacrificio. E invece si parla addirittura della «attesa della tua venuta», inopinatamente richiamando la parusia proprio nel momento in cui il Signore si è fatto realmente presente: presenza ineffabile che dovrebbe essere accolta vissuta e adorata con maggiore consapevolezza e sacralità.

*nota:
Il “pro multis” richiama l’attenzione sull’erronea traduzione, in molte lingue volgari, del Messale NO con “per tutti”. È vero che il Signore è morto per tutti; ma la sua Grazia e la salvezza redentiva ha effetto su “coloro che Lo accolgono” (i molti altrimenti si sarebbe detto omnes) [cfr. testo greco πολλοι (polloi = i più la moltitudine) e non παντες (pantes = tutti)]. (Lo ribadisce la Lettera 17 ottobre 2006 della Congregazione per il Culto Divino ai Presidenti delle Conferenze Episcopali). E dunque non esclude la responsabilità dell’adesione personale e della fedeltà vissute nella Sua Chiesa, anche se le vie del Signore sono infinite. In una lettera ai vescovi tedeschi del 14 aprile 2012, richiamando l’istruzione vaticana Liturgiam authenticam del 2001, Benedetto XVI spiega che la fedeltà dei testi liturgici contemporanei al “pro multis”, per molti, dei Vangeli di Matteo e Marco (mentre nei racconti di Luca e Paolo Gesù si rivolge direttamente ai discepoli che il suo sacrificio è “per voi”) rimanda alla fedeltà del linguaggio di Gesù al capitolo 53 del libro biblico di Isaia. E non è modificabile arbitrariamente.

Aloisius ha detto...

Dunque, Anonimo delle 23.37, non c'è nulla di opinabile dal greco, perché il 'pro multis', usato per secoli, era un significante perfettamente aderente al significato da comunicare.

Anonimo ha detto...

@mic 24/12 11:34
Il mio messaggio del 23/12 23:37 è erroneo. Vi ho scritto infatti una sonora sciocchezza. La traduzione dal greco hyper pollon al latino pro multis è corretta. Di conseguenza sarebbe corretto traduttore in italiani con “per molti” e non “per tutti”.

Anonimo ha detto...

@aloisius
Perfettamente aderente non lo condivido. Pro multis mi pare riduttivo rispetto a yper pollon. Personalmente tradurrei “versato per voi e per un’immensa moltitudine”. Oppure per tagliare la testa al toro si potrebbe fare la consacrazione usando il testo originale greco e via!

Anonimo ha detto...

Il mio messaggio @aloisius del 31/12 è erroneo. È corretto invece quanto scrive aloisius: uper pollon corrisponde a pro multis che corrisponde a per molti.