La prima obiezione al "catacombalismo" è che rappresenta il rinnegamento della regalità anche sociale del Signore, Universorum Rex e, poi, basta pensare a Mt. 5,13-16 ...Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. E pensare al fatto che l'Annuncio non è più di moda perché contrabbandato come falsa concezione di proselitismo, mentre Paolo ai Romani 10,14: Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?
La scelta di ritornare nelle catacombe:
ritirata strategica o resa al nemico?
Un preteso “ritorno alle origini”
Inevitabili e insuperabili obiezioni
Una nuova “scelta religiosa”
Recentemente alcuni autori hanno pubblicato articoli e libri, diffusi soprattutto in ambiente cattolico conservatore e tradizionalista, che propongono una soluzione capace di favorire la sopravvivenza della Fede cristiana in una società che sta passando dalla indifferenza alla persecuzione della Chiesa. Questa strategia prevede che la comunità ecclesiale attui una strategia di emergenza compiendo una nuova “scelta religiosa”, dopo quella fatta dall’Azione Cattolica Italiana negli anni 1960-1970.
La vecchia “scelta religiosa” spinse il laicato cattolico ufficiale a rinunciare a una specifica azione politica cristiana, al fine di contribuire alla costruzione di una “cristianità profana”, o meglio di una laicista “città dell’Uomo”. Quella scelta causò la sudditanza dei cattolici al progetto “progressista”, la loro irrilevanza politica e la consegna della società civile alle forze rivoluzionarie, come avevano vanamente ammonito intellettuali inascoltati del calibro di Del Noce e Baget-Bozzo.
Oggi, i fautori della nuova “scelta religiosa”, pur ammettendo il fallimento di quella vecchia, credono che sia ormai irrealizzabile l’incompiuto progetto – sempre raccomandato dalla Chiesa al laicato militante – di riconquistare la società alla Fede e di restaurare una Cristianità. Pertanto, essi esortano i fedeli a rassegnarsi all’apostasia della secolarizzata società moderna, considerata ormai come persa e irrecuperabile, a rinunciare a riconquistarla a Cristo e a ritirarsi dal “pubblico” al “privato”.
Essi propongono che la Chiesa non si ostini più a evangelizzare, o anche solo a risanare, la vita sociale, giuridica e politica delle nazioni, ma anzi eviti prudentemente di compromettersi in questo campo pericoloso rischiando di suscitare ripulse e persecuzioni. Bisogna semmai che la Chiesa si limiti a chiedere al potere laicista di tollerare benevolmente la sopravvivenza della presenza “religiosa” (ossia solo spirituale) cristiana nella sua qualità di umile contributo dato per facilitare il progresso dell’umanità e la tutela della natura.
Un preteso “ritorno alle origini”
In concreto, questa nuova “scelta religiosa” prevede realizzare una sorta di “ritorno alle origini della Chiesa”. Infatti, si pretende che ormai la Chiesa possa sopravvivere al dominio laicista solo ritornando al (supposto) modo di vita dei primi cristiani, rinunciando a “propaganda” e “proselitismo” (ossia all’apostolato e alla conversione) e limitandosi a un’attività di testimonianza spirituale da tentare solo nel campo personale e familiare, o al massimo locale.
Poco dopo la chiusura dell’ultimo Concilio Ecumenico, questa strategia di rinuncia e di ritirata fu proposta da alcuni teologi progressisti moderati, spaventati dalla reazione anticristiana del Sessantotto e preoccupati dalla crescente crisi religiosa. Ad esempio, alcuni aspirarono che la Chiesa, rinunciando a privilegi e poteri, si riduca a una “piccola comunità interiorizzata e semplificata”, al fine di “ricominciare tutto daccapo” (J. Ratzinger, Fede e futuro, Queriniana, Brescia 1971, cap. V). Altri elaborarono addirittura una esplicita “teologia del fallimento”, sostenendo che il fallimento storico della Chiesa ne prova la nobile estraneità al mondo.
Analoga soluzione viene oggi proposta al mondo cattolico dai fautori della nuova “svolta religiosa”. Essi esortano a disertare dalla fallimentare guerra in difesa della civiltà cristiana e di ripiegare in una “rivoluzione spirituale” che permetta ai cristiani di diventare “testimoni silenziosi e agenti segreti di Dio” e alla Chiesa di “sopravvivere nel privato” (Chantal Del Sol, La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo, Cantagalli, Siena 2022, cap. V). Altri invitano i cristiani a “rifugiarsi in catacombe esistenziali” che permettano di “aprire condizioni di nicchia in terra ostile” (Boni Castellane, In terra ostile, La Verità, Milano 2023, pp. 90 e 125).
Inevitabili e insuperabili obiezioni
Tuttavia, questo programma di rinuncia, ritirata e nascondimento ecclesiale solleva inevitabilmente obiezioni insuperabili, sia storiche che pastorali che dottrinali.
Dal punto di vista storico, la prospettiva “catacombalista” si rifà a una “comunità cristiana primitiva” che sembra tratta da certi romanzi, film e telefilm sentimentali del secolo scorso. Infatti, il rifugiarsi nelle catacombe fu solo un ripiego talvolta imposto da situazioni drammatiche, ma non fu mai concepito come vita ordinaria, tantomeno come modello ecclesiale da imitare.
Oltretutto, l’attuale situazione della Chiesa non è paragonabile a quella di allora, se non altro perché Essa rimane erede e custode sia di un resistente prestigio culturale, sia di un cospicuo tesoro dottrinale, liturgico, giuridico, sociale e perfino materiale, che non è possibile nascondere e non è lecito liquidare fallimentarmente, tantomeno abbandonare al nemico.
Dal punto di vista pastorale, la scelta “catacombalista” abbandonerà la comunità ecclesiale al crescente potere del nemico e annienterà quei movimenti che tutt’oggi perseverano eroicamente nel difendere ciò che resta della civiltà cristiana attaccata dalla Rivoluzione. Sia l’insegnamento che l’impegno politico-sociale verranno prima ostacolati e poi esclusi, nel timore di suscitare le reazioni dei nemici della Chiesa, perdere la (falsa) pace religiosa e peggiorare le meschine condizioni di sopravvivenza.
Pertanto, questo “ritorno alle catacombe” non sarà una ritirata strategica, tentata nella speranza di raccogliere le forze rimaste per poi scagliarle contro gli avversari. Al contrario, essa diventerà una resa al nemico, nella illusione di far sopravvivere una Chiesa intimorita e silenziosa destinata a diventare complice di quelle forze tenebrose alle quali non vuole opporsi. Ciò favorirà la lenta e indolore estinzione di quella testimonianza cristiana che si vorrebbe salvare.
Dal punto di vista dottrinale, infine, col pretesto di “tornare all’essenziale” per salvarlo dalla crisi, la scelta “catacombalista” elude i diritti di Dio come Creatore e Legislatore della società, quelli di Cristo come Re dei popoli e quelli della Chiesa come Mater, Magistra et Domina gentium, in particolare il suo insegnamento sociale. Per giunta, questa scelta presuppone una concezione di Dio che tende al deismo, riducendolo a un Essere supremo che non governa il mondo, o almeno che è non è capace d’intervenire risolutamente nella storia contemporanea, per cui Egli abbandona la sua Chiesa al destino di essere vinta e sottomessa al Nemico.
Tutto ciò ci conferma una regola: ogni proposta che pretende di giustificare la viltà dei cristiani nel loro arrendersi alla Rivoluzione implica una offesa fatta alla divina Provvidenza e un tradimento della consegna affidata dal divin Redentore alla sua Chiesa: ossia quella d’“insegnare la verità a tutti i popoli”, “porre la fiaccola sopra il moggio” e “predicare il Vangelo sui tetti”, al fine d’“innalzarsi come vessillo tra le nazioni”.
A questo tradimento bisogna opporre il coraggio e la tenacia di restare fedeli non solo all’astratta dottrina cattolica ma anche al fattivo impegno dell’azione cristiana di riconquista della società. Ad majorem Dei gloriam (etiam socialem).
Guido Vignelli -
Fonte
16 commenti:
Giuste considerazioni. La scelta "catacombale" è vile. Non è conforme al vero spirito critiano. Tra l'altro le Catacombe non furono una scelta, furono imposte dalle circostanze, dal fatto che le autorità perseguitavano il cristianesimo, considerandolo erroneamente una "superstitio" nemica dell'impero.
Oggi è il tempo nel quale bisogna gridare certe verità dai tetti, altro che Catacombe. L'atteggiamento "catacombale" già esiste ed è di massa: si tratta del silenzio che troppi chierici e laici hanno tenuto e tengono nei confronti delle ambiguità e degli errori del Vaticano II, lo sciagurato Concilio dal quale vengono tutti i presenti mali. Non per nulla papa Francesco e il cardinale Roche si rifanno continuamente al Concilio, ai suoi valori, al suo spirito. Anche l'Azione Cattolica, citata nell'articolo, nella sua svolta (che ne iniziò la dissoluzione, riducendola a compagna di strada del progressismo eversore) si sentiva interprete dello "spirito del Concilio" (che del resto, come disse Paolo VI, essa aveva contribuito a preparare sin dai tempi del fascismo).
Il silenzio complice nei confronti del Concilio esprime un conformismo di massa tipico purtroppo dei cattolici, vittime felici dell'errore infallibilista, grazie al quale si sentono obbligati ad accettare tutto quello che un papa ordina, anche quando ordina di dare la comunione ai divorziati risposati e conviventi, in aperta violazione dell'etica cristiana o quando pratica un ecumenismo a sfondo apertamente deistico, violando in maniera evidente il Primo Comandamento.
PP
Ritengo che andare alla messa nuova e denuncia quotidiana di abusi ai sacerdoti che molte volte senza correzione fraterna si sentono "autorizzati" a continuare nell'errore.
Anonimo 11:17,
più che sentirsi "autorizzati", senza correzione fraterna, sono inconsapevoli...
Certe volte serve qualcuno che ci faccia vedere qualcosa che non sappiamo vedere da soli, e allora cambiamo per sempre.
Cit.
Concordo pienamente con VigneLli.
Però, bisogna lottare in primis per togliere i mercanti dal tempio, con la consapevolezza che il nemico è dentro e fuori la Chiesa Cattolica.
È difficile combattere quando nel tuo esercito lo stato maggiore è deviato, quando buona parte dei comandanti conserva solo l'abito del cristiano, non il corpo.
Il dramma è tutto lì.
Gz
Tutto quanto sta accadendo sotto i nostri occhi è racchiuso nel mistero della Divina Provvidenza. Dio non vuole il male, tuttavia è del tutto evidente che ne permetta la manifestazione. E' accaduto anche a Gesù e la sapienza della croce è essenziale.
L'esperienza cristiana è crocefissa e i tanti martiri cristiani ne sono appunto testimoni.
Qui c'è l'aporia tipicamente cristiana, cortocircuito per la ratio nutrita di tale fides.
La bontà, la verità, la giustizia e l'ordine di Dio permettono che si opponga il contrario.
Nella preghiera al Padre Nostro si dice esplicitamente della possibilità di questa prova.
Gesù insegna a pregare perchè non siamo messi di fronte a questa prova (e tentazione).
In più insegna a chiedere al Padre di liberarci dal male (o dal Maligno, suo ideatore).
La prova però è salutare: come una potatura che ferendo la pianta la rende più fruttuosa.
Il Divino Potatore castiga quelli che ama.
Quale è il rischio? Che, messo alla prova, l'amato possa sentirsi abbandonato da Dio.
Nella sapienza del salmo 22, il grido Eloì lemà sabactani riguarda persino Gesù in croce.
Non perchè Gesù si sentisse abbandonato, ma perchè esiste un salmo che lo grida.
Sant'Agostino subito all'inizio del De ordine spiega che la Provvidenza contiene la croce.
Nulla è per caso e Dio realizza la Sua Volontà anche passando attraverso la sua negazione.
Sant'Agostino infatti scrive che "infatti è indice d'ignoranza e causa di danno spirituale il pensiero che un qualche essere sia da Dio abbandonato".
Senti, senti... Noi, e siamo cristiani, abbiamo cambiato persino il Padre Nostro per dirlo.
Diciamo di essere "di Cristo" e lo tradiamo in croce, senza più capire la croce.
Lui abbozzò il Salmo 22 per suggerire quella preghiera che si chiude in crescendo di fede.
Noi abbiamo così poca fede da pensare che Dio, da Padre, possa anche abbandonare un figlio!
Noi chiediamo pane, senza dar troppa importanza a quello del domani. Interessa l'oggi.
Noi chiediamo miracoli, chiediamo prove a Dio, buttandoci dal pinnacolo del tempio.
Prostrandoci al Maligno, cerchiamo di ingraziarci il mondo ed i suoi regni.
Siamo proprio fuori strada, non superando le prove e abbandonando Gesù nel deserto.
Preghiamo il Padre di non abbandonare Lui noi, quando noi non facciamo che abbandonarlo.
L'homo faber trasforma le pietre e i grilli in pane, ma non crede alla transustanziazione.
Ama l'apparenza e gli effetti speciali, ma invece degli angeli si fa servire dai robot.
Il diavolo non crediamo che esista, salvo essergli divenuti schiavi peccando in ogni modo.
Però "preghiamo" il Padre implorandolo di non abbandonarci, perchè Lui ne sarebbe capace.
Di Gesù pensiamo che è un buon uomo, ma i suoi miracoli sono solo simboli, non fatti.
Ci riempiamo la bocca di Parola di Dio, di fede e di carità, ma senza alcuna conversione.
La misericordia è quasi un salvacondotto per essere disordinati, ingiusti e falsi.
In tutto ciò la Provvidenza Divina resta e saprà trarre il bene (suo) dal male (altrui).
Chi entrerà nel "riposo di Dio"? Evidentemente non tutti.
Il riposo di Dio è la sua pace (non quella del mondo), stando nella Sua Volontà.
Chi attende un po' frigge (brucia) e in quella pace non è.
Se non lo è a tempo, patirà (purgatorio) fino al momento del riposo eterno (paradiso).
Se non lo sarà mai (sapendolo) patirà eternamente un bene che sa irraggiungibile (inferno).
Qui, in questa vita, ci sono assaggi di inferno, di purgatorio e di paradiso.
Tutto contenuto nella Provvidenza Divina. In un Ordine che non risente del caos.
Poi ci sono quelli che vorrebbero un nuovo odine del mondo, provocando il caos.
Chissà perchè non capiamo che sono questi ultimi ad abbandonarci in pasto al nulla.
Invece siamo arrivati a una tale confusione da poterci pensare abbandonati dal Tutto.
Molto interessante la vicenda della sostituzione della dimissionaria e, almeno per noi cattolici, tristemente nota leader scozzese.
La favorita Forbes è stata silurata perché "troppo" cristiana.
Al suo posto avanzerà un musulmano.
Qui c'è tutto: il suicidio della civiltà occidentale, che passa per la segregazione del cattolicesimo, e l'utilizzo della religione islamica (la più potente delle varie false religioni mondiali) in funzione anticristiana.
L'essere cristiano diventa fattore penalizzante per qualsiasi ascesa sociale.
Da qui alla ghettizzazione manca poco.
Gz
# "Intanto con le armi della Meloni hanno bombardato la popolazione.."
A leggere "le armi della Meloni" viene solo da ridere. Chi parla così finge di ignorare che le nostre disponibilità di artiglierie (e carri armati) di vario tipo sono molto modeste, a causa della politica di disarmo perseguita da anni dai nostri governanti, ultrapacifisti.
Abbiamo mandato alcune partite di mortai da 81 mm, che gli ucraini hanno detto esser "buoni anche se non molto precisi", un modo diplomatico per dire che si tratta di armi mediocri. Il mortaio è comunque un'arma da trincea, non è costruito per colpire a lunga distanza.
Non diamo al nostro governo la colpa degli eventuali crimini commessi da parte ucraina. Basta con l'autolesionismo.
Z.
Scitote quoniam Dominus ipse est Deus; ipse fecit nos, et non ipsi nos: populus ejus, et oves pascuae ejus.
- Ps 99, 3
L'Italia doveva assumere una posizione più dialogante, moderatrice, invitare ad accantonare eccessi, a non superare limiti, pur ovviamente ribadendo che la sua storia e le circostanze geopolitiche la portano a prendere (non prende niente, neppure glielo hanno chiesto: la obbligano) delle posizioni ben chiare e non eludibili.
Doveva farlo servendosi di una sfonda provvidenziale che aveva a portata di mano: il papa e la Santa Sede e sostenersi a vicenda. Certo.... certo.... anche se si è demolita la struttura complessa della Chiesa ufficiale e il suo sottile apparato diplomatico che è stato piuttosto influente, e questi sono i risultati del bergoglismo e delle chiacchiere demagogiche e moralistiche messe al posto dell'alta politica e del realismo: lo sputtanamento e l'impotenza della chiesa, del papa, della sua diplomazia. Basta dire che nessuno l'ha ricevuto il papa, nessuno l'ha interpellata la Santa Sede, e Zelensky ha detto "se vuoi venire qui devi prima condannare la Russia" e in pratica accodarti ai propagandisti occidentali; Putin ha taciuto perché oltre a reputarlo dannoso per il papa stesso e inutile per la Russia, lascia queste faccende volentieri al patriarcato moscovita.
Autolesionismo? Perché, il popolo italiano si identifica con la Meloni? La giusta critica a chi ci governa evidenzia che, mediocri o no che siano, le armi che noi mandiamo, a detrimento di altri bisogni fondamentali, hanno lo scopo di uccidere e prolungare la guerra, con inevitabile morte di civili anche se non colpiti direttamente. Ricordo poi che anche i militari sono esseri umani, spesso ragazzi giovanissimi , sacrificati anche con le nostre armi in una guerra che, per l'Italia, non può certo definirsi difensiva.
In questi giorni in due classi terze iti sto leggendo e spiegando il canto 5 del purgatorio dantesco, il canto di peccatori- pigri, scomunicati, morti di morte violenta- che, grazie a Dio e al loro libero arbitrio che ha collaborato con la grazia, si son pentiti in extremis, cioe' all'ultimo istante della loro vita e così si son salvati !!
È un canto meraviglioso, con figure e vicende immortali, come Iacopo del Cassero, Buonconte da Montefeltro, Pia de Tolomei.
Vero che il governo è in carica da 4 mesi, però tornano a galla i vecchi proclami di GM quando era all'opposizione, che stridono assai col comportamento servile cui si è autovotata, VZ allontana altri 2 ministri non in linea col di lui pensiero, per le nostre armi, poco avevamo e non di grande qualità, pare che almeno i 5 nuovi aerei comprati da Renzi non verranno toccati, per il resto esercito non ne abbiamo, i nostri contingenti vanno in giro a lucidare stivali altrui per raggranellare qualche cent, insomma chiunque potrebbe attaccarci e in meno di 2 minuti saremmo costretti alla resa incondizionata, la flotta russa sverna di fronte alle nostre coste ioniche, l'aviazione russa non è stata impiegata, velleità tante, possibilità poche, in UK scarseggiano generi di prima necessità, supermercati con scaffali vuoti e Suniak parla di razionamenti alimentari, VP è bello come il sole, si fa per dire, ma non ha alcun tumore, spiace per la Reuters e la BBC, in USA la gente comincia a stufarsi, c'è già stata una corposa manifestazione anti guerra davanti al Lincoln Center, un'altra ben più numerosa è prevista per i primi di Marzo, ma stavolta verso la Casa Bianca, se la faranno arrivare, insomma 'eppur si muove' mi duole per l'amico fan sfegatato dei powers that be, dovrà forse rinunciare a stappare presto lo champagne tenuto in fresco, tornando seri speriamo si usino testa e buon senso e che Dio ce la mandi buona.
# "I nostri contingenti vanno in giro a lucidare gli stivali altrui.."
Adesso non esageriamo. In Afghanistan e in Irak la nostra parte l'abbiamo fatta dignitosamente. Solo che dei combattimenti sostenuti dai nostri contingenti non si può parlare, altrimenti si verrebbe accusati di violare l'art. 11 della Costituzione (un articolo da abolire).
Un ricordo personale, davanti alla TV, doveva essere il 2006 o 7 o prima: a Baghdad tre giorni di combattimenti di milizie locali contro il nostro contingente, credo la Folgore, che respinse gli attacchi (tre morti noi, 7 o 8 loro, più alcuni feriti). I nostri difesero con successo anche il consolato inglese in zona. In TV si vedevano i traccianti e le esplosioni, di notte.
Una notizia spigolata di soppiatto o per sbaglio dal CdSera di alcuni anni fa: in Afghanistan si calcola che il nostro contingente, contro alcune decine di morti, abbia ucciso circa 2500 miliziani-terroristi in combattimento.
AUTOLESIONISMO, in questo senso: siamo sempre pronti ad addossarci tutte le colpe, anche quelle degli altri, vittime di un ereditario complesso d'inferiorità. Se gli ucraini usano o hanno in un caso usato le quattro batterie da 155 mm che gli abbiamo donato per sparare anche sui civili, sono affari loro, ad un certo punto. Tra loro e i russi. Le guerre da quelle parti sono sempre state particolarmente feroci e sanguinarie, sin dal tempo dei cosacchi, non noti per essere dei Samaritani, per così dire. E questa sicuramente non fa eccezione.
Z
Autolesionismo come espressione di un complesso di inferiorità.
Faccio un ulteriore esempio. Stamattina leggo su ilGiornale in rete brevi dichiarazioni di Meloni, che spiega la politica del governo a proposito dell'Ucraina.
Noi critichiamo su alcune cose Meloni ma la critica deve intendersi al Governo e anche alla classe dirigente come tale.
Ha esordito dicendo, cito a memoria: "Ci considerano sempre all'estero suonatori di mandolino e venditori ambulanti...Ma questo è uno stereotipo, noi manteniamo i nostri impegni sull'Ucraina etc.". Parola più, parola meno. Dov'è qui l'elemento negativo?
Nell'aver richiamato il noto stereotipo negativo, che ci ha afflitto per tanto tempo. Che bisogno c'era? Non ce n'era nessun bisogno. L'averlo richiamato dimostra insicurezza come proprio di chi si senta in dovere di dimostrare sempre qualcosa, nella fattispecie di non esser l'italiano dello stereotipo.
A livello di governo non si agisce così. Si va alla questione in ballo, mostrandosi sicuri di se stessi. E si cerca di far valere il proprio buon diritto.
Questo complesso di inferiorità incide anche sulla libertà di giudizio. Ci porta a non avere un'opinione nostra, ad esser troppo timidi. D'accordo: a livello internazionale contano soprattutto i rapporti di forza, chi è debole viene ricattato di continuo. La politica ma anche la vita privata è così.
Tuttavia si dovrebbe avere il coraggio necessario per utilizzare il poco margine di manovra di cui si dispone. Si sta affermando il pericoloso e infausto concetto che la guerra per difendere l'Ucraina sia una guerra sempre più tra Nato e Russia, che, secondo alcuni, sia necessario battere la Russia militarmente e magari far cadere quel regime.
Orbene, su questo punto, se non si soffrisse di complessi di inferiorità ereditari, si potrebbe guadagnarsi il margine sufficiente a dire: l'Italia appoggia la giusta libertà dell'Ucraina dalla Russia, non appoggia una guerra per far crollare la Russia sconfiggendola sul campo, ambizione temeraria e foriera dei più gravi disastri, anche atomici. Una dichiarazione di questo tipo, che obblighi a definire finalmente in modo chiaro lo scopo, il fine di questi aiuti e questa guerra...
Bisognerebbe studiare una formula da far pervenire a Meloni, alla sua segreteria.
Z.
Riflessione sulla guerra in Ucraina. Forse finirà ad Aprile?
Forse finirà ad Aprile. E perché proprio ad Aprile? Perché mesi fa l'ha detto Putin. Forse Putin è un profeta? No, ma ha parlato dal punto di vista dei suoi obbiettivi strategici.
E quindi: vincendo la battaglia per Bakhmut, che sta andando male per gli ucraini, occuperebbe in pratica tutto il Donbass cui mira. Raggiunto questo obbiettivo, diciamo entro il mese di Marzo, potrebbe dire: Signori, abbiamo raggiunto i nostri obbiettivi, per noi "l'operazione militare speciale" è terminata. Sediamoci ad un tavolo e negoziamo la fine di questa guerra. Certo, negoziamo tenendoci i territori conquistati, soprattutto Donbass e Crimea. Sul resto forse i russi potrebbero fare concessioni in cambio di una neutralità assoluta dello Stato ucraino.
Che farebbero a questo punto gli ucraini e i falchi occidentali, direbbero di no e si lancerebbero in una grande offensiva per sloggiare i russi? Se così avvenisse, potrebbe essere davvero l'inizio di una grande guerra in Europa, forse mondiale, con l'uso delle atomiche dietro l'angolo.
Circa Bachmut. In Occidente alcune fonti la presentano come un obbiettivo non rilevante, la resistenza servirebbe solo a sfiancare i russi. Tesi debole. Gli ucraini vi hanno impegnato molte truppe, dopo averla capillarmente fortificata. In realtà, questa Bachmut fu costituita in centro fortificato da Mosca, data la sua importanza strategica per il controllo del Donbass, già nel 1764, quando l'impero russo cominciò ad espandersi nella zona sottomettendo gli "Stati cosacchi" e sottomettendo alla fine i tatari della Crimea, Stato vassallo dell'impero turco, al tempo dell'imperatrice Caterina II (1783).
Si tratta quindi di una piazzaforte o meglio oggi di un sistema fortificato poderoso, di rilevante importanza strategica, difficile da conquistare. Reuters dà le ultime notizie della battaglia con questo titolo: "I Russi stanno stringendo il cappio attorno a Bachmut".
Se la guerra finisse davvero ad Aprile, sarebbe davvero una grande grazia.
Miles
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