La riflessione sullo spostamento di una festa nei giorni precedenti il Natale, con i criteri razionalisti dei novatori conciliari, offre spunto per sapienti approfondimenti più squisitamente spirituali, che ci fanno bene e che volentieri condivido nella nostra traduzione da New Liturgical Movement.
Perché riflettere sulla Resurrezione intorno a Natale?
La motivazione della festa di San Tommaso il 21 dicembre
Come osserva Padre Hunwicke :
La ragione teologica è duplice. Oggettivamente, è in virtù della Resurrezione di Cristo che ogni altro mistero della vita di Cristo continua la sua efficacia attraverso i secoli e per tutta l'eternità.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Lo scorso Avvento, si è imposta alla mia attenzione una caratteristica peculiare del calendario romano tradizionale che mi ha indotto a riflettere. Dal momento che quando ci ho pensato, il Natale era già passato e se n'era andato, ho preso un appunto per menzionarlo quest'anno!
Dal IX secolo, la festa di San Tommaso Apostolo è stata celebrata il 21 dicembre, ed è lì che è rimasta nel calendario per il Missale Romanum del 1962. Nella riforma liturgica, tuttavia, la festa di San Tommaso è stata spostata al 3 luglio, per rimuoverla dai principali giorni feriali dell'Avvento. Comprendiamo la motivazione: semplificare i periodi più solenni dell'anno per consentire una migliore attenzione al loro carattere proprio. La stessa visione ha portato alla dispersione di molte feste di lunga data che solitamente cadono durante la Quaresima. Questo pensiero è stato reso necessario dall'infelice presupposto razionalista che i fedeli non sono in grado di intrattenere più di un'attenzione in un dato giorno dell'anno liturgico, o forse che, anche se ne fossero in grado, non dovrebbero farlo.
Tuttavia dovremmo chiederci cosa si guadagna a celebrare San Tommaso il 21 dicembre, e cosa si potrebbe perdere a dargli una data più calda a luglio.
Il Vangelo tradizionale, come chiunque può cogliere, è il passo significativo di Giovanni (20, 24–29):
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
"Che strano!", si potrebbe pensare. "Mancano solo quattro giorni a Natale, alla Natività di Gesù, al bambino nella mangiatoia, al bue e all'asino, ai pastori e ai magi, agli angeli che cantano Gloria, alla cioccolata calda, ai canti natalizi e ai regali" (ecc. — avete capito l'idea) "e stiamo parlando della Resurrezione? Quale potrebbe essere il collegamento?"
Eppure questo episodio con Tommaso fa capire che è la fede a cambiare il modo in cui vediamo tutta la realtà — e, in effetti, il modo in cui vediamo la nascita stessa del bambino Gesù. Tommaso insisteva nel vedere il Cristo risorto con le sue ferite, ma non riusciva ancora a vedere la sua divinità invisibile; professava ancora la sua fede nell'identità di Gesù di Nazareth come Figlio di Dio. Ancor meno qualcuno poteva vedere un bambino nato in povertà estrema a Betlemme e sapere che era Dio — se non per fede.
Come osserva Padre Hunwicke :
I vecchi testi della Messa Romana per Natale sono pieni di Luce; su di noi è riversata la nuova luce del Verbo Incarnato; Dio ha reso questa Notte sacra splendente con lo splendore della Vera Luce; conosciamo i Misteri della Sua Luce sulla Terra; la nuova Luce del Suo splendore ha brillato sulle nostre menti. Ciò ci ricorda il tema dell'Illuminazione che la Tradizione ha sempre associato all'Iniziazione. Quindi i Battezzati potrebbero essere chiamati gli Illuminati; la pericope giovannea della Guarigione dell'Uomo Cieco dalla Nascita potrebbe essere parte dei propri quaresimali che preparano alla Notte di Pasqua. La Fede è Illuminazione; la Fede è quando si scoprono le carte e vediamo tutto riorganizzato in un nuovo schema; la Fede non è tanto l'infusione miracolosa di conoscenza inaccessibile naturalmente quanto la radicale ristrutturazione di ciò che l'Uomo Carnale conosce, ma conosce ciecamente. S. Tommaso vide il Signore Risorto e quindi vide tutte le cose in modo diverso, vide che il Rabbino di Nazareth era il Mio Signore e il Mio Dio.
Il legame tra Tommaso e la fede è abbastanza ovvio, ma la tradizionale Colletta lo sottolinea per buona misura:
Concedici, ti preghiamo, o Signore, di gloriarci nella solenne festa del tuo beato apostolo Tommaso: che possiamo sempre essere aiutati dalla sua intercessione e seguire la sua fede con la dovuta devozione. Per mezzo del nostro Signore…
C'è una certa gentile ironia: "seguire la sua fede" non si riferisce chiaramente alla fede di chi sente parlare della risurrezione di Gesù da un altro (diciamo, Maria Maddalena) e crede senza vedere. Deve piuttosto riferirsi alla fede con cui Tommaso — o qualsiasi uomo — confessa la divinità di Cristo. "Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli" (Mt 16,17).
Similmente, nella Vigilia della Natività, il mistero della risurrezione è menzionato nell'Epistola del giorno (Rm 1, 1–6):
Paolo, servo di Gesù Cristo, apostolo per chiamata, scelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture riguardo al suo Figlio, che è nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, predestinato Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santificazione, mediante la risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo dai morti …I riformatori liturgici in genere non amavano questo tipo di mescolanza di temi: volevano che ogni stagione fosse "pura", senza complicate mescolanze. Ma perché lo Spirito Santo avrebbe potuto spingere la Chiesa a collocare queste rimembranze della Resurrezione così vicine al mistero della Natività del Signore?
La ragione teologica è duplice. Oggettivamente, è in virtù della Resurrezione di Cristo che ogni altro mistero della vita di Cristo continua la sua efficacia attraverso i secoli e per tutta l'eternità.
Soggettivamente, è il nostro battesimo nella Sua Resurrezione che ci consente di partecipare al potere di tutti i misteri della Sua vita terrena. Pensatela in questo modo: potremmo essere emotivamente commossi da una storia raccontata su qualcuno che è vissuto in epoche passate, potremmo provare un caldo senso di benessere interiore e lanciare una moneta di riserva a un mendicante, come Dickens; ma non possiamo e non riceveremo alcuna grazia da una nascita avvenuta 2000 anni fa se non siamo uniti nella carità e nel sacramento della carità con il Cristo vivente, così che la grazia della sua Natività diventi nostra. Né la sua Natività sarebbe efficace qui e ora tra noi se Egli non fosse il Cristo glorificato e sempre vivente che trascende il tempo, che vi entra come vuole, proprio come passò senza sforzo attraverso le porte chiuse del cenacolo.
In questo modo, l'antica liturgia in ogni stagione, anzi in ogni celebrazione della Santa Messa, quando il Canone Romano subito dopo la consacrazione ricorda la Passione, la discesa agli inferi, la Resurrezione e l'Ascensione al cielo, continua a ricordarci in vari modi il "perno" della vita sacramentale e spirituale, la Resurrezione. Hubert van Zeller esprime bene questo punto:
Qualunque cosa fosse prima della venuta di Cristo, l'obbligo religioso dopo la venuta di Cristo non potrebbe essere più chiaro. "Nessuno può porre altro fondamento se non quello che è stato posto, che è Cristo Gesù". San Paolo torna a questo concetto di Cristo che sostiene l'intera struttura non solo della chiesa ma dell'umanità in generale e in particolare dell'anima individuale. Cristo la pietra angolare, Cristo il capo del corpo, Cristo il cui spirito opera attraverso ogni dono, Cristo la cui risurrezione è il fondamento di tutta la nostra fede e la garanzia di tutta la nostra speranza. Senza il tema dominante di Cristo che attraversa tutto il nostro servizio e la nostra spiritualità, la nostra fede è vana. In ogni punto, dal nostro battesimo in lui alla nostra risurrezione finale in lui come nostro garante, come unica promessa certa, come sostanza e fondamento su cui poggia il nostro destino. (Leave Your Life Alone [Springfield, IL: Templegate, 1972], 64–65)
Se la resurrezione di Gesù rappresenta una sfida per la nostra fede, la nascita nel tempo, dell'eterno Figlio di Dio da una vergine, rappresenta una sfida non minore. Che l'infinito e l'immortale possano essere circoscritti da un grembo, identificati (per così dire) con un corpo e un'anima, soffrire di mancanza, necessità e mutevolezza, tutto questo è, e sarà sempre, una follia per i gentili, un ostacolo per gli ebrei, un invito alla jihad musulmana e al terrorismo. Ma per noi è la verità, e siamo disposti, come Tommaso, un tempo dubbioso ma ora adorante, a morire per essa.
Questa festa di San Tommaso il 21 dicembre, e con essa la lettura paradossalmente ben sintonizzata del Vangelo di Giovanni, sono andate perse nella revisione del calendario del Novus Ordo, o meglio, escluse nel perseguimento di un approccio più ristretto, storicamente incentrato, sentimentale e distribuito ai tempi liturgici. E poi i riformatori ci hanno chiesto di credere che stavano "recuperando" elementi perduti dell'antica tradizione, come la centralità della Resurrezione di Cristo rispetto a un'enfasi eccessiva sulla Sua Passione e morte. Le cose che i riformatori dicevano di "recuperare" erano già più presenti nella vecchia liturgia, ma presenti in modo sottile e pervasivo.
Dopotutto, c'era una profonda saggezza nel celebrare San Tommaso il 21 dicembre, come l'apostolo che, essendo caduto davanti al Signore appena risorto, si allinea più da vicino con i pastori e i magi che caddero davanti al Re neonato. Quanto a me e alla mia casa, seguiremo il Signore e il vecchio calendario.
[AGGIORNAMENTO: Avrei dovuto sottolineare anche la bellezza di avere le feste di due grandi portatori del nome Tommaso equidistanti dal Natale, come due lune orbitanti: San Tommaso Apostolo e San Tommaso Becket: 21 | 22 23 24 | 25 | 26 27 28 | 29. Il primo è un apostolo che vacillò nella debolezza ma si riprese alla confessione della divinità e alla fine diede la sua vita per Cristo; il secondo, un successore degli apostoli che fece alcuni dei soliti compromessi della sua epoca all'inizio della sua carriera ma, quando arrivò il momento critico, si riprese al primato della Chiesa sullo Stato, una verità per la quale diede la sua vita per Cristo Re. Quanto sono appropriati entrambi i Tommaso per la nostra epoca di scetticismo materialista ed erastianesimo secolare!]
Peter Kwasniewski
Peter Kwasniewski
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
4 commenti:
Ιnno "idiomelon" del ufficio delle grandi ore di Natale tradotto dal greco:
《Oggi nasce da Vergine, colui che tiene in sua mano tutto il creato.
È avvolto in povere fasce come un mortale, colui che è per essenza intoccabile.
Viene deposto in una mangiatoia, il Dio che in principio ha fissato i cieli.
Da mammelle, si nutre di latte, colui che nel deserto fece piovere manna per il popolo.
Invita i magi, lo Sposo della Chiesa.
Prende i loro doni, il figlio della Vergine.
Adoriamo o Cristo la sua Nascita.
Mostraci anche la tua divina Teofania.》
Anno santo nella “chiesa” di Bergoglio ? mhmm, ci andrei cauto, da quel coriaceo “indietrista” che mi ritengo (non per merito mio, ma per grazia di Dio), non mi sento di attribuire l’aggettivo “santo” a questo evento indetto da un occupante abusivo del soglio petrino. Inoltre, basta guardare la mascotte adottata come simbolo dell’evento dagli organizzatori per rimanere più che perplessi: un simbolo di chiara ispirazione massonica, ambientalista, ecologista, animalista se si vuole, tutto, ma non certamente cattolico, cristiano.
In proposito, mi piace sempre ricordare le visioni della Beata Anna Katharina Emmerich relative agli ultimi tempi, al tempo dei due papi, cioè ai giorni nostri:
“Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola…. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto… C’erano solo divisioni e caos…. Non c’era niente di santo in essa… C’era qualcosa di orgoglioso, presuntuoso e violento in tutto ciò, ed essi sembravano avere molto successo. Io non vedevo un solo angelo o un santo che aiutasse nel lavoro… Ogni sorta di abomini venivano perpetrati là. I sacerdoti permettevano tutto e dicevano la Messa con molta irriverenza… rimangono a mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti loro lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande devastazione…Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri progetti” https://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1366
Un sacerdote in Libano, durante la messa di Natale, è entrato in chiesa armato e poi ha gettato a terra la sua arma, chiedendo a tutti i libanesi di deporre le armi, perché le armi portano guerre e le uniche vere armi sono pace e preghiera.
La chiesa ha emesso un avvertimento al prete dopo questo incidente.
26 DICEMBRE.
Gesù fin dalla nascita ci addita la nostra missione, che è quella di disprezzare ciò che il mondo ama e cerca (Epist. IV, p. 867).
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