Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 13 dicembre 2014

Divagazioni evangeliche su dottrina e pastorale

Riprendo dal blog La fede dei nostri padri [qui] la chiara e completa esposizione che segue sui rischi della nuova pastorale rivoluzionaria in ragione dell'autentico significato e valore della dottrina. 
Mi permetto di aggiungere, in nota, una riflessione basilare sulla "fusione delle fonti" introdotta dal concilio. Fusione in cui certamente l'Autore di questo testo non cade; ma la citazione della Dei Verbum mi offre lo spunto per l'ulteriore approfondimento che può essere utile a tutti.

Abbiamo già accennato altrove alla presunta divisione fra dottrina e pastorale in nome della quale si sono giustificati ovunque i peggiori abusi. L’occasione di parlare di questo argomento ci è stata fornita dal recente sinodo dei Vescovi, in cui alcuni “pastori”, in nome di questo mantra post conciliare, pretendevano introdurre novità pratiche di una certa rilevanza, a loro dire “senza mutare la dottrina”.

La cosa, grazie a Dio, almeno per ora, s’è infranta sugli scogli di una opposizione trasversale di numerosi altri pastori più attenti dei primi al dettato evangelico. Tuttavia, il pericolo non è affatto scampato, ma solo rimandato di un anno, al prossimo sinodo. Per questo crediamo importante continuare l’approfondimento del tema, onde offrire a tutti i fedeli alcuni sicuri punti fermi cui aggrapparsi in giorni di grande confusione come quelli che stiamo vivendo, punti fermi oseremmo dire “irremovibili” perché posti sullo stesso fondamento che è Cristo e, come ci ricorda san Paolo, nessuno può porre un fondamento diverso (Cf 1Cor 3, 11).

E dove lo troviamo Cristo? Lo troviamo nella Sacra Scrittura: l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo (san Girolamo). Ma la Scrittura, come dice san Pietro, «non è soggetta a privata interpretazione» (2Pt 1, 20), bensì deve essere letta nello Spirito in cui è stata scritta. Dunque, la Scrittura va letta nel modo in cui è stata letta dai Santi e dal costante Magistero della Chiesa in 2000 anni di storia. Impariamo dai Santi: in ogni tempo essi hanno accolto la Scrittura con semplicità e Fede, come i bambini che semplicemente credono a quel che viene detto loro dai genitori. Il dubbio metodico e il metodo storico-critico saranno anche “scientifici”, ma fanno perdere lo spirito evangelico e spesso la fede stessa. Lo stesso Gesù sembra metterci in guardia da troppa “scientificità” quando dice: «chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino non entrerà in esso» (Mc 10, 15). 

Per comprendere quanto sia realmente importante rimanere ancorati fedelmente al dettato evangelico è utile meditare quei famosi versi del Vangelo di Giovanni in cui Gesù dice: «se rimanete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 31-32).
Siamo qui in presenza di un interessante collegamento posto da Gesù stesso tra la “verità”, che è su un livello speculativo, e “libertà”, che è su un livello pratico. È la “verità” che ci rende liberi: non può esserci vera libertà senza verità e san Paolo specifica che bisogna vivere «secondo la verità, nella carità» (Ef 4, 15). Un agire al di fuori della verità, non è un agire libero, bensì costretto: vuoi dal peccato, vuoi dalle convenzioni sociali, vuoi dalle pressioni ambientali.
Dobbiamo quindi acquisire la “libertà dei figli di Dio”, e per farlo Gesù stesso ci dice che dobbiamo rimanere fedeli alla sua parola, per conoscere la verità che ci renderà liberi. L’effetto pratico che ricerchiamo, la libertà, ha una causa speculativa, ossia la conoscenza della verità. A sua volta, la conoscenza della verità è originata dalla fedeltà alla parola di Gesù. Lineare e semplice, forse troppo per alcuni che «sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina» (Ef 4, 14) preferiscono seguire le idee contorte dei falsi dottori dei nostri tempi, piuttosto che le parole semplici del Salvatore.
Questa citazione paolina ci offre lo spunto per approfondire un poco il concetto di "dottrina", che secondo alcuni [qui] potrebbe addirittura essere percepita come "una clava che giudica".

Il termine dottrina è in sé neutro, ossia può essere caricato di significato sia negativo che positivo. Infatti, tale termine indica genericamente un insegnamento organico, un insieme di principi e/o nozioni tra loro collegate, senza per questo darne un giudizio di valore. In tal senso, quando parliamo di dottrina cattolica, ci riferiamo all’insegnamento che Cristo ha trasmesso ai suoi apostoli e consegnato alla sua Chiesa nei Vangeli, creduto dai Santi Padri e trasmesso sino a noi dalla Santa Chiesa: insegnamento che dobbiamo seguire fedelmente se vogliamo conoscere la verità e se vogliamo essere liberi e salvi. Infatti, la verità donataci da Cristo è una verità salvifica, presupposto della libertà e della vita eterna: «chi crederà sarà salvo» (Mc 16, 16). Dunque, si può ben capire come la fedele trasmissione di questo insegnamento, di questa dottrina, sia letteralmente di “vitale” importanza. Per gli appassionati del Concilio Vaticano II, esso insegna autorevolmente nella Costituzione Dogmatica Dei Verbum, che «i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre Scritture» (n. 11).1

Quanto sopra premesso, dobbiamo affermare che è semplicemente falso e capzioso creare una presunta contrapposizione o separazione fra dottrina e pastorale, pretendendo di operare una prassi dissociata dalla verità: in nome di una finta misericordia si finisce per mettere tra parentesi o accantonare l’insegnamento di Cristo. Dico che è finta misericordia perché quelle verità che vengono taciute o accantonate, in nome della misericordia stessa, sono verità liberatorie e salvifiche, verità da cui dipende la libertà e la salvezza delle anime che hanno tutto il diritto di sentirsele predicare, così come d'altro canto i pastori hanno il dovere di predicarle. Tutto ciò è semplicemente diabolico.

Una pastorale che non sia ancorata saldamente nella verità rivelata non conduce alla libertà e non porta alla salvezza. 
Inoltre, un’azione umana, proprio in quanto umana, è per ciò stesso razionale. Tanto più un “piano pastorale” non può non avere a monte idee e dei principi che, se non sono quelli della dottrina cattolica divinamente rivelata, saranno inevitabilmente altri.
Per comprender meglio quanto l’agire umano dipenda effettivamente da una dottrina che lo precede, ricorriamo ancora una volta al Vangelo.

Poco dopo la seconda moltiplicazione dei pani, Gesù ammonisce i suoi apostoli dicendo loro: «fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei» (Mt 16, 6). Questi non capirono subito cosa volesse dire il Maestro, ma infine compresero che il lievito dai farisei, da cui si dovevano guardare era la loro dottrina. (Mt 16, 12).
Questo passo è particolarmente importante perché Gesù parla di una dottrina come di un lievito. Il lievito è il principio attivo della fermentazione della pasta. L’azione della fermentazione dipende dal lievito che, in un certo senso, "anima" la pasta.

Inoltre, quando il lievito è amalgamato alla pasta e questa è fermentata, umanamente è impossibile separarlo. Per questo Gesù dice di “fare bene attenzione e di guardarsi” da dalla dottrina farisaica, che è un insegnamento umano e che, se accolto senza discernimento, diviene principio di un agire non secondo Dio, ma secondo gli uomini. Questa ammonizione di Gesù, deve farci ancora di più comprendere, quanto sia vitale non lasciarsi inquinare l’anima da ogni vento di dottrina umana. 

San Paolo dice che «verrà il giorno – e dico io che sembra che sia arrivato – in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2Tm 4, 4-5). 
E ancora altrove, in modo altrettanto profetico quanto categorico scrive che: «lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio» (1Tm 4, 1-3). Io non so se adesso sono gli ultimi tempi, quello che so è che questo brano della prima lettera a Timoteo mette i brividi per quanto è attuale: parla di ipocriti “impostori” che come prima cosa attaccheranno il matrimonio vietandolo. Non siamo arrivati a tanto, grazie a Dio, ma ciascuno può giudicare da sé quanto queste parole di san Paolo risultino drammaticamente vere soprattutto in questi giorni in cui il matrimonio è attaccato come mai prima d’ora.
Chi ha orecchi per intendere.

AMDG
Hilarius Episcopus
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1. Nota di Chiesa e post-concilio
La Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, la Dei Verbum, nel II Cap. paragrafi 7-10 ha per oggetto La trasmissione della Rivelazione. Il paragrafo 9 sancisce le relazioni tra Scrittura e Tradizione, il 10 quelle tra Tradizione-Scrittura e Chiesa-Magistero. È proprio qui che avviene la confusione con l'espressione “coalescunt un unum”, riferita ai tre concetti: Scrittura, Tradizione e Magistero. E quindi Scrittura Tradizione e Magistero diventano un tutt’uno così “da non poter sussistere indipendentemente”.
Mons. Gherardini dimostra che la Dei Verbum accantona la dottrina definita dal Tridentino e dal Vaticano I sulle “due Fonti” della Rivelazione (Tradizione e Scrittura), per far confluire Tradizione e Magistero nella Scrittura. Infatti, soprattutto nel punto 10 « il precedente Magistero è spazzato via all’insegna d’una radicale tanto quanto insostenibile unificazione. Unificati sono i concetti di Scrittura, Tradizione e Magistero. […] [vedi - e anche qui]. Afferma inoltre mons. Gherardini:
«Essa [la Dei Verbum], pur senza dichiararlo esplicitamente, rinunzia di fatto alla dottrina classica dell'assoluta inerranza biblica e limita l'inerranza stessa alla sola “verità salutare”. (nota 18 qui]. Se si pensa che l'inerranza assoluta della Sacra Scrittura non è soltanto una tra le varie premesse d'ogni lavoro esegetico, ma è anche una verità della fede cattolica, a più riprese almeno implicitamente confermata dal Magistero ecclesiastico e dalla tradizione scolastica, s'intravede per quale motivo abbia poco sopra definito non soddisfacenti alcune novità della Dei Verbum; esse suscitano - a dir il vero - non poche perplessità. Per uscire dalle quali, sarà bene che l'esegeta cattolico si lasci guidare dai capisaldi del Magistero, in special modo dalla "Providentissimus Deus" di Leone XIII e dalla "Divino afflante Spiritu" di Pio XII: l'una infatti stabilisce un'esatta nozione d'ispirazione biblica, nozione che chiamerei teologica in quanto ripugna alla dissociazione della fede dall'ispirazione stessa e dall'inerranza; l'altra mette in evidenza e richiama la varietà dei generi letterari presenti nella Scrittura, le regole per la loro interpretazione ed il senso letterale che ne discende.»
Vedete bene come le innovazioni conciliari, che ora rendono più esplicita la rivoluzione in una fase più avanzata, vanno riconosciute, estratte col bisturi della 'sapienza' della Roma perenne, illustrando e motivando la loro esatta portata e conseguenze, che ora sono ancora più sotto gli occhi di chi vuol rendersene conto. Gli scritti di Mons. Gherardini sono a questo riguardo una miniera aurea. Non a caso egli è il più illustre esponente vivente della Scuola Romana.

15 commenti:

tralcio ha detto...

Estrapolo perchè andrebbe saputo a memoria:

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... quando il lievito è amalgamato alla pasta e questa è fermentata, umanamente è impossibile separarlo.

Per questo Gesù dice di “fare bene attenzione e di guardarsi” da dalla dottrina farisaica, che è un insegnamento umano e che, se accolto senza discernimento, diviene principio di un agire non secondo Dio, ma secondo gli uomini.

Questa ammonizione di Gesù, deve farci ancora di più comprendere, quanto sia vitale non lasciarsi inquinare l’anima da ogni vento di dottrina umana.

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Tutti a fare gli "ambientalisti", ecologici e a chilometri zero, bio e verdi, ma l'inquinare e l'ibridare ci appartiene, come peccatori, perchè l'OGM è la via facile alla distribuzione da supermarket, quella cara al "popolo", ai feriti curati nella tendopoli, agli ignoranti istruiti dalla TV: la "grande distribuzione" che fa gioco a burattinai della globalizzazione, di cui l'onu delle religioni e il cristianesimo adogmatico sono già la novità del natale 2014, in attesa del modello 2015, da vendere indifferentemente in chiese, moschee e templi vari.

Josh ha detto...

d'accordo con l'art.
e più che necessaria la specifica in nota....

mic ha detto...

da vendere indifferentemente in chiese, moschee e templi vari.

Marius mi ha segnalato qualcosa di simile già a Berna. Appena appena riesco a inserirla tra le riflessioni così pressanti sul sinodo, pubblicherò.
Ma purtroppo non è il primo né l'ultimo progetto del genere. Ricordo che ne avevamo registrato un altro tempo fa...
I burattinai stanno agendo su tutti i fronti.

Hr ha detto...

Da cordialiter:
"La pastorale non è l’arte del compromesso e del cedimento: è l’arte della cura delle anime nella verità. Quando questo è stato detto tutti hanno capito: anche, e soprattutto, quelli che hanno deformato o criticato. Il linguaggio del buon pastore è all’opposto di quello che dicono alcuni teologi del momento. Non credo a possibilità scismatiche. Coloro che usano della loro funzione ecclesiastica per sovvertire la Chiesa contano, in realtà, innanzi agli occhi del mondo solo perché esiste quella Chiesa che essi intendono demolire in nome della «Chiesa futura umanità». Poi ci sono tanti segni, soprattutto fuori d’Europa, che indicano che i demolitori della Chiesa hanno fatto il loro tempo.


[Pensiero del Cardinale Giuseppe Siri tratto dalla rivista "Renovatio", VI, 1970]

Anonimo ha detto...

Così i preti politicamente e culturalmente fedeli al servizio del “pensiero unico” dominante vengono mandati in televisione a comunicare al mondo che la Chiesa, finalmente e inesorabilmente, si sta modernizzando.

http://www.papalepapale.com/strega/?p=2520

bernardino ha detto...

@ anonimo delle 16,57 -

infatti quasi in tutti i programmi leggeri, ci trovi loro e sempre i soliti che fanno lavaggio di cervello alla gente assolutamente impreparata.
A volte, addirittura mi viene da ridere a sentire conduttori o altri che dicono sciocchezze tali su dottrina e religione come se fossero teologi - ormai sono quasi tutti professori di Dottrina Cattolica.

Fino a qualche anno fà non c'era uno che parlava di queste cose - ma cosa mai è successo?

E' vero il pensiero unico (dell'unione sovietica).

tralcio ha detto...

I don Rigoldi, Mazzi e affini sono la punta dell'iceberg.

Ci sono "solidissimi" sacerdoti (vestiti "da prete" e che celebrano delle sante messe decorosissime) che mai direbbero simili scemenze, che tuttavia sono ormai allo sbando dottrinale (tacciono sul peccato originale, svicolano sul diavolo e sull'inferno, nicchiano sulla creazione, scantonano sulla verginità di Maria, si mostrano aperti a ogni genere di amore, riportano ogni azione liturgica al cementare la comunità, criticando chi "si fermi al sacro")...

Ora la questione per noi è: arrabbiarsi o no? La rabbia viene dal demonio. E' lui a godere se perdiamo la pace.

Io non sto perdendo fiducia nella mamma (la Chiesa), ma mi trovo davvero in difficoltà con alcuni (molti) fratelli.

Se dovessi "alzare la voce" o "menar fendenti" (simbolicamente o anche fisicamente) non sarebbe una sfiducia nei confronti del Signore? In fondo la Chiesa è sua. La comunione la fa Lui. Lui è vilipeso, Lui è trascurato, Lui è stato messo in ombra dal culto dell'uomo e dal dialogo con il mondo, cessando di adorarLo, lodarLo e dirGli che Gli voglio bene, chiedendoGli perdono innanzitutto delle mie infedeltà!

Se invece dovessi tacere sarebbe tiepidezza? O pavidità? O addirittura connivenza?

E' un tormento. E' una sofferenza, innanzitutto da offrire e mettere nel calice mentre il sacerdote celebra la santa messa e consacra le specie eucaristiche. E' l'acqua unita al vino in cui si unisce la caducità e a fallibilità umana con la trascendenza divina.

Proprio perchè è una purificazione, rendiamo sacra la nostra sofferenza, offrendola, senza maledire. Preghiamo per i "nemici". Preghiamo per i sacerdoti, anche i più inadeguati.

Cerchiamo di mantenere in noi la pace, fiduciosi nell'intervento del Signore. Lo attendo ... a breve. E non voglio riceverLo con il cuore amareggiato di chi, in fondo, rischia di arrivare a odiare i fratelli. Umanamente ci starebbe, ma non sarebbe la nostra fede...

Cerchiamo di essere lieti. E offriamo tutto il dolore che certe parole e certi comportamenti suscitano in un cuore puro. Tenendolo puro. Personalmente ho ringraziato il Signore di essere amareggiato.

Pregando il rosario, specie contemplando la flagellazione o la coronazione di spine, ho assaporato quanto possa essere assurdo l'uomo nei confronti di Nostro Signore. Lui ha patito per redimere. Facciamo altrettanto. Siamo in un momento cruciale. E senza croce, niente Pasqua! Altrimenti ragioneremo come chi pensa che una "soluzione umana" possa salvare. Non è così. I "pastoral-sinodali" sono in errore, ma erreremmo anche noi, a cercare di "vincerli" sul loro terreno. Là loro sono "invincibili" umanamente.

Il cristianesimo, la Chiesa, sono sovrumani. Di chi aver timore?
Questa sola cosa io cerco o Signore: abitare nella Tua casa tutti i giorni della mia vita!

ettore ha detto...

Contributo esemplare, da mandare a memoria, da meditare. Riflessione profonda, ispirata, l'atteggiamento di ogni cristiano dovrebbe essere guidato dalle virtù cardinali; alcune volte risulta difficile osservarle compiutamente.
Grazie di cuore. Un fraterno abbraccio.

Anonimo ha detto...

Qualcuno in altro thread affermava che il vdr non è un distruttore, sì, può essere, ma sta imponendo con metodi dittatoriali la sua personalissima idea di chiesa di strada modello latinos, preti di strada che sparlano del vangelo distorcendone il senso, preti che dicono che il Padre nostro è un'accusa a Dio che sta in cielo e lascia noi qua sulla terra a soffrire, trasmissioni sulla chiesa ong, missionaria solo in opere educative , per carità utilissime, senza l'ombra di un'educazione religiosa, ma noi non siamo come loro, abbiamo culture bimillenarie alle spalle, tv 2000 ha tolto la bellissima trasmissione ideata da Magister che dopo l'articolo recente verrà epurato, che spiegava il vangelo attraverso quadri, statue, passava gli splendidi Angelus di BXVI, niente più, vangelo di strada, si twitta e il 'prete' risponde, niente più musiche di autori sublimi, solo porcherie e schitarrate, ci trattano come indios di villas miserias, con tutto il rispetto per loro, io non mi ci trovo in questa chiesa scentrata,non mi piace e mi crea confusione e sconforto. Anonymous.

mic ha detto...

io non mi ci trovo in questa chiesa scentrata

Non è solo la Chiesa che è scentrata; ma noi sappiamo dov'è il nostro Centro, anzi Chi è...
Non è facile quando mancano i punti di riferimento concreti; ma ci resta l'arma del rosario della preghiera della Santa Messa in quei luoghi dove ancora ci soccorre.
Coraggio, avanti!

Ambrosius ha detto...

"Mi permetto di aggiungere, in nota, una riflessione basilare sulla "fusione delle fonti" introdotta dal concilio. Fusione in cui certamente l'Autore di questo testo non cade; ma la citazione della Dei Verbum mi offre lo spunto per l'ulteriore approfondimento che può essere utile a tutti."

Mic,

Ho trovato un brano interessante nel documento "Dal conflito alla comunione", guarda:

"L’autorità della Scrittura

52. Il conflitto sulle indulgenze si sviluppò rapidamente diventando un conflitto sull’autorità. Per Lutero, la curia romana aveva perso la sua autorità con l’insistere su di essa solo formalmente, invece di argomentare sulla base della Bibbia. "All’inizio della contesa, l’autorità teologica delle Scritture, i padri della Chiesa e la Tradizione canonica rappresentavano per Lutero un’unità." Nel corso del conflitto, quando egli giunse alla conclusione che le norme ecclesiastiche, così come venivano interpretate dai rappresentanti della curia romana, erano in contrasto con le Scritture, questa unità si spezzò. Da parte cattolica la controversia riguardava non tanto la supremazia delle Scritture, con la quale i cattolici concordavano, quanto piuttosto la corretta interpretazione delle stesse."

Questo parlare non è un ricosnocimento di chi Lutero credeva nella fusione delle fonte di rivelazione tale come aveva detto Mons. Gherardini?

Se Lutero credeva nell'autorità dei Padri e nella tradizione canonica, perché non ha trovato in loro le base scriturale per le norme della Chiesa?

Questo documento è troppo debole...

Anonimo ha detto...

Non oso pensare che impressione avrà mons. Gherardini quando sente parlare Bergoglio. Lui, così attento e metodologico, l'altro così vago e recalcitrante ai metodi. Chi ha avuto una formazione di un certo tipo avvertirà di certo un abisso, davanti a chi è frutto del '68 e chissà che struggimenti di cuore vedendo che tal persona è messa a insegnare agli insegnanti!

Cattolico ha detto...

Caro Tralcio 18:30, nessuno ci può togliere la pace e la gioia che ci dona il Signore, se non ci lasciamo agitare , innervosire o adirare, ma però abbiamo il dovere di dare testimonianza alla Verità: perciò dobbiamo far vedere loro (ai tiranni modernisti) che non ci hanno convnti, intimoriti, conquistati, anche perché, in tal modo, possiamo essere di consolazione e di incoraggiamento ai tiepidi, agli indecisi, ai bisognosi di coraggio. Questo dovrebbero fare anche i bravi frati e le brave suore FF I, e non lo fanno, purtroppo; restando in silenzio confermano i malvagi nella loro malvagità (sino a lasciare che si autoconvincano di essere nel giusto) e disorientano noi poveri "cristiani piccoli piccoli". Inutile girarci attorno: bisogna "mettere in mora" i tiranni ed i loro sgherri, denunciandoli alla comunità cristiana e tener loro testa, a testa alta, sapendo che Cristo e la sua Madre SS.ma non ci lasceranno da soli in balia dei menzogneri ingannatori. Auguri di Buone e Sane Feste Natalizie, di tutto cuore

Luisa ha detto...

Riflessione di una chiarezza cristallina, ringrazio mic di averla ripresa.
Estraggo solo questi due passaggi

"quando parliamo di dottrina cattolica, ci riferiamo all’insegnamento che Cristo ha trasmesso ai suoi apostoli e consegnato alla sua Chiesa nei Vangeli, creduto dai Santi Padri e trasmesso sino a noi dalla Santa Chiesa: insegnamento che dobbiamo seguire fedelmente se vogliamo conoscere la verità e se vogliamo essere liberi e salvi. Infatti, la verità donataci da Cristo è una verità salvifica, presupposto della libertà e della vita eterna: «chi crederà sarà salvo» (Mc 16, 16). Dunque, si può ben capire come la fedele trasmissione di questo insegnamento, di questa dottrina, sia letteralmente di “vitale” importanza. "

"...in nome di una finta misericordia si finisce per mettere tra parentesi o accantonare l’insegnamento di Cristo. Dico che è finta misericordia perché quelle verità che vengono taciute o accantonate, in nome della misericordia stessa, sono verità liberatorie e salvifiche, verità da cui dipende la libertà e la salvezza delle anime che hanno tutto il diritto di sentirsele predicare, così come d'altro canto i pastori hanno il dovere di predicarle."

Semplice, chiaro, vero.
Eppure la strada che ci stanno tracciado sembra essere altra.
Se e quando l`insegnamento della Chiesa ( dunque quello di Gesù) è troppo duro, insopportabile per i poveri pazienti dello`ospedale di campo, verrà a soccorrerli la medicina(vi ricorda qualcosa?) della misericordia, la pastorale della misericordia verrà a addolcire la durezza dei rimedi della Chiesa.
Che poi siano le parole di Cristo ad essere tradite, il Suo insegnamento, ad essere messo da parte(perché troppo duro…) è ormai cosa trascurabile.
Ma in fondo che cosa possiamo aspettarci da chi ha detto nero su bianco che il CVII ( assunto a dogma della Chiesa) è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea?
L`uomo che lo ha detto guida oggi la chiesa con una mano di ferro, anch se talvolta sembra mettere un guanto di velluto.

Josh ha detto...

http://rorate-caeli.blogspot.com/2014/12/dear-father-v-could-there-puppy-heaven.html