Una testimonianza dal blog bergoglionate [qui], della quale merita tener conto. Dice con semplicità e chiarezza cose già di per sé evidenti. Fornisce ragioni, ma il problema rimane in tutta la sua serietà e gravità, soprattutto per via della strana alleanza tra il clero eretico e quello donabbondiesco...
Spett.le Redazione,
sono un ragazzo colombiano che risiede da molti anni in Italia per motivi lavorativi. Vi scrivo per darvi un contributo da una visuale latinoamericana, realtà che per società, cultura e nascita conosco bene.
Il mio padre spirituale è un sacerdote italiano che ha iniziato a studiare a sei anni e da allora non ha mai smesso d’imparare. Viene da un ambito culturale che ha favorito la sua conoscenza, la crescita e lo sviluppo e oggi, a 50 anni, è un uomo che di storia della Chiesa, di teologia, di cristologia, di patrologia, e soprattutto di dogmatica, ne sa certo parecchio. Ho visto io stesso, più volte, che molti colleghi teologi di alto livello lo trattano con molto rispetto. L’ho visto citare i vangeli in greco a memoria a un piccolo dottore in sacra scrittura, che non sapeva dove attaccarsi per rispondere. E non vi dico come sia e cosa sia quando celebra la Santa Messa: si trasforma, diventa veramente un'altra persona.
Perché ve lo racconto? È da tutto questo nasce il problema, non solo di Jorge Mario Bergoglio, ma in generale: lo scontro tra due mondi, due mentalità e due formazioni totalmente diverse, quella europea e quella latinoamericana (nello specifico quella argentina).
Prima di tutto è necessario capire la concezione che padre Bergoglio ha dell’essere cristiano-cattolico. Una concezione che si può spiegare con l’esempio di un bambino che incontra una persona affascinante e meravigliosa, il Signore Gesù: lo segue, cerca di imitarlo, ma non riesce a capirlo fino in fondo perché ha una mentalità limitata dalla sua età infantile. Per tutta la vita rimane con questa “concezione infantile” della Fede, non cerca di svilupparla, di maturarla, perché per Jorge Mario Bergoglio, come per tanti cattolici latinoamericani, l’importante è trovare un modello da seguire e un ideale sociale, politico o religioso, con il quale identificarsi.
Seconda cosa importante da capire di papa Francesco è la sua concezione dell’episcopato, dunque del papato, la quale differisce totalmente dalla concezione romana. Per lui è una visione principesca autoritaria ed estranea al popolo, racchiusa nelle strutture di governo e nei palazzi antichissimi, incapace di capire che quei palazzi nascono per dare dignità all’ufficio del vescovo e della Chiesa tutta, non certo alla persona in sé.
Per Jorge Mario Bergoglio, come per molti dei confratelli latinoamericani, il vescovo è solo un prete di campagna con un po’ più di importanza. Per lui l’importante, più che ammaestrare il gregge, è stare con i “poveri” e ascoltarli, farli sentire vicini, soprattutto si teniamo in conto che in molti paesi della America tutte le figure che rappresentano l’autorità, sempre hanno avuto in confronto del popolo un atteggiamento di padroni, di casta sociale distaccata o, nei peggiori dei casi, di dittatori.
Infine, la concezione di papa Francesco sulla dottrina e la liturgia. Per lui, come per tanti pastori latinoamericani, queste cose sono del tutto accidentali. Cose che esistono, sono lì, ma in fondo, nella vita quotidiana, hanno poco a che fare. Per papa Bergoglio, come per tanti altri, la dogmatica è una cosa storica passata e lontana dalle realtà. La parola “dogma” spaventa e disturba i pastori tipo l’attuale vescovo di Roma, perché confondono l’assolutezza della Fede con l’assolutismo dei regimi dittatoriali. Non capiscono che l’assoluto è base e fondamento della Fede.
Per papa Francesco ciò che conta è “fare esperienza”, amicizia, con Dio e basta: tutto il resto è un optional. Così Gesù, da Redentore e Maestro, diventa un “compagnone”, come appare in un film del 1999 (Dogma) che il mio padre spirituale e io abbiamo visto più volte.
Una prova di queste parole che vi scrivo è il fatto che noi non abbiamo sviluppato, come è successo qui in Europa nei 2000 anni di cristianesimo, un pensiero forte, chiaro e definitivo, riguardo alla dottrina, la liturgia e le tradizioni. Noi, in America Latina, siamo rimasti a un pensiero debole, conformista e accomodante.
Il primo confronto che noi latinoamericani abbiamo avuto in ambito apologetico è stato con le sette protestanti, pagate e promosse dal pensiero protestante nordamericano, e purtroppo dobbiamo ammettere che, fino ad oggi, sembra che noi abbiamo perso la battaglia, grazie anche ai “finti ortodossi” come l’ex vescovo di Buenos Aires – oggi vescovo di Roma – che, gesuiticamente, ha pensato di farsi “amici” i “nemici”, sprofondando nelle peggiori forme di manifesto e evidente sincretismo religioso.
A tutto questo vi prego di aggiungere la aggravante della psicologia argentina. Gli argentini sono un popolo così scioccamente orgoglioso che gli altri latinoamericani, in particolare quelli del mio paese di nascita, sono specializzati a prenderli in giro. Tutte le affermazioni popolari degli argentini hanno a che fare con il abbinamento alla parola “Dio”, proprio per mettere in luce questo loro orgoglio enorme. Esempio: “Se Gesù nascesse ancora sarebbe argentino… Gesù fece scendere lo Spirito Santo in Giudea per puri disguidi tecnici perché il cenacolo era stato programmato in Argentina … Dio parla in spagnolo con accento argentino… noi siamo perfetti come è perfetto Dio… ecc.”.
Papa Francesco si è formato negli anni ’70 in America latina prima e in Germania poi, respirando da una parte il disprezzo verso Roma dei nostri teologi della inculturazione e dell’indigenismo, dall’altra, in Germania, la romanofobia dei tedeschi.
Il dramma è che oggi, sulla Sede di Pietro, abbiamo come papa qualcuno che, nel profondo, disprezza la romanità, che non ha una teologia, né un magistero, perché la sua “teologia” e il suo “magistero” è tutto un parlare per slogan populisti. Non ha il senso dell’universalità, ma vuole trasformare la località – la sua località – in universalità: lo fa con il sorriso sulle labbra, ma in modo arrogante e sprezzante.
Ecco perché io capisco, conoscendo il contesto di provenienza e la situazione latinoamericana, le preoccupazioni di molti vescovi e di molti fedeli al vedere un papa regnante che si mette a fare “magistero” sui giornali della sinistra laicista e anticattolica.
Ultima cosa: non dimenticate che per opera dell’allora primate, cardinal Bergoglio, in Argentina sono diventati vescovi alcuni dei peggiori preti ultra-progressisti, bastava che parlassero di “poveri” e “povertà”.
Spero di essere riuscito a darvi il contributo che desideravo darvi e di essermi spiegato al meglio.
Vi porgo i miei saluti carissimi.
Jorge
13 novembre 2014
35 commenti:
E' una maggiore esplicitazione di quanto già chiarito da Epiphanio in una discussione precedente.
Il problema è che purtroppo si stanno introducendo cambiamenti, la cui portata non sarà esaurita col presente pontificato, salvo una conclusione del Sinodo che riesca a neutralizzare le impostazioni sinodali et alia di Bergoglio & C.
Il come non ci è ancora noto, ma c'è da sperare nelle voci più sane già evidenziatesi e in un contagio positivo in questo senso -
Ma resta pur sempre il problema posto da tutte le distorsioni prodotte dall'applicazione in chiave liberal dei punti controversi e ambigui dei documenti conciliari, che sono da annoverare tra i fattori più determinanti sulla crisi, ma che purtroppo anche il clero conservatore tende a non riconoscere...
Sono d'accordo, è una questione di linguaggi (culturali e mentali) diversi. Purtroppo il pressapochismo, la confusione, il bricolage dottrinale vengono facilmente scambiati per semplicità e per spirito innovatore. Vi ricordate mons. Milingo?
Sui Colombiani e gli Argentini, la mia esperienza e' esattamente la stessa.
E' anche per questo che quella sera del 13 marzo mi sono prima adirata e poi sentita male.
Rr
Grazie per le interessanti ed approfondite argomentazioni che completano il quadro generale su questa persona. Ciò che faceva, colpevolmente tollerato in Argentina, ora lo fa e lo propone in tutto l'orbe terrarum. E' un pastore che afferma di non credere nel Dio cattolico e adora in una moschea un dio in comune con l'islam e che, urbi et orbi, rivela pubblicamente la propria eresia. Ma colpa più grave cade in capo a chi ha permesso, E PERMETTE, che il potere di giurisdizione di S.Romana Chiesa sia stato messo in mano ad un politicante che vuole distruggerla. Certo i cavalli di Troia alla Schonborn.. quelli simoniaco economici alla Kasper.. le pasionarie in rosso porpora che da cinquantanni covano in segreto il loro amore cattocomunista.. i cardinali pirla che lo hanno votato senza conoscerlo... ma chi porta e porterà per sempre la colpa più grave è uno solo. Che purtroppo pare serenamente non rendersene conto. Prugna secca lo chiamavano quei vescovi che oggi gli attribuiscono di aver profeticamente avviato il "pontificato" Bergogliano e di aver aperto nuovamente la Chiesa al vento del concilio. Per lui però, sia chiaro, non ci sarà posto neppure fra i santi in saldo che oggi, come il 18 politico nel 68, non si negano ad alcun papa post 1960. Non avevo compreso bene né tantomeno condiviso l'ultima dichiarazione pubblica di Don Villa fatta poco prima di morire ed antecedente a quell'infausto 13 marzo 2013. A quasi due anni di distanza non mi sembra più così indigesta e comincia ad apparire molto più chiara e fondata. Soprattutto comincio a capirne le parole di speranza.
Mazarino,
puoi specificare cio' che diciriguardo Don Villa?
Rr
Sono lieto che questo articolo sia approdato anche su questo blog, l’avevo segnalato senza esiti settimane fa ad altri siti, al alcuni vaticanisti. Contiene informazioni, spunti, osservazioni , critiche certo interessanti ma che richiedono un minimo di ponderazione. Gli uomini del Sud America, come anche quelli degli altri continenti , necessariamente sono “un altro mondo” rispetto alla società europea, nordoccidentale. Hanno tradizioni, culture, vedute, stili di vita in parte originati dai nostri, ma spesso progrediti e declinati in forme diverse secondo usi e costumi locali. Certo ci sono alcune affinità, certo appaiono alquanto diversi lo spessore, l’ampiezza, la profondità in tema di cultura, di mentalità, di educazione, di formazione; diversi il modo di essere, di pensare, di agire; diverse sono le sensibilità, le modalità di approccio ai problemi, alle persone, ai ruoli, alle regole. Ognuno di noi è frutto della propria società, del proprio ambiente, dei propri maestri, della società in cui vive. I concetti di libertà, legalità, democrazia, di carità, di tolleranza non sono univoci, sono percepiti e vissuti diversamente per ragioni antropologiche, filosofiche, sociologiche, psicologiche, giuridiche, democratiche etc.
Alcuni recenti commenti hanno già evidenziato questo aspetto.
Un amico ha sostenuto che al papa mancano i fondamentali di teologia, e ancora qualcosa.
Un altro ha accennato all’incompleta evangelizzazione dell’America Latina, alla mancata formazione intellettuale cattolica…
Esiste ed è giustificabile, in questo contesto, “un’accezione di Cristianesimo” specifica, propria da parte del clero e del popolo “sudamericano” ? Con riferimento In particolare a questioni pastorali, dottrinali, dogmatiche, liturgiche? Io non possiedo gli strumenti per giudicare.
Certo l’attuale papa ha modi di fare, assume decisioni strane, afferma incongruenze, esprime rudezze di toni, improprietà di linguaggio, ostenta comportamenti incoerenti, richiama poco paternamente, usa metafore desuete; non rispetta i canoni tradizionali, denota una interpretazione disagiata del ruolo (inadeguata?), rifugge la sacralità, il decoro e lo stile che la carica richiede, in discontinuità coi predecessori. Questo cambio di strada, questa nuova direzione, non mi rassicura mi fa .. tribolare? Prego il Signore perchè salvi la Sua Chiesa e mi doni la grazia di riconoscere la retta via.
Articolo illuminante che vale un intero trattato.
Tuttavia temo che non si tratti solo di casualità antropologiche e sociologiche legate alla singola persona ma, purtroppo, di qualcosa di ben più ampio di studiato, pianificato e infine applicato.
Miles
E' inutile ripetere quanto affermato negli interventi fatti finora, nei quali purtroppo ha trovato conferma l'impressione che ho ricevuto finora: Bergoglio come "parroco del mondo".
Personalmente vorrei aggiungere alcune notazioni.
- Da decenni frequento la biblioteca dell'Università Cattolica di Milano per trovare strumenti apologetici. Devo dire che i testi di teologia e di altri argomenti religiosi in lingua spagnola sono pochissimi, di fronte alla mole sterminata della produzione in Francese e in Tedesco ( tralascio quella in Italiano, abbastanza cospicua, e accenno solo a quella in Inglese, non molto nutrita ma generalmente seria ).
Devo pensare che, a parte alcune lodevoli eccezioni ( come quella costituita dal gesuita Antonio Orbe, grandissimo studioso dello Gnosticismo antico ) la vena dottrinale del mondo ispanofono, finita l'epoca gloriosa della Controriforma e del "siglo de oro" si sia esaurita? Che questo mondo inclini prevalentemente verso il sondaggio psicologico e l'emotività nel senso passionale-irrazionalistico del termine, come nel caso del neonominato sacerdote spagnolo Antonio D'Ors, nipote di un grande studioso del barocco e autodefinentesi scrittore "erotico, mistico, comico" ? La metafora come stile di pensiero "a fuoco d'artificio"?
- Il mondo tedesco non ha prodotto solo eretici nemici della romanità, come il sassone Lutero. C'è o c'è stata una Germania profondamente cattolica, nella zona bavarese e in quella renana, in cui sono apparsi non solo grandi devoti grandissimi mistici, come le stigmatizzate Katharina Emmerick e Therese Neumann,ma anche pensatori e apologeti robusti, come Hildegarde di Bingen e Alberto Magno, il maestro di san Tommaso. All'inizio dell'800 operò Tubinga il grande Moehler, autore, della "Simbolica", un poderoso manuale in cui sono presentate con grande rigore le differenze tra le formulazioni dottrinali della Chiesa cattolica e quelle dei raggruppamenti protestanti, oltre che di un gran libro su sant'Atanasio. Da quel mondo proviene il teologo Ratzinger.
Dove sia finito quel grande Cattolicesimo tedesco, che a suo tempo seppe anche affermarsi politicamente con il grande partito del "Zentrum" non saprei dire; potrebbe spiegarlo con cognizione di causa mons. Gherardini, che sul Protestantesimo moderno ha scritto un testo magnifico. Pio XII non fu "il papa di Hitler", ma certo nutrì sempre una grande ammirazione per il popolo tedesco.
Caratteristica dei Tedeschi era l'attitudine teoretica, che si associava cin quella mistica ( lo stesso Heidegger, mentore filosofico di Rahner, per un certo periodo pensò di farsi gesuita ). Che i Tedeschi si siano americanizzati, mantenendo la loro proverbiale serietà solo nel settore della vita pubblica e dell'economia?
In ogni modo nello stile Bergoglio non riesco a vedere nessun influsso germanico.
In ogni modo nello stile Bergoglio non riesco a vedere nessun influsso germanico.
Credo che più che d'influsso si tratti di un elemento comune: l'anti-romanità....
@ Mic. Per giudicare sull'"antiromanità" dei Tedeschi occorrerebbe il parere di qualche autorevole germanista.
Da una pare c'è il mito di Arminio, che sterminò le legioni romane nella selva di Teutoburgo, impedendo la soppressione della libertà tribale dei Germani, da un altro quello del Sacro ROMANO Impero guidato dai sovrani tedeschi... e la Germania occidentale ha bellissime cattedrali romaniche; accennando, solo a latere, alle chiese barocche austriache.
Attualmente in Germania va per la maggiore ( saggi, romanzi storici, perfino un film di una grande regista, Margarethe Von Trotta,reperibile su Youtube in spagnolo )la figura di Ildegarda di Bingen, collocata a nove anni in un convento benedettino dalla sua nobile famiglia, che ebbe una riuscita migliore di quella dellla Minaca di Monza. Grazie alle cure di Jutta, una dotta e pia maestra, divenne poetessa, musicista, teologa, filosofa, linguista, esperta in medicina ed erboristeria... perfino mistica e profetessa capace di redarguire Federico Barbarossa; da poco proclamata santa e Dottore della Chiesa. Scopro ora che i suoi testi sono reperibili su Internet nella Patrologia di Migne.
Sul versante laico, basta accennare all'importanza che il mondo latino ebbe per Goethe...
Il mondo culturale germanico è anche quello segnato dalla acribia filologica, che ne ha fatto il paese della critica e dell'ipercritica biblica, dal settecentesco Reimarus al novecentesco Bultmann, con tutti i suoi epigoni. Da qui la separazione tra il "Cristo della fede" e il "Cristo della storia", che certo non è fatta per alimentare la devozione e la "pietà" popolare. Credo che in questa temperie soprattutto nell'epicentro di Tubinga i teologi cattolici abbiano dovuto
mettersi a confronto con quelli protestanti, finendo per diventare più professori spaccatori in quattro di versetti biblici che sacerdoti in cura d'anime.
Ripropongo la solita ipotesi: quando il Cristo della pietà popolare si fa evanescente ci si butta sul "sociale" in modo populista, diverso rispetto alla santità sociale di un tempo ( don Bosco, don Orione... ).
In questo senso la cultura teologica tedesca potrebbe essere
utilizzata per dare una "verniciatura" di pensiero profondo a istanze di per sé molto semplificatrici.
Ho l'impressione che ci sia qualcosa che accomuna un po' tutte le nazioni dell'America, settentrionale, centrale e meridionale, anglosassone o anche latina che sia: fra l'altro, la mancanza di senso vivo della storia (o, ch'è lo stesso, della tradizione), l'antintellettualismo, il vitalismo.
Maso
Chiedo scusa per l'invadenza che dimostro nel mancato rispetto dei turni, ma l'insonnia da preoccupazione anche ecclesiale mi rende scorretto.
Trovo che le analisi sullo stile e sul governo Bergoglio si stanno facendo sempre più precise e stimolanti perché basate su analisi sociologiche, suscettibili di verifica.
A questo punto credo sia opportuno porre in modo deciso e determinato il problema della relazione che intercorre fra vita ispirata dal Vangelo e dottrina.
La carità nelle sue varie gradazioni, dall'eroismo alla Kolbe alla melassa buonista-latitudinaria sembra avere il ruolo principale, ma se non c'è la speranza nell'avvento di un regno eterno di bene e di giustizia la carità si raffredda e prevale il criterio del "beviamo e mangiamo, perchè domani moriremo"; il "carpe diem" così largamente condiviso.
Può esserci vita eterna se Dio non esiste? Dunque è da tenere in considerazione l'opera santa di chi, come san Tommaso con le sue "cinque vie", ha messo a punto gli argomenti o, se si vuole, le prove dell'esistenza di
Dio, e di un Dio personale. Certo, ci sono le agostiniane e pascaliane "ragioni del cuore"; ma anche la mente vuole la sua parte in termini di razionalità. Il che vuol dire lavoro apologetico.
A seguire: se esiste un Dio personale buono, onnisciente e onnipotente, perché c'è tanto male nel mondo? ed ecco il problema della Teodicea.
Il collegamento tra Dio e mondo si coglie attraverso la Storia Sacra, che va dalla creazione, alla restaurazione finale, con in mezzo la caduta originaria, la scelta del popolo eletto e l'apparizione in esso del Redentore, l'Uomo-Dio. Ma l Storia Sacra è credibile o è un tessuto di favole? E come in Gesù Cristo si uniscono umanità e divinità? E per quale motivo la Redenzione richiede il sacrificio della croce? Ed è proprio vero che l'umanità deve essere redenta, "riscattata" a prezzo di sangue dalla prigionia in cui la tiene il Demonio? E il Demonio, Potenza delle tenebre, esiste realmente?
Tralascio la parte relativa alle problematiche morali, note a tutti. Rimane il fatto che lo studio della dottrina da parte dei semplici fedeli e il suo approfondimento da parte dei teologi non è un "di più", perché i valori, di cui oggi tanto si parla, non reggono se non sono appoggiati su FATTI, di cui si deve dimostrare la realtà effettiva o almeno la non contraddittorietà rispetto alla ragione, quando si tratta di misteri rivelati.
Nel corso di due millenni la Chiesa ha messo a punto un immenso arsenale di riflessioni su questi argomenti, con risposte che sono state fissate nei "simboli" di fede, nelle formule catechistiche, nella liturgia. Risposte che sono da integrare con i dati della cultura moderna. Invece va per la maggiore il metodo "esperienziale", prevalente nei movimenti, che sembra semplificare le cose, ma depotenzia la trasmissione della fede da una generazione all'altra perché priva la vita religiosa dell'ossatura portante.
C'è dell'altro ma qui mi devo fermare, sperando di non essere bannato.
Sur "Boulevard Voltaire", ce matin :
http://www.bvoltaire.fr/nicolasbonnal/le-pape-francois-et-la-fin-de-nos-racines-chretiennes
Per chi legge il francese qui, grazie a Béatrice, la traduzione(dall`inglese) dell`intervista di Bergoglio alla Nacion.
http://benoit-et-moi.fr/2014-II/actualites/linterview-de-franois-a-la-nacion-i.html
Però, se mi sbaglio correggetemi, non è cosa banale che un papa abbia fra i giornalisti-vaticanisti amici di lunga data( penso in particolare a Piqué, Falasca, Tornielli) che, non solo hanno su di lui subito scritto libri enfaticamente elogiosi, ma che si son trasformati in servitori fedelissimi, una sorta di portavoce-addetti stampa privati, pompieri pronti a correre per spegnere eventuali incendi e abili anche nel prevenirli.
E non dimentico il gesuita Spadaro.
Quei giornalisti vaticanisti scrivono diretti dalla loro personale amicizia, quel che ne esce è sempre un contributo al monumento eretto a Jorge Bergoglio, tanto meglio per lui, un beneficio, un vantaggio, uno strumento che non aveva a sua disposizione Benedetto XVI, ma penso che anche se lo avesse avuton non se ne sarebbe servito, ancor meno per incrementare la sua personale gloria.
...e Padre Lombardi, Luisa?
Alla conferenza del CISM, illuminante è la fantastica esegesi delle "parole chiave" nell'eloquio di Bergoglio portate all'estremo per farne un elogio (della follia?) http://www.zenit.org/it/articles/la-rivoluzione-comunicativa-di-papa-francesco?utm_campaign=quotidiano&utm_medium=email&utm_source=dispatch
Perfetta, in chiave ironica, la lettura che ne fa Patrizia Fermani
http://www.riscossacristiana.it/le-parole-chiave-di-patrizia-fermani/
Detto sudamericano:
Onesto come un colombiano;
Casto come un brasiliano;
Umile come un argentino.
Mi sa che hanno ragione....
Vorrei anche io chiedere a Mazzarino lumi su quanto dice riguardo a don Villa e le sue ultime dichiarazioni, in particolare mi interessano le "parole di speranza". Grazie.
Segnalo:
Sinodo dei Vescovi - "Lineamenta" per la XIV Assemblea Generale Ordinaria: La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo (4-25 ottobre 2015), 09.12.2014
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/12/09/0935/02013.html
Buongiorno, avete notizie di un asserito mandato badogliano, pardon bergogliano, rivolto o ritorto ai pentecostali di varia denominazione sedicenti cattolici, "per una nuova pastorale di evangelizzazione"? Si parla di "catholic corner" da impiantare nei gangli metropolitani, in locali, garage, soffitte e scantinati......ma lontano dalle chiese, di laici predicatori della gioia, m che roba eh? Sembrerebbe essere un novita' fresca-fresca.
@ Mazzarino
Mi unisco al coro. Anche io vorrei che chiarissi sulle parole di don Villa.
Anna
Certo, Maso, pur con tutte le differenze: si chiama rifiuto o rigetto dell' Europa, quella che li ha obbligati, per un motivo o per l' altro, apartire, andarsene, quella che ha, o avrebbe, oppresso i loro antenati, quella che aborrono, finche', ma questo vale solo per le classi alte, se me innamorano una volta conosciuta. Per apprezzare l' Europa ed i suoi tesori culturali, tutti affondati nella Tradizione( non necessariamente solo cattolica, ma senz' altro cristiana) bisogna studiare, studiare e ...studiare. C'e' chi, pur non avendone i mezzi, lo fa, e c'e' chi, pur avendone avuto i mezzi,
non lo ha voluto o saputo fare, ed ora disprezza ciò che non ha imparato a conoscere con l' atteggiamento tipico dell' ignorante arrogante, che pensa che "vale molto più la pratica della grammatica" ( modo di dire che ho sentito solo al nord da settentrionali).
Franco: non vorrei sembrare "di parte", ma, finito il"siglo de oro" dalla Spagna di grande, intellettualmente parlando, a parte alcuni pittori( e non mi riferisco al troppo lodato Picasso.) non e' arrivato nulla, o molto poco.
E dal Sudamerica ?
Rr
PS: più che un parroco del mondo, mi sembra un mondano delle parrocchie
@Luigi
sulla freschezza del pentecostalismo della gioia in garage, più che nell'alto solaio,
cfr. la datazione per Montano e i Montanisti e anche la "dottrina degli entusiasti"....
OT:
“… Their objective was to secure at least twenty-five votes for Bergoglio on the first ballot. An ancient Italian cardinal kept the tally of how many votes they could rely on before the conclave started.”
Per coloro che, come me, amano i gialli, visitate ancora From Rome
RR
Capperi! Torno dal lavoro e vedo che c'è chi mi cerca. Non facciamola cadere troppo dall'altro era una personalissima riflessione. Comunque, scusandomi del ritardo, chiarisco. Alla fine di febbraio 2013 lessi un articolo che mi lasciò molto male. Per questo ne ho lucida memoria anche se i primi tentativi di ritrovarlo, per darvi riferimenti certi finora non mi hanno dato buon fine. Comunque doveva trattarsi di qualcosa apparso su SISI NONO o,forse ma non credo su Chiesaviva, probabilmente rilanciato da qualche blog. In sostanza alcune persone rimaste vicine a D.Villa fino alla sua scomparsa avvenuta a novembre 2012 riferivano che il sacerdote si era avviato serenamente alla morte confortato dal fatto che ormai il problema Ratzinger era avviato a soluzione. Che Villa non stimasse Ratzinger era noto. Che BXVI avesse mollato pare lo sapessero tutti già da oltre un anno (ed il senno di poi lo conferma) tranne noi poveri sfegatati fan Ratzingeriani. Ricordo perfettamente di essere stato molto contrariato dall'articolo e di aver reagito con stizza e disappunto, nonostante già allora, come ora, ritenessi l'abbandono di Papa Benedetto XVI l'atto più grave compiuto sulla terra da un uomo contro Nostro Signore Gesù Cristo. Tentavo politicamente di autoconvincermi, alla moda dei normalisti, che in fondo Scola poteva considerarsi accettabile, anche perché l'arrivo all'orizzonte dell'ombra Bergogliana non era neppure lontanamente ipotizzabile. E invece va a finire peggio di ogni mia pur pessima previsione. E' difficile oggi sostenere, anche per un ultrà ratzingeriano come me, che non sia stato Benedetto XVI a "terminare" il Cattolicesimo Romano. Certo il vdr va avanti e indietro sulle macerie con la grazia e il carisma che gli sono propri, ma il detonatore che ha innescato il C4 facendo saltare il pilastro centrale PURTROPPO è stato BXVI. A due anni da quei giorni tutto pare molto più chiaro e alla luce del sole. Don Villa non amava Ratzinger, ma dal grande sacerdote cattolico che era credo non potesse avere alcun dubbio sulla portata distruttiva delle dimissioni calcolate di un Papa. Eppure si avviava serenamente al giudizio consapevole che la grande contraddizione che paralizzava e spegneva la Chiesa Cattolica del Post-Concilio stava risolvendosi. MI scuso se ho suscitato attese cui disattendo ma, non si tratta di alcuno scoop, sono solo considerazioni personali che risalgono a due anni fa ma di cui ho certa e fresca memoria. Ovviamente sarei grato di aiuto nel ritrovare i riferimenti.
Mazarino, grazie
Rr
X Mazzarino
Vorrei ricordare che ben due velenosi numeri di Chiesa Viva atti a colpire Benedetto XVI uscirono nei mesi immediatamente precedenti la rinuncia, il primo nel settembre 2012 dal titolo l'Anticristo nella Chiesa di Cristo, e il secondo proprio nel fatidico febbraio 2013 dal titolo Benedetto XVI? Naturalmente l'anticristo secondo questo speciale della rivista era proprio Benedetto, la rinuncia fu poi sbandierata da chi ha raccolto "l'eredità" del defunto don Villa come una vittoria del medesimo. Una macchina del fango che ha proseguito ancora. É di 2 mesi fa il numero con accuse infamanti che non sto a riportare per disgusto. Poniamoci domande sulla credibilità di questa testata.
Se quello di Benedetto non é stato un calvario che cosa era? Cosa abbiamo ottenuto dalla cosiddetta "vittoria" di don Luigi Villa? Colui che disse di Benedetto - Se ne deve andare!
Con dolore.
Mia.
Mazzarino si fa di roba forte quando c'è di mezzo Ratzinger , poi cerca di metterci una pezza parlando di 'riflessione personale', lol. Mi ricorda un noto sedevacantista
Don Villa poteva non stimare Ratzinger ma non avrebbe mai spacciato una c. come l'articolo citato, stendiamo un velo pietoso
Conosco la spazzatura che sta girando. Mi pare pura follia che non credo sia attribuibile a don Villa. Anch'io rimasi molto male per quegli articoli. Ma le dimissioni di BXVI sono un fatto e non sono certo opera di don Villa. Dopodiché faccio fatica a non considerare tale abbandono una conferma di ciò che Don Villa pensava di lui. Dopodiché fine dei chiarimenti.
Angheran 8:07
su questo giudizio non ci sto.
Mazzarino mi è parso chiaro e sincero.
Io stessa ho preso con le molle e sono anni che tra l'altro non consulto neppure più Chiesa viva, da quando la gestione Villa si è andata attenuando, perché molte formulazioni mi appaiono "costruite" più che dedotte... Questa è la mia impressione. Accolgo solo ciò che posso verificare direttamente o da fonti più che testate.
Quando c'è di mezzo Ratzinger non si finisce mai di discutere, che stesse sulle balle a tutti è palese fin dal suo arrivo a Roma, che fosse protetto da GP2 dava fastidio a molti, che lo chiamassero con epiteti tutt'altro che caritatevoli e cristiani assodato, che siccome il prescelto rifiutò Qualcuno gli ordinò di accettare l'elezione, un calvario durato quasi 8 anni, con enormi pressioni che possiamo solo ipotizzare, alla fine il blocco dei bancomat ed il sequestro dei soldi da parte delle solite banche che ancora lì stanno, ha fatto il resto, Ratzinger era odiato dal 99% del clero, basso o alto che fosse, percepito come fastidio insopportabile, prima lasciava, meglio era, Nuzzi con i documenti gentilmente rilasciati da solerti manine, ha fatto un pacco di soldi poi è sparito nell'oblio, tante voci circolano sul perché e per come, noi non lo sappiamo, forse mai si saprà, sicuro che non ci si aspettava questa disgrazia, ciò detto, non mi sento di addossare tutte le colpe sulle fragili spalle di un quasi 90enne che forse avrebbe dovuto essere più tedesco, nel senso più deleterio del termine, non credo gli importi un fico secco di essere proclamato santo dato che oggi lo danno a tutti come il Nobel, quindi conta niente, per me resta sempre quello che è, era e sarà non mi sento di giudicarlo, Dio lo farà......per sdrammatizzare e tranquillizzare i tradi più forti, a Salzburg, in cattedrale, per l'Immacolata, ho assistito ad una messa in tedesco sì, ma con pezzi musicali di Mozart eseguiti da coro, quartetto d'archi ed organista eccelso (e che organo!) quindi,dopo aver avuto i brividi per l'Ave verum ed altro, posso assicurare che era un incanto....ultima cosa, il duomo era stracolmo, nonostante la cattiva nomea dell'Austria. Lupus et Agnus.
Lupus, tu sei stato li all' Immacolata.
Io ero la' a Ferragosto 2013, ed ho avuto la tua stessa esperienza. Messa NO, ma celebrata molto degnamente, musica di Haydn eseguita alla perfezione. Una cosa bellissima. Insieme ad un' altra coppia italiana, pefetti sconosciuti, mi sono inginocchiata alla balaustra e l' allora Arcivescovo, oggi in pensione, m'ha comunicato, sulla lingua, ohne Probleme.
Mozart sar' anche stato massone, ma il brano composto per Maria Himmelfahrt ( Maria Assunta al
cielo) e' semplicemente angelico.
Don Villa non amava nessuno dei papi postCVII, tanto più se, come GPII e BXVI, erano stati tra gli autori o i consigliori del Vat II. E siccome siamo tutti uomini peccatori, aveva lesue particolari idiosincrasie. I suoi " eredi" sono verosimilmente tutt' altra cosa.
Tuttavia, con tutto l' affetto per BXVI( e magari tornasse) la sua abdicazione, e tanto più perché tedesco, non me la spiego. a meno di un ricatto tale- non per lui stesso, ma per la Chiesa-: se resti tu, andiamo via noi. E sputtaniamo tutto, come e peggio di Lutero.
Forse credeva avrebbero eletto Scola, o qualcun altro simile. Invece...
Magari stiamo sbagliando tutto noi...
Rr
Recomiendo el libro del Dr. Antonio Caponetto, "La Iglesia traicionada", donde relata todos los problemas doctrinales, el ecumenismo falso y la confusión que provocó el Cardenal Bergoglio en Buenos Aires.
Riprendo Rr, che sottoscrivo perché ha espresso esattamente il mio pensiero a riguardi:
"Tuttavia, con tutto l' affetto per BXVI( e magari tornasse) la sua abdicazione, e tanto più perché tedesco, non me la spiego. a meno di un ricatto tale- non per lui stesso, ma per la Chiesa-: se resti tu, andiamo via noi. E sputtaniamo tutto, come e peggio di Lutero."
Credo che il nocciolo sia lì.
Lasciamo perdere Chiesaviva, come dice Mic: un conto era don Villa (che su alcune cose aveva ragione, su altre francamente era fuori come un poggiolo, pace all'anima sua), cosa ben diversa sono i suoi epigoni, completamente a sbalzo, almeno di venti metri e reggendosi su travetti in compensato.
Per Franco: oltre alla PL e alla PG sul web ci sono digitalizzazioni del Mansi e di tutto quello che si vuole (quando non si ha tempo per andare in UC in sala cons, anzi anche un sacco di altre cose fantastiche che in UC ahimè non ci sono); conoscerà archive.org, suppongo, e il progetto Gallica della BnF. Buon lavoro!
humilitas
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