Il Figlio di Dio, infinitamente santo e assolutamente impassibile, si è fatto figlio dell’uomo per poter riparare la colpa di Adamo e tutte quelle – innumerevoli – che ne sono scaturite e continuano a scaturirne. È nato per prendere su di sé tutti i peccati della storia e offrirsi a Dio in espiazione al posto nostro, Lui perfettamente innocente e, al contempo, capace di un atto redentivo di infinito valore. I santi Padri scorgono nelle durezze della Natività un’anticipazione della Passione salvifica: il Re dei re ha cominciato a patire fin dalla Sua venuta al mondo per liberare l’umanità peccatrice dal potere del male. È evidente che, se quest’ultimo non è ancora scomparso dalla terra, ciò non è imputabile ad un Suo eventuale insuccesso, ma al fatto che, nonostante l’inaudito e immeritato atto di misericordia da parte del Padre celeste, noi continuiamo a disobbedirgli.
Che i bambini soffrano e muoiano è un fatto che strazia il cuore, ma la cui spiegazione ci è ben nota dalla Rivelazione. Le malattie non sono altro che una delle stimmate della natura umana decaduta in conseguenza del peccato originale. A questo, tuttavia, bisogna aggiungere che mai le offese a Dio avevano raggiunto la gravità e la frequenza di oggi – e questo non può non ricadere sulla vita di tutti indistintamente, dato che è l’ordine stesso della creazione ad essere sistematicamente violato. I peccati contro natura elevati ad istituzione dello Stato, l’aborto considerato un diritto umano, la soppressione dei malati terminali camuffata da compassione… ce n’è a iosa per giustificare flagelli e calamità che si stanno compiendo in misura ancora irrisoria rispetto a quel che meritiamo. Se non ci piace che i bambini soffrano, cominciamo a far meno peccati.
Ma questo meccanismo riparatore, che colpisce indiscriminatamente colpevoli e innocenti, non è più soltanto un’ineluttabile necessità metafisica, da quando il Verbo divino, incarnandosi per morire su una croce, l’ha assunto in Sé con l’umanità dei peccatori per imprimergli valore e dinamica di redenzione. La sua carne è santissima, ma è la stessa di chi ha peccato: grazie a Lui, vero Dio, si realizzerà ciò che all’uomo è impossibile; da Lui, vero uomo, Dio otterrà ciò che Gli è dovuto. Questa sarebbe somma ingiustizia da parte del Padre? Solo per chi è totalmente estraneo al mistero cristiano e vede la realtà da raso terra; per proferire una bestemmia del genere bisogna esser privi della fede cattolica, cosa che rende inabili a qualsiasi ufficio nella Chiesa. Che dire poi se quegli, omettendo le risposte che pur conosciamo da ben duemila anni, scandalizza i piccoli e i grandi, distruggendo la fede in milioni di persone? Meglio sarebbe per lui che gli si mettesse al collo una macina e fosse gettato in mare – parola del Verbo incarnato e crocifisso.
Associati all’Agnello innocente nato dall’Agnella immacolata, ancora oggi i bambini soffrono per la salvezza delle anime, di quelle anime renitenti alla verità e alla grazia che persistono nell’offenderlo in modo gravissimo; in particolare, soffrono per la conversione dei falsi cattolici che lavorano per il nemico e per quella dei cattivi Pastori, i quali, anziché denunciare il male com’è loro dovere, lo avallano compiacenti. «Se voi soffrite è anche per colpa mia», avrebbe dovuto rispondere il signore vestito di bianco a colei che lo interrogava con la speranza di essere sollevata anziché demolita, nella sua già terribile prova. Ma questa è fantascienza… Il giorno di Natale bisogna andare tutti in piazza a gridargli sotto la loggia: «Vattene! Hai abbondantemente passato il segno e colmato la misura. Lascia il posto a qualcuno che, almeno, non bestemmi come te». Visto che ci ha già pensato da sé, ma è indeciso riguardo al momento, potrebbe pure convincersi che è arrivato.
A quanto pare quel tale – come acutamente osservato da un lettore – ritiene Dio responsabile del male e della sofferenza in quanto ha creato il Principe delle tenebre. Questa convinzione gli fa evidentemente dedurre che Egli sia ora “costretto” ad essere misericordioso oltre ogni giustizia e a condannare unicamente coloro che rifiutino espressamente il perdono. Ma come Lo si può pregare? La causa di tutti i guai sarebbe proprio Lui, non il cattivo uso del libero arbitrio da parte delle creature che ne sono dotate, prima gli angeli e poi gli uomini. La responsabilità di questi ultimi non sarebbe così semplicemente attenuata dall’inganno demoniaco, ma praticamente annullata; in questa prospettiva la giustizia vorrebbe che fossero tutti completamente scagionati. Se traiamo le estreme conseguenze da simile argomento, chi violenta un bambino è anch’egli una vittima di quel Dio che non gli ha impedito di farlo; poco importa se ha deliberatamente trasgredito i Comandamenti divini, ignorando ostinatamente qualsiasi richiamo della coscienza e della Chiesa e giustificando le sue condotte trasgressive in un crescendo di gravità che, con l’aiuto della grazia, avrebbe pur potuto frenare prima di esserne travolto, se solo avesse voluto…
Ma, se la divinità pagana partorita dalla mente del signore in bianco è un mostro di incoerenza e di perfidia, l’essere umano è da lui pensato – da quanto è dato arguire – come un ebete del tutto incapace di autodeterminarsi. Ecco l’esito finale della rivoluzione culturale avviata da un frate in crisi che, per la sua pervicace ribellione, sprofondò nella depravazione e finì col darsi la morte per il disgusto che aveva di se stesso. Quando, per risolvere un problema personale, si butta tutto per aria pretendendo di essere l’unico ad aver capito qualcosa nella Chiesa, i frutti non possono certo essere buoni, specie se la propria rivolta viene a intrecciarsi con fattori politici, sociali e finanziari. L’unica differenza, oggi, è che quei semi perversi sono giunti a piena maturazione: la pretestuosa “riforma” luterana sta mostrando pienamente il nichilismo che ne è all’origine, ma – paradossalmente – dall’alto di quella stessa Sede che il ribelle voleva distruggere.
Suprema vendetta del diavolo? Forse. Ma anche quella, come già la sofferenza dei piccoli, è assunta e integrata nel piano di Colui che è infinitamente santo, sapiente e misericordioso. Non sappiamo che cosa voglia trarne, ma ci fidiamo comunque. Un amato confratello che si firma Cesare Baronio (con il nome del grande cardinale discepolo di san Filippo Neri) ci offre un aiuto prezioso con una luminosa intuizione di fede, di cui lo ringraziamo dal profondo del cuore: «Nell’economia della Provvidenza, anche questo momento di gravissima crisi ecclesiale, come avvenuto in passato, potrebbe rivelarsi un’occasione per far rinascere nei fedeli e nella Gerarchia un nuovo slancio di fedeltà alla dottrina, di zelo apostolico, di riscoperta della spiritualità e dell’ascesi, di impegno pubblico per l’affermazione della Regalità di Cristo e della Madonna nella sfera sociale. Anche qui – senza fraintendimenti – si potrebbe dire del Concilio e di Bergoglio: o felix culpa!, se gli errori odierni sono premessa ad un ritorno dell’antico fervore, della santità di vita, dell’eroismo cristiano».
17 commenti:
Onnipotente e sempiterno Iddio,
che col sangue del beato Stefano Levita accogliesti le primizie dei Martiri, concedi, te ne preghiamo,
che sia nostro intercessore Colui che supplicò anche per i suoi persecutori il Signor nostro Gesù Cristo,
il quale con Te vive e regna nei secoli dei secoli.
Così sia.
S.S. Pio X, con decreto del 3 gennaio 1914, ha concesso 300 giorni di Indulgenza a chi recita la suddetta antifona con la sua preghiera una volta al giorno; e l'Indulgenza plenaria il 26 Dicembre e il 3 Agosto.
Infiniti possono essere i motivi che si nascondono dietro ogni singola sofferenza, che sempre va accolta come un'opportunità che ci viene offerta per comprendere, per combattere, per offrire. Non si parla più del combattimento spirituale a cui ogni cristiano è chiamato dal battesimo in poi. Questo scopo viene taciuto da tutti. Combattimento contro la propria parte non redenta per essere sempre più conformi a NSGC, combattimento contro il proprio ambiente, che santo non è, per far sì che santo diventi anch'esso. NSGC è nato nella e per la sofferenza, ricorda don Elia, ed anche noi, in miliardi di forme diverse lo siamo.Lo siamo per diventare lievito e sale, dose minima del tutto che, mischiandosi al tutto, lo insaporisce e lo solleva dal suo stato originario. Importante per noi ora è non perdere la nostra battaglia:essere soldati imitatori di Cristo, dispensatori del Suo sale e del Suo lievito.Il nostro Maestro, la nostra Guida l'abbiamo. I maestri e le guide umane lasciano il tempo che trovano e nel presente capaci solo di essere esempio, con il loro non essere, di come noi non dobbiamo essere.
Condivido integralmente lo spirito dello scritto di don Elia. Ma, con riguardo alla triste vicenda dell'ingiustizia di Dio, credo che la frase incriminata (pronunciata a braccio) - inserita nel suo intero contesto - volesse esprimere un paradosso, da respingere, e non una convinzione. Volesse dire, insomma, che non è possibile parlare del male come espressione di una pretesa ingiustizia di Dio. Purtroppo, questo parziale sollievo non compensa i molti altri casi in cui frasi forse meno choccanti, ma ugualmente criticabili, sono state pronunciate in discorsi, interviste e simili. E nella stessa risposta incriminata, come giustamente sottolinea don Elia, impressiona l'affermazione che la sofferenza dell'innocente sia senza spiegazione, che nemmeno la teologia sia in grado di rispondere: che sia una questione "aperta", ancorché non risolubile secondo la logica dell'ingiustizia divina.
ms
@anonimo 11.32
Santo Natale! Vorrei farle notare alcune sue espressioni giustificative: "..volesse esprimere un paradosso, .....volesse dire, insomma, parlare del male...". Ci sono miliardi di parole che possiamo usare, per esprimere concetti chiari, ma possiamo altrettanto usarle (manipolandole a dovere) per ingenerare dubbi, perplessità, confusione, insomma, mancanza di chiarezza. Quando a ingenerare continui fraintendimenti, è colui che dovrebbe parlare sempre e solo, per dirimere i dubbi, allontanarli e portare i fedeli ad essere maturi nella Fede, non trova una inconciliabilità con il comando di Cristo: il vostro parlare sia sì o no, il resto viene dal Maligno?
«Venuto a scontare l’error»
http://www.papapioxii.it/venuto-a-scontare-lerror-il-bambinello-di-pio-xii/?platform=hootsuite
Segnalo a tutti con preoccupazione questo nuovo articolo pubblicato da Tornielli su Vatican insider. Trattasi di dichiarazioni rilasciate da Sua Eminenza card brandmuller che come minimo evidenziano scollamento tra i 4 cardinali. Ora per il suddetto cardinale la correzione fraterna dovrebbe avvenire in camera caritatis... non ho parole!!! Preferisco stare in silenzio ma vorrei inveire!
Aspettate aspettate... non fidatevi.. la vicenda dei cavalieri di malta è un brutto presentimento... quello che possono fare, essendo dalla parte del torto, è solo quello di delegittimare il card Burke creando, magari a tavolino, uno scandalo, inventato, ma che distrugga la sua persona e quindi la causa che porta avanti. Temo moltissimo per questo cardinale e prego per lui. Ma ripeto. Da 2000 anni quando una persona porta avanti una causa giusta il male prova a distruggerla con la menzogna e l'infamia...
http://www.lastampa.it/2016/12/26/vaticaninsider/ita/vaticano/leventuale-correzione-fraterna-al-papa-deve-avvenire-in-camera-caritatis-f5GX6xH3rJjjQqfx1wBdDM/pagina.html
Anonimo 21:09
Aspetterei a stracciarmi le vesti. Continuiamo a pregare e a sostenere i nostri Pastori!
# L'intervista a Brandmueller non giustifica allarmismi di sorta
Aspetterei anch'io a stracciarmi le vesti. Sono andato a leggere l'intervista su Vatican Insider. Da essa risulta che nell'originale inglese della sua intervista il card. Burke non ha fornito una data per l'eventuale "correzione dottrinale" del Papa. Avrebbe detto che se ne sarebbe riparlato dopo l'Epifania, di tutta la faccenda. Inoltre, secondo Brandmueller anche Burke e' d'accordo sul fatto di presentare una eventuale "correzione fraterna" inizialmente in privato al Papa (in camera caritatis). Dove, quindi il contrasto e un possibile "scollamento" tra i quattro cardinali? Non ce n'e' traccia.
La procedura suggerita dal card. Brandmueller e' identica a quella finora seguita dai quattro cardinali: prima muoversi in privato col Papa (come richiede il dovuto rispetto a lui istituzionalmente dovuto) e poi, non rispondendo affatto il Papa, in pubblico. Infatti, hanno inoltrato i loro Dubia il 19 settembre e li hanno resi pubblici ben due mesi dopo all'incirca. Ci sono modalita' e tempi che vanno rispettati, anche se il tempo stringe.
Il card. Brandmueller fa capire che si seguirebbe una procedura simile anche per l'eventuale "correzione fraterna". Tutto qui.
Nel frattempo, bisognerebbe a mio avviso cercare di spiegare ancor meglio al pubblico la portata esatta dei 5 Dubia, che al momento sembrano avvolti nella nuvolaglia della nozione generica di "chiarimento". PP
anonimo delle 21.09,
il Card. Brandmuller parla di correzione in camera caritatis "in prima istanza".
Il che ovviamente presuppone, in caso di non risposta da parte di Papa Bergoglio, e se le parole hanno un senso, in seconda istanza una successiva correzione non più privata.
Tornielli cerca di smorzare i toni, ma non riesco a vedere nelle parole del Cardinal Brandmuller quello spirito di resa e quello 'scollamento' tra i quattro Cardinali che Lei paventa.
Concordo con le riflessioni precedenti. Nonostante i tentativi di ridimensionamento del tutto evidenti, la conclusione del card. Brandmüller suona chiara ed esplicita, nonché incalzante:
«Noi cardinali attendiamo la risposta ai dubia, in quanto una mancata risposta potrebbe essere vista da ampi settori della Chiesa come un rifiuto dell`adesione chiara e articolata alla dottrina definita».
Tornielli non ha più pudore e la sua cortigianeria sconfina nel patetismo.
Le sue illazioni su quanto affermato dal Card. Brandmuller sono sconfessate nello stesso articolo, che non lascia intendere alcuna divergenza di opinioni - tutt'altro - tra i quattro Porporati.
Un altro pennivendolo al servizio del potente di turno che si qualifica da sé.
Tra l'altro, siccome i dubia erano già stati sottoposti in camera caritatis e sono stati pubblicati proprio per la mancanza della benché minima risposta da parte di Bergoglio, non si comprende come l'eventuale correzione dovrebbe avvenire in privato, visto che essa dovrebbe aver per oggetto la condanna di affermazioni pubbliche, cui pubblicamente non si è data risposta.
Attenzione: la correzione, sebbene in prima istanza, in camera caritatis, potrebbe andar bene se il fatto contestato non sia pubblico e notorio. Ma se i fatti sono di tal fatta, la correzione, ancorché in prima istanza, non può essere "in camera caritatis", ma deve essere proporzionale ai fatti, perché deve essere pienamente riparatoria dello scandalo e del disorientamento. Diversamente non ripara nulla.
Francesco Patruno su Fb
Dobbiamo pregare per la sua conversione;tutto il resto sono tentativi di contenimento. Una reale conversione significa essere pronti a testimoniare col sangue la propria Fede. E non in teoria, in particolar modo se lui è lì per conto terzi.Terzi che non spediscono lettere ma sigillano le bocche.
Mi sia concessa una breve replica ad Anonimo 26 dicembre 2016 12:43.
Io non ho inteso usare espressioni giustificative. Mi sono ispirato al seguente concetto: far resistenza agli errori papali non significa andarne a trovare qualcuno anche dove non c'è. Purtroppo, abbiamo già abbastanza materia critica senza doverne aggiungere altra. La resistenza al Papa è fatta in obbedienza alla verità. Che nel discorso incriminato, che possiamo ascoltare con le nostre orecchie dato che è stato filmato e pubblicato in rete, il Papa abbia affermato l'ingiustizia di Dio, a mio avviso semplicemente non è vero. E non è nemmeno necessario, perché quel discorso presenta comunque altre gravi e ambigue debolezze. È vero, invece, che le parole del Papa - dette a braccio - sono state malamente trascritte da alcuni commentatori (manca l'inciso "eh... se seguiamo questa logica...", che dà la chiave di lettura del punto specifico: non possiamo seguire la logica dell'ingiustizia di Dio), ciò che spiega le comprensibili reazioni, in perfetta buona fede, di chi si sia fidato della trascrizione. Grazie. Buona continuazione dell'ottava a tutti.
ms
A proposito della correzione 'in camera caritatis':
probabilmente con questa procedura i quattro Cardinali vogliono offrire a Papa Bergoglio un'ultima, estrema possibilità (lo scandalo pubblico già provocato dall'Amoris laetitia potrebbe essere da lui riparato con una riaffermazione netta e chiara non solo della dottrina, ma anche della prassi cattoliche) prima di intervenire in modo pesante e pubblico.
Non credo proprio che Papa Bergoglio rettificherà, e ho già detto in un altro intervento il perché: ma non si può biasimare l'estremo sforzo dei Cardinali in questione per evitare un atto che su tutti i mass-media sarebbe calunniosamente presentato, già lo sappiamo, come un "attacco contro il Papa".
D'altronde ci troviamo di fronte ad una reale possibilità di scisma nella Chiesa (laddove ovviamente gli scismatici sarebbero i bergogliani), ed è comprensibile che i quattro Cardinali cerchino per quanto possibile di evitare la spaccatura.
“L'eventuale correzione fraterna al Papa deve avvenire in camera caritatis”
La cosa mi pare curiosa soprattutto dopo che i dubia, consegnati al papa in camera caritatis e non avendo ricevuti risposta sono stati pubblicizzati. Sembra una marcia indietro ma con un ma.. il papa dopo il suo discorso ai cardinali in cui, tra l'altro, ha elogiato coloro che lo criticavano apertamente, ha regalato a tutti un libro consigliatoli curiosamente proprio dal c. Brandmuller: con ogni evidenza si sono parlati, cosa si saranno detti? forse il papa avrà chiesto un incontro riservato per dirimere la questione ? per uscire in modo soft dalla vessata questio cercando di salvare capra e cavoli?
Segnalo quest'articolo, in cui il Card. Burke risponde ad un sacerdote (in inglese, non ancora tradotto)
https://www.ewtn.co.uk/news/gb/cardinal-burke-replies-to-english-clergies-serious-questions-raised-by-amoris-laetitia
Cate
Posta un commento