Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 2 gennaio 2013

Editoriale di gennaio di Radicati nella Fede. Oggi sembra scomparsa dalla Chiesa la condanna del peccato.

Com'è ormai consuetudine, riportiamo ogni mese l'Editoriale di Radicati nella Fede.
Ecco quello di gennaio:

Pare che oggi sia scomparsa dalla Chiesa la condanna del peccato.

 Non diciamo che non si dichiari più che questo o quello sia peccato; diciamo solo che lo si fa così timidamente e dolcemente da sembrare, anche per la Chiesa, una questione non grave. Sì, generalmente oggi si fa così. Se si dice ancora che un'azione è peccato, parte subito tutta un’opera di addolcimento dell'accusa, per non spaventare il peccatore, per accoglierlo comunque, dicendo subito che la misericordia vince. Ma la misericordia di Dio la si comprende bene solo se si coglie tutta la gravità del peccato. Oggi ormai ha vinto questa linea nella Chiesa, disastrosa dal punto di vista della cura delle anime, disastrosa per la pastorale, come si suol dire oggi.

 Non è solo il mondo ad aver fatto il disastro morale di oggi, troppo comodo incolpare solo quelli di fuori! Siamo noi che non abbiamo più parlato con chiarezza della gravità del peccato, del peccato mortale, del pericolo dell'anima che muore in stato di impenitenza finale. Siamo noi che abbiamo “scherzato”, parlando di peccato e di misericordia (quasi fosse questa una concessione preventiva al tradimento di Dio), non aiutando le anime nel ravvedimento e nel vivere secondo Dio. Vivere nel peccato vuol dire perdere la vita. Non abbiamo più detto che il peccato dispiace a Dio, che rovina l'esistenza quaggiù e chiude il Paradiso. Non abbiamo più parlato di dolore del peccato, di contrizione, e poi ci stupiamo che non ci si confessi più!

 Il nuovo corso è iniziato quando si è cominciato a dire che la Chiesa (“moderna”) preferisce la medicina della misericordia a quella della condanna. Si è addirittura fatto un Concilio per dire che non si voleva condannare più l’errore. Si è d'autorità deciso, per esempio, di tacere sul male “religioso” del '900, il comunismo ateo con tutti i suoi errori ed orrori.

 Invece la Chiesa, nel passato, non distinse mai la misericordia dalla condanna del peccato! Sono entrambe azioni necessarie nell'opera di Dio, nell'opera di salvezza delle anime: la condanna seria del peccato apre l'anima alla possibilità del dolore che salva; la misericordia dona la grazia del perdono, a chi la domanda.

 Terminiamo con una pagina di J. H. Newman, dell'Apologia pro vita sua, dove, parlando dell'Infallibilità della Chiesa, la introduce così:

 “Anzitutto, la dottrina del maestro infallibile deve iniziare da una vibrata protesta contro lo stato attuale dell'umanità. L'uomo si è ribellato al suo Creatore. Questa ribellione ha provocato l'intervento divino; e la denuncia della ribellione dev'essere il primo atto del messaggio accreditato da Dio. La Chiesa deve denunciare la ribellione come il più grave di tutti i mali possibili. Non può scendere a patti; se vuole essere fedele al suo Maestro, deve bandirla e anatemizzarla. [...]

 La Chiesa cattolica pensa sia meglio che cadano il sole e la luna dal cielo, che la terra neghi il raccolto e tutti i suoi milioni di abitanti muoiano di fame nella più dura afflizione per quanto riguarda i patimenti temporali, piuttosto che una sola anima, non diciamo si perda, ma commetta un solo peccato veniale, dica una sola bugia volontaria o rubi senza motivo un solo misero centesimo.”

 Ecco come il beato Newman, erroneamente considerato come precursore del Vaticano II, fa eco alla grande Tradizione della Chiesa, che anche sugli aspetti morali è di semplice ed estrema chiarezza. Altro che le elucubrazioni pastorali di oggi che hanno prodotto parrocchie dove la maggioranza dei fedeli vive strutturalmente in peccato mortale.

 Ascoltiamo Newman, ascoltiamo la Chiesa: la Misericordia inizia con la denuncia del peccato, dicendone tutta la sua gravità.

 www.radicatinellafede.blogspot.it

6 commenti:

Luisa ha detto...

C`è chi evita di pronunciare la parola "peccato" e c`è chi schiavizza le coscienze dei suoi seguaci rendendole schiave del peccato.
Per costoro l'uomo sarebbe costretto a peccare: la sua natura non gli permetterebbe di compiere il bene. Sarebbe quindi vano ogni suo sforzo di correggersi, la loro è una concezione radicalmente pessimista sulla possibilità dell'uomo di evitare il male e di poter scegliere liberamente nella loro vita.
Inoltre per costoro il peccato non offende Dio.
A chi segue quell`insegnamento viene detto:
"Tu sei schiavo del male: sei schiavo del maligno e obbedisci alle sue concupiscenze e ai suoi comandi” (OR, p. 129).
“Questa è la realtà dell’uomo: vuol fare il bene e non può. .... Dio ha rivelato la realtà dell’uomo così: L’uomo non può fare il bene perchè si è separato da Dio, perchè ha peccato ed è ED E’ RIMASTO RADICALMENTE IMPOTENTE E INCAPACE IN BALIA DEI DEMONI. E’ RIMASTO SCHIAVO DEL MALIGNO. IL MALIGNO E’ IL SUO SIGNORE. (Per questo non valgono né consigli né sermoni esigenti. L’uomo non può fare il bene)."


Anche chi predica queste insulsaggini contrarie alla dottrina cattolica si aggira nella Chiesa cattolica, anche chi radica in profondità nelle coscienze dei suoi seguaci un senso del peccato che lo rende schiavo del peccato e incapace di fare il bene, e lo fa con uno scopo per preciso, agisce liberamente nella Chiesa, anche questa visione è disastrosa per le anime.
È una visione luterana.

http://www.internetica.it/neocatecumenali/peccato-riconciliazione.htm

viandante ha detto...

D'accordo Luisa, ma mi pare corretto far notare che il maggior pericolo nel momento storico che viviamo derivi dalla mancanza di senso del peccato.
Non si vuole negare la misericordia di Dio, ma é vanificarla dimenticare la natura peccatrice dell'uomo.
Dimenticare che siamo peccatori, vuol dire dimenticarsi che c'è chi ci può dare la grazia necessaria a santificare la nostra vita.
E i frutti di queste dimenticanze li vediamo.
La grandezza non é dimenticare il peccato per non avere sensi di colpa, la grandezza é sapere che comunque, con la Grazia di Dio, la santificazione é possibile.
Questo, hai ragione, é ciò che negava Lutero.

Anonimo ha detto...

Caro Viandante,
nel mondo e in larga parte della Chiesa sembra essersi perso il senso del peccato.
Paradossalmente, secondo quanto la Chiesa (intendendo per Chiesa buona parte della Gerarchia) permette, nel contesto segnalato da Luisa, si insegna e si vive un senso del peccato -ampiamente documentato nel link segnalato e anche altrove- tutto orizzontale, che esclude la responsabilità personale ed è visto in un'ottica comunitaria e quindi sociale, affermando apertis verbis che il peccato non può offendere Dio, non sapendo distinguere la gloria intrinseca di Dio - invulnerabile, infinita e immutabile - dalla gloria estrinseca di Dio, gloria che può essere maggiore o minore, e che risulta diminuita a causa dei peccati degli uomini.

Dunque il peccato, oltre a offendere Colui che è il Sommo Bene, rompe la comunione tra l'uomo e Dio e quindi, senza giri di parole, offende anche la dignità umana dal momento che l'uomo è tempio del Dio vivente. Duplice offesa, quindi. È ovvio che il peccato ha anche una ripercussione sociale, ma questa è una dimensione successiva, che non sostituisce ma si va ad aggiungere a quella individuale.

Inoltre l'uomo viene luteranamente visto come inesorabilmente peccatore (non esiste in quel contesto la Grazia santificante) e la salvezza è comunitaria ("il Signore salva a grappoli") e data dall'appartenenza al cammino NC e da ciò che "si fa" in esso...

Ci sono altre cose ben più gravi -soprattutto riferite alla liturgia e persino alla Transustanziazione, oltre a metodi e prassi manipolatorie e dissacratorie di Dio e della persona - che non è possibile indicare qui. Ciònonostante costoro sarebbero 'cattolici', mentre i veri cattolici, vengono da Muller etichettati come 'eretici'...

Purtroppo siamo arrivati al punto, che non esito a definire tragico, che nella Chiesa è tutta questione di lobby e, dunque, di lobbies diverse, se vogliamo.

Ecco perché sembra non esserci posto per la Tradizione...

Perplesso ha detto...

Effettivamente, gli uni e gli altri, chi applica a modo suo la medicina della Misericordia e chi rinchiude i suoi seguaci nella schiavitù del peccato e fa del demonio il loro padrone, insegnano, formano e deformano le coscienze dei cattolici, e lo fanno da decenni in tutta libertà.

Da una catechesi di Benedetto XVI:

Così concreto è l'amore di Dio, che partecipa non solo al nostro essere, ma al nostro soffrire e morire. Il Sacrificio della croce fa sì che noi diventiamo «proprietà di Dio», perché il sangue di Cristo ci ha riscattati dalla colpa, ci lava dal male, ci sottrae alla schiavitù del peccato e della morte."

http://www.vatican.va/latest/sub_index/hf_ben-xvi_aud_20120620_it.html

hpoirot ha detto...

"il peccato non può offendere Dio"

Strano questo Concilio che ha osannato l'uomo in tutti i modi elevandolo a quasi Dio, ma poi lo considera troppo piccolo perchè questi possa anche solo scalfirlo col peccato individuale...

hpoirot ha detto...

S. Alfonso M. De Liguori
DELLA MALIZIA DEL PECCATO MORTALE

«Ho cresciuto dei figli, li ho esaltati ed essi si sono ribellati contro di me»

PUNTO I
Che fa chi commette un peccato mortale? Ingiuria Dio, lo disonora, l'amareggia ... Chi è Dio? È il Re dei Re. Dio è una maestà infinita, a rispetto di cui tutti i principi della terra e tutt'i santi e gli angeli del cielo son meno d'un acino d'arena. «Come una goccia di un secchio, come pulviscolo sulla bilancia». (IS. 40. 15) Anzi dice Osea che a fronte della grandezza di Dio tutte le creature sono tanto minime, come se non vi fossero. Questo è Dio. E chi è l'uomo? S. Bernardo: Sacco di vermi e cibo per vermi, che tra breve l'han da divorare. L’uomo è un verme misero che non può niente, cieco che non sa veder niente, e povero e nudo che niente ha. E questo verme miserabile vuole ingiuriare un Dio! Dice lo stesso S. Bernardo. Ha ragione dunque l'Angelico in dire che i1 peccato dell'uomo contiene una malizia quasi infinita. Anzi S. Agostino chiama il peccato assolutamente «infinitum malum». Onde che se tutti gli uomini e gli angeli si offrissero a morire, e anche annichilarsi, non potrebbero soddisfare per un solo peccato. Dio castiga il peccato mortale colla gran pena dell'inferno, ma per quanto lo castighi, dicono tutti i teologi che sempre lo castiga «citra condignum», cioè meno di quel che dovrebbe esser punito. E qual pena mai può giungere a punir come merita un verme..."

La parte "Sacco di vermi e cibo per vermi" é ovviamemte in piena continuità con la dignità umama del CV2 e dei diritti inalienabili che hanno tali ...vermi.