Riprendo dall'edizione francese di Radio Vaticana (su quella italiana c'è solo lo scarno ma decisamente defilato comunicato di padre Lombardi, che ha dichiarato impossibile parlare degli ebrei come nemici) alcuni spunti della reazione suscitata dalla ormai note urbi et orbi parole di Mons. Fellay che ha osato nominare gli ebrei, insieme a massoni e modernisti, tra i nemici della Chiesa. E ritengo utile non far passare sotto silenzio alcune puntualizzazioni.
L'emittente Vaticana si affretta a ricordare due pilastri delle recenti posizioni della Chiesa al riguardo: rifiuto dell'antisemitismo e intangibilità della Nostra Aetate.
1. Rifiuto dell'antisemitismo
L'emittente Vaticana si affretta a ricordare due pilastri delle recenti posizioni della Chiesa al riguardo: rifiuto dell'antisemitismo e intangibilità della Nostra Aetate.
1. Rifiuto dell'antisemitismo
« ...È l'occasione per ricordare che nel 2009, nel corso della sua visita in Israele, Benedetto XVI aveva qualificato l'antisemitismo come totalmente inaccettabile. Esso « continua a mostrare il suo volto ripugnante in molte parti del mondo ». L’anno precedente a Parigi, incontrando i rappresentanti della comunità ebraica aveva affermato che essere antisemita è essere anticristiano ».
Bene, credo che noi cattolici, compreso Mons. Fellay e la Sua Fraternità, siamo perfettamente d'accordo col Papa e non ci piace questa commedia degli equivoci che fa diventare antisemita qualunque espressione che ricordi la differenza sostanziale tra ebraismo e cristianesimo: il rifiuto della divinità di Cristo Signore; il che di certo non vede gli ebrei come nostri fratelli nella fede! Ma questo non comporta né rappresenta alcun odio nei confronti delle persone; anzi un cristiano si distingue per l'amore al nemico e per la preghiera nei suoi confronti, anch'essa abbiamo visto non gradita: si ritengono non bisognosi di conversione - che del resto nessuno vuole né può imporre - e la Chiesa glielo conferma (!?).
Però non confondiamo l'antisemitismo con il riconoscimento serio delle differenze che connotano le due fedi che, nonostante altisonanti e sempre più reiterate affermazioni, non adorano lo stesso Dio. Il che non deve produrre né inimicizia né disprezzo, ma realisticamente può comportare dialogo e collaborazione soltanto in ordine a questioni pragmatiche e culturali, dal momento che le fedi non possono dialogare. È dannoso diffondere equivoche possibilità su questo, altrimenti si produce solo omologazione e perdita di identità da parte nostra; il che equivale a rinnegare Chi il Signore è e ciò che Egli ha fatto e opera per noi fino alla fine dei tempi. Il problema è che l'affermazione della differenza, che non esclude il rispetto e che dovrebbe essere ovvia per chiunque, viene arbitrariamente e strumentalmente etichettata come istigazione all'odio.
2. Intangibilità Nostra Aetate
Continua Radio Vaticana:
2. Intangibilità Nostra Aetate
Continua Radio Vaticana:
E inoltre:Lo scorso mese di novembre, nelle colonne de L’Osservatore romano, il quotidiano del Vaticano, il cardinal Kurt Koch, presidente del pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti con l'ebraismo, ci ha tenuto a sottolineare come il dialogo con gli ebrei sia fondamentale per il Papa. Gli sforzi dispiegati per far rientrare i Lefebvriani nella Chiesa – ha precisato il cardinal Koch – non significano alcuna rimessa in causa della dichiarazione conciliare Nostra Aetate.Questa storica dichiarazione esprimeva il rispetto della Chiesa nei confronti delle religioni non cristiane, ma essa aveva soprattutto l'intendimento di metter fine nella Chiesa ad ogni atteggiamento antit-ebraico e anti-semita. «Nei confronti degli ebrei – ha dichiarato il cardinal Koch - il Santo Padre mi ha incaricato di presentare la questione in maniera corretta : Nostra Aetate non è per nulla al mondo rimessa in discussione da parte del Magistero della Chiesa, come lo stesso Benedetto XVI ha più volte dimostrato nei suoi discorsi, i suoi scritti ed i suoi gesti pastorali ».
«È impossibile parlare degli ebrei come di nemici della Chiesa», ha assicurato il 7 gennaio all'Agenzia I.MEDIA Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della santa Sede. Ha riaffermato che la Chiesa è «profondamente impegnata nel dialogo» e che è dunque «impossibile» formulare una simile affermazione nei riguardi dei rappresentanti dell'ebraismo. Ripete che la posizione della Santa Sede sulla questione è «chiara» e «ben conosciuta» ed espressa non solo nella Nostra Aetate, ma anche attraverso le diverse visite dei sovrani pontefici nelle sinagoghe.
Ci sembra che troppe cose sono impossibili per i cattolici in questa nostra Chiesa post-conciliare; mentre risultano possibili molte altre che sviano dalla retta fede.
In ogni caso non può non sconcertarci quest'assurdo gioco delle parti che vede i nostri Pastori prostrati davanti alle rappresentanze ebraiche che si fanno sempre più esigenti: si potrebbero ricordare le pressioni e gli interventi dei più influenti rabbini del mondo [vedi un precedente] nonché dei rappresentanti di organizzazioni ebraiche a livello mondiale di casa in Vaticano molto più dei Tradizionisti. Di interventi ne ricordiamo uno per tutti: quello del Rabbino Di Segni :
"Se la pace con i lefebvriani significa rinunciare alle aperture del Concilio, la Chiesa dovrà decidere: o loro o noi!" [sembra quasi rivendicare un riconoscimento che non gli appartiene e che invece appartiene a pieno titolo alla Tradizione]: in un passaggio di un'intervista al mensile 'Il consulente Re' uscito il giorno prima della giornata della memoria del 2010 (26 gennaio). Di Segni rievoca, in proposito, il discorso pronunciato in sinagoga in occasione della visita del Papa, quando, in riferimento alle "aperture" del Concilio vaticano II, ha affermato: "Se venissero messe in discussione, non ci sarebbe più possibilità di dialogo". Ora il rabbino spiega, in riferimento al discorso del giorno prima del Papa alla congregazione per la Dottrina della fede: "È stata l'ultima aggiunta al discorso, dopo che venerdì mattina 15 gennaio c'è stata una strana apertura ai lefebvriani...".
Non è dunque strano né così riprovevole che Mons. Fellay possa essersi riferito al fatto che importanti organizzazioni ebraiche, dopo il caso Williamson, hanno fatto pressione sul Vaticano perché la FSSPX non fosse reintegrata canonicamente. Inoltre egli non fa altro che ricordare la rivalità, a livello spirituale, ineludibile a rischio del rinnegamento dell'identità cristiana, tra Chiesa e Sinagoga...
La fretta del Vaticano a prendere le distanze dalle dichiarazioni del Monsignore non fa che dimostrare la consistenza e l'entità delle pressioni che riceve nonché, in aggiunta, il rischio della diluizione e l'oltrepassamento del fondamento della nostra Fede.
34 commenti:
Non si possono definire nemici della Chiesa gli ebrei e poi ignorare completamente i nemici attuali: l'Islam sempre più minaccioso e il materialismo degradante...
Credo che Mons. Fellay, non stesse parlando dei nemici in genere, ma avesse in mente i più accaniti oppositori alla regolarizzazione canonica della Fraternità.
Del resto le molte pressioni in tal senso sono ben note.
Altrettanto nota è l'avversione verso la Tradizione dei modernisti e della massoneria...
Connivenze più o meno da utili idioti per il Nuovo Ordine Mondiale?
"si ritengono non bisognosi di conversione - che del resto nessuno vuole né può imporre - e la Chiesa glielo conferma (!?). "
Vedi "Il popolo ebraico e le sue sacre scritture nella Bibbia cristiana" della Pontificia Commissione Biblica, guidata e ispirata da Ratzinger cardinale:
«L' attesa messianica ebraica non è vana. Essa può diventare per noi cristiani un forte stimolo a mantenere viva la dimensione escatologica della nostra fede. Anche noi, come loro, viviamo nell'attesa. La differenza sta nel fatto che per noi Colui che verrà avrà i tratti di quel Gesù che è già venuto ed è già presente e attivo tra noi ».
E' vero che anche noi viviamo nell'attesa; ma si dimentica un elemento non secondario: la nostra attesa è di Colui che è già venuto e siamo pienamente immersi nella dimensione escatologica della nostra fede perché, anche se essa vive il "già e non ancora" di una dinamica cristificante, tutto in Cristo è già compiuto ed Egli, il Primogenito dell'umanità Redenta, siede già alla destra del Padre.
In ogni caso se possiamo condividere la conclusione con le esatte coordinate, mi pare decisamente contradditorio affermare che "l'attesa messianica ebraica non è vana", perché loro non attendono il Cristo di nuovo venturo nella gloria che noi attendiamo: lo hanno già rifiutato e continuano a rifiutarlo. Dunque, che senso ha un'affermazione del genere?
Andava molto di moda in un certo ambiente e in quegli anni ; ma cattolicamente, se l'identità cattolica (non di etichetta) ancora esiste, è un'affermazione arbitraria...
Ricordo la poesia di Edmond Fleg:
"E adesso tutti e due aspettate:
Tu che venga e tu che torni.
Ma è la stessa pace che gli chiedete.
E le vostre mani:
- che venga o che ritorni:
le tendete verso di lui con lo stesso amore!
Cosa importa allora?
Dall’una e dall’altra riva
fate che egli arrivi!"
Mi pare un grande inganno, perché falsa e oscura non poco la realtà dirompente dell'Incarnazione del Verbo che si è fatto uomo nonché della Presenza del Signore Risorto nella Chiesa e nella Storia...
E' un discorso sentimentale non ontologico, perché anche "Ma è la stessa pace che gli chiedete" è un inganno: la Pace vera è già venuta con Cristo ed in pienezza sussiste solo in Lui! Noi la chiediamo a Cristo Signore e la troviamo in Lui, mentre gli ebrei la chiedono ad un messia sconosciuto e "altro" da Lui...
«È impossibile parlare degli ebrei come di nemici della Chiesa»
Cara Mic,
In Vatican Insider nel giorno 6 novembre 2012 è stato pubblicato un altro testo del cardinale Koch su questo argomento, vede:
“Riavvicinare i lefebvriani non significa sposare tesi antisemite”
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/lefebvriani-lefebvrians-lefebvrianos-19499/
Non se può essere contra il giudaismo, senza essere antisemite?
Don Curzio Nitoglia ha raccolto e pubblicato una serie di bolle papali sul giudaismo, vede:
http://www.doncurzionitoglia.com/BOLLE%20%20PONTIFICIE%20su%20giudaismo.pdf
Allora, sarà che la Chiesa pre-conciliare era antisemita?
Poi dicono che c'è continuità, non rottura. Non è possibile una ermeneutica della continuità tra Nostra Aetate e la dottrina cattolica. Sembra che la grande scoperta della Chiesa Conciliare è che siamo tutti figli di Dio, per cui Satana o non ha più figli o non esiste più: la Chiesa conciliare non ha più nemici, solo amici...
Non se può essere contra il giudaismo, senza essere antisemite?
Non è nemmeno questione di essere "contro" il giudaismo, noi non siamo "contro" nessuno. E' semplicemente questione di rimarcare le differenze, che ci sono e restano sostanziali!
E rimarcare le differenze non ha nulla a che vedere con l'antisemitismo, che diventa un tabù col quale tacitare strumentalmente qualunque voce cristiana autentica.
"E' vero che anche noi viviamo nell'attesa; ma si dimentica un elemento non secondario: la nostra attesa è di Colui che è già venuto..."
Una volta ho letto un testo di Ratzinger o GPII dove sta scritto che gli ebrei come i cristiani aspettano il Messia, la differenza è che gli ebrei aspettano la sua prima venuta e i cristiani la seconda. Vado a vedere se la riunione testo a postare qui. In ogni caso, vedere ciò che Ratzinger (BXVI) ha detto un po 'di tempo:
«Ebrei e cristiani debbono accogliersi reciprocamente in una più profonda riconciliazione, senza nulla togliere alla loro fede e, tanto meno, senza rinnegarla ma anzi a partire dal fondo di questa stessa fede. Nella loro reciproca riconciliazione essi dovrebbero divenire per il mondo una forza di pace. Mediante la loro testimonianza davanti all’unico Dio…» . La strana teologia di Ratzinger da SISINONO, Anno XXXV n. 6, del 31 Marzo 2009 - http://www.doncurzionitoglia.com/strana_teologia.htm
Questo è veramente un umanesimo, non è una religione.
Guarda questo articolo:
L'influsso del marranesimo sul modernismo
http://progettobarruel.zxq.net/novita/13/Influsso_marranesimo_su_modernismo.html
...Questa frase [fratelli maggiori] è stata peggiorata, in senso giudaizzante, da Benedetto XVI, il quale ha definito gli «Ebrei Padri dei Cristiani nella Fede» (Benedetto XVI, Luce del mondo, Città del Vaticano, LEV, 2010). Con il Pontificato di papa Ratzinger si è così passati — in maniera molto soffice quanto al modo, ma molto radicale quanto alla sostanza — da «Ebrei Fratelli» a «Ebrei Padri» dei Cristiani. Il che è inconciliabile con il Vangelo, nel quale Nostro Signore Gesù ha rivelato riguardo agli Ebrei che non hanno accettato il Cristianesimo: «voi avete per padre il diavolo» (Gv., VIII, 43).
Mic,
Ma proprio per queste differenze sostanziali, in passato la Chiesa era contro il giudaismo, che è una religione falsa. A proposito di queste differenze, Don Curzio nell'articolo 2011 SECONDA FASE ‘MONDIALISTA’ DELLA SVOLTA GIUDEO-CRISTIANIZZANTEdice, dice:
"Prima del Vaticano II la distinzione e contrapposizione tra Cristianesimo e Giudaismo talmudico o post-biblico era pacifica.
Purtroppo la distinzione non solo pian piano si è affievolita (con Giovanni XXIII) ma è stata ribaltata con Nostra aetate e dall’insegnamento di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Cosi che dalla distinzione si è passati alla confusione e alla omologazione dottrinale e teologica degli opposti (Cristo e anti-cristi).
Guarda le bolle dei Papi sul giudaismo." http://www.doncurzionitoglia.com/fase_2_giudeo_cristianesimo.htm
Nello stesso articolo, si può leggere il brano di un articolo punliccato in 26 gennaio 2011 su Avvenire della professoressa israelita Anna Foa intitolato “Nel dopoguerra la vera svolta nella teologia” in cui si legge:
"..Nostra aetate fu una svolta radicale, […] che aprì la strada ad una vera e propria rivisitazione teologica del rapporto con l’ebraismo, destinata ad approfondirsi […], introducendo l’idea, per dirla con Giovanni Paolo II nella sua visita in sinagoga del 1986, che la religione ebraica non fosse “estrinseca” ma in un certo qual modo “intrinseca” alla religione cristiana..."
E dopo dicono che non ce rottura...
la religione ebraica non fosse “estrinseca” ma in un certo qual modo “intrinseca” alla religione cristiana...
Non trovo niente di scandaloso in questa frase, se si riconosce che Cristo Signore ha dato compimento alla storia della Salvezza iniziata con Abramo.
Piuttosto c'è molto da puntualizzare su chi appartiene alla "stirpe di Abramo" il quale, fidandosi della Promessa di Dio, è stato giustificato per la sua fede nel Cristo venturo.
In effetti la parola "nemici" può far nascere malintesi.
Tanti di loro odiano i cattolici e la Chiesa cattolica, altri sono indifferenti, altri ci rispettano.
L'ebraismo post-cristiano non ha niente da spartire né con l'ebraismo pre-cristiano (Abramo, Mosè ed i Profeti), né tantomeno con con il cristianesimo, anzi è in netta opposizione con questo.
Bisogna pregare per la conversione degli ebrei in modo che riconoscano la Divinità di Gesù Cristo.
Occhio a non confondere l'ebraismo pre-cristiano da quello post-cristiano che ha rifiutato Cristo.
L'ebraismo pre-cristiano era davvero la religione vera e santa preparatoria alla venuta del Messia.
Il Padre Lombardi, il card. Koch, il rabbino Di Segni ( questo a maggior ragione in quanto Rabbino) e tutti coloro che si sono scandalizzati delle parole di Mons. Fellay, lo sanno che nel Talmud è scritto che "bisogna sterminare i Cristiani"?
apologetica.altervista.org/talmud_smascherato.htm
Credo che decisivo sia stato soprattutto il veto del rabbino-capo ashkenazita d'Israele, Yona Metzger, che sia pure con stile soft ha detto in sostanza al Papa: o la FSSPX accetta fin da ora il Vaticano II e la Nostra aetate, oppure quest'accordo non s'ha da fare, nè ora nè mai.
E Benedetto XVI ha obbedito.
Ma gli ebrei mica ricattano, ci mancherebbe altro. Non sono mica nemici della Chiesa, parola di p. Lombardi e di Nostra aetate. Solo, forniscono discreti consigli ai fratelli minori, naturalmente per il loro bene...
Che poi il Papa avesse una vera volontà di concludere l'accordo, lo afferma lo stesso Mons. Fellay nella Conferenza in Canada di cui stiamo parlando, quando al minuto 33.53 lancia la rivelazione-bomba: era lo stesso Segretario del Papa a fornirgli le più grandi rassicurazioni a questo riguardo:
" Now, to show that it was really serious, the messages that I got, they were very serious, very precise. And well, I did not give you names, but I give you one position: it is the Secretary of tht Pope himself. Closer to the Pope you cannot have. Who gave us these kind of messages. Example: "Bishop Fellay must not fear. Once the agreement is done, he will be able to continue to attack everything as he does now." Attack all the errors, inside, outside, doesn't matter. [0:33:53] "
(il testo completo della Conferenza è a questo link: http://www.therecusant.com/fellay-conf-dec2012 ).
Vedete i danni che hanno perpetrato i carissimi 'fratelli maggiori' insieme ai 'cugini minori' massoni e neomodernisti?
In attesa della pubblicazione dei testi annunciati da Mic, metto in questo thread, in risposta a Marco Marchesini, qualche commento su CVII e 68.
Come gia' evidenziato da Mic, Monsignor Gherardini nega recisamente che fra il CVII ed il 68 vi sia un rapporto di causa-effetto: "Lungi da me l'affermazione, semplicemente irragionevole, ma anche il non men irragionevole sospetto, che il Concilio abbia prodotto il Sessantotto." ('Il Vaticano II. Alle radici d'un equivoco' p. 253). Aggiunge pero' subito dopo, e questo e' piu' che un semplice "menzionare" la correlazione di cui parla de Mattei: "Non c'e' dubbio che ambedue gli eventi [CVII e 68], correlati da questo medesimo progetto, abbian tenacemente operato - l'uno e l'altro a suo modo - alla realizzazione di esso." (p. 253) Il progetto, come gia' spiegato da Mic, e' un umanesimo "violentemente strappato ed estraniato alla sua provenienza dalla Rivelazione cristiana" (p. 254). Ora, mi sembra che l'affermazione di Beretta puo' intendersi nel senso che il 68 ed il CVII hanno la stessa matrice: "un umanesimo in adorazione di se stesso" (p. 254).
Inoltre, a p. 259 Monsignor Gherardini riferisce che: "G.-M. Garrone, non ancora cardinale, proprio a me che avevo ricollegato la contestazione globale ad alcuni spunti di GS e di DH, defini' superficiale l'analisi perche' 'non vedevo cio' che stava sotto.' Non disse che cosa e pertanto continuai a 'non vedere.'"
Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei,
1Tessalonicesi 2:15 i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini,
1Tessalonicesi 2:16 impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.
Un minimo di onestà intellettuale aiuta a comprendere che la manipolazione mediatica in questo campo mira a far passare la vittima per aggressore...
Romano dice,
«È impossibile parlare degli ebrei come di nemici della Chiesa»
Ma, è possibile parlare degli tradizionalisti, i cattolici anti-modernisti, etc. etc. come nemici della Chiesa?
Per chi legge il francese:
http://www.fecit-forum.org/forum.php?id=24330
proprio a me che avevo ricollegato la contestazione globale ad alcuni spunti di GS e di DH
Ma allora, secondo Gherardini, una relazione c'è.
La relazione tra Concilio Vaticano II e le contestazioni del '68, non so se ci sia, a livello umano o meglio in senso naturalistico.
Io sono però convinto che a livello soprannaturale un collegamento ci deve essere.
Foss'anche un semplice primo ammonimento...
<Ho si sta con Cristo o si sta con chi non ne riconosce la sua Divinità, non si possono considerare nostri fratelli maggiori gli Ebrei, poichè loro non riconoscono il Gesù di Nazareth come Il Cristo, Il Messia .Ora gli Ebrei si occupano degli affari di casa propia e non interferiscano nell'interno della Santa Chiesa Cattolica, con la sua gestione sono cose che a loro non deve interessare noi cattolici non andiamo a sindacare con le loro scelte stessero gli ebrei al propio posto e il vaticano non tenga conto dei loro sproloqui.
Sono molto preoccupato... par saintméthode le 11-01-2013 (18:53:13)
...perché ho l'impressione che non ci sia più coerenza a Roma.
Ciò deriva in tutti i sensi da nomine soprprendenti (Muller e molti altri), dai discorsi papali risolutamente conservatori, ma una spaventosa apatia nel correggere ciò che dev'esser corretto.
Mi sembra che questo pontificato restauratore sia terminato nel 2009 e che oggi vada a ruota libera. Non sono il solo a pensarlo. Numerosi cattolici tradizionali (al di fuori della Fsspx) sono costernati.
Posso sbagliarmi, ma il peso dei liberali (Ravasi/Filoni...) sembra rafforzarsi e la Restaurazione così attesa è abortita.
Umanamente, non si vede come lam Chiesa possa uscirne. Tutto è corrotto e fossilizzato. I franchi-tiratori come Padre Zanotti hanno un impatto reale sui fedeli ma la burocrazia ecclesiale impedisce ogni evoluzione.
Ci si attendava una maggior libertà di critica del concilio, accade tutto il contrario con la nomina di Mons. Muller alla cdf. Secondo me è stato nominato per evitare ogni dibattito.
Il vino è spillato bisognerà berlo. Maranatha.
Voi tutti pensavate che Benedetto XVI fosse conservatore, vi sbagliate lui è un progressista,forse uno dei peggio, i vostri discorsi sui blog erano: il papa indossa la pianeta il camice con pizzo il fanone la mozzetta bordata stronzate il papa è modernista che ama il bello, è ha gusto nel vestire le vesti pontificali poi è uno che crede fermamente nello sconcassato concilio vaticano II con tutte le sue eresie e contraddizioni.
Che il Papa creda nel concilio è un fatto. Del resto ne è stato uno dei principali protagonisti.
Tuttavia è innegabile un suo particolare percorso che, anche da cardinale lo ha portato a formulare critiche e distinguo sia sulla liturgia che su altri aspetti, come del resto anche di recente su GS e DH. Ma si ferma ad una teoria, parziale e che non porta fino in fondo e poi, nella pratica...
Tornando all'argomento di questo thread, non ne sono sicura, ma vedo il rischio che il chiamare in causa gli ebrei in un certo modo da parte di Mons. Fellay in realtà non pregiudichi alcun accordo con Roma.
Temo che, a partire dal 13 giugno, entrambe le parti siano consapevoli delle difficoltà di un accordo.
Ma è probabile che ognuna delle due parti rifiuti di esser causa di rottura che in ogni caso sarebbe esiziale non solo per la Fraternità, ma anche per la Chiesa, che si troverebbe ad espellere la sua Tradizione millenaria; il che non ha molto senso. Ma non ha neppure senso che rimanga uno status quo che più passa il tempo e più diventa insostenibile perché polarizza le posizioni e allarga la frattura.
Umanamente sembra una strada senza via d'uscita perché, se è irrealistico pensare ad un radicale riconoscimento dei punti controversi del concilio da parte di Roma, che non lesina segnali nettamente di senso opposto, è altrettanto irrealistico pensare ad una Tradizione che bene o male davvero resta ancorata al pre-concilio; infatti, pur con tutte le cautele e le giuste riserve, non si può andare oltre la storia...
Carissima Mic, la Tradizione è per definizione a-storica, in quanto eterna e metafisica. Ovviamente, Essa è nella storia e, in quanto Rivelazione, è anche storia. E' quindi la Rivelazione, attraverso la Provvidenza, a fare la storia, non certo quest'ultima a fare (o a condizionare) la Tradizione. Quindi la Tradizione non può essere ancorata nè al pre-concilio, nè al concilio, nè al post-concilio, appunto in quanto metafisica e a-storica. Pertanto, mi lasciano perplesso le sue parole: "..è altrettanto irrealistico pensare ad una Tradizione che bene o male davvero resta ancorata al pre-concilio infatti, pur con tutte le cautele e le giuste riserve, non si può andare oltre la storia..."
Tuttavia, conoscendo la sua preparazione e la sua impeccabile posizione dottrinale, mi chiedo dove io sbagli nel vedere un certo fumus storicista nella sua sopra citata affermazione. Ma sono certo che lei lo saprà dissipare.
la Tradizione è per definizione a-storica, in quanto eterna e metafisica. Ovviamente, Essa è nella storia e, in quanto Rivelazione, è anche storia. E' quindi la Rivelazione, attraverso la Provvidenza, a fare la storia, non certo quest'ultima a fare (o a condizionare) la Tradizione.
Non posso che concordare. E riconosco di essermi espressa male, perché non mi sono accorta di aver identificato quella parte tradizionalista che meglio sembra rappresentare la Tradizione con la Tradizione stessa...
Inutile spiegare ai caudatari del sionismo che la Chiesa non è mai stata antisemita, vieppiù nel senso che si attribuisce oggi al termine. Inutile convincerli che l'errore di un popolo che un tempo fu il prediletto non legittima e non implica alcuna persecuzione razziale né religiosa, ma anzi dev'esser sprone per un'opera di caritatevole predicazione da parte dei Sacri Pastori, avente come scopo unico la sua conversione. Inutile distinguere tra "organizzazioni ebraiche" anticattoliche e semplici ebrei. Inutile spiegare che, mentre gli ebrei attendono un Messia personale, i sionisti identificano il Messia con lo stato di Israele ed il potere economico ebraico, con tutte le implicazioni che questo comporta. Qualsiasi argomento, anche suffragato dagli storici, vale zero dinanzi al pregiudizio dell'intolleranza verso la Fraternità.
Chi intinge la penna nel veleno del preconcetto partigiano potrebbe trovare ampie dimostrazioni di quale rispetto animi i Sionisti nel confronti non solo del Pontefice Romano e della Chiesa Cattolica, ma anche dello stesso Salvatore, vilipeso e bestemmiato pubblicamente sulla stampa e nei programmi televisivi israeliani, giungendo a farne la parodia addirittura in programmi per bambini. Dinanzi a quella discriminazione, dinanzi a quel disprezzo verso i Cristiani e alla bestemmia del loro Dio nessuno osa proferire verbo.
"Ma, è possibile parlare degli tradizionalisti, i cattolici anti-modernisti, etc. etc. come nemici della Chiesa?"
Romano, buona domanda.
Latino dice,
Mic voglio segnelare il 12° propositio nel Synodo recente sulla Nuova Evagelizatione:
Proposizione 12: DOCUMENTI DI VATICANO II
I padri sinodali riconoscono che l’insegnamento di Vaticano II come uno strumento vitale per trasmettere la fede nel contesto della nuova evangelizzazione. Allo stesso tempo, loro ritengono che i documenti del Concilio devono essere letti ed interpretati correttamente. Pertanto, vogliono manifestare la loro adesione al pensiero del nostro Santo Padre, papa Benedetto XVI, che ha indicato il principio ermeneutico della riforma nella continuità per essere in grado di scoprire in questi testi lo spirito autentico del Concilio. “C'è l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino [...] Ma ovunque questa interpretazione è stata l’orientamento che ha guidato la recezione del Concilio, è cresciuta una nuova vita e sono maturati frutti nuovi" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005). In questo modo, sarà possibile rispondere alla necessità di rinnovamento richiesto dal mondo moderno e, allo stesso tempo, preservare fedelmente la natura della Chiesa e della sua missione.
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Communque, è molto significativo che non specificano i luoghi nella Chiesa dove c'è stato questo fioratura di grazia...perché così riconoscono che non esiste proprio...
“C'è l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino [...] Ma ovunque questa interpretazione è stata l’orientamento che ha guidato la recezione del Concilio, è cresciuta una nuova vita e sono maturati frutti nuovi" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005).
Abbiamo già parlato diffusamente e in più occasioni dei problemi che nascono da questa nuova concezione della continuità vista, anziché nell'oggetto-Tradizione, nel nuovo-soggetto-Chiesa...
Mi pare assurdo, dopo cinquant'anni di guasti purtroppo non riconosciuti, andare avanti a testa bassa con i soliti mantra come se il Concilio Vaticano II non possedesse in sé una valenza deliberatamente equivoca; il che è stato dimostrato ampiamente sia da storici che da teologi insigni, rendendo nota anche della gestazione dei documenti conciliari e le su dinamiche rivoluzionarie.
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