Dall'Omelia pronunciata da Benedetto XVI venerdì, 25 gennaio 2013, nella Solennità della Conversione di San Paolo Apostolo - Basilica di San Paolo fuori le Mura, in occasione della celebrazione dei Vespri a conclusione della settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani.
Questa celebrazione si inserisce nel contesto dell’Anno della fede, iniziato l’11 ottobre scorso, cinquantenario dell’apertura del Concilio Vaticano II. La comunione nella stessa fede è la base per l’ecumenismo. L’unità, infatti, è donata da Dio come inseparabile dalla fede; lo esprime in maniera efficace san Paolo: «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,4-6). La professione della fede battesimale in Dio, Padre e Creatore, che si è rivelato nel Figlio Gesù Cristo, effondendo lo Spirito che vivifica e santifica, già unisce i cristiani. Senza la fede - che è primariamente dono di Dio, ma anche risposta dell’uomo - tutto il movimento ecumenico si ridurrebbe ad una forma di “contratto” cui aderire per un interesse comune. Il Concilio Vaticano II ricorda che i cristiani «con quanta più stretta comunione saranno uniti col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, con tanta più intima e facile azione potranno accrescere la mutua fraternità» (Decr. Unitatis redintegratio, 7). Le questioni dottrinali che ancora ci dividono non devono essere trascurate o minimizzate. Esse vanno piuttosto affrontate con coraggio, in uno spirito di fraternità e di rispetto reciproco. Il dialogo, quando riflette la priorità della fede, permette di aprirsi all’azione di Dio con la ferma fiducia che da soli non possiamo costruire l’unità, ma è lo Spirito Santo che ci guida verso la piena comunione, e fa cogliere la ricchezza spirituale presente nelle diverse Chiese e Comunità ecclesiali. [...]La nostra ricerca di unità nella verità e nell’amore, infine, non deve mai perdere di vista la percezione che l’unità dei cristiani è opera e dono dello Spirito Santo e va ben oltre i nostri sforzi. Pertanto, l’ecumenismo spirituale, specialmente la preghiera, è il cuore dell’impegno ecumenico (cfr Decr. Unitatis redintegratio, 8). Tuttavia, l’ecumenismo non darà frutti duraturi se non sarà accompagnato da gesti concreti di conversione che muovano le coscienze e favoriscano la guarigione dei ricordi e dei rapporti. Come afferma il Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II, «non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione» (n. 7). Un’autentica conversione, come quella suggerita dal profeta Michea e di cui l’apostolo Paolo è un significativo esempio, ci porterà più vicino a Dio, al centro della nostra vita, in modo da avvicinarci maggiormente anche gli uni agli altri. È questo un elemento fondamentale del nostro impegno ecumenico. Il rinnovamento della vita interiore del nostro cuore e della nostra mente, che si riflette nella vita quotidiana, è cruciale in ogni dialogo e cammino di riconciliazione, facendo dell’ecumenismo un impegno reciproco di comprensione, rispetto e amore, «affinché il mondo creda» (Gv 17,21).
Una piccola chiosa:
- "Le questioni dottrinali che ancora ci dividono non devono essere trascurate o minimizzate. Esse vanno piuttosto affrontate con coraggio, in uno spirito di fraternità e di rispetto reciproco. Il dialogo, quando riflette la priorità della fede, permette di aprirsi all’azione di Dio con la ferma fiducia che da soli non possiamo costruire l’unità, ma è lo Spirito Santo che ci guida verso la piena comunione, e fa cogliere la ricchezza spirituale presente nelle diverse Chiese e Comunità ecclesiali."Se ci conforta il punto di partenza e il richiamo all'unità prodotta dal Signore in chi "rimane" in Lui, rimaniamo sconcertati dal punto di arrivo, che lascia trasparire non l'auspicabile e necessario reditus alla Verità cattolica di chi ha aderito all'eresia, ma allude alla convergenza delle parti diverse in un "punto altro" che richiede la 'conversione' di entrambe, richiamata in un passaggio successivo. Dimenticando anche che le "ricchezze spirituali" delle Confessioni cristiane (più che Chiese1) restano pur sempre inficiate dagli errori: In doctrina simpliciter falsa, veritas non est ut anima doctrinæ, sed serva erroris in una dottrina globalmente falsa la verità non è l’anima della dottrina, ma la schiava dell’errore » (Garigou Lagrange).
- Riguardo alla conversione (anche se la Chiesa, più che convertirsi deve custodire la Fedeltà), al limite nulla questio se la vediamo a livello individuale, mentre "l'impegno reciproco di comprensione rispetto e amore" non può esulare dalla verità: caritas in veritate, che la Chiesa cattolica pur sempre custodisce. O no?
1. Mons. Gherardini non le chiama neppure "Confessioni cristiane", ma "comunità cristiane acattoliche".
9 commenti:
caritas in veritate, che la Chiesa cattolica pur sempre custodisce. O no?
Boh
Se ci conforta il punto di partenza e il richiamo all'unità prodotta dal Signore in chi "rimane" in Lui, rimaniamo sconcertati dal punto di arrivo, che lascia trasparire non l'auspicabile e necessario reditus alla Verità cattolica di chi ha aderito all'eresia, ma allude alla convergenza delle parti diverse in un "punto altro" che richiede la 'conversione' di entrambe, auspicato in un passaggio successivo.
Vorrei quasi dire che effettivamente le varie chiese cristiane e gran parte della cattolica postconciliare devono veramente convergere verso un altro punto: la Vera Chiesa cattolica di sempre! In questo senso ben venga l'ecumenismo...
Quella di Viandante mi pare una considerazione ineccepibile!
convergenza delle parti diverse in un "punto altro" che richiede la 'conversione' di entrambe, auspicato in un passaggio successivo.
HEGELISMO allo stato puro:
TESI ---><--- ANTITESI
sintesi
and so on....
.........
ovvero...
Tutti i milioni di diversi modi di pensare e credere, TUTTI tesi a convergere verso il mitico punto OMEGA, mai raggiunto fino alla fine del mondo, in moto perpetuo.
Dunque: incommensurabile potenza d'inganno, innescata genialmente nel 1962 e in fervido incessante lavorio, inesausta, da 50 anni.
Spaventoso.
"Il Concilio Vaticano II ricorda che i cristiani «con quanta più stretta comunione saranno uniti col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, con tanta più intima e facile azione potranno accrescere la mutua fraternità» (Decr. Unitatis redintegratio, 7). Le questioni dottrinali che ancora ci dividono non devono essere trascurate o minimizzate."
Con queste parole sembra che la Chiesa non è nemmeno necessaria per la salvezza, perché se tutti i cristiani possono avere accesso a S. Trinità senza essere in comunione con la vera Chiesa, allora lei come i riformatori hanno insegnato, è solo utile salvezza. Ma S. Cipriano di Cartagine diceva che "non può avere Dio per Padre quelli che non tengono la Chiesa per madre".
Quello che divide i cristiani è che Cristo ha fondato una sola Chiesa e vari "cristiani" hanno fondato loro stessi le sue chiesuole. Allora, come è possibile che la Chiesa di Cristo opere in chiesuole fondate da uomini in concorrenza con la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e romana, fundata per lo stesso Cristo? Cristo disse che un regno diviso contro se stesso non può stare in piedi, allora quale il senso di fondare una Chiesa e di essere presente in altre che dividono il suo regno? Se ci pensate profondamente in questa linea conciliare, anche Cristo, dovrebbe chiedere scusa per i peccati commessi contro l'unità della sua Chiesa, perché dopo tutto, egli è il capo della Chiesa e ammettere che lei può aver peccato contro l'unità, sarebbe qualcosa di peggio che il sedevacantismo. Sarebbe come se la il corpo potrebbe agire in desacordo con la testa o la Chiesa potrebbe agire in desarcodo con Cristo. Se la Chiesa pecca, abbiamo una sorta di cristovacantismo, il che è assurdo.
Se dice "ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide", se fa una dichiarazione congiunta ridicola con i luterani sulla giustificazione e poi se dice: "Le questioni dottrinali che ancora ci dividono non devono essere trascurate o minimizzate" ? Dove è andato il principio di identità e non contraddizione?
Un vero cattolico può prendere sul serio quello che dice il Decreto Unitatis redintegratio:
"Anche delle colpe contro l'unità vale la testimonianza di san Giovanni: « Se diciamo di non aver peccato, noi facciamo di Dio un mentitore, e la sua parola non è in noi» (1 Gv 1,10). Perciò con umile preghiera chiediamo perdono a Dio e ai fratelli separati, come pure noi rimettiamo ai nostri debitori".
Il Vangelo dici che quelli che non ascoltano la Chiesa dobbiamo considerare pagani e pubblicani, ma il decreto come si può leggere non ammetterlo. Per questo preferisco l'insegnamento di Pio XII nella Mystici Corporis che è veramente cattolico:
"In realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera Fede, né da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità. "Poiché — dice l’Apostolo — in un solo spirito tutti noi siamo stati battezzati per essere un solo corpo, o giudei o gentili, o servi, o liberi" (I Cor. XII, 13). Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, così non si può avere che una sola Fede (cfr. Eph. IV, 5), sicché chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo l’ordine di Dio, ritenersi come etnico e pubblicano (cfr. Matth. XVIII, 17). Perciò quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nell’unita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito". http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_29061943_mystici-corporis-christi_it.html
Il giornale SiSi NoNo ha cominciato una campagna di preghiera semplice e importante. Sarebbe una buona cosa diffondere:
SOLIDARIETA' ORANTE
Perseveriamo nel dedicare il Rosario del Venerdì a questa unica intenzione: che il Signore salvi la Chiesa dalle conseguenze delle colpe degli uomini della Chiesa. http://www.sisinono.org/
Napolitanto dice,
chi cha scritto questo brano, citato da Viandante, veramente non capisca che è la Fede, e non sa distinguerla dalla fiducia di Lutero o dal sentimento religioso dei Modernisti
Mic,
Nel testo "Ratzinger, il Papa riformista secondo Gilles Routhier by Magister" (e in altri, anche testo tuo) se può leggere:
"l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa" http://chiesaepostconcilio.blogspot.com.br/2012/01/ratzinger-il-papa-riformista-secondo.html
Ma nel "subsistit in" non ci sono due soggeti-Chiesa: la Chiesa di Cristo e la Chiesa Cattolica ?
Posta un commento