Segnalo i due recenti Motu Proprio sul trasferimento di competenze in ordine alla Catechesi ed ai Seminari. Il Santo Padre fa tutto quello che può e deve fare, le sue preoccupazioni sono evidenti ed a modo suo interviene; però poi tutto dipenderà da chi deve promuovere e applicare le misure, vigilare, correggere ove ce n'è necessità.
Molte storture e anomalie ci sono palesi. Vedremo in che modo chi ha quelle nuove responsabilità agirà concretamente, vedremo se avrà il coraggio di non cedere alle pressioni dei soliti gruppi di potere che hanno portato, ahinoi, la Chiesa là dove si trova oggi. Non possiamo ignorare, infatti, che queste modifiche sono una buona notizia nella misura in cui gli influssi neocatecumenali e/o modernisti non inquinano o monopolizzano anche le strutture che acquisiscono le nuove competenze, delle quali fanno parte purtroppo molti prelati orientati a favore delle realtà ecclesiali foriere dell'attuale vulnus così serio per la Chiesa cattolica.
I due nuovi Motu Proprio del 16 gennaio 2013
Fides per Doctrinam, che modifica la Costituzione Apostolica Pastor Bonus e trasferisce la competenza sulla Catechesi dalla Congregazione per il Clero al Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione.
Excursus dal testo:
Ministrorum institutio, che modifica la Costituzione Pastor Bonus e trasferisce la competenza sui Seminari dalla Congregazione per il l'Educazione cattolica alla Congregazione per il Clero.La fede ha bisogno di essere sostenuta per mezzo di una dottrina capace di illuminare la mente e il cuore dei credenti. Il particolare momento storico che viviamo, segnato tra l’altro da una drammatica crisi di fede, richiede l’assunzione di una consapevolezza tale da rispondere alle grandi attese che sorgono nel cuore dei credenti per i nuovi interrogativi che interpellano il mondo e la Chiesa. L’intelligenza della fede, quindi, richiede sempre che i suoi contenuti siano espressi con un linguaggio nuovo, capace di presentare la speranza presente nei credenti a quanti ne chiedono ragione (cfr 1 Pt 3,15).
Nel cinquantesimo anniversario dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, mentre la Chiesa riflette ancora sulla ricchezza d’insegnamento contenuto in quei documenti e trova nuove forme per attuarlo, è possibile verificare il grande cammino compiuto in questi decenni nell’ambito della catechesi, cammino però che non è stato esente, negli anni del dopo Concilio, da errori anche gravi nel metodo e nei contenuti, che hanno spinto ad una approfondita riflessione e condotto così all’elaborazione di alcuni Documenti postconciliari che rappresentano la nuova ricchezza nel campo della Catechesi. [...]
L’insegnamento conciliare e il Magistero successivo, facendosi interpreti della grande tradizione della Chiesa in proposito, hanno legato in maniera sempre più forte la Catechesi al processo di evangelizzazione. La Catechesi, quindi, rappresenta una tappa significativa nella vita quotidiana della Chiesa per annunciare e trasmettere in maniera viva ed efficace la Parola di Dio, così che questa giunga a tutti, e i credenti siano istruiti ed educati in Cristo per costruire il Suo Corpo che è la Chiesa (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 4).
Il Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione svolge «la propria finalità sia stimolando la riflessione sui temi della nuova evangelizzazione, sia individuando e promuovendo le forme e gli strumenti atti a realizzarla»
Ciò considerato ritengo opportuno che tale Dicastero assuma tra i suoi compiti istituzionali quello di vegliare, per conto del Romano Pontefice, sul rilevante strumento di evangelizzazione che rappresenta per la Chiesa la Catechesi, nonché l’insegnamento catechetico nelle sue diverse manifestazioni, in modo da realizzare un’azione pastorale più organica ed efficace. Questo nuovo Pontificio Consiglio potrà offrire alle Chiese locali e ai Vescovi diocesani un adeguato servizio in questa materia.
Excursus tratto dal testo
il can. 232 CIC rivendica alla Chiesa il “diritto proprio ed esclusivo” di provvedere alla formazione di coloro che sono destinati ai ministeri sacri, ciò che avviene di regola nei Seminari, una istituzione voluta dal Concilio Tridentino, il quale decretò che in tutte le diocesi venisse istituito un “Seminarium perpetuum”, mediante il quale il Vescovo provvedesse ad «alere et religiose educare et ecclesiasticis disciplinis instituere» i candidati al Sacerdozio.1725. La Congregatio Seminariorum, il primo organismo a carattere universale, incaricato di provvedere alla fondazione, al governo ed all’amministrazione dei Seminari, ai quali «sono strettamente legate le sorti della Chiesa».i Seminari continuarono ad essere fatti oggetto di particolari cure da parte della Santa Sede per mezzo della Sacra Congregazione del Concilio (oggi Congregazione per il Clero) od anche della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, e, dal1906. solo per mezzo di quest’ultima.1908. San Pio X, con la Costituzione apostolica Sapienti consilio , riservò la giurisdizione sui Seminari alla Sacra Congregazione Concistoriale, presso la quale venne eretto uno speciale ufficio1915. Benedetto XV, con il Motu proprio “Seminaria clericorum” unendo l’Ufficio per i Seminari eretto presso la Sacra Congregazione Concistoriale e la Sacra Congregazione degli Studi, creò un nuovo Dicastero, che assunse il nome di Sacra Congregatio de Seminariis et Studiorum Universitatibus.1917. Il nuovo Dicastero è accolto al can. 256 nel Codex Iuris Canonici1983: il nuovo Codice di Diritto Canonico, nell’ambito della “formazione dei Chierici”, che per essere vera ed efficace deve saldare la formazione permanente con la formazione seminaristica « ...proprio perché la formazione permanente è una continuazione di quella del Seminario …»,1992: come ha affermato Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis : «La formazione permanente dei sacerdoti … è la continuazione naturale e assolutamente necessaria di quel processo di strutturazione della personalità presbiterale che si è iniziato e sviluppato in Seminario …
Ritengo pertanto opportuno assegnare alla Congregazione per il Clero la promozione e il governo di tutto ciò che riguarda la formazione, la vita e il ministero dei presbiteri e dei diaconi: dalla pastorale vocazionale e la selezione dei candidati ai sacri Ordini, inclusa la loro formazione umana, spirituale, dottrinale e pastorale nei Seminari e negli appositi centri per i diaconi permanenti (cfr can. 236, §1° CIC), fino alla loro formazione permanente, incluse le condizioni di vita e le modalità di esercizio del ministero e la loro previdenza e assistenza sociale.
11 commenti:
C'è sa sperare in una maggiore vigilanza o si tratta solo di riordinare le sedie a sdraio sul Titanic?
L'immagine del Titanic, può anche essere efficace, e pure spiritosa, ma non si adatta alla Chiesa, visto che il Capitano della Barca è Cristo Signore!
Piuttosto ci sono molte domande da porsi su entrambi i provvedimenti perché di incerto resta quanto ci sarà da verificare sul terreno, nei fatti che verranno, soprattutto nei confronti di una realtà ecclesiale dotata di regolarizzazione canonica e che sembra aver il monopolo della cosiddetta "nuova evangelizzazione", ma che al suo interno - stranamente e del tutto inappropriatamente secretato in un contesto cattolico - continua da oltre quarant'anni a sviare generazioni di fedeli, con l'aggravante dello stupro delle coscienze...
Nello stesso movimento, il Cammino Nc, guarda caso i sacerdoti hanno seminari propri e sono sottoposti per la loro formazione all'iter rigido e irreformabile (finora) del movimento, sottoposti all'autorità indiscussa di catechisti-megafono dell'iniziatore, in barba al loro munus sanctificandi docendi e regendi. Se tutto questo sarà corretto e se anche dagli altri seminari verranno bandite le derive moderniste e si insegnerà anche il rito usus antiquior, forse qualche barlume di speranza ci sarà. Diversamente rimarranno solo questioni di forma e non di sostanza.
Se Piacenza, al Clero è una garanzia, altrettanto non si può dire per Fisichella.
Penso sia nota a tutti la connivenza alla politica di appeasement nel senso di compromesso con il liberalismo sponsorizzata da Bertone, all'epoca in cui era alla Pontificia Accademia per la Vita.
Su questo blog abbiamo più volte notato un suo linguaggio, a dir poco sorprendente a proposito della "nuova evangelizzazione".
Una delle riflessioni è qui
rem tene verba sequentur.
Se non si ha più la Verità integra da annunciare, si può cambiare metodo e organizzazione, ma nulla può cambiare nella sostanza.
Romano dice:
Dal documento: « L’intelligenza della fede, quindi, richiede sempre che i suoi contenuti siano espressi con un linguaggio nuovo, capace di presentare la speranza presente nei credenti a quanti ne chiedono ragione (cfr 1 Pt 3,15).»
Io chiedo: Ma, l'intelligenza non richiede che usiamo i stessi termini da secolo al secolo, affinchè i fideli ci capiscono?
Siamo ministri di modernità e di novità? o ministri della Fede eternal e immutabile?
Caro Romano,
i termini possono effettivamente cambiare, purché esprimano gli stessi principi o non diventino ambigui.
Oggi non usiamo più un linguaggio ottocentesco; ma se abbiamo il cuore acceso e sappiamo cosa dire, vengono fuori le parole giuste e adatte per la persona o le persone alle quali le rivolgiamo e secondo la situazione.
Certamente, parlando della Messa, ad esempio, non confonderemmo il Santo Sacrificio che si trasforma in convivio fraterno, in convivio-e-basta, che poi è la Cena protestante e ne parleremmo con la mens e lo spirito e le parole cattoliche, non protestanti... Sapremmo dire che è il Signore il vero celebrante e non l'Assemblea e molte altre cose...
Quindi hai perfettamente ragione, oltre alla speranza che è in noi, potremmo darne anche i contenuti e le coordinate esatte!
"L'immagine del Titanic, può anche essere efficace, e pure spiritosa, ma non si adatta alla Chiesa, visto che il Capitano della Barca è Cristo Signore! "
La Chiesa non può mai andare a fondo, ma l'uomo moderno sì. E pare stia facendo di tutto...
I due Motu Proprio di Benedetto XVI, il Ministrorum institutio sui seminari,e il Fides per doctrinam sulle catechesi, sembrano pensati su misura per il cnc, anche se, ad essere sinceri, il cnc non ha il monopolio degli errori dottrinali, degli abusi liturgici, e delle catechesi che non rispettano il Magistero.
Ma, a differenza degli altri ribelli, i pensatori del cnc nascondono le loro storture dietro una proclamata quanto ipocrita e menzognera obbedienza alla Chiesa e al Papa.
Per le catechesi,come posso sperare che le catechesi fatte nel cnc, che non sono in conformità con quanto descritto nel Motu Proprio(metodi, scrutini=confessioni pubbliche, ruolo dei catechisti=onnipotere dei catechisti, arcano= segreto fra le tappe, impossibilità di porre domande, testi formativi secretati)) saranno oggetto della vigilanza del Pontificio Consiglio?
Per i seminaristi dei RM, potremmo in ugual modo descrivere la grave anomalia di seminari (già nati in circostanze anomale) in cui i seminaristi hanno una formazione classica( devono pur alla fine passare degli esami) e un`altra principale che li "forma" e cioè quella di chi fa il cammino neocatecumenale, di chi segue l`insegnamento esoterico degli iniziatori del cnc, sapendo poi che anche diventati presbiteri saranno ancora e sempre sottomessi ai catechisti.
Posso sperare che alle parole faranno seguito atti concreti?
Il Santo Padre fa tutto quello che può e deve fare, le sue preoccupazioni sono evidenti, la consapevolezza dei problemi pure, a modo suo interviene, però poi tutto dipenderà da chi deve applicare le misure, vigilare, correggere o sanzionare ove bisogno.
Le storture e le anomalie sono palesi, "criantes", vedremo in che modo chi ha quelle nuove responsabilità agirà CONCRETAMENTE, vedremo se avrà il CORAGGIO di non cedere alle pressioni dei soliti gruppi di pressione che hanno portato, ahinoi, la Chiesa là dove si trova oggi.
Il fatto è che il Papa vuole che si continuino a formare le nuove leve del Sacerdozio sulla base della gnostica e già condannata 'nouvelle théologie', di cui egli è notorio esponente: e finché si continuerà così, le cose andranno sempre peggio.
Alla base di qualunque odierno corso di studi teologici ritroviamo infatti sempre il de Lubac, più o meno nascosto, insieme ai più sbandierati von Balthasar e Rahner. E poi ci sono anche i testi dell'allora teologo Ratzinger, sui quali si sono formate schiere di chierici che oggi ripetono il verso neomodernista: a cominciare dal suo devoto ammiratore Mons. Muller, recentemente rifilatoci dal Santo Padre come amorevole e provvido 'custode della Fede'...
Non si può paragonare la Chiesa al Titanic, nel senso che, a differenza di quello, la Chiesa non affonderà: ma l'immagine dell'inutile spostamento di sedie a sdraio sul ponte della nave che sta puntando dritta verso l'iceberg, mi sembra calzante.
Di catechesi aberranti che non rispettano il Magistero, che hanno deformato e deformano le coscienze, ne troviamo in ogni Paese, la Francia è un drammatico esempio di quelle catechesi fai da te che , al contrario del cnc dove tutto è segreto e secretato, secretato, sono state fatte alla luce del sole.
Chi tace acconsente, chi, pur sapendo e malgrado un apparente dissenso , non è intervenuto porta una grande responsablità.
Secondo me l'interpretazione che va data a questa doppia mossa è diversa, ed è prettamente di tipo "conciliare".
Primo aspetto, la Catechesi: se è in Capo alla Congregazione per il Clero, è del tutto evidente che dal Clero deve partire. Invece il Pontificio Consiglio, seppur composto da clero anch'esso, vede come uditori proprio laici rappresentanti ed iniziatori dei movimenti. Il messaggio che si evince è chiaro: da oggi la Catechesi è demandata a movimento organizzati, capaci in modo continuativo a parlare con un linguaggio nuovo. Il "catechismo dei bambini" diretto dal parroco pare proprio non essere più al centro della pastorale catechetica di una parrocchia.
E l'accorpamento fra formazione in seminario e permanente successiva, produce effetti non prevedibili. Perché se apparentemente vuol legare la seconda alla prima, magari proprio per controllare quanto insegnato in seminari più particolari, come i Redemptoris Mater del CNC, finirà invece per aprire il vicendevole arricchimento. Non solo, ma penso molto alla differenza dei 2 insegnamenti, prima e dopo l'ordinazione. Dopo l'ordinazione è per molti aspetti più centrata sulla pastorale parrocchiale, su come comunicare e vivere nel rapporto parrocchiale. Quella in seminario invece non può non prescindere dalla teologia e dalla filosofia, che però rimangono in capo alla Congregazione per l'Educazione Cattolica. Non solo, ma in questo modo, separando la formazione delle scuole cattoliche, da quella dei seminari, vedrete che quella delle scuole sarà sempre più orientata al sociale.
Il risultato è l'affidamento ai laici del munus docendi, e meno formazione teologica per i seminaristi, praticamente la stessa cosa, perchè sempre più ad appannaggio dei laici che si laureano.
A me sembra in effetti tutta una soluzione in linea con il solco del CVII.
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