Stavolta ne parlo perché mi pare di aver centrato il problema. Forse lo avevo già detto, ma dopo tutto questo tempo il refrain è sempre lo stesso e dunque quello che all'inizio poteva apparire come una semplice osservazione estemporanea od un timore da mettere alla prova di fatti ulteriori, ora sembra confermato. Di seguito dirò il perché. Se esagero o sbaglio, vi prego di correggermi.
Ho letto, dal solito Sito di Radio Vaticana, il resoconto dell'omelia odierna di Santa Marta: Il Papa: chi si avvicina alla Chiesa trovi porte aperte e non controllori della fede. Vi invito a leggere le parole del Papa dal testo che le riporta con la solita dovizia, limitandomi a riprendere la conclusione, già di per sé significativa, dopo la quale aggiungo le mie riflessioni.
“Pensiamo oggi a Gesù, che sempre vuole che tutti ci avviciniamo a Lui; pensiamo al Santo Popolo di Dio, un popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù; e pensiamo a tanti cristiani di buona volontà che sbagliano e che invece di aprire una porta la chiudono … E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte, trovino le porte aperte, aperte per incontrare questo amore di Gesù. Chiediamo questa grazia”.
Da tutte le parole pronunciate dal Papa, si nota come sia molto attento, in maniera preponderante e direi quasi esclusiva alle necessità immediate delle persone. E che ce ne sia estremo bisogno non lo possiamo negare. Il messaggio è chiaro e senza equivoci.
I problemi, però, possono nascere dal fermarsi qui. E possono acuirsi anche dall'enfasi sulla "fede del popolo che non sbaglia perché c'è lo Spirito". Infatti, in nessuna delle sue vibrate omelie il Papa sembra andare oltre l'immediatezza del messaggio e neppure oltre l'orizzonte importante ma non univoco delle "periferie" sociologiche, esistenziali e/o spirituali che siano.
Nulla questio sulla stigmatizzazione dell'accoglienza burocratica rispetto a quella empatica, ma - direi - soprattutto 'pastorale' nel senso autentico del termine.
Però, ad esempio, il sacerdote che nell'episodio ricordato spiega alla donna "la teologia della benedizione della messa" senza dare la benedizione richiesta, forse ha detto cose che in quel momento non potevano essere recepite, ma che sono comunque necessarie perché nel cammino di maturazione della fede possano essere accolte e quindi operare nell'intimo. In ogni caso si tratta di cose che, se dette da un cuore acceso dallo Spirito e nei termini che vengono suggeriti a seconda delle circostanze, 'toccano' le persone e le aiutano a crescere perché permettono allo Spirito del Signore di operare proprio attraverso esse.
E dunque il discorso va centrato e anche allargato alla necessità che i ministri del sacro, oltre alla "terapia d'urto" debbano saper somministrare anche la "terapia di mantenimento", cioè il nutrimento sempre ulteriore del quale tutti i fedeli, ognuno nei modi e nei tempi che gli appartengono, hanno assoluto bisogno. E questo ogni sacerdote lo fa esercitando il suo triplice munus sanctificandi docendi et regendi, nutrito dalla formazione ad una fede retta, irrobustita e salvaguardata dall'Adorazione e dall'Eucaristia.
Ed è questo che va detto e ripetuto e praticato. Altrimenti ci ritroveremo in una Chiesa-carismatica (nel senso dello stile in voga tra i cosiddetti "carismatici", ma dimenticando che la Chiesa da sempre e per sempre è stata è e sarà ricolma dei doni dello Spirito) con una spiritualità-fai-da-te che forse riduttivamente abbiamo chiamato in alte occasioni sentimental-pop, ma che rischia di non andare molto lontano da questo. Infatti si tratta di parole molto "carismatiche" che vanno ben comprese. Buttiamo a mare tutta la disciplina ecclesiastica che non è per ingabbiare ma per rispecchiare un ordine? E quanto all'accoglienza, va bene, ma per portare dove? Occorrerà pure aiutare il fedele a uscire dal peccato in cui caso mai si trova...
Mi sembra che manchi il respiro universale. O sono io a non vederlo?
I problemi, però, possono nascere dal fermarsi qui. E possono acuirsi anche dall'enfasi sulla "fede del popolo che non sbaglia perché c'è lo Spirito". Infatti, in nessuna delle sue vibrate omelie il Papa sembra andare oltre l'immediatezza del messaggio e neppure oltre l'orizzonte importante ma non univoco delle "periferie" sociologiche, esistenziali e/o spirituali che siano.
Nulla questio sulla stigmatizzazione dell'accoglienza burocratica rispetto a quella empatica, ma - direi - soprattutto 'pastorale' nel senso autentico del termine.
Però, ad esempio, il sacerdote che nell'episodio ricordato spiega alla donna "la teologia della benedizione della messa" senza dare la benedizione richiesta, forse ha detto cose che in quel momento non potevano essere recepite, ma che sono comunque necessarie perché nel cammino di maturazione della fede possano essere accolte e quindi operare nell'intimo. In ogni caso si tratta di cose che, se dette da un cuore acceso dallo Spirito e nei termini che vengono suggeriti a seconda delle circostanze, 'toccano' le persone e le aiutano a crescere perché permettono allo Spirito del Signore di operare proprio attraverso esse.
E dunque il discorso va centrato e anche allargato alla necessità che i ministri del sacro, oltre alla "terapia d'urto" debbano saper somministrare anche la "terapia di mantenimento", cioè il nutrimento sempre ulteriore del quale tutti i fedeli, ognuno nei modi e nei tempi che gli appartengono, hanno assoluto bisogno. E questo ogni sacerdote lo fa esercitando il suo triplice munus sanctificandi docendi et regendi, nutrito dalla formazione ad una fede retta, irrobustita e salvaguardata dall'Adorazione e dall'Eucaristia.
Ed è questo che va detto e ripetuto e praticato. Altrimenti ci ritroveremo in una Chiesa-carismatica (nel senso dello stile in voga tra i cosiddetti "carismatici", ma dimenticando che la Chiesa da sempre e per sempre è stata è e sarà ricolma dei doni dello Spirito) con una spiritualità-fai-da-te che forse riduttivamente abbiamo chiamato in alte occasioni sentimental-pop, ma che rischia di non andare molto lontano da questo. Infatti si tratta di parole molto "carismatiche" che vanno ben comprese. Buttiamo a mare tutta la disciplina ecclesiastica che non è per ingabbiare ma per rispecchiare un ordine? E quanto all'accoglienza, va bene, ma per portare dove? Occorrerà pure aiutare il fedele a uscire dal peccato in cui caso mai si trova...
Mi sembra che manchi il respiro universale. O sono io a non vederlo?
37 commenti:
Beh, il primo e più autorevole "conrollore della Fede" dovrebbe essere il Papa, non è forse lui che ha il compito di confermarci nella Fede?
Poi dipende COME viene esercitato quel "controllo", COME il messaggio di Cristo è trasmesso, COME chi viene è accolto.
Tutto bello quel che dice Papa Bergoglio, e posso essere anche d`accordo, ma temo che stia passando un messaggio molto banalizzante e annacquato della fede cattolica, la dottrina in secondo piano, molto sentimentalismo e poca "ragione", la saggezza di certe vecchiette che forse nulla sapevano di teologia non era basata sul nulla o su un vago Spirito, ma sul Catechismo della Chiesa cattolica, sapevano l`essenziale, sapevano quando si comunicavano che il Signore era lì con loro, veramente Presente, chi ha quella saggezza oggi?
La formazione è già abbastanza sviante, l`ignoranza già fin troppo diffusa, l`emozionalità e il sentimentalismo sono imperanti, se mancano le basi, se non vengono formate le coscienze con i pilastri della nostra Fede, e se non lo fa il Papa, dove andremo?
Dice papa Bergoglio:
"Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”.
"noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale!”.
Che cosa significa per Papa Bergoglio essere facilitatori della fede?
Forse che la Dottrina è una dogana pastorale?
Forse che non bisogna troppo annoiare e appesantire le persone con la Dottrina?
Quel sentimentalismo molto carismatico sappiamo quali effetti ha già prodotto sulla fede cattolica.
Se è il Papa a farsi promotore di quella fede emozionalsentimentalista ( anche il suo modo di parlare del diavolo è molto simile a quello dei carismatici) non mi faccio molte illusioni sulla retta formazione di quelle che dovrebbero essere delle coscienze cattoliche, portatrici e testimoni del messaggio di Cristo di cui la Chiesa cattolica è il solo custode.
"Ottima riflessione. Spero che in molti recepiscano le parole del Papa così, ma non ne ho conferma anzi. Sarà recepito come un volemose bene generale. Le regole sembrano da demolire. Il non perfetto italiano genera insieme ai concetti che esso veicola dei concetti equivoci e scivolosi. Sembra che i buoni cristiani debbano sentirsi in colpa perchè vivendo in coerenza sono escludenti. Sono molto confuso e forse sono io a capire male."
"Forse che la Dottrina è una dogana pastorale? "
Credo che per "dogana pastorale" si riferisse alla "burocrazia", ma il rischio che poi si estenda anche alla dottrina rimane.
Del resto la dottrina non è fine a se stessa. C'è un "Depositum fidei" da custodire e soprattutto da trasmettere non adulterato né annacquato.
Scusate il fuori tema. Sull'articolo sulla messa avrei qualche domanda:
1) Il canone è di origine gregoriana o apostolica? Infatti, ad un certo punto l'A. cita: "san Gregorio fu l'ultimo a intervenire ... sul Canone".
2) Alla fine dell'articolo, di cui sarebbe bene avere le note, la Sorella afferma che Ratzinger avrebbe detto che "con la riforma liturgica post-conciliare- si era costituita ... una liturgia sviluppatasi nel tempo con una liturgia costruita a tavolino", facendo poi riferimento ad un "divieto del messale". Che io sappia, la prima tesi cozza contro il fatto che Ratzinger ha sempre ceebrato con il nuovo rito, e la seconda mi pare smentita dalla tesi dello stesso, che ha più volte ripetuto che l'antica messa mai fu abolita (in realtà, aggiungo io, ve ne era la volontà, come minimo). Grazie
Tutto bello quel che dice Papa Bergoglio, e posso essere anche d`accordo, ma temo che stia passando un messaggio molto banalizzante e annacquato della fede cattolica, la dottrina in secondo piano, molto sentimentalismo e poca "ragione", la saggezza di certe vecchiette che forse nulla sapevano di teologia non era basata sul nulla o su un vago Spirito, ma sul Catechismo della Chiesa cattolica, sapevano l`essenziale, sapevano quando si comunicavano che il Signore era lì con loro, veramente Presente, chi ha quella saggezza oggi?
La formazione è già abbastanza sviante, l`ignoranza già fin troppo diffusa, l`emozionalità e il sentimentalismo sono imperanti, se mancano le basi, se non vengono formate le coscienze con i pilastri della nostra Fede, e se non lo fa il Papa, dove andremo?
Questo è il punto!
Del resto la dottrina non è fine a se stessa. C'è un "Depositum fidei" da custodire e soprattutto da trasmettere non adulterato né annacquato.
Infatti.
Purtroppo viene in mente il discorso di Cantalamessa, alla presenza del Papa (evidentemente in accordo con le sue visuali) e la sua impropria citazione di Kafka e dei "muri divisori"
« Dobbiamo fare il possibile perché la Chiesa non divenga mai quel castello complicato e ingombro descritto da Kafka, e il messaggio possa uscire da essa libero e gioioso come quando iniziò la sua corsa. Sappiamo quali sono gli impedimenti che possono trattenere il messaggero: i muri divisori, a partire da quelli che separano le varie chiese cristiane tra di loro, l’eccesso di burocrazia, i residui di cerimoniali, leggi e controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti ».
Ripeto qui quel che ne abbiamo commentato:
A prescindere dalla insolita oltre che retorica e impropria citazione di un buio autore esistenzialista come Kafka, nel cui discorso sul "castello" la Chiesa passata presente e futura non entra neanche di striscio e a prescindere anche dalla definizione di chiese cristiane attribuita alle Confessioni eretiche,
1. se per "detriti" si intendono gli aspetti liturgici e cerimoniali e
2. se per "muri divisori", si intende la retta dottrina contro l'eresia,
3. se queste non sono parole al vento o estemporanee
più che di "impedimenti" si tratta di puntelli, abbattere i quali rischia di far crollare l'Edificio.
E allora c'è da chiedersi perché mai Papa, cardinali, vescovi e sacerdoti tacciano, avallando di fatto simili tendenze. Possiamo sperare che siano parole estemporanee, ma in ragione delle frequentazioni precedenti del cardinal Bergoglio i nostri timori, pur da verificare, ci stanno tutti.
1) Il canone è di origine gregoriana o apostolica? Infatti, ad un certo punto l'A. cita: "san Gregorio fu l'ultimo a intervenire ... sul Canone".
Su questo punto rimando Marco alla lettura, in particolare, del cap. 6 di cui metto l'incipit:
6. Antichità del Canone
La Roma papale del V secolo riteneva il Canone d’origine apostolica. Per tal ragione esso era universalmente circondato d’una venerazione che nessuno osava mettere in dubbio ed era considerato intangibile. La ricostruzione dell’origine del Canone romano è estremamente complessa e spinosa. È certo tuttavia che il Canone non ci è giunto integralmente nella sua forma primitiva. Dell’iniziale stesura esso è molto probabilmente una forma riordinata e quasi certamente un frammento.
Sulle orme del Beato Ildefonso Schuster, consideriamo qui di seguito alcune di quelle tracce d’antichità giunte fino a noi come testimoni della preghiera per eccellenza (la prex, secondo S. Gregorio Magno) che i nostri Padri colmavano d’immenso onore e d’una immensurabile devozione. Non è senza rilievo che nel 538 papa Vigilio, scrivendo a Profuturo di Braga, gli fa rimarcare come a Roma si soleva “semper eodem tenore oblata Deo munera consacrare”, e chiama il Canone “canonica prex”, ricevuto direttamente dagli Apostoli, “ex apostolica traditione”.
...
2) Alla fine dell'articolo, di cui sarebbe bene avere le note, la Sorella afferma che Ratzinger avrebbe detto che "con la riforma liturgica post-conciliare- si era costituita ... una liturgia sviluppatasi nel tempo con una liturgia costruita a tavolino", facendo poi riferimento ad un "divieto del messale". Che io sappia, la prima tesi cozza contro il fatto che Ratzinger ha sempre ceebrato con il nuovo rito,
Non è esatto che "Ratzinger avrebbe detto" Ratzinger HA scritto le seguenti parole
Ora, invece, la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell'antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano solo essere tragiche. Come era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, soprattutto in considerazione dell'introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti.
Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi. In questo modo, infatti, si è sviluppata l'impressione che la liturgia sia «fatta», che non sia qualcosa che esiste prima di noi, qualcosa di «donato», ma che dipenda dalle nostre decisioni. Ne segue, di conseguenza, che non si riconosca questa capacità decisionale solo agli specialisti o a un'autorità centrale, ma che, in definitiva, ciascuna «comunità» voglia darsi una propria liturgia. Ma quando la liturgia è qualcosa che ciascuno si fa da sé, allora non ci dona più quella che è la sua vera qualità: l'incontro con il mistero, che non è un nostro prodotto, ma la nostra origine e la sorgente della nostra vita.
J. Ratzinger, La mia vita. Autobiografia, Cinisello B., San Paolo, 1977, 113-115
e la seconda mi pare smentita dalla tesi dello stesso, che ha più volte ripetuto che l'antica messa mai fu abolita (in realtà, aggiungo io, ve ne era la volontà, come minimo).
La volontà da parte di Paolo VI sembrerebbe assodata. Ma c'è stata una commissione che ha stabilito quanto Benedetto XVI afferma sulla "non abrogazione".
Su questo punto tornerò più documentata appena possibile.
Quanto alle note. Non sono state pubblicate, nell'edizione da cui ho attinto il testo, ma appena ne dispongo le pubblicherò.
Le parole del Papa sono giuste. Il problema è che esse vengono calate in un contesto largamente acattolico o addirittura anticattolico, per cui possono facilmente prestarsi a fraintendimenti.
Fra l'altro, la sua omelia si riferisce al Vangelo del giorno, nel quale Cristo rimprovera i discepoli che vogliono allontanare i bambini.
Ma altrove il Maestro non è affatto così "facilitatore". Un esempio è dato da Gv 6, 53-67:
Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell`uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”.
Ora, la necessità di mangiare la Sua carne e di bere il Suo sangue per avere la vita eterna è una "dogana pastorale" o un punto fondamentale del divino Magistero?
Ho visto( avrei fatto meglio evitare) il filmato delle esequie di don Gallo, il presidente della CEI ha permesso che la chiesa si trasformi in una piazza e la celebrazione in comizio politico, sacerdoti che nel presbiterio applaudono Luxuria, uno spettacolo indegno ma degno del defunto che ha vomitato sulla Chiesa sul Papa, sulla Dottrina, ma ha ricevuto tutti gli onori.
Morale della "favola" : sputate, contestate, calpestate, ribellatevi, a voi gi onori e gli applausi del mondo, quel mondo dietro il quale corre la Chiesa, quel mondo che la Chiesa non vuole troppo disturbare e turbare, quel mondo che impone la sua "morale" e i suoi "valori"alla Chiesa e fa penetrare i suoi costumi, anche i più depravati nella Chiesa, evviva il politicamente corretto!
È quella la chiesa di oggi?
Una chiesa nel mondo e del mondo, e quale mondo!
Scusate lo sfogo, ma sono schifata.
E' la chiesa che accoglie tutti, cara Luisa, ma Gesù accoglieva per convertire e insegnare, sanando e rigenerando, non per dialogare a lasciare tutto com'è.
È quella la chiesa di oggi?
No, certo che no. Quella è la chiesa degli applausi e delle prime pagine, tutto fumo e niente arrosto. C’è poi una Chiesa che non fa notizia, ci sono parrocchie di periferia che non conoscono gli applausi di questi strampalati vip, dove si lavora nel Nome del Signore e per la Sua Gloria, ogni giorno. Ho conosciuto un giovane prete, morto a poco più di 30 anni, la cui pagina facebook è ancora attiva e ospita i post dei suoi ragazzi che tanto lo hanno amato e che grazie a lui oggi servono la Chiesa. Un altro giovane si è fatto monaco benedettino e ogni santo giorno ci offre l’umiltà del suo appassionato servizio alla Chiesa e al Suo Signore. E questo solo dal mio piccolo angolo di vita. La Chiesa sopravvive all’insipienza di chi baratta la verità con le proprie vanità, sopravvive all’insulto delle nostre contraddizioni, perché il Signore è fedele alle sue promesse.
Ma la cosa più vergognosa, Luisa, è che la Funzione è stata officiata da un Cardinale. Un Cardinale che ha sorriso quando ha nominato il Cardinale Siri ed il pubblico (lo chiamo 'pubblico' e non 'Fedeli') ha fischiato.
Faccio bene io che non vado più a Messa, questa Messa...
quando ha nominato il Cardinale Siri ed il pubblico (lo chiamo 'pubblico' e non 'Fedeli') ha fischiato.
E lui non ha detto nulla?
Dice bene Giovanna!
... e la facilità con cui si beatificano i preti? Che ha fatto don Puglisi di diverso da quello che dovrebbe fare un prete?
A quando don Gallo beato?...
Il funerale del sig. Gallo e' stato degno di lui e della sua vita. Sono schifato. Bertone ha fatto ribrezzo quando si e'messo a ridere davanti al pubblico che fischiava un santo pastore come il Card. Siri. Hanno cantato 'bella ciao', canto partigiano cantato certamente anche dagli assassini del Beato Rolando Rivi, hanno salutato il feretro con i pugni chiusi, feretro coperto con un panno rosso. Nulla da invidiare alle esequie di stalin. Sono desolato.Sembra che il demonio debba sempre avere il sopravvento, che vadano tutti al diavolo!
Da quello che ho letto, perché non ho visto il filmato, credo che siamo ad un livello di degrado inaudito nella chiesa visibile.
Frustrazione e sofferenza, offerte nel Signore, però.
Signore fino a quando?
Vieni a far pulizia! Non tardare!
Ma le esequie con Bagnasco (bontà sua, l'altare mensa era pur sempre "benedettiano") non son state nulla, quanto a pubblico scandalo, rispetto alle parole totalmente blasphemanti a 360° del Moni Ovadia -roba che in confronto Feuerbach è un chierichetto e Fo un seminarista- , pronunciate sul sagrato del Carmine (anzi, sull'uscio della chiesa, fra sindaco rosso e Luxuria..)
Luxuria ha persino fatto la comunione oggi al funerale di don gallo:
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/05/25/APoCwmbF-luxuria_bagnasco_comunione.shtml
Luxuria aveva detto di essersi convertita dal cattolicesimo al buddismo proprio poche settimane fa:
http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1216785/Luxuria---Non-ho-cambiato-sesso-grazie-al-buddismo-.html
Luxuria, omosessuale e transessuale che fa la comunione vestita da donna dopo aver parlato dal pulpito e dopo aver dichiarato di aver abbandonato la fede cattolica...
Aprite pure le porte della chiesa che non abbiamo bisogno di "controllori della Fede"!
Quello che fa più male , di fronte a tutti questi episodi è l'ignavia di chi dovrebbe guidare e mostra una assurda tolleranza che diventa indifferenza nei confronti del Signore e della nostra Fede.
D'altronde, i sogni di Valli e Farinella si son realizzati!
Non potete criticare don Gallo e i suoi degni ed ammirevoli Superiori. Ma lo fate, perché siete testardi e lenti di cuore, tradizionalisti privi di bontà e tenerezza, gretti custodi di dogane e miopi controllori della Fede. Vergognatevi. Non sapete neppure cantare 'Bella ciao' durante la Messa.
E poi, volete mettere la bontà e la tenerezza del don Gallo quando aiutava le prostitute ad abortire?
"Ho aiutato le prostitute ad abortire". Confessione - choc di don Gallo: provo a dissuaderle ma se è inutile non le abbandono. GENOVA - "Ho aiutato delle prostitute albanesi ad abortire. Io ho consigliato loro di non farlo ma quando mi hanno detto che, comunque, volevano abortire le ho indirizzate ad un medico amico, che ha eseguito l'intervento". "Io - prosegue il sacerdote - non rinuncio ai miei principi: so che l'aborto è un peccato e cerco di convincere le ragazze a partorire. Ma se proprio non vogliono non le abbandono".
(http://archiviostorico.corriere.it/1998/novembre/23/aiutato_prostitute_abortire__co_0_9811236626.shtml).
E la Gerarchia 'conciliare' applaude, perché il don Gallo lui sì che era "in piena comunione", mica come i malvagi 'lefebvriani'. E gli ha celebrato trionfali esequie.
Ben vi sta, tradizionalisti sclerotici prigionieri delle vostre chiusure.
Grande, Amicus!
Penso a padre Villa ed al suo silenzioso (sui mezzi di comunicazione) andarsene....
A volte, mia malsana curiosità, mi viene da pensare al mondo "rovesciato" dell'Aldilà (rovesciato sicuramente rispetto ai criteri mondani). Chissà quante sorprese...
Se la cronaca riportata è fedele ai fatti il papa cita male il Concilio il quale afferma si che il Popolo di Dio non sbaglia nel credere ma specifica che questo "popolo" non è senza la gerarchia ma comprensivo della gerarchia ! Solo se c'è questa unanimità c'è infallibilità. Ma Lasciamo parlare il testo della Lumen Gentium :
la totalità dei fedeli, avendo l'unzione che viene dal Santo, (cfr. 1 Gv 2,20 e 27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando « dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici » [22] mostra l'universale suo consenso in cose di fede e di morale. E invero, per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, e sotto la guida del sacro magistero, il quale permette, se gli si obbedisce fedelmente, di ricevere non più una parola umana, ma veramente la parola di Dio (cfr. 1 Ts 2,13), il popolo di Dio aderisce indefettibilmente alla fede trasmessa ai santi una volta per tutte (cfr. Gdc 3), con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l'applica nella vita.
...mi sembra un'altra cosa ...don Giuseppe
Jorge Bergoglio non è più l`arcivescovo di Buenos Aires ma il Papa, non è nemmeno il parroco di San Marta, e siccome c`è chi crede far cosa utile pubblicare estratti delle sue omelie private, e che questo il Papa lo sa e lo tollera, dovrebbe tenerne conto in quel che dice, sa che le sue parole saranno il giorno stesso sui media e on line, allora vanno bene i ricordi personali, la nonna, la vecchietta, la coppia non sposata, vanno bene i cocomeri sotto aceto, il Dio spray, la Chiesa baby sitter, l`odore delle pecore, i cristiani da museo, e quelli da salotto educati ma sterili, le suore che non devono essere zitelle, ma da un Papa aspetto di più, aspetto che mi sia maestro nella Fede, che mi confermi nella Fede, che insegni i concetti fondamentali della Fede, che li chiami con il loro nome, da un Papa non aspetto un linguaggio vago e sentimentale, altri lo definiscono semplice, e come tale lo apprezzano, da un Papa non aspetto un linguaggio che si presta ad interpretazioni varie.
La confusione e l`ignoranza sono già sufficienti e i loro effetti devastanti, la religione fai da te è già fin troppo radicata.
Secondo un articolo di Crippa
la Chiesa non è più un problema per Papa Bergoglio.
Beato lui!
Se posso permettermi, suggerisco a Papa Bergoglio di guardare il video dei funerali di don Gallo.
Lì non vedrà controllori della fede e nemmeno dogane pastorali.
È quella la Chiesa che vuole?
Lì non vedrà "cristiani da museo" e quelli "da salotto educati ma sterili", non vedrà nemmeno "cristiani tristi, trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità”.
È su quei "cristiani" che dobbiamo prendere esempio"?
Papa Bergoglio vuole una Chiesa che esce da se stessa e va alla periferia.
È quella che abbiamo visto a Genova la Chesa che vuole il Papa?
Jorge Bergoglio dice che se la Chiesa non esce si ammala.
La Chiesa che si vede in quelle immagini è sana?
O è una Chiesa ammalata?
O allora Papa Bergoglio ci dirà che l`importante è uscire anche se non si possono evitare gli incidenti?
Quel che è successo a Genova lo considerebbe solo un incidente?
O riflette una situazione di malattia grave e incurata?
I problemi nella Chiesa ci sono, e sono gravi, lo scempio dottrinale e liturgico dilaga, non è solo uscendo ma anche restando dentro e riparando, restando dentro e confrontando i problemi, guardandoli in faccia e chiamandoli per nome, che si può riparare la Barca di Pietro che continua a prendere acqua da tutte le parti.
Grande, Luisa!
Purtroppo, però, le tue sono parole al vento. Lui non è il Papa: lui è solamente il Vescovo di Roma e gli altri Vescovi fanno e dicono ciò che vogliono...
Ringrazio Mic per le risposte.
Leggo:
"È certo tuttavia che il Canone non ci è giunto integralmente nella sua forma primitiva".
Mi chiedo perchè. Perchè questa smania di cambiare? Neanche il Canone si è salvato da questa mania?
Non è una mania Marco:
«Le Liturgie non sono fatte, esse crescono nella devozione dei secoli»
E l'Autrice ci ha fatto comprendere come e chi ha operato nel corso dei secoli modifiche tali da arricchire la liturgia e la fede, ma mai intaccando la 'sostanza' della formula primitiva, riconoscibile del resto da molti elementi ben evidenziati.
"Mania" può essere quella di coloro che pretendevano (e pretendono) che le liturgie possano essere "costruite a tavolino"...
@ Marco alle 10:28:
Credo che l'Autrice si riferisse al Padre nostro, che a Roma al tempo di Gregorio Magno veniva recitato prima della Consacrazione. Papa Gregorio lo sposto' mettendolo dov'e' ora e fu criticato per questo (anche allora, c'era a chi non piacevano le manie di novita'). Ma Gregorio spiego' che il motivo del cambiamento era di riportare il Pater dov'era originariamente secondo la tradizione apostolica. Da cio' alcuni liturgisti deducon che (1) il Pater nella Messa e' di origina apostolica, (2) che la precisa collocazione di quella preghiera cambio' nel tempo fra l'eta' degli apostoli e quella di Gregorio Magno, che volle ristabilire la collocazione originale.
E la collocazione mi pare direttamente riferita al Panem supersubstantialem richiesto per ogni giorno al Padre, che i fedeli si accingono a ricevere...
a volte ho notato che molti non sanno che molto spesso la Chiesa stabiliva un dogma quando esso veniva messo in pericolo e allora si vedeva "costretta" a sancire la verita' di fede. lo stesso, mutatis mutandis, e' avvenuto con la liturgia: non si stabiliva qualcosa di nuovo ma si cementava una prassi , una forma tramandata fin dall'inizio e lentamente ampliata e approfondita. la Chiesa in questo modo difendeva e garantiva la tradizione della Verità. ho notato anche che tutte le volte che il papa ha parlato, soprattutto nelle omelie a braccio, ha fatto riferimento alle Verita' di fede ma , per cosi' dire, ricordandone solo la parte morbida. come dire solo "amatevi", e non anche "come io vi ho amato", cioe' fino alla croce. "amatevi" piace a tutti, "fino alla croce" no. e questo modo di presentare la fede fa il paio con la mentalita relativista espressa nella preghiera silenziosa , per non urtare i non cristiani, esempio lampante di pensiero debole. e queste ultime parole sulla dogana lo confermano. e credo dai commenti che leggo che molti abbiano la stessa idea. ora , questo fatto , e' grave? per me si , perche' serve a minare la fede dei vecchi e a dare un idea relativa di Verita' ai nuovi. e' un parlare pericoloso, forse il piu' pericoloso. in due mesi e passa di pontificato , il papa ha mai espresso una verita' di fede tutta intera?
e quante volte e' stato veramente chiaro, se ogni volta fatichiamo a trovarne un senso univoco finito, senza possibilita' di doppie interpretazioni pericolose?
per me papa Francesco I , fin' ora, e' stato un ottimo papa per il mondo e un pessimo papa per la Chiesa.
Ma Gregorio spiego' che il motivo del cambiamento era di riportare il Pater dov'era originariamente secondo la tradizione apostolica
Ma chi aveva cambiato la sua collocazione nella messa? Come mai avvengono queste cose?
Se pensano e dicono le stesse cose in Francia, significa che il nostro non è "criticismo", ma uso di ragione.
http://benoit-et-moi.fr/2013-II/articles/cet-amour-mediatique-pour-franois.html
...
Se le frasi "di base" di Francesco fanno tornare alla Chiesa cattolica i cattolici che si sono orientati verso altre chiese (protestanti) o che si sono allontanati o colpiscono i "lontani", è un bene; ma un fedele, perché la sua fede persista, non può rimanere alle frasi "di base". Serve la ragione, la ragione e ancora la ragione, e il mettersi in discussione personalmente, che riguarda tutti, i re e i mendicanti, altrimenti la nostra fede appassisce e non resiste alle prove. E questo anche se il ricco ha più difficoltà di un cammello a passare dalla cruna di un ago, il povero acquisisce i suoi meriti non per la povertà stricto sensu, ma per la ricchezza della sua anima. Amare davvero il prossimo, cioè fargli conoscere Cristo, sia egli un semplice o un grande intellettuale, è anche desiderare che egli cresca nella fede e nella ragione, riconoscendo in lui questo dono dell'intelligenza nella fede che gli ha dato il Signore. D'altronde anche i più ottusi a volte manifestano maggio "buon senso" dei molto intelligenti ingannati dal loro orgoglio. Le frasi "di base" di Francesco saranno forse utili in un certo momento ma non sono sufficienti sul lungo termine. E anche chi ha capacità intellettuali mediocri ha il diritto (è riconoscere e rispettare la sua dignità di persona) di crescere per mezzo di un ragionamento che gli permetterà di affermare la sua fede, quella che può condurre al martirio.
...
Posta un commento