L’omelia del Papa parte dal brano degli Atti degli Apostoli in cui Paolo esorta gli “anziani” della Chiesa di Efeso a vegliare su se stessi e su tutto il gregge, ad essere pastori attenti ai “lupi rapaci”. E’ una delle “più belle pagine del Nuovo Testamento” – ha sottolineato il Papa – “piena di tenerezza, di amore pastorale” in cui emerge il “bel rapporto del vescovo col suo popolo”. I vescovi e i preti – spiega – sono al servizio degli altri, per custodire, edificare e difendere il popolo. E’ “un rapporto di protezione, di amore fra Dio e il pastore e il pastore e il popolo”:
“Alla fine un vescovo non è vescovo per se stesso, è per il popolo; e un prete non è prete per se stesso, è per il popolo: al servizio di, per far crescere, per pascolare il popolo, il gregge proprio, no? Per difenderlo dai lupi. E’ bello pensare questo! Quando in questa strada il vescovo fa quello è un bel rapporto col popolo, come il vescovo Paolo lo ha fatto col suo popolo, no? E quando il prete fa quel bel rapporto col popolo, ci dà un amore: viene un amore fra di loro, un vero amore, e la Chiesa diventa unita”.
Il rapporto del vescovo e del prete col popolo – ha proseguito il Papa - è un rapporto “esistenziale, sacramentale”. “Noi – ha aggiunto - abbiamo bisogno delle vostre preghiere” perché “anche il vescovo e il prete possono essere tentati”. I vescovi e i preti devono pregare tanto, annunciare Gesù Cristo Risorto e “predicare con coraggio quel messaggio di salvezza”. “Ma anche noi siamo uomini e siamo peccatori” e "siamo tentati". E quali sono le tentazioni del vescovo e del prete?:
“Sant’Agostino, commentando il profeta Ezechiele, parla di due: la ricchezza, che può diventare avarizia, e la vanità. E dice: ‘Quando il vescovo, il prete si approfitta delle pecore per se stesso, il movimento cambia: non è il prete, il vescovo per il popolo, ma il prete e il vescovo che prende dal popolo’. Sant’Agostino dice: ‘Prende la carne per mangiarla alla pecorella, si approfitta; fa negozi ed è attaccato ai soldi; diventa avaro e anche tante volte simoniaco. O se ne approfitta della lana per la vanità, per vantarsi’”.
Così – osserva il Papa – “quando un prete, un vescovo va dietro ai soldi, il popolo non lo ama e quello è un segno. Ma lui stesso finisce male”. San Paolo ricorda di aver lavorato con le sue mani, “non aveva un conto in banca, lavorava. E quando un vescovo, un prete va sulla strada della vanità, entra nello spirito del carrierismo – e fa tanto male alla Chiesa – fa il ridicolo alla fine, si vanta, gli piace farsi vedere, tutto potente… E il popolo non ama quello!”. Pregate per noi – ripete il Papa - “perché siamo poveri, perché siamo umili, miti, al servizio del popolo”. Infine, suggerisce di leggere il capitolo 20 versetti 28-30 degli Atti degli Apostoli dove Paolo dice: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé”:
“Leggete questa bella pagina e leggendola pregate, pregate per noi vescovi e per i preti. Ne abbiamo tanto bisogno per rimanere fedeli, per essere uomini che vegliano sul gregge e anche su noi stessi, che fanno la veglia proprio, che il loro cuore sia sempre rivolto al suo gregge. Anche che il Signore ci difenda dalle tentazioni, perché se noi andiamo sulla strada delle ricchezze, se andiamo sulla strada della vanità, diventiamo lupi e non pastori, pastori. Pregate per questo, leggete questo e pregate. Così sia”.
9 commenti:
"Dio si rivelerà all'uomo che vuole penetrare nei suoi segreti per sottrargli la sua gloria e attribuirla a se stesso? Senza umiltà non c'è ministero possibile. Dio vuole certamente donarci la sua grazia, ma non vuole che ci prendiamo la sua gloria. Appena un sacerdote vuole la gloria per sé, cessa di essere mediatore della grazia, donde l'importanza dell'umiltà".
Mons. Lefebvre, Santità e sacerdozio.
Questo, mutatis mutandis, direi che vale per ogni cristiano.
"Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé".
Già. E venti secoli dopo, col Vaticano II, ne sarebbero sorti altri ad insegnare le dottrine perverse della collegialità episcopale, del falso ecumenismo della "diversità riconciliata", dello pseudo-diritto alla libertà di religione, della blasfema "sana e positiva laicità dello Stato". Così, tanto per fare qualche esempio d'attualità. Il "Vescovo di Roma" Francesco non ne ha parlato nell'omelia?
Dunque...ho visto i tre telegiornali piu' importanti. Bocciati!
Oggi Francesco ha parlato di tutela della vita (dal concepimento alla morte naturale) e di relativismo attingendo a piene mani al Magistero di Benedetto XVI.
E che dire dell'appello per la scuola cattolica?
Le due notizie sono state completamente ignorate. Si e' preferito parlare delle folle, del giro della Piazza, dello zucchetto scambiato, dell'omelia sul carrierismo, della prossima visita in Sardegna ma non un solo cenno ai temi scomodi (vita e relativismo).
Si conferma in pieno la tesi esposta ieri sul blog: i mass media stanno ponendo un filtro a tutto cio' che potrebbe spezzare la luna di miele con Papa Francesco.
Non si dica che sono argomenti marginali perche' non era cosi' fino a tre mesi fa.
Non si dica nemmeno che ora e' preferibile lasciare piu' spazio ai gesti rispetto alle parole perche' sarebbe ancora piu' grave.
Questa situazione, oltre ad essere parecchio imbarazzante, e' pero' anche, a suo modo, interessante.
Si', forse sociologi e psicologi avranno occasione di interessarsi al fenomeno.
Noi osserviamo e ci interroghiamo. E' ancora possibile farsi qualche domanda?
Raffaella
Una vera predica sui temi sociali, pronunciata solo nel 1985.
Tanto per consolare un po' le nostre orecchie ...
http://www.unavoce-ve.it/03-08-19.htm
Intanto in Curia i nemici di Benedetto XVI, e molti innegabili "carrieristi" sono ancora tutti lì.
Vedremo se alle parole seguiranno i fatti.
Le tentazioni, vale per sacerdoti e vescovi ma vale anche per i laici, non riguardano solo il carrierismo, la vanità o la morale, ma soprattutto l'allontanamento o il mancato ascolto delle verità della fede da cui scaturisce tutta la vita della persona.
E molte verità della fede sono decisamente oscurate, oggi.
Difendere il gregge dai lupi riguarda anche difenderlo dagli errori e dalle ambiguità.
E' giusto il richiamo anche alla preghiera da parte nostra, ma dal vicario di Cristo ci aspettiamo una lotta energica.
Gesù i mercanti dal Tempio li ha scacciati!
Mi chiedo come mai il papa parli solo di carrierismo, di denaro, come il male principale degli uomini di chiesa oggi e che dire delle deviazioni dottrinali e teologiche di preti e vescovi?
per me queste sono gravissime perchè disorientano i fedeli molto di più di un prete che pensa solo ai soldi.
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