Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 13 giugno 2013

L'Incarnazione del Verbo e "la carne" dei poveri

Riprendo le parole del Papa sull'Incarnazione, perché penso sia importante fare chiarezza ed esplicitare quel che magari per lui è implicito ma, rimanendo tale, rischia di essere frainteso da coloro che non hanno una pre-comprensione ed una formazione cattolica. Forse qualcuno dovrà dirgli di non dare per scontate troppe cose, poiché il suo è un insegnamento di portata "universale", non solo per le persone a cui si rivolge, che vanno oltre la ristretta cerchia del contesto e del momento per effetto dell'enfasi mediatica, ma soprattutto per il contenuto che non può offrire brandelli di verità e cristianesimo in pillole, ma deve sviluppare e spiegare ogni discorso, come faceva 'sapientemente' e insuperabilmente papa Benedetto e come hanno sempre fatto tutti i papi.

In tre circostanze, stando ai documenti, il Papa ha parlato dell'incarnazione: il 1° giugno a Santa Marta, come riportato da L'Osservatore Romano, di nuovo a Santa Marta con gli alunni delle scuole ignaziane e nei recenti colloqui avuti nel palazzo apostolico col CLAR. Riprendo nell'ordine le formulazioni, le due ultime rispettivamente, dal Sito Vaticano e dal sito cileno che ha diffuso le più recenti esternazioni.
  1. Il ricordo del martire Giustino, di cui si celebrava la memoria liturgica, ha offerto al Pontefice l’occasione per riflettere sulla coerenza di vita e sul nucleo fondamentale della fede di ogni cristiano: la croce. « Noi possiamo fare tutte le opere sociali che vogliamo — ha affermato — e diranno: ma che bene la Chiesa, che bene le opere sociali che fa la Chiesa! Ma se noi diciamo che facciamo questo perché quelle persone sono la carne di Cristo, viene lo scandalo »
  2. « [...] La povertà è la carne di Gesù povero, in quel bambino che ha fame, in quello che è ammalato, in quelle strutture sociali che sono ingiuste. Andare, guardare laggiù la carne di Gesù. Ma non lasciatevi rubare la speranza dal benessere, dallo spirito del benessere che, alla fine, ti porta a diventare un niente nella vita! Il giovane deve scommettere su alti ideali: questo è il consiglio. Ma la speranza, dove la trovo? Nella carne di Gesù sofferente e nella vera povertà. C’è un collegamento tra i due. Grazie ».
  3. « [...] Ho saputo di una superiora generale che incoraggiava le suore della sua congregazione a non pregare al mattino, ma immergersi spiritualmente nel cosmo... cose così... Mi preoccupano perché saltano l'incarnazione! E il Figlio di Dio si è fatto carne nostra, il Verbo si è fatto carne... Che succede con i poveri e i loro dolori, quella è la nostra carne... Il Vangelo non è la legge antica, ma nemmeno questo panteismo. Se si guarda alla periferia; agli indigenti... i tossicodipendenti! La tratta delle persone... Questo è il Vangelo. I poveri sono il Vangelo... »
Sul tema ricorrente e martellante dei "poveri" possiamo pensare che è sacrosanto condannare una fede disincarnata, ma il fatto che esso (abbiamo peraltro presente la povertà evangelica?) oltre ad essere ricorrente e martellante venga addirittura espresso nei termini: "I poveri sono il Vangelo", ottiene l'effetto di sacralizzare in modo improprio la “carne” degli uomini sofferenti. Può andar bene come slogan (o neppure come tale), ma dalle parole del Papa ci si attende una valenza teologica chiara ed inequivoca. A questo riguardo riporto quanto espresso con chiarezza e verità dalla lettrice Sam sul blog di Raffaella:
"Gesù ha detto che ciò che si fa al più piccolo tra noi è fatto a Lui (non come a Lui)... Gesù dice che quando avremo dato da mangiare agli affamati, vestito gli ignudi, visitato i carcerati, lo avremo fatto a Lui e non come a Lui. Questo è ciò che muove e sperimenta chi opera nella carità, parlo anche per me. E credo che questo sia ciò che in sostanza urge a Papa Francesco [e che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, ma non in esclusivo riferimento alla povertà materiale]. Ciò nonostante vi è un pericolo da evitare ed è l'antropocentrismo e quella sorta di idolatria pauperista tipica della teologia della liberazione. Il fatto che quello che facciamo al povero lo facciamo a Cristo non significa che il povero sia Cristo e il fatto che il Vangelo ci insegna la povertà e ad amare i poveri non significa che la buona novella sia il povero o la povertà. Soprattutto l'amore e la cura che si deve al povero e che di fatto nel povero si dà a Cristo stesso, non può essere confuso o subordinato all'adorazione di Cristo e di Cristo Eucaristia. Non ho competenze intellettuali e dottrinali per spiegare, solo un'esperienza che mi dice che la presenza di Dio nel povero che servo è diversa dalla presenza di Dio nell'Eucaristia che adoro." [E che la cura dei "poveri" di ogni genere nasce proprio da qui: dalla fede viva generata e nutrita dalla partecipazione al Santo Sacrificio, dalla vita Sacramentale, dall'adorazione  e da ciò che il Signore vi opera]
Sull'Incarnazione

Il Verbo, seconda Persona della SS. Trinità, si è incarnato nell'uomo Gesù di Nazareth e nella sua persona nella quale sono compresenti la natura divina e quella umana, che ha assunto per la nostra salvezza, offrendosi in espiazione per noi sulla Croce, ricostituendo nel Suo Sangue prezioso l'antica frattura della terribile disobbedienza di Adamo e rigenerandoci nella Risurrezione.

Il problema è che un documento conciliare (Gaudium et Spes, 22) dichiara che Gesù si è "in qualche modo" incarnato in tutti gli uomini. Ma questo può trarre in inganno, perché l'Incarnazione riguarda l'Uomo-Gesù e coinvolge gli uomini a condizione che Lo accolgano e credano nel suo Nome perché sono "coloro che lo accolgono e credono nel suo Nome [che] diventano figli di Dio" (Prologo di Giovanni, 12-13).
Altrimenti che senso ha la Chiesa, il suo essere corpo mistico di Cristo e sua portatrice fino alla fine dei tempi? E che fine fanno 2000 anni di Magistero, ma soprattutto ciò che dice il Vangelo?

Dunque, il Verbo ha assunto la natura dell'uomo Gesù, che è comune alla natura umana, ma non è quella di tutti gli uomini. È una sottigliezza, ma può facilmente trarre in inganno molti che non hanno una pre-comprensione retta... E proprio per questo c'è chi può ancora affermare:
"Il Verbo non "si è incarnato nell'uomo Gesù di Nazareth e nella sua persona...". Gesù NON è persona umana. Il Verbo non si è incarnato "in" nessun uomo... "si è fatto carne e venne ad abitare tra noi". Nell'Umanità Perfetta di Gesù Verbo incarnato, Seconda Persona della Santissima Trinità, Dio stesso, c'è la mia umanità assunta, redenta, è c'è quella di tutti gli uomini di tutti i tempi, così elevata ad altissima dignità."
Questo significa escludere quanto hanno stabilito Efeso e Calcedonia. Cioè l'assunzione della sostanza umana individua e perfetta di Gesù di Nazareth da parte del Verbo, nonché l'unione e la distinzione delle due nature. Mentre, da quell' "in qualche modo", deriva questa conclusione: "non tutti presenti nel Verbo incarnato (come la nostra Fede ci ha sempre proposto e Giovanni nel prologo insegna: "a coloro che lo accolgono..."), ma il Verbo presente in tutti, essendosi egli in tutti incarnato, sia pur in un modo indefinibile". Un vero e proprio ribaltamento.
Chiaro dov'è l'inghippo?

Del resto anche il CCC, 467:
... Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi.
Dunque l'Incarnazione è in un solo uomo che è anche Dio, cioè è nell'individuo Gesù. I "Suoi", cioè noi cristiani diventano (diventiamo) figli per adozione - e non per natura - e hanno (abbiamo) il dono di diventare sempre più a Lui connaturati, nel senso della configurazione paolina (2 Cor 3,18), che i Padri chiamano Theosis, per effetto della grazia che la vita di fede e dunque la fedeltà ci dona attraverso la preghiera e il munus sanctificandi della Chiesa. È proprio questa distinzione tra adozione-partecipazione in Cristo e natura che fa la differenza. E mi pare che si crei confusione tra naturale e Soprannaturale non considerandola.
Tutti gli uomini condividono la creaturalità e l'immagine del Creatore, ma la "connaturalità" = configurazione al Figlio Unigenito Gesù Cristo la si riceve nella e dalla Chiesa.
Il che non significa dire che Cristo non si incarnato per tutti e non ha salvato TUTTI; ma che la salvezza non è un fatto automatico: va accolta ed è la funzione della Chiesa affidatale dal Suo Signore quella di annunciarla e dispensarla, altrimenti che senso avrebbe la Chiesa?

La "carne dei poveri" è quella di Cristo per "analogia", mentre ad esempio nell'Eucaristia abbiamo il Signore Vivo e Vero... 
Ma purtroppo il Papa non lo specifica e magari lo dà per scontato.
Forse qualcuno dovrà consigliargli di non dar più per scontate troppe cose, per i motivi già specificati all'inizio.

Ci sono poi le parole di Benedetto XVI
"Il Concilio Vaticano II ha detto, a questo riguardo, che "con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" (Gaudium et spes, 22). Questa unione è venuta a confermare l’originario disegno di un’umanità creata ad "immagine e somiglianza" di Dio. In realtà, il Verbo incarnato è l’unica immagine perfetta e consustanziale del Dio invisibile. Gesù Cristo è l’uomo perfetto. "In Lui - osserva ancora il Concilio - la natura umana è stata assunta…, perciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime" (ibid.) [Infatti, se TUTTI gli uomini non fossero preziosi per il Creatore, Cristo non avrebbe assunto la natura umana]. Per questo la storia terrena di Gesù, culminata nel mistero pasquale, è l’inizio di un mondo nuovo, perché ha realmente inaugurato una nuova umanità, capace, sempre e solo con la grazia di Cristo, di operare una "rivoluzione" pacifica. Una rivoluzione non ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale, e per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi, evitando qualunque scorciatoia e percorrendo la via più difficile: la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze."
Dice il Papa: "sempre e solo con la grazia di Cristo", quindi coincide col fatto che la salvezza non è automatica: Gesù si è incarnato ed è morto per TUTTI, ma la salvezza dobbiamo accoglierla e viverla nella Sua Chiesa che ne è la dispensatrice, perché è portatrice del Signore, da lui istituita e continuamente vivificata fino alla fine dei tempi.

Papa Benedetto non parla dell'incarnazione individua nell'Uomo-Gesù (che è sancita dai concili e dall'articolo del CCC che ho citato), ma è ovvio che il principio è de fide e sussiste ed il suo "sempre e solo con la grazia di Cristo" lo conferma.
Il fatto che anche Papa Benedetto non consideri la salvezza un dato automatico, è dimostrato dalla sua presa di posizione con i vescovi tedeschi sul "pro multis" [ne abbiamo parlato qui], che in fondo si riallaccia a questo discorso.

Tuttavia, non si può tacere - come sottolinea un lettore - che l'incarnazione di N.S. Gesù è finalizzata alla salvezza dell'uomo dal peccato, non a costruire un percorso di miglioramento su questa terra, come se l'efficacia dell'Incarnazione e la susseguente Redenzione debba essere storicizzata attraverso un percorso spirituale dell'umanità per esprimere la sua pienezza ("per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi"). No, L'esito dell'Incarnazione è la Redenzione (duemila anni fa come ora) per ogni singolo uomo che riceve la Vita Eterna dal Sacrificio di Cristo per mezzo della propria adesione al Vangelo nella Fede e nelle Carità.

Per chi volesse approfondire, l'antropocentrismo della Gaudium et Spes è magistralmente trattato qui da Mons. Brunero Gherardini.

40 commenti:

Perplesso ha detto...

I poveri sono un'entità sociologica non teologica.
Spostando la questione dei poveri a livello teologico, non si si distoglie l'attenzione dal problema sociale?

Antoine Delacroix ha detto...

Nel far diventare i poveri una realtà teologica, Bergoglio commette due ingenuità - due gravi errori - che finiscono per danneggiare tanto la Chiesa come i poveri stessi:

1) Se i poveri sono una realtà teologale e non sociologica, ne deriva automaticamente una rinuncia a rivendicare piena giustizia per loro a livello politico ed economico (in realtà Bergoglio ha affrontato l'argomento coi capi di Stato, ma mentre come Arcivescovo di Buenos Aires ci andava giù molto più pesante, come "Vescovo di Roma" si è ben guardato dall'andare al di là di poche, scarne, ponderate, blande, astratte parole).

2) Se il pauperismo diventa realtà teologale, il messaggio di Cristo viene completamente stravolto, e a una povertà di spirito che è ben diversa da quella sociologica travestita da messianismo delle masse si sostituisce la dittatura del proletariato a livello spirituale: una fede ridotta a emotiva consolazione dei reietti, a un ammiccamento teatrale per le masse omologate dai media del Nuovo Ordine Mondiale.

In conclusione, Bergoglio dà ragione a Marx laddove il filosofo di Treviri non l'aveva: con la nuova dottrina patagonica la religione diventa davvero l'oppio dei popoli. E di se stessa.

Anonimo ha detto...

Mi colpiscono questi due interventi.
E mi stupisce il silenzio, forse costernato, quanto lo sono io?

Mario ha detto...

Se vuoi rompere il silenzio, io avrei da dire qualcosa, ma tanto non pubblicherai niente per formalismi.
Questo papa è un folle.

Anonimo ha detto...

"C'è del metodo in questa follia" !

Mario ha detto...

Grazie. Effettivamente, è un gesuita e quindi non è un fesso, anche se potrebbe sembrarlo. Le tesi incarnazionistico-pauperiste sono censurabili, lo stile è qul che è, il disinteresse per il culto disarmante. Altra cosa: a parte il problema dell'infallibilità in materia secondaria (contra il nuovo rito, che tu giustamente dici abominevole), p. A. Cekada, di cui ho letto un lavoro ottimo, dimostrerebbe con argomenti che a me paiono validi l'invalidità del nuovo rito. Oltre ai difetti di intenzione, il Canone è stato mutato, per non parlare del "pro multis" reso, nelle traduzioni di moltissime lingue, con "per tutti". Qui il cambiamento della forma si accompagna ad un mutamento di significato. Peraltro, è noto che S. Pio V aveva fissato il rito gregoriano.

Anonimo ha detto...

Qui il cambiamento della forma si accompagna ad un mutamento di significato. Peraltro, è noto che S. Pio V aveva fissato il rito gregoriano.

Si; ma sai bene che ci sono molte interpretazioni non così drastiche e francamente io quelle drastiche non le sposo...

Oko dixit ha detto...

Sulla dichiarazione riguardante la "lobby omosessuale"

... Ma il problema della lobby omosessuale nei sacri palazzi sarebbe solo la punta dell'iceberg: c'è chi è convinto che la grande sfida del nuovo Papa sia di affrontare l'argomento. Uno di questi è Don Dariusz Oko, professore di teologia all'Università Pontificia «Giovanni Paolo II» di Cracovia che a dicembre aveva denunciato pubblicamente la presenza della lobby gay in Vaticano e che oggi ribadisce: «Il Santo Padre ha confermato quello che tutti sanno da molti anni», spiega, «penso che si sia finalmente rotto quel muro di omertà che esiste da tempo. Ma ora, come rompere quell'altro muro di omertà che c'è dentro i seminari? Chi si preoccupa della rivoluzione di Benedetto XVI che ha vietato di ordinare dei preti omosessuali?». Il sacerdote polacco è convinto che su quest'argomento il Papa abbia una grande battaglia da combattere: «Il problema della lobby gay in Vaticano è importante ma marginale», spiega, «La vera sfida del Pontefice è l'eresia dell'omosessualità, io la chiamo "omoeresia" (ovvero il rifiuto del Magistero della Chiesa cattolica sull'omosessualità) i cui difensori sono a favore del sacerdozio per i gay. Il Santo Padre deve combattere questa eresia che si è diffusa per tutta la Chiesa». E le radici del problema, conferma Padre Oko, vanno ricercate nei luoghi di formazione: «Chi, in Italia, s'interessa della situazione attuale dei seminari?», si domanda il teologo, «È lì che si decide il futuro della Chiesa! L'unica via d'uscita è di continuare la rivoluzione di Ratzinger che ha voluto "liberare" i seminari da formatori gay e da seminaristi omosessuali». Il prete di Cracovia, qualche giorno dopo la consegna della relazione sul Vatileaks a Papa Benedetto, aveva parlato di «metodi mafiosi» utilizzati da questa lobby omosessuale nella gestione di nomine e promozioni in Vaticano; oggi ribadisce il concetto e spiega perché l'omosessualità è inconciliabile con il sacerdozio. «È una questione che riguarda l'essenza del cattolicesimo», dice, «Sono importanti i problemi come gli abusi sui minori da parte di preti, oppure la lobby gay che condiziona la Chiesa. Ma la domanda cruciale riguarda la visione cattolica del sacerdozio e dei sacramenti. Se vogliamo salvare la teologia del sacerdozio fedele alla tradizione, allora i nostri preti devono essere maschi eterosessuali conformi a Cristo. In poche parole: ammettere o no agli ordini sacri dei candidati gay vuol dire porre la domanda se vogliamo salvare o meno la visione tradizionale cattolica del sacerdote che agisce in persona Christi».

http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-gay-nella-chiesa-sono-uneresia-926619.html

Anonimo ha detto...

Una domanda per Mic.

Perché per commentare le avanguardie teologiche di Bergoglio fai spesso riferimento a Benedetto XVI che sicuramente non brilla in quanto a dottrina?
Qui apprendiamo in piena coerenza conciliare che l'Incarnazione di Cristo ha come suo fine ultimo
condurre l'uomo verso "la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze." L'incarnazione di N.S. Gesù è finalizzata alla salvezza dell'uomo dal peccato, non a costruire un percorso di miglioramento su questa terra, come se l'efficacia dell'Incarnazione e la susseguente Redenzione debba essere storicizzata attraverso un percorso spirituale dell'umanità per esprimere la sua pienezza ("per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi"). No, L'esito dell'Incarnazione è la Redenzione (duemila anni fa come ora) per ogni singolo uomo che riceve la Vita Eterna dal Sacrificio di Cristo per mezzo della propria adesione al Vangelo nella Fede e nelle Carità .

Un pò di riflessioni di Padri della Chiesa per oscurare il pensiero Bergogliano non sarebbero meglio?

Juan de San Mattia

Anonimo ha detto...

Un pò di riflessioni di Padri della Chiesa per oscurare il pensiero Bergogliano non sarebbero meglio?

Delle parole di Papa Ratzinger ho voluto sottolineare il punto che poteva essere "in continuità".

Per il resto mi pareva di esser stata molto chiara ed esplicita.

Ma sono d'accordo con te e inserirò la chiosa con la tua basilare puntualizzazione.

sam ha detto...

Grazie Mic per aver dato un così grande seguito di approfondimento e discussione alle mie istintive perplessità.
Impressionante e davvero interessante la sintesi di Delacroix.

Anonimo ha detto...

E' un punto della nostra fede troppo fondamentale per passarlo sotto silenzio. E ti sono molto grata e vicina per i tuoi pensieri che vengono dal cuore e sono stati di grande aiuto e stimolo.

Anonimo ha detto...

Anch'io sono rimasta impressionata dall'intervento di Delacroix.

Anonimo ha detto...

Toscano dice:

Gesù ha detto chiaramente che ci saranno sempre con noi i poveri, ma Egli non sarà sempre con noi!

Implicita in questo insegnamento pontificale infallibile di N. S. G. C. è l'affermazione che Egli non è i poveri...

il Vangelo è Gesù secondo la dottrina di San Paolo, e il Vangelo è annuncio che Gesù ci ha dato e ci ha compiuto...il Vangelo quindi non vieni dai poveri...

Quindi le affirmazione di Francesco secondo implicitamente eretiche e qualcuno deve dirlo e dirgli...

bedwere ha detto...

Non entro nella questione teologica, ma in quella economica. Un ottimo libro per liberarsi dal pauperismo e rendersi conto che il libero mercato e` la miglior struttura in cui il povero possa migliorare la sua condizione:

La Chiesa e il mercato
di Thomas Woods
http://www.deastore.com/libro/la-chiesa-e-il-mercato-thomas-e-jr-woods-c-maggiori-a-pascali-liberilibri/9788895481050.html

Ovvio che l'elemosina rimane un obbligo morale.

sam ha detto...

La politica - argomento opinabile - ora non mi interessa, qui c'è in gioco la salvaguardia della FEDE!
Nuovo pronunciamente papale stamattina letto sul blog di Raffaella:

Il prossimo deve essere considerato "come carne di Cristo che e' ben difficile da curare, ma che proprio per questo per noi deve essere considerata la sfida morale da vincere".

In questo resoconto c'è un "come"... comunque quell'insistenza sulla carne del povero (davanti alla quale il Papa si è ripetutamente genuflesso a Casal del Marmo il giovedì santo, senza genuflettersi alla Consacrazione eucaristica) è inquietante.
Domanda: potrebbe un Papa imporre di punto in bianco una teologia nuova alla Chiesa?

Luciana Cuppo ha detto...

@ Antoine Delacroix, 13 giugno alle17:34:

Lei ha ragione, Delacroix, solo su un punto del suo intervento mi permetto di sollevare un dubbio: e' sicuro che i "due gravi errori" di papa Bergoglio siano "due ingenuita/"?

A Fatima la Madonna aveva predetto che la Russia avrebbe sparso i suoi errori nel mondo. Come Lei ha brillantemente evidenziato - e, guarda caso, il 13 giugno - la "nuova dottrina patagonica" riduce la religione ad oppio dei popoli e di se stessa. E' un colpo da maestro di satana, per il quale il marxismo e' uno strumento.

Luciana Cuppo ha detto...

Sam ha scritto: potrebbe un Papa imporre di punto in bianco una teologia nuova alla Chiesa?

No; perche' se lo facesse, non sarebbe piu' Papa. Il Papa e' il vicario (cioe', fa le veci, e' il rappresentante) di Cristo, sia per il governo della Chiesa che per l'insegnamento della dottrina (munus docendi). Se dovesse insegnare una dottrina che non e' quella di Cristo, non sarebbe piu' il suo "vice" (vicario), ma un eretico come tanti altri, ed i cattolici avrebbero l'obbligo dinon seguirlo.
Non sara' male rileggersi Chiesa-Tradizione-Magistero di Brunero Gherardini (link su questo blog) per alcune precisazioni sui limiti del potere di un Papa.

Anonimo ha detto...

"Avevo fame e mi avete dato da mangiare... ero malato e mi avete visitato... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (cfr Mt 25). Non è una "nuova teologia", è il Vangelo.

Anonimo ha detto...

Avevo fame e mi avete dato da mangiare... ero malato e mi avete visitato... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me

Anonimo, legga più attentamente l'articolo.
Il Vangelo (cioè la Buona Notizia) è Cristo Signore e quello che fa per noi, affinché siamo capaci in Lui di soccorrere tutte le povertà, non solo materiali, ma anche spirituali, esistenziali...

Il Vangelo E' CRISTO, NON SONO "I POVERI", anche se nei poveri lo riconosciamo e lo serviamo. Ma possiamo farlo solo se prima abbiamo accolto e adoriamo Lui!

Ma Cristo Signore è venuto innanzitutto per espiare per noi (sulla Croce) e dunque liberarci dal male e dal peccato, rigenerarci nella Risurrezione, ricollocare la natura restaurata alla destra del Padre nell'Ascensione e inviare (fino alla fine dei tempi a partire dalla Pentecoste) il Suo Spirito di Risorto alla Sua Chiesa.
E' solo dalla vita sacramentale e di fede viva in essa - e dunque per Grazia - che riusciamo a soccorrere e vincere tutte le povertà, a partire dalla nostra.

Se perdiamo di vista questo, non siamo cristiani (che donano se stessi in Cristo), ma umanitaristi, che soccorrono con la normale solidarietà umana, quando riescono ad averla.
La solidarietà soccorre e sana un bisogno contingente, il dono di sé va molto più in profondità.
E così può rimuovere soprattutto le cause della povertà, oltre a riuscire a soccorrere i poveri nelle contingenze non solo materiali.

E comunque la "povertà evangelica", quella delle Beatitudini, riguarda "i poveri in spirito" che sono coloro che riconosco di aver bisogno di aiuto e lo chiedono (a Dio naturalmente). Perché il nostro principale bisogno è il bisogno di Dio e essere "poveri in spirito" significa riconoscerlo e chiederlo... e il Signore risponde in abbondanza.
Il resto è solo conseguenza.

Anonimo ha detto...

Dev'essere lo stesso anonimo a cui ho risposto anche sul blog di Raffaella, perché ha inviato la stessa citazione. Per cui o non ha letto o non ne tiene conto.

minstrel ha detto...

trascrivo i dogmi sull'umanità in Gesù dal compendio di Ott, magari possono servire per una sistematica migliore del problema:
Cristo ha assunto un corpo reale, non apparente.De fide
Cristo assunse non soltanto un corpo ma anche un'anima ragionevole.De fide.
Cristo fu veramente concepito e dato alla luce da una figlia di Adamo, la Vergine Maria.De fide.
La natura divina e la natura umana in Cristo sono unite tra loro ipostaticamente, cioè nell'unità della persona.De fide.
Le due nature di Cristo continuano ad esistere intatte dopo l'unione senza trasformazione o confusione.De fide
Ciascuna delle due nature in Cristo possiede una propria volontà ed un proprio modo di operare.De fide.
L'unione ipostatica della natura umana in Cristo con il Logos divino si compì nell'istante della concezione.De fide.
a)L'unione ipostatica non fu mai interrotta.Sent. certa.
b) L'unione ipostatica non cesserà mai.De fide.
Il sangue nel corpo vivente di Gesù Cristo è unito con la persona del Logos divina non solo mediatamente, ma immediatamente come una parte integrante della natura umana.Sent. certa.
L'atto dell'unione ipostatica fu compiuto in comune dalle tre persone divine.De fide
Solo la seconda persona divina si è fatta uomo.De fide.
Gesù Cristo anche come uomo è figlio naturale di Dio.De fide.
L'Uomo-Dio Gesù Cristo dev'essere adorato con un'unica adorazione, quella di latria assoluta che spetta solo a Dio.De fide.
e ancora:
Le due nature di Cristo esistono l'una nell'altra.Sent. communis.
Queste le sentenze che mi sembrano più legate al caso.
Ovviamente per ogni sentenza c'è spiegazione esauriente nel compendio stesso.
Due chiose:
- la Gaudium 22 dice: "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" il che non significa che "Gesù si è "in qualche modo" incarnato in tutti gli uomini" poiché "unito" non significa direttamente "incarnato", ma può ben più significare che questa unione è quella che permette la "partecipazione alla vita divina per mezzo della grazia santificante" (Barzaghi OP)
- Che l'uomo sia deificato per PARTECIPAZIONE alla grazia è LA VERA ESSENZA (a mio dire e non solo mio) del cristianesimo. Ed è per questo che contesto al Delacroix il pensiero che con la "nuova" dottrina, il cristianesimo diventi "religione" come "oppio dei popoli". Perché il cristianesimo NON E' PER ESSENZA UNA RELIGIONE, ne lo potrà mai essere!

minstrel ha detto...

Cito al riguardo il Barzaghi:
“C’è la religiosità, che spinta al massimo diventa superstizione. Poi c’è la fede che, al minimo, è giusto giusto la paura di andare all’inferno e allora potrebbe risolversi di nuovo nella superstizione. [...] ma non sono l’essenza del cristianesimo! La religione è questo: superstizione e fede? D’accordo allora il cristianesimo non è religione. Anche se spesso è presentato come religione. Quando si dice: il cristianesimo è la vera religione, mi fa venire un nervoso… il cristianesimo non è’ la vera religione altrimenti sarebbe come dire: ci sono molte religioni. Adesso ci mettiamo qui, facciamo a botte e vediamo chi vince. Chi ha il primato? Il cristianesimo è la vera religione! E poi, proprio per questo dice, «ma anche le altre religioni hanno in sé del vero e quindi in fondo in fondo anche in esse c’è qualche cosa di buono che porta a Dio». Lo so che si fa questo discorso, ma il cristianesimo non centra niente con la religione perché la religione è: l’uomo che si lega a Dio rendendo a Dio il culto che gli è dovuto. Il cristianesimo non dice che l’uomo deve legarsi a Dio, ma che Dio ha assunto la natura umana! E’ Dio che si lega all’uomo, non l’uomo che deve legarsi a Dio.
Avete mai sentito di un mussulmano che parla di un mussulmanesimo anonimo? Per un mussulmano uno che non è mussulmano è un infedele. [...] Per un ebreo uno che non è ebreo non fa parte del popolo eletto. Perché sono religioni! C’è un aspetto di visibilità, di atteggiamento cultuale che è esclusivo, cioè esclude! Nel cristianesimo invece si dice: ma uno che non è stato battezzato e non per colpa sua non è mai stato raggiunto dal messaggio cristiano, questo qui non va “all’inferno”. Ma Dio è forse legato ai sacramenti? No, Dio la grazia l’ha può dare a chi vuole e quindi se uno non è stato battezzato e non per colpa sua non è mai stato raggiunto dal messaggio cristiano può essere cristiano, anche se apertamente mussulmano, anche se apertamente buddhista, anche se apertamente ebreo. Perché? Perché il cristianesimo non si risolve nell’atteggiamento religioso, il cristianesimo è partecipazione della vita divina con la grazia santificante! Non si può dunque dire che il cristianesimo è la vera religione, perché non centra niente con la religione! Anche se ci sono degli elementi religiosi, non si risolve nella religiosità. E per fortuna! Perché se si risolvesse nella religiosità, visto che il cristianesimo porta all’espansione massima il legame con Dio, il cristianesimo implicherebbe l’espansione massima della religione. E l’eccesso di religione è superstizione. Quando uno non arriva a calibrare teologicamente le idee del cristianesimo, corre il rischio di confondere la fede con la religione e cominciano i guai. Crede di credere, ma in realtà son miscugli di diverse religioni: sono le sette. Diventerebbe una setta anche il cristianesimo, setta tagliata su misura. [...]“

Padre Giuseppe Barzaghi OP, L’essenza del Cristianesimo, Accademia del Redentore,http://www.accademiadelredentore.it/blog-it/L%27essenza-del-cristianesimo.-Prima-conferenza-45.html, lezione 1

Convinto che questi argomenti son talmente complessi che si procede per errori inevitabili, chiedo venia per gli eventuali errori.
Buon cammino!

Anonimo ha detto...

Minstrel,
una primissima osserazione al volo: il cristianesimo NON E' una religione. E' fede, che è attaccamento, appartenenza, al Signore Gesù.
Diventa come una qualunque religione quando è vissuta come moralismo o superstizione o ne fanno una "religione civile".
E mi pare che in queste pagine si parli di Fede in Cristo e si cerchi di approfondirne le ragioni, condividendo.

Anonimo ha detto...

Ed è una Fede che è dono ricevuto, accolto, vissuto e alimentato nella Chiesa (nell'Eucaristia in primis), che il Signore ha voluto e nella quale ci ha consegnato fino alla fine dei tempi il dono perenne di Sé stesso. E noi siamo i suoi "familiari" (famulis tuis subveni, Lo invochiamo).
E questo, oltre ad essere una Grazia immensa è anche consapevolezza di Chi Egli è, cosa fa per noi e cosa vuole da noi (e attraverso noi per il mondo intero). E dunque è anche responsabilità gioiosa e feconda, che non ha nulla a che fare col "trionfalismo", per combattere il quale (e non solo) il concilio ha causato il livellamento con le altre religioni, che sono da rispettare in chi le pratica, ma che sono false fedi.

Questo non significa che la Grazia del Signore non possa agire in modi non consueti e ovviamente non codificabili e neppure significa che dobbiamo imporci, perché la Verità basta 'mostrarla' e si impone da sola in chi ha il cuore aperto per accoglierla... Del resto una Fede imposta non avrebbe senso: il Signore propone e ci lascia liberi, Né quindi possiamo o dobbiamo agire diversamente.
Ma quel che non dobbiamo assolutamente fare è cessare di testimoniare e proporre. Al resto, pensa il Signore.
Quel che la Chiesa ha perso, purtroppo diluita nel dialogo a tutti i costi, è la sua funzione e capacità di Annunciare e Insegnare: il Signore non dialogava, insegnava con autorità, dice il Vangelo e chi Lo ascoltava ne rimaneva conquistato, ma soprattutto trasformato...

E oggi ancora accade ascoltando sacerdoti e maestri secondo il cuore del Signore...

Mario ha detto...

No; perche' se lo facesse, non sarebbe piu' Papa. Il Papa e' il vicario (cioe', fa le veci, e' il rappresentante) di Cristo, sia per il governo della Chiesa che per l'insegnamento della dottrina (munus docendi). Se dovesse insegnare una dottrina che non e' quella di Cristo, non sarebbe piu' il suo "vice" (vicario), ma un eretico come tanti altri, ed i cattolici avrebbero l'obbligo dinon seguirlo.

Dunque, il sedevacantismo non è una follia come molti dicono, ma una possibilità.

Anonimo ha detto...

Non si può dunque dire che il cristianesimo è la vera religione, perché non centra niente con la religione! Anche se ci sono degli elementi religiosi, non si risolve nella religiosità.

Non possiamo dire che il cristianesimo è la vera religione, proprio perché non è una religione e non si risolve nella religiosità (come io ha detto sopra con altre parole), ma quello che possiamo e dobbiamo sapere e vivere è che è la vera e unica Fede, perché Unico è il Signore, dicendolo innanzitutto con l'esempio e con la vita e poi con le parole che ci vengono dal cuore, se lo manteniamo acceso dalla Grazia, nelle situazioni in cui ci troviamo e che ci vengono incontro.

Anonimo ha detto...

Dunque, il sedevacantismo non è una follia come molti dicono, ma una possibilità.

No, perché un papa eretico non cessa di essere Papa (lo ha detto Pio X: Costituzione Apostolica Vacante Sede Apostolica) anche se non c'è obbligo di obbedirgli.

Anonimo ha detto...

- la Gaudium 22 dice: "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" il che non significa che "Gesù si è "in qualche modo" incarnato in tutti gli uomini" poiché "unito" non significa direttamente "incarnato", ma può ben più significare che questa unione è quella che permette la "partecipazione alla vita divina per mezzo della grazia santificante" (Barzaghi OP)

Barzaghi lo interpreta così e nessuno esclude che la grazia di Dio operi al di fuori della Chiesa, forse anche come preparazione alla conversione o come illuminazione in risposta ad una vita retta: questo la Chiesa lo ha sempre insegnato, non lo ha scoperto la Gaudium et Spes.
Ma un discorso del genere, può benissimo essere portato alle estreme conseguenze, vanificando la ragion d'essere della Chiesa (e dunque l'Opera del Signore) arrivando alla conclusione, come ho detto chiaramente nell'articolo, ritenendo non tutti presenti nel Verbo incarnato (come la nostra Fede ci ha sempre proposto e Giovanni nel prologo insegna: "a coloro che lo accolgono..."), ma il Verbo presente in tutti, essendosi egli in tutti incarnato, sia pur in un modo indefinibile.
Invece, il Verbo ha assunto la natura individua dell'uomo Gesù, che è comune alla natura umana, ma non è quella di tutti gli uomini.

Luciana Cuppo ha detto...

@ Mic alle 14:41

Grazie, Mic, per aver espresso il mio pensiero meglio di quanto avessi fatto io. Mi correggo, dunque:

"Se [il Papa]] dovesse insegnare una dottrina che non e' quella di Cristo, non agirebbe piu' da vicario, ma da eretico, ed i fedeli avrebbero l'obbligo di non seguirlo.

sam ha detto...

Non capisco: come si coniuga l'infallibilità del Papa con la possibilità di un Papa eretico che resta Papa?
Pensavo che nel momento in cui un Papa avesse dimostrato la sua fallibilità in atto infallibile, si sarebbe dimostrato non un vero Papa.
Ma se un vero Papa può essere eretico, cosa ne resta del dogma dell'infallibilità?
Grazie.

Anonimo ha detto...

Cara Sam,
apprezzo la tua chiarezza e la tua logica. E' una domanda che mi sono posta anch'io ed è una domanda molto pesante di questi tempi (spesso sono stata tentata di smetterla di pormi interrogativi, per le risposte che non trovavo ma soprattutto per quelle che ho trovato).

In questo caso mi ha risposto Don Curzio Nitoglia con questo articolo

sam ha detto...

Grazie Mic. Lettura interessante! condivido che la successione non si rompe con i Papi eretici e d'altro canto sappiamo bene che la Santità di Cristo non si serve solo di strumenti santi.
Tuttavia, proprio perchè esistevano quei precedenti storici che non conoscevo, credo che allorquando è stato fissato il dogma dell'infallibilità si siano posti anche loro il problema. Mi piacerebbe capire in che modo fu risolto allora l'apparente paradosso.

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe capire in che modo fu risolto allora l'apparente paradosso.

Ti confesso che non lo so e mi piacerebbe che qualcuno che ha più dimestichezza col Vaticano I ce lo venisse a dire :)

Luciana Cuppo ha detto...

Scrisse Sam :
Ma se un vero papa puo' essere eretico, cosa ne resta del dogma dell'infallibilita'?,
e Mic invito' ad occuparsi del Concilio Vaticano I.

Per eretico che sia un papa, il dogma dell'infallibilita' resta intatto, e per capirlo bisogna vedere come il Vaticano I ed i manuali di teologia definiscono l'infallibilita'. Il manuale che ho a mano, e da cui cito, e' l'Herve'.

Infallibilita' non vuol dire che il papa non sbaglia, qualunque cosa dica; vuol dire invece che lo Spirito Santo preserva il papa dall'errore quando il papa definisce una verita' di fede, cioe' contenuta nella Rivelazione (Scrittura e Tradizione), che si concluse con la morte dell'ultimo apostolo. La definizione di Herve': Infallibilitas est tantum auxilium Dei speciale etsupernaturale, quo Ecclesia ab errore praeservatur in conservanda et exponenda doctrina revelata, cioe' (traduzione di lavoro, correzioni accolte volentieri): "L'infallibilita' e' solo lo speciale e soprannaturale aiuto di Dio, per mezzo del quale la Chiesa viene preservata dall'errore nel conservare ed esporre la dottrina rivelata."
L'infallibilita', dunque, riguarda la dottrina rivelata (Scrittura e Tradizione), e solo quella. Quando un papa parla i argomenti politici, sociologici, antropologici e simili, puo' sbagliare come chiunque altro.

Ed ecco il Vaticano I, citato da Herve' come D 839, ma si puo'trovare nel Denzinger in rete (latino e francese): Docemus et divinitus revelatum dogma esse definimus: Romanum Pontificem, cum ex cathedra loquitur, id est, cum omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens, pro suprema sua Apostolica auctoritate, doctrinam de fide vel moribus ab universa Ecclesia tenendam definit, per assistentiam ipsi in beato Petro promissam, ea infallibilitate pollere, qua divinus Redemptor Ecclesiam suam in definienda doctrina de fide vel moribus instructam esse voluit; ideoque ejusmodi Romani Pontificis definitiones ex sese, non autem ex consensu Ecclesiae, irreformabiles esse.

Cioe': "Insegnamo e definiamo quale dogma divinamente rivelato: il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioe': quando, nell'esercizio del suo ufficio di pastore e dottore di tutti i cristiani, in virtu' della sua suprema autorita' apostolica definisce una dottrina, concernente la fede o la morale, da osservarsi da tutta la Chiesa, per mezzo dell'assistenza promessagli nel beato Pietro gode di quell'infallibilita' di cui il divino Redentore volle munire la sua Chiesa nelle definizioni dottrinali riguardanti la fede e la morale; e pertanto le definizioni del suddetto Romano Pontefice sono irreformabili di per se stesse, non per il consenso della Chiesa."

Per essere infallibile, il papa deve dunque:
(1) dichiarare l'esplicita intenzione di definire una verita' di fede rivolgendosi a tutta la Chiesa (conversazioni fra privati non contano!!!)
(2) parlare di dottrina riguardante la fede, cioe' le verita' rivelate da Cristo e contenute nella Scrittura e nella Tradizione.

Un eretico propone sempre dottrine nuove e diverse da quelle contenute nella Rivelazione, cioe' nella Scrittura e nella Tradizione. Ma l'infallibilita' riguarda solo la Rivelazione, non le idee personali di chicchessia - e fosse pure il papa.

sam ha detto...

Grazie a Mic e Luciana Cuppo.
Se ho ben capito, ne deduco che un'affermazione del tipo "i poveri sono il Vangelo" non potrebbe divenire infallibile a prescindere dalla volontà dell'uno o dell'altro Pontefice.

sam ha detto...

Mic, anche nel discorso in Sala Nervi l'altra sera, che pur contiene, affianco ai soliti pastiche, diversi passaggi condivisibili, ritorna il tema della coincidenza tra carne degli uomini e carne di Cristo....

C'è poi un tale che sul blog di Accattoli ha per nick Matteo, che legge il blog di Raffaella e poi ci "scheda"... :-D

http://incompiutezza.wordpress.com/

Anonimo ha detto...

Grazie per la segnalazione, Sam.
Visto che ci ha 'schedato', ho aggiunto qualcosa.

Anonimo ha detto...

Ma il mio commento, cui volevo aggiungere altro, che richiamava il fondamento dell'affermazione 'schedata' è sparito. Non lo trovo corretto!

Sostanzialmente intendo dire che, se è giusto richiamare i cristiani alla concretezza dell'azione, al "fare" - perché il cristianesimo è concretezza: lo esige l'Incarnazione - non si può sganciare il "fare" dall'"essere", cioè ciò che rende possibile il "fare" raccomandato e che dunque andrebbe raccomandato ancor di più.

Il punto è che alla radice di ogni "povertà" (che non è ovviamente solo materiale) c'è il male e le molteplici cause che ne discendono e la provocano. Dunque, se si richiama innanzitutto il fatto che Cristo Signore ha vinto il male e noi possiamo vincerlo solo in Lui, è in Cristo con Cristo e per Cristo che, oltre a soccorrere "i poveri" potremo contribuire a rimuovere quei mali che causano ogni "povertà".

Invocare il "pronto soccorso" impellente - pur necessario - ma sganciato da questo fondamento "essenziale", rischia di rendere l'appello un "fare" volontaristico e non frutto dell'"essere" uomini (e donne) nuovi in Cristo.

Magari il Signore e ciò che fa per noi in altri punti viene detto; ma la frammentarietà dei discorsi non aiuta un insegnamento retto e incisivo nelle profondità e non nell'impatto superficiale.

Anonimo ha detto...

... invece in altri punti viene detto, come avete ricordato, chi chiunque può "fare il bene", un generico bene, perché Cristo ha salvato tutti. Ma sembra una salvezza che agisce comunque automaticamente, senza bisogno della Chiesa, del suo annuncio, della sua opera santificatrice.