Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 23 giugno 2013

“Bergoglio prepara una Curia collegiale". L'ipotesi del costituzionalista Clementi

Da "Vatican Insider" avevo ripreso e poi accantonato una intervista del costituzionalista Francesco Clementi. La propongo oggi, nonostante sia un testo 'datato' - nel senso che risale a circa un mese fa - ma non per questo superato, dal momento che la questione è in itinere e i suoi tempi ci rimandano ad un primo round nel prossimo mese di ottobre. La visuale, ovviamente, è di matrice "progressista". Tuttavia sembra sia in questa ottica che si muove anche il nuovo papa. Mancano verifiche più sostanziali; ma di quelle formali ce ne sono molte.
Riallacciandomi alla tesi di don Gleize, di cui al precedente articolo: Si può parlare di una « Roma di tendenza neo-modernista », sottolineo questa affermazione, che mi pare non riguardi solo la "riforma delle persone", ma prefiguri : « [una soluzione] considerata pure la forma di governo della Chiesa, cioè l’assetto monarchico, assai rapida, ossia il cambiamento della Curia negli uomini e, forse, pure nella struttura ». Un "assetto monarchico", costitutivo, che sta assumendo aspetti sempre più quello di "governo democratico", il cui primo atto potrebbe essere proprio la nomina del cosiddetto "consiglio della corona", qualifica oltretutto beffarda, quando di corona non c'è rimasto un bel nulla, neppure quella di un principe rinascimentale... Ovvio che si parla di riforma della Curia, ma mi pare che stiamo assistendo anche alla riforma del Papato.

Città del Vaticano - "Con gli otto cardinali del consiglio, Francesco cambierà radicalmente la Curia". Ad ipotizzare a "Vatican Insider" la riforma di papa Bergoglio è il costituzionalista Francesco Clementi, docente di diritto  pubblico comparato all’università di Perugia e firma prestigiosa della rivista Il Mulino

Professore, lei al funzionamento della Santa Sede ha dedicato numerosi saggi. Papa Francesco ha convocato per ottobre il nuovo consiglio degli otto cardinali. È più un "direttorio" o collegio consultivo?
"La scelta del Pontefice evidentemente mira ad un cambiamento che, tuttavia, pare assumere in sé – anche nella fissazione pubblica di un tempo definito – una modalità progressiva, che non può far escludere nulla. Per cui, quello che oggi a me appare consultivo, domani potrebbe solidificarsi dando modo, come sempre è avvenuto nella Chiesa, di cambiare senza rotture, a maggior ragione se l’obiettivo finale è quello di revisionare la Costituzione Apostolica "Pastor Bonus" sulla Curia Romana".

Di fatto il nuovo organismo commissaria la Curia?
"Forse dire così è eccessivo. E tuttavia questa scelta mostra la volontà di capire (e far capire) che la Chiesa deve cambiare. Laddove, naturalmente, la Curia come organo complesso mostrasse resistenze inaspettate – cosa che, in verità non credo proprio – naturalmente la soluzione sarebbe facile e, considerata pure la forma di governo della Chiesa, cioè l’assetto monarchico, assai rapida, ossia il cambiamento della Curia negli uomini e, forse, pure nella struttura".

Francesco chiederà agli otto cardinali il piano di riforma?
"Per quel che si può immaginare, penso evidentemente che una riflessione sulla Chiesa, anche nella sua accezione strutturale, non possa non portare chi è chiamato dal Pontefice a ragionare sulle sue prospettive a predisporre una nota, un documento, una sorta di memo che possa consentire, evidenziando pregi e difetti, vantaggi e svantaggi, punti di eccellenza e criticità, strumenti e meccanismi  che possano sanare le incoerenze che saranno registrate tra la missione evangelica e la struttura destinata a dargli corpo. Insomma, un rapporto che, se vuole, potrebbe essere immaginato certamente anche come un piano pure operativo".

Lei ha studiato a fondo il funzionamento della macchina vaticana. In che direzione si sta muovendo Bergoglio?
"Fondamentalmente a più livelli, ma tutti coordinati per rendere il suo pontificato più adeguato alla modernità senza tuttavia cedere di un millimetro nel dogma. Comunque, dal punto di vista metodologico, mi pare ci sia un doppio registro: da un lato quello dell’ascolto senza pregiudizi, in primis di coloro che, a tutti i livelli, lavorano in Vaticano ma anche dei fedeli tout court scandalizzati dai mali che in questi anni la Chiesa ha mostrato di essere affetta; dall’altro, quello della progressività nell’intervento, almeno sulle questioni più serie come è, ad esempio, quello della potenziale riforma della Curia. Di certo, non ha esitato, invece, per le questioni più formali e simboliche, a cambiare rapidamente lo stile e registro; basti pensare all’abbandono della mozzetta o a quello dei gioielli. Scelte simboliche che cambiano però, nel metodo, già il tono dell’approccio pastorale. Invece, da un punto di vista di merito, mi sembra che stia procedendo – e penso allo Ior, ad esempio – con grande determinazione, facendo capire più che dicendo, dove soffia e procede il cambiamento. Sa, a volte, per orecchie attente, come sono quelle di coloro abituati a lavorare in Vaticano, non serve neanche poi molto per cambiare. E pure con convinzione, se questo cambiamento – come mi pare – è giustificato dalla dottrina e praticato, oltre che sorretto, da una forte fede". 

È ipotizzabile che venga rivista anche una struttura-chiave come la Segreteria di Stato? 
"Non si può escludere a priori. Non da ultimo perché, in fondo, anche la Segreteria di Stato esiste in funzione della Chiesa e del Pontefice, come peraltro ogni altro organismo interno della Curia".  

Si è parlato di un possibile accorpamento dei dicasteri economici. Ritiene che attualmente siano troppo frazionate le competenze tra Prefettura degli affari economici, Apsa, governatorato e Ior? 
"Se davvero sarà così, a mio avviso, la scelta ha un suo senso, non da ultimo per migliorare un approccio con la dimensione economica della Chiesa che rischia, a tratti, di essere o troppo ingenua, finendo per esse truffata, o troppo furba, finendo per essere fortemente contraria ai principi della Chiesa. Anche qui, in fondo, i dicasteri economici sono in funzione del messaggio evangelico. Ogni scelta o interpretazione che possa porli su un piano di autonomia a prescindere da questa funzione diviene, ipso facto, inutile, e dunque dannosa per il bene della Chiesa. Capisco che la frammentazione aiuta ad evitare forme eccessive di protagonismo, ma anche l’eccesso produce danni ingenti. Per come leggo i passi del Pontefice in queste tematiche, tuttavia, penso che abbia trovato il giusto metro per riportare a razionalità quello che ai più via via stava apparendo sempre più irrazionale, almeno nella logica di una Chiesa che aspira ad essere, dal Pontefice al primo dei credenti, rispettosa fino in fondo del suo messaggio".
Giacomo Galeazzi 

36 commenti:

Anonimo ha detto...

...
Che papa Francesco abbia scelto di privilegiare l’urgenza del fare al contemplare è cosa nota, così come le “periferie esistenziali” alle più o meno comode sacristie e la concretezza quotidiana ai cenacoli culturali: l’obiettivo primo è quello di rievangelizzare (senza le tradizionali intermediazioni dotte) il popolo con parole ed atti semplici ed essenziali, puntando a ridare speranza a chi soffre, parte com'è della “carne sofferente” di Cristo.

E’ però anche vero che la musica sacra, liturgica e in parte classica è stata ed è ancora uno strumento privilegiato di evangelizzazione. La musica può avvicinare a Dio:“Chi canta, prega due volte”, ricordava sant’Agostino. Perché allora in qualche modo mortificare (anche involontariamente) coristi ed orchestrali ignorandone la presenza (come lunedì 17 giugno) oppure rinunciando all’ultimo momento a una presenza prevista e molto attesa (come sabato 22)? Anche la frase ai collaboratori può suscitare perplessità, contrapponendo il “lavorare” all’ascolto della musica (considerato, sembra, una perdita di tempo). Ce n’è abbastanza per scoraggiare chi nella Chiesa alla musica sacra, liturgica e classica ha dedicato e dedica – in linea con i precedenti pontificati – grande e secondo noi meritata attenzione. Insomma non vorremmo che, nella sua precisa volontà di far emergere nella Chiesa l'essenziale, abbandonando il superfluo (vedi ad esempio certe tenaci incrostazioni cementate in tanti anni di storia), papa Francesco riducesse alla stessa categoria di superfluo anche ciò che invece è parte fondamentale dell'evangelizzazione, come la musica di cui si è detto. Perché l'incamminarsi verso Dio non può prescindere dalle emozioni che dà la bellezza. Quella vera.

http://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/254-papa-francesco-e-la-musica-un-rapporto-problematico.html

Anonimo ha detto...

Forse ho fatto male a pubblicare la segnalazione che precede. Ma siamo sull'onda di un avvenimento che ha suscitato una marea di reazioni diverse. Forse troppe e di ogni genere, pro e contro. Ma ci sono dati obiettivi che non si possono ignorare e che vanno oltre il fatto di cronaca.

Dunque, se è semplice e spartano, Bergoglio non mi sembra né intellettuale né umile, di certo è rude. In questo caso lo ha dimostrato più che mai. Se davvero voleva dare schiaffi alla curia (come qualcuno ha voluto sostenere) avrebbe diecimila altri modi più efficaci per farlo. Ma i musicisti che c'entravano?

Fa omelie da predicatore pentecostale senza struttura teologica, dà segnali di pauperismo non di povertà: Esempio la croce d'argento consegnata a tutti i nunzi che dovrebbero metterla al posto di quella d'oro.

Le sue parole che tagliano le categorie con l'accetta, in fondo parlano tanto di tenerezza ma prendendo a sberleffi chi non la pensa come lui. Come fanno del resto tutti gli ideologi: ognuno ha il diritto di pensarla esattamente come loro.

Questo è ciò che mi suscita in questo momento. Spero sempre di essere smentita e mi piacerebbe continuare la discussione sul tema proposto.

Mauro ha detto...

Hai fatto bene invece gent. Mic a pubblicare il commento...
Se Bergoglio non si è presentato al concerto per motivi di salute, bè mi dispiace per lui. Mi sembra però abbiano smentito questa possibilità e parlato invece di un rifiuto personale per motivi "principeschi" e, aggiungo io, per umiltà-semplicità da ostentare a tutti i costi. L'immagine del vescovo che lavora strenuamente per rivoluzionare la Chiesa e finalmente darle quell'assetto evangelico che nessuno finora le ha dato (idea che gira fra i cattolici aggiornati) è per Bergoglio motivo prioritario. Deve custodire il ruolo di salvatore che con autocoscienza sta assumendo ogni giorno che passa. Il gesto che ha fatto di non presentarsi al concerto è stato solo di persona maleducata e che si crede chissà chi. Ho letto che era stato organizzato da tempo quel concerto quindi se non gli piace la musica rinascimentale perchè da principi (io la ascolto spesso quella musica e non mi sento nè principe nè sfarzoso nè contro i poveri e la Chiesa) poteva andarci e poi ordinare che non si svolgessero più simili manifestazioni. D'altronde da un teologo della liberazione, sudamericano e progressista che cosa ci si può aspettare?
Sai, mic, comincio a credere che se fosse qui Gesù oggi, Bergoglio gli farebbe la predica su quell'olio di vero nardo, del valore di 30 denari che si è lasciato spargere dalla Maddalena sui piedi. Che spreco! Si poteva vendere quell'olio e darlo ai poveri! Che principesco Gesù!

Anonimo ha detto...

Amici miei,
se questo papa è un papa di "rottura", come appare e come credo che sia (e non credo la mia sia soltanto una reazione umorale), vi prego di leggervi i documenti di cui ai link che ho proposto nella mia premessa e ditemi se non c'è un filo conduttore e da dove parte.

Anonimo ha detto...

... anzi, pensavo al Concilio, ma ovviamente parte da molto più lontano. Il concilio è stato il punto di svolta e il cavallo di Troia.
Il problema è che 'vedere' non basta e che oltre a pregare occorre agire. Chi è che lo fa, oggi?

RIC ha detto...

Bergoglio è il primo Vescovo di Roma totalmente post conciliare e della nefasta stagione immediata successiva a quell’assise incarna i limiti ed i difetti. Fra questi l’insana passione per la distruzione dei simboli: così come la chiesa post conciliare ha distrutto progressivamente i propri segni distintivi distruggendo se stessa, così Bergoglio in questi primi cento giorni di pontificato (cento giorni che a me sembrano 100 mesi) sta sistematicamente distruggendo i simboli del primato petrino. Quanto ai contenuti del magistero, le parole in libertà, le predicucce mattutine prive di spessore teologico, le affermazioni come dice Mic tagliate con l’accetta sono estremamente preoccupanti. Tutto ciò in attesa di un qualche documento ex cathedra che chiarisca il suo pensiero; documento che non potrà essere ovviamente la prossima enciclica scritta a “quattro mani”.
Quanto all’episodio di ieri e la mancata partecipazione al concerto, mi sono già permesso di ricordare che quando si accetta un incarico bisogna avere l’umiltà e la disponibilità ad accettarne anche gli oneri, cosa che Francesco con il suo agire dimostra sino ad oggi di non aver minimamente compreso o di voler comprendere.
In tutto questo, poi, la melassa che la stampa continua a riversare sul nuovo papa (le sdolcinature di
Tornelli fanno la pari con l’ormai per me insopportabile concetto di tenerezza…) sono riuscite a nascondere dietro un velo di ipocrisia lo sgarbo di ieri. Immaginiamo se una cosa del genere l’avesse fatta Benedetto: oggi saremmo alle prese con mari di critiche e di commenti acidi. Ma il bergoglismo ormai ha contagiato quasi tutti. Viva il papa della tenerezza e che viene alla fine del mondo…..

papa di rottuta ha detto...

...oggi all'Angelus:
"E poi ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che "perdono la propria vita" per la verità. E Cristo ha detto "io sono la verità", quindi chi serve la verità serve Cristo".

No comment!

Anonimo ha detto...

Grandi parole, che ognuno di noi deve mettere in pratica.

Ma per ognuna da queste belle frasi, c'è anche tanta paccottiglia che in diversi casi ognuno può interpretare a modo suo. E bordate, che possono riferirsi a tutti o a qualcuno in particolare (come il disprezzo della conta dei rosari e delle cose da museo), ma non esplicita, non spiega, non approfondisce.

Tutto finisce lì: almeno finora, un arco con molte frecce. Ogni freccia raggiunge o non raggiunge il bersaglio. E poi?

Mauro ha detto...

Mic, questo è un vescovo di Roma marcatamente di sinistra. Notoriamente la verità assoluta delle cose è propugnata da questa parte. Non esiste altra esperienza valida se non quella che ha ricevuto il placet dell'inquisizione progressista. Il Vangelo è progressista, Gesù è un rivoluzionario e lo Spirito Santo è l'avvocato e il garante dei novelli profeti che vedono la salvezza del mondo, dell'uomo e della Chiesa solo nell'unione tra Vangelo e marxismo. Se qualcuno ha fatto del bene ma non sta da quella parte vuol dire che a guidare i suoi passi è stato qualcosa di sicuramente non buono e va di conseguenza deriso (vedi i rosari) e condannato (museo...). Nota, mic, che quando viene nominato un vescovo tradizionale il suo incarico è sicuramente frutto di un inciucio di curia mentre se è progressista è lo Spirito Santo che l'ha voluto.
Io vedo nella mia piccola parrocchia le dinamiche che poi si ripetono nel grande: "collegialità", è il modo con cui i progressisti si accaparrano la sedia nei consessi. E' giusto che ci siano anche loro perchè bisogna ascoltare la voce di tutti. Una volta entrato uno arrivano gli altri che entrano spesso per vie preferenziali. Una volta avuta la maggioranza gli altri possono starsene anche a casa perchè non hanno più diritto di parlare. "dialogo": è la parola chiave con cui i progressisti iniettano le loro idee e le combinano col Vangelo selezionando i brani più opportuni e interpretando o scansando gli altri. Una volta ottenuto il potere "dialogo" significa solo accettazione delle loro idee o uscire dalla porta se si è in disaccordo. "partecipazione": vuol dire che loro hanno il diritto di comandare sugli altri perchè partecipano dell'autorità di chi la detiene. L'autorità viene generalmente ridotta a pari con loro attraverso l'abolizione di titoli (il parroco lo si chiama per nome senza il don, per fare un esempio) e dei segni; in chiesa gironzolano per l'altare e ogni qual volta possono si accaparrano il microfono per dire quello che secondo loro è giusto o no. Se non la pensi come loro, che sono autentica interpretazione del Vangelo, ti dicono che ci sono altre chiese dove andare. Poi arrivano i grandi discorsi che vagano sulle nuvole ma che sono ad effetto e conquistano il popolo perchè pieni di retorica e luoghi comuni. La creme del loro comportamento è il rapporto con le regole: le fanno loro, si dicono emancipati perchè le disobbediscono loro stessi ma obbligano gli altri all'obbedienza assoluta ai loro voleri e alla loro verità. In liturgia gli esempi non mancano. Il potere lo disprezzano quando ce l'hanno gli altri, sotto banco cercano di averlo e quando ce l'hanno si giustificano di usarlo perchè se loro hanno la verità il loro potere diventa servizio. Bergoglio è il vescovo di questi e non c'è da stupirsi se si comporta così come lo vediamo.

papa di rottura ha detto...

Cristo però ha detto "io sono LA Verità"...e chi non muore per Lui/essa...ma semplicemente per la verità (dei fatti, delle, opinioni, filosofie...etc...) non si può dire che serve Cristo. O sbaglio?
Ancora parole tipiche della melassa della chiesa conciliare.
o sbaglio?

Anonimo ha detto...

Effettivamente la prima parte dell'Angelus non fa una piega. Il problema è qui:

"E poi ci sono tante persone, cristiani e non cristiani,[prima non lo avevo notato] che “perdono la propria vita” per la verità. E Cristo ha detto “io sono la verità”, quindi chi serve la verità serve Cristo. Una di queste persone, che ha dato la vita per la verità, è Giovanni il Battista: proprio domani, 24 giugno, è la sua festa grande, la solennità della sua nascita. Giovanni è stato scelto da Dio per preparare la via davanti a Gesù, e lo ha indicato al popolo d’Israele come il Messia, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr Gv 1,29). Giovanni ha consacrato tutto se stesso a Dio e al suo inviato, Gesù. Ma, alla fine, cosa è successo? E’ morto per la causa della verità, quando ha denunciato l’adulterio del re Erode e di Erodiade. Quante persone pagano a caro prezzo l’impegno per la verità!

Ora, finché parla del Battista, che ha preparato la strada al Signore (pensiamo ad esempio anche ad Abramo, che ha creduto nel Cristo venturo) va bene; ma se in quel "cristiani e non cristiani" dobbiamo includere chiunque, allora l'osservazione qua su ha un senso. A meno che non si riferisca ad una verità oggettiva, nella quale possiamo sempre riconoscere il Signore... Ma è un discorso che alla fine può diventare ambiguo.

Ma francamente sono stufa di questa analisi estenuante di ogni sua parola, ogni giorno...

d. Luigi ha detto...

...tutti siamo stufi...ma è la realtà, Sotto Pio XII ad essere stufi erano i novatori... Non può che farci onore!

papa conservatore ha detto...

http://cordialiter.blogspot.it/2013/05/papa-francesco-non-e-progressista.html

Anonimo ha detto...

http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/23/il_senso_della_messa_in_“lettere_tra_cielo_e_terra”,_un_libro_di_do/it1-704068

e il Sacrificio dov'è???
L'Eucaristia ridotta a cosa terrena....nuova fede per una nuova chiesa...

Angelo ha detto...

usa ogni giorno persino l'amitto e saltuariamente il Canone Romano
(Da "Cordialiter")

Saltuariamente... Ci dovremmo accontentare, quindi. Ma sulla dottrina e sulla Messa bisognerebbe essere intransigenti. Padre A. Cekada mostra come il nuovo ordine sia invalido per alcuni motivi: 1) il cambiamento delle parole del canone; 2) il cambiamento della forma consacratoria in "narrazione storica". Il problema, quindi, è il significato (per non parlare del "per tutti"). In realtà, Cordialiter elenca sole le caratteristiche "cattoliche" di questo papa, tacendo sugli svarioni di altro genere: è proprio questo miscuglio micidiale di cattolicesimo e protestantesimo, che è subdolo e difficilmente riconoscibile per i semplici. Tace sulle benedizioni dei pentecostali, sul "vescovo di Roma", sul totale disinteresse per il culto, sulla collegialità, sul sentimentalismo demagogico. Dice che è cattolico perchè parla del demonio ed è contro l'aborto: ma allora anche i fondamentalisti protestanti sono cattolici! E poi, come R. Coomaraswamy diceva, il mondo si è talmente spostato a sinistra che Ratzinger (ora addirittura Bergoglio!) sembra di destra.

Luisa ha detto...

Ci sono i progressisti che sono convinti che papa Bergoglio è uno di loro ed esaudirà tutti i loro desideri, poi ci sono certi tradizionalisti che sanno che Bergoglio non è un progressista, parla del diavolo dunque non può esserlo, arrivano perfino a lodarlo sulla Liturgia, gli uni e gli altri spendono fiumi di inchiostro, parole, ancora parole, nient`altro che parole, aspettando i fatti che daranno ragione a taluni e ne deluderanno altri, chi esulterà e chi piangerà non lo si sa ancora.

Anonimo ha detto...

Mi chiedo: ma i cattolici non erano quelli che seguivano e amavano il papa?

Anonimo ha detto...

I cattolici amano Pietro, cioè il suo Successore quando si comporta da Pietro e si prende cura delle sue pecore (i pastori) e dei suoi agnelli ( i fedeli TUTTI ) non solo quelli delle periferie. Non è tuttavia che non amano Simone (in questo caso Jorge) se talvolta lo criticano quando non si comporta da Pietro. E non smettono di pregare ogni giorno per lui.

Angelo ha detto...

Sto collezionando i discorsi di Bergoglio. Mi sembrano pezzi di grande valore storico-culturale: se qualcuno si prenderà la briga di analizzarli tra qualche eone, si capirà lo stato inqualificabile in cui versa la nostra "civiltà". Un papa che parla come un politicante di quart'ordine, ma probabilmente con meno arguzia. Siamo al tracollo: a questo punto, non c'è solo da constatarlo, ma da augurarselo, il tracollo, chè da lì si ricomincerà. Come -peggio-- nell'impero romano, mentre tutto crollava, la gente gozzovigliava, qui gozzoviglia: e applaude ai funerali, parla al cellulare mentre il prete balbetta il Canone geneticamente modificato della nuova Messa, parla di Gesù Cristo come si trattasse del compagno di giochi (quando va bene), dice che il Cristianesimo è superiore all'Islam perchè le donne in Occidente possono andare in minigonna, batte le mani e canta motivi da Festivalbar per mostrare la sua "actuosa participatio". Le gerarchie non solo non fano nulla, ma incoraggiano ciò. V. il "conservatore" Bagnasco, già denunciato da Mons. Oliveri, a Genova, ai funerali dello showman Don Gallo. Uno dei segni della fine di una civiltà, storicamente, è sempre stata la trasformazione della tragedia in farsa. Perchè noi dovremmo fare eccezione? Il buffone di corte, ogni tanto, allietava il principe, e se ne può ben capire la funzione; il carnevale si celebrava, con i relativi rovesciamenti, per un tempo limitato. Oggi viviamo costantemente una malevola, ininterrotta pagliacciata, officiata da Sua Santità e dai suoi sgherri mediatici. Che il Signore abbia pietà di noi, e soprattutto di chi dovrebbe rappresentarlo in terra.

Angelo ha detto...

Consiglio, a tutti coloro che non lo abbiano mai fatto, di ascoltare i discorsi e leggere le encicliche di Pio XII per ricordare cosa era il Papato: rigore, profondità, ampiezza di respiro, stile. Ascoltare un suo Padre Nostro commuove, e può convertire, come un solo gesto dell'officiante durante la Messa romana. Pio XII era un santo, oltre che un fine intellettuale e diplomatico, e chi se ne frega se non lo faranno mai santo perchè i fratelli maggiori fanno ostacolo. Nel frattempo, si prepara la festa per GPII--pace all'anima sua: che, comunque, vale centomila Bergogli (non avrei mai pensato di dover dire questo).

Anonimo ha detto...

Espressioni come "siamo al tracollo" sono tipiche di quei tradizionalisti depressi che hanno perso la fiducia in Cristo, che solo perché non capiscono un disegno che è molto più grande di tutti noi invocano la fine di tutto. Il loro rifugio è un passato idealizzato, mai realmente esistito, che denota solo la loro incapacità di vivere il presente.

Anonimo ha detto...

L'espressione "siamo al tracollo" non è sterile pessimismo, denota preoccupazione e realistica constatazione di una crisi, con la consapevolezza che ogni crisi è sempre un'opportunità, che ha i suoi costi, ma che accompagna sempre un cambiamento, una maturazione.

Chi non 'vede' o non 'vuole' vedere la crisi in cui siamo, costui manca di realismo e di consapevolezza.

Inoltre è un pregiudizio e anche sintomo di ignoranza dire che i tradizionalisti si rifugiano "in un passato idelizzato", perché chi ama la Tradizione non può non vivere il presente e in esso incarnare la fecondità data da Colui che hanno ricevuto, per poterla trasmettere al futuro: la Tradizione è "viva" e si trasmette intatta proprio preservarne la linfa vivificante.
Sono solo alcune espressioni di come è vissuta, gli approfondimenti che la grazia e l'esperienza che ne fanno i credenti vi apportano, che possono cambiare; ma non i suoi elementi fondanti che ci sono stati consegnati dal Signore e dagli Apostoli e hanno reso la Chiesa quella che è davvero (non quella che ne vogliono fare), da 2000 anni.
Il resto sono chiacchiere da riformatori che hanno fatto dell'uomo il centro di tutto. Altro che "aver perso la fiducia del Signore"!
Lui ha già vinto e noi se "rimaniamo" in Lui possiamo anche soffrire ma non perdiamo né la fiducia né la speranza, che non è superficiale ottimismo, ma certezza delle sue promesse e di quello che continuamente fa per noi.

Anonimo ha detto...

Il Pontefice fa le sue scelte e noi siamo chiamati a rispettarlo come in teoria dovremmo rispettare,chi sceglie diversamente da noi, dico in teoria, perchè mi sembra che qui amate molto criticare le scelte di questo Pontefice

Anonimo ha detto...

Il Pontefice fa le sue scelte e noi siamo chiamati a rispettarlo come in teoria dovremmo rispettare,chi sceglie diversamente da noi, dico in teoria, perchè mi sembra che qui amate molto criticare le scelte di questo Pontefice

Intanto, esprimere interrogativi e preoccupazioni (motivandole alla luce del Magistero) su alcune scelte del pontefice,non significa non rispettarlo.
Qui non si ama criticare nessuno, tanto meno il Pontefice.
Si dà il caso che accadono molte cose inquietanti nella Chiesa, oggi. Tipo la diluizione del primato petrino, il pauperismo liturgico che è sciatteria, il conformismo di un anticonformismo stucchevole, tanto per dirne un po' a caso. Le pare poco?

Inoltre, a proposito di scelte, le faccio notare che non si parla di 'gusti' o di idee personali, ma di elementi fondanti della nostra Fede.

Mauro ha detto...

X anonimo delle 00.18

Si, i cattolici seguono il Papa quando lo fa. Poi, guardi, durante il pontificato di Benedetto XVI ho scoperto dai figli primogeniti del Vaticano II che si può essere cattolici anche dicendo: "il papa fa quello che vuole, noi qui facciamo così".

X anonimo delle 11.20 e delle 11.33

Forse siete voi che vivete in un presente idealizzato e illusi che tutto ciò che è nuovo e rivoluzionario provenga dallo Spirito. A furia di dirselo e ridirselo ci si convince anche sia vero. Intanto Bergoglio non è pontefice, nè papa perchè lo ha rifiutato lui. E' il vescovo di Roma e basta, quindi niente titoli a chi li rifiuta. Io non sono depresso nè mi faccio questioni esistenziali sulle cavolate che vedo e che sento, per il fatto che siamo già a buon punto sulla via a toccare il fondo e quindi non si può fare gran che. Basta entrare in una chiesa la domenica per capire a che punto siamo. Qui si discute e si parla e credo che non ci sia nessuno qui che non mangia o dorme per Bergoglio. Io quando lo vedo in tv cambio canale in genere. Un disegno più grande... si, può essere ma credo che certe volte i disegni siano molto più terreni di quello che si crede. Non mi sembra che qui si manchi di rispetto al serafico vaticano, solo che non tutti si fanno condizionare dai fiumi di miele e zucchero che condiscono ogni azione-parola del vescovo di Roma (che si soffi il naso in maniera più semplice e in discontinuità coi predecessori? Ancora non lo hanno detto, sarebbe interessante approfondire). Per quanto riguarda il blog di mic, è fatto bene, mira alla sostanza e non offre gratuite critiche così per fare. Tutto è ben motivato e serio. Tutti i blog hanno un archivio generalmente: le consiglio, caro anonimo, di farsi un giretto su certi blog conciliarmente corretti per vedere cosa si scriveva del Papa emerito e sulla persona del Papa emerito. Ciò che si scrive qui su Bergoglio non è niente in confronto.

Anonimo ha detto...

Dove legge mic nelle parole di Angelo "con la consapevolezza che ogni crisi è sempre un'opportunità, che ha i suoi costi, ma che accompagna sempre un cambiamento, una maturazione"? Non si arrampichi sugli specchi! Dove è scritto poi che la Tradizione si trasmette intatta? Questo è desiderio di immobilismo, un voler fuggire dalla realtà, un odio malcelato verso l'uomo, creatura di Dio. Se le parole di molti tradizionalisti vengono completamente rigettate dai cattolici non resta che illudersi e, come sempre, dare la colpa agli altri...

rosa ha detto...

per angelo (o altr del blog):
dov'e' possibile trovare i discorsi e le encicliche di Pio XII?
Grazie
rosa

Anonimo ha detto...

Quella frase l'ho aggiunta io per spiegare il perché si può parlare di "tracollo" senza essere pessimisti o sfiduciati ma realisti.

Desiderio di immobilismo e voler sfuggire la realtà è un luogo comune che lei sta usando, senza rendersene conto. Perché non c'è persona più realista e immersa nel presente (con tutto quello che comporta di consapevolezza, responsabilità e impegno) di chi si lascia guidare dalla Grazia, che porta alla pienezza dell'umanità, altro che "odio malcelato verso l'uomo".
L'odio verso l'uomo ce l'ha chi lo illude attraverso fase dottrine e prassi distorte e distorcenti e non rispetta ciò che davvero ci ha consegnato il Signore fino alla fine dei tempi durante l'Ultima Cena e il Novum che ha realizzato a partire da quel momento.

E' questo che è stato arbitrariamente stravolto e profanato. Sono cose sacre e più grandi di noi. Impariamo intanto a rispettarle.

Vorrei poi sapere da QUALI cattolici (?!) - non lo si è solo perché si è ricevuto un 'bollino' di appartenenza - vengono rigettate le parole dei tradizionalisti, che - ripeto - non sono idee personali o nuove dottrine, ma la millenaria Rivelazione Apostolica.
Senza escludere il Vaticano II (che non è né un mito né un monolite, ma l'insieme dei suoi documenti). Facendone tuttavia i dovuti e ben motivati distinguo...

Anonimo ha detto...

dov'e' possibile trovare i discorsi e le encicliche di Pio XII?

Basta andare sul sito della Santa Sede e scegliere, tra quello dei Papi, il suo nome.

Alcune encicliche e discorsi sulle comunicazioni sociali le trovi qui, scorrendo l'indice dei documenti:

http://www.internetica.it/comunicazioni_sociali.htm

Angelo ha detto...

Espressioni come "siamo al tracollo" sono tipiche di quei tradizionalisti depressi che hanno perso la fiducia in Cristo, che solo perché non capiscono un disegno che è molto più grande di tutti noi invocano la fine di tutto. Il loro rifugio è un passato idealizzato, mai realmente esistito, che denota solo la loro incapacità di vivere il presente.

Sì, è vero, sono tradizionalista e anche depresso: e allora? Lei, invece di affrontare gli argomenti e/o portarmi una parola di conforto, addirittura dice che non ho capito niente, e che odio l'uomo. Ma, scusi, chi me lo fa fare ad essere tradizionalista e depresso, secondo Lei? Se dipendesse da me, sarei felicissimo e mi definirei cattolico, normalmente, come si faceva fino a 50 anni fa, senza distinguo. Sul passato "mai veramente esistito": ci sono documenti, ci sono anche video per Pio XII che provano che questo passato è esistito. La Messa romana non è un'invenzione dei tradizionalisti. La dottrina cattolica non è un relitto passato di moda, checchè ne pensiate. Questo passato è esistito, come è vero che il Medioevo è stata l'epoca dei santi, e la nostra quella dell'imbecillità eretta a sistema, a parte rare e ammirevoli eccezioni, dell'orizzontalismo del satanismo sbocco naturale del progressismo. Grazie a Mic ed all'altro utente per aver risposto con argomenti che condivido pienamente.

Juan de San Matttia ha detto...

Rispondo con misurata ironia a questo commento fuori posto dal tono saccente di sicura fonte neo modernista:

Si certo, finché il Papa seguiva e amava Cristo.

Louis Martin ha detto...

"Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede" (Pastor Aeternus)

Rispettiamo il Papa, ma viviamo per Dio.
Chi lo ama osserva i suoi comandamenti, e i suoi comandamenti non mutano.

Praeceptum posuit, et non praeteribit.

Gederson ha detto...

"Il Pontefice fa le sue scelte e noi siamo chiamati a rispettarlo come in teoria dovremmo rispettare,chi sceglie diversamente da noi, dico in teoria, perchè mi sembra che qui amate molto criticare le scelte di questo Pontefice."

In teoria se deve dare lo rispetto per essere rispettato, perchè lo rispetto assoluto è dovuto solo a Dio. Adesso sarà Dio il Papa? Quando S. Paolo ha correto S. Pedro, se vede bene il riffiuto di questo rispetto di che parla l'Anonimo. Il respetto dovuto a ogni persona è diverso dal respetto umano, che questo Anonimo dice che siamo chiamati a praticare.

Inoltre, siamo chiamiti a rispettare le scelte del Pontefice, quando sono conforme alla dignità del Pontefice Romano e questo, Papa Francesco lascia a desiderare perchè molti volte, sembra che come "vescovo di Roma" lui non sá che cosa sia il Papato...

Anonimo ha detto...

http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=240635%3Ail-grande-castigo-che-ci-attende-e-rivelato-nel-terzo-segreto-di-fatima&catid=83%3Afree&Itemid=100021

Gederson ha detto...

Il commento dell'Anonimo 20:06, dove lascia il testo di effedieffe, me fa domandare:

Come sará la visibilità della Chiesa nel tempo della grande apostasia? Sarà uguale a tutti altre tempi?

Anonimo ha detto...

Dal libro "Pietro, tu me ama?", pg. 28-29 distributo nella Consacrazione dei vescovi della FSSPX:

"Pe Schillebecker, teologo dell'episcopato olandese, ha dichiarato in una rivista olandese:

"Un mese prima della settimana scorsa (terza sessione) ... Ho detto che non dovrebbero avere illusioni circa la collegialità secondo il "Vaticano II", che sarebbe necessario attendere per un terzo Concilio per approvare la collegialità papale ... Un teologo della Commissione dottrinale, che nel corso della seconda sessione, avevo espresso il mio disappunto a fronte di minimalismo sulla collegialità papale mi ha risposto, a rassicurarmi: "Abbiamo di enunciare di un modo diplomatico, ma dopo il Concilio, abbiamo di trarre le conclusioni implicite". "70