Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 4 giugno 2013

Papa Francesco: rifiutare questo nuovo insegnamento; un’obbedienza che non sia finta

Riprendiamo questa riflessione che da qualche giorno è apparsa sul sito del Distretto di Francia della FSSPX [La Porte Latine - Editoriale di Fideliter 212]

C'è innanzi tutto l’obbedienza che noi dobbiamo al nostro nuovo Papa Francesco. E gli dobbiamo obbedienza perché è il Papa, il successore di Pietro e il Vicario in terra di Nostro Signore Gesù Cristo. In questo mondo, nessuna autorità è più elevata e più gloriosa della sua. E non pensiamo in alcun modo che l’estrema gravità della situazione in cui si trova la Chiesa ci esoneri dal nostro dovere di obbedienza nei suoi confronti.

Tuttavia, è vero che, fin dall’inizio della crisi nella Chiesa, è stato spesso richiamato il grave dilemma che esiste tra la fede e l’obbedienza. Si è detto che per conservare la fede è necessario «disobbedire» apparentemente, quando gli uomini di Chiesa insegnano novità in contraddizione con la fede di sempre.

Non dobbiamo farci trarre in inganno da queste parole e dobbiamo comprendere in  profondità perché questa disobbedienza in realtà non lo è. Certo, noi ammettiamo che essa ne ha tutte le apparenze, ma se giustamente non ci si vuol fermare alle apparenze e si vuole andare al fondo delle cose, è facile dimostrare che sono proprio i sacerdoti e i fedeli della Fraternità San Pio X, nel loro spirito di resistenza agli errori opposti alla fede, che sono i veri obbedienti.

In effetti, gli uomini di Chiesa, fossero anche gli stessi papi, non possono usare la loro autorità contro Dio. Se essi finiscono con l’abusarne fino al punto di voler imporre ai fedeli il credo di una religione diversa da quella che è stata rivelata da Dio e che la Chiesa ha sempre insegnato, ogni cattolico si trova allora, non solo nel diritto, ma anche nel grave dovere di resistere loro e di rifiutare questo nuovo insegnamento.

In circostanze del genere, i capi non possono più parlare di obbedienza e non hanno più il diritto di esigerla, poiché è un peccato comandare agli uomini di peccare e sarebbe un altro peccato obbedire all’ordine di commettere peccato.

Chi, giustamente, non si rende conto di come la gerarchia cattolica, a partire dal concilio Vaticano II, abbia imbastardito la religione e vi abbia mescolato idee, sentimenti e comportamenti che appartengono al mondo? Chi non si accorge che la nuova liturgia ha sviato il primo dovere dell’uomo, che è di rendere il vero culto a Dio?

Quale tragedia! In nome di una falsa concezione dell’obbedienza, milioni di uomini hanno abbandonato i sentieri della fede e si sono sviati sulle vie dell’errore e del mondo. Perciò, se la nostra obbedienza a Papa Francesco è un’obbedienza vera, un’obbedienza che non sia finta, essa non porterà mai ad approvare le sue parole, i suoi gesti, i suoi comportamenti che si opponessero o che si oppongano alla fede.

Dunque, ci rammarichiamo nel dirlo, grandi sono i nostri timori riguardo a ciò che apprendiamo su fatti e gesti di colui che fu il cardinale Bergoglio.

Citiamo solo tre esempi:
  • La nuova Messa è già in se stessa una grave trasgressione. Ebbene, non solo il cardinal Bergoglio la celebra, ma, quand’era vescovo e cardinale, si è fatto notare durante liturgie per i giovani particolarmente degradate e desacralizzate.
  • Quando era vescovo a Buenos Aires, il cardinal Bergoglio ha perfino accettato di mettersi in ginocchio per ricevere una falsa «benedizione» impartita da pastori protestanti.
  • Infine, ha messo la cattedrale di Buenos Aires a disposizione della comunità ebraica per una festa ebraica cui ha partecipato.
Se, quand’era vescovo e cardinale, la sua teologia non gli permetteva di capire che la benedizione data da un pastore protestante non è che una parodia di benedizione e che le cerimonie religiose giudaiche sono mortifere e ingiuriose per la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e per la fede cattolica, che ne è oggi che è Papa? Come non porsi questa domanda?

La teologia del cardinal Montini è stata quella di Paolo VI; quella del cardinal Wojtyla è stata quella di Giovanni Paolo II; quella del cardinal Ratzinger è stata quella di Benedetto XVI. Ciò che si finisce col temere, e che malauguratamente già si intravede, è che la teologia di Papa Francesco resti quella del cardinal Bergoglio.

È dunque chiaro che noi continueremo a fuggire come la peste l’apparenza d’obbedienza – rifiuto reale d’obbedienza a Dio – che ha già fatto tante vittime. «Meglio ubbidire a Dio che agli uomini».
Noi non vogliamo che la nostra anima perisca nell’empietà e che per colpa nostra periscano anche le anime dei fedeli che si sono affidati a noi.

Don Régis de Cacquerais, † Superiore del Distretto di Francia
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(1) - « È migliore la condizione di colui che la possiede. »

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma grandissima ..... la vuoi finire di seminare zizzania ?

Pensa che sei molto vicina alla tomba, come me...

Anonimo ha detto...

La mia vita è nelle mani di Dio.
Chi confonde le critiche - doverose e sacrosante - con la zizzania, evidentemente soffre di cecità spirituale.

Marco P. ha detto...

Cara Mic,
non ragioniamo di lor, ma guarda e passa.
Quindi, non perder tempo con i malevoli: ci sono, è inevitabile come inevitabile è la gramigna e l'erba grama, assieme al grano.
Concentriamoci sul bene, piuttosto che cercare di convincere e rispondere alle ottusità e alle malamente mascherate volgarità.

Amicus ha detto...

'Anonimo' del 4 giugno 2013 ore 17.48, sono cinquant'anni che i Papi conciliari e torme di vescovi con annessa pretaglia modernista stanno seminando zizzania e devastazione nella Chiesa. Rivolgiti a loro.

Anonimo ha detto...

non ragioniamo di lor, ma guarda e passa.

Sono d'accordissimo con te. E in effetti questa "malevolenza" è solo una tra le tante, che ovviamente non pubblico; troppe direi, se pensiamo che siamo in un contesto che si dice cristiano.

L'ho pescata nel mazzo e ho pensato di pubblicarla per offrire il quadro della situazione, già noto a molti di noi; ma forse non a tutti.