Quanto bisogno avremmo oggi di Oriana Fallaci, della verità purissima, ingenua, “quasi infantile”, delle sue parole. Come la Grecia, seviziata dal regime dell’eurofinanza avrebbe bisogno di Panagulis, l’Uomo, il poeta, il non politico.
Oriana èra fatta così, una toscanaccia dalla battuta corrosiva e dalla scorza durissima temprata negli anni della resistenza al sacro valore della libertà. Era dura eppure tenera, come certi frutti dalla scorza che rompe i denti ma ricolmi internamente di un siero che sapeva essere dolcissimo.
Non si scrivono pagine come quelle di Lettera a un bambino mai nato, se non si è donne e se non si è avvertito il nodo d’amore assoluto che permea ogni fibra di ogni madre. Eppure, madre non lo fu mai, fu figlia ed eroina accanto al suo Alekos il martire della resistenza greca che si oppose al regime dei colonnelli. Fu un amore travolgente, difficile, forse l’unico nella vita di Oriana. Per quell’amore, lei, per un po’ persino trascurò l’altra sua grande passione, il giornalismo e la scrittura, ma poi…la vita si prese la briga di portarglielo via l’amore.
Alessandro morirà in un equivoco “incidente” mentre indagava sulle collusioni fra il nuovo governo greco e il decaduto regime che l’aveva per cinque anni incarcerato. Con Panagulis se ne andava il grande amore che aveva fatto breccia nel suo cuore guerriero di donna. Oriana si rialzò anche da questa ferita dopo il dolore per la perdita del figlio di Alekos che teneva in grembo. Riprese a scrivere, febbrilmente, tra una sigaretta e l’altra. Frenetica, minuziosa come un orefice, ossessiva nel pesare ogni parola si gettò nel racconto della vita di Panagulis; fu così che nacque, Un uomo. Romanzo verità, epica avventura narrata con il cuore ancora aperto per la perdita dell’eroe. Un racconto poetico, forte, colmo della potenza del dovere gridato, pervaso da un bisogno di giustizia che si infrange contro lo scoglio della pavidità, del calcolo meschino, dell’umana debolezza, della protervia e violenza d’ogni potere. Come ogni visionario innamorato della verità Alekos fu un poeta solo e perciò morì solo.
Adoro questo scritto che mi pare una lettura irrinunciabile per ogni ragazzo, una lettura che educa alla gratuità e alla purezza dei valori. Anche Oriana era così, una donna che difese le donne senza essere una femminista, una donna che si tolse il velo davanti a Khomeini, la sacra guida spirituale dell’Iran teocratico, una donna che raccontò l’unicità delle femminilità esaltando il valore della maternità contro tutti i calcoli egoistici e i conformismi ipocriti di cui è pieno il mondo. Quel mondo che vide vacillare quando oramai vinta dal cancro, fu testimone dell’attentato alle torri gemelle. Si scagliò allora contro il nucleo oscuro dell’islam, ne denunciò i mortiferi risvolti, urlando la propria rabbia e il proprio orgoglio di donna d’occidente. E fu sola, amata e odiata divise il pubblico dei “mediocri”, dei meschinotti, in sostenitori del suo “ verbo” e in detrattori dello stesso. Ma fu sola, con l’incomprensione, la derisione, persino l’imbarazzo degli ex amici che giudicavano i sui scritti contro l’islam frutto di una mente debilitata dal male, sola come il Suo Alekos. Oggi, davanti all’ondata montante del terrorismo islamico, forse dovremmo chiederle scusa. Perché Oriana scrisse con la forza e i toni di una profetessa ferita che vedeva il sacro tempio della nostra civiltà violato da un retaggio primitivo di violenza che si faceva presente, che si faceva sangue e carne innocente. Ora la scrittrice Fiorentina conosciuta in tutto il mondo era pronta per morire. Spirito inquieto e perciò contraddittorio nel suo urlo di animale offeso, scevro da ogni sociologismo o calcolo opportuno, forse non comprese che dietro la morte di Panagulis c’era un regime, “c’era l’alta politica”del fiorentino Machiavelli. I Colonnelli greci qualche rapporto con la Cia l’avevano pur avuto. O forse semplicemente non volle vedere, perché vinta dal dolore, perché troppo innamorata del sogno di libertà incarnato dagli Stai Uniti. Allora, si prese solo ancora un po’ di tempo, lo chiese al padreterno e scrisse, scrisse, scrisse, Un cappello pieno di ciliegie, la storia plurisecolare della sua famiglia. Opera singolare, ricchissima, scritta mirabilmente con capitoli di una bellezza rara alternati ad altri più difficili, quasi Oriana non volesse mai apporre la parola fine, quasi in quel punto il sipario della vita calasse. E amò la vita, tanto da chiamare la morte, uno spreco, forse per questo negli ultimi mesi aprì il suo cuore a mons. Fisichella quasi a voler sfidare, per ultimo, il mistero di Dio.
Marco Luscia
[Fonte]
22 commenti:
Oriana Fallaci era anticlericale, e combatteva l'islam da posizioni "femministe" non a difesa dei valori cristiani. Visse in concubinato con Panagulis. Poi certo era contro l'aborto e forse, alla fine della sua vita, si avvicino' alla religione. Ma eviterei di farne un esempio per i veri cattolici.
@ Mic. Mi scuso per l'OT iniziale, ma la cosa mi sembra troppo importante. Ieri sera alle 19 ho acquistato in svendita il volume di Gianni Baget Bozzo "L'Anticristo" ( 2001 ). Lettura conclusa all'ora 1.30. Sono rimasto impressionato dalla assoluta coincidenza della sua analisi con il discorso fatto su questo blog, nonché dalla sua lucidità e sistematicità. Ci sono addirittura cinque capitoli ( per 45 pagine su 137 ) dedicati a Satana e alla sua azione nel mondo. Secondo B.B., che era stimatissimo dal Card. Siri, proprio la rimozione del Satanico ha reso scipito il sale dell'azione ecclesiale dopo il Concilio. BB ribadisce il ruolo sacrale della liturgia, incentrata sul dovere di adorazione verso Dio, molto più che sui suoi effetti sulla comunità e offre elementi profondi a favore del celibato dei preti e del no al sacerdozio femminile. Il concetto chiave è: se Il Satanico è rimosso, la Redenzione non ha senso. BB sottolinea che proprio nei Vangeli la presenza e azione di Satana, come pure l'incombere dell'Inferno è affermata con una chiarezza sconosciuta nell'Antico Testamento. BB cita come esemplare la figura del Curato d'Ars ( che B. XVI voleva proporre come figura ideale di parroco, trovando grandissime resistenze ).
Quanto detto non è senza relazioni con la figura di Oriana Fallaci.
Oriana da "toscanaccia" ( come Dante, Machiavelli, Michelangelo, Papini, Montanelli, Malaparte )era insieme molto intelligente e molto "terragna", vale a dire molto attenta alla concretezza delle cose; in più conosceva la immane presenza e potenza del Male per averlo visto e toccato con mano in tutto il mondo nel suo lavoro di reporter. ORIANA era buona ma NON ERA MELASSA BUONISTA; di quel buonismo in senso riduttivo che impedisce di fare analisi realistiche della situazione umana e confina in una specie di pseudofrancescanesimo bamboleggiante.
Da quanto ho letto il problema "abissale" che le impediva di aderire alla Chiesa come desiderava in ultimo era come da un Dio di bontà infinita potesse essere venuto fuori un universo dominato dalla legge della "mors tua, vita mea" anche solo per alimentarsi. Problema cruciale anche per il grande storico sistematico Arnold Tynbee, precursore di Huntington. La risposta poteva e può venire solo da una riflessione sul Peccato Originale come evento metastorico e sovracosmico, in cui è implicato il Principio angelico del Male, con effetti sull'intero cosmo; e anche su questo si esprime in modo estremamente chiaro Baget Bozzo.
RIC,
sono consapevole che non se ne possa fare un esempio cattolico; ma sono abituata ad apprezzare il coraggio l'intelligenza e la profondità, ovunque li trovo.
Credo la Fallaci troppo intelligente per essere definita "femminista" tout court" e di certo il femminismo non è il mio ideale. Anche se ne comprendo le ragioni reattive: ho vissuto gli anni 60, praticamente da adolescente, li ho anche subiti ma poi ho tratto le mie conclusioni.
Le cause di certe istanze reattive (non solo quelle femministe) andrebbero estirpate, perché sono le stesse che fanno dell'uomo non un vir, ma un macho o un bamboccione. Per non parlare della più generale svirilizzazione in ogni aspetto spirituale e sociale-antropologico che purtroppo caratterizza il nostro tempo.
Anzi a questo riguardo, pur condividendo la "sottomissione" - come ruolo femminile nel senso indicato dalla Miriano, che è quello paolino, ineludibile, credo che essa possa funzionare solo se nella coppia c'è un vir e non un esemplare purtroppo molto diffuso di quelli nominati sopra, che o esercitano un potere che "castra" l'altra metà oppure non smettono di cercare la mamma invece della compagna che gli sia simile e la compagna che non vuole trasformarsi in mamma di un eterno-infante, molto ha da soffrire pregare e "lavorare" su di sé e nell'accettare in modo sano e costruttivo (senza la grazia non è possibile) colui che la Provvidenza ha posto al suo fianco. Parlo in questi termini perché di casi simili ne conosco a dozzine...
Io, donna, la Fallaci la 'sento' molto vicina anche a certi aspetti ribelli del mio carattere che ho dominato in maniera diversa perché il Signore mi ha posto in una situazione diversa.
Questo quel che ne ho scritto in una precedente occasione:
Nella mia adolescenza e giovinezza ho letto tutti i libri di Oriana Fallaci, "Giornalista, Scrittore", come amava definirsi, ma pur sempre una donna. E questo diversi anni prima dell'ultimo periodo che ha caratterizzato la sua lotta civile e culturale nei confronti dell'Islam e i suoi ultimi scritti sul tema scottante ed attuale che oggi ci interpella con le terrificanti cronache dal M.O. e la recente strage di Parigi.
Ho sempre apprezzato di Oriana lo stile, l'anticonformismo intelligente e la sensibilità profonda, pur non essendo in sintonia con molte sue scelte determinate da diversi orientamenti. I libri più famosi nel mondo sono "Lettera a un bambino mai nato" e "Un uomo", ma ogni romanzo è stato tradotto in varie lingue e ha raggiunto tantissimi Paesi.
Ricordo in particolare "Intervista con la storia", di cui mi ha catturata l'interesse oggettivo del testo dato non soltanto dal calibro dei personaggi di cui riporta le risposte, quanto dalla pregnanza di queste, innescata dalle domande intelligenti e centrate. Mi è rimasto particolarmente impresso il colloquio con Armstrong, l'astronauta protagonista dello sbarco sulla luna, del quale deve dire: "questo è mio fratello": così si esprime e mi ha toccata il modo in cui descrive e riporta l'incontro nella sua ambientazione con annessi e connessi e il riconoscere nell'incontro con un "altro", fino ad un istante prima estraneo, affinità elettive profonde e sorprendenti.
http://costanzamiriano.com/2015/03/08/la-sottomissione/
Essere donna cattolica oggi è sempre più difficile, per le giovani è sempre più difficile trovare maritoe molti uomini preferiscono sposare straniere spesso nemmeno cattoliche. Che la Vergine Maria veglie su queste giovani timorate di Dio.
Molto comodo non pubblicare mai le obiezioni fondate alle vostre sviolinate di personaggi squallidi
Oriana non era certo un esempio di cattolicità, ma non era nemmeno un' atea militante chiusa in estremismi che sono sempre deleteri per ogni tipo di pensiero, lei leggeva i libri di Ratzinger, mai lo chiamò papa, ma li leggeva e si sentiva meglio, fosse vissuta un altro po' l'avrebbe difeso a spada tratta contro tutti e tutto; la si può amare o odiare, ma aveva il raro pregio di scrivere e dire quello che pensava cosa rarissima, anzi inconcepibile nel panorama giornalistico prono e di parte dell'Italietta provinciale e meschina, basta leggere i nostri giornalai strilloni di oggi.....era un Donna pregi e difetti, ma Donna vera, in occasione di questa festa ipocrita e commerciale di oggi, faccio un augurio a tutte le donne del mondo che soffrono, lottano, subiscono e reagiscono con forza e......mandano avanti il mondo, checché ne dicano i fabbricanti di menzogne e soprattutto sono donne a tutto tondo, 365 giorni l'anno, non solo l'8 marzo.Auguri a tutte le donne del blog, che mi paiono la maggioranza. Lupus et Agnus.
Sì Angelo,
succede perché occorrerebbe tempo ed energia, che vorrei spendere utilmente e non invano, per smontare le tue visuali filtrate da altrettanto squallidi pregiudizi.
C'è sempre del vero in quello che dici, ma cala con la pesantezza del maglio della tua di ideologia. Forse la Fallaci non ne era immune e i distinguo li faccio anch'io. Ma tutto ci trovo tranne che lo squallore.
Personalmente non ho mai amato la Fallaci come personaggio e trovo fuori luogo farne qui un panegirico apologetico della Fallace (come la chiamava Gianna Preda nel Borghese).
Un'atea cristiana (come amava definirsi);
un'antiamericana ai tempi del regime dei Colonnelli in Grecia, per poi diventare filoamericana tanto da andare a vivere a Manhattan;
una (bravissima, peraltro) scrittrice che infarcisce i suoi romanzi di parolacce e bestemmie.
Certamente, come dice Marco Lumia, bisogna "chiederle scusa".
Devono chiederle scusa tutti coloro che, a suo tempo, l'hanno ridicolizzata ed offesa per le sue dichiarazioni sulla prossima ventura invasione araba dell'Europa a mezzo del terrorismo islamico "ci butteranno giù il Duomo di Milano e noi zitti").
Deve chiederle scusa chi, nel suo libro "Risposta ad Oriana Fallaci" le dà della "cogliona".
Deve chiederle scusa quel tale rosso che scrive che la Fallaci, nei suoi romanzi, dice "stupidaggini" solo per "odio nei confronti dell'Islam".
Anche quello che la definisce "sgangherata" e preconizza sprezzantemente che i suoi scritti "tra 50 anni verranno guardati con lo stesso orrore con cui oggi si guarda il Mein Kampf" (?),
Tutti quelli che la definivano razzista, pazza, visionaria, populista o "un'anziana signora fissata coi musulmani".
Per non parlare dell'ineffabile personaggio che buttò fuori dalla finestra un Crocifisso chiamandolo "cadaverino nudo" il quale, addirittura, la querelò per ingiurie all'Islam.
Grazie Franco,
Bella e interessante sintesi.
E grazie anche a Lupus,
par i suoi commenti sempre sentiti equilibrati e condivisibili.
Grazie anche ad Ango,
che nonostante i supi 'graffi' non sempre commestibili non è mai banale e, spesso mi fa ridere di cuore con qualche icastica battuta anche se non è pubblicabile.
Graie anche a una nonna
nostra compagna di 'immersione' e non di fuga in questa temperie difficile che anche lei soffre e offre e condivide.
Grazie anche a RIC,
che anche oggi ha aperto le danze... per le sue segnalazioni sempre tempestive e preziose per alimentare le informazioni e le riflessioni e anche puntuali e stimolanti come quella di oggi.
Scusate i refusi e mi svusi anche Angelo, no Ango ;),
ma sto scrivendo dal cell.
Se ti riferivi a me, grazie a te.
Grazie a te, Mic, che dedichi tanto tempo ad un'attivita' cosi meritoria! Grazie a tutti coloro che con i propri interventi ci arricchiscono e ci fanno sentire meno soli nella lotta contro certi personaggi che, ne siamo certi, non prevalebunt.
@ Mic. Cara signora, non sono certo io quello a cui spetta assegnarle i compiti a casa; però ribadisco che sarei molto contento se lei prendesse visione di quel testo di Baget Bozzo.
Occorrono libri di quel livello per togliere al tradizionalismo ( io preferisco il termine "conservatorismo" ) la nomea di estetismo passatista, ovvero pizzi, merletti, genuflessioni, incenso, gregoriano e non molto di più.
Al centro della Tradizione ci sono MISTERI che non possono essere certo razionalisticamente dimostrati al cento per cento, trattandosi di realtà abissali; però occorre tenerli presenti come tali, cercando anche di avvicinarsi a una maggiore anche se non certo esauriente comprensione, secondo il canone "credo ut intelligam" e "intelligo ut credam". Mi riferisco a concetti come quello di Legge Naturale, di Comunione dei Santi ( con annessa Riparazione per gli altri, mirabilmente indicata da don Divo Barsotti ), di Consacrazione, di Paradiso, Purgatorio e Inferno, di esistenza e azione reale del Demonio. Il "ripareggiamento" di cui qui tanto si parla non può essere effettuato se si continua a dare per scontati elementi teologici che invece ai pongono diametralmente all'opposto rispetto agli schemi mentali su cui "lavora" la mente dei contemporanei, inabitati dal "politicamente corretto".
Un esempio fra tanti. Spesso si dà addosso a Von Balthasar accusandolo di aver dichiarato che l'Inferno è vuoto. No, il teologo di Lucerna affermava che di fatto sentiamo una antinomia fra l'idea di Dio come Amore Infinito e dannazione eterna; non possiamo abbracciare un facile origenismo ( "tutti salvi col sei politico!" ) né rimanere indifferenti di fronte a una specie di buco nero nell'opera di Dio; semplicemente, pur agendo con timore e tremore, ci riserviamo un angolino per la speranza ( un barlume e nulla più ) che in qualche modo Dio risolva questo terribile problema o che dall'altra parte ci sia data la possibilità di sciogliere l'antinomia.
In ogni caso, bisogna riconoscere a Von Balthasar il merito di aver affermato che l'INFERNO FA PROBLEMA, mentre il 99 per cento dei sacerdoti non ne parla nemmeno, abolendolo di fatto. Invece chi ne parla è Maria nelle sue apparizioni; e Baget Bozzo volle essere seppellito nel cimitero del paese in cui vive la veggente Angela Volpini, che da bambina ebbe visioni fra il 1947 e il 1956 in relazione al dogma dell'Assunzione corporea di Maria. Da lei si recò anche Pasolini, a cui dobbiamo il meraviglioso "Vangelo secondo Matteo". ( Vedasi materiale in rete e sito di Angela Volpini ).
Faccio presente che la rimozione di queste problematiche favorisce di fatto lo scivolamento verso un concetto di Chiesa ONG e lascia libero spazio alla propaganda ateistica, che sa benissimo trarre profitto dei problemi procurati da una teodicea evasiva, per non dire nulla.
In ogni caso, bisogna riconoscere a Von Balthasar il merito di aver affermato che l'INFERNO FA PROBLEMA
Certo che fa problema e fa anche paura... paura salutare che non basta ma che può essere l'inizio di un autentico timor di Dio (che non è paura ma il riconoscerne l'infinità Maestà e Signoria sulla propria persona e sull'intero Creato e oltre... ed è l'inizio della Sapienza donata).
Il problema è quando c'è chi fa leva SOLO sulla paura - e non sul realismo che sa far vedere anche la Giustizia e il libero arbitrio - nei confronti di spiriti deboli e psicologie fragili, che possono bloccarsi e rinchiudersi in un tragico rifiuto (anche se non sappiamo come il Signore alla fine possa raggiungerli). Ed è l'esatto contrario, ma gli effetti sono gli stessi, di chi sbandiera la Misericordia senza Giustizia...
Ora, tra l'aggiustare il tiro dell'approccio a seconda di chi si ha davanti e negare una realtà ce ne corre.
Non conosco così a fondo Von Balthasar da poterne discutere ora, pur avendo anni fa letto suoi testi che ho trovato edificanti e non mi pare mi abbiano sviata... Ma a volte succede quando ci sono le nostre pre-comprensioni che intervengono oppure si rimane in superficie...
Non saprei dirlo ora e non ne trovo il tempo (anche se i suoi testi sono lì nella mia biblioteca) perché mi sto dando altre priorità.
Se riuscirò a trovare il testo di Baget Bozzo approfitterò volentieri, soprattutto perché tempo fa avevo trovato in rete una sua pagina sulla Liturgia antica che mi aveva stupita e che devo aver pubblicato...
Non mi sbaglio di post indirizzandomi a Maria, bersaglio di certe tonache, di una certa tonaca, forse anche perchè donna.
In quel contesto le menzogne non fanno paura, le reiterate offese nemmeno, le giustificazioni non tengono in piedi perchè portare una tonaca non conferisce il diritto all`insulto ma dovrebbe al contrario obbligare al dovere di rispettare la persona, l`autocritica è proibita, delle scuse non se ne parla nemmeno, anzi, a chi con garbo presenta una semplice verità che avrebbe dovuto farlo riflettere, colui che si è illustrato nei giorni scorsi per avere pesantemente offeso mic, prende molto del suo tempo che sappiamo, perchè non si priva di ripeterlo, molto pieno per fare una bella galleria di link a questo blog... beh, il troppo storpia.
Sarebe tempo che se ne rendesse conto, se ne è capace.
Luisa, don Levi di Gualdo mettendo quei link che, nella sua deplorabile ostilità, dovrebbero servire a screditare mic e questo blog, in realtà non fa che dimostrare quanto le sue accuse siano senza fondamento.
Non lo nominate più questo don Levi. Lasciatelo alla deriva nella sua pseudoisola, naufrago direi.
Cara Luisa,
torno adesso dalla Santa messa e vedo il tuo messaggio.
Ti ringrazio, anche se avrei preferito non parlarne più, continuando ad affidare tutto al Signore e sempre sperando nel termine di questa contesa sempre più incresciosa anche per il fatto che io abbia fatto di tutto per non alimentarla dopo l'incipit perverso che non chiamava in causa soltanto me. E mal me n'è incorso, solo perché non mi è parso giusto che nessuno spendesse una parola nei confronti della Tradizione e della FSSPX.
Ebbene, combinazione vuole che, nel mettere in ordine alcune carte, poco fa mi sia venuta in mano una lettera ricevuta da padre Cavalcoli sul mio libro "La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il vaticano II".
Dunque la pubblico, inserendo di seguito anche quella di un altro sacerdote, che se ci legge ancora si riconosce, dalla quale tolgo, per rispetto della privacy, alcuni riferimenti personali.
Poiché le pagine di questo blog non escono da quell'alveo e non credo di usare un linguaggio diverso da quello dei miei maestri, dei quali è riconosciuta l'autorevolezza, mentre di alcuni conosco anche la carità sacerdotale oltre che la ricchezza di umanità nei miei confronti, credo che la mia conversione, sempre necessaria, non abbia nulla a che fare con questo impegno e i contenuti che veicola.
Personalmente avrei diversi argomenti da opporre a quelle sparate oltre che graffianti gratuitamente calunniose, sorprendenti anche per l'inspiegabile voltafaccia di un sacerdote che consideravo un interlocutore sapiente col quale poter costruire un confronto tanto utile quanto necessario di questi tempi. Ma evito di farlo perché ormai so bene che è fatica ed energia sprecata con chi usa una dialettica tanto abile quanto sofista, oltre che infarcita di espressioni volgari. Non scendo su quel terreno.
E' per questo che non parlo io. Ma lascio parlare due sacerdoti, uno dei quali cofirmatario dell'ultima sparata che mi loda e non mi stronca, anche se non manca di esprimere alcuni dei suoi soliti mantra sulla infallibilità del concilio (secondo lui presunta ed indiscutibile, quando sono decenni che molti interlocutori, compreso padre Lanzetta, hanno cercato di ragionarci invano: metterò l'interessante link ad un loro articolato carteggio) e sulla FSSPX. Mi rifiuto di parlare di "lefebvriani", che è un termine usato spregiativamente: Mons. Lefebvre non ha seguaci perché non ha cambiato un'acca della dottrina bimillenaria che ha ricevuto. Io non ho aderito formalmente alla Fraternità, ma non posso che riconoscerne la cattolicità, pur con alcuni distinguo tra le diverse "anime" che vi sono presenti, come del resto nell'intera galassia tradizionale.
Così scrive tra l'altro Mons. Livi nella sua lettera di commiato e presa di distanze da quella linea: ... "Tra le eresie o dottrine erronee formalmente condannate dalla Chiesa [cita il Denzincher e la Fides et ratio di Giovanni Paolo II] non mi risulta esserci il "lefebvrismo" o qualcosa di analogo. [...] ma finché tali posizioni non si configurano, non come mera mancanza di rispetto e di obbedienza ma come una vera e propria dottrina, e finché tale dottrina non è formalmente dichiarata eretica dalla Chiesa, non la si può equiparare - per esigenze di simmetria retorica - al modernismo. La critica teologica resta un legittimo e anche opportuno giudizio personale che necessariamente va presentato con il suo intrinseco carattere di mera ipotesi (carattere che compete ad ogni tesi teologica che aggiunga qualcosa a ciò che è dogma) e quindi non si può presentare come verità di fede senza disorientare i fedeli"...
In ogni caso, se si parla di "problemi dottrinali", si riconosce che è cambiata la dottrina e davvero allora è necessario stabilire cos'è cambiato e dunque anche dov'è la proclamata ma non dimostrata continuità...
Franco, proseguendo col suo OT, per la questione dell'inferno, le segnalo questa recente conferenza di padre Serafino Lanzetta
http://www.cafeteologico.it/dio-castiga/
@Franco....
scusate se continuo l'OT....
cito
"No, il teologo di Lucerna affermava che di fatto sentiamo una antinomia fra l'idea di Dio come Amore Infinito e dannazione eterna;"
è vero che Von Balthasar diceva più esattamente proprio come riporti tu; rimane che molti, me compreso, questa antinomia non la sentiamo proprio.
E' percepita come antinomia solo se si vogliono risolvere "problemi" soprannaturali con la mente umana e strumenti puramente umani, e logica umana.
Dio è amore infinito, ma la dannazione eterna ce la prepariamo da soli, nel caso.
Dio è e può essere al contempo amore infinito, perfezione assoluta e permettere la dannazione di alcuni (come scritto in più punti della S. Scrittura)...così come può essere Creatore, Salvatore e Redentore, così sarà anche Giudice.
Non dovrebbe essere così difficile da digerire, perchè è (sarebbe) tra le verità base della fede.
Certo che non possiamo abbracciare un facile origenismo ( "tutti salvi col sei politico!" ) ma la dannazione delle anime perdute eternamente è realtà dolorosa, ma non certo un "buco nero nell'opera di Dio"...quello è un buco nero nella vita disgraziata del rifiuto, nel libero arbitrio, di Dio da parte dell'uomo libero, non certo una diminutio di Dio.
Dio ha molti attributi, che non sono pura filosofia nominalistica, ma i Suoi stessi Nomi esprimono Sue Qualità, tra cui c'è anche Giustizia e nulla di immondo potrà stare al Suo cospetto...
A volte forse dimentichiamo la Sua perfezione assoluta.
ecco perchè in Apocalisse, sono detti beati coloro che hanno lavato le loro vesti, le vesti della loro anima, nel Sangue dell'Agnello e hanno cambiato vita e si sono santificati. L'àncora di salvezza in Cristo ce l'ha offerta, ma per chi rifiuta coscientemente e pertinacemente, sono riservati i luoghi infernali.
Per cui anche se non piace a Von Balthasar, l'inferno non fa affatto problema....anche se è triste, ma tanto Dio ha creato, ha salvato, ha donato, ha fatto, e tanto alcuni uomini, parecchi a quanto è dato di intendere, ci andranno di buona lena...e sarà ridicolo darne colpa a Dio.
@ Franco bis
Al di là del fatto che film tratti dai testi sacri a mio avviso sono sempre insufficienti, perchè spesso non in grado di mostrare tutti i sensi e soprasensi della S. Scrittura, già per i limiti del mezzo cinema,
la cosa si fa più pesante quando a girarli è un non credente o un + o - marxista iconoclasta.
Il testo sacro non è un plot, una sceneggiatura da tagliuzzare in sede di decoupage.
Poi Mi dissocio dal "Vangelo secondo Matteo" di Pasolini per 2 motivi:
_non vi colgo nessun afflato soprannaturale;
_mi vengono in mente le scene orribili girate da PPP per Rogopag e 'la ricotta' sullo stesso scenario, in cui PPP fu giustamente condannato per vilipendio della religione.
cfr
http://it.wikipedia.org/wiki/Ro.Go.Pa.G.
http://www.pasolini.net/cinema_ricotta.htm
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