Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 8 febbraio 2017

Islam e schiavismo. Agostino Nobile

Le ricerche storiche sulla tratta degli schiavi nel mondo musulmano sono numerose, ma dagli anni settanta dello scorso secolo, su esplicita richiesta delle monarchie arabe, i governanti europei iniziarono a divulgare, a partire dai testi scolastici, una storia dell'islam edulcorata. Tra i principali sostenitori di questi accordi troviamo il cancelliere tedesco Helmut Schmidt e Valéry Giscard d'Estaing, che si oppose strenuamente alla proposta d'inserire nella Costituzione europea i riferimenti alle radici giudaico-cristiane. In un incontro al Cairo del 1996, l'ex presidente della Convenzione europea e massone, fu più che chiaro “Spero che i docenti [arabi e europei] si incontrino per scrivere insieme i loro manuali di storia”. In poco più di trent'anni, le cose si sono capovolte: lo schiavismo e il razzismo non appartengono all'islam, ma solo all'occidente cristiano.

L’apostolo Paolo afferma “Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo” (Efesini, 6:5). Lo schiavismo è stato presente in tutte le culture di sempre, per secoli costituiva la struttura economica delle società, ma nel mondo cristiano lo schiavo, o servo, aveva i suoi diritti e veniva rispettato insieme alla sua famiglia, perché san Paolo non lo considerava umanamente inferiore: “Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”  (Galati 3,28).  Nel Medioevo, i secoli della Cristianità, lo schiavismo era pressoché inesistente. Le tratte iniziarono con le monarchie del Regno Unito dopo lo scisma con la Chiesa di Roma ed ebbero una crescita esponenziale con l'Illuminismo. Il padre della tolleranza Voltaire e il suo mentore inglese Locke investirono nelle tratte degli schiavi.

Come ripetiamo da anni, è deviante giudicare una dottrina attraverso i comportamenti dei suoi seguaci senza prendere in considerazione gli scritti, le parole e gli atti dei fondatori. Nel mondo abbiamo cristiani che vivono come comunisti, buddisti, musulmani, ecc.., così come i musulmani che vivono come cristiani, comunisti, ecc... Questi non rappresentano la dottrina a cui dichiarano di appartenere. I fedeli autentici cercano di imitare il loro maestro, profeta, ideologo o saggio che sia. Se poi si tratta di una religione come l'islam, che legifera su tutti gli aspetti della vita e promette il paradiso ai combattenti della jihad, la fede può diventare fanatismo violento.

Nessuno tra gli storici, nemmeno i più critici, hanno accusato Gesù di avere avuto schiavi, né tanto meno, concubine. Mentre gli scritti musulmani, compresi i testi sacri dell'islam, evidenziano certi aspetti troppo spesso ignorati nei nostri testi di storia. Lo storico Al-Tabari calcolò che Maometto sposò in totale quindici donne e tutte le concubine erano sue schiave. Tra gli Hadith troviamo: “Nella guerra di Banu Mustalik, dopo la vittoria, i fedeli chiesero al profeta il permesso di abusare le donne dei soldati sconfitti. Maometto acconsentì, ammonendoli di non ingravidarle perché difficile da vendere come schiave” (Buhari I vol. 13 / Muslim, hadith 1438). Corano: “O Profeta, ti abbiamo reso lecite le spose alle quali hai versato il dono nuziale, le schiave che possiedi che Allah ti ha dato dal bottino” (Sura 33:50).  Abu `Abdullah Muhammad Al-Waqidi, autorevole biografo di Maometto della fine del IX secolo, stima che il profeta fu coinvolto personalmente in 19 delle 26 battaglie. Lo storico riporta il consiglio bellico di Maometto ai suoi seguaci: “Gareggiate con me in fretta per invadere la Siria, forse avrete le figlie di Al Asfar” (Al-Waqidi 1966:144).

Per pigrizia riporto alcuni passi pubblicati nei siti che conosco per la loro affidabilità e che, comunque, confermano quanto ho già letto nelle ricerche di autorevoli storici.
Gli studiosi che si occupano delle tratte degli schiavi stimano che le deportazioni operate  dagli occidentali (i quali compravano la “merce” dai musulmani e dagli africani che facevano schiavi le tribù rivali) sono tra i 10 e 12milioni di esseri umani. Dalla fondazione dell'islam al secolo scorso gli arabi hanno reso schiavi 15-18 milioni di africani. Se sommiamo un 80% di perdite lungo il tragitto, la cifra si aggira ai 75 milioni complessivi, cui vanno aggiunti milioni di uomini, uomini e bambini massacrati durante le razzie. Le stime raggiungono una cifra superiore ai 100-120 milioni di persone in dodici-tredici secoli.

Nella maggior parte dei casi l’acquisto veniva effettuato in territorio sub-sahariano, costringendo gli schiavi a una marcia di oltre 1.000 km. I viaggi in condizioni atmosferiche a dir poco terrificanti, la scarsità d’acqua e di cibo, uccisero un numero enorme di schiavi. Lo storico Henry Drummond, in Slavery in Africa, pubblicato nel 1889, scrive: 
“Prima è stato giustamente detto che, se un viaggiatore dovesse perdere la strada che porta dall’Africa Equatoriale alle città dove gli schiavi vengono venduti, potrebbe ritrovarla facilmente grazie agli scheletri dei negri che la pavimentano”. Erano sufficienti poche decine di cacciatori di schiavi bene armati, per catturare centinaia di indigeni nudi e spaventati. Drummond, testimone oculare, scrive: Le genti con le lunghe vesti bianche e con il turbante (gli Arabi) erano state lì con il loro capo, chiamato Tippu Tib. All’inizio era giunto per commerciare, poi aveva iniziato a rubare e a portare via le donne. Chiunque si opponeva veniva fatto a pezzi o abbattuto con le armi da fuoco, e la maggior parte della popolazione fuggì quindi nella foresta. Gli Arabi rimasero lì in forze fino a che rimase qualche chance di cacciare e catturare i fuggitivi. Tutto ciò che non potevano usare lo distrussero o lo diedero alle fiamme. In breve, il villaggio fu raso al suolo. Poi gli Arabi andarono via. I fuggitivi ritornarono a ciò che rimaneva delle loro case e provarono a ricostruirle e rimettere in sesto le coltivazioni. Dopo tre mesi, le orde di Tippu Tib apparvero di nuovo, e si verificarono le stesse scene. Dopo altri tre mesi, ci fu un altro attacco. Tutto il paese dei Baneki fu afflitto dalla carestia e dalle peggiori miserie. In Africa, i risultati della carestia erano il più delle volte terribili epidemie, in particolar modo di vaiolo. Mi è stato detto che alcuni sono riusciti a fuggire verso ovest, ma solo un numero insignificante rispetto alle migliaia – potrei dire milioni – che trovai qui nel corso della mia prima visita”.
A questi sorprusi si aggiungono le castrazioni. Per lo storico Jan Hogendorn in The Hideous Trade. Economic Aspects of the ‘Manufacture’ and Sale of Eunuchs, la percentuale di sopravvivenza dopo l’asportazione di pene e scroto su bambini fra i 7 e i 12 anni era del 10%. Scrive Jan Hogendorn: “I mercanti Turchi, erano disposti a pagare l'equivalenza di 250-300 dollari per ciascun eunuco in Borno (nord-est dell’attuale Nigeria) in un periodo in cui il prezzo locale per un giovane schiavo non sembra andasse oltre i 20 dollari”.

L'economia degli arabi, turchi e dei musulmani nord africani per alcuni secoli era basata sul mercato degli schiavi bianchi, tant'è che le incursioni in Europa, soprattutto nel bacino mediterraneo, si sono protratte fino agli anni '30 del secolo scorso. Nello stesso periodo in Turchia erano ancora presenti gli harem. Per avere un'idea di questa istituzione, ricordiamo che nel XVII secolo l'harem del visir turco Kara Mustafá contava oltre 1500 concubine e schiave, 700 guardiani eunuchi africani, oltre a numerosissimi servi e segretari. Tra parentesi diciamo che Mustafá finì la pacchia quando fu sconfitto dal re polacco Jan Sobieski nella battaglia di Vienna. Al sultano Mehmet IV la cosa non andò giù, lo fece giustiziare e si fece inviare la sua testa in una valigia di velluto.

J.W. Brodman, in Ransoming Captives in Crusader Spain: The Order of Merced on the Christian-Islamic Frontier (1986), scrive che nell’attacco a Tessalonica del 903, i capi Arabi si spartirono o vendettero come schiavi 22.000 cristiani. Il Sultano Al Arsalan devastò la Georgia e l’Armenia nel 1064 e massacrò gli abitanti, i sopravvissuti furono ridotti in schiavitù. Il Califfo Almoade Yaqub al-Mansur conquistato Lisbona nel 1189, schiavizzò 3.000 donne e bambini. La stessa fine fecero gli abitanti delle terre europeee conquistate, da Bisanzio alla penisola iberica dalla Sicilia alla Russia. Ma le stesse devastazioni e la stessa fine fecero i popoli persiani, indiani, buddisti e indù. Dal 1002 al 1015, in tre spedizioni i musulmani rifornirono i mercati orientali con oltre 800.000 schiavi.

Tra il 1530 e il 1780, durante l'impero Ottomano, i cristiani ridotti in schiavitù, principalmente italiani e del sud Europa, sono stimabili in 1-1,25 milioni. Nel 1535 gli schiavi di Tunisi e Tripoli erano circa 22.000. Nel 1544 a Ischia vennero fatti circa 7.000 schiavi, nel 1554 a Vieste circa 6.000. Nel 1619 ad Algeri erano presenti più di 50.000 schiavi, 120.000 incluse le città di Tunisi, Tripoli e Fez. Nel 1627 vennero assalite alcune località islandesi (si pure lì) con la cattura di circa 400 schiavi. Ancora nel 1810, tra Tunisi e Tripoli erano presenti più di 2.000 schiavi, e nel 1816 ad Algeri erano 1.642. La vittoria cristiana di Lepanto (1571) portò alla liberazione di un numero tra 12.000-15.000 cristiani incatenati alle galee ottomane. Gli attacchi avevano talmente terrorizzato gli abitanti delle coste italiane che fino a pochi anni fa era un vezzo esclamare “mamma li turchi!”.

Solo grazie alla colonizzazione europea si è potuto fermare lo schiavismo in Africa, anche se in alcuni paesi come il Sudan e, in altre forme, in Arabia Saudita, quest'aberrazione sopravvive tutt'oggi. Mentre noi ballavamo il rock and roll e vedevamo nascere i Beatles, in questi paesi ballavano la danza macabra e frustavano gli schiavi. La tratta degli schiavi a Zanzibar, sede di smistamento, è continuata fino al 1964. In Arabia Saudita (centro del culto islamico) nel 1962, ma oggi viene adottata una formula molto simile che chiamano kafala. La monarchia saudita, come le monarchie dei piccoli stati della penisola araba, hanno un alto tasso di giovani autoctoni “disoccupati” (non dimentichiamo che per l'arabo il lavoro non nobilita), i quali, grazie alle immense ricchezze petrolifere, vengono “salariati” attraverso sussidi statali che permette loro una vita da figli di papà.

Gli immigrati, quasi tutti provenienti dai paesi asiatici musulmani, indù e cristiani come le Filippine, risolvono la mancanza di manodopera con salari irrisori. L'assenza di una legislazione che tuteli i lavoratori può rendere la vita dei migranti un incubo. I contratti di lavoro durano mediamente due anni, ma dato che i loro documenti vengono ritirati al loro arrivo dai padroni di turno, accade spesso che restino senza salario per anni, senza poter uscire dal paese. Tra i non pochi casi, la Human Rights Watch ha rilevato il trattamento riservato a Kusuma Nandia, una donna dello Sri Lanka che è stata costretta a lavorare per 17 anni, con soprusi di tutti i generi, senza poter avere contatti col mondo esterno e con la famiglia. Alcune situazioni sono talmente oppressive che non mancano i suicidi o i padroni ammazzati. I migranti che subiscono vessazioni disumane non hanno protezioni legali. Non essendo contemplato lo stato di diritto ma la sharia (non esistono avvocati difensori, solo l'accusa), quando per disperazione i lavoratori non arabi, sia musulmani che di altre fedi, uccidono i loro “datori di lavoro”, vengono decollati pubblicamente.

Quello descritto costituisce solo l'1% della storia dello schiavismo islamico. Migliaia di fatti non li conosceremo mai, ma sappiamo che lo schiavismo è permesso da Allah, dal Corano e dal suo profeta. Se i contestatori di Trump conoscono le bufale sulle crociate e l'Inquisizione, molto probabilmente ignorano la storia dello schiavismo islamico, ma siamo certi che dentro le sacre mura vaticane ne sono a conoscenza. Le mura Leonine sono state costruite durante il pontificato di Leone IV tra l'848 e 852 a protezione del Colle Vaticano e della Basilica di san Pietro dai musulmani che l'avevano saccheggiata per la seconda volta nell'agosto dell'846. Un sogno che i musulmani jihadisti di oggi non hanno abbandonato, invocando come ossessi che il Vaticano cadrà nelle loro mani.

Anche i nostri governi e a Bruxelles conoscono la storia dell'islam, altrimenti non avrebbero motivo di aprire le porte dell'Europa, pagando vitto e alloggio ai “poveri fratelli musulmani”. Qualcuno dice che i tempi sono cambiati, ma il Corano è sempre lo stesso, e lo sarà finché esisterà l'islam. A meno che – invece di chiedere perdono - si cominci a dire la verità ai nostri figli e agli stessi musulmani.

Agostino Nobile
Autore di: “Quello che i cattolici devono sapere – Almeno per evitare una fine ridicola” e “Anticristo Superstar” (Edizioni Segno). [vedi]

8 commenti:

Rr ha detto...

Non erano solo gli Arabi a commerciare in schiavi...

Silente ha detto...

Da un testo di Gilberto Oneto, su "i Quaderni Padani" (anno V, n. 22/23, marzo-giugno 1999) relativo a un convegno, sempre promosso dalla rivista, titolato: Europa Islam: 13 secoli di affronto:
“Per lunghi secoli, una larga porzione dei popoli musulmani ha avuto la sua maggiore industria e la sua più sicura fonte di reddito nella rapina e nel saccheggio delle navi e delle coste europee, nella sistematica predazione delle terre dei kâfirûna e nello sfruttamento del lavoro coatto di masse enormi di “infedeli” fatti prigionieri”. E ancora: “Durante il più che millenario svolgersi della “guerra santa”, milioni di persone sono state uccise o rese schiave costituendo il vero motore produttivo e la sola vera forza lavoro in società altrimenti poco propense al lavoro manuale e molto più portate al commercio ozioso e truffaldino del frutto delle fatiche di altri”.


Anonimo ha detto...

Stamattina il Papa ha detto che pure Santa Giuseppina Bakita era una migrante. Santità veramente era una schiava. Era stata rapita da mercanti arabi di schiavi, sa quei pacifici e buoni musulmani che lei dice che ci dobbiamo raccattare a frotte? Lo sa cosa le hanno fatto?114 tagli di coltello lungo il corpo: “Mi pareva di morire ad ogni momento… Immersa in un lago di sangue, fui portata sul giaciglio, ove per più ore non seppi nulla di me… Per più di un mese [distesa] sulla stuoia… senza una pezzuola con cui asciugare l’acqua che continuamente usciva dalle piaghe semiaperte per il sale”.
Sa chi l'ha salvata? Un cristiano, pure ricco: l'agente consolare italiano, Callisto Legnami. Dieci anni di orrori e umiliazioni si chiudevano. E, per la prima volta, Bakhita indossa un vestito.
Callisto Legnani voleva renderle la libertà: questo diplomatico già in precedenza aveva comprato bambini schiavi per restituirli alle loro famiglie. Nel caso di Bakhita ciò non fu possibile per la distanza del villaggio di origine dalla capitale e per il vuoto di memoria della bambina riguardo ai nomi del proprio villaggio e dei propri familiari. Nella casa del console Bakhita visse serenamente per due anni lavorando con gli altri domestici senza essere più considerata una schiava. Venne in Italia per il buon cuore del console e di un suo amico nella casa del quale fu assunta e trattata bene prima di farsi suora.
(Giusi su Fb)

Aloisius ha detto...

Islamofobi!
La verità crea muri! Non si dice.
Se vi legge la Boldrini vi manda la Digos, le vostre fonti storiche sono finalizzate a frenare le riforme di Francesco, evidentemente fomentate dal cardknale Burke e da ambienti ultraconsefvatori. Ma tanto siete pochissimi.

Il papa ci insegna, invece, a ringraziare "i fratelli mussulmani", che tanto ci amano, ci apprezzano, ci rispettano e sono perseguitati nel mondo, fin dai tempi delle Crociate.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/papa_francesco_migranti_musulmani_birmania_myanmar_udienza_chiesa_persecuzioni_cristiani-2246342.html
"Francesco si schiera a fianco dei «fratelli migranti mussulmani"

Anonimo ha detto...

Il ribaltamento delle responsabilità non è solo di origine europea. Negli USA, durante i "mitici" anni '60, certi movimenti di "liberazione" dei neri propugnavano la "conversione" all'islam come atto di rigetto della cultura bianca. Pensiamo a Malcolm X e a Cassius Clay. Ovviamente i bianchi in USA, come ben sappiamo, avevano veramente gravi responsabilità, e anche se lo schiavismo era stato abolito dopo la Guerra Civile, rimaneva la discriminazione, ancora codificata anche nelle leggi degli stati. Ma rigettare la cultura dei compratori per abbracciare quella dei mercanti è veramente demenziale.

--
Fabrizio Giudici

Cesare Baronio ha detto...

Ma l'Ordine dei Mercedari aveva come scopo quello di occuparsi dei migranti o piuttosto di riscattare i cristiani fatti schiavi dai maomettani?

Rr ha detto...

Tutte le volte che apre bocca, omissisi dimostra la sua ENORME ignoranza. Del resto è noto che nelle Americhe o si frequentano scuole private, o si resta a digiuno dei fondamentali.

La storia dello schiavismo in USA e' dall'inizio degli anni '60, talmente manipolata ad uso politico, che non stupisce che molti Negri siano mussulmani.

Rr ha detto...

OT in parte:
Una nota società demoscopia di Londra ha chiesto noi giorni scorsi a10.10.000 soggetti, cittadini di 10 paesi UE, tra cui anche l'Italia, se fossero d'accordo a proibire l'immigrazione dai paesi a maggioranza mussulmana, similmente a come vuole fare Trump. Sorpresa, sorpresa ( per loro): in media il 57% dei partecipanti ha detto SI, con punte del 72% in Polonia e minimi del 47% in Spagna. In NESSUN paese la percentuale di chi è contrario al "ban" ha superato il 32%.
I risultati sono stati accolti e commentati con amarezza dai sondaggisti.
Forse, se vivessero in certi quartieri di Londra, invece che negli elganti sobborghi, non sarebbero ne' sorpresi, ne' amareggiati.