L'Altare della Patria custodisce la salma del milite ignoto, scelta da una madre ad Aquileia per rappresentare i tanti caduti senza nome che hanno dato la loro vita per l'Italia. Tutte cose perdute, nell’Italia di oggi? Non permettiamolo, perché rischiano di divenirlo dove l’onore è un difetto, dove difendere la propria terra è razzismo. E dove la propaganda vuole togliere dai nostri cuori e dalle nostre menti, l’identità. Chi siamo. L'incubo peggiore dell'ideologia dominante finora, è che l’italiano ricordi chi è. Che il Piave torni a mormorare.
« Certo che, Giulia mia, questa nostra stupenda e grande patria, questa nostra materna terra italiana, ha in sé iniziative e energie meravigliose. Certo che la sua specialità è quella di vincere, continuamente, se stessa: questo è il suo durissimo sforzo nella storia.
Adesso, dopo quella grande guerra, dopo quella terribile prova, la prima grande prova, veramente, in tutta la sua storia; dopo Caporetto e dopo la fine, adesso essa risolve la tremenda crisi che ebbe, con la risurrezione dell'idea di Patria: l'idea di Patria che ha subito nella crisi mortale del dopo-guerra una eclissi, che aveva subito la sua crisi, la sua peggiore crisi, si risolleva.
Questo Morto che stamane portano a seppellire agli occhi di tutta Roma e di tutti gli italiani, questo Morto segna la fine della grande e triste crisi che seguì alla guerra. A poco a poco questa vecchia gente si è ripresa, è rientrata nel cerchio della sua coscienza storica, ha ripreso i termini della sua vita storica, e ha ripreso tutta la mentalità e tutta l'idealità della sua anima così antica e così nuova.
E' sempre questione di spirito, è sempre questione di anima, Giulia mia, e a questa vecchia gente, la coscienza è così profondamente assettata e accertata, che non può essere mai spenta. Può oscurarsi, può eclissarsi come si eclissano gli astri, ma non può spegnersi. Preghiamo sempre, Giulia mia. E ti amo, ti bacio e sono con te, sempre». (Giuseppe Capograssi*)
*Giurista studioso del peronalismo cattolico, 4.XI.1921. Nei Pensieri a Giulia, Bompiani 2007, un grande diario nel solco della tradizione diaristica tra Otto e Novecento. Gli autori amati e più spesso citati da Capograssi sono Agostino, Dante, Pascal, Leopardi, Amiel, Kierkegaard. La pagina di Capograssi regge il confronto con la pagina dello Zibaldone. Quanto al contenuto, nei Pensieri si svolge da foglietto in foglietto il messaggio quotidiano di un uomo che celebra l' ordo amoris. C'è dello "stilnovo" in quest'opera che si distingue tra tanta letteratura d'amore moderna e contemporanea per una ricchezza, attinta anche al sentimento religioso.)
*Giurista studioso del peronalismo cattolico, 4.XI.1921. Nei Pensieri a Giulia, Bompiani 2007, un grande diario nel solco della tradizione diaristica tra Otto e Novecento. Gli autori amati e più spesso citati da Capograssi sono Agostino, Dante, Pascal, Leopardi, Amiel, Kierkegaard. La pagina di Capograssi regge il confronto con la pagina dello Zibaldone. Quanto al contenuto, nei Pensieri si svolge da foglietto in foglietto il messaggio quotidiano di un uomo che celebra l' ordo amoris. C'è dello "stilnovo" in quest'opera che si distingue tra tanta letteratura d'amore moderna e contemporanea per una ricchezza, attinta anche al sentimento religioso.)
40 commenti:
I cento anni dalla fine della Grande Guerra, ma l'anniversario è stato snobbato per imbarazzo. Un dibattito sul Corsera e un siparietto imbarazzante alla Camera lo dimostrano. E' la cultura antitaliana che non aiuta a comprendere il sacrificio dei nostri soldati. Provarci è indispensabile, cominciando dall'epopea struggente del milite ignoto e il suo significato Cristologico.
http://www.lanuovabq.it/it/grande-guerra-la-vittoria-nascosta-risplende-in-cristo
Anche in questa occasione Mattarella ci ha appena ricordato che è contro il populismo e dobbiamo metterci a 90 gradi... per portare avanti il totalitarismo che ci impone questa finta Europa di facciata. L'obiettivo è obbligare gli stati membri a cedere la totale sovranità. Così come deciso dai tecnocrati mondialisti.
E' passato chi ha voluto! purtroppo!!
https://www.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=LAtsJgq5Bsk&fbclid=IwAR0zWLJUj3OBKSMcFgXfAcP-vYmnw0vifzz-XVzNuvZ1_g_tPgdASxNeKI4&app=desktop#menu
Spot Forze Armate - Stato Maggiore della Difesa
Enea era un migrante. Ma anche Attila.
A. Bagnai
"Invece l’Italia, che per molti altro non è che una novella Jugoslavia, una nazione inesistente formata da popoli diversi senza nemmeno una storia comune, reagì. E dimostrò al mondo già allora quanto sia sempre stata qualcosa di diverso. E che se fosse davvero la nazione inventata che molti tentano di distruggere, forse sarebbe morta già in quel dicembre del 1917.Viva l’Italia che reagì, viva l’Italia che ancora spera"
(di Stelio Fergola)
Nemmeno un titolo sulla Vittoria (a parte Mattarella che sul Corriere ci ammorba per la centottantesima volta in 3 anni con il fatto che l’amor di patria non è nazionalismo estremo, tanto per non farsi mancare mai l’ossessione di dover sempre parlare indirettamente di fascismo), mi auguro che nel pomeriggio qualcosa succeda, ma non sono ottimista. Oggi sono 100 anni dal momento in cui – qualcuno ha scritto – l’Italia non si spezzò, ma risorse e vinse una Guerra che – in pochi lo ricordano – ha sempre dominato. Ovviamente patendo gli stenti di quel conflitto: poche conquiste e tanti sacrifici.
....Viva l’Italia che reagì, viva l’Italia che ancora spera. Sono le 8:38 e da un treno sulla via di ritorno per Roma è tutto. Di titoli ancora nulla. Ma è obbligatorio continuare, nel nostro piccolo, a fare diversamente. Tutti i giorni. Ogni mattino fino alla sera.
http://www.oltrelalinea.news/2018/11/04/auguri-italia-che-reagisti-e-vincesti/
Se tu verrai quassù fra le rocce,
dove fui sotterrato,
troverai uno spiazzo di stelle alpine
bagnate del mio sangue.
Una piccola croce è scolpita nel masso;
in mezzo alle stelle ora cresce l'erba;
sotto l'erba io dormo tranquillo.
Cogli, cogli una stella alpina:
essa ti ricorderà il nostro amore.
E baciala, e nascondila poi nel seno.
E quando sarai sola in casa,
e pregherai di cuore per me,
il mio spirito ti aleggerà intorno:
io e la stella saremo con te.
(Traduzione libera di Chino Ermacora del coro degli Alpini: Stelutis alpinis)
Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio.
L'esercito marciava per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto delle amate sponde
sommesso a lieve il tripudiar dell'onde;
era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"
Ma in una notte trista si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorìo de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero.
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame:
volea sfogare tutte le sue brame... vedeva il piano aprico,
di lassù voleva ancora
sfamarsi e tripudare come allora...
"No" disse il Piave. "No!" dissero i fanti,
"Mai più il nemico faccia un passo avanti!"
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l'onde...
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro và, straniero!"
E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento,
e la Vittoria sciolse l'ali al vento. Fu sacro il patto antico:
fra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'impiccatore.
Sicure l'Alpi... libere le sponde...
E tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi,
la pace non trovò nè oppressi nè stranieri.
Altro glorioso baluardo fu il Monte Grappa:
Monte Grappa, tu sei la mia patria,
sovra te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende,
i fratelli che a guardia vi stan.
Contro a te già s'infranse il nemico,
che all'Italia tendeva lo sguardo:
non si passa un cotal baluardo,
affidato agli italici cuor.
Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.
Le tue cime fur sempre vietate,
per il pie' dell'odiato straniero,
dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che pugnando più volte tentò.
Quale candida neve che al verno
ti ricopre di splendido ammanto,
tu sei puro ed invitto col vanto
che il nemico non lasci passar.
O montagna, per noi tu sei sacra;
giù di lì scenderanno le schiere
che irrompenti, a spiegate bandiere,
l'invasore dovranno scacciar.
Ed i giorni del nostro servaggio
che scontammo mordendo nel freno,
in un forte avvenire sereno
noi ben presto vedremo mutar.»
DIFESA CATTOLICA DEL IV NOVEMBRE
Oggi che è il centenario della Vittoria leggo molti scritti di nostalgia verso l'Impero Austro-Ungarico da parte di molti Cattolici tradizionalisti. Ritengo ciò un grave errore. Io, pur essendo Cattolico di stampo tradizionale non mi sento affatto rappresentato dall'Impero Austro-Ungarico; casomai potrei esserlo dal Sacro Romano Impero, e c'è una bella differenza. L'Impero Austro-Ungarico del XIX secolo e degli albori del XX non fu più un Impero sovranazionale ma un'entità a stretta caratterizzazione slavo-tedesca (a parte l'elemento Ungherese che faceva storia a sé) che in particolare in Istria e Dalmazia sottopose i nostri compatrioti, assieme alla "croateria austriacante", a un’obbrobriosa persecuzione documentata da un immenso martirologio (del quale ebbi modo di documentarmi approfonditamente per la scrittura de "Il carattere Italiano della Venezia Giulia e della Dalmazia", scritto assieme all'amico Valentino Quintana). E, dispiace dirlo, una delle classi peggiori, dotata di crassa ignoranza e spocchiosa alterigia, fu proprio il clero croato, che sottopose l'elemento Italiano a vessazioni d'ogni genere. Mi dispiace ma tra il prete croato e il Dalmata patriota dell’epoca (foss’anche garibaldino o mazziniano), io, da Cattolico Italiano, preferisco quest'ultimo.
Inoltre voler sparare sempre a zero sul Re Soldato mi sembra decisamente una caduta di stile. A sentir tutti sembra che V.E. III sia stato il peggior uomo del mondo: i comunisti gli sparano per un motivo, i demoliberali per un altro, i fascisti repubblicani per un altro, i cattolici austriacanti per un altro ancora.
Allora lo difendo io: il Re Soldato, che i miei avi conobbero, non fu affatto peggiore di tanti altri (compreso Francesco Giuseppe, che mostrò spesso una notevole ottusità di governo), amava sinceramente la Patria e fece di tutto per servirla al meglio, prendendo sicuramente anche grosse cantonate; tuttavia di personaggi storici peggiori, anche in Austria, ce ne furono decisamente parecchi.
E poi, il fronte Cattolico sarebbe stato costituito dall’Impero Austro-Ungarico di Francesco Giuseppe (prescindiamo dalla santità personale di Carlo I, che è indiscutibile), dall’Impero Tedesco Guglielmino e dall’Impero Turco Mussulmano? Ma, tra l’altro, non si contesta a Francesco I di Francia di essersi alleato con gli islamici al tempo di Carlo V? O forse l’Austria del XX secolo poteva farlo portandoci i turchi in casa (ricordiamo che l’Austria portò truppe turche islamiche proprio sul suolo Italiano) e la Francia del XVI secolo no?
In conclusione il 4 Novembre è una festa imprescindibile per il concetto stesso di Italianità.
Vittorio Vetrano su Fb
Mattarella condanna la Grande Guerra e auspica la fine dell’Italia come Stato nazionale per farci fagocitare dall’Unione Europea. Noi diciamo: Viva la Festa dell’unità d’Italia! Viva la Festa delle Forze Armate! Viva l’Italia!
Cari amici, nella ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale o Grande Guerra, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha condannato la guerra costata la vita a circa 650.000 italiani oltre a un milione di feriti, sostenendo: "Lo scoppio della guerra nel 1914 sancì in misura fallimentare l'incapacità delle classi dirigenti europee di allora di comporre aspirazioni e interessi in modo pacifico anziché cedere alle lusinghe di un nazionalismo aggressivo". Mattarella ha condannato il nazionalismo sostenendo che “oggi possiamo dirlo con ancora maggior forza: l'amor di Patria non coincide con l'estremismo nazionalista".
Mattarella ha soprattutto sostenuto la tesi secondo cui l’Italia come Stato nazionale deve scomparire per aderire a un’Unione Europea che assorbirà ogni sovranità: "Nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale. Ne uscirebbe emarginato e perdente. Soprattutto i giovani lo hanno compreso". "Le democrazie hanno bisogno di un ordine internazionale che assicuri cooperazione e pace, altrimenti la forza dei loro stessi presupposti etici, a partire dall' inviolabilità dei diritti umani, rischia di diventare fragile di fronte all'esaltazione del potere statuale sulla persona e sulle comunità". "L'Europa si è consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche legate alle necessarie, faticose decisioni comuni nell'ambito degli organismi dell'Unione Europea".
Cari amici, io non la penso come il Presidente Mattarella. Il centenario della Grande Guerra è innanzitutto il giorno in cui tutti gli italiani devono tributare un omaggio a tutti coloro che hanno donato la loro vita per completare l’unità nazionale. Così come è il giorno in cui festeggiamo le nostre Forze Armate, che insieme alle Forze dell’Ordine, sono l’argine estremo che tutela lo Stato nazionale e lo Stato di diritto. È il giorno in cui tutti gli italiani devono stringersi all’Italia e difenderla dalla follia suicida di chi vorrebbe la sua fine come Stato nazionale per essere fagocitata dalla dittatura dell’Unione Europea governata dai banchieri e dai burocrati, nel contesto del Nuovo Ordine Mondiale, elogiato da Mattarella, assoggettato alla grande finanza speculativa globalizzata. Dico con grande chiarezza a Mattarella che come italiano non mi sento rappresentato da un Capo di Stato che, tradendo il mandato costituzionale, anziché difendere l’Italia promuove la morte dell’Italia e la sua annessione a un organismo sovranazionale, che chiameranno Stati Uniti d’Europa, e che altro non sarà che un protettorato tedesco nel cui contesto l’Italia si ridurrà ad essere una colonia da sfruttare. Viva la Festa dell’unità d’Italia! Viva la Festa delle Forze Armate! Viva l’Italia!
Magdi Cristiano Allam
Ci voleva proprio uno straniero naturalizzato da noi per gridare forte "Viva l'Italia", in faccia ad un Presidente che vuole svenderci al potere finanziario - massonico globalizzato, tra l'altro anche nemico della nostra civiltà cristiana; ce ne vuole di coraggio per far questo agli italiani, fratelli suoi. Il nostro essere di veri italiani si ribella e grida contro queste follie globaliste Mattarella, con tutto il rispetto che merit la carica che Lei ricopre, Lei on ci rappresenta più, non è il più capo degli italiani, assomiglia piuttosto ad un "grand commis" dell'élites massonica europea a dell'Onu, ma gli italiani nella stragrande maggioranza non sono d'accordo con Lei, non la seguono oggi e non La seguiranno domani. Cominci a farsene un'idea, signor Presidente, Lei non può dettare l'agenda politica ad un governo espressione del popolo italiano, lo dice la Costituzine stessa, quella Costituzione che, finché governavano le sinistre, Benigni diceva essere la più bella del mondo; ed ora che facciamo, la calpestiamo? va bene soltanto quando governano le sinistre ?
E' l'Età del Tradimento.
Il tg1 delle 20 ha ricordato il Centenario della "firma dell'armistizio" col quale è terminata la Grande Guerra. Capito? L'armistizio: vocabolo neutro o neutralizzante. Giorgino non ha specificato affatto chi ha firmato quell'armistizio. Villa Giusti come Cassibile. Vincere o perdere conta poco. Ma è chiaro che, nell'attuale congiuntura socio-politica, sarebbe stato sconveniente, per certi ambienti, parlare di Vittoria.
Servizio più dignitoso, tutto sommato, da Radio3 Rai: ampie rievocazioni storiche, con repliche di radio-documemtari d'epoca, lettura di pagine di scrittori italiani che hanno scritto della Grande Guerra: Lussu in particolare.
L'ottusità dei cattolici "tradizionalisti" prigionieri del "mito asburgico" [I].
Giuste osservazioni quelle di Vittorio Vetrano su Fb e di Magdi Allam.
Se Mic me lo permette, vorrei aggiungere qualcosa a quello che ha detto Vetrano.
--I croati in particolare, per tutto l'Ottocento, sottoposero a vessazioni e persecuzioni l'elemento italiano, ricorrendo anche alla violenza per mandarlo via. I preti croati in particolare erano tra i peggiori persecutori. Si deve ricordare il vescovo Strossmayer, croato, uno dei nemici del dogma dell'infallibilità proclamato dal Vat. I, che accettò vicino alla morte, ferocemente avverso agli italiani. Auspicava un aumento di stranieri nella Curia romana, per sottrarla al dominio degli italiani, diceva. Sotto l'Austria, nei tribunali croati, gli stenografi scrivevano i cognomi italiani "croatizzandoli", mettendogli la finale in -ic per dimostrare (imbrogliando) che lì italiani non ce n'erano, obbligando le autorità austriache ad intervenire. Ci sono due volumi fondamentali sul tema: Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Le Lettere, Firenze, 2004 e ID., [stesso titolo] 1914-1924, 2007 pp. 332 e pp. 474). Toscano a suo tempo ha pubblicato un documento, la seduta di un consiglio della Corona austriaco, da lui scovato, nel quale, dopo il 1866, Francesco Giuseppe ordinava misure contro l'elemento italiano nella monarchia a favore degli slavi (cito a memoria, lo pubblicò sulla Nuova Antologia, nel 1957, mi pare).
-- Circa l'idealizzazione dell'Austria asburgica, i cui meriti (passati) in sede storica nessuno vuole negare. Credo si fondi anche sull'ignoranza dei fatti storici. Francesco Giuseppe non accettò il dogma dell'infallibilità proclamato dal Vat. I, mi sembra non abbia fatto pubblicare i decreti del Concilio. L'ira di Pio IX fu notevole. Ancor maggiore l'ira di Roma quando la "cattolicissima Austria" ammise il matrimonio civile e ridusse notevolmente la presenza del clero nell'istruzione. Ad inizio 900 il regime giuridico matrimoniale concedeva notevole indipendenza patrimoniale alla moglie, ponendola su di un piano di uguaglianza con il marito.
Circa l'inizio della I gm, i tradizionalisti non sanno far altro che ripetere il mantra del complotto massonico. Sono fesserie. Se si studia bene si vede che i nazionalismi furono in realtà lo strumento di ci si servirono tre imperi immersi in una complessa lotta europea. Quello tedesco aggiungeva lo scontro mondiale con l'impero britannico. Si trattava del dominio dei Balcani, dove da decenni ci si stava dividendo le spoglie del decadente impero turco. La lotta era tra impero austroungarico e russo soprattutto, con appoggio tedesco al primo, preoccupati i tedeschi del pazzesco sviluppo industriale russo, con forte affulsso di capitali stranieri. I russi stavano lavorando attivamente per costruirsi un'industria pesante moderna in grado di armare come si deve un moderno esercito di cento divisioni! E'chiaro che i tedeschi non ci dormivano la notte. Solo che il gioco del "rischio calcolato" da parte di queste potenze imperiali ad un certo punto sfuggì di mano, provocando la catastrofe che sappiamo.
PP
«Le nostre tradizioni, il nostro popolo, le nostre radici: queste affermazioni mi spaventano». Michela Murgia, scrittrice e autrice di quel "fascistometro" che da giorni fa scompisciare mezza Italia, oggi se ne esce con questa puntualizzazione per la quale va ringraziata. Sì, perché ci consente di affermare, senza più essere tacciati di complottismo, che il nemico giurato del progressismo odierno è l'identità. Lorsignori, ormai lo ammettono apertamente, lavorano infatti per spogliare di ogni elemento identitario - le tradizioni, le radici, financo il sesso, da rimpiazzare con infiniti e provvisori generi - quei popoli che vogliono ridurre a masse informi e ciecamente obbedienti. Morale della favola, ormai basta recitare un Padre nostro, per passare per picchiatori fascistoidi pronti all'azione. Davvero farebbe ridere, se non facesse piangere.
Giuliano Guzzo
L'ottusità dei cattolici "tradizionalisti" prigionieri del "mito asburgico"[II]
-- Un'altra causa indiretta ma non meno efficace dello scoppio della I gm fu l'annessione austriaca della Bosnia nel 1908. Le grandi potenze, soprattutto l'Inghilterra e la Francia, tenevano in vita l'impero ottomano, definito il "malato d'Europa", da decenni. Già negli anni Settanta dell'Ottocento ci fu una famosa campagna invernale russa che travolse le difese turche e giunse a pochi km da Costantinopoli. Ma le Potenze convocarono nel 1878 un Congresso a Berlino, dopo aver costretto i russi a far marcia indietro (cito a memoria). La Bosnia era da qualche tempo un protettorato austriaco sotto formale sovranità turca. La Russia non voleva che l'Austria se la ammettesse, essa appoggiava la spinta serba verso il mare e una Grande Serbia. Gli austriaci invece nel 1908 procedettero all'annessione con l'appoggio tedesco. I tedeschi minacciarono di guerra la Russia se si fosse opposta. I russi, reduci dei disastri del 1905, dovettero ingoiare il rospo. Però se la legarono al dito e sostennero l'irredentismo dei serbi di Bosnia, che portò all'attentato di Serajevo, nel '14.
Quando l'Austria decise di dare una lezione militare alla troppo aggressiva Serbia, le intenzioni erano di dar vita ad un conflitto balcanico limitato. D'accordo con i tedeschi prepararono un demenziale ultimatum alla Serbia, il 23 luglio, senza informare preventivamente l'Italia del contenuto, ultimatum che metteva la Serbia con le spalle al muro, in modo da provocare la guerra. Fu un comportamento sleale nei confronti dell'Italia, che violava gli accordi e lo spirito della Triplice. Di fronte all'ultimatum i russi mobilitarono per difendere la Serbia. Ma qui è il punto, dove la situazione cominciò a sfuggire di mano: il ministro degli esteri russo Sazonov, suggerì improvvisamente di mutare una mobilitazione parziale in una generale, cosa sproporzionata al problema serbo. E lo zar accettò. Ma una mobilitazione russa generale non poteva essere accettata dalla Germania, che a sua volta inviò un ultimatum alla Russia mobilitando a sua volta. Cominciò così a mettersi in moto il meccanismo infernale che in pochi giorni avrebbe portato alla guerra europea. E qui subentrarono anche le peculiari concezioni tedesche. Per i tedeschi la mobilitazione era già l'inizio della guerra, non ne era una semplice fase preparatoria. Si sentivano accerchiati dall'alleanza russo-francese e pensavano di poter battere le due nazioni separatamente, operando con una superiore velocità d'impiego del loro formidabile esercito.
La massonissima repubblcia francese avevano stretto il patto con la Russia autocratica, dove la massoneria era da decenni fuori legge, perché voleva riprendersi l'Alsazia e la Lorena, perse nel 1870. L'incastro era diabolico...Ma il motivo nazionalistico era una pedina nel più ampio "gran gioco" imperiale delle grandi potenze, la vera origine del conflitto.
PP
L'ottusità dei "tradizionalisti" cattolici prigionieri del "mito asburgico" [iii]
--Forse qualche piccolo contingente turco fu portato sul fronte italiano dagli austriaci. la componente musulmana nell'imperial-regio esercito era in genere rappresentata dalle unità bosniache, tra le migliori e tra le più accanite contro di noi, forse anche per motivi religiosi, anche se non tutti i bosniaci erano musulmani.
Ma ci si può chiedere: come mai i turchi erano alleati degli imperi centrali? La colpa era dei tedeschi. Di nuovo il gran gioco imperiale. Nella loro lotta contro gli inglesi, i tedeschi estesero la loro influenza sulla Turchia, con prestiti e istruttori militari iniziando la costruzione di una ferrovia, costituente il prolungamento dello Orient Express. Doveva collegare Costantinopoli a Bagdad. E perché mai? Perché da qualche anno era stato trovato il petrolio in Mesopotamia, provincia turca, l'odierno Iraq, i cui guai cominciarono allora. L'Inghilterra non aveva perso tempo. Il petrolio diventò materiale strategico quando la Royal Navy cominciò a sostituire la nafta al carbone nei motori delle sue navi da guerra. L'Inghilterra fu presa di sorpresa dalla crisi dell'Agosto del 14 ma non mancò di coinvolgere subito la Turchia nella guerra, mandando presto un corpo di spedizione in Mesopotamia, appunto, aprendo una campagna che sarebbe durata 4 anni e che alla fine avrebbe fatto crollare la Turchia, attaccata dagli inglesi anche in Palestina. Ma al petrolio aspiravano anche i tedeschi. Con la famosa ferrovia volevano inserirsi verticalmente in un'ampia zona orizzontale, che andava da Suez all'Asia centrale, sotto controllo inglese. Nel periodo in cui l'Italia era ancora neutrale, i tedeschi mandarono una spedizione "scientifica" diretta dal celebre Frobenius in Eritrea, allora nostra colonia, chiedendo il passaggio verso il Sudan. Lo scopo era quello di incitare le tribù musulmane alla rivolta contro gli inglesi, che controllavano Sudan ed Egitto a protezione di Suez. Ma i carabinieri italiani bloccarono e rispedirono indietro tutta la spedizione.
Cosa avrebbero avuto in premio i turchi, se gli Imperi Centrali aavessero vinto la guerra? Bisognerebbe controllare. Sicuramente ampi compensi nel Caucaso e nel Mar Nero contro la Russia. I turchi presero l'offensiva nel Caucaso ma subirono batoste memorabili dai russi.
I quali furono aiutati da contingenti più o meno regolari di armeni, la cui terra era dominata dai turchi. Ciò costituì poi il pretesto per il susseguente genocidio turco degli armeni...
Certo, studiando la storia, alla fine viene la depressione, non è vero? Si vivrebbe forse meglio senza sapere niente? Forse. Ma il passato ce l'hai dentro, ti piaccia o no e comunque ti salta addosso quando meno te l'aspetti. L'incoltura odierna, fellona e traditrice, respinge appunto i concetti stessi di tradizione, popolo, radici. Lo fa per ignoranza, in primo luogo, ma anche per esser coerente con il modo di vivere che propugna, all'insegna dell'edonismo più nichilista che si sia mai visto. Bisogna conoscere la storia, per sapere, perché sapere è bello e per sapere da dove veniamo e da dove vengono i nostri nemici, per prepararsi alla battaglia...
PP
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Spot Forze Armate - Stato Maggiore della Difesa
Professore, grazie.
La storia oggi è eretica, riporta solo, gonfiandole, le parti che tornano utili all'ideologia che ha rispecchiato e rispecchia la famosa'egemonia culturale' che da sinistra è entrata nei caveau delle banche.
Bisognerebbe ripulire tutti i libri di storia, in particolare nell'istruzione elementare, superiore, universitaria. E poi questa invasione femminile con la storia delle conserve alimentari, nei libri di storia delle medie, la trovo risibile e falsa perchè, per far posto alle conserve, deve ridurre i fatti storici essenziali,necessari per comprendere la concatenazione degli eventi di un periodo, questo per dar posto a questa finzione delle pari opportunità che, al tempo presente, produce solo fornicazione precoce obbligatoria con conseguente martirio femminile.
Quindi si ritorni ai fatti che determinano la storia. Un tempo esisteva l'economia domestica, rintroduciamola dunque, per maschi e femmine, tutti ormai rigorosamente single ed al 99% incapaci di pelare una patata e di lavare i piatti.
Grazie, scusi le divagazioni, ma infine danno anch'esse uno spaccato del decadimento presente.
RADIO 3: anche oggi... "noi siamo l'europa!"... "l'europa c'è"... Ma.. quale europa, l'europa di Junker, delle agevolazioni fiscali alle multinazionali? O quella della Francia che detiene il franco coloniale... o la BCE che decide in perfetta autonomia cosa fare, come se non ci fosse (ma forse non c'è davvero...) un parlamento europeo eletto dagli europei? O l'europa con mille sistemi fiscali diversi...
...[Affinchè la Corte possa esercitare la propria giurisdizione è sufficiente un deferimento da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Invece ‘in virtù’ di questa procedura, per Assad le richieste di incriminazione sono arrivate eccome. Sì, le accuse non sono però arrivate contro ISIS bensì contro Assad che attualmente costituisce l’ultimo baluardo contro i terroristi. Precisamente l’accusa contro Assad è stata firmata nel 2015 da 55 stati.
Non c’è altro da aggiungere, aspettiamo ora di leggere queste cose sulla nostra stampa e sui nostri media nazionali ma sono probabilmente sono troppo occupati a far i gufi su Salvini e di Maio, per occuparsene….]
riassumerei così: dal giornale turco Yeni Şafak apprendiamo che gli statunitensi avrebbero fornito armi a Isis in cambio di oro e manufatti depredati nei siti storici siriani ed iracheni; tuttavia non è certo se l’intera linea di comando USA fosse al corrente di questi traffici. Ma ricordiamo che anche Ankara ha lucrato per un lungo periodo del petrolio dell’ISIS (vedi video CNN ”Turkey s secret jihadi smuggling route“) mentre i jihadisti di ISIS feriti venivano curati negli ospedali turchi (vedi Turkish government of ‘protecting ISIL and al-Nusra militants); il giornalista turco Kadri Gürsel (poi incarcerato) aveva descritto a suo tempo la frontiera turca come “un’autostrada jihadista a doppio senso di circolazione”.
http://www.xamici.org/n/ISIS.htm
https://disquisendo.wordpress.com/2018/10/31/3457800/
La scienza a servizio del caos
@ 10,04
I jihadisti feriti venivano (vengono?) curati anche negli ospedali dell'Entità Occupante della Palestina
http://www.trevisotoday.it/attualita/alpini-lettera-mattarella-4-novembre-treviso.html
La soluzione contro il nazionalismo è il dialogo. Questo è quello in cui crede Mattarella.
La solita polemica e la solita voce fuori dal coro. L’Ue non è disposta al dialogo, ma solo a dominare sull’Italia e sulle sue risorse economiche. Ma c’è qualcuno che ancora crede nelle “favole.”
Mattarella si oppone alla linea dura. Bisogna parlare: è questo il suo credo. Ma quanti hanno ascoltato le esigenze della nostra Nazione? Quanti sono stati disposti a collaborare?
Non vi sarà mai in Italia un governo che non sia di sinistra, o indirettamente condizionato dalla sinistra, finché questo governo non faccia piazza pulita - in crescendo di importanza - nei vertici delle forze armate, nei vertici dei maggiori quotidiani e delle più importanti case editrici, in alcuni settori della magistratura, nella RAI.
Ovvero, finché questo governo non avrà l'ardire di scardinare l'immensa impalcatura del piano Gramsci e di dare voce alla stragrande maggioranza degli italiani. Quelli veri.
Se un governo riuscisse in tale ciclopica quanto benemerita e necessarissima opera, vedreste come si depurerebbe e si desinistrizzerebbe di corsa pure il clero... Alla velocità della luce, loro... Sono sempre i più veloci a inseguire il vincitore.
Finché tutto questo non accade... vi può essere qualche miglioramento o piccolo cambiamento, ma a condizionare il cervello degli italiani e a muovere le leve del potere, saranno sempre i sinistri. E i preti progressisti.
Per ottenere questo supremo imprescindibile fine, sarebbe necessario che i politici non di sinistra appoggiassero gli intellettuali non di sinistra e si servissero di loro per cambiare il pensiero dominante degli italiani.
Ovvero, proprio ciò che nessun governo non di sinistra ha fatto mai.
Mai. (MV)
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/lantifascismo-dei-cretini/
Impeccabile analisi storica, purtroppo dallo scontro-incontro degli imperi centrali e dei maneggi british,fu lì che incominciò il lento suicidio dell'Occidente, come acutamente avvertito da Spengler nel suo libro che, pur per le 600 pagine, dovrebbe essere testo obbligatorio delle scuole superiori, per quanto riguarda l'Italia dopo la caduta dell'impero romano, è sempre stata un giocattolo nelle mani dei potentati vari dell'Europa, e tuttora lo è.
Ho già suggerito alte volte, per chi di voi legge l’Inglese due opere storiche secondo me imprescindibili per capire il03ima, il durante ed il0oi della Frande Guerra:
The Anglo-American Establishment” di Carroll Quigley, che si può scaricare gratis dal web in formato pdf, ma del quale esite una recente traduzione, per chi si fida,
- “Hidden Histori: The Secret Origins of the First World War”, di Docherty and MacGregor, anche questo facilmente reperibile in rete, per es. su Amazon..
Ed inoltre, un po’ più “ mainstream media”: “The Sleepwalkers. How Europe Went to War in 1914”, di C.Clark.
Da amante della storia,ma non storica o storiografa di professione, e senza alcuna “vis polemica”: a me risulta che lo sviluppo industriale della Russia zarista fu sostenuto e portato avanti da capitali tedeschi (Prussia prima, II Reich poi): da tecnologia e tecnici ( ingegneri) tedeschi. Ci fu un tale influsso ed influenza tedesca sull’economia, finanza, industria, scienza e cultura russa, che tutt’ora se un Russo danaroso si ammala, va farsi curare in Germania. Non solo, ma molti campioni russi di varie specialità Olimpiche sono seguiti, se han infortuni, da medici tedeschi scelti dalle rispettive federazioni, che, di solito, rappresentano l’ultimo e definitivo parere.
La Germania non aveva alcun motivo economico di far Guerra alal Russia, fu l’Austria altre inarceal dentro. In realtà fu l’Impero britannico, coadiuvato dai Francesi, a tentar di tutto per scatenare un conflitto che fermasse, se possibile per sempre, la crescente potenza industriale tedesca. Sapete che il “Made in...” fu creato in Inghilterra per far sapere al pubblico quali merci NON fossero tedesche, perché ormai che i sudditi si Sua Maestà compravano libri, porcellane, stoffe, tecnologia dalla Germania perché i prodotti tedeschi erano, ed in parte lo sono ancor oggi, di qualità nettamente superiore ? Per non citare la superiorità delle università tedesche nello studio della Chimica e della Medicina, per cui gli stessi studenti inglesi dimOxford e Cambridge non vedevano l’ora di recarsi a Berlino, Heidelberg, Koenigsberg, e via discorrendo ?
Infine: l’Impero asburgico aveva già iniziato ad attuare politiche anticlericali , quindi anticattoliche, fin dall’Iluminismo, sotto il regno si Giacomo II, che sia approprio’ di tenute, terre, monasteri e proprietà ecclesiastiche in modo considerevole. Se non ci fosse stata la Rivoluzione francese e Napoleone, l’ Austria sarebbe diventata secolarizzata verosimilmente un secolo prima di quanto accaduto, più o meno come gli Stati tedeschi Luterani, quelli scandinavi e la stessa UK.
E a proposito di Napoleone: l’ Austria ebbe in grazioso regalo da lui Venezia ed i suoi possedimenti “ de terra e de mar”, che si tenne, mentre tutti i sovrani d’Europa, piccoli e grandi, defraudati da Napoleone, riottennero i loro territori e le loro corone.
Rr
La leggenda del Piave l'ho imparata in quinta elementare e da allora non l'ho mai dimenticata. I canti della grande guerra ci trasmettevano profondi valori umani e spirituali.
Postille.
-Irina: Prego. Lei dice bene sulla necessità di ripulire i libri di storia. Non so come siano adesso ma me li immagino. Quasi 30 anni fa chiesi ad alcuni studenti di mostrarmi i loro libri di storia del liceo. Rimasi allibito: non c'era una data, una battaglia, un trattato, un'analisi che cercasse di ricostruire con precisione i fatti storici. Erano tutte formulette marxiste, schede, secondo lo schema della "forma storica di produzione": da quella antica a quella medievale a quella moderna etc. Poi abbiamo avuto la storiografia "femminista", che doveva far riscoprie il ruolo avuto dalle donne nella storia...Forse anche per questo i giovani non vogliono saperne della storia, se questi sono i libri di testo...
--Sulla I gm. La presenza del capitalismo tedesco in Russia non escludeva i finanziamenti francesi. E'vero che la Germania non aveva motivi economici per attaccare la Russia. C'erano però le ragioni militari, che diventarono prevalenti. Forse si trascura di analizzare l'importanza del fattore militare nella storia, oggi. Dopo la grave crisi del 1905, se la Russia fosse riuscita a sviluppare tutta la sua potenza, sviluppando un esercito numeroso e modernamente armato, sarebbero stati guai, per i tedeschi. Questo non significa che la Germania volesse la guerra con la Russia, nel 14. La guerra come poi è scoppiata non la voleva nessuno. Però la mobilitazione generale russa (sproporzionata alla situazione) attivò presso i tedeschi un meccanismo che fatalmente portava alla guerra europea, per via del Piano Schlieffen. Per come erano strutturate le alleanze e le forze militari, un confronto militare con la Russia, legata da un patto di mutuo intervento con la Francia, al quale si era aggiunta ma dall'esterno la GB, comportava per i tedeschi la necessità di colpire immediatamente un avversario prima dell'altro, anticipando. Comportava la necessità: così come avevano i tedeschi concepito la loro "necessità". Commisero una serie di errori: 1. abbandonarono la politica di Bismarck, secondo la quale bisognava essere sempre amici della Russia, in modo da non avere due fronti Si isolarono, i loro alleati erano il decrepito impero a-u e l'Italia: due palle al piede, in realtà. 2. Si misero a sfidare la GB, potenza egemone, in tutto il mondo. Più ancora della potenza commerciale, gli inglesi erano preoccupati dello sviluppo della marina da guerra tedesca, che aspirava a contendere agli inglesi il dominio degli oceani. Ma non avevano la capacità di costruire una grande marina, quantitativamente, avendo nello stesso tempo da spendere per il poderoso esercito che avevano e che rappresentava la loro vera forza. 3. Diversi loro piani si rivelarono un errore, non riuscirono: dal piano Schlieffen alla ferrovia Berlino-Bagdad, cosiddetta, per giungere alle fonti di petrolio irakene al posto degli inglesi, grazie ai turchi. Gli inglesi, dominando i mari, riuscirono ad alimentare la campagna in Mesopotamia sino alla vittora e alla fine distrussero l'impero ottomano. I tedeschi potevano far poco per sostenere i turchi in Irak. C'era la tendenza a sopravvalutarsi, a fidare troppo nell'invincibilità del proprio esercito. Per me, e non solo per me, l'errore più grave fu quello di non aver aperto sinceri negoziati di pace all'inizio del 18, dopo il crollo russo: a Est avevano vinto la guerra, inglesi e francesi erano alle corde, l'Italia si stava leccando le ferite di Caporetto: bastava saper agire razionalmente. Anche l'imperatore austriaco, il giovane CArlo, si rivelò di modesta personalità, anche lui preso ad un certo punto dal desiderio di vincere su tutti i fronti. Sembra che prima della fallimentare battaglia del Solstizio contro di noi si fosse fatto coniare le medaglie commemorative per l'ingresso vittorioso a Vicenza o a Milano.
PP
I falsari della storia: come hanno tradito il IV novembre
(di Marcello Veneziani)
"Dopo un anno di commemorazioni masochiste per auto-mortificarci, arrivò finalmente il giorno in cui siamo costretti a ricordarci della Vittoria e del suo centenario. Eccolo, il 4 novembre, anzi il IV novembre, la giornata della Patria. Ma avrete già sentito come viene trasformato quell’anniversario nel Racconto Ufficiale fatto da presidenti, ministri, media e professori: la Vittoria sparisce, la Nazione pure, alla Patria solo un timido sbuffo di cipria e dei caduti se ne parla come povere vittime del nazionalismo e dei loro capi. Il resto sarà tutta una celebrazione della pace, dell’Europa, dell’umanità col sottinteso che eroi e vittime di guerra sono caduti invano, per una sanguinosa illusione.
La memoria della Grande Guerra viene esattamente rovesciata: diventa la celebrazione dell’Europa e la mortificazione delle nazioni identificate nei nazionalismi. Ma la verità storica dice esattamente il contrario: la Prima guerra mondiale fu il funerale dell’Europa e il trionfo dell’Italia, pur mutilato.
Da quel conflitto l’Europa uscì infatti sfasciata e indebolita, non fu più il centro del mondo, perse gli Imperi Centrali che ne erano la spina dorsale, il mondo cominciò a dividersi tra l’Ovest americano e l’Est comunista, schiacciando l’Europa nel mezzo o relegandola a periferia. Nacque da quel conflitto il comunismo e poi la reazione ad esso, nacque la frustrazione tedesca che portò al nazismo, nacque il fascismo. Con la Seconda guerra mondiale, il tramonto dell’Europa avviato dalla prima raggiunse il suo epilogo. Gli occhi dell’ideologia pacifista non vogliono vedere la realtà tragica e gloriosa di quell’evento.
Invece, sul piano nazionale, la Prima Guerra mondiale consacrò l’Italia, per la prima volta uscita vincitrice da un conflitto, al rango di nazione e patria comune. Il Risorgimento era stato un’impresa di pochi, voluta da pochi, rispetto a una popolazione contadina, cattolica, soprattutto meridionale, in buona parte non partecipe se non refrattaria al processo unitario. Fu la Prima Guerra Mondiale a sancire nel sangue e nel dolore la comune appartenenza all’Italia. Quando dicono che la Prima Guerra Mondiale fu per noi la conquista di Trento e di Trieste, si rimpicciolisce – con tutto il rispetto per le terre irredente – la portata e il significato del Conflitto. No, in quella occasione per la prima volta, un popolo intero si sentì nazione, si scoprì patria.
La leva obbligatoria, l’educazione nazionale seppure a tappe forzate, il sentimento di appartenenza tramite i propri ragazzi al fronte, portarono per la prima volta a sentirsi veramente italiani le genti del nord insieme alle genti del sud; i borghesi e i proletari, gli intellettuali e i contadini. Sarebbe ipocrita negare che molti di loro furono riluttanti e la Prima guerra mondiale fu voluta anch’essa – come il Risorgimento – da una minoranza. Forse la Grande Guerra ebbe meno consenso popolare della Seconda guerra mondiale, che almeno inizialmente godette di fervore e adesione degli italiani. Ma l’effetto che produsse la Vittoria fu il rafforzarsi del legame nazionale. La sua consacrazione avvenne con la proclamazione della Vittoria, il ritorno dei combattenti e reduci, il ricordo dei caduti, la salma del Milite Ignoto. E la consacrazione dell’Altare della Patria a lui, al Soldato italiano senza nome. Fu in quel passaggio, da Monumento funebre al Re Vittorio Emanuele II ad Altare per il Milite Ignoto, il vero passaggio da un Regno a una Nazione, un Popolo.
Perciò quando si parla di IV novembre si deve ricordare insieme al sacrificio di tanti soldati, al dolore delle loro famiglie, anche l’orgoglio di dirsi italiani, pagato col sangue; la fierezza di un sentimento di appartenenza nazionale.
Dove finisce invece nella retorica ufficiale l’amor patrio? Sparisce, per far posto alla parola umanità che almeno in questo caso è fuori luogo, è storicamente falsa e bugiarda, comunque fuori posto.
Segue
Ma non solo. Si prosegue nell’autoflagellazione. Abbiamo visto nei giorni scorsi nei tg di Stato, che il ministro/la ministra della difesa ha ricordato in una speciale cerimonia apposita non i 650 mila caduti italiani ma qualche centinaio di caduti ebrei italiani nella Prima guerra mondiale. Per poi dire: loro erano caduti per l’Italia e l’Italia poi li ripagò con le leggi razziali. Insomma tutti i discorsi servono per portare sempre là, alla nostra Autoflagellazione quotidiana. Senza considerare che gli ebrei si consideravano ed erano considerati italiani a pieno titolo, che gli ebrei – per esempio – a Trieste, furono ferventi patrioti e anche nazionalisti; e molti di loro diventarono pure fascisti.
E comunque non si possono ricordare in modo speciale solo alcune centinaia di caduti di fronte a centinaia di migliaia di caduti… Ma questo è funzionale per far slittare l’amor patrio nell’antifascismo. Pura propaganda ideologica, pura distorsione. E se si parla dei soldati della Prima guerra mondiale la preferenza va verso i disertori non verso gli eroi, verso chi fu ucciso perché non voleva combattere (proposito umano che merita pietà, non ammirazione) e non verso chi ha dato volontariamente la sua vita alla patria. Siamo rimasti eredi di Caporetto più che di Vittorio Veneto, siamo fermi a Cadorna, non siamo arrivati a Diaz.
Per questo è necessario ricordare che il IV novembre fu il battesimo di una nazione antica in epoca moderna, fu la conversione di un’identità plurale in una patria comune, di un sentimento unitario e di una lingua gloriosa e plurisecolare in nazione. L’Italia disegnata dalla geografia finalmente combaciò con l’Italia disegnata dalla storia. Un grande evento di fondazione. Per questo dobbiamo onorare senza se e senza ma i caduti, la Vittoria e la nascita di un popolo che si scoprì nazione".
Marcello Veneziani
Ottimo articolo di Marcello Veneziani.
Si parva licet... vorrei aggiungere qualche ulteriore riflessione a sostegno.
--La I gm ci forgiò come nazione, cosa che il Risorgimento non aveva ancora potuto fare, ovviamente, anche per certi errori di impostazione, chiamiamoli così, pur restando il fatto che la lotta contro lo straniero che ci occupava e umiliava in vari modi da secoli era giusta e sacrosanta e che, ad un certo punto, fu questa stessa esigenza, questa lotta a porre il problema dell'unità, nel senso che ad un certo punto si capì che solo con uno Stato unificato da una forte e moderna monarchia si poteva vincere in questa lotta. Che poi l'unificazione si potesse fare meglio, questo è stato riconosciuto infinite volte. Tuttavia uno storico come Salvemini, indubbiamente di valore ma portato al giudizio moralistico e fazioso, disse alla fine che, guardando alla realtà storica dell'Italia del tempo, senza l'attivismo anche prevaricatore per certi aspetti della monarchia sabauda, l'Italia non si sarebbe mai liberata dagli stranieri né si sarebbe unita in uno Stato.
--Ci forgiò come nazione paradossalmente proprio dopo la frustata di Caporetto. Come scrisse Croce, che era stato contrario all'intervento, solo ora la guerra "diventa veramente nostra", perché solo ora dobbiamo combattere per difendere la Patria, invasa dal nemico di sempre. E la reazione ci fu, anche a livello popolare e fu spontanea. Mutilati, invalidi, feriti andarono spontaneamente ad arringare le folle per la riscossa. Il patriottismo dei "ragazzi del 99" non era retorica. Potrà apparire ingenuo in certe sue forme, ma era vero, andavano a combattere e a morire per la Patria, non avevano paura di affrontare le corte accette della fanteria d'assalto ungherese, le fanterie e i lanciafiamme dei veterani di due tra i migliori eserciti del mondo. Quella gioventù dovrebbe essere proposta a modello della gioventù di oggi. Tra gli ebrei furono numerosi i volontari, ricordo il filosofo del diritto Giorgio Del Vecchio.
--Giustamente Veneziani stigmatizza il carattere indecoroso e falso delle infastidite commemorazioni ufficiali del IV Novembre. Qualcuno (vedi sopra) ha anche condannato e giustamente l'atteggiamento filoaustriaco di certi cattolici cosiddetti "tradizionalisti", che invece si sono schierati dalla parte degli austriaci, piangono il defunto impero (la cui cronica crisi interna, ottusa politica balcanica, incapacità di dominare la situazione fu all'origine della guerra). Costoro sono moralmente dei traditori, avrebbero voluto che la "cattolicissima Austria"(ma tale solo sulla carta, per la classe dirigente, come da noi allora) vincesse la guerra, distruggesse lo Stato nazionale,rimettesse il Papa nei suoi Stati etc etc. Dopo la beatificazione dell'imperatore Carlo hanno perso ogni ritegno: un sant'uomo certo, il beato Carlo, nella vita privata ma mediocre come politico e avventato sino alla vanità come comandante in capo dell'esercito, e sempre pieno di odio e di disprezzo verso di noi. Lo stesso odio che manifestano i "tradizionalisti" italiani antiitaliani, una genìa che aligna da sempre, sempre prona verso il modello straniero. Sono anche il prodotto di una tipica subcultura, quella di gente che non legge i classici della storiografia come un Tocqueville, un Taine, o un Croce, perché "liberali" o supposti massoni che "scrivono dalla parte dei vincitori" e contrappone al pensiero moderno Monaldo Leopardi, il Principe di Canosa, il dr. Plinio, cioè in sostanza il nulla.
PP
RR
usa il pc, col cell. bisogna decriptare quanto hai scritto:D Grazie x i titoli.Ayo!.Lupus et Agnus.
Niente Messa per l'anniversario del 4 novembre. Uno sfregio alla memoria delle decine di migliaia di ufficiali e soldati italiani che sacrificarono la propria vita nel raggiungimento dell'ideale supremo della Vittoria nella Grande Guerra.
"Ci sono troppi alunni islamici" Cancellata la Messa per i militari caduti
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/troppi-alunni-islamici-niente-messa-i-caduti-polemica-malo-1325694.html
Non bastava limitare la presenza agli alunni italiani anche se, purtroppo, in minoranza?
Il problema è che non manca occasione per tradire le nostre radici e anche la nostra fede...
Lupus,
io rileggo sempre quel che scrivo, ma a volte l’Pad “butta fuori” cose strane.
Il computer è in un una stanza, la sera la passiamo in un’ altra, cosi, mentre scrivo, sono almeno fisicamente vicina ai miei.
Grazie comunque.
Lupus,
comunque era un “il prima, il durante ed il dopo” della Grande Guerra.
Sec.me il primo testo segnalato è fondamentale per capire il Novecento, le ultime decadi dell’ Ottocento ed ancor più il nostro inizio di secolo. È un unico filo rosso che lega tutto e spiega tutto.
Poi, per carità, se si vuole rimanere alla vulgata dei libri di storia uffficiali...Persino mia figlia tredicenne prima e diciottenne poi si aaccorgeva di quanto fossero fasullli...E del resto chi ha letto Orwell, sa da chi, come e perché viene raccontato il passato.
Un altro testo importante, non so se tradotto, è “Churchill, Hitler and the Unnecessary War”, di Pat Buchanan. I primi capitoli sono dedicati al prima e dopo la Grande Guerra, perché ovviamente, se non si conoscono gli antefatti veri e le conseguenze vere del primo conflitto mondiale, non si capisce nulla del secondo. Quello vero, non quello hollywoodiano, “tribal”.
RR,grazie comunque, era solo una battuta, si capisce bene lo stesso, io uso il PC, ma anche lui fa capricci, mi cancellano interi commenti segnalando fantomatici errori, ma tant'è, ricordi quella canzone di De Gregori 'i miei amici lo sai sono tutti schedati.....'hoc est, il cell. serve da fisso x casa quindi non ci scrivo su le mie caxxate, verrei giustiziato sulla pubblica piazza dalla parentela. E' sempre un piacere leggere i tuoi interventi anche perché ricchi di informazioni.....adesso basta non voglio passare da chupacalzas a buon rendere.Lupus et Agnus.
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