Ottanta anni fa esatti i panzer di Hitler traversavano la Polonia, una pianura sterminata senza ostacoli naturali, fatta apposta perché i carri armati possano invaderla, il sogno perfetto del conquistatore carogna. Qualche giorno più tardi saranno i carri armati di Stalin a entrare dal lato orientale. La Polonia era stata spartita in due dallo sciagurato patto Ribbentrop Molotof, quindi tutti quelli che sostengono che il governo PD/5Stelle sia la porcata più grossa mai vista nella storia di questo provato pianeta, stanno onestamente mentendo: il patto Ribbentrop Molotof è stato una porcata talmente enorme da superare per ignominia persino il Conte bis.
Hitler considerava i polacchi esseri inferiori, da cancellare dalla faccia della terra, prima la minoranza ebraica, ovviamente, e poi la maggioranza cattolica. I sovietici invece, dei polacchi, volevano solo cancellare la storia, la lingua, la religione e la cultura e intendevano procedere con poche decine di migliaia di uccisioni e pochi milioni di deportati. I sovietici cioè erano più buoni, per questo adesso abbiamo piccoli geni come Fico, che salutano tutti i contenti col pugno chiuso. Io che come cattolica so che Satana non è una metafora e che l’Inferno esiste, un cono che scende, come esiste il Purgatorio, una montagna che sale, mi auguro sempre che nella montagna un girone per gli zuzzerelloni sia previsto e che tutti coloro che hanno salutato col pugno chiuso passino qualche tempo della loro eternità alla Kolima di Stalin o nei Tostadores di Che Guevara, tanto per chiarirsi le idee. Come penso che probabilmente Stalin e Che Guevara stiano passando l’eternità nei rispettivi gironi Kolima e Tostadores, nell’imbuto che scende. Tostadores vuol dire tostapane, è una vezzosa allusione alla temperatura delle celle esposte a sud, senza nessun tipo di servizio igienico, dove fino a cinquanta uomini erano ammucchiati in pochi metri quadrati, per la colpa di essere oppositori, sacerdoti, oppure omosessuali.
Il nazismo ha due anime, tedesca e islamica, dichiarò due anni dopo Adolf Hitler, l’11 novembre del 1941 stringendo un patto di acciaio col Gran Muftì di Gerusalemme. Hitler considerava gli islamici esseri superiori, al pari dei tedeschi. Teoricamente potevano essere considerati semiti, ma Hitler li dichiarò di pura razza ariana. In quel giorno fu fondata la XIII divisione SS, islamica: quelli che andavano all’attacco con il Corano nella bisaccia. Molti storici ipotizzano che, in cambio della fatwa che schierò al suo fianco i sunniti di Medio Oriente, Iraq, Siria, Arabia ed Egitto, Hitler garantì lo sterminio totale del popolo di Israele. La Soluzione Finale, la decisione dello sterminio degli ebrei che sostituisce l’idea infinitamente più logica ed economica dell’espulsione, fu definitivamente ufficializzata tre mesi dopo, il 20 gennaio 1942 nella Conferenza di Wannsee.
Sia i miliziani di Hamas, sia quelli di Hezbollah usano il saluto hitleriano obbligatoriamente, immagine puntualmente censurata dai nostri media. Il Mein Kampf è libro occidentale più venduto nei paesi islamici e Adolf il nome occidentale più usato.
La seconda guerra mondiale è stata veramente mondiale. Ha spaziato sulla carta geografica, ma ha spaziato anche negli anni e il suo fantasma è ancora presente qui nel 21º secolo.
In quella occasione, 11 novembre del 41, durante lo spettacolare incontro con il gran Muftì di Gerusalemme, Hitler si rammaricò che l’Europa non fosse islamica, riconoscendo a nazismo e Islam gli stessi nemici e gli stessi valori (lo ha detto lui, io sto solo riportando), e si scusò con il Gran Muftì di Gerusalemme per la sciagurata vittoria cristiana, anzi cattolica, all’assedio di Vienna, in quel 12 settembre 1683, quando, insieme a 30.000 imperiali e ai 1000 lancieri di Eugenio di Savoia, la straordinaria carica di 20000 Ussari Alati di Polonia, la più bella cavalleria mai esistita al mondo, travolse e annientò i 300.000 ottomani che stavano assediando Vienna.
Su questo il camerata Hitler l’aveva azzeccata. La battaglia di Vienna ha salvato l’Europa. Dobbiamo tutto quello che siamo agli Ussari Alati di Polonia. È anche per questo, credo, che Hitler odiava tanto la Polonia. Il camerata Hitler non era scemo. E non era nemmeno pazzo, liberiamoci di questa imbecillità, la inversione psicologica dell’etica. Non c’era nessuna malattia mentale. Hitler era malvagio. Esiste il Male.
Incominciamo a ricordare noi, quindi, quella straordinaria carica di cavalleria, il 12 settembre 1683, quando gli Ussari Alati di Polonia, al comando del loro re Giovanni Sobieski scesero giù dal monte Kahlemberg. Gli Ottomani non lo avevano nemmeno occupato, lo consideravano troppo ripido. Lo avevano anzi considerato una loro naturale difesa: di lì non passa nessuno, non preoccupiamoci nemmeno di scavare trincee e erigere palizzate.
Gli Ussari alati erano una cavalleria invincibile: per 120 anni non erano mai stati sconfitti. Il loro nome nasce dal fatto che portavano sull’armatura un’imbragatura in legno che sosteneva due grandi ali bianche. In guerra, e soprattutto nelle guerre antiche, la psicologia è fondamentale. Anche un depresso o uno sfiduciato può premere un grilletto, ma per sollevare la spada decine di volte ci va una resistenza micidiale, e i depressi e gli sfiduciati, e soprattutto di spaventati, non ce la fanno. Su un campo di battaglia tradizionale è fondamentale fare paura. Su un campo di battaglia tradizionale è fondamentale non avere paura. Le ali di cavalieri facevano paura a tutti, e davano coraggio a loro. Siamo noi, siamo le aquile, siamo i guerrieri di San Michele Arcangelo. Quel giorno a Vienna erano in 20.000, sono venuti giù dal fianco della montagna, hanno urlato il nome di Gesù e di Maria e mentre gli imperiali coprivano loro il fianco e respingevano la cavalleria ottomana, hanno liberato la città stremata dopo due mesi di assedio.
C’è stata un’ultima disperata cavalcata della cavalleria polacca. Quando si sono trovati di fronte i carri armati del Fuhrer che avanzavano sulla loro terra, i cavalieri hanno ricordato i loro antenati e si sono buttati a cavallo nell’ultima carica. Cercavano di avvicinarsi abbastanza da buttare una bomba a mano tra i cingoli del carro armato, riuscendo a restare vivi, oppure da infilarne una nel cannone, e qui non avevano più tempo per evitare di restare schiacciati.
Quella carica non ha fermato le armate del Fuhrer, forse non le ha nemmeno rallentate, ma parecchi carri armati li ha fatti saltare. E ha ricordato il coraggio. Avrai la mia morte ma non avrai la mia resa. Muoio combattendo. Non mi hai sconfitto.
Onore alla Polonia.
18 commenti:
Inno al coraggio. Coraggio che la perseguitata De Mari ha e ha dimostrato ampiamente. Onore a lei. Esempio e stimolo a noi: apriamo le ali della nostra intelligenza e continuiamo a proclamare la Verità attraverso le verità quotidiane.
Dito puntato: ecco il vero fascismo.
Cordiali saluti.
Paolo Montagnese
https://www.corrispondenzaromana.it/un-sinodo-scismatico-sullamazzonia/
articolo del Prof. de Mattei
Queste quattro persone sarebbero i principali autori dell’Instrumentum Laboris, su cui lavoreranno in ottobre i Padri sinodali. Come sottolineano Maike Hickson e Matthew Cullinan Hoffman, autori dell’articolo di Lifesite News, il documento di Bogotà si propone di minare o rovesciare gli elementi fondamentali della dottrina cattolica, sostenendo che la Chiesa non ha il “monopolio della salvezza” e che il pluralismo e la diversità delle religioni sono espressioni di una saggia volontà divina; le religioni non cristiane sono in grado di portare la “salvezza” alle persone e le tradizioni religiose pagane degli indigeni in Amazzonia vanno rivalutate; il testo ridefinisce l’Eucaristia come atto simbolico della comunità; attacca il sacerdozio gerarchico del Nuovo Testamento prevedendo la creazione di nuovi ministeri per i laici, la possibilità dell’ordinazione delle donne al diaconato e l’ordinazione uomini sposati al sacerdozio; promuove una nuova teologia indigenista, femminista ed ecologica e si propone di esportare questo modello per creare una Chiesa dal “volto amazzonico”.
12 SETTEMBRE 1683
Vittoria sui turchi, la Cristianità era salva, Vienna e l’Europa potevano festeggiare. Nei giorni dei grandi festeggiamenti seguiti alla vittoria un geniale pasticciere viennese decise di sfornare dei dolci a forma di mezzaluna...
Il parallelo tra la spartizione della Polonia causata dallo sciagurato patto Ribbentrop-Molotov e la situazione italica attuale – una tenaglia tra nemici del cristianesimo e nemici di ogni altra traccia di civiltà occidentale – è eccellente. Mi lascia invece basito la mole di dettagli sui rapporti tra Hitler e l’islam. Conoscevo l’esistenza della XIII brigata islamica delle SS, non le dichiarazioni di Hitler riportate dall’autrice né i suoi elogi così sperticatamente e imbarazzantemente filo-islamici. Non sono nemmeno così sicuro del suo anti-cattolicesimo – sempre e quando questo non interferisse con i suoi piani, cosa che fece a livello sotterraneo o con gesti eroici come quello del movimento della Weiße Rose (Rosa Bianca) –, su cui molti invece non nutrono alcun dubbio. Certamente, l’ideologia nazista non era con esso compatibile e si sarebbe arrivati – nel caso in cui la Storia avesse assunto un altro corso – a uno scontro drammatico. Ho letto però il Mein Kampf e i diari di Goebbels, in tedesco, e non vi ho trovato nessun riferimento all’islam o dichiarazioni negative nei confronti del cristianesimo (Hitler affermava anzi di seguire solo i dettami di Dio [sic] e Goebbels, anche nei suoi discorsi dati per radio, rassicurava sull’assenza di un conflitto di interessi tra cattolicesimo e nazismo, sia pure alle ovvie e inaccettabili condizioni di cui sopra. Si sa però che la Storia che conosciamo, che come sempre è scritta dai vincitori, può occultare dettagli che facciano vedere come questi ultimi non fossero poi così diversi dai vinti. Sul tema mi piacerebbe ricevere maggiori lumi dal Nostro Paolo Pasqualucci, che so essere uno dei più grandi eruditi anche su questo argomento.
O potente Madre di Dio e Madre mia Maria, è vero che non sono degno neppure di nominarti, ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza.
Concedimi, benché la mia lingua sia immonda, di poter sempre chiamare in mia difesa il tuo santissimo e potentissimo nome, perché il tuo nome è l’aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.
Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia che il tuo nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita.
Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo, poiché in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità
non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria.
Così voglio fare durante la mia vita
e spero particolarmente nell’ora della morte, per venire a lodare eternamente in Cielo il tuo amato nome: “O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”.
Maria, amabilissima Maria, che conforto, che dolcezza, che fiducia, che tenerezza sente l’anima mia anche solo nel pronunciare il tuo nome, o soltanto pensando a Te!
Ringrazio il mio Dio e Signore che Ti ha dato per mio bene questo nome così amabile e potente.
O Signora, non mi basta nominarti qualche volta, voglio invocarti più spesso per amore; voglio che l’amore mi ricordi di chiamarti ad ogni ora, in modo tale da poter esclamare anch’io insieme a Sant’Anselmo: “O nome della Madre di Dio, tu sei l’amore mio!”.
Mia cara Maria, mio amato Gesù, i vostri dolcissimi Nomi vivano sempre nel mio ed in tutti i cuori.
La mia mente si dimentichi di tutti gli altri, per ricordarsi solo e per sempre di invocare i vostri Nomi adorati.
Mio Redentore Gesù e Madre mia Maria,
quando sarà giunto il momento della mia morte, in cui l’anima dovrà lasciare il corpo, concedetemi allora, per i vostri meriti, la grazia di pronunciare le ultime parole dicendo e ripetendo:
“Gesù e Maria vi amo, Gesù e Maria vi dono il cuore e l’anima mia”.
(Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)
E gli Asburgo nulla? Innocenzo XI? Marco d'Aviano?
E gli Asburgo nulla? etc
L'articolo faceva un originale paragone tra la vittoria del 1683 e lá sconfitta del 1939, rilevando il coraggio dei polacchi, indomiti combattenti contro forze superiori. In entrambi i casi possiamo definirle forze del Male.
A Vienna, gli austriaci combatterono soprattutto in difesa della città, salvata alla fine da un esercito di soccorso composto da polacchi, sassoni, bavaresi, lorenesi. Scendendo dalle colline alle spalle dell'assediante, i soccorritori avanzarono metodicamente nonostante i contrattacchi turchi, colti sul rovescio. I polacchi erano all'ala destra e avevano il terreno più scosceso e fittamente coltivato a vigna da percorrere. Riuscirono a dispiegare la loro cavalleria con una certa difficoltà ma alla fine la carica dei celebri lancieri diede il colpo di grazia all'esercito ottomano, già in difficoltà, che si disintegrò, dandosi alla fuga e lasciando un immenso bottino, tra cui (credo) molti sacchi di caffé, ancora ignoto in Europa. I polacchi non vinsero da soli ma svolsero un ruolo decisivo.
Le professioni di fede filoislamica di Hitler erano sicuramente pura propaganda. Il dio di Hitler era quello dei drammoni wagneriani, sembra che credesse davvero che da morto sarebbe andato in una specie di Walhalla, con tutti i suoi soldati. Il nazismo non aveva nessuna simpatia per il cattolicesimo, Hitler da giovane si era imbevuto della pseudocultura voelkisch abbastanza diffusa nella Vienna dell'inizio secolo, impestata di esoterismo, teosofia e roba del genere. Hitler war ein Kleingeist.
Stalin occupò la Polonia orientale dal 17 sett, con i polacchi già disfatti. Nelle foreste di Katin in Bielorussia furono poi trovati dai tedeschi i resti di più di 10000 ufficiali polacchi fatti uccidere da lui, con il colpo alla nuca: sterminio del "nemico di classe", in pretto stile bolscevico.
H.
Lo "stile di vita europeo" non piace ai satrapi della UE. Secondo loro gli europei devono acquisire le usanze dei cannibali e dei tagliatori di teste, seguire gli insegnamenti degli ayatollah, rivolgersi agli sciamani per farsi curare, considerare le donne cittadini di serie C, organizzarsi in Cabile e tribù in perpetua lotta tra loro, sputare sulla nostra storia e rinnegare le nostre tradizioni ecc..E noi dovremmo, non dico amare, ma anche solo tollerare questa UE?
Effettivamente, sono andato a verificare. Come si legge nell’introduzione dell’opera storica di Heinz Höhne, “Der Orden unter dem Totenkopf. Die Geschichte der SS” (“L’Ordine del Teschio. La storia delle SS”, Sigbert Mohn Verlag, Gütersloh, 1967), il presunto invio di Eichmann come agente tedesco presso il gran muftì di Gerusalemme e le presunte parole di esaltazione dell’islam da parte di Hitler sono delle panzane diffuse dal poco documentato storico americano Quentin Reynolds, riprese abilmente da Simon Wiesenthal e Hannah Arendt. Per carità, non è mia intenzione fare revisionismo né, ci mancherebbe, apologia del nazismo. Ma questo dettaglio è un falso storico.
Para un relato detallado de la Batalla de Viena, de la actuación del Emperador Leopoldo -nobilísima frente al protagonismo del Rey de Polonia- y del Beato Inocencio XI, véase la Storia dei Papi del Barón Pastor en el volúmen correspondiente, traducción de Pio Cenci. Yo utilizo, obviamente, la edición española (Gustavo Gili, Barcelona).
Excepcional la actuación del Beato Marcos de Aviano.
Muy mal el traslado del sepulcro del Beato Inocencio XI de la Capilla de San Sebastián al altar de la Transfiguración (de la Basilica Vaticana) para colocar al Santo Papa Juan Paulo II. Seguro que el Papa Polaco no hubiera estado de acuerdo.
Respice Stellam, voca Mariam!
Ave Maria Purísima.
La “mela d’oro” per gli Ottomani del XVII secolo non era il frutto del leggendario Giardino delle Esperidi bensì la citta di Vienna, il sogno proibito che rappresentava la porta d’Europa e la chiave d’accesso all’altra “mela", quella rossa, costituita da Roma. Nel 1683 la Sublime Porta dominava già su quasi tutti i Balcani, mentre l’Impero Asburgico non godeva di buona salute, governato com’era da Leopoldo I, un ometto brutto, piccolo, magro, coi denti guasti ed il mento prognato, debole nel fisico e un po’ tardo di riflessi, frutto malaticcio di una lunga serie di matrimoni endogamici. Col Sultano Mehmed IV si preoccupava di mantenere buoni rapporti, pagandogli umilianti tributi. Non sapeva però, o forse faceva finta di non sapere, che il “re Cristianissimo” Luigi XIV operava contro di lui, premendo nei confronti del Sultano con doni e blandizie affinché questi sferrasse un colpo mortale nei confronti dell’Austria, sua nemica da sempre.
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Con l’avvento al potere del nuovo Gran Visir Kara Moustafà, uomo crudele, astuto ed avidissimo, il Re Sole ebbe gioco facile tanto più che il Sultano gli aveva attribuito un potere praticamente assoluto. Desideroso di accrescere la sua già ingente fortuna con le ricchezze di Vienna, il Gran Visir si vide offrire su un piatto d’argento il casus belli per muove guerra all’Impero Asburgico sotto forma della richiesta d’aiuto pervenutagli dai ribelli ungheresi guidati da Imre Tokely, un gruppo di protestanti insofferenti al dominio del cattolicissimo Leopoldo. Così, il 31 marzo del 1683 una colonna sterminata di uomini e mezzi, comprendente circa centomila soldati, sessantamila giannizzeri ed altrettanti “spahi” (cavalieri) oltre al personale di servizio, mosse da Costantinopoli alla volta di Vienna, dietro alla carrozza dorata del Gran Visir. La terribile notizia si diffuse a macchia d’olio in tutto l’Occidente dove ad allarmarsi più di tutti, oltre a Vienna, ci fu Roma, città in cui Papa Innocenzo XI, uomo di grande fede e rigore morale, si mise subito all’opera per invitare i riluttanti sovrani cattolici a fare fronte comune contro la minaccia incombente, così come circa cent’anni prima si era fatto a Lepanto. Come suo emissario scelse il frate cappuccino Marco d’Aviano, un predicatore irresistibile e carismatico diventato il confessore personale dell’Imperatore Leopoldo I, che sarebbe riuscito nel non facile compito di infondere negli animi dei suoi ascoltatori il coraggio necessario per resistere ed affrontare una situazione apparentemente disperata. Tuttavia, l’avvicinarsi del nemico ed gli spaventosi racconti dei fuggiaschi in breve tempo generarono un panico diffuso e tutti quanti ne avevano la possibilità fuggirono dalla capitale imperiale, Imperatore compreso, che il 7 luglio di quell’anno scappò a gambe levate, per lo sdegno dei Viennesi costretti a rimanere.
Appena una settimana più tardi il più grande esercito mai visto in Europa si accampò attorno alla città sotto un’immensa tendopoli, ma per arrivare prima il Gran Visir aveva commesso un errore imperdonabile: quello di abbandonare per strada i pezzi di artiglieria pesante, che ritardavano la marcia dei suoi soldati. Troppo sicuro di sé, commise un altro errore che gli sarebbe risultato fatale, quello cioè di fortificare il suo accampamento solo in direzione della città e non anche verso l’esterno, per difendersi alle spalle, pensando di poter espugnare la città in pochi giorni. I numerosi ultimatum inviati alla popolazione viennese con la richiesta di resa immediata, pena il passaggio per le armi “dal più piccolo al più grande” caddero però nel vuoto anche per il coraggio del generale von Starhenberg, che sovrintendeva alla difesa della città. Iniziò così una battaglia di logoramento, fatta di rapide incursioni, cannoneggiamenti mai incisivi, scavi di gallerie e minacce psicologiche da entrambe le parti, per lo sfinimento reciproco accelerato dalla persistente calura estiva, che costrinse tutti a fare i conti con epidemie e carenza di viveri ed acqua. Se in città poco a poco sparirono tutti i cani, i gatti e persino i topi, nell’accampamento turco la situazione non era migliore perché nelle campagne attorno a loro era stata fatta terra bruciata.
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Il passare del tempo però alla lunga favorì gli assediati a scapito degli assedianti, permettendo l’organizzazione dei soccorsi in favore dei primi. Spagna, Portogallo, Venezia, Firenze, Genova e lo Stato Pontificio inviarono cospicui rinforzi, ma il principale alleato conquistato alla causa della liberazione di Vienna fu il Re di Polonia Giovanni Sobiesky, uomo geniale e coraggioso che, insieme al figlio sedicenne Jakub, non esitò a mettersi alla testa dei suoi mitici “ussari alati” che sarebbero risultati determinanti in quella sfida cruciale. Questi cavalieri erano così chiamati per la presenza sul dorso della corazza di un paio di assicelle di legno ricoperte di candide piume di cigno che durante il galoppo battevano in sincronia, facendo apparire quel battaglione che caricava all’urlo di “Gesummaria” come una valanga di arcangeli vendicatori piovuti dal cielo, che terrorizzavano i nemici alla loro sola vista. Insieme al Duca Carlo I di Lorena, cui Leopoldo aveva affidato il comando delle truppe imperiali, il Re di Polonia, dopo aver servito alla messa celebrata da padre Marco, si preparò per l’assalto finale sferrato all’alba del 12 settembre del 1683. L’armata cristiana, composta da circa settantamila uomini provenienti da una ventina di Paesi diversi, si scagliò sul lato non fortificato dell’accampamento turco e, dopo ore d’incertezza riuscì ad avere la meglio grazie a due fattori determinanti: il tradimento dei reparti tartari (alleati dei Turchi che si rifiutarono di combattere) e la carica degli ussari alati, che sbaragliò gli assedianti. La “mela d’oro” era salva e con essa tutto l’Occidente! Il Re di Polonia poté scrivere a Papa Innocenzo un biglietto con le parole: “Venimus, vidimus, Deus vicit”, mentre al Gran Visir non restò che porgere il collo al messo del Sultano, che lo strangolò con una corda d’arco.
Le lotte tra Francia e Austria, una rovina per l'Europa
La plurisecolare ostilità, le continue guerre, fra le monarchie francese ed ispano-austriaca e poi solo austriaca (Asburgo contro Valois e poi Borbone) fu una delle cause del graduale disintegrarsi dell'Europa cattolica,che politicamente finì nel 1648, con il trattato di Westphalia.
Uno dei campi di battaglia privilegiati era la pianura padana, escluso il Veneto finché Venezia fu forte abbastanza da farsi rispettare. Nell'ultimo secolo della sua decadenza, il XVIII, tuttavia, la neutralità veneziana fu violata spesso dai belligeranti, così come quella dello Stato del Papa: entrambi erano disarmati. Il cardinale Richelieu aveva detto: - Chi tiene Milano, tiene l'Europa. La lotta per la LOmbardia durò in pratica tre secoli e mezzo, con lunghi intervalli di dominazione asburgica (spagnola e poi austriaca). Alla fine Napoleone III tolse nel 1859 Milano all'Austria ma per darla al Piemonte, nel quadro di una politica di revisione del Congresso di Vienna: rafforzamento importante della Francia sulle Alpi (Savoia, Nizza), creazione in Italia di tre Stati, legati in vario modo alla Francia, con il Papa indipendente.
Il sistema degli Stati europei cominciò a formarsi con le Guerre d'Italia, 1498-1555, che distrussero alcuni degli Stati italiani, facendo loro perdere l'indipendenza (Milano, Regno del Sud), mentre gli altri divenivano vassalli della potenza egemone, la Spagna, tranne Venezia.
Il sistema degli Stati europei, con la sua peculiare "politica dell'equilibrio" fra le grandi potenze, si creò sul cadavere dell'Italia.
Le monarchie nazionali che ci fecero a pezzi erano uscite belle e forti da lunghe guerre d'indipendenza: i francesi contro gli inglesi, gli spagnoli contro i mori maomettani. Si scagliarono su di noi, indipendenti ma divisi e deboli militarmente, anche se più ricchi e più civili, più colti. Non bisogna dimenticare gli svizzeri. I Confederati combattevano come mercenari nei vari eserciti, avevano la migliore fanteria, nel 400. Ma facevano anche una politica propria, rafforzando i confini dove potevano e cioè dal lato dove si poteva, verso l'Italia. Assoldati da Ludovico il Moro, gli svizzeri, con la scusa di un ritardo nella paga, consegnarono il Moro e il Ducato di Milano al re di Francia suo nemico, prendendosi come prezzo del tradimento il Ticino. La Valtellina invece non riuscirono a tenerla perché più tardi serviva agli spagnoli come passaggio strategico per le loro truppe, i tentativi dei protestanti di toglierla al Ducato di Milano furono soffocati nel sangue.
Milton ci scrisse una poesia grondante indignazione, ma fu solo repressione di una guerriglia che veniva sostenuta da fuori; repressione dura, alla spagnola, come quella attuata dagli stessi spagnoli nei confronti del brigantaggio meridionale.
H
Mi era ripromesso di scrivere una serie articolata di chiose al testo della stimatissima Dottoressa (potessi io compiere in tutta la mia vita il bene che Lei fa in un giorno!). E prima o poi lo farò. Ritengo però, per ora, di non pubblicarlo. Ne verrebbe fuori un testo lungo. Testo lungo che difficilmente sarebbe letto. Ancor più difficilmente sarebbe capito. E, alla fine, molte persone potrebbero chiedersi :"Che ha valuto venire a dire"? Quale scopo si è proposto? Temo che la mia risposta :"Semplice ristabilimento (stando alle mie conoscenze) della verità storica" difficilmente sarà creduta.
https://www.andreacarancini.it/2019/09/le-bufale-di-silvana-de-mari-su-hitler-e-sul-gran-mufti-e-su-hezbollah/?fbclid=IwAR1aFrXpZBgaHljvJMJPBXz4DocF88uCQtqf2WeAAf1ZEvGTG3phvG2fQS8
Di Maio: "Giunta civica in Umbria per battere la Lega"
http://www.ilgiornale.it/news/politica/maio-giunta-civica-umbria-battere-lega-1753298.html
Cara cara mia mistica Umbria, ti rialzerai mai ? Schiacciata come sei da tempo immemorabile dai rossi e dalle logge ?
Mah. I polacchi, nel '39,utilizzarono sì la cavalleria, ma non essendo dei pazzi scimmioni scriteriati, ebbero in realtà - seppur limitati dato il contesto - successi contro reparti tedeschi appiedati e reparti di artiglieria germanica. Ricordo bene che i libri di scuola parlavano di "disperate cariche di cavalleria" da parte polacca contro i reparti corazzati, ma ciò costituisce per lo più una romantica esagerazione. Del resto furono gli stessi polacchi ad utilizzare con successo, nei primi anni '20,proprio...dei carri armati (eh sì, mica erano selvaggi con gonne di banana) contro la cavalleria sovietica che tentò l' invasione, respingendo clamorosamente! Che vent'anni dopo i polacchi stessi non sapessero cosa sia utile o inutile contro l'arma blindata, in effetti stupisce un po' troppo l'osservatore disincantato.
In quanto a magnifici reparti di cavalleria nella Storia, senza nulla togliere agli ussari polacchi, ve ne sono molti; il mio penchant mi spinge a citare i raid da incubo (per i Federali) dell'eccelso Nathan Bedford Forrest nelle praterie dell'Ovest americano, e, al di qua degli Appalachi, del pittoresco ed eroico J.E.B. Stuart, comandante della temutissima cavalleria confederata dell'armata della Virginia Settentrionale sotto il geniale Robert E. Lee.
Citerei anche, fra i tanti, i nostri eroi, le "Voloire" del Savoia Cavalleria (vedasi alla voce Isbushenskij) nella campagna di Russia...
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