Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 11 luglio 2020

Intervista sulla situazione attuale rilasciata dal Prof. Roberto de Mattei al sito portoghese diesirae

Intervista rilasciata al sito portoghese diesirae.pt dal Prof. Roberto de Mattei sulla situazione attuale, esponendone alcuni retroscena. Un contesto da noi conosciuto qui.

Professore, è in corso in questo momento un dibattito sul Concilio Vaticano II, aperto dagli interventi dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò e del vescovo Atanasio Schneider. Che cosa ne pensa? Qual è il suo giudizio sull’ermeneutica della continuità, a cui alcuni fanno richiamo?
La cosiddetta “ermeneutica della continuità” è stata teorizzata da Benedetto XVI nel suo celebre discorso ai cardinali del 22 dicembre 2005, in contrapposizione alla “ermeneutica della discontinuità” della scuola ultraprogressista di Bologna. Lo stesso Benedetto XVI, però, dopo sette anni di pontificato, in un discorso tenuto il 27 gennaio 2012 alla Congregazione della Fede, affermò che “in vaste zone della terra la fede corre il pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento. Siamo davanti ad una profonda crisi di fede, ad una perdita del senso religioso che costituisce la più grande sfida per la Chiesa di oggi”. Un anno dopo, Benedetto rinunciò al pontificato, e io leggo la sua abdicazione come l’ammissione di un fallimento. La débacle è avvenuta perché il gravissimo problema della perdita della fede non è di carattere ermeneutico, ma storico, teológico e pastorale. Quale che sia il giudizio sui documenti del Concilio, il problema di fondo non è quello di interpretarli, ma di comprendere la natura di una frattura storica che si è verificata nella Chiesa tra il 1962 e il 1965. È chiaro che molti problemi preesistevano al Vaticano II, e molti altri sono sorti successivamente. Ma per l’osservatore spassionato, è altrettanto evidente che il Vaticano II ha costituito una catástrofe storica senza precedenti nella storia della Chiesa. Il dibattito aperto dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò e dal vescovo Atanasio Schneider è più che opportuno e i tentativi di neutralizzarlo in nome dell’“ermeneutica della continuità” mi sembrano destinati al fallimento.
Oggi vediamo le conseguenze disastrose prodotte nel post-Concilio: chiese e seminari vuoti, eresie che si diffondono, distruzione della famiglia, aborti di massa, uomini di Chiesa “gay friendly”, ecc. Tuttavia, non è sufficiente attaccare solo le conseguenze. È necessario andare alle sue cause. Quali sarebbero, secondo Lei? La causa ultima, per me, è la perdita di quello spirito militante che, fino al Concilio Vaticano II; portava il cattolico a distinguersi dal mondo e a combatterlo. Facciamo l’esempio dell’abbandono della tonaca, sostituita dal clergyman e poi dagli abiti borghesi. La tonaca creava per così dire una barriera psicologica tra il sacerdote e il mondo e creava, attorno al sacerdote un’aura sacrale. L’abbandono della veste religiosa ha il significato di una secolarizzazione della vita del sacerdote, una penetrazione dello spirito del mondo nella sua vita spirituale. Lo spirito del mondo è penetrato nella Chiesa e l’ha corrotta. Oggi sarebbe necessario combattere questa corruzione attraverso una profonda riforma morale, analoga a quelle dell’XI o del XVI secolo. Dobbiamo pregare perché la Divina provvidenza susciti un san Gregorio VII o un san Pio V.

Sembra evidente che il mondo post-pandemico non sarà simile al mondo pre-pandemico. Dal punto di vista di storico privilegiato, quale mondo emergerà?
La pandemia, secondo me, è stata un monito salutare all’umanità, per ricordarci che siamo mortali, che tutto ciò che ci circonda è precario, che non possiamo trovare la soluzione ai nostri problemi né nella politica, né nella scienza. Per molti, l’epoca del coronavirus è stata un’occasione di riflessione, di approfondimento dei valori spirituali e morali e di perfezionamento della propria vita spirituale. Per molti altri invece gli stessi giorni sono stati l’occasione per allontanarsi dai sacramenti della Chiesa e immergersi nell’indifferentismo. Io credo che dobbiamo situare l’irruzione del coronavirus nel mondo all’interno di un grande quadro di teologia della storia, che è quello dei castighi spirituali e materiali, annunziati dal messaggio di Fatima. Oggi nessuno vuole sentire parlare di castighi, ma i castighi divini sono sempre atti di misericordia, perché Dio è, al tempo stesso, infinitamente giusto e infinitamente misericordioso. Per la stessa ragione non si può parlare di misericordia senza ricordare che essa presuppone sempre la giustizia. Questo è il linguaggio della Chiesa.

Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, il Cardinale Marto, Vescovo di Leiria-Fátima, ha consacrato il Portogallo e la Spagna al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. Rispetto ai testi delle consacrazioni precedenti, la formula usata per questa cerimonia è molto sentimentale, quasi afferma che Dio non punisce e, quindi, che non dobbiamo chiedere il Suo perdono per così tante offese commesse quotidianamente. Che cosa ha da dire al riguardo?
Nella consacrazione del cardinale Marto vedo una profonda contraddizione. Non si capisce come il vescovo di Leiria-Fatima, abbia voluto compiere, nel santuario di Fatima, un atto consacratario per ottenere la liberazione dalla pandemia, e non abbia mai preso l’iniziativa di chiedere al Santo Padre di compiere la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, che proprio nella sua diocesi di Fatima è stata personalmente richiesta dalla Madonna. La mancata consacrazione della Russia è uno dei maggiori scandali dell’ultimo secolo. Pio XII, con la Lettera apostolica Sacro vergente anno del 7 luglio 1952 [qui], consacrò la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Quella consacrazione fu certamente gradita a Dio, ma fu incompleta, perché non fu fatta in unione con tutti i vescovi del mondo. Essa potrebbe costituire il modello della consacrazione, tanto attesa che neppure Giovanni Paolo II ha compiuto secondo le condizioni richieste dalla Madonna. Sappiamo che un giorno questa consacrazione sarà fatta, ma troppo tardi per evitare il castigo. La Madonna stessa lo ha predetto

In piena Settimana Santa, il Papa ha deciso di riaprire la Commissione per discutere del diaconato femminile. È un affronto premeditato al Signore Gesù stesso? Cosa si intende con tutto questo?
A mio parere papa Francesco non crede al diaconato femminile e ha formato una commissione non per raggiungere questo obiettivo, ma per perdere tempo, fingendo di accontentare la frangia progressista della Chiesa. Nella commissione però ha nominato come membro il prof. don Manfred Hauke, un ottimo teologo, certamente contrario al diaconato femminile. Questo mi lascia pensare che per ora non c’è spazio nella Chiesa per il sacerdozio femminile. Naturalmente quello che tutti desidereremmo è un no chiaro e netto su questo punto che tocca la divina costituzione della Chiesa, ma non sarò Francesco a pronunciare questo “no”.

Il professor Plinio Corrêa de Oliveira, illustre leader cattolico brasiliano, parlava spesso del Regno di Maria. Abbiamo notato che Papa Francesco evita, per quanto possibile, di onorare adeguatamente la Madonna, trattandola come una donna comune a tutte le altre. Quanto è importante la venuta del Regno di Maria, specialmente in un periodo così complesso come quello in cui viviamo?
La necessità di un Regno sociale di Gesù e Maria prima della fine del mondo è stata annunziata da molti santi e illustrata da molti teologi. La Madonna lo ha confermato a Fatima, con la promessa: “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà”. Il professor Plinio Corrêa de Oliveira è stato nel ventesimo secolo un vero e próprio “profeta” del Regno di Maria, come ho cercato di spiegare nel libro che ho a lui dedicato con questo titolo. Questo libro ha una prefazione di S.E. mons. Athanasius Schneider di cui mi piace citare una parte “Regnum Christi per Mariam. Uno dei mezzi spirituali più efficaci per promuovere il Regno di Cristo per mezzo di Maria è la consacrazione totale alla Madonna, secondo il metodo della santa schiavitù insegnato da san Luigi Maria Grignion di Montfort. (…) Plinio Corrêa de Oliveira non solamente visse con fedeltà questa santa schiavitù, ma si rese un vero apostolo della sua diffusione. Non si può comprendere l’azione pubblica e sociale del prof. Plinio se non si parte dal suo fondamento spirituale. La consacrazione a Maria, vissuta con totale coerenza, come egli la visse, porta Maria a regnare nell’anima dei suoi devoti. Il Regno di Maria nelle anime è pertanto l’inizio della realizzazione del Regno di Cristo nella società. Plinio Corrêa de Oliveira predisse un’epoca di splendore spirituale e visibile della Chiesa, coincidente con il trionfo del Cuore Immacolato di Maria annunciato dalla Madonna a Fatima nel 1917 e per questo trionfo combatté fino al suo ultimo respiro”.

11 commenti:

Ad superna semper intenti ha detto...

Un bel commento, soprattutto per quanto riguarda il Vaticano II. Tuttavia, bisogna stare attenti: la riforma della Chiesa, ossia il suo tornare ai fondamenti sempre presenti, non implica solo uno "sforzo morale" ma, prima di tutto, un riconoscimento di ciò che FA la Chiesa da ciò che non lo fa. Lo sforzo morale, ovviamente necessario, è solo una delle conseguenze, non è l'obbiettivo principale.
In caso contrario si fa l'errore che ha portato alla dissoluzione conciliare e post-conciliare quando, il clero in primis, si è liberato da un "giogo" (così fu per loro) che era divenuto insopportabile. E tale "giogo" era la legge ecclesiastica che obbligava per se stessa. Invece nella Chiesa non esiste un obbligo per se stesso ma tutto è finalizzato.
I nostri disgraziati tempi, tuttavia, hanno un lato buono: quello di svelare in modo sempre più chiaro le illusioni e i traviamenti e di poterli chiamare con il loro nome. Lo può iniziare a fare chiunque abbia lo sguardo libero e la mente non ideologizzata.

bernardo guerrini ha detto...

Io non dimentico mai che Gesù in parabola ci parla molto chiaramente, per chi vuol capire, del buon grano e della gramigna.... il padrone che dice ai suoi contadini di non toccare nulla per il momento, quando verrà la mietitura, il buon grano lo riporrete nei miei granai, e la gramigna la brucerete.. Dio stesso penserà a bruciare tutta la gramigna al momento del grande Giudizio (credo che qualcosa di grosso lo farà in modo diverso anche ora - Dio ha tanti mezzi per eliminare la gramigna) la falsa gerarchia e chi la segue in tutti i settori è già bruciata da Dio che salverà solo chi lo segue e segue la Verità... comunque la preghiera è la nostra salvezza insieme alla fede..

Anonimo ha detto...

Quando accettiamo che un lupo o due lupi e più lupi sbranino le anime e ci facciano pure le loro perversioni sessuali (girate il mondo x fare proseliti e poi li rendete peggiori di voi, parole evangeliche) e discettiamo ancora sulla buona fede del sedente nel tempio di Dio additantosi dio (la statua di moloch è al colosseo) vuol dire che la cottura è stata eseguita a dovere......umanamente senza speranza .

Anonimo ha detto...

"...A mio parere papa Francesco non crede al diaconato femminile e ha formato una commissione non per raggiungere questo obiettivo, ma per perdere tempo, fingendo di accontentare la frangia progressista della Chiesa..."

Di giorno in giorno approssimandosi l'ultimo, credo che J.M.B.abbia iniziato ad interrogar se stesso sulle rovine che si è lasciato e che si sta lasciando alle spalle, spinto per di più dal dissenso, dalla sfiducia, dall'allontanamento dei fedeli cattolici che gli si stanno voltando contro. Non so come si evolverà questo suo travaglio personale, se diventerà più cauto ed infine penitente per non morire con ignominia fuori dalla Chiesa o se, in un ultimo scatto d'ira impotente per il fallimento della sua vita sacerdotale, cercherà di portare nella sua pena eterna quante più anime potrà.

Anonimo ha detto...

"La Chiesa non sia di sinistra". La rivolta silenziosa dei fedeli
La base cattolica sprona la Chiesa a prendere le distanze dai temi di sinistra. Il Vaticano asseconderà o no le piazze contro il pdl Zan-Scalfarotto?

https://www.ilgiornale.it/news/chiesa-non-sia-sinistra-i-fedeli-si-ribellano-vaticano-1875891.html

Anonimo ha detto...

Le piazze contano ma si possono anche ignorare se non sono violente.La mia speranza è che Bergoglio intervenga discretamente e fermamente per impedire che questa legge venga approvata.Ha la possibilità di farlo ed ha ottime possibilità che la sua richiesta venga accolta.Questo governo non ha la forza di far passare una legge contro il parere del Papa.Se poi si farà finta di non vedere,non sapere e non sentire se ne pagheranno le conseguenze in un lasso di tempo molto breve.La Chiesa cattolica finirà nella tenaglia costituita da gay e giudici e ne uscirà con le ossa rotte ed impossibilitata a parlare di temi riguardanti l'omosessualità e la famiglia.

Pietro - Salerno ha detto...

Nella chiesa del Carmine di Salerno sono stati organizzati incontri con lo scopo di recuperare una dimensione culturale della fede.
Dopo i saluti iniziali del moderatore si sono succeduti gli interventi del direttore di Tele Diocesi Salerno, di un sacerdote e del Vescovo emerito di Salerno.
Il primo relatore ha presentato le tematiche che saranno affrontate dal punto di vista filosofico durante gli incontri, finalizzati al recupero di una dimensione culturale nella fede centrata sulla Laudato sii di Papa Francesco.
Appassionate le citazioni di Massimo Cacciari, di Teilhard de Chardin, di Franco Battiato, di Edgar Morin e di Heidegger (mancavano soltanto Pannella ed Emma Bonino) come modellu di dialogo della fede con il mondo contemporaneo.
Sono state poi presentate le tematiche dei successivi incontri; avendo come guida la Laudato sii per un recupero di un rapporto
organico dell'uomo con la naturau,in una dimensione esclusivamente immanentistica e panteistica del creato in un orizzonte ecologista, umanitarista e immigrazionista.
Mancava del tutto ogni riferimento alla trascendenza Divina, al fondamento ontologico e metafisico della natura, che pure è presente nel racconto del Genesi al cui testo si farà riferimento, considerando la stessa esclusivamente nel suo aspetto fenomenologico.
Nell'intervento successivo il sacerdote ha posto l'accento sull'aspetto biblico-teologico nella Laudato sii. Partendo dalla citazione di un mistico ebraico, ha proseguito in un crescendo culminato nell'esaltazione della teologia di Lutero sulla figura di Maria, così come traspare dal commento al Magnificat della ex monaco agostiniano, considerato il più profondo è significativo commento su Maria di tutta la teologia cristiana. In questo itinerario non ha dimenticato un riferimento critico alle posizioni politiche ritenute conservatrici, citando con disprezzo Bolsonaro, l'esaltazione per l'Amazzonia ed un "mea culpa" appassionato per quelle posizioni "maschiliste" presenti nella Chiesa che non riconoscono il ruolo delle donne e che ne impediscono l'esercizio ministeriale.
Centro di tutto l'intervento è stato, attraverso un'analisi linguistica, il recupero e la scoperta dell'autenticità della Parola, così come espressa nella Sacra Scrittura considerando fuorviante quanto si è venuto a costruire nei secoli ad opera dei Padri nella Chiesa, dei Santi e dei Dottori nella fede e che costituisce il depositum fidei, in perfetto stile rahinetiano e concludendo col sollevare dubbi sull'autenticità dei Misteri del Santo Rosario, ritenuti linguisticamente non conformi al dettato biblico.
Nel saluto finale ll'Arcivescovo emerito di Salerno ha sottolineato l'importanza e l'esclusività di una fede esperienziale e non più dottrinale, per un proficuo dialogo con il mondo moderno.
Assordante è stata l'assenza di ogni riferimento a pensatori che con la loro fede e la loro ragione hanno contribuito all'edificazione della Chiesa.
Un senso di turbamento e sconforto aleggia nelle coscienze dei fedeli per il disorientamento e la confusione dottrinale che ormai predomina nella Chiesa. Temo che si stiano preparando tempi difficili per la fede.
È in atto un processo di dissoluzione dall'interno della Chiesa come mai c'è stato nella storia: un attacco non dichiarato da un nemico manifesto ma da da chi veste le sembianze dei ministri di Dio; un processo di dissoluzione della Chiesa dal suo interno.
Se non questo, il prossimo sarà l'ultimo papa cattolico.
Ormai si è arrivati a predicare il rigetto della Dottrina e della tradizione della Chiesa maturata in 2000 anni, per una fede sempre più esistenziale fondata sull'assolutezza della Parola.
Arriveranno momenti di persecuzione per coloro che vorranno rimanere saldi nella autentica e unica fede cattolica.
Mai come in questo momento abbiamo bisogno che il Signore protegga e difenda la sua Sposa contro le insidie del Maligno.
Il fumo di Satana si sta diffondendo sempre più.
Signore abbi pietà di noi.

Urgentissimo! ha detto...

Il dibattito lanciato da monsignor Viganò è una delle cose che più stanno facendo imparare (e facendo chiarezza) da molti anni a questa parte.

Anonimo ha detto...

Se si diffondesse a Salerno soltanto non sarebbe un dramma ,il grossissimo problema è che si è diffuso prima a ROMA e poi in tutte le Salerno del mondo.

Anonimo ha detto...

San Benedetto, non ancora santo, se ne andò da Roma dove l'avevano inviato a studiare.

Disgustato da ciò che vide si ritirò volutamente a Subiaco, per un tempo di solitudine volontaria durante la quale dovette combattere le tentazioni 1- dell'autoaffermazione (l'impianto della gratificazione personale, con l'io al centro, con vanità); 2- della sensualità (in ogni ambito: il posto occupato dai sensi nella vita, con vanità, volendo "toccare" anche ciò che "credo", spiritualmente); 3- dell'ira (e della vendetta verso chi ci fa del male o ci fa arrabbiare, perdendo il dominio di sé, con vanità rispetto all'eternità).

Vinte queste tre tentazioni, Benedetto sa di potersi rendere utile e di poter dire qualcosa di utile, liberato dall'inquinamento dell'io e dell'orgoglio, con l'anima in pace, in umiltà, controllate le pulsioni dell'io, messo davanti Dio, nella Verità, diventerà santo.

Secoli dopo...

Un altro Benedetto (XVI), per ora non santo, come scrive il Prof. De Mattei ha fallito ed è vero: ha tentato di comporre la frammentazione e poi ha capito che solo il silenzio e la preghiera potevano dire qualcosa di utile. Per che cosa? Per ciò che disgusta, a Roma.
Nel 2005 ancora tentava l'ermeneutica della continuità, ma nel 2012 (conversione...) disse che “in vaste zone della terra la fede corre il pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento. Siamo davanti ad una profonda crisi di fede, ad una perdita del senso religioso che costituisce la più grande sfida per la Chiesa di oggi”.

L’ammissione di un fallimento per Benedetto XVI sancisce e dichiara la débacle avvenuta: il gravissimo problema della perdita della fede non è di carattere ermeneutico, ma storico, teológico e pastorale.

Quale che sia il giudizio sui documenti del Concilio, il problema di fondo non è più quello di interpretarli, ma di comprendere la natura di una frattura storica che si è verificata nella Chiesa tra il 1962 e il 1965. È chiaro che molti problemi preesistevano al Vaticano II, e molti altri sono sorti successivamente. Ma per l’osservatore spassionato, è altrettanto evidente che il Vaticano II ha costituito una catástrofe storica senza precedenti nella storia della Chiesa.

Oggi vediamo le conseguenze disastrose prodotte nel post-Concilio: chiese e seminari vuoti, eresie che si diffondono, distruzione della famiglia, aborti di massa, uomini di Chiesa “gay friendly”, ecc. Tuttavia, non è sufficiente attaccare solo le conseguenze. È necessario andare alle sue cause.

Basta tachipirine: si va all'origine del male.

Anonimo ha detto...

Prezioso persino il catechismo postconciliare (pubblico dal 1992-1995).
Chi l'ha scritto teneva presenti il terzo segreto e l'aria che tirava: paragrafi 675-677.

Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne. Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo...
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo giudizio dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa.

Ne vedete molti oggi, nella Chiesa Cattolica, con un po' di timore d'un siffatto passaggio?