Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 20 novembre 2020

Il cardinal Pell sui Novissimi: «La speranza cristiana richiede il giudizio di Gesù»

Precedenti interessanti del Card. George Pell: “Amazzonia o non Amazzonia, in ogni luogo, la Chiesa non può permettere alcuna confusione” [qui]; La voce del Cardinale George Pell si unisce a quella dei 'Dubia' dei 4 Cardinali [qui]

Oggigiorno pochi sacerdoti, sempre meno, parlano dei Novissimi, ossia delle “cose ultime”: la morte, il giudizio (universale e particolare), l’Inferno e il Paradiso. O, meglio, talvolta questi concetti emergono nelle prediche ma in maniera incompleta e (almeno in parte) distorta: è esperienza comune quella di andare a un funerale e sentire il prete affermare che la persona defunta è sicuramente già in Paradiso, così come è noto l’adagio per cui l’Inferno, sempre che esista!, sarebbe vuoto. 
Eppure, la posizione della Chiesa su questi temi non è mutata: il Signore è giudice sì misericordioso, ma anche giusto. Quindi, già su questa terra, ogni fedele è chiamato a fare memoria del fatto che il corpo fisico perirà («Memento mori!»), ma che quel momento dischiuderà all’anima la vita eterna, di fronte alla quale è necessario farsi trovare pronti («Estote parati!»). 

Certo, si tratta di temi “scomodi”, di difficile comprensione, sicuramente controcorrente… eppure, nel contempo, imprescindibili per vivere una vita piena e correttamente orientata verso il Signore. Di questo è convinto il cardinale George Pell*, che sull’argomento ha scritto un lungo e approfondito articolo per First Things, forse la massima rivista di apologetica negli Stati Uniti, dal titolo: “Le cose ultime”. 

Rifacendosi a un colloquio avuto nel 1972 con un giovane studente, con il quale è rientrato in contatto durante la prigionia, Pell si interroga sulla crisi di fede, resa evidente dal calo di fedeli, che ha coinvolto la Chiesa cattolica a seguito del Concilio Vaticano II e si domanda, alla luce del fatto che oggi i Novissimi sono spesso «respinti» o quantomeno «ignorati od oscurati»: «La minaccia dell’inferno, la paura di una punizione sproporzionata dopo la morte, ha avuto un ruolo nel declino della Chiesa?». 

È vero, riconosce il cardinale, che un tempo molte persone erano scrupolose, ossia vivevano una condizione di profonda sofferenza in quanto convinti di essere destinati alla dannazione eterna ma, si chiede, «c’è un altro lato della medaglia? Il nostro silenzio sulla ricompensa e la punizione dopo la morte ha peggiorato l’indifferenza, distruggendo due dei nostri più avvincenti beni dottrinali?». 

«Dio richiede che tutti gli esseri umani scelgano il bene piuttosto che il male, e la fede piuttosto che il dubbio, l’indifferenza o il rifiuto. L’unico vero Dio è quindi anche il giudice finale, che separa le pecore dalle capre, assegnando felicità o punizione eterna nell’ultimo giorno, quando anime buone e cattive allo stesso modo sperimenteranno la risurrezione del corpo». Tutto questo, riconosce Pell, è «un insegnamento duro, cui coloro che si considerano autonomi, autorizzati a definire il bene e il male per se stessi, spesso resistono ferocemente». 

Ma anche i cattolici possono trovarsi in difficoltà nel conciliare le due nozioni, apparentemente contrapposte, che parlano di un Dio amorevole e di una punizione eterna, sostiene ancora il cardinale. Egli stesso, afferma, a seguito delle discussioni attorno a questi temi conseguenti alla Lumen Gentium e al Concilio Vaticano II si era convinto che «(quasi) tutti sarebbero stati salvati», in opposizione al pensiero invece espresso – su tutti – da S. Agostino o da S. Tommaso. Tuttavia, a un certo punto, afferma ancora, «le mie opinioni sono cambiate in modo inaspettato» di fronte a una constatazione semplice ma profonda: se tutti si salvano, qual è il ruolo dei sacerdoti? E che senso ha la Croce che Gesù si è caricato sulle spalle per la salvezza dell’umanità?
Ebbene, conclude Pell, oggi profondamente persuaso del fatto che Il Signore è giudice: «La speranza cristiana per il trionfo del bene», chiosa, «richiede il giudizio di Gesù». 

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Certamente durante il suo ritorno in Australia il Cardinale G.Pell ha avuto modo di approfondire ancor di più il concetto di giustizia, divina ed umana, giusta ed arbitraria. Ognuno di noi è messo alla prova in molti campi ma, in particolare un campo di battaglia è quello su cui si incentra la vita di ognuno e la vita di ognuno si offuscherà o si illuminerà soprattutto in quell'ambito. L'ammirazione ed il rispetto della vita giusta ed onesta del Cardinale Pell avevano fatto breccia perfino nel corrottissimo ambiente vaticano che gli aveva assegnato un ufficio di grande responsabilità, nel quale egli non deluse i giusti ed onesti, ma deluse i disonesti dalla vita disonesta. Parimenti in Australia si preparava per lui un'altra trappola dei disonesti calunniatori che chiamavano in giudizio un giusto ed onesto. Il Cardinale Pell ha tutto da insegnare sulla giustizia divina ed umana con la schiettezza che distingue questo onesto gigante del Cattolicesimo secondo Verità.

Anonimo ha detto...

«Dio richiede che tutti gli esseri umani scelgano il bene piuttosto che il male, e la fede piuttosto che il dubbio, l’indifferenza o il rifiuto. L’unico vero Dio è quindi anche il giudice finale, che separa le pecore dalle capre, assegnando felicità o punizione eterna nell’ultimo giorno, quando anime buone e cattive allo stesso modo sperimenteranno la risurrezione del corpo». Tutto questo, riconosce Pell, è «un insegnamento duro, cui coloro che si considerano autonomi, autorizzati a definire il bene e il male per se stessi, spesso resistono ferocemente».


Francamente non si capisce come si possano mettere insieme un "comportamento" ovvero la scelta del bene in luogo del male, con un "sentimento" ovvero l'amore senza confini per Dio.
Lo stesso San Paolo, mi pare, affermava che, pur amando Dio, si comportava, a volte, in maniera opposta ai suoi precetti; all'inverso si può vivere una vita onesta e all'apparenza tutta cristiana, senza essere però "cristiani".
La fede del resto è un dono, una grazia,  non un'acquisizione volontaria, per cui il discorso del cardinale mi sembra un poco stravagante.
Qui mi sembra che si giochi sulla paura dell'Inferno e non sull'amore per Dio, la chiamerei una sottomissione da schiavo che bacia la mano del padrone per non essere battuto.

Il cristianesimo non può essere questo sarebbe un fallimento in partenza e pur tuttavia si dice che basta un solo peccato mortale incoffessato per...

Lascio a Voi la possibile conclusione

Marisa ha detto...

Il Signore ci conservi sempre sacerdoti secondo il Suo Cuore.

Anonimo ha detto...

Les casuistes soumettent la décision à la raison corrompue et le choix des décisions à la volonté corrompue, afin que tout ce qu’il y a de corrompu dans la nature de l’homme eût part à sa conduite.

- Blaise Pascal, Pensées, 513

tralcio ha detto...

In fondo è molto semplice (nel corso della storia lo hanno sempre capito molto bene le persone più umili): siamo di passaggio. Siamo esuli figli di Eva (questo sì: davvero tutti). C’è un’altra vita che prosegue nel solco del senso che abbiamo saputo dare a questa.

Ci sono persone che in questa vita hanno ricevuto poco ed a loro “poco” sarà chiesto ed altre che invece molto hanno avuto e in proporzione dovranno rendicontare.

A Chi? A Dio! Dio creatore di ogni cosa, rivelatosi Padre, inviando il Figlio ad incarnarsi per dire e fare la Sua Volontà, obbedita fino al sacrificio redentore della croce e glorificata dalle resurrezione.

Gesù è la porta aperta (ma stretta) che dà accesso al regno di Dio, quel posto che Gesù è andato a prepararci (Gv 14 2-3).
Per entrare in questo regno ci sono alcune condizioni che riguardano un cuore puro (o purificato) per poter vedere Dio che vi rifulge in tutto il suo splendore. Ciò che sappiamo è noto solo grazie a Cristo Gesù, l’unico degno di aprire i sigilli (Ap 5) del libro e poi di darlo in pasto, per nutrirci nel cammino, per via, nella verità che dà vita.

Divorare questa realtà (la carità di Dio affidata alla nostra fede) è dolce al palato, ma amaro per le viscere (Ap 10) di chi accetta di “profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re”. Cioè parlare con verità di paradiso (e purgatorio) senza dare per scontato l’approdo e parlare di inferno non dando per scontato che è vuoto o dubitando che esista.

Temi “scomodi” per chi ormai ragiona solo di mondo, questo mondo, con anche velleità di popolarlo di reset immaginifici/ideologici/razionalistici partendo dal caso, seminando il caos e proponendosi come “nuovo ordine” vivendo “etsi Deus non daretur”.

Il problema è proprio la crisi di fede, fino all’apostasia. La porta stretta è diventata difficile anche solo da trovare… Nulla succede per caso, appunto!

I sedicenti padreterni terreni gestiscono il mondo sentendosi assai stretti i dieci comandamenti, ma largheggiando di regole che dispensano obbligando a seguirle e chi non lo fa finisce concentrato in qualche campo. Il principe di questo mondo, noto omicida e abile falsario, è il loro padre e si vede. Ma chi è cieco come può vederlo?

Anche il misericordismo, altrettanto ideologico di quello dei padroni del discorso aggrappati al secolo, rende ciechi quelli che, battezzati, figli di Dio (per adozione) e non solo esuli figli di Eva, hanno ricevuto tanto, tantissimo, fino ad essere i prescelti per l’annuncio del vangelo a tutti, senza vergogne e senza mistificazioni.

Ci salveremo (quasi) tutti o non si salverà (quasi) nessuno?

Ma, ancor prima di metterci a fare ciò che non ci compete (il giudizio spetta a Dio), ecco l’unico ragionamento sensato: “se tutti si salvano, qual è il ruolo dei sacerdoti?
E che senso ha la Croce che Gesù si è caricato sulle spalle per la salvezza dell’umanità?”
Gesù dice: Estote parati! Ecco: stiamo pronti e lasciamo perdere le sirene, sia quelle che cantano il mondo, sia quelle che suonano facendoti temere un virus. C’è ben altro.

Maria Santissima è beata, assunta in Cielo, in anima e corpo: perché ha temuto il Signore.
Non da spaventata, ma da umile. E' proprio vero (=umile) che la Verità rende liberi!

Anonimo ha detto...

Dio sarebbe profondamente INGIUSTO se non ci fosse una giustizia: che Egli stesso sia venuto a pagare al posto nostro in modo vicario e che anime vittime come san Paolo prolunghino la giustizia vicaria NON significa che si è salvati CONTRO il nostro consenso che è dato con le azioni in primo luogo, e che iniziano nell'interno dell'anima in primis. Il libero arbitrio è rispettato da Dio finchè si è in questa terra ed in questo tempo, dopo finisce secondo la scelta attuale. Il Purgatorio stesso è luogo di Misericordia onde pagare un prezzo non pagato qui, ma senza richiesta di perdono almeno in extremis nulla salvezza- La Misericordia di Dio si esprime coi castighi, permessi da Dio, o inviati da Dio come il diluvio, la confusione delle lingue e prossimamente il diluvio di... fuoco.