Oggi, sabato 31 dicembre, alle ore 9.34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, il Signore ha chiamato a Sé il Santo Padre Emerito Benedetto XVI.
Oremus pro eo.* * *
Al di là di tutto a lui dobbiamo lo sdoganamento della Messa dei secoli che ne ha determinato lo sviluppo e la conoscenza da parte delle nuove generazioni oltre ogni aspettativa; il che sta alimentando l'attuale resistenza, nonostante l'avversione della maggior parte dei vescovi di allora come di ora compreso purtroppo il sacro Soglio [vedi]. Tra le tante pagine del suo pontificato voglio ricordare La Stazione della Via Crucis del 2005.
“SIGNORE, spesso la Tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel Tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della Tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirTi ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della Tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta Ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che Tu, essendo stato trascinato nella caduta della Tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, Ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la Tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi.
Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.
Eia mater, fons amoris, me sentire vim doloris fac, ut tecum lugeam.”
[BENEDETTO XVI - Via Crucis, Colosseo, 2005]
85 commenti:
Requiem aeternam dona ei Domine
et lux perpetua luceat ei.
Requiescat in pace.
Amen.
Gianni Morcellini
Addio, gigantesco ultimo Papa d’Occidente. È morto Benedetto XVI. Quando, quattro anni fa, uscí il mio libro “L’ultimo Papa d’Occidente?”, tradotto in più lingue, l’accordo fra la mia casa editrice e la Libreria editrice Vaticana, depositaria dei diritti papali, previde che fosse aggiunto il punto interrogativo al titolo, “in segno di rispetto per Papa Francesco”. Ora che Benedetto XVI torna alla casa del Padre posso toglierlo. Se ne va davvero l’ultimo Papa d’Occidente. Conservo con affetto una lettera che Benedetto XVI mi fece avere tramite il suo storico segretario, Padre Georg, in cui parlava del mio libretto. “Ci sarebbe tanto di cui parlare…”. Era grande, Ratzinger, anche perchè non appena parlava e scriveva accresceva la mappa dei nemici, dentro e fuori la Chiesa. Anzichè l’osannato balzo in avanti, Ratzinger ci ha mostrato il processo progressivo di decadenza. Mentre tutti si accecavano di ottimismo, la lampada di Ratzinger illuminava il volto oscuro e nichilista della civiltà. Se ne va l’ultimo colosso della cultura europea, il Solzenitsyn della Chiesa. Arrivederci, Santo Padre…
Cit. Giulio Meotti
Requiem aeternam dona ei, Domine:
et lux perpetua luceat ei.
Te decet hymnus, Deus, in Sion,
et tibi reddetur votum in Jerusalem:
exaudi orationem meam,
ad te omnis caro veniet.
Che sia andato o meno alla Casa del Padre, e senza nemmeno passare per il Purgatorio, non lo stabiliamo noi, anche se ovviamente gli auguriamo di aver conseguito la salvezza.
Quest'uso di dire sempre o quasi sempre, quando uno muore, che "è andato alla Casa del Padre" viola senza saperlo una fondamentale verità di fede, una delle tante occultate dal presente andazzo "postconciliare", ossia che immediatamente dopo la morte l'anima di ognuno di noi si trova di fronte al Cristo Giudice, che appunto la giudica infallibilmente per l'eternità.
Questo cattivo uso, frutto della falsa misericordia predicata dall'odierna Gerarchia, non cessa di essere cattivo e contro la Fede per il fatto di esser diventato comune a tutti o quasi.
Va combattuto una buona volta.
Abbiamo pregato, come tanti altri, per la salvezza dell'anima di Joseph Ratzinger nell'imminenza della sua comparsa di fronte al supremo Giudice. La salvezza non è garatita a tutti, come sembra si ritenga a larghissima maggioranza oggi. Anzi, è vero caso mai il contrario. E anche questa è una verità di fede non più insegnata: solo una parte dell'umanità si salverà.
Speriamo per lui, per Ratzinger, il quale, oltre alle cose buone ne ha fatto di meno buone per la Chiesa, che sia stato annoverato in questa parte, che nel Giorno del Giudizio sieda alla Destra del Signore (Mt 25, 31ss).
T.
R.I.P.
Spero che ora Cionci la finisca con le sue idiozie sommamente irrispettose nei confronti dell'onestà e dell'integrità morale di Benedetto XVI.
Aveva detto che Ratzinger prima di morire avrebbe rivelato ESPLICITMENTE tutta la situazione della fantomatica sede impedita e, come era prevedibile e logico, ciò non è accaduto!
Cionci è stato molto imprudente a fare quella sparata ma forse credeva che fosse l'unico modo per continuare con un giochetto molto redditizio ma che stava già scricchiolando paurosamente...e sicuramente non si aspettava una dipartita così imminente di Benedetto XVI.
Spero che ora porti almeno rispetto ad una persona che si è già presentata innanzi al Giusto Giudice e che la smetta di strumentalizzarla per i suoi libri ed articoli.
Benedetto XVI ha reso l'anima a Dio. Preghiamo per lui e ancor più per la Chiesa per la quale si apre una nuova fase storica. Solo Dio conosce fino in fondo e permette quello che stiamo vivendo. Noi facciamo nostra la preghiera che il Papa fece a Fatima: che si affretti il trionfo del Cuore Immacolato di Maria!
@anonimo 11,43
Concordo in pieno. Idiozie molto pericolose per gli sprovveduti e vergognose verso Benedetto Magno
Grande intellettuale,uomo mite e buono innamorato di Gesù Cristo.Fisicamente è morto oggi ma era già morto il giorno che diede le dimissioni.È stato il Papa che più ho amato.Riposi jn pace e preghi per la Chiesa che ne ha tanto bisogno.
E' morto un uomo di Dio, al quale personalmente debbo moltissimo della mia fede cristiana.
La vera Chiesa è indefettibile, ma non così quella falsa.
Si può essere falsa chiesa in molti modi, strappandone e lacerandone il velo di Pietà.
La morte alla terra è nascita al Cielo: differita per le anime purganti, istantanea per quelle dei santi. Pregando per l'anima di Joseph Ratzinger, temiamo per il giudizio sulla nostra.
C'è molta cioia in Cielo per ogni anima benedetta dalla grazia, tutta rivolta al Signore.
Che consoli la tristezza che viene guardando lo stato in cui è ridotta la sposa in terra.
Si apre uno spazio apparentemente vuoto, come lo fu il sabato santo, il tempo solo di Maria.
Non è papolatria o mariolatria: è Presenza di Dio, reale più che mai, a sepolcro chiuso.
La Resurrezione riguarderà tutti? In questo momento posso solo sperarlo, non meritarlo.
Lo ricorderò sempre con immenso affetto e riconoscenza per tutto quello che mi ha saputo trasmettere, riposi in pace, Santità, sit tibi terra levis. Lupus et Agnus.
Per l'anonimo delle 11,38
Questa puntualizzazione sul ritorno alla casa del Padre, infelice espressione buonista e modernista, mi sembra indelicata se applicata a un pontefice appena trapassato. Io non ho pregato per la salvezza dell'anima di Papa Benedetto quando era malato, ma perché il Signore gli donasse una fine serena. Adesso pregherò per il suo eterno riposo. La salvezza della sua anima è affare del suo Creatore. Le ricordo che Dante pone all'inferno numerosi Papi, ma non credo che Papa Benedetto sarà fra di loro.
Ha avuto certi limiti che in questa sede sono stati delucidati. Nessun Papa peraltro dopo il CVII ha rimesso la Chiesa sui binari. Papa Benedetto ha tentato.Una persona mite, un gentiluomo della vecchia Europa, un oppositore del relativismo che i liberali piangono, i cattocomunisti no. In questavsede sarebbe bene astenersi almeno per oggi da polemiche astiose.
Il dopo morte è comunque misterioso, si è dall'altra parte ed ancora un po' di qua, il corpo fisico giace inerte e la
parte sottile, spirituale, ormai staccata osserva. Non si abbandona il corpo da soli, qualcuno viene a prenderci per far ci da guida. Importanti le esequie con tutte le loro benedizioni, il Nemico prova a sviare fino all'ultimo ed oltre. Preghiamo per lui ancora ed anche più di prima, in particolare se siamo stati critici verso parte del suo operato. Il Signore legge anche nei nostri cuori.
Signore pietà!
Approvo
Una breve riflessione a caldo: anche se adesso il falso profeta (B.) avrà la sensazione di avere "le mani più libere", in realtà invece, la dipartita del Santo Padre, agirà come un boomerang: tanta gente e molti fedeli si stanno accorgendo che era proprio lui il vero custode della Santa Chiesa!
È nato nel tempo di Pasqua, muore nel tempo di Natale. Speriamo sia morto bambino!
R.I.P. Ratzinger.
In ciò che dice rispetto a Cionci (ed altri) tutto dipenderá di come sará la cerimonia funebre:
Sarà di un cardinale (come dovrebbe essere)? O sará di un Papa?
Di Cardinale, la tesi finisce.
Di Papa, la tesi continuerá.
Ma non approvo il "Benedetto magno". Oltre l'umana pietà , il parce sepulto che è di dovere, occorre lucidità di giudizio (non nel foro interno ovviamente). Non scadiamo nel sentimentalismo tipicamente modernista(gentiluomo mitteleuropeo, grande intellettuale, uomo mite e buono, aggiungiamo pure musicista e amante dei gatti ..certo). ma , domanda a chi lo ritiene vero Papa, qual è il compito del Papa ?è questo il suo compito : confermare nella Fede. Ha assolto tale compito? Purtroppo temo di no. Sarebbe stata questa la sua grandezza : sconfessare gli errori conciliari, fare pubblica ammenda del suo passato e presente modernista. Automaticamente , in quanto canonicamente eletto, sarebbe stato investito del Papato.Purtroppo non
è accaduto.
Per evoluzione dei miei interessi e circostanze personali conobbi o, meglio, scoprii Benedetto XVI dopo la fine del suo pontificato. Maturai stima e affetto nei suoi confronti in contrapposizione alla desolante banalità del corso attuale ma soprattutto per la straordinaria e inaspettata luce emersa da quel pontificato, da quella vita.
E’ impossibile oggi dire tutto e dirlo bene. I meriti sono tanti, gli errori restano. Rifuggo dai processi di canonizzazione per direttissima e, allo stesso tempo, provo pena per i detrattori e gli avvoltoi, soprattutto se cattolici. Non lo hanno capito o, più probabilmente, lo hanno capito sin troppo bene e lo hanno temuto.
Nella marea tempestosa del post-Concilio, tese la mano a parti della Chiesa che erano state ingiustamente emarginate.
Nella cloaca del degrado morale ed estetico, invocò con forza mirabile il ritorno al sacro.
Nel turbinìo del chiasso e della sfrenatezza comunicativa, mostrò il valore immenso del silenzio e della contemplazione.
Nell’epoca della licenziosità e della finta autodeterminazione, spiegò che non esiste vera libertà senza Verità.
Nell’età della scienza fattasi dogma, mostrò che la Fede è sublimazione della vera Ragione.
Ci disse in sintesi che, senza Dio, l’uomo non è più libero, ma preda dei poteri del mondo. In una parola, solo.
Oggi, sulla Terra, c’è un po’ meno luce.
Grazie, Santità.
Che farneticazione è , Tralcio? La resurrezione certo che riguarderà tutti. Attenti ai poetici misticheggiamenti...ogni cosa secondo ragione.
Requiem aeternam dona ei Domine
et lux perpetua luceat ei.
Requiescat in pace.
Amen.
Che la terra ti sia lieve!
Neri
Oggi è finita la Chiesa dei due Papi.
E con essa si compiono le profezie della Beata Anna Caterina Emmerick sulla chiesa dei due papi:
“Vidi anche il rapporto tra i due papi... Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città (di Roma). Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità” (13 maggio 1820).
“Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820)".
“Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova chiesa… Ma Dio aveva altri progetti” (22 aprile 1823).
E termina anche la lista dei papi della profezia di S. Malachia.
Resta ora la figura misteriosa di Petrus Romanus: "qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis."
Enzo Gallo
Le parole servono a poco, ora è il momento della preghiera. Sarà la storia, fuori dal cicaleccio e dalle meschinità della cronaca ad esprimere un giudizio, scevro da servo encomio e da codardo oltraggio, sulla vicenda umana di Joseph Ratzinger e su di un pontificato complesso, pienamente ascrivibile in una fase crepuscolare di lunga durata della vita della Chiesa, i cui destini, inter mundanas varietates, sono comunque, per vie non sempre a noi note e conoscibili, guidate dal Suo Divino Fondatore.
Per sincera cristiana carità e per l'altissima dignità di cui in terra fu rivestito oremus pro eo!
Riposa in pace, Papa Benedetto. Questo ho sentito da una signora poco fa.
Ho visto che alle 11:43 qualcuno ha nominato quel giornalista che insisteva nel dire che Benedetto XVI non avesse mai abdicato.
Io non sono riuscito a laurearmi (per cui lavoro in un'agenzia di assicurazioni) ma avevo voluto sapere qualcosa di quella teoria del complotto, tale è. Ho anzitutto chiesto a un mio ex compagno di studi che avvocato è anche se non rotale, che mi ha confermato che le affermazioni di questo giornalista non erano che... ciancie. Sciacallaggio.
Soprattutto... perchè Benedetto XVI avrebbe dovuto dire in maniera criptica di non poter più "fare il Papa" e non dirlo esplicitamente facendo nomi e cognomi di chi lo ostacolava?
Più cercavo qualcosa, più mi appariva palese che quella teoria faceva acqua da tutte le parti.
Da più parti si dice che a quella teoria ci avrebbe creduto perfino Donald Trump, anche se mi sfugge il motivo per cui gli avrebbe fatto comodo.
Ora bisogna solo portare rispetto per una persona che non c'è più.
Fabrizio Fabbri
Orrenda, patetica e inaccettabile la RAI che sta facendo di tutto coi suoi giornalisti per far apparire Ratzinger come in perfetta sintonia con Bergoglio.
Per quanto ci siano vari punti in comune tra i due ci sono per me inconfutabili grosse differenze dottrinali, evidenti nei maggiori documenti magisteriali di Bergoglio che sono in totale contrasto con quelli di Ratzinger (sulla Messa, sulla morale coniugale, sul rapporto tra Cristianesimo e altre religioni). Sono due universi dottrinali, spirituali, caratteriali diversissimi, distantissimi ed è risibile la visione di totale sintonia che la RAI di Bergoglio sta dando di Ratzinger. Tutti sanno che milioni di fedeli abituati a Woitila e Ratzinger sono disorientati dall'insegnamento di Bergoglio
Il Papa "emerito" non esiste nella storia della Chiesa.
Pertanto è morto il Papa, che ha stranamente rinunciato al 'ministerium' mantenendo il 'munus' petrino.
In ogni caso, essendo stato un sapiente e coraggioso Vicario di Cristo prima della sua strana rinuncia, e avendo comunque mantenuto, anche dopo la rinuncia, il titolo di Papa, sebbene "emerito", e con tanto di veste bianca, meriterebbe il funerale solenne e pubblico riservato ai Papi.
Lo celebreranno? Non credo, ma vedremo.
Intanto ai fedeli come me, che gli hanno voluto bene per la sua forza mite e la sua grande sapienza e grati per il suo Motu Proprio Summorum Pontificum, non resta che affidare la sua anima alla Santissima Madre di Dio, "Advocata nostra", che verrà festeggiata domani, perché il Signore, nella Sua divina e infinita misericordia, perdoni i suoi peccati e consideri con benevolenza i suoi meriti.
Amen.
Aloisius
Deus, qui inter summos Sacerdotes famulum tuum Benedictum XVI
ineffabili tua dispositione connumerari voluisti: praesta, quaesumus:
ut, qui unigeniti Filii tui vices in terris gerebat, Sanctorum tuorum Pontificum consortio perpetuo aggregetur, Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum...
La puntualizzazione sulla cattiva (e in odor di eresia) abitudine di dire che quando uno muore "va [comunque] alla Casa del Padre"
Non piace alle anime belle che si sia criticata questa cattiva abitudine anche a proposito della scomparsa di Joseph Ratzinger.
Una cattiva abitudine che, tra l'altro, quand'era in vita non risulta Ratzinger abbia mai combattuto. Nessuno vuol far polemiche contro i morti ma usare l'argomento del rispetto per i morti al fine di impedire giuste puntualizzazione dottrinali contro la retorica non cattolica del "è tornato alla Casa del Padre", che sta esplodendo da tutte le parti, non è accettabile se non per le "anime belle", quelle imbottite di "misericordia" postconciliare.
La retorica dello "è tornato alla Casa del Padre", oltre ad offendere il Signore perché con essa l'uomo pretende di sostituirsi al suo Giudizio, esprime la riapparsa eresia della salvezza garantita per principio a tutti (Allerloesung, come dicono i tedeschi).
T.
Il munus petrino che Ratzinger ha detto di aver mantenuto anche dopo aver abdicato e aver aperto regolarmente la vacanza della Sede, era solo un munus simbolico, un fatto suo personale, grazie al quale si voleva continuare a considerare spiritualmente ancora papa.
Ma il papato è una carica di governo, che conferisce una sovranità assoluta su tutta la Chiesa. Non ha nulla di mistico e non è infatti un Sacramento. L'eventuale misticismo col quale sia esercitata riguarda la persona singola del papa (il suo "stile") non inerisce al papato in quanto tale, costituito da un monarca eletto il cui potere viene però da Cristo stesso (per analogia a quanto fatto da Cristo risorto nei confronti del Beato Pietro, Gv 21, 15 ss.).
La figura singolare del "Papa emerito": è come se un professore univeersitario, messosi regolarmente in pensione, volesse continuare a considerarsi spiritualmente impegnato nell'insegnamento, nel suo privato, continuandolo nella forma di letture, scritti, saggi, articoli etc. Nessuno potrebbe dire che costui sarebbe rimasto il vero titolare della cattedra che occupava, nel frattempo passata ad un collega all'uopo nominatovi.
Pensando a Ratzinger, non posso fare a meno di domandarmi fino a che punto un Papa si faccia condizionare dal Mondo e dal suo tempo.
Scinderei, come giustamente fa uno che lo conosce bene (A.M.Valli), l'aspetto umano di Ratzinger, che ispirava fiducia, rispetto e ammirazione al solo vederlo o ascoltarlo, da quello intellettuale e teologico. Ed è proprio sotto quest'ultimo aspetto che Ratzinger/Benedetto XVI ha dimostrato talora la stanchezza del credente e l'affannosa rincorsa del cattolico verso i "progressi" e supposti tali della modernità e della scienza, quasi che la fede possa evolvere in simbiosi con il tempo, timorosa di apparire antiquata.
Pace all'anima sua.
Lupus,
si sono spenti per sempre i nostri occhi azzurri di cielo.
Riposa in pace, Santo Padre
RR
Ma lo vogliamo capire che Ratzinger non è affatto l'ultimo colosso della cultura europea, per lo meno se ragioniamo da cattolici, è stato un esponente moderato del pensiero modernista, ( un coacervo di eresie vecchie di secoli come affermato da S Pio X). C'è abbondante documentazione in rete( per chi la vuol vedere). A iniziare dalla sua tesi di dottorato, rifiutata dal professore illustre tomista, passata poi con colpo di mano.Preghiera, pietà, ma non continuiamo a sostenere acriticamente, sentimentalmente, l'errore.
Murmex, stai zitta(o) una volta tanto. Buon anno.
Cito Francesco Solazzo
MUNUS e MINISTERIUM
Si è parlato tanto di questo argomento e, credo, ancora di più se ne parlerà prossimamente. In particolare, vi è chi sostiene che Munus e Ministerium siano sostanzialmente la stessa cosa e che la distinzione tra essi sia solo una sorta di cavillo giuridico. Esse, però, sono due realtà differenti, sebbene intimamente unite. Dico due realtà perché vi è fra loro una differenza ineliminabile e che ne giustifica la loro ragion d'essere e distinzione. Il Munus è una realtà ontologica e teologica che non è assolutamente in potere dell'uomo e che dipende unicamente da Dio: di essa l'uomo non ne è responsabile, ma è responsabile verso di essa e non si può pertanto cedere né condividere né comprare o vendere (in quest'ultimo caso si avrebbe la simonia). Il Ministerium, invece, dipende dal Munus, ma non è la stessa cosa, perché esso è una realtà pratica, consiste cioè in un fare e, in quanto tale, è nelle mani e nella responsabilità dell'uomo: esso, pertanto, si può anche condividere o delegare. Ciò vale anche (e soprattutto, oserei dire) per il Munus petrino: nel CJC del 1983 non fu diviso l'ufficio, come semplifica Cionci per i suoi scopi divulgativi, ma furono definite due realtà differenti, unite ma distinte. Pertanto, se volessimo cercare una traduzione italiana più aderente alle realtà descritte, potremo tradurre Munus con Dono e Ministerium con Ufficio. Il Dono petrino, dunque, o lo si ha o non lo si ha: non può essere ceduto né condiviso, ma solo "rinviato al Mittente", cioè vi si può rinunciare. L'Ufficio petrino, invece, può essere ceduto in parte o delegato o condiviso, come ordinariamente avviene riguardo la Curia Romana, che è nata proprio per aiutare il Papa, cioè essa ne condivide il Ministerium; infatti succede che al venir meno del Dono, cioè del Munus petrino, tutte le cariche della Curia Romana decadono e sarà poi il nuovo detentore del Munus a decidere se confermarle o darle ad altri.
Ora, succede che al Dono sacerdotale, che viene conferito da Dio attraverso il Sacramento dell'Ordine Sacro, non si può rinunziare ed esso lo si avrà per l'eternità, ma si può, d'altra parte, rinunciare all'Ufficio che ne deriva o, sempre l'Ufficio, può essere tolto dalla legittima autorità della Chiesa per motivi disciplinari. D'altra parte, l'Ufficio sacerdotale viene condiviso secondo le modalità decise dalla Chiesa che stabilisce quali siano i c.d. ministeri, che una volta erano chiamati "Ordini minori". Il Dono petrino, invece, può essere oggetto di rinuncia e ad esso bisogna rinunciare esplicitamente, poiché, a differenza dell'Ordine Sacro il cui Ufficio non può essere condiviso se non attraverso i ministeri istituiti dalla Chiesa, l'Ufficio petrino può essere ceduto o condiviso in molti modi, a discrezione dell'unico che di volta in volta detiene il Dono.
Della distinzione di queste due realtà si dovrà debitamente tenere conto per evitare di finire tutto in "caciara", come sta avvenendo ora, in cui nessuno discute (a parte pochi), ma tutti parteggiano faziosamente e insultano gli avversari.
BENEDETTO.
E' morto Bendetto XVI, preghiamo per la sua anima immortale.
La gradevolezza umana di Benedetto XVI, il suo sorriso timido, la sua compostezza dei modi, la sua raffinatezza del pensiero (per quanto pesantemente viziato dalla "nouvelle theologie"), la profondità dei suoi discorsi, non possono farci dimenticare i suoi grandi errori.
Il suo aspetto quasi angelico (se paragonato alla truce, oscena volgarità del suo successore ) e la sua raffinatezza di teologo e pensatore, non possono oscurare il giudizio sulle sue enormi responsabilità (neomoderniste) nella crisi della Chiesa, prima come teologo rahneriano e quindi modernista, poi come vescovo, cardinale e primo collaboratore di Giovanni Paolo II, infine come protagonista di un fallimentare tentativo di resistere alle forze più nichiliste e distruttive del panerotismo plutocratico postmoderno.
Le sue dimissioni del 2013, assai simili a quelle di un qualsiasi primo ministro, sono state un colpo micidiale alla sacralità del pontificato. Non si scende dalla Croce, nemmeno se sotto ricatto.
Dalle tesi eterodosse presenti in "Introduzione al Cristianesimo" (e mai corrette), all'orgoglio con cui affermò che il Concilio aveva scritto l'Anti-Silabo (salvo poi affermare del tutto contradditoriamente l'ermeneutica nella continuità), alle sue scandolose preghiere in moschea, in sinagoga, al Muro del pianto (alla faccia della lotta al relativismo); dalla sua riproposizione dello scandalo wojtiliano di Assisi, passando per i suoi elogi onusiani dell'ideologia dei diritti umani, fino gli auspici mondialisti di "un' unica autorità planetaria"(del tutto corenti con gli auspici del potere plutocratico americanista); dalle sue dimissioni come fosse stato un primo ministro qualsiasi, al suo ostinato silenzio persino davanti all'infamia dell'idolatria bergogliana della Pachamama; il suo contributo alla vittoria assoluta del neomodernismo, insomma, è stato notevolissimo. Come quello del suo amato predecessore polacco, del resto.
Riconosciamo a Benedetto XVI anche i meriti di avere insistito giustamente sul nesso tra fede e ragione, di avere liberalizzato la Messa Antica, e infine di avere tentato di opporsi, come Montini e Wojtyla, alla marea pansessualista, e in modo particolare al sodomismo come infera neo-religione civile del Duemila. Il sodomismo al quale Bergoglio ogni giorno strizza l'occhio.
Epperò non basta.
Preghiamo per Benedetto XVI.
Martino Mora
E insomma se ne va a San Silvestro. L'ultima sorpresa del pastore tedesco.
Silvestro I fu un papa schiacciato dalle circostanze. Non ebbe voce in capitolo al Concilio di Nicea, convocato peraltro dall'imperatore.
Silvio Brachetta
D'accordo, il Papa può affidare ad altri, a sua discrezione, il compito di aiutarlo nel suo ufficio. ( pensiamo all'importanza del S Uffizio)Ma sempre sotto di lui, suprema Autorita. Lei pensa che il suo ufficio, come sarebbe avvenuto in questo caso, possa essere delegato in toto a una terza persona, che verrebbe addirittura a godere dell'infallibilità, senza nessuna voce in capitolo del vero papa, detentore del munus, a causa dell' abdicazione, che se c'è stata non si può revocare. Si potrebbe avere addirittura la dogmatizzazione dell'eresia. Assurdo. Capisco lo sconcerto causato dall'indicazione e successiva elezione,il disperato bisogno di una soluzione, ma manteniamo un po' di buon senso. Purtroppo queste sono le conseguenze del modernismo, spinto o moderato che sia.
Scusate, lo dico senza polemica , solo per capire. Perché papa d'occidente? C'è forse quello d'oriente, di settentrione o meridione?
Benedetto XVI è scomparso forse prima che scoppiasse la grana del suo secondo segretario, che lui ha tenuto per 17 anni e ha fatto vescovo nonostante si dicesse e sapesse (pare) che era omosessuale praticante. La vicenda si trova riassunta su Life Site News (vedi anche il lungo necrologio pubblicato oggi da quel blog, con l'indicazione di varie fonti). LSNews riporta al proposito anche una dichiarazione di mons. Viganò, secondo il quale, all'epoca, il non ancora Papa fu informato confidenzialmente delle tendenze del suddetto segretario.
Evidentemente Ratzinger non ha prestato fede alle voci.
A questo proposito viene in mente quanto lui stesso disse, però dopo aver abdicato: che nella Chiesa da tempo operavano "reti omosessuali" le quali costituivano un sistema di potere e protezione compatto e difficile da scardinare (forse sono queste reti "i lupi" dei quali parlò in un celebre discorso).
INutile illudersi, la macchina del fango ha già cominciato a mettersi in moto nei confronti dello scomparso. Ma nel caso citato del suo segretario, alcuni interrogativi si pongono. Non voglio ovviamente pensare ad una complicità di Ratzinger né ad una sua voluta negligenza. Penso piuttosto ad una sorta di impotenza a colpire il male ad un certo livello, ormai troppo radicato.
Per sradicare in profondità si sarebbe dovuto sbaraccare il Concilio.
Un compito impossibile per l'attuale generazione ecclesiastica.
Certi vizi sono dilagati nella Chiesa in conseguenza di un lassismo le cui premesse si trovano nel VAticano II.
Come, applicando il Concilio, si è corrotta la liturgia, allo stesso modo si è corrotta la morale. Oltre alla dottrina.
T.
# Tradurre munus con "dono" non crea confusione? La scissione di munus e magisterium in due titolari distinti appare insostenibile dal punto di vista giuridico.
Il munus può essere un dono quanto alla sua origine - nel nostro caso una concessione divina al Beato Pietro e ai suoi successori - ma di per se stesso è un ufficio, una carica fornita dei poteri necessaria ad esercitarla, che alcuni chiamano anche ministerium.
Questi poteri possono essere delegati dal papa, ad un'istituzione come la Curia o a singoli individui, chiamati appunto i "legati pontifici" per una singola, specifica missione. Ma la "delega" concerne in realtà l'esercizio del potere,debitamente documentato secondo le regole del diritto, non il potere stesso.
La summa potestas di origine divina del Papa su tutta la Chiesa (origine divina taciuta dal CIC del 1983 o messa nel contesto in modo ambiguo) non può essere delegata in quanto potestas: il legato del papa è solo autorizzato ad esercitare certi poteri che essa contiene, con il consenso del papa, che egli rappresenta nel negozio specifico.
Ora, dichiarando di aprire in piena libertà la vacanza del trono, Benedetto XVI non ha delegato la sua summa potestas a nessuno, vi ha rinunciato, deponendola. La potestas, ricevuta iure divino al momento dell'accettazione dell'elezione al Sacro Soglio, non restava lì a disposizione del successore. Semplicemente spariva per riapparire iure divino con il successore. Trono vacante, significa infatti trono vuoto, vacato e quindi vacante, con nessuno sopra a governare la Chiesa e quindi scomparsa della summa potestas che il Signore concede ad personam, all'eletto dal Conclave.
In questo quadro, parlare di un Papa che ha abdicato, autoeleggendosi "emerito", un papa che avrebbe conservato il munus ossia l'ufficio di governare la Chiesa, senza peraltro poterla né volerla governare in alcun modo, dal chiuso del suo Convento vaticano, non appare del tutto infondato?
Nelle figure dei due papi avremmo avuto inoltre l'assurdo di una scissione tra potere e suo esercizio tra due persone diverse: il dimissionario avrebbe conservato il munus (l'ufficio con il potere di governare) mentre il regnante effettivo
avrebbe avuto il solo "magistero", cioè l'attività di governo concreta ma senza il "munus", che il dimissionario si sarebbe portato dietro.
L'assurdità di una simile conclusione, cui si è pur costretti ad arrivare, date le premesse, non dovrebbe essere evidente a tutti?
Oggi, checché se ne dica, con i suoi meriti e i suoi errori, ha intrapreso il suo viaggio verso la Casa del Padre un altro grande innamorato del Signore. Grazie Santo Padre, grazie per il bene che avete fatto alla Chiesa e anche per gli sbagli che qualcuno vi ha imputato, perché dagli errori può nascere maggior consapevolezza, il ravvedimento e la purificazione. Non vi dimenticheremo e vi accompagneremo con le preghiere verso Colui che è stato l'unica ragione della vostra vita terrena. Che il Signore vi abbia in gloria.
Concordo in pieno con il commento del Prof. Martino Mora.
importanti considerazioni del prof. Matteo D'Amico:
il funerale di BXVI che sarà celebrato da Bergoglio - come di solito è riservato ai papi regnanti defunti - continua ad avallare nel popolo cattolico la falsa convinzione che il papato sia diventato una diarchia o papato sidonale.
Ma J. Ratzinger non era più regnante dal 2013.
Il papato emerito quindi è stato una disastrosa finestra di Overton per le coscienze cattoliche e per tutti gli spettatori dell'evento-dimissioni 2013. Il papa emerito è una funzione INESISTENTE e inconcepibile.
https://profmatteodamico.com/a-proposito-della-morte-del-cardinal-ratzinger/
Oremus pro anima eius!
Continuiamo a farci del male. Papa Benedetto era inviso ai nostri avversari e qui viene ricordato con tante remore e riserve.
Deus, qui inter summos Sacerdotes famulum tuum Benedictum ineffabili tua dispositione connumerari voluisti: praesta,
quaesumus; ut, qui unigeniti Filii tui vices in terris gerebat, sanctorum tuorum Pontificum consortio perpetuo aggregetur.
Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.
_______
In Paradisum deducant te Angeli;
in tuo adventu suscipiant te Martyres,
et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem
Chorus Angelorum te suscipiat,
et cum Lazaro quondam paupere,
aeternam habeas requiem
La tesi del prof. D'Amico
Tesi ineccepibile. Ulteriori riflessioni si impongono: questa apparente "diarchia", del tutto inesistente secondo la tradizione e il diritto canonico, va inquadrata, a ben vedere, nella visione collegiale del papato che è penetrata nel Vaticano II, è anche un risultato della nuova collegialità insegnata da quel Concilio.
Infatti, in passato la suprema potestas petrina (di governo su tutta la Chiesa) era del Papa uti singulus solamente ovvero lui solo ne era il titolare per diritto divino, una volta accettata la scelta da parte del collegio dei cardinali, scelta che non conferisce alcun potere ma solo indica l'individuo che secondo i cardinali ne è degno.
Ora, invece, con l'art. 22.2 della cost. Lumen Gentium "l'ordine dei vescovi [...] è anch'esso insieme col suo capo il romano Pontefice, e mai senza questo capo, il soggetto di una suprema e piena potestà su tutta la Chiesa, sebbene tale potestà non possa esser esercitata se non col consenso del R. Pontefice".
È da questo articolo che nascono tutte le ambiguità e i problemi, sino all'affermarsi di una concezione c.d. "collegiale" del papato, nel cui ambito ha trovato spazio anche la singolare istituzione del "papa emerito". Certo, un'innovazione dovuta forse all'inventiva di Ratzinger, ma comunque impensabile al di fuori della nuova e confusa nozione del papato diffusa dal Concilio in poi.
L'attribuzione della titolarità della suprema potestas anche al collegio dei vescovi, è stata sempre difesa da Ratzinger, a quanto ne so; egli ha sempre combattuto la concezione tradizionale perché troppo giuridica, fondata anche su S. Tommaso (che lui non ha mai amato e l'ha detto), che separava nei vescovi la potestà d'ordine da quella del governo della loro chiesa locale, possibile quest'ultima solo con l'autorizzazione del Papa (vedi Pio XII, Mystici Corporis DS 3804).
Invece, per i Novatori, la potestà d'ordine (sacramentale) doveva ricomprendere di per sé anche quella di governo, senza bisogno di un ulteriore atto specifico in tal senso da parte del Papa. Considerando i vescovi come corpo o collegio, tale potestà doveva esser riconosciuta su tutta la Chiesa, come quella del Papa (che diventava allora un primus inter pares), anche se non poteva esser esercitata senza l'autorizzazione del Papa (che allora ridiventava un sovrano assoluto, ma solo in relazione all'esercizio di tale summa potestas non in relazione alla sua titolarità).
Un groviglio inestricabile si è in tal modo creato.
Quale spada verrà, forse presto, a tagliare questo nefasto nodo gordiano?
Se non si fa chiarezza sulla natura del papato come istituzione è inutile pensare di poter raddrizzare le cose. Una conseguenza pratica della nuova (cattiva) collegialità, lo notava già Amerio, è che le Conferenze Episcopali si sentono ora investite della summa potestas su tutta la Chiesa e tendono ad essere sempre più indipendenti, a trasformarsi in organi di una Chiesa nazionale.
PP
Non ho ancora avuto la risposta al quesito sul Papa d'Occidente. Chi usa questo termine potrebbe chiarire?Ripeto, senza alcuna polemica, solo per capire
Credo che la nozione corretta sia questa: il Papa riceve la sua potestà di governo da Dio, direttamente; i Vescovi attraverso il Papa. Il che mi pare qualcosa di più rispetto al "consenso" papale, , che sembrerebbe significare l'autorizzazione all'esercizio di un potere che esiste già .
Ci vorrebbe il miracolo, tipo S Paolo, di un eletto, dopo Bergoglio, che sconfessasse e anatemizzasse tutti gli errori dottrinali e morali del Vat II, dei predecessori e suoi, e riaffermasse integralmente la dottrina cattolica. Tutto tornerebbe nell'ordine, e forse anche un po' nel mondo. Non è impossibile.
È un modo di ragionare mondano ,questo. Tutto deve essere fondato sulla verità . Esaltazioni acritiche e sentimentalistiche( gli occhi azzurri...) fanno il gioco degli avversari, con la diffusione sempre più capillare della mentalità modernista
Mi permetto di aggiungere all'intervento del Prof. Pasqualucci che andrebbe approfondita e, soprattutto, definita la dottrina riguardo al Papa eretico.
A proposito della battaglia di Ratzinger contro il relativismo penso che sul piano meramente teorico è stata ineccepibile ma su quello concreto no.
Se non si difende la santa dottrina e si afferma la verità tutta intera si fa rientrare dalla finestra il relativismo cacciato dalla porta.
Ricordo la critica di Amerio alla " Nuovo millennio adveniente" dove GPII, nelle ultime righe, mette in guardia dal sincretismo. Amerio definisce questo richiamo puro parlato, ovvero un modo elegante di definirlo ipocrita, visto tutto il sincretismo che emanava l'enciclica.
Per non parlare delle giornate di Assisi.
Questo per dire che le petizioni di principio servono a poco, purtroppo.
Francamente ritengo eccessiva anche la riconoscenza per l'apertura verso la Messa antica che sa di concessione, con tutta l'ambiguità che comporta.
Detto ciò prego per lui, che riposi in pace.
Non è stato Ratzinger inviso, invisa era, è e sarà la Chiesa Cattolica. Ratzinger non ha avuto la forza di ergersi davanti al mondo e gridare alto e forte, Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Se ne è andato restando nascosto in Vaticano vestito di bianco ed emerito. Forse ha sperato che si capisse lo stratagemma rivoluzionario, nessuno ha capito. Nessuno ha capito perché la vera rivoluzione avrebbe dovuto iniziarla con la sua personale autocritica pubblica . Forse l avrebbero ammazzato, come sono soliti fare. Forse sì. Oggi però lui sarebbe in Paradiso e la chiesa sarebbe meno ipocrita, meno sporca e più sincera e più pulita. Ha fatto quello che ha potuto, come ha potuto. Noi cerchiamo di portare avanti il bene che ha compiuto, le sue debolezze, contraddizione, peccati e mancanze li giudica il Signore che tutto sa e tutto vede.
RR
Ti mando un sincero augurio di Buon anno, sai come la penso e non serve altro, mancherà non solo a noi due, ma a tanti. Ciao, canuck, fatti viva ogni tanto. Lupus et Agnus.
Mi è dispiaciuto molto per Benedetto XVI, in fondo è stato strumento di Dio tramite il Summorum Pontificum e chissà quante volte la sua sola presenza in vita ha trattenuto i nemici della Chiesa! Certo che ha anche sbagliato ed è anche vero che avrebbe potuto fare di piu. Sono sicuro che abbia avuto molti rimpianti in questi anni. A noi la preghiera, il digiuno e la resistenza.
I prosdimo pontefici probabilmente non saranno europei, né caucasici, nel senso che non saranno di pelle bianca, quindi gli occhi azzurri sono esclusi per la soddisfazione di Murmex. Di certo non saranno tomisti.
Ha certamente ragione il prof. Pasqualucci: il nodo gordiano sta tutto nell'ambiguo CVII.
E volutamente ambiguo, perché diverso da tutti gli altri Concilii; un Concilio Pastorale, sul quale è lecito chiedersi se sia stato ispirato dallo Spirito Santo.
Summorum Pontificum
Risulta che in qualche servizio o programma televisivo si sia fatto riferimento al "Summorum Pontificum"? Io non ne ho sentito parlare. Eppure è stato forse l'atto più importante di un Pontificato. Alla fine tanto rumore per dire che è morto il "nonno" che fu (spesso con un vile accento sull'aspetto perfettivo) un grande teologo.
Andrea Sandri
Anonimo 15, 29, spiritoso e pure profetico, io gli occhi azzurri li apprezzo tantissimo nei miei nipotini, non smetterei mai di ammirarli. Pensavo si fosse capito che qui si parlava di una cosa seria, cioè che le persone imparino a servirsi della ragione, senza lasciarsi trasportare da elementi estrinseci, ininfluenti, puramente sentimentalistici nel valutare qualcosa di estremamente serio, cioè i danni o i benefici del pensiero e degli atti di Ratzinger..Le rendo noto che ho ingenuamente esultato per l'elezione di Ratzinder(in confronto al predecessore mi pareva un restauratore). Poi , non essendo fanatica di nessuna personalità umana, ho notato incongruenze e ho iniziato ad approfondire.e ora posso dire serenamente che Ratzinger non ha fatto del bene alla Chiesa. Oggettivamente. Il foro interno non ci compete, possiamo sperare che negli ultimi penosi giorni sia tornato alla sua Fede di bambino e pregare per una anima costata il Sangue di Gesù Cristo.
Inaspettatamente, dal necrologio di p. Lombardi su La Civiltà Cattolica:
“In questa luce va visto anche il suo sforzo per evitare rotture nella tradizione, espresso nel «Motu proprio» Summorum pontificum (7 luglio 2007), che riammette come «forma straordinaria» la celebrazione della Messa secondo la liturgia romana precedente alla riforma conciliare”.
È poco, sicuramente è riduttivo, è preceduto da un caveat con qualche sentore di politicamente corretto (“nell’intenzione di Benedetto XVI non vi è dunque alcuna nostalgica restaurazione dell’antico”…), ma è qualcosa.
Anonimo 15:29, purtroppo temo anch'io che il prossimo eletto non sarà tomista. Come non lo era neppure Ratzinger. E questo è un gran male.Se si ripassa un po' il Magistero, vedrà che e proprio così. E se siamo a
Questo punto, è anche per l'abbandono del Dottore Comune,,e l'adesione a filosofie false, che nulla hanno di cristiano (idealismo, personalismo) da parte di chi doveva vigilare sul gregge
Per l'anonimo delle 11,38
Questa puntualizzazione sul **ritorno** alla casa del Padre.
Nell'italico eloquio, si "torna" dove già si è stati. Usare "ritorno", ove la grammatica italiana, (oltre, prima e più che la sana dottrina) prevede e prescrive che, al massimo, si scriva "Andato", lascia intendere persino l'origenista "Preesistenza" delle anime.
Ho premesso l'italico eloquio. Persino peggio della riapparsa eresia della salvezza garantita per principio a tutti (Allerloesung, come dicono i tedeschi). Ci sono, invece, dialetti come alcuni vernacoli toscani, in cui "Cambiar CASA" è reso con l'espressione "TORNAR DI CASA" (Forse dal francese "Tourner" = girare?).
"Ricordate quando Benedetto XVI non poté parlare alla Sapienza di Roma? Domani, nella stessa università della Capitale, sarà presentato un libro che promette di ripercorrere quell’incresciosa vicenda. Si tratta di Sapienza e libertà. Come e perché papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma (Donzelli editore). E’ stato scritto dal giornalista Pier Luigi De Lauro e contiene una prefazione di Walter Veltroni.
Il volume, stando almeno alle prime informazioni, sembra interessante. Esso, infatti, contiene – oltre al testo dell’intervento del Papa – anche interviste all’allora rettore Renato Guarini, a padre Vincenzo D’Adamo, cappellano dell’università, a Carlo Cosmelli, uno dei docenti di Fisica che ne contestarono la presenza, e a Gianluca Senatore, allora responsabile dell’organizzazione più rappresentativa degli studenti. Ed è proprio grazie a queste interviste che i fatti vengono ricostruiti con precisione e, in più, ne vengono svelati di nuovi, successivi a quel “non incontro”.
I FATTI. Guarini aveva invitato il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico e la visita era prevista per il 17 gennaio 2008. Nei mesi precedenti, il rettore aveva comunicato la sua decisione al Senato accademico, ben felice che un Pontefice (così come avevano fatto Paolo VI nel 1964 sempre alla Sapienza e Giovanni Paolo II a Roma Tre nel 2002) varcasse le soglie di una università. Ratzinger avrebbe dovuto svolgere un saluto al termine della cerimonia e non una lectio magistralis, come erroneamente fu al principio comunicato. Ma tanto bastò a sollevare le polemiche. Prima con un intervento sul Manifesto di Marcello Cini, poi con una lettera firmata da 67 docenti della facoltà di Fisica e apparsa il 23 novembre.
Secondo il libro, a far davvero esplodere il caso fu Repubblica che, il 10 gennaio, rilanciò la lettera che portò alla triste rinuncia di Benedetto XVI. Non parlò alla Sapienza, limitandosi a mandare il testo del suo intervento.
OCCASIONE SPRECATA. Come nota giustamente Alessandro Zaccuri sulle pagine di Avvenire, l’aspetto che pare più interessante del libro sono le parole dello studente Senatore. Il quale racconta che, fino ad allora, non aveva mai letto nulla degli scritti di Ratzinger. Fu proprio quell’episodio ad avvicinarlo alla sua produzione intellettuale. E la conclusione del ragazzo è che se i professori, soprattutto Cini, avessero fatto lo sforzo di non fermarsi ai loro pregiudizi, ma avessero letto il testo di Ratzinger, vi avrebbero trovato molti spunti di approfondimento critico sulla deriva delle tecnoscienze. Ma quello sforzo, i professori della Sapienza non vollero farlo. E persero un’occasione non per parlare di fede, ma di scienza.
Con Benedetto XVI sale al cielo uno dei più grandi papi della storia. Questa affermazione così perentoria che contraddice la lettura che è stata fatta della vita di quest’uomo da parte di alcuni teologi, giornalisti e intellettuali (ma non da parte del popolo) va dunque sorretta da alcune ragioni fondamentali.
Joseph Ratzinger, nella sua lunga esistenza, ha sempre cercato fin dagli studi teologici, poi come perito al Concilio Vaticano II, come insegnante di teologia, arcivescovo di Monaco, prefetto della Congregazione della fede e infine Papa, innanzitutto di comprendere il tempo in cui viveva, le principali correnti filosofiche e culturali che lo animavano. Egli è stato tutt’altro che un “dogmatico”. Per lui la Chiesa era un mistero che viveva nel tempo, la cui comprensione non poteva assolutamente prescindere da un’analisi simpatetica e critica della vita dell’uomo.
Per questo, l’andamento dei suoi scritti non ha mai evitato la lettura storica dei fenomeni culturali e teologici. In questo modo, forse senza neppure esplicitamente volerlo, ha raccolto gli aspetti positivi della crisi modernista a cui pure il Concilio Vaticano II ha fatto riferimento.
...segue
Con Giovanni Paolo II, il cardinal Ratzinger – Benedetto XVI ha speso tutta la sua vita per la realizzazione delle riforme volute dal Concilio frenandone le derive rivoluzionarie che ne avrebbero tradito la lettera oltre che lo spirito.
Un teologo che rimarrà nella storia
Benedetto XVI così come Joseph Ratzinger è stato un uomo della parola, pensata, scritta e parlata. I suoi detrattori hanno creato intorno a lui il mito di un uomo difficile, freddo, irraggiungibile. Egli è stato tutto il contrario. La sua prosa, certo molto profonda, è in realtà accessibile ad ogni lettore di media cultura, ben lontana dalle difficolta di Hans Urs Von Balthasar o Karl Rahner.
Un giorno chiesi al cardinale Christoph Schönborn, l’arcivescovo di Vienna, quale teologo sarebbe rimasto nella storia, tra i maggiori del Novecento. Mi rispose: «Ratzinger» (non era ancora Papa). Gli chiesi perché e lui mi rispose: «È il più semplice, non ha bisogno di esegeti». Ascoltandolo parlare e leggendo i suoi testi ho sempre pensato a Leone e Gregorio Magno. Di Leone Magno Ratzinger ha la cristallina forza della verità. Di Gregorio Magno la carica pastorale che fa di Ratzinger uno dei più grandi mistagogi della storia della Chiesa.
Un’opera che appartiene al futuro
Di Ratzinger Papa si è detto: “Non ha saputo governare”. Vorrei far notare a tutti i nostri lettori che la prima espressione dell’arte e di governo di un Papa è la parola e la custodia della verità, questo è l’alveo in cui tutto cresce. Certamente Benedetto non è stato adeguatamente aiutato nel suo ministero petrino, ma ha creato una tradizione sapienziale che porterà frutti enormi per la Chiesa.
Egli non è stato “il cane pastore” come preannunciava Il Manifesto il giorno della sua elezione, con grande sensibilità umana: egli si è sempre presentato come uomo mite desideroso di comprendere le ragioni dell’altro. Uomo di preghiera, di silenzio, di studio, ha conservato nel dialogo con Dio il senso della inarrivabilità del Mistero e della sua manifestazione nell’incarnazione del Figlio di Dio. Le tre encicliche su carità, speranza e fede resteranno il grande portale attraverso cui leggere tutta la sua opera.
Come egli ha detto nelle sue Ultime Conversazioni, la sua opera non appartiene al passato, ma favorirà il crescere e il manifestarsi del nuovo in una Chiesa che attende nuove forme che esprimano la coniugazione della fedeltà alla tradizione con la vicinanza all’uomo contemporaneo."
Tratto da Tempi
Ha parlato poco, però quando lo ha fatto ha scolpito i concetti nella pietra. Impose trasparenza e rigore. Il suo percorso è stato disseminato di ostacoli, fino alla rinuncia al pontificato. Nato «come equilibrato progressista,» venne poi considerato un conservatore. Una nomea che non fu determinata dal suo cambiamento, ma da quello di teologi e prelati che hanno fatto di tutto per aggiornare la Chiesa in chiave moderna. Era un gigante del pensiero, sembrava avere un sesto senso nel capire l’evoluzione della società. Più volte mise in guardia il gregge dai pericoli del modernismo a tutti i costi. Gli fu impedito di fare un discorso alla Sapienza, macchia indelebile per l’ateneo.
Dare adesso un giudizio sereno sull'operato di Benedetto XVI è molto prematuro .Quello che posso dire, a titolo personale,è che il modo col quale viene presentato questo Papa dai media fa venire il voltastomaco .A sentirli sembra quasi che i due papi abbiano istaurato una specie di diarchia con Francesco ,uomo pratico,che ha attuato le riforme che Benedetto ,più intellettuale ,non era riuscito a portare a termine.La verità è molto diversa e la drammatica scelta di dimettersi da parte di Benedetto pesa come un macigno sul giudizio che sarà dato dagli storici sul suo pontificato.Riguardo a Francesco questo lunghissimo spot a reti unificate gli gioverà molto poco.I problemi che dovrà affrontare,sempre che non scelga di tirare campare, sono giganteschi e di difficilissima soluzione.È tutto in alto mare,l'unica cosa certa è che i Papi passano è la Chiesa resta ,malgrado stia attraversando un lungo brutto momento.
UNA RINUNCIA AL POTERE CHE HA RIVELATO/INTERROTTO LA SOLITA ESCALATION MIMETICA DEL POTERE
Scrive Roberto Buffagni: «Ci vorrebbe Shakespeare per raccontare come si deve il pontificato di Benedetto XVI, lo Shakespeare delle grandi tragedie storiche ambientate nel macello di crudeltà e tradimenti della Guerra delle Rose. Un uomo intelligente, sensibile, mite e buono che contro le sue inclinazioni e i suoi desideri viene messo sul trono. "Uneasy lies the head that wears a crown", e lui portava il Triregno, simbolo delle tre autorità del papa, come padre dei principi e re, rettore dell'orbe, vicario di Cristo. Intorno a lui, una muta di lupi, più cosche mafiose di gente che non arretra davanti a nulla perché a nulla crede tranne il potere. Shakespeare non ce l'abbiamo. Nel nostro piccolo possiamo fare un'analogia con due film molto belli, "Il Padrino" parte prima e seconda. Raccontano la storia di un figlio, intelligente, sensibile, mite, che la forza delle cose costringe a prendere il posto di un padre che è il re di un piccolo regno criminale; e che di nuovo la forza delle cose costringe a divenire un criminale e un assassino anch'egli, peggiore del padre che ha sostituito, a perdere tutto quello a cui teneva di più, e persino a uccidere il fratello: a perdere tutto, tranne la corona. Ecco: proviamo a immaginare come cambierebbe la storia de "Il Padrino" se quel figlio, interpretato da Al Pacino, si rifiutasse, o non fosse moralmente e materialmente capace, di combattere contro i suoi nemici con le loro stesse armi. Forse un'idea di che cosa ha vissuto papa Ratzinger ce la potremmo fare.
Ma ecco che cosa ne dice, magistralmente, il professor Leonardo Lugaresi.
"Ora che è morto, dobbiamo parlar chiaro: gli otto anni che seguirono sono stati quelli di uno dei pontificati più grandi e più tragici dell’intera storia della chiesa. Uno dei più grandi, perché raramente c’è stato, dalla cattedra di Pietro, un magistero così alto, profondo e persuasivo nella sua sublime intelligenza del mistero cristiano. Benedetto XVI va annoverato, sotto questo profilo, tra quei Padri della Chiesa che egli ha tanto amato. Ma anche uno dei più tragici, perché – al netto dei molti errori di governo che da uomo inadatto al governo egli compì, primo fra tutti la scelta infelicissima del segretario di stato – la questione che quel pontificato pone alle nostre coscienze, e che oggi dovrebbe bruciarci!, è semplice e tremenda: lui nella sua vita ha sempre ubbidito, ma noi, quando a lui è toccato di fare il papa, noi gli abbiamo ubbidito? C’è una sola risposta onesta: no. È inutile, ed anche un po’ squallido, edulcorare ora, negli elogi funebri, la tragicità di quella scelta. Molto meglio stare di fronte, con serietà, al fallimento, e alla nostra responsabilità, per trarne un insegnamento."»
Il più piccolo dei fratelli Ratzinger si presenta diverso fin da bambino dalla intera sua famiglia, più fine direi. Quando poi la famiglia capisce che dietro l'apparenza si nasconde una pari intelligenza la famiglia stessa farà e ha fatto quadrato per sostenerlo in ogni modo. Da quello che ricordo dal libro delle sue memorie, il bambino, il ragazzino rimaneva impressionato, incantato dalla solenne liturgia delle feste cristiane, era contento di andare a scuola, ma lo era altrettanto quando la scuola causa freddo o altro era chiusa e bisognava rimanere in casa, allora si organizzava liberamente, questa libertà a lui piaceva molto. Non ricordo che nel suo libro ci sia un solo accenno a qualche lotta fatta con il fratello più grande come spesso accade, anche in ginnastica non brillava tanto che lasciò la squadretta in cui giocava. All Università appare e scompare la presenza importante di una studentessa, poi la guerra e la prigionia, dove in quanto seminarista ha un compito a parte. Da questi pochi miei ricordi, che spero esatti, direi che la grande lacuna della sua infanzia sia stata la mancanza delle lotte corpo a corpo con il fratello, quel prendere il toro per le corna che per gioco i maschi piccoli tra loro spesso fanno. Forse lui, consapevole di non essere un lottatore greco romano, ha imparato da subito ad aggirare l ostacolo, a farsi amico l avversario. Evidentemente la vita l ha messo e rimesso davanti allo stesso problema fino alla fine, che poi detto in parole cristiane è la forza del si sì, no no, a muso duro.
Vedo che gli avvoltoi hanno già iniziato a volteggiare sul corpo ancora caldo del povero Papa Benedetto.
Tanto angariato in vita, quanto trattato con sufficienza in morte: è sempre stato un passo indietro, non è stato abbastanza tradizionale, non è stato abbastanza antimodernista, non è stato abbastanza suprematista, non ha condannato abbastanza duramente la pedofilia, non ha restaurato abbastanza decisamente la liturgia preconciliare e, anche quando si è fatto da parte, non l’ha fatto nel modo giusto.
Pare non ne abbia azzeccata una per le menti sopraffine, le fedi incrollabili e le vite irreprensibili dei santi tradizionalisti che, contemplando già i loro troni in paradiso, scrollano il capo all’indirizzo di Papa Ratzinger, colpevole, forse, alla fine, solo di non esser stato capace di riconoscere che essi avevano ragione in tutto, che erano da seguire, da esaltare e da prendere a modello.
Io, dal basso della mia ignoranza, gli offro una semplice preghiera di suffragio.
# io, dal basso della mia ignoranza etc
Ignoranza anche della dottrina della Chiesa, la sua, tanto da non aver capito quale disgrazia sia stato per la Chiesa il Vaticano II, da Ratzinger sempre difeso, sino alla fine.
Non possiamo occultare le mancanze teologiche, anche gravi, di Ratzinger con il sentimentalismo e la falsa misericordia. Non possiamo, trattandosi di personalità che in vari modi ha contribuito al governo della Chiesa per decenni addirittura ed è stato addirittura Papa.
Ratzinger ha rappresentato il volto umano della rivoluzione abbattutasi sulla Chiesa con il Concilio. Ma sempre rivoluzionario è stato e si è considerato, sino alla fine. Anche in Liturgia, pur rivitalizzando il rito romano antico, disse sempre: "indietro non si torna!". Sotto di lui il declino della Chiesa si è rallentato ma non si è fermato. E con la sconcertante invenzione del "papato emerito"
Ratzinger ha creato una notevole confusione sulla figura del papato, contribuendo alla sua ulteriore decadenza. Non ha rappresentato in nessun modo un freno per le iniziative di Papa Francesco.
Pregare va bene, è persino un dovere ma Dio Onnipotente ci ha anche dato un cervello, la capacità di ragionare, se la si vuole usare.
La sua lotta contro il relativismo per diventare concreta avrebbe avuto bisogno del massiccio supporto dei suoi più stretti collaboratori, cosa notoriamente non pervenuta, se il SP continua a suscitare discussioni, l'Anglicanorum coetibus è un successo e questo la dice lunga, mi pare che sollevare la questione degli indirizzi sessuali veri o presunti del segretario, vada ben oltre al cattivo gusto, rispetto per il defunto e lasciamo perdere il gossip, chi vuole preghi per l'anima di Papa Benedetto, che comunque è già stato giudicato al cospetto di Dio, noi invece non ancora e, parlo a titolo personale, non abbiamo certezze su come verremo giudicati, silenzio e preghiera sono d'obbligo.
È proprio dell essere umano interrogarsi sulla nascita, sulla vita sulla morte, sui grandi misteri della sua ed altrui esistenza. Ognuno lo fa come può e come il cuore detta. E questo accade proprio intorno al neonato, al giovane diplomato, agli sposi novelli, al caro estinto. I cuori si aprono e non tutto è bene quello che ne esce, ma neanche tutto è male. Ognuno misura col suo metro, umana /mente. Poi di là gli Angeli puliscono il pulibile.
Anonimo delle 12:35,
Perché tanto livore verso chi pretende solamente rispetto nei confronti di Dio e dei suoi insegnamenti?
Verso chi continua a credere, nonostante tutto e nonostante Ratzinger, in ciò che la Chiesa ha sempre creduto?
"Le vite irreprensibili dei santi tradizionalisti che, contemplando già i loro troni in paradiso" : chi è lei per giudicare il foro interno altrui e per attribuire agli altri intenzioni e pensieri?
A lei sta bene che Ratzinger abbia sostenuto più volte che gli ebrei non hanno bisogno di convertirsi al cattolicesimo per potersi salvare?
E se così fosse che gliene importa dei cattolici che criticano Ratzinger dal momento che si potrebbero salvare anche coloro che, oltre a tutti i papi (Ratzinger compreso) respingono (e bestemmiano!) Cristo?
Se lei avesse ascoltato di più gli insegnamenti di Ratzinger sarebbe un po' più tollerante nei confronti di chi, teologicamente parlando, non le pensa come lei!
Un'altra cosa: cerchi di ironizzare di meno e di argomentare di più: IN CHE COSA AVREBBERO SBAGLIATO i critici di Ratzinger? Quale dogma avrebbero contraddetto?
Come sostenevo nella mia precedente pubblicazione (messaggio del 31 dicembre, 2022 23:54), Benedetto XVI è stato un uomo profondamente innamorato del Signore... poche ore dopo è trapelato sulla stampa che le sue ultime parole prima di spirare sono state "Signore ti amo!" Può succedere che la vita si concluda con una richiesta di perdono, magari con una preghiera, ma solo questo profondo amore può spingere un'anima a pronunciare quelle parole.
Trovo irrispettoso che gli si continuino ad imputare errori, reali o presunti, anche in questo momento. Mi chiedo, ma i benpensanti che anche in momenti inopportuni osano rivangare le passate colpe altrui, davvero sono certi di vantare un amore altrettanto grande per il Signore, nonostante la loro ineccepibile fede (ineccepibile quanto meno rispetto agli errori imputati a chi è oggetto delle loro "osservazioni")?
Strano come persone che si professano basse e ignoranti, poi giudichino spietatamente altre persone che neppure conoscono( i "tradizionalisti"). Il problema è proprio questo: l'ignoranza(( in senso etimologico): non informarsi, studiare documenti, valutare fatti oggettivi, ma partire con la tifoseria. È vero, non è di buon gusto iniziare discussioni ancor prima del funerale, ma siccome è partita immediatamente l'opera di esaltazione( e non temiamo, prima o poi di canonizzazione- tutti i "papi" post conciliari devono essere "santi") un minimo di contrasto è d'obbligo
"Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo". Testamento spirituale del Papa Emerito Benedetto XVI, 31.12.2022, https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/12/31/0966/02044.html
Caro PP,
Sospetto che il problema dell'ambiguitá dei testi conciliari, se trova nel proprio metodo della Nouvelle Théologie. Appena per fare un esempio, negli ultimi tempi ci sono apparsi dei testi sulla tesi di Tyconio (adesso usata per i diffensori della tesi della sede impedita) cerca il corpo bipartito della Chiesa. Insieme a questa tesi viene presentata la dottrina di Sant'Agostino sulle due città. La cosa curiosa è che le due tesi sono presentate in parallelo con differenze minime, sottintendendo sempre che entrambe siano valide. Impossibile pensare in una Chiesa uns che è allo stesso tempo corpo di Cristo e dell'Anticristo. Questo è il vero fondamento della falsa tesi della Chiesa casta meretrix. Suggerisce anche l'idea della democrazia all'interno della Chiesa, questa doppia divisione è stata presentata in un lato destro e altro sinistro, come negli Stati moderni. Così se vede chiaramente nel proprio metodo dei nuovi teologi un ritorno indietro che se ferma ad uno momento anteriore al progresso di una questione teologica. Aggiungo che ciò si fa non distinguendo un eretico donatista da un padre della Chiesa e del proprio magistero (come oggi all'interno della gerarchia non se disngue tra ortodossi, eterodossi ed eretici). Il risultato è che oggi la tesi di Ticonio e quella di sant'Agostino sono ambedue validi. Almeno nella questione di fatto l'ecclesiologia di Tyconio è quella che ha trionfato con il Concilio. Il teologo donatista ha anche difeso che i buoni dovevano tollerare i cattivi, come se può leggere:
"Tiene intención Parmeniano de rebatir a Ticonio por su afirmación de que los buenos deben tolerar a los malos en el tiempo presente por el bien de la paz, y sólo al final, en el último y divino juicio, serán segregados. Pues bien, aduce este testimonio de Jeremías para que el que ya es perverso y está equivocado haga inflamarse a los demás perversos y equivocados en busca de rebeliones, las más violentas y criminales. De este modo, todos los que con un espíritu carnal y orgulloso se creen algo -no siendo en realidad nada-, se tienen a sí mismos y a sus semejantes por grano limpio, y tienen la convicción de que no deben acercarse a la asamblea de la Iglesia, en cuyo seno necesariamente los destinados a la vida eterna deben tolerar a los destinados al fuego eterno, como el trigo a su propia paja, hasta el término definitivo. Este soplo, y nada más, ha sido el que ha barrido de la era de Cristo la leve paja antes del tiempo de la bielda; esta presunción, y sólo ella, es la causante de todos los cismas del mundo cualesquiera que ellos sean". Repplica alla lettera di Parmeniano - Sant'Agostino - https://www.augustinus.it/spagnolo/contro_parmeniano/contro_parmeniano_3.htm
che comunque è già stato giudicato al cospetto di Dio, noi invece non ancora e, parlo a titolo personale, non abbiamo certezze su come verremo giudicati, silenzio e preghiera sono d'obbligo.
Tanti santi ci hanno narrato/insegnato che pregare per i defunti è sempre bene. Per noi e per loro.
Per noi è un dovere. Per loro defunti, non solo è utile nella speranza che almeno in Purgatorio ci siano andati, ma anche perché può aver influito sul giudizio al cospetto di Dio, NEL MOMENTO IN CUI è AVVENUTO.
Dio è al di fuori e al sopra di ciò che noi siamo soliti chiamare "Tempo".
Se io oggi prego per Lorenzo il Magnifico, quando Gesù lo ha giudicato, ha tenuto conto anche della mia preghiera del 2023.
@ Anonimo 12:35 "A lei sta bene che Ratzinger abbia sostenuto più volte che gli ebrei non hanno bisogno di convertirsi al cattolicesimo per potersi salvare?
E se così fosse che gliene importa dei cattolici che criticano Ratzinger dal momento che si potrebbero salvare anche coloro che, oltre a tutti i papi (Ratzinger compreso) respingono (e bestemmiano!) Cristo?" : capperi, mio buon amico : COLPITO E AFFONDATO ! non so a chi si riferisse con queste argomentazioni, ma certamente ha offerto un esempio di rigorosa coerenza, contro tutte le tifoserie irrazionali ed emotive, prive di ogni base logica e rigorosa; è come nel documento "Fratelli tutti " : sì, tutti fratelli, tutti accolti misericordiosamente dalla "chiesa" in uscita, tutti ma non i cattolici tradizionalisti; ma allora chi sono questi TUTTI? (non nomina mai Cristo, il caro Bergoglio) solo chi non testimonia Cristo, chi non è cattolico? allora sono solo quelli che vanno ebvbe a satana, a cui stanno bene tutti, purché non siano di Cristo, "chi non è coon Me, è contro di Me", lo sa bene il diavolo, per questo vuole che tutti si allontanino da Cristo, poi li accoglie a braccia apere, "Fratelli tutti", sì, ma del diavolo, io non mi ci metto in questa fratellanza, buonanotte...
....pardon. leggendo bene ilcommento cuii mi riferivo poc'anzi, vedo che era di Anonimo 14:28, Anonimo che si rivolgeva, appunto, all'Anonimo 12:35 (ma che confusione con questi anonimi!)
Concordo. Un pochino di fantasia non guasterebbe.
Perche'?! Basta aggiungere l'orario.
# Gederson
Grazie delle acute precisazioni, che condivido pienamente.
Mi sembra sia stato Karl Rahner ad insistere in particolare sulla Chiesa "peccatrice", con le sue solite ambiguità.
PP
Caro Petrus, qui non si tratta di rinvangare colpe passate, non dobbiamo giudicare noi eventuali suoi peccati. Qui si tratta di analizzare le sue responsabilità in relazione alla drammatica crisi ( apostasia) della Chiesa, che lui stesso ha contribuito, purtroppo, a determinare, prima e durante il pontificato.
La sua mitezza o il suo amore verso Dio non sono in discussione.
All'anonimo che vuole incolpare i suoi cattivi collaboratori dico è in errore, è la solita scusa usata in questi casi.
Se la nuova dottrina sulla libertà religiosa era per lui l'antisillabo cosa c'entrano i suoi collaboratori.
O le nuove dottrine sull'ecumenismo ed altro ancora.
Il non affermare la dottrina tradizionale è già, di fatto, relativismo.
Sempre dispiace, addolora, vedere quelle vite ricche di doni che avrebbero potuto seminare e raccogliere frutti abbondanti ed ottimi, invece un qualcosa poco visibile finisce col vanificare il potenziale di partenza. Ho davanti agli occhi vite di amici ed amiche con queste caratteristiche e non riesco a farmene una ragione. Così è stato anche per J. Ratzinger, non si capisce... forse la troppa intelligenza poi si ammala. Non so.
Lupus, se leggi qui ancora, cercami su FB (Valentina Rossi) o su twitter (mio nome e cognome).
Ciao, Buon Anno,
RR
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