In questo giorno che ha segnato uno spartiacque nella storia della Chiesa, prendo lo spunto da un recente lavoro di Korazym su I mezzi di comunicazione al tempo di Benedetto XVI, che riprende i temi delle Giornate delle Comunicazioni Sociali dal 2006 al 2013. Preferisco ripercorrerne le tappe, inserendo direttamente estratti significativi dai discorsi di Benedetto XVI per ognuna delle Giornate, che ho nel tempo raccolto tutti con gran cura nell'ambito più ampio di Chiesa e Comunicazioni sociali dove, chi è interessato, può trovare una marea di documenti utili per i propri approfondimenti.
La grafica è un un po' "datata": è una delle mie prime fatiche sul web e risale a diversi anni fa; ma è il contenuto quello che conta.
Notiamo come Benedetto XVI, negli anni fecondi del suo pontificato - purtroppo inopinatamente interrotto - non abbia fatto mancare insegnamenti e orientamenti su tutti i temi più pressanti e coinvolgenti l'intreccio tra fede e cultura, scienza ed etica, esaminando le nuove tecnologie, l'impatto antropologico, le sfide dal punto di vista sia di operatori che di fruitori nel grande ventaglio dei vari ambiti di responsabilità. E notiamo come, andando indietro, la Chiesa sia stata sempre presente con grande consapevolezza e maestria. A partire dalla Vigilanti cura di Pio XII.
La grafica è un un po' "datata": è una delle mie prime fatiche sul web e risale a diversi anni fa; ma è il contenuto quello che conta.
Notiamo come Benedetto XVI, negli anni fecondi del suo pontificato - purtroppo inopinatamente interrotto - non abbia fatto mancare insegnamenti e orientamenti su tutti i temi più pressanti e coinvolgenti l'intreccio tra fede e cultura, scienza ed etica, esaminando le nuove tecnologie, l'impatto antropologico, le sfide dal punto di vista sia di operatori che di fruitori nel grande ventaglio dei vari ambiti di responsabilità. E notiamo come, andando indietro, la Chiesa sia stata sempre presente con grande consapevolezza e maestria. A partire dalla Vigilanti cura di Pio XII.
Inserisco come premessa due citazioni che costituiscono l'incipit della pagina principale della Sezione:
« ...Cristo ha comandato agli apostoli e ai loro successori di ammaestrare "tutti i popoli" di essere "luce del mondo" di proclamare il Vangelo senza confini di tempo e di luogo. Come Cristo stesso, nella sua vita terrena, ci ha dato la dimostrazione di essere il perfetto "Comunicatore", e come gli apostoli hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, così anche oggi l'azione pastorale richiede che si sappiano utilizzare le possibilità e gli strumenti più recenti...». [Communio et progressio, 126]« ...Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la Sua voce? Perché solo quando si vedrà il Suo Volto e si udirà la Sua voce, il mondo conoscerà la “buona notizia” della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di Internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo… Esorto tutta la Chiesa a varcare coraggiosamente questa nuova soglia, per “prendere il largo” nella Rete, cosicché, ora come in passato, il grande impegno del Vangelo e della cultura possa mostrare al mondo “la gloria divina che rifulge sul volto di Cristo” (2 Cor.4 6). Che il Signore benedica tutti coloro che operano a questo fine ».[Giovanni Paolo II: Messaggio per la 36.a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 12 maggio 2002]
2006 - Tema: "“I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione” [vedi]
2007 - Tema: "I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l'educazione" [vedi]« ...Sulla scia del quarantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, mi è caro ricordare il Decreto sui Mezzi di Comunicazione Sociale, Inter Mirifica, che ha riconosciuto soprattutto il potere dei media nell’influenzare l’intera società umana. La necessità di utilizzare al meglio tale potenzialità, a vantaggio dell’intera umanità, mi ha spinto, in questo mio primo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, a riflettere sul concetto dei media come rete in grado di facilitare la comunicazione, la comunione e la cooperazione. [...]
I progressi tecnologici nel campo dei media hanno vinto il tempo e lo spazio, permettendo la comunicazione istantanea e diretta tra le persone, anche quando sono divise da enormi distanze. Questo sviluppo implica un potenziale enorme per servire il bene comune e "costituisce un patrimonio da salvaguardare e promuovere" (Il Rapido Sviluppo, 10). Ma, come sappiamo bene, il nostro mondo è lontano dall’essere perfetto. Ogni giorno verifichiamo che l’immediatezza della comunicazione non necessariamente si traduce nella costruzione di collaborazione e comunione all’interno della società ».
2008 - Tema: "I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla" (Una questione antropologica che richiede una “info-etica”. I media sono di fronte ad un bivio). [vedi]« ...Le complesse sfide che l’educazione contemporanea deve affrontare sono spesso collegate alla diffusa influenza dei media nel nostro mondo. Come aspetto del fenomeno della globalizzazione e facilitati dal rapido sviluppo della tecnologia, i media delineano fortemente l’ambiente culturale (cf. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Il Rapido Sviluppo, 3). In verità, vi è chi afferma che l’influenza formativa dei media è in competizione con quella della scuola, della Chiesa e, forse, addirittura con quella della famiglia. "Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale" (Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, 4). [...]Come l’educazione in generale, quella ai media richiede formazione nell’esercizio della libertà. Si tratta di una responsabilità impegnativa. Troppo spesso la libertà è presentata come un’instancabile ricerca del piacere o di nuove esperienze. Questa è una condanna, non una liberazione! La vera libertà non condannerebbe mai un individuo - soprattutto un bambino - all’insaziabile ricerca della novità. Alla luce della verità, l'autentica libertà viene sperimentata come una risposta definitiva al "sì" di Dio all’umanità, chiamandoci a scegliere, non indiscriminatamente ma deliberatamente, tutto quello che è buono, vero e bello. I genitori sono i guardiani di questa libertà e, dando gradualmente una maggiore libertà ai loro bambini, li introducono alla profonda gioia della vita (cf. Discorso al V Incontro Mondiale delle Famiglie, Valencia, 8 Luglio 2006).[...]La bellezza, quasi specchio del divino, ispira e vivifica i cuori e le menti giovanili, mentre la bruttezza e la volgarità hanno un impatto deprimente sugli atteggiamenti ed i comportamenti”... “Ogni tendenza a produrre programmi – compresi film d’animazione e video games – che in nome del divertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali o volgarizzano la sessualità umana, è perversione, ancor di più quando questi programmi sono rivolti a bambini e adolescenti. Chi crea scandalo nei bambini – come ricorda il Vangelo – si ritrova con una pietra da mulino legata al collo (Lc 17,2).... Faccio nuovamente appello ai responsabili dell’industria dei media, – dichiara il Papa – affinché formino ed incoraggino i produttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a proteggere la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessità della famiglia...».
2009 Tema: Nuove tecnologie, nuove relazioni.Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia [vedi]« ...L’umanità si trova oggi di fronte a un bivio. Anche per i media vale quanto ho scritto nell’Enciclica Spe salvi circa l’ambiguità del progresso, che offre inedite possibilità per il bene, ma apre al tempo stesso possibilità abissali di male che prima non esistevano (cfr n. 22). Occorre pertanto chiedersi se sia saggio lasciare che gli strumenti della comunicazione sociale siano asserviti a un protagonismo indiscriminato o finiscano in balia di chi se ne avvale per manipolare le coscienze. Non sarebbe piuttosto doveroso far sì che restino al servizio della persona e del bene comune e favoriscano "la formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore" (ibid.)? La loro straordinaria incidenza nella vita delle persone e della società è un dato largamente riconosciuto, ma va posta oggi in evidenza la svolta, direi anzi la vera e propria mutazione di ruolo, che essi si trovano ad affrontare. Oggi, in modo sempre più marcato, la comunicazione sembra avere talora la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che possiede. Si costata, ad esempio, che su talune vicende i media non sono utilizzati per un corretto ruolo di informazione, ma per "creare" gli eventi stessi. Questo pericoloso mutamento della loro funzione è avvertito con preoccupazione da molti Pastori. Proprio perché si tratta di realtà che incidono profondamente su tutte le dimensioni della vita umana (morale, intellettuale, religiosa, relazionale, affettiva, culturale), ponendo in gioco il bene della persona, occorre ribadire che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente praticabile. L’impatto degli strumenti della comunicazione sulla vita dell’uomo contemporaneo pone pertanto questioni non eludibili, che attendono scelte e risposte non più rinviabili.Il ruolo che gli strumenti della comunicazione sociale hanno assunto nella società va ormai considerato parte integrante della questione antropologica, che emerge come sfida cruciale del terzo millennio. In maniera non dissimile da quanto accade sul fronte della vita umana, del matrimonio e della famiglia, e nell’ambito delle grandi questioni contemporanee concernenti la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, anche nel settore delle comunicazioni sociali sono in gioco dimensioni costitutive dell’uomo e della sua verità. Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale, finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo, rischiando di incidere negativamente sulla sua coscienza, sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessa delle persone. Ecco perché è indispensabile che le comunicazioni sociali difendano gelosamente la persona e ne rispettino appieno la dignità. Più di qualcuno pensa che sia oggi necessaria, in questo ambito, un’"info-etica" così come esiste la bio-etica nel campo della medicina e della ricerca scientifica legata alla vita...».
2010 - Tema: «Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola» [vedi]« ...le nuove tecnologie digitali stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Questi cambiamenti sono particolarmente evidenti tra i giovani che sono cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche di comunicazione e si sentono quindi a loro agio in un mondo digitale che spesso sembra invece estraneo a quanti di noi, adulti, hanno dovuto imparare a capire ed apprezzare le opportunità che esso offre per la comunicazione. [...]Il desiderio di connessione e l’istinto di comunicazione, che sono così scontati nella cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri. In realtà, quando ci apriamo agli altri, noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diventiamo più pienamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore. Naturalmente, non parlo di passeggere, superficiali relazioni; parlo del vero amore, che costituisce il centro dell’insegnamento morale di Gesù: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza" e "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (cfr Mc 12,30-31). In questa luce, riflettendo sul significato delle nuove tecnologie, è importante considerare non solo la loro indubbia capacità di favorire il contatto tra le persone, ma anche la qualità dei contenuti che esse sono chiamate a mettere in circolazione. Desidero incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia.[...] Il concetto di amicizia ha goduto di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali emerse negli ultimi anni. Tale concetto è una delle più nobili conquiste della cultura umana. Nelle nostre amicizie e attraverso di esse cresciamo e ci sviluppiamo come esseri umani. Proprio per questo la vera amicizia è stata da sempre ritenuta una delle ricchezze più grandi di cui l’essere umano possa disporre. Per questo motivo occorre essere attenti a non banalizzare il concetto e l’esperienza dell’amicizia. Sarebbe triste se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano ».
2011- Tema: Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale [vedi]« ...Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l'uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui e con Lui. Sta qui l'altissima dignità e bellezza della missione sacerdotale, in cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l'apostolo Paolo: "Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso ... Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?" (Rm 10,11.13-15).Per dare risposte adeguate a queste domande all'interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile.[...] Più che la mano dell'operatore dei media, il Presbitero nell'impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un'anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all'ininterrotto flusso comunicativo della "rete".Anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all'umanità smarrita di oggi, che "Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda"
(Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi: L'Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6) ».
2012 - "Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione" [vedi]« ...Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro.Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15) ».
2013 - Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione [vedi]« ... rapporto tra silenzio e parola: due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato.Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee.Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami. Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di "ecosistema" che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.[...] Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. "Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice" (Omelia, S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006).Nel parlare della grandezza di Dio, il nostro linguaggio risulta sempre inadeguato e si apre così lo spazio della contemplazione silenziosa. Da questa contemplazione nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di "comunicare ciò che abbiamo visto e udito", affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo Messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva ».
« ...La cultura dei social network e i cambiamenti nelle forme e negli stili della comunicazione, pongono sfide impegnative a coloro che vogliono parlare di verità e di valori. Spesso, come avviene anche per altri mezzi di comunicazione sociale, il significato e l’efficacia delle differenti forme di espressione sembrano determinati più dalla loro popolarità che dalla loro intrinseca importanza e validità. La popolarità è poi frequentemente connessa alla celebrità o a strategie persuasive piuttosto che alla logica dell’argomentazione. A volte, la voce discreta della ragione può essere sovrastata dal rumore delle eccessive informazioni, e non riesce a destare l’attenzione, che invece viene riservata a quanti si esprimono in maniera più suadente.I social media hanno bisogno, quindi, dell’impegno di tutti coloro che sono consapevoli del valore del dialogo, del dibattito ragionato, dell’argomentazione logica; di persone che cercano di coltivare forme di discorso e di espressione che fanno appello alle più nobili aspirazioni di chi è coinvolto nel processo comunicativo. Dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre.[...] La sfida che i network sociali devono affrontare è quella di essere davvero inclusivi: allora essi beneficeranno della piena partecipazione dei credenti che desiderano condividere il Messaggio di Gesù e i valori della dignità umana, che il suo insegnamento promuove. I credenti, infatti, avvertono sempre più che se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell’ambiente digitale, potrebbe essere assente nell’esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante.L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani. I network sociali sono il frutto dell’interazione umana, ma essi, a loro volta, danno forme nuove alle dinamiche della comunicazione che crea rapporti: una comprensione attenta di questo ambiente è dunque il prerequisito per una significativa presenza all’interno di esso. La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti. Nell’ambiente digitale la parola scritta si trova spesso accompagnata da immagini e suoni. Una comunicazione efficace, come le parabole di Gesù, richiede il coinvolgimento dell’immaginazione e della sensibilità affettiva di coloro che vogliamo invitare a un incontro col mistero dell’amore di Dio. Del resto sappiamo che la tradizione cristiana è da sempre ricca di segni e simboli: penso, ad esempio, alla croce, alle icone, alle immagini della Vergine Maria, al presepe, alle vetrate e ai dipinti delle chiese. Una parte consistente del patrimonio artistico dell’umanità è stato realizzato da artisti e musicisti che hanno cercato di esprimere le verità della fede. ».
26 commenti:
Una riflessione, ch'è anche un bilancio e una testimonianza.
Dalla miniera di informazioni che ho raccolto (non solo in questo campo) e tenendo conto che non mi sono limitata a sistematizzarle catalogarle, mi rendo conto di aver fatto molta strada.
Proprio su comunicazione in genere e su Chiesa e Comunicazione in particolare, ci sono stata sempre dentro, coinvolta anche negli ambiti ecclesiali che ho avvicinato e frequentato.
Fin dagli anni novanta, mettevo nelle mani di Mon. Nosiglia - mio contatto in Vicariato - un circostanziato promemoria in cui evidenziavo le ragioni di promuovere l'impegno e la presenza della Chiesa nel cyberspazio e comunque utilizzando le nuove tecnologie. Allora il mio progetto è caduto nel vuoto, perché ancora non si era sviluppata alcuna mens aperta in questo senso.
Nello stesso tempo e successivamente ho notato che quella lentezza elefantiaca di recepire una certa innovazione nel mondo cosiddetto 'virtuale' era ed è tuttora inversamente proporzionale alla rapidità del recepimento e dell'attuazione di innovazioni dirompenti nella realtà ecclesiale concreta, che poi ci si è tuffata in pieno, quasi a recuperare il tempo perduto, ma forse senza il necessario discernimento.
Noto la contraddizione, ma non ne trovo ancora il nesso logico se non nell'ingravescente adeguarsi al prevalere dell'immagine sulla sostanza.
E così, forse, si è recepito l'aspetto deteriore di ciò che, invece, si dovrebbe utilizzare governandolo.
Ma questo dimostra che in realtà il processo di trasformazione ha intaccato ciò che non avrebbe dovuto esserlo e si rischia di perdere la continuità, quella oggettiva...
Tutto sommato è la presenza "magisteriale" - in senso pieno - sostituita da quella "pastorale" a fare la differenza.
Segnalo questo articolo di De Mattei:
http://www.corrispondenzaromana.it/2013-2014-motus-in-fine-velocior/
Scusami, mic, non avevo visto che hai già messo il link a quell`articolo nel thread precedente.
Data la scarsezza numerica del clero con preparazione veramente valida ( nel senso dell'efficacia comunicativa ) e di livello culturale alto, Internet può diventare un mezzo di formazione notevolissimo. Già Radio Maria ( a prescindere dall'episodio Gnocchi - Palmaro che qui non intendo discutere) offre supporti non solo alle proverbiali "pie vecchiette" su cui troppo si ironizza, ma anche a un pubblico più acculturato ( quello che poi incide nel mondo professsionale e massmediatico ); mi riferisco come esempio, a formidabili corsi di Patrologia e di Mariologia ( con esposizione e trattazione critica ( nel senso migliore ) delle apparizioni più o meno note). E' possibile collegare a Youtube casse mobili, simili a una piccola radio; il che mi consente di seguire interventi importanti facendo altro in casa, senza essere obbligato a rimanere inchiodato davanti al computer e scegliendo da una biblioteca virtuale vastissima quello che è più consono al momento. Poi c'è anche il tablet con auricolari, che può essere usato anche in tram... Mi sembra che in Francia vengano immesse in rete trasmissioni non solo più numerose, ma anche a livello più alto e divulgativamente efficaci. Ne sono un esempio, oltre ai documentari agiografici, le trattazioni teologiche del sacerdote ( abbè ) Arnaud Dumouch.
Ieri, cercando a proposito della stigmatizzata bavarese Therese Neumann, ho scoperto le trasmisssioni di una sorridente signora francese, Julie Morin, che ha prodotto numerosi e lunghi interventi in cui collega in termini molto precisi le terapie psicologiche con il cammino religioso. Devo ancora verificare la completa ortodossia dei contenuti; però alla prioma apparenza le cose mi sembra vadano bene. Sono argomenti che possono interessare anche i laicisti e gli ( apparentemente ) indifferenti. Quando si parla di benessere psicofisico si accetta anche l'elemento "spirituale" sostenuto dalla dottrina.
Il mondo tradizionale dovrebbe forse rimboccarsi le maniche in questa direzione, ad esempio con corsi di liturgia, storia della musica sacra, divulgazioni della Summa Theologica, dei Padri e degli Scolastici, storia dei Concili, problematiche di confronto scienza - fede. Se ci si lamenta di una comunicazione... annacquata "pastoralmente" ( nel senso meno felice ) tocca a chi di dovere immettere CONTENUTI TOSTI. Un tipo che andrebbe bene è il vescovo Luigi Negri.
Scusate l'OT - desidero rivolgere una domanda a chi di voi mi puo' rispondere:
sono in procinto di rinnovare l'abbonamento al Settimanale di P. Pio - ora, questi soldi aiuteranno i FFI o aiuteranno Volpi???
Grazie.
Giovane perplesso.
Aiuteranno le Suore.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/12/aiutiamo-le-francescane-dellimmacolata.html
Purtroppo Franco i cattolici TIEPIDI non vogliono sentir parlare Msg. Negri né altri dai CONTENUTI TOSTI. Il web è pieno di blog e siti tradizionalisti ma i lettori continuano ad essere pochi e sempre gli stessi. Bisogna avere maggiore VISIBILITA', comunicare con maggiore impatto, per le strade ed i luoghi di ritrovo. Dobbiamo STANARE i cattolici e porli difronte alle loro RESPONSABILITA'.
Appello del Foglio a papa Francesco perché reagisca contro l’attacco delle avanguardie fanatiche
http://www.tempi.it/appello-del-foglio-a-papa-francesco-perche-reagisca-contro-l-attacco-delle-avanguardie-fanatiche#.Uvpjf7mYbyc
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Ecco come vogliono "rieducare" i nostri figli
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-ecco-come-vogliono-rieducare-i-nostri-figli-8404.htm
http://www.riscossacristiana.it/quattro-passi-nel-delirio-guardiamo-cosa-si-prepara-nostri-giovani-con-testi-governativi-dellunar/
http://www.tempi.it/gender-in-classe-ecco-i-libri-che-insegneranno-agli-scolari-italiani-ad-essere-piu-moderni-dei-loro-genitori-omofobi#.UvpbobmYbyc
Propaganda – Vogliono Normalizzare Derive Gender e Pedofilia
http://www.quieuropa.it/propaganda-vogliono-normalizzare-derive-gender-e-pedofilia/
Visto che gli OT sono già molti nemetto uno anch'io
RORATE CAELI (via un articolo del prof John Lamont) fa fare una figuraccia a Sandro Magister
" No, il Concilio di Nicea non ha ammesso i divorziati/risposati alla comunione."
http://rorate-caeli.blogspot.fr/2014/02/no-council-of-nicea-did-not-admit.html?m=1
Leggi cosa ci ha critto in una discussione sull'argomento Don Marco:
qui c'è qualcosa che non mi quadra. Vorrei sapere perché "rimanere in comunione con chi si è sposato due volte" contenuto nell'articolo 8 del Concilio di Nicea viene interpretato come se la Chiesa degli inizi pacificamente ritenesse valido il secondo matrimonio essendo ancora vivo il coniuge del primo matrimonio. Lo dico perché Ignazio Ortiz De Urbina ricercatore e storico dei Concili spagnolo nel suo libro Storia dei Concili Vol. I, Nicea e Costantinopoli, edito dalla Libreria Editrice Vaticana a questo proposito così scrive: "Ma per ottenere l'ammissione i "puri" devono promettere preliminarmente per iscritto di conformarsi alla dottrina della Chiesa e, in particolare, di non rifiutare la comunione alle persone risposate DOPO LA MORTE DEL PRIMO CONGIUNTO" (maiuscolo mio). Certo il Concilio di Nicea non parla della morte del primo congiunto ma probabilmente questo era il reale senso dell'essersi sposato due volte. Questa convinzione è di molti storici ed è anche riportata nel sito www.eresie.it alla voce Novaziano e novazionismo dove espressamente viene scritto a proposito dei novazianisti: " I novazianisti non impartivano la cresima e proibivano ai vedovi di risposarsi" (ovviamente l'autore cita questa affermazione prendendola da storici della Chiesa che cita nella sua bibliografia consultata). Ora, cara Mic la mia domanda e il mio dubbio. Perché si dà per scontato che il Concilio di Nicea parli delle seconde nozze ritenendo ancora in vita il precedente coniuge e non invece di vedovi risposati, come molti storici hanno affermato? Quali altre prove sono portate da questo prete genovese e da Magister che nella Chiesa degli inizi si tollerassero le seconde nozze (vivente il primo coniuge) e si perdonasse chi le aveva contratte? Probabilmente le risposte sono contenute nel libro di questo prete. Tutto quello che io ho trovato che all'inizio della Chiesa c'erano i digami (i poligami insomma)ma il Concilio di Neocesarea del 314 avverte che non devono essere assolti se non ritornano alla prima moglie (altro che perdono senza condizioni). Se puoi illuminarmi ti sarò molto grato!!! Don Marco
grazie mic;
Tornando in tema, mi limito a ricordare le sagge parole di Chesterton:
"Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo".
[G.K. Chesterton]
Cavilli di troia nella Chiesa. Comunione e Rivoluzione: prove tecniche di scisma al Sinodo
"...dov’è che stanno tutte ‘ste file di divorziati risposati fuori il portone delle chiese o davanti il presbiterio mentre si straziano l’anima impazienti di ricevere la santa comunione per “diritto umano” se non divino?...
Cavilli di Troia
(Il "papa ombra": il cardinale honduregno Maradiaga)
Comunione ai divorziati: si è iniziato con questo non sai se più cavillo o cavallo di troia. Il resto è venuto come un castigo divino, una fluviale inarrestabile pioggia di rane dal cielo, una per ogni stazione dell’agenda liberal: la nuova pastorale e accoglienza per gli omossessuali che sa tanto di resa senza condizioni all’omosessualismo imperante, un chinarsi più che sull’uomo e le sua fragilità, un genuflettersi a pecorazza all’aggressiva moda ideologica che presume di rappresentarlo; ancora sulla liceità del divorzio tra cattolici e la possibilità di riconoscere doppie nozze...
http://www.papalepapale.com/develop/cavilli-di-troia-nella-chiesa-comunione-e-rivoluzione-prove-tecniche-di-scisma-al-sinodo/
m
....che si muova col mondo....
e sempre ci ricantano questa solfa... così, purtroppo tempo fa un sacerdote in confessione-colloquio, respingendo ogni mia accorata riflessione e richiesta di guida certa che torni alla Roccia perenne, ha confermato quel principio bacato di "chiesa che si evolve col progresso della scienza moderna....e perchè c'è stata la fisica quantistica ecc.....e èperchè oggi i giovani hanno internet e sannO TANTE COSE più di una volta ecc. ecc..." principio dominante nel clero, non li smuovi mica! roba da chiodi....stavo fresca a dire "padre, guardi che le parole di Gesù sono eterne e immutabili, il cielo e la terra passano ma il Vangelo non passa e giudica tutte le cose create, con decreto immutabile....." macchè, niente da fare, sosteneva che "la Chiesa si deve incarnare nel suo tempo, quindi adeguarsi a tanti mutamenti..." e altre cose che non ho capito per nulla, ma.....mi sono arresa alla forza del vento conciliare, essendo trattata da cocciuta restìa al soffio misterioso "Spirito che soffia qua e là, senza tener conto di alcuna autorità nè gerarchia di persone o valori o Dottrina" così mi è parso di capire....(ma la mia prec. confusione è aumentata, e ho dovuto rientrare, alzando le mani nella resa, nel silenzio sgomento di tante pecore senza pastore, sconfitta....)
nb
Segnalo l'articolo di Socci pubblicato su libero di oggi è che solleva dubbi sulla validità canonica della rinunzia di Benedetto XVI.
Per Alessandro Mirabelli:
hai per caso il link all'articolo?
Grazie
L'articolo di Socci:
CHI HA SPINTO PAPA BENEDETTO A MOLLARE (E PERCHE’)
9 febbraio 2014
http://www.antoniosocci.com/2014/02/chi-ha-spinto-papa-benedetto-a-mollare-e-perche/
m
Ho sempre considerato e considero invalide le dimissioni di BXVI. Anche per motivi canonici, ma soprattutto per motivi ontologici. Se Cristo ti ha scelto, tu, nel pieno delle tue capacità intellettive, non puoi mollare per il bene della Chiesa. A meno che tu non metta la tua RAGIONE al di sopra della Sua, oppure che tu ritenga di dover rendere conto non a Lui ma ad altri(uomini). L'alta gerarchia opta da tempo apertis verbis per questa seconda opzione. Infatti di fronte agli uomini un padre può rinunciare alla paternità. Ma di fronte a Cristo NO. Resta padre e con questo stato si presenterà in Giudizio. Così sarà per BXVI. L'11 febbraio 2013 notifica il vulnus più grave per la Chiesa Cattolica dalla sua istituzione. Un Padre se ne va di casa, lo hanno convinto che questo sia un bene per i suoi figli, e chi lo ha convinto manda un tutore. Qualcuno non ci casca, molti si adattano autoconvincendosi di avere due padri ma devono accettare che vero padre ORA sia diventato quello nuovo. Ma parola dopo parola, scelta dopo scelta, sorriso dopo sorriso, sguardo dopo sguardo capiscono che questo non è vero. E, sapendo che è vivo, chiedono di loro Padre quello vero. E' un anno che il potere di giurisdizione non è dove lo ha posto Cristo. I frutti si vedono. Eccome.
Socci oggi rilancia
https://www.facebook.com/pages/Antonio-Socci-pagina-ufficiale/197268327060719
Grazie Mic, molto interessante
Santa Sede, la comunicazione non vale un tweet
di Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-santa-sedela-comunicazionenon-vale-un-tweet-8433.htm
e prima c'era stato un altro esempio di "efficienza"
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/01/30/i-vescovi-nigeriani-approvano-la-legge-anti-gay-ma-il-vaticano-vota-contro/
però i murales vengono bene (forse anche troppo)
http://1.bp.blogspot.com/-rOel8NsxyHE/UusvpQ8w89I/AAAAAAAAJpE/WmVC1GAsZ18/s1600/Super+Papa+2.jpg
http://2.bp.blogspot.com/-_woJOAHLQGU/UusuYqH_-3I/AAAAAAAAJo0/Wb8IhIqGgr4/s1600/Super+Pancho+-+Blog.jpg
...
Eppure non dovrebbe essere così difficile e neanche dispendioso rimettere a posto un servizio che è fondamentale per la missione della Chiesa. Encicliche, messaggi, discorsi del Papa da un certo punto di vista sono secondari rispetto al modo in cui vengono comunicati. Lo vediamo continuamente: le parole del Papa vengono strumentalizzate, tirate di qua e di là, usate in modo selettivo per essere utilizzate ai propri fini. Avere una struttura comunicativa che si preoccupa di garantire che su giornali e tv passi il messaggio corretto (per quanto è possibile) è un obiettivo prioritario. E non si risolve assumendo super consulenti di costosissime società internazionali. La Santa Sede in tempi recenti ha già avuto un’esperienza positiva durante il pontificato di Giovanni Paolo II quando portavoce era Joaquin Navarro Valls: basterebbe guardare ai criteri che avevano guidato quel periodo per trovare una soluzione efficace (e meno costosa) anche per oggi.
A proposito di comunicazione.
E' stato fatto un film contro la FSSPX di nome "Kreuzweg".
Un anonimo aveva detto che a Febbraio la Santa Sede si sarebbe mossa contro la FSSPX. Così non è stato, almeno per ora.
In "compenso" si è mosso il modo mediatico...
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-comunicazione-vaticanaparliamone-8472.htm
Avete presente i 56 tipi di gender selezionati da Facebook-usa? Troppo pochi. Questa è discriminazione
http://www.tempi.it/avete-presente-i-56-tipi-di-gender-selezionati-da-facebook-troppo-pochi-questa-e-discriminazione#.UwM6XbmYbyc
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