Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 5 novembre 2012

Dopo gli Anglicani tocca ai Luterani? Inoltre progressisti e tradizionalisti soffrono dello stesso male .

Una novità da Zenit, che il 26 ottobre scorso ha intervistato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani nell’ambito della XIII Congregazione generale del Sinodo dei vescovi sulla Nuova evangelizzazione. Il testo integrale ovviamente è disponibile dal link. Ne estraggo due punti "caldi" per la nostra discussione e aggiungo in blu alcune osservazioni. Ai lettori di questo blog è ben nota la "logica del card. Koch". Il link è per i nuovi.

[...] Lei è presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Il dialogo con i protestanti è proprio molto importante in Germania. Secondo Lei, quali progressi sono stati realizzati ultimamente in Germania e che cosa si può aspettare in concreto del Sinodo?
Card. Kurt Koch: La dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione firmata ad Augusta nel 1999 è stata senz’altro un grande passo avanti nel dialogo ecumenico con i luterani. Rimane adesso il compito di discutere le conseguenze ecclesiologiche di questa dichiarazione congiunta. È chiaro infatti che gli evangelici hanno un’altra comprensione di Chiesa rispetto ai cristiani cattolici. Non basta semplicemente riconoscersi reciprocamente come Chiesa. Serve piuttosto un serio dialogo teologico su cosa costituisce l’essenza della Chiesa.
Per i cristiani evangelici è possibile una soluzione simile alla Anglicanorum coetibus per gli anglicani?
Card. Kurt Koch: Anglicanorum coetibus non è stata un’iniziativa di Roma, ma è partita dalla Chiesa anglicana. Il Santo Padre ha cercato in seguito una soluzione e, secondo me, ha trovato una soluzione molto ampia, nella quale sono state prese ampiamente in considerazione le tradizioni ecclesiali e liturgiche degli anglicani [Del tutto fondate, dunque, le perplessità di Mons. Gherardini: conversione o trasloco?]. Se simili desideri verranno espressi dai luterani, allora toccherà rifletterci sopra. L’iniziativa tocca però ai luterani.
[Alla fine la Chiesa visibile, anziché essere Una, diventerà (o è già) una federazione di Chiese, tra le quali - per assurdo o forse proprio per questo - sembrerebbe non trovar spazio la Tradizione. Mala tempora, davvero! I tempora bona non sembrano dunque nell'orizzonte immediato, almeno stando a queste dichiarazioni. Le conseguenze, semplicemente da brividi... Può essere utile questa riflessione sull'ecumenismo]
[...] Riguardo al Concilio Vaticano II, oggi è molto attuale la discussione sul concetto della “ermeneutica della continuità”. Non è che i due estremi “politici” della Chiesa, cioè tradizionalisti e progressisti, stanno commettendo entrambi lo stesso errore, nel senso che considerano il Concilio una “rottura”?
Card. Kurt Koch: Sì, ma proprio per questo motivo il Papa chiama la sua interpretazione del Concilio non “ermeneutica della continuità” ma “ermeneutica della riforma”. Si tratta di un rinnovamento nella continuità. Questa è la differenza: i progressisti sostengono una ermeneutica della discontinuità e della rottura. I tradizionalisti sostengono una ermeneutica della pura continuità: solo quello che è già rilevabile nella Tradizione può essere dottrina cattolica, per cui praticamente non ci può essere un rinnovamento. [Non è esatto, perché  i Tradizionalisti distinguono tra autentico rinnovamento e riforma (che è diventata una sorta di rifondazione) e, quindi, tra ciò che è rinnovabile e i dogmi, che non si evolvono. Ciò che si evolve è la nostra comprensione e adesione grazie al cammino di Fede]. Entrambi vedono ugualmente il Concilio come rottura, anche se in modo molto diverso. Il Santo Padre ha messo in questione questa comprensione dell’ermeneutica conciliare della rottura e proposto la ermeneutica della riforma, che unisce continuità e rinnovamento. Questa ermeneutica il Santo Padre l’ha già presentata nel suo primo discorso natalizio nel 2005 e ha dato in questo modo delle indicazioni precise su come interpretare il Concilio e renderlo fecondo per il futuro. [Traduzione dal tedesco a cura di Paul De Maeyer]
[Siamo alle solite: si evidenziano due fronti contrapposti, ma la soluzione individuata non è una vera soluzione perché il senso di riforma è ben lontano da quello di aggiornamento, che il concilio si proponeva. E parlare di continuità nella riforma può suonare come ossimoro, se non in termini strettamente logici almeno in termini pratici. Affermare l'"ermeneutica della riforma" dicendo: « È proprio in questo insieme di continuità e discontinuità a livelli diversi che consiste la natura della vera riforma » (Discorso di Benedetto XVI, 22 dicembre 2005) lo conferma. E il problema sono proprio i livelli, perché in alcuni casi non si riesce più a distinguere quali sono i principi e quali le contingenze. È questo che viene solo adombrato ma mai dichiarato e/o dimostrato - come invece si dovrebbe - perché il contesto è ormai di consolidata fluidità, che ha sostituito le definizioni certe e fondanti. È un vero e proprio cambio di paradigma: sostanzialmente, con « il rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino », il soggetto-Chiesa (mutevole e evolventesi = storicismo) ha sostituito l'oggetto-Rivelazione (immutabile e non soggetta ad evoluzione). 
A proposito della 'praticità' dell'apparente ossimoro, giova l'esempio concreto: il Papa sostiene che i primi martiri, insieme alla fede in Cristo, hanno affermato la "libertà religiosa" e che lo possiamo dire oggi che esiste questa consapevolezza, mentre allora non esisteva. Lo spostamento sull'asse logico costruisce un'ambiguità sostanziale giocando sul fatto che i martiri sono stati sì esempi di libertà religiosa, ma non i loro campioni: quello che essi volevano affermare era una specifica espressione religiosa: la fede in Cristo Signore, non la globalità di tutte le fedi, che invece alla fine sono quelle che vengono difese dalla "libertà di religione" come la Chiesa intende oggi. 

La testimonianza dei Martiri non è altro che la confessione della loro Fede in Cristo Signore per la quale hanno dato la vita. Essi seguivano e non rinnegavano una Persona, non un  ideale libertario di cui si può rischiare di fare un assoluto. Di assoluto c'è solo Dio. Ed è Cristo-Dio che i martiri cristiani hanno testimoniato con la vita, non la loro libertà di religione... Inoltre a me sembra estremamente pericoloso questo rovesciamento di fronte che induce ad interpretare gli eventi del passato con le categorie odierne. Non vorrei fosse un effetto della “tradizione vivente in senso storicistico”, centrata sul presente e le sue contingenze e che non solo oltrepassa il passato senza tener conto dell’eodem sensu eademque sentenzia; ma, addirittura, anziché interpretare il presente alla luce del dogma rivelato, reinterpreta anche il Magistero perenne alla luce di quello transeunte e trasferisce la sua contingenza al Dogma svuotandolo di tutta la sua pregnante e feconda vitalità che è la stessa in tutte le epoche.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

e che ci sarebbe di male? basta che accettino tutta la tradizione della Chiesa il cattechismo e i concili ecumenici. Quello che non accettate voi lefebvriani insomma...

dal web ha detto...

Ne parla anche Paolo Rodari.

http://www.paolorodari.com/2012/11/05/dopo-gli-anglicani-lutero-cosi-ratzinger-studia-la-pace-piu-difficile/

Anonimo ha detto...

e che ci sarebbe di male? basta che accettino tutta la tradizione della Chiesa il cattechismo e i concili ecumenici. Quello che non accettate voi lefebvriani insomma...

1. non siamo Lefebvriani. E comunque Mons. Lefebvre non ha predicato nessuna nuova dottrina. Anche loro sono cattolici-e-basta.

2. né noi né i lefebvriani rinneghiamo i concili ecumenici e nemmeno il Vaticano II, anche su quest'ultimo ci sono punti controversi da accogliere con i dovuto 'distinguo', a detta di molti studiosi e teologi di tutto il mondo.

3. il problema è l'ecumenismo alla Muller e alla Koch, che non quello del reditus alla vera Chiesa, ma è quello di una convergenza comune in una vaga unità che non può essere fondata solo sul Battesimo. Perché il Battesimo segna l'appartenenza; ma poi occorre la fedeltà. E dai luterani questa è stata infranta 500 anni fa. Non basta "traslocare" nella Chiesa cattolica, occorre anche "convertirsi".

4. per "convertirsi" occorre condividere lo stesso Altare e non la stessa "mensa"...

Domenicano ha detto...

cara Mic, siamo più (pro)positivi! gli Anglicani? meglio loro di NC. Il loro rito manca di qualche modifica ma rispetto a tante celebrazioni cattoliche è più solenne. Stesso discorso per i Luterani: le congregazioni più "vere" hanno altare ad Orientem e balaustra.
Comunque i contatti sono avvenuti qualche anno fa su richiesta dei Luterani scandinavi, esasperati dalle derive liberiste.

Anonimo ha detto...

Comunque i contatti sono avvenuti qualche anno fa su richiesta dei Luterani scandinavi, esasperati dalle derive liberiste.

Capisco. Peccato che l'esasperazione dei cattolici per il mancato rispetto delle verità di fede nella stessa Chiesa non siano tenute in alcuna considerazione!

Non è che non sono (pro)positiva, è che temo un possibile accordo alla Müller o alla Koch...

viandante ha detto...

La libertà religiosa non é una scoperta del Concilo: c'era già al tempo dei romani.
Infatti, allora (come sta avvenendo sempre più oggi) tutte le religioni erano ammesse e ben accolte nel Pantheon, tranne l'unica vera!

Domenicano ha detto...

ah, ma l'accordo alla Mueller/Koch ci sarà sicuro nelle forme che tutti noi conosciamo. L'ambiente germanofono piace tanto al nostro Santo Padre e tutti noi ogni giorni ne vediamo i risultati. Anzi, oramai per le questioni internazionali sembra che il tedesco abbia sostituito l'italiano. Francamente trovo molto preoccupante quel ritrovo di allievi ratzingeriani a fine estate: insomma pare una Para-Chiesa alemanna che si permette di dettare l'agenda della Chiesa. Coi passati pontefici non accadeva niente di tutto ciò. Inoltre, se il Papa ha nominato Mueller & co. così tanto detestabili non troverà la linea proposta. Il nostro Pontefice è un conservatore. Punto. Non dobbiamo farci illusioni su altre concessioni o virate tradizionaliste/tradizionali. Le opere che sta facendo sono strutturate bene ma rifinite male. Ad altri spetterà in futuro rifinirle.

Dante Pastorelli ha detto...

Alla Koch, magari scritto in diverso modo) preferisco le uova.

Dante Pastorelli ha detto...

I Tradizionalisti sono fermi nel ritenere che la Verità è immutabile, e, quindi, cresce soltanto la sua comprensione da parte nostra, come nota MIC e come sino alla noia abbiam ripetuto. La Verità non può esser riformata.
Purtroppo la logica del card. Koch è quella che è, e su questo tema qui ho passato un articolo molto interessante di cui Mic farebbe bene a metter il link per lettori nuovi.

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Dante.
Ecco il link, col quale ho aggiornato anche l'articolo.

viandante ha detto...

Così, riflettendo su queste cose mi son chiesto: ma non é forse che quella strana aaleanza del Reno che si manifestò ed impose al Concilio si stia riformando a Roma: papa Ratzinger, card Koch e Müller con il seguito del Schulkreis? Ed in fin dei conti anche il movimento Wir sind Kirche ed i sacerdoti dissidenti dell'Europa centrale non mi pare abbiano provocato prese di posizione così sdegnose come si suol fare coi tradizionalisti.
Vi ricordate le prese di posizione di alti prelati (ed il silenzio del papa) sulle esternazioni di De Mattei che parlava di castighi divini?

Anonimo ha detto...

Si parla di trasloco. Male.
Perché è possibile traslocare?
semplicemente perché ormai nella "chiesa cattolica" c'è posto per tutti tranne per i cattolici. La chiesa è cambiata e allora anche le differenze non sono rilevanti.

Anonimo ha detto...

Ad altri spetterà in futuro rifinirle.

In futuro ci sarà una confusione ancora più grande, una guerra interna alla chiesa.
In futuro si potrà soltanto ricostruire sulle macerie.

Dante Pastorelli ha detto...

La paura, caro VIANDANTE è che si addivenga ad uno scisma formale, dichiarato e visibile mentre ora la comunione apparentemente resta.
E Benedetto XVI non sembra voler passare alla storia, sulla scia del predecessore, come il papa che ha determinato la rottura. Buona volontà di base e buona fede non si negano, ma la rovina s'allarga. Ed ormai questo pontificato non si segnalerà per atti d'imperio idonei a riportar la Chiesa tutta sulla diritta via o ad estirpar il loglio per far crescere il grano.
Circa il futuro prospettato da un anonimo, uno dei vari che non vuol far la fatica di darsi un nick, è inutile e dannoso far previsioni. I tempi della rinascita non sono alla portata dei nostri occhi.

viandante ha detto...

Eh sì DANTE, la pecora smarrita rimane tale e per non smarrirne altre si fa di tutto per tenerle in stalla.
Ma per mantenerle si risparmia sul buon fieno!

Anonimo ha detto...

Vi ricordate le prese di posizione di alti prelati (ed il silenzio del papa) sulle esternazioni di De Mattei che parlava di castighi divini?


Il Santo Padre, a onor del vero, parlò in un'udienza generale, smentendo il suo predicatore pontificio e anche La Civiltà (ex) cattolica.

Gederson Falcometa ha detto...

"Il Santo Padre ha messo in questione questa comprensione dell’ermeneutica conciliare della rottura e proposto la ermeneutica della riforma, che unisce continuità e rinnovamento. Questa ermeneutica il Santo Padre l’ha già presentata nel suo primo discorso natalizio nel 2005 e ha dato in questo modo delle indicazioni precise su come interpretare il Concilio e renderlo fecondo per il futuro".

Se ho capito bene, tutto quello che riguarda i problemi del Concilio è stato risolto per il primo discorso natalizio del Santo Padre nel 2005. Dove il Santo Padre ha presentato l'ermeneutica del Concilio e "ha dato in questo modo delle indicazioni precise su come interpretare il Concilio e renderlo fecondo per il futuro". Ma quello discorso basta?

Marco Marchesini ha detto...

Per quanto riguarda le frasi del De Mattei sui castighi divini purtroppo nella disinformazione collettiva è passato come se avesse detto che tutti i giapponesi siano dei delinquenti che hanno meritato il terremoto.
Non è questo il caso.
Dio è giusto e punisce i colpevoli con castighi temporali che possono ricadere anche sui giusti è vero. Nell'altra vita però il giusto sarà come le stelle del Cielo.

viandante ha detto...

Hai ragione MARCO e condivido.
Per il resto é vero che il papa ne parlò in un'udienza generale il 18 maggio (tra l'altro precedente l'uscita di Civiltà Cattolica), con un discorso riferito a Sodoma e Gomorra. Come il castigo venga inteso é interessante leggerlo. Specialmente dove si dice che ora si potrà sempre trovare un giusto, essendo venuto tra noi Gesù. E quindi il castigo é ancora necessario? Non trovo così esplicita la risposta.