Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 30 settembre 2014

Contributo di Mons. Gherardini sul Beato Pio IX

29 settembre 2014, San Michele Arcangelo

Mons. Brunero Gherardini intervistato da Disputationes Theologicae [qui], che ha voluto così onorare il Beato Pio IX in questo mese di settembre (il 3 è la data della sua beatificazione e il 20 settembre è la data della croce più dolorosa del Pontificato, l’occupazione di Roma). Mons. Gherardini, per lunghi anni è stato postulatore della causa del grande Pontefice marchigiano.

1) Il sacerdozio cattolico davanti alla facile tentazione liberale. Un dramma moderno vissuto anche dal Beato Pio IX?

Il sacerdozio cattolico può sempre essere esposto alla “tentazione liberale” seppure in forme diverse, ma è particolarmente a partire dal Settecento illuminista che il clero cattolico è avvicinato e talvolta sedotto dalle “Lumières”. I fattori da valutare sono molteplici, un generale rilassamento su posizionamenti culturali mondani, un malinteso senso dell’esercizio e del prestigio dell’autorità ecclesiastica, una crisi della formazione, la stagnazione degli studi tomistici, seppur con delle lodevoli eccezioni, producono un indebolimento dell’identità cattolica che talvolta cede alle infiltrazioni del giansenismo o del sensismo, ma soprattutto del razionalismo. Pio IX vive in un periodo post-rivoluzionario, che nonostante la Restaurazione (o forse anche a causa di una Restaurazione condotta male) è percorso da una messa in discussione dei punti fermi del passato e da una volontà, talvolta sincera, di conciliare il cattolicesimo con le istanze di rinnovamento presenti nel secolo. Di per sé l’istanza di rinnovamento, specie in un’epoca che vive una certa stanchezza, non è sempre da riprovare, il problema è che i nemici della Chiesa sapevano strumentalizzarla ed incanalarla verso idee di matrice gnostica - seppur in forma ben mascherata - e verso disegni politici che - dietro parole suadenti - avevano l’intento di eliminare dalla società Nostro Signore e la Sua Chiesa. 
Anche sul giovane Giovanni Maria Mastai Ferretti fece presa l’illusione del rinnovamento: sono note le sue frequentazioni da Vescovo del salotto del conte Pasolini dall’Onda in cui circolavano le idee nuove, seppur in chiave moderata; noti sono anche i suoi primi due anni di pontificato durante i quali fu particolarmente sensibile alle istanze d’apertura. In particolare i suoi provvedimenti nel Governo degli Stati Pontifici volevano essere un modo di significare che non era ostile alle “riforme” come si diceva allora. Va anche ricordato che la Massoneria approfittò di questa suo orientamento per dipingerlo come “Papa liberale”, per suscitare l’entusiasmo tra una parte della popolazione e così condizionare le future scelte di Pio IX, cercando di renderlo prigioniero di un’immagine da essi stessi creata. Non si può dire che Papa Mastai fu del tutto indenne da tali condizionamenti, specie in un primo momento, e che si rese pienamente conto della trappola tesagli. Le processioni con le immagini di Pio IX, specie nel 1846, durante le quali alcuni liberali inneggiavano ai tempi nuovi e al “loro” Papa, erano il modo dell’epoca per condizionare il clero - esaltando gli esponenti più “aperti” - e con esso la politica della Chiesa. E’ forse questo il modo più subdolo che sollecita il clero - ieri come oggi - verso la “tentazione liberale”: gli Osanna del mondo, che illude il clero su una possibile conciliazione fra liberalismo e cattolicesimo, in una surreale pacificazione col mondo moderno. Ma chi ne fa le spese è spesso la sana dottrina che si trova - seppur con le migliori intenzioni - invischiata nell’errore, così come la reale libertas Ecclesiae che si ritrova in catene, e Pio IX se ne accorse: il forzato esilio di Gaeta e le atrocità delle Repubblica Romana dissiparono ogni eventuale tentennamento.  

2) La sua santità nella “rinuncia a sé stesso”. Come Pio IX lasciò da parte l'uomo Giovanni Maria Mastai Ferretti per il supremo bene della Chiesa.

Quando si rinuncia a se stessi per Cristo, quando si arriva anche a disprezzare o almeno a correggere e mortificare quel che si constata in sé stessi non essere conforme al proprio stato, secondo la volontà di Dio, lì risiede la santità, specie se si è un uomo di Chiesa e persino Sommo Pontefice. La capacità di far prevalere la funzione sulla persona, Pietro su Simone. Se alcune debolezze intellettuali potrebbero di per sé non essere sempre colpevoli, per la santità d’un Papa si richiede una purificazione profonda non solo dell’azione, ma anche dell’intelligenza. E ciò è richiesto particolarmente nelle difficoltà dei tempi nostri. La più alta delle facoltà deve sforzarsi di lasciare quel che può essere nel proprio pensiero anche indirettamente nocivo alla Chiesa, è la più grande delle rinunce perché ha sede nella più alta delle facoltà; è davvero la rinuncia a se stessi per essere fedeli alla Chiesa - e non ai propri orientamenti o personali aspirazioni - per il supremo bene comune. Quando si analizza la santità dei Papi o dei Re questa valutazione rapportata alla cura del bene comune s’impone in maniera ancor più pressante. E Pio IX fece questa rinuncia, se non subito almeno durante il Pontificato - la qual cosa nulla leva al merito, ne aggiunge forse, essendo egli stato docile al lavorio della grazia di stato - pronunciando anch’egli il suo “Aeneam reicite, Pium accipite”. Se l’uomo Giovanni Maria Mastai ha potuto sbagliare in passato, d’ora in poi Pio IX metterà tutte le sue forze al servizio della Chiesa, sforzandosi di pensare in tutto come la Chiesa pensa. Sarà oltraggiato, sarà accusato di tradimento dai liberali, non sarà compreso da quella parte del suo clero che preferiva il quieto vivere e le rendite dei benefici ecclesiastici alla Croce di Cristo, ma andò avanti lo stesso, passando attraverso la satira dei nemici, l’esproprio dei beni ecclesiastici, gli insulti alla funzione sacerdotale, la profanazione della Città Santa nel 1870. Né si lasciò influenzare dalla propaganda dei giornali - che ancor oggi, dopo quasi centocinquant’anni, continuano ad offenderlo con lo stesso livore, che si pensi al martellamento nei mesi della beatificazione -, ché il suo essere “Pius” imponeva che difendesse la Chiesa e poco importava se il più mondano “Aenea” ne avesse a patire. Era in gioco il bene della Chiesa e la storia dirà quanto il mondo cattolico gli sia debitore, a lui che lo traghettò durante uno dei momenti più difficili che abbia mai conosciuto, con prudenza, sagacia, ponderazione e intelligenza finissima.

3) Come descrivere la carità e la pastoralità del Beato Pio IX?

La carità è l’amor di Dio e l’amor del prossimo per amore di Dio, la “pastoralità” è la conduzione del gregge secondo quella prudenza soprannaturale che mira a portare il maggior numero di persone all’unico fine coi mezzi voluti da Dio e non dagli uomini. La carità di Pio IX s’esercitò dunque in primis nella verità, con la sua fermezza nella dottrina e nella politica, con le sue encicliche e i suoi documenti che in un’epoca di smarrimento riportarono la luce perenne e sempre nuova delle immutabili verità rivelate, basti citare lo sforzo della convocazione del Concilio Vaticano I, senza scordare tutta la mole di lavoro teologico-dottrinale che precedette e seguì il Concilio del Primato. Nulla è più santamente pastorale per il successore di Pietro che il “confermare i fratelli” nell’unica vera fede di Cristo, secondo le parole stesse del Redentore. E alla difesa della verità s’accompagna sempre il martirio, che non sempre è di sangue, ma che è spesso martirio dell’anima, martirio della reputazione, martirio per il dolore provato dai propri compagni di battaglia, che hanno condiviso quella che agli occhi del mondo è una disfatta, come in quel 20 settembre 1870. L’indomani Pio IX, affacciandosi per dare la sua benedizione agli zuavi pontifici - e qui si vede anche tutta la sua calda umanità - dovette ritirarsi dal balcone perché non riusciva a trattenere le lacrime, facendo sua non solo la sofferenza della Chiesa, ma anche la pena di quei giovani valorosi che contro ogni speranza umana avevano voluto offrire a Pietro il proprio tributo. Ecco il Pastore amorevole, che fa di tutto perché anche Vittorio Emanuele II - che oggettivamente aveva ben meritato la scomunica - possa morire riconciliato con Dio, se necessario revocando temporaneamente il provvedimento in punto di morte fino agli sperati segni di ravvedimento. Quella stessa carità pastorale che manda a dire a Garibaldi, allorquando scorrazza per il Lazio: “dica a Garibaldi che quello che lui chiama il “Vampiro del Vaticano” anche stamattina ha detto Messa per lui”.

12 commenti:

mic ha detto...

Ogni riferimento è puramente casuale?

Luís Luiz ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=OjraL5fNdNA

Interessante video di Michael Voris su un prete sodomita americano che va per le diocesi e università cattoliche discorrendo sulla grazia di essere omossessuale, sempre con l'approvazione dei vescovi. Perchè? Perchè sa troppo e tiene tutti sotto ricatto.

Does this ring a bell? Ogni riferimento è puramente casuale?

Marco P. ha detto...

Pare proprio descrivere la situazione attuale.

mic ha detto...

Does this ring a bell? Ogni riferimento è puramente casuale?

Sostanzialmente vuol dire la stessa cosa...

Japhet ha detto...

Da una recente intervista a Blondet:

"...ho simpatia profonda per Pio IX quando ho visto, nel museo della guerra di secessione a New Orleans, la lettera che mandò a Jefferson Davis, primo ed ultimo presidente della Confederazione. Sconfitto il Sud, Jefferson Davis era in prigione, attendeva la pena capitale per alto tradimento. La sola persona che si ricordò di lui fu Pio, che gli mandò una corona di spine “fatta con le sue stesse mani”, insieme ad una lettera in latino (Jefferson Davis lo parlava) che lo esortava alla preparazione alla croce. La moglie di Jefferson Davis, lasciata sola in miseria coi numerosi figli, fu aiutata da suore cattoliche mandate alla sua porta da Pio IX. ..."

Rr ha detto...

@Japhet:
Quando, pur non parlando Inglese, ne' essendoci radio, TV, internet, i Papi erano veramente " cattolici".
Rr

Franco ha detto...

@ Japhet. Partendo dal suo intervento sono andato a cercare informazioni in Wikipedia su Jefferson Davis. Sono rimasto di stucco leggendo che trattava benissimo i suoi schiavi, evitando l'uso della frusta, e lasciando loro perfino la facolta' di giudicare i trasgressori in loro corti di giustizia. Dunque il personaggio di Ashley Wilkes, interpretato da Leslie Howard, di cui e' vanamente innamorata Rossella 'O Hara, non e' inventato di sana pianta relativamente alle sue istanze di buon trattamento e perfino di liberazione dei neri. Tenga presente che la notizia della simpstia di Pio IX per l'ex presidente del Sud potrebbe essere usata per confermare quanto fosse reazionario papa Mastai Ferretti. Il tutto dimostra una volta di piu' che avere una buona informazione e' indispensabile nelle polemiche.
( Ricordo, a latere che in "Via col vento" si vedono le donne di casa 'O Hara recitare il rosario, in quanto di origini irlandesi ).

Rr ha detto...

Sig. franco,
Mi stupisco: aveva bisogno di Wikipedia per capire che non tutti i proprietari di piantagioni erano mostri, come vuol farci credere Hollywood , ma wrano " umani" ?
Le comunico un' altra notizia straordinaria: c' erano dei Negri liberi che possedevano schiavi, cosi come c' erano degli Ebrei che possedevano schiavi. Inoltre generalmente gli schiavi negri erano trattati meglio degli " enduntered servants" ( cfr Wiki).
Oggi in USA ci sono più discendenti di quei poveracci che degli schiavi.
Rr
PS: non mi ricordo che nel romanzo , molto migliore del film , ovvio, Rossella e la sua famiglia fossero cattolici. Il Sud era generalmente abitato dai cosiddetti Irish- Scots, presbiteriani. Nel film potrebbero aver inserito i rosarii per far credere che fossero cattolici, poiché all' epoca del film c' erano ormai molti più Americani di origine irlandese cattolica che non Irish- Scots. La grande emigrazione irlandese cattolica comincio' soprattutto DOPO la Guerra Civile.
Rr

RAOUL DE GERRX ha detto...

Très belle évocation de Pie IX par Mons. Gherardini — et riche, en effet, de résonnances actuelles. je ne citerai que ceci :

"Quando si rinuncia a se stessi per Cristo, quando si arriva anche a disprezzare o almeno a correggere e mortificare quel che si constata in sé stessi non essere conforme al proprio stato, secondo la volontà di Dio, lì risiede la santità, specie se si è un uomo di Chiesa e persino Sommo Pontefice. La capacità di far prevalere la funzione sulla persona, Pietro su Simone. Se alcune debolezze intellettuali potrebbero di per sé non essere sempre colpevoli, per la santità d’un Papa si richiede una purificazione profonda non solo dell’azione, ma anche dell’intelligenza. E ciò è richiesto particolarmente nelle difficoltà dei tempi nostri. La più alta delle facoltà deve sforzarsi di lasciare quel che può essere nel proprio pensiero anche indirettamente nocivo alla Chiesa, è la più grande delle rinunce perché ha sede nella più alta delle facoltà; è davvero la rinuncia a se stessi per essere fedeli alla Chiesa - e non ai propri orientamenti o personali aspirazioni - per il supremo bene comune."

On souhaiterait que, non seulement Bergoglio, mais aussi Ratzinger — puisque nous avons désormais deux papes — méditent ces judicieux propos, qui ne sont pas sans rappeler le "De Consideratione" de saint Bernard.

rocco ha detto...

tra l'altro per completare RR se non ricordo male almeno 5 stati del nord erano schiavisti. eppure...

angelo ha detto...

Grazie a franco per la bibliografia su s. Pio x.

Silente ha detto...

Sono felice di vedere che non sono il solo ad aver notato come la causa dei Sudisti (più precisamente della Confederazione degli Stati Americani) fosse anche, con i dovuti distinguo, una causa "cattolica". Non soltanto per il nobilissimo atto di Pio IX, ma soprattutto perché i sudisti si batterono per un'indipendenza, garantita tra l'altro dallo spirito della Costituzione americana e dagli ideali (aristocratici e "agricoli")dei fondatori, come Jefferson, contro una visione centralistica, industrialistica, modernizzante, ultraprotestante, capitalistica del Nord.
Interi reparti dell'esercito borbonico (pochi lo sanno) si trasferirono nella Confederazione per continuare una lotta (che evidentemente sentivano come "loro") a favore di una società "tradizionale", agricola e familiare.
C'è un bel volume di Gilberto Oneto: Unità o libertà. Italiani e padani nella guerra di secessione americana, Il Cerchio Editore, che ne parla.
E non posso non ricordare lo splendido volume dello "storico di destra" Dominique Venner, Il bianco sole dei vinti sulla gloriosa epopea sudista, intrisa di coraggio, eroismo, epica, cavalleria, Tradizione.
Dominique Venner, con gesto tragico e pagano, certamente condannabile, ma che sono certo il buon Dio ha letto e capito nella sua infinita misericordia, si è suicidato della Cattedrale di Notre-Dame de Paris ("que je respecte et admire, elle qui fut édifiée par le génie de mes aïeux sur des lieux de cultes plus anciens, rappelant nos origines immémoriales.", per protestare con i matrimoni sodomiti e l'islamizzazione della Francia.
Oh, se noi cattolici tradizionalisti fossimo capaci di ampliare i nostri orizzonti culturali....