Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 24 settembre 2014

Lo Scacco della Modernitá: il Nichilismo Post-Moderno

Pubblico, accogliendola con gratitudine, questa recente trattazione di Don Curzio Nitoglia, che ci offre un quadro nitido, nelle sue linee essenziali, della temperie attuale e delle sue cause prossime e remote. Vi troviamo, tra le molte risposte, anche quella alla recente sconcertante affermazione: «La Chiesa dovrà anche attrezzarsi per mostrare se stessa come esperta di postumanesimo e così parlare all’uomo d’oggi illuminandone il destino alla luce dell’Evangelo», tirata fuori niente meno che da Mons. Galantino [qui], che non è un chierico qualunque, ma il segretario della CEI, pupillo del papa "regnante"...

I) LA MODERNITÀ MADRE DELLA POST-MODERNITÀ

La Modernità filosofica (morale, politica, economica, teologica e spirituale) inizia con la fine del primato della metafisica classica sublimata dalla prima scolastica e specialmente da quella di S. Tommaso d’Aquino († 1274), fine che coincide con l’avvento dell’Occamismo (XIV secolo), che apre le porte all’Umanesimo e al Rinascimento (XV e XVI secolo), i quali preparano il Cartesianismo (XVII secolo), precursore del Criticismo kantiano (XVIII-XIX secolo) e dell’Idealismo tedesco dell’Ottocento (Schelling, Fichte ed Hegel).

La Modernità è caratterizzata dall’antropocentrismo e dall’individualismo assoluto (Occam e Umanesimo rinascimentale); essa viene sistematizzata da Cartesio col primato del pensiero soggettivo sulla realtà oggettiva (“Cogito ergo sum”). Kant darà la perfetta teorizzazione al soggettivismo relativista cartesiano in teoria (“Critica della Ragion Pura”) e in morale (“Critica della Ragion Pratica”) e sarà scavalcato dagli Idealisti tedeschi, i quali con Hegel giungeranno alla dottrina esplicita dell’Io assoluto (una sorta di panteismo) e della contraddizione eretta a principio (tesi/antitesi/sintesi).

Il mondo moderno, con il quale il Modernismo cerca contraddittoriamente di dialogare cercando di coniugare soggettivismo e cristianesimo, tende alla “creazione” di un “Mondo Nuovo”, in cui il vecchio “eone” o “Dio trascendente e personale” sarà rimpiazzato da una realtà immanentistica, panteistica, gnosticheggiante, utopistica, in breve dal “Paradiso in terra”, che è il sogno del Millenarismo.

La secolarizzazione o il laicismo sono la volgarizzazione politica di massa dell’immanentismo panteistico esoterico. Questo è il cuore (esoterico e pubblico) della Modernità, che sfocia nell’Ateismo e, peggio ancora, nell’Agnosticismo. Infatti il grande pericolo per l’umanità è quello della società liberal/tecnocratica, consumistica, libertina e libertaria: “un totalitarismo di nuova natura, assai più aggiornato e più capace di dominio assoluto di quel che i modelli passati, Stalin e Hitler inclusi, non fossero. […] È il super-partito tecnocratico”.

La causa dell’irreligiosità del mondo attuale è da ricercarsi nel pan-tecnicismo ossia “nell’agnosticismo di matrice empirista britannica” più che nel materialismo ateo comunista. Infatti il Comunismo ha prodotto i martiri, mentre il laicismo liberale ha sfornato gli apostati e i degenerati. La società dei consumi e del benessere è ancor più empia del materialismo ateo comunista, che si sforzava di porsi il problema di Dio, per poterlo negare e combattere; mentre l’Agnosticismo edonistico è totalmente a-religioso, a-dogmatico, a-metafisico e a-patico e non vuol neppure porsi il problema di Dio e della verità.

Conditio sine qua non per ritrovare la retta strada, smarrita a partire dalla Modernità, è combattere contro gli errori della secolarizzazione immanentistica e riaffermare con forza i principi della filosofia perenne e della teologia scolastica.

“La prima condizione perché l’eclissi [dei valori tradizionali] abbia termine è che la Chiesa riprenda la sua funzione che non è di adeguarsi al mondo, ma di contestarlo”.

L’uomo della Modernità è l’Individuo assoluto, “redentore” di se stesso, ma da questo delirio euforico di onnipotenza, la Modernità è sprofondata in un delirio disforico o depressivo di annichilamento, mediante il Nichilismo filosofico di Nietzsche.

Quando si parla di post-moderno si corre il rischio di intenderlo o a) dopo la modernità; oppure b) contro la modernità. Invece, come osserva Gianfranco Morra, «Il postmoderno è ancora interno al moderno, del quale costituisce non già un oltre o un contro, ma solo una variante debole [cfr. il fallibilismo del pensiero debole popperiano, come variante del nichilismo, nda]. Il postmoderno non è il superamento del moderno, ma il suo esito nichilistico. È un moderno abbacchiato e sfondato, edonistico e narcisistico, pluralistico e ludico, audiovisivo e istantaneo, consumistico e spudorato» (Gf. Morra, Il quarto uomo. Postmodernità o crisi della modernità?, Armando, Roma, 2ª ed., 1992, pagg. 19-20).

Insomma la post-modernità è lo scacco o la dissoluzione suicida della modernità. Siccome, per il postmoderno, l’Essere non è, latita, sfugge, è assente, allora praticamente occorre vivere non più stabilmente, ma alla giornata (in una sorta di “precariato filosofico” anticipatore di quello economico), tirare a campare, lasciarsi andare, tollerarsi, spegnersi, morire, suicidarsi ed annichilarsi se mai fosse possibile. Il postmoderno è la prova del nove del fallimento della modernità, ma non ne offre l’antidoto, la via d’uscita, anzi aggrava la malattia intellettuale idealista (errore per eccesso), con l’irrazionalismo nichilista (errore per “eccesso di difetto”) e autolesionista. «La modernità era un’epoca “giovane”, caratterizzata da forti ideali, la post-modernità, invece, è un’epoca vecchia e malata, in cui la sclerosi della decadenza diviene gusto della tolleranza, che non è tanto rispetto quanto indifferenza. Incapace di creatività… Nietzsche non usa ancora la parola postmoderno, ma un’altra che meglio definisce la crisi della modernità. Tale parola è nichilismo» (Gf. Morra, ibidem, pag. 23. 25). Quindi nichilismo e post-modernità si equivalgono, o meglio il nichilismo spiega più dettagliatamente la natura del male che ci avvolge e che rischia di portare l’uomo verso l’abisso del nulla.

Assistiamo oggi alla fine comatosa (o post-moderno/nichilistica) della modernità, che prima ha fatto di Dio un uomo e dell’Uomo un “dio”, poi ha “ucciso” Dio per soppiantarlo col Superuomo o l’Umanità, infine è scivolata nella debolezza depressiva nichilistica e autistica, auto-dissolutrice e gerontica. Tale è la parabola dal Cogito al Nihil (cogito ergo nihil sum, ossia se il pensiero prende il posto e soppianta l’Essere nella scala dei valori, anche esso non è, gli manca un fondamento, un substrato sul quale poggiare e quindi precipita nel nulla). Agere sequitur esse et non praecedit illud.

L’esistenzialismo pessimista (Schopenhauer, Sartre) e il nichilismo (Nietzsche, Heidegger) distruttivo dell’essere e dei valori gettano l’uomo nella sfiducia, gli tolgono ogni scopo di vita e lo spingono sull’abisso del nulla, del suicidio e della perdizione eterna.

Costoro cercano di imbrogliare le carte e di far passare la pusillanimità per umiltà e l’orgoglio per sana e retta autostima.

Invece l’orgoglio consiste nel voler esser più grandi di quanto ci compete secondo la nostra natura, ad esempio nel voler conseguire il proprio fine ultimo da se stessi, nel voler essere autonomi da ogni altro ente.

L’umiltà (o il sano realismo) non vuole né essere né sembrare di più (né di meno) di quel che consente la realtà; se un uomo pretendesse di essere il creatore di se stesso, peccherebbe di presunzione; se si abbassasse a livello degli animali (come i sensisti) o del puro nulla dal quale non vi è uscita (come i nichilisti), cadrebbe nella sfiducia e nello scoraggiamento. Ecco quindi che l’umiltà non ha nulla di deprimente o avvilente, ma ci mantiene nei giusti limiti, facendoci evitare lo scoglio della presunzione (eccesso) e della disperazione (difetto). La retta e vera conoscenza di sé è il fondamento della vera umiltà, del tutto distinta dalla falsa umiltà, che in un certo senso è simile all’orgoglio, poiché vorrebbe farci apparire diversi da quel che siamo.

Ora la filosofia moderna è impregnata di razionalismo idealista, che fa dell’uomo un assoluto e questo è un eccesso (orgoglio), e la post-modernità, invece, è imbevuta di esistenzialismo scorato e di nichilismo disperato, che fanno dell’uomo un non-essere, una nullità, un aborto (e questo è un difetto), non volendo tener conto dell’aiuto di Dio, che “innalza gli umili ed abbassa i superbi”.

Le origini prossime del postmoderno sono quelle della modernità, come si è già visto. Ma le origini remote sono ben altre. Elettra Stimilli ci spiega che, sin dal 1974, Gershom Scholem ha affrontato il discorso dei rapporti tra càbala e nichilismo (G. Scholem, Der Nihilismus als religiöses Phänomen, in «Eranos-Jahrbuch», n. 43, 1974, pp. 1-50).

II) LA POST-MODERNITÀ MATRICIDA

A) Il Nichilismo contemporaneo e le sue radici

Nichilismo viene dal latino nihil ossia ‘nulla’. Ora il nulla è il non-essere, ciò che non esiste, la totale assenza di ogni realtà. S. Tommaso spiega: “idem est nihil quod nullum ens / il nulla e la mancanza totale di essere sono la stessa cosa” (S. Th., I, q. 45, a. 1).
Attorno al concetto di nulla si sono chinati vari filosofi. Nell’antichità il primo è Parmenide, che lo concepisce senza la intermediazione della potenza e quindi come la negazione totale dell’essere in atto, che è l’unico esistente, sfociando così nel monismo panteistico.

Aristotele introduce il concetto di potenza, che è il passaggio dal nulla all’atto, il fieri ossia il divenire. La potenza non è ancora quanto all’essere in atto, ma è già qualcosa (capacità di essere) rispetto al puro nulla.

S. Tommaso ci avverte, riprendendo il concetto di potenza, di non lasciarci sedurre dalla volontà di potenza di “entificare o reificare” il nulla facendo di esso un polo negativo, quasi esistesse come ente o “essere al contrario”, una sorta di “ente negativo”, mentre è il contrario o la negazione dell’essere. L’errore analogo al Nichilismo teoretico in campo morale è quello del Manicheismo, che “entifica” il male, il quale è solo una privazione di bene.

Il Nichilismo novecentesco cerca di dare realtà negativa al nulla, proprio come il Manicheismo la volle dare al male, facendo di esso un assoluto, mentre è solo privazione di bene, come il nulla è privazione totale di essere. Il Manicheismo è un antesignano del Nichilismo morale.

L’odio del nulla, e quindi la sua tentata entificazione e deificazione, proviene secondo l’Angelico dal fatto che la ragione dell’imperfezione del creato viene dalla sua origine: il nulla, dal quale Dio ha creato l’essere “in quantum creatura est ex nihilo” (De Potentia, q. 3, a. 1, ad 14). Ora l’orgoglio non può tollerare la deficienza del creato (v. lo Gnosticismo antico) e quindi non vuol ammettere la totale vacuità del nulla e cerca di dargli una certa entità, negativa, ma pur sempre “reale”.

La Modernità ha ripreso il disprezzo per il limite umano degli gnostici del II secolo e ne ha concluso che
  1. l’idea di Dio, che coincide panteisticamente con l’uomo (dacché Dio non esiste), nasce dalla non accettazione da parte dell’uomo dei propri limiti; quindi per essere pienamente se stessi gli uomini debbono farsi Dio (Feuerbach);
  2. l’idea di Dio è un prodotto del capitalismo per intontire il proletariato e poterlo continuare a sfruttare; dunque per liberarsi dall’oppressione capitalistica occorre distruggere l’idea di Dio (Marx);
  3. l’insicurezza psicologica umana ha bisogno dell’idea di Dio come di una sorta di orsacchiotto di peluche per rassicurarsi e sormontare la propria angoscia e i propri complessi; perciò per guarire da essa bisogna annichilare la coscienza di Dio (Freud).
Come si vede la natura del Nichilismo filosofico è l’odio contro l’essere per partecipazione (la creatura), ma soprattutto contro l’Essere per essenza (Dio) ed è il tentativo di eliminare il concetto di creazione dal nulla dando al nulla una certa realtà anti-reale.

Oltre l’odio contro Dio, la realtà e l’essere creato (Nichilismo metafisico), il Nichilismo odia e vorrebbe distruggere
  1. la ragione umana, rimpiazzandola col sentimento e l’istinto animalesco (Nichilismo logico) e
  2. la morale oggettiva sostituita con l’amoralismo o la trasgressività (Nichilismo morale).
Quali sono i frutti del Nichilismo? il niente e il nulla. Infatti “ex nihilo nihil fit”. Se si toglie all’uomo la ragione, che è proprio ciò che lo rende uomo e diverso dall’animale, se gli si toglie la libera volontà e la morale oggettiva o la ricerca di un fine o scopo che coincide col Bene, se si cerca di distruggere la realtà (l’essere, la ragione e la libera volontà, lo scopo della vita e le regole che ce lo fanno raggiungere), si sprofonda l’uomo nel’apatia e nella disperazione, che sono i frutti della mancanza di un ideale e di uno scopo.

Ma come Aristotele aveva obiettato ai sofisti, i quali asserivano: “la verità non esiste, nulla è conoscibile con certezza”, che, se son certo della non esistenza della verità e della non conoscibilità della realtà, almeno questi due principi per il sofista sono veri, certi e oggettivi; così si può obiettare ai nichilisti: se nulla esiste, non ha valore e non è vero nulla, almeno questo è certo, è vero ed ha valore ed esiste.

Il maestro del Nichilismo moderno è Nietzsche. Ora egli ha chiaramente enunciato i principi del Nichilismo teoretico, che possono essere riassunti in una sorta di anti-Decalogo:
  1. in tutto ciò che accade non c’è alcun senso;
  2. col divenire non si giunge a nulla;
  3. quindi non c’è nessun valore e nessuna risposta al perché delle cose e dei fatti;
  4. Dio stesso (o meglio la sua idea) è morto e lo ha assassinato il mondo moderno, avendolo rimpiazzato con il Cogito (Cartesio), con il Sentimento o il Bisogno pratico (Kant) e con l’Idea o Io assoluto (Hegel);
  5. l’esistenza di Dio non è un ente reale, ma è il bisogno o la necessità che ha la coscienza dell’uomo di auto-ingannarsi per potere vivere anche se non vi è nessuno scopo di farlo e sopportare l’insensatezza dell’esistenza;
  6. la menzogna (Dio, l’essere, la ragione, il bene, il fine) è necessaria per continuare a vivere, sono una sorta di fuga di fronte al non-senso del mondo;
  7. le azioni umane in sé non hanno alcun valore, siamo noi che lo diamo loro a seconda dei nostri gusti;
  8. dunque non esiste una legge morale oggettiva e reale, ma solo soggettiva o della situazione;
  9. perciò non esistono azioni malvagie in sé (aborto, suicidio, eutanasia, pedofilia);
  10. la cosa migliore sarebbe non essere mai nato, essere nulla, (che è lo stesso desiderio dei dannati nell’inferno: quando si sprofonda nel Nichilismo la vita diventa una specie di inferno).
Come i Dieci Comandamenti possono essere riassunti dall’amore soprannaturale di Dio e del prossimo propter Deum; così l’anti-Decalogo nicciano può essere riassunto in due anti-comandamenti principali:
  1. se Dio non esiste tutto è permesso;
  2. tranne il vero e il bene.
È la follia del mondo attuale, in cui tutto è lecito tranne ricercare la verità, conformarvisi ed agire in maniera moralmente conseguente, ossia bene.

B) Fonti remote/classico-medievali, prossime/moderne e immediate/postmoderne contemporanee del Nichilismo
  1. Le FONTI REMOTE dell’antichità classica le abbiamo citate sopra. Quelle medievali, che non ho trattato in articoli precedenti, possono essere ridotte, sostanzialmente, all’eresia valdese (XII secolo) fondata da PIETRO DI WAUD detto Valdo, un ricco mercante di Lione, eresia che dalla Francia si estese all’Italia del nord ed in Calabria. La natura di questo movimento ereticale consiste nel pauperismo eccessivo e nella sola Scrittura, anticipando Lutero di 4 secoli circa. La negazione della Chiesa gerarchica assieme al rifiuto dell’autorità del Papa è un’altra caratteristica del valdismo. Il valdismo dopo la Riforma è confluito nel Calvinismo. Durante i Risorgimento italiano i valdesi furono difesi da Vincenzo Gioberti e Massimo D’Azeglio e vennero riconosciuti come “confessione religiosa”.
    Inoltre non si può trascurare il “fraticello” filosofo e teologo francese – di formazione gioachimita – PIETRO OLIEU detto Olivi (1248-1298). Secondo Olivi la Chiesa era giunta nel XIII secolo all’èra pneumatica o spirituale, nella quale solo pochi eletti o “spirituali”, guidati dai “fraticelli” francescani, avrebbero dovuto liberarsi dal giogo della Chiesa carnale o gerarchica, chiamata spregiativamente “Babilonia” guidata dall’Anticristo mistico, che si fa chiamare “Papa”.
    Né si può trascurare il francescano, filosofo e teologo inglese, RUGGERO BACONE (1214-1229) iniziatore del movimento della scienza sperimentale, marcatamente empiristica, di Oxford, che apre la strada al Nominalismo di Guglielmo Occam (già ampiamente trattato su questo stesso sito) e prepara l’Empirismo o Sensismo britannico del secolo XVIII (Locke, Hume, Berkeley), padre del Liberalismo politico (idem ut supra) e del Liberismo economico (Mises, Hayek, Nozick e Friedman).
  2. Le FONTI PROSSIME della Modernità sono rappresentate da PIETRO POMPONAZZI (1462-1525), che negava l’immortalità dell’anima (Tractatus de immortalitate animae, Bologna, 1516) e riprendeva la tesi di Averroè della doppia verità filosofica e religiosa. La religione, come per Machiavelli, non è cattiva in sé, ma serve al popolino, affinché resti sottomesso all’autorità, mentre i filosofi (o il Principe) sono liberi di agire come reputano opportuno. Come si vede il libertinismo del Seicento affonda le sue radici nella filosofia elitaria del Pomponazzi. 
    LORENZO VALLA (1407-1457) assieme al Pomponazzi è il nemico acerrimo del platonismo, dell’aristotelismo e della scolastica specialmente tomistica per poter sposare la filosofia epicurea neo-pagana dell’Umanesimo rinascimentale italiano. Egli sostiene che il fine ultimo dell’uomo è il piacere e che la virtù deve essere serva e non padrona di esso (De voluptate, Pavia, 1431). Assieme al Pomponazzi sostenne la mortalità dell’anima umana e negò la Provvidenza divina, aprendo le porte al Deismo (De libero arbitrio, Napoli, 1435-39). Infine, anticipando Lutero e l’esegesi razionalista modernistica, insegnò che la S. Scrittura va letta solamente su basi puramente filologiche e non teologiche (Confronti a annotazioni al Nuovo Testamento, Roma, 1449).
    PIERRE GASSENDI (1592-1655), filosofo e fisico francese, avversario della metafisica aristotelica e tomistica (Disquisitio methaphysica, Parigi, 1644), propone una filosofia
    1. empirista, che spalanca le porte al sensismo dell’Illuminismo inglese del Sette/Ottocento (l’uomo ha soltanto una conoscenza sensibile, come gli animali bruti);
    2. scettica (si dubita di tutto, nulla è certo) che sfocia nel relativismo dogmatico e morale.
    Infatti Gassendi è conosciuto per il suo Epicureismo estremo (De vita et de moribus Epicuri, Parigi, 1647), che introduce la “rivoluzione sessuale” sessantottina.
    VOLTAIRE pseudonimo di François-Marie Arouet (1649-1778), di formazione lockiana e quindi scetticheggiante ed empiristica, ammiratore del Liberalismo inglese (Trattato sulla tolleranza, 1763) e castigatore dell’Assolutismo francese. Tuttavia il cuore della sua filosofia è la fede smisurata nella dignità infinita dell’Uomo, dignità che nega a Dio, nei poteri illimitati ed addirittura salvifici (secondo la Gnosi) della Ragione umana, mentre tutto ciò che oltrepassa i poteri della ragione naturale è falso e menzognero. Quindi egli, che è il massimo rappresentante dell’Illuminismo francese (Dizionario filosofico, 1753; Candido, 1759; Questioni sull’Enciclopedia, 1776) fa tabula rasa della religione e della morale rivelata (Edipo, 1718) e specialmente di quella cattolica. Il suo motto era: “ecrasez l’infame/schiacciate l’infame [la Chiesa, la Fede e Cristo]”. Egli è il padre del Libertinismo e del Libertarianismo.
    BARUCH SPINOZA (1632-1677), filosofo razionalista, educato al talmudismo dai suoi genitori, ha integrato la dottrina talmudica e cabalistica con lo studio dei filosofi razionalisti (Mosè Maimonide, Giordano Bruno, Renato Cartesio) e della teologia protestantica, fondandosi sulla libera interpretazione personale della Scrittura. È stato l’antesignano della libertà di pensiero e di religione, sostenendo che in un mondo libero “ad ognuno è lecito pensare quel che vuole e dire ciò che pensa” (Tractatus theologico-politicus, Leiden, 1670). Il cuore della sua filosofia è la falsa definizione di sostanza: “ciò che è in sé, per sé e da sé”, ossia la sostanza creata coincide con quella divina (aseitas), mentre secondo la retta ragione e la sana filosofia la sostanza è “ciò che sussiste in sé e non in un altro soggetto”, per esempio il vino è una sostanza che sussiste in sé mentre bianco, rosso, freddo o caldo sono gli accidenti che ineriscono alla sostanza “vino”. Solo Dio è da se stesso e non ab alio, è la sua stessa essenza per sua natura, mentre ogni sostanza creata, anche angelica, ha o riceve l’essere nella sua essenza da Dio o ab alio e non a se. Quindi a partire da questo “piccolo” errore filosofico iniziale Spinoza giunge ad un grave errore teologico finale: il Panteismo (“parvus error in principio fit magnus in fine”). Dio e il mondo sono un’unica realtà. Dio è la realtà infinita produttrice (“natura naturans”) e il mondo è il prodotto infinito di Dio (“natura naturata”). Gli enti prodotti da Dio sono modi di Dio, come la velocità eccessiva è un modo del movimento. L’uomo è un modo di Dio, ossia Dio che si presenta in un modo umano. Perciò l’uomo non è libero, poiché non è la sostanza ma un suo modo e può comportarsi solo come la sostanza vuole, cioè è determinato. Il bene coincide con la scienza e il male con l’ignoranza. Inoltre vi sono due tipi di scienza: quella del popolino, che lo mantiene nell’obbedienza alla Legge, e quella dei filosofi, che è la libertà di pensiero. Si capisce perché p. Reginaldo Garrigou-Lagrange, nei suoi libri trattando di Spinoza scriveva: “habens satanam suggerentem”. Quindi non è azzardato concludere che la Modernità e soprattutto la post-modernità vengono da satana e portano al nulla, ossia all’inferno già su questa terra e, Dio non voglia, nell’aldilà.
    THOMAS HOBBES (1588-1679) la dottrina politica di Hobbes è la stessa di Spinoza, essi ritengono che l’umanità sia composta di due stati diversi:
    1. quello naturale, in cui l’uomo gode della libertà assoluta avendo solo diritti e nessun dovere;
    2. quello politico/sociale, in cui l’uomo per correggere il suo egoismo assoluto, che lo porta a pensare solo a sé e a sopraffare tutti gli altri, pone dei limiti alla sua libertà naturale, fondando lo Stato, mediante un Patto o Contratto sociale, siglato dagli uomini, col quale rinunciano ad alcuni loro diritti e li consegnano nelle mani di un’Autorità politica o sociale.
    Il sovrano, secondo Hobbes e Spinoza, è assoluto e non deve rendere conto a nessun del suo operato poiché gli uomini hanno ceduto la loro libertà, una volta assoluta, nelle sue mani definitivamente (Leviatano, 1651).
    HULDRYCH ZWINGLI (1484-1531) è lo pseudo-riformatore svizzero, seguace dell’umanista moderatamente protestante Erasmo da Rotterdam; quanto alla Messa (De vera et de falsa religione commentarius, 1525) scavalcava l’eresia di Lutero, il quale credeva nella companazione e nella presenza reale, ma non nella transustanziazione, di Cristo nell’Eucarestia, mentre per il riformatore svizzero l’Eucarestia era solo un simbolo del Corpo di Cristo e una pura commemorazione dell’Ultima Cena (cfr. Colloquio di Marburgo, 1529). La sua dottrina, specialmente la teocrazia ecclesiologica (secondo cui la Chiesa è “il popolo dei fedeli” e coincide con lo Stato, mentre per Lutero la Chiesa è un’entità soltanto spirituale e totalmente separata dallo Stato) e la sacramentaria eucaristica (di cui sopra) fu ripresa dal Calvinismo (E. Bullinger, Confessio helvetica posterior, 1504-1575) e la sua setta, inizialmente erasmianamente moderata, confluì in quella radicale di Calvino.
  3. Infine le RADICI IMMEDIATE del Nichilismo della post-modernità contemporanea sono ben rappresentate e portate alle ultime conclusioni teoretico/pratiche da GEORGES BATAILLE (1887-1962) un autore mal conosciuto in vita, che ha acquistato una grande notorietà dopo la sua morte, avvenuta in Parigi, e specialmente con il Sessantotto. È stato definito un “mistico ateo e teologo senza fede”, come Giuliano Ferrara, Oriana Fallaci e Marcello Pera si auto-definiscono “atei devoti”. Ora la sana dottrina insegna
    1. che “senza la Fede non resta la teologia/sine Fide non remanet theologia”;
    2. che “la mistica è l’unione dell’anima con Dio”, tramite lo sviluppo perfetto della vita della grazia soprannaturale, mediante la pratica delle 3 Virtù teologali: la Fede (ossia i 12 articoli del Credo vissuti e non solo professati), la Speranza e la Carità (ossia l’osservanza effettiva dei 10 Comandamenti), perfezionate in modo abituale e non eccezionale dai 7 Doni dello Spirito Santo ed infine
    3. che “la devozione consiste nella virtù di Religione vissuta con fervore”.
    Quindi Bataille come i teo-con italiani, riguardo a tali definizioni, sono la “contraddizione stessa sussistente”. Bataille (Su Nietzsche, 1945; L’erotismo, 1957; La letteratura e il male, 1957) segue Nietzsche e riconosce che nel mondo contemporaneo o post-moderno Dio è morto, la Modernità lo ha “ucciso” poiché ha cercato di rimpiazzarlo con l’Uomo. Ora “se Dio non esiste tutto è permesso” (come diceva Ivan Karamazov nel suo nichilismo radicale che lo porta a teorizzare l’uccisione del proprio padre, cfr. F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov).
    Dunque Bataille nel solco del Nichilismo totale trasgredisce tutti i principi e le norme metafisiche, morali e logiche e cerca la sua realizzazione nel violare la Legge naturale oggettiva per principio, la “santità”, l’eroismo o il raggiungimento del fine ultimo mediante il peccato, l’errore e la distruzione dell’essere creato per poter insidiare, ma invano, quello Increato.
    Accecato dall’Ego-ismo assoluto Bataille sprofonda nell’erotismo/eroico e nell’eroismo/erotico come via di “estasi” delirante, di realizzazione, di auto-divinizzazione, di “uccisione” di Dio per prenderne il posto, come Ivan Karamazov facendo uccidere il padre dal suo servo e fratellastro pensava di rimpiazzarlo, ma cadde nella follia.
    “Chi vuol far l’angelo diventa una bestia”. Lucifero è diventato un diavolo, il Titanic è affondato miseramente.
    “Nel mare del nulla tutto affonda”, anzi sprofonda non nel nulla, che non è, ma nel fango, come Lucifero, Ivan Karamazov, il Titanic e Bataille ingolfato nella passione animalesca che scambia il delirio allucinatorio con l’estasi mistica o visione di Dio. Padre Battista Mondin definisce la via erotica di Bataille “estasi dell’orrido, dell’abisso, della morte e del nulla”, simile a quella dei dannati dell’inferno.
III) IL NICHILISMO COME TRAMPOLINO DI LANCIO E NON COME NAUFRAGIO NEL NULLA

Certi filosofi contemporanei si sforzano di presentare il Nichilismo o la post-modernità non come il fallimento, il “suicidio della Rivoluzione”, il “naufragio nel mare del nulla, ove tutto affonda”, ma come una sorta di “trampolino di lancio” per risalire in cima dopo aver toccato il fondo.

Costoro dividono il Nichilismo in due fasi:
  1. il Nichilismo distruttivo, che è la radice della post-modernità e deve distruggere i valori classici, scolastici e persino moderni; esso è imperfetto, è un fenomeno oramai di massa e deve essere compiuto da
  2. il Nichilismo costruttivo, che è perfetto ed è caratterizzato dalla volontà di potenza auto-divinizzante l’Uomo. È il Nichilismo super-omistico elitario, eroico, romantico, trasgressivo, duro e puro, proprio degli eletti, dei saggi, degli iniziati.
Ora un male così estremo come il Nichilismo distruttore dell’essere (simile al cancro, che distrugge il corpo e la vita) deve essere affrontato energicamente. “A mali estremi, estremi rimedi”. Bisogna, quindi, sradicarlo tramite il recupero dei valori sommi dell’essere (metafisica), della ragione (logica) e della morale (etica).

Infatti l’uomo è un “animale razionale”, fatto per conoscere il vero, e “libero”, fatto per amare il bene. Inoltre è “socievole”, quindi deve vivere assieme ad altri e non isolato (Sartre, “l’altro è l’inferno”) come un “animale selvaggio” (Lévi-Strauss). Di fronte alla Sovversione filosofica razionalistica della Modernità e nichilistica della post-modernità occorre una Restaurazione filosofico/metafisica, che ci faccia tornare ove affondano le nostre radici: la classicità greco/romana e la prima, seconda e terza scolastica.

Ma occorre essere realisti. L’attuale stato di degrado dell’uomo, che è stato ucciso dal Nichilismo al posto di Dio, come aveva teorizzato Nietzsche, (il quale potrebbe essere parafrasato così: “dov’è l’uomo? Non lo trovo, noi nichilisti lo abbiamo ucciso!”), non lo si può guarire con rimedi naturali, bisogna portarlo dall’ospedale a Lourdes, cioè solo l’aiuto dell’Onnipotenza divina può rimediare a tanto sfacelo.

Il Nichilismo vorrebbe, come i dannati dell’inferno, non esistere, auto-distruggersi, ma non può annichilare come non può creare, solo l’Onnipotenza divina può creare dal nulla e ridurre al nulla qualcosa. Quindi il Nichilismo aggrava il problema posto e introdotto dalla Modernità.

Infatti dopo la distruzione dei valori razionali e morali, l’essere resta, resta la vita animale pur avendo sepolto quella intellettuale, ma essa diventa assurda, contraddittoria, disumana e pazzesca. L’uomo è una “pecora matta” (Dante) o un “animale selvaggio” (Lévi-Strauss), una “bestia parlante” (Talmud).

La parte costruttiva del Nichilismo tenta di sostituire Dio, come successe a Babele, e offre l’Immanentismo come un surrogato o una specie di metadone della Trascendenza. Questo tentativo lo si fa mediante la “Tradizione esoterica cabalistica” (cfr. Julius Evola, Il Nichilismo attivo di Friedrich Nietzsche, Roma, Fondazione J. Evola, 2000), presentata come l’oltrepassamento del Nichilismo distruttivo. Ma la cabala oltrepassa il Nichilismo distruttivo come l’eroina oltrepassa la cannabis.

Ora se per oltrepassare la Modernità debbo ritornare alla Tradizione cabalistica che ha generato la Modernità (cfr. J. Meinvielle, De la cabala al progresismo, Buenos Aires, 1970), cado in un circolo vizioso, son come un cane che si morde la coda e non risolvo nulla.
Elettra Stimilli scrive che “Sabbatai Zevi e Jacob Frank sono i veri Padri del Nichilismo” (Nichilismo e politica, Bari, Laterza, 2000).

La volontà di potenza è un delirio che conduce l’uomo al baratro, al vicolo cieco, come ha condotto Nietzsche al manicomio. La volontà di potenza è un oppio o una menzogna che aiuta il volontarismo irrazionalista a sostituire la Trascendenza con l’Immanentismo, la realtà con la droga e quindi a tirare a campare in questo mondo, tra una siringa e l’altra. Il Nichilismo violenta la realtà con la menzogna della volontà, o meglio, il delirio di onnipotenza, proprio come la Modernità l’aveva violentata con la bugia del cogito cartesiano, delle categorie soggettive kantiane e dell’Io assoluto hegeliano.

L’auto-divinizzazione ha portato al mito di Icaro, di Tàntalo, di Sìsifo, di Capanèo, al Prometeismo, al Titanismo, al Narcisismo e in ultima analisi al Luciferismo. In breve il Nichilismo è un “trampolino di lancio”, ma che ci fa cadere in una piscina senz’acqua.
Quindi ci si trova innanzi ad un bivio: o “cercate il Regno dei Cieli e il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Gesù), oppure “ti darò tutte queste cose se cadendo a terra mi adorerai” (satana).

Perciò solo chi sa vivere e morire in accordo pratico col proprio pensiero ha trovato un inizio di felicità su questa terra. Questa è l’arte di pensare giusto e vivere bene.
Un vero trampolino di lancio è la buona volontà di finirla col Nichilismo e la Modernità per ricominciare ad essere padroni di sé e servi di Dio.

IV) CONDIZIONI PER LA RIPRESA

C) Proposte di guarigione

Come uscire da questo stato di cose? Ritornando alla realtà oggettiva, dalla quale la ragione umana ascende con un sillogismo sino all’esistenza di Dio, ad una Società più umana, perché fondata sui princìpi della filosofia perenne o del buon senso che ridà il primato alla scienza speculativa (conoscere per sapere) o metafisica, subordina ad essa la filosofia pratica (conoscere per fare o per agire) ed infine rimette la tecnica (conoscenza sperimentale o empirica) al suo giusto posto, che è il più basso, mentre oggi occupa abusivamente quello più alto, rendendo l’uomo una macchina di produzione, che corre affannato e disperato verso un termine che neanche lui sa bene quale sia, verso un arricchimento materiale sempre maggiore, che lascia insoddisfatto il cuore umano, poiché è pur sempre un bene finito e creato (anzi “stampato” o “coniato”) mentre “il nostro animo è infelice sino a che non riposa nel Signore” (S. Agostino), che solo, essendo il Summum Bonum, può lenire le ansie e i problemi dell’uomo, il quale è aperto all’infinito e non è limitato al problema economico, visto da “destra” o da “sinistra”.

Seneca insegnava: “senza la filosofia l’anima umana è ammalata e se il corpo è forte sarà come quello di un pazzo furioso. Quindi se vuoi star bene cura prima la tua anima e poi il tuo corpo” (De constantia sapientis).

La cura consiste nel tornare al concetto di partecipazione (Platone), ai principi per sé noti e all’essenza intelligibile delle cose sensibili (Aristotele) ed infine all’essere come atto ultimo di ogni perfezione (S. Tommaso). Inoltre occorre ri-praticare la sana ascetica e mistica che va da S. Benedetto sino a S. Ignazio.

Questo è lo scacco della Modernità o “il suicidio della Rivoluzione”, che avrebbero dovuto produrre il “Paradiso in terra” ed invece hanno portato una specie di “inferno” nel mondo intero, proprio come il post-concilio è lo scacco del neo-modernismo del Vaticano II, che avrebbe dovuto inaugurare una nuova èra ed una primavera nella Chiesa, ma ha prodotto gelo invernale e nebbia, come hanno dovuto ammettere amaramente Paolo VI e Benedetto XVI a Concilio finito ed applicato.

Il Nichilismo, che è figlio della Modernità, le si è rivoltato contro e ha negato e distrutto le certezze assolute del Cogito cartesiano, del Bisogno o Sentimento kantiano della coscienza umana, dell’Io assoluto e dell’Idea onnipotente hegeliana. La post-modernità non significa la filosofia venuta dopo la Modernità, ma quella che l’ha negata, combattuta e annichilita.

Augusto Del Noce, pur non avendo una formazione filosofica teoretica costruttiva tomistica (“pars construens”), è riuscito, magistralmente, a ripercorrere all’incontrario (“pars denstruens”) il cammino del pensiero filosofico e dalla confutazione della vacuità del Nichilismo odierno, contemporaneo e post-moderno, è risalito allo scacco del Razionalismo megalomane della Modernità (cartesianismo/ kantismo/ hegelismo), uccisa dal suo stesso figlio.

Padre Mondin ha scritto: «Non più Dio, ma l’uomo è contemplato come creatore della realtà. Hegel è il punto culminante e insuperabile della cultura moderna che parte da Occam: epoca che si consuma nell’ateismo o nichilismo assoluto, come esito dell’antropocentrismo o umanesimo assoluto; o Dio si identifica panteisticamente col mondo, oppure è negato [ateisticamente] o “ucciso” [nichilisticamente] come realtà oggettiva in sé e per sé esistente». Egli giustamente vede nel Nichilismo l’esito ultimo del panteismo e propone la saggezza classica come terapia dei mali dell’uomo d’oggi.

Per non restare solo alla pars destruens, il Nominalismo, l’Empirismo e il Nichilismo vorrebbero uscire dall’annichilazione totale dei valori tramite la volontà soggettivistica di potenza dell’Io assoluto, come oltrepassamento del Nichilismo tramite la morale della situazione e il Liberismo economico. Il traslocamento dei valori dalla sfera dell’essere e della trascendenza alla sfera immanente della volontà individuale di potenza e dell’affaristica, costituiscono la tappa conclusiva e compiuta [pars construens] del Nichilismo.

L’individuo ha cercato, così, di dare a se stesso gli attributi che prima conferiva a Dio. Ma, “l’uccisione di Dio” comporta anche l’eliminazione di tutte le proprietà e gli attributi divini, per cui, dopo aver “ucciso Dio”, l’uomo resta senza Dio e senza potersi appropriare delle sue qualità; mentre il Dio tradizionale, trascendente e personale, lo aveva reso “partecipe della sua natura divina”, in maniera limitata e finita, tramite la Morte e Resurrezione di Cristo fonte della grazia santificante.

“Chi troppo vuole nulla stringe”, prima (con la Modernità idealista) l’uomo o l’Idea ha preteso di prendere il posto del Dio reale e oggettivo; poi con la post-modernità nichilistica l’uomo ha voluto “uccidere Dio” e ogni “Idea” di Dio, pur soltanto soggettiva, per fare il super-individuo. Ma è rimasto solo con se stesso e disperato. Il deicidio nichilistico dell’Essere immutabile e trascendente si fonda sulla volontà individualistica di potenza creatrice e sul divenire o evoluzione parimenti creatrice.

I veri filosofi si adeguano e assentono a cose oggettivamente e realmente vere, gli ideologi fingono di credere ad una verità soggettiva e individuale e dopo essersi auto-convinti la propinano ai loro “fedeli”. È la prassi del tener per vero, anche se non lo è. L’ultima categoria di “ideologi-sofisti” sono i “chierici” che farisaicamente non si curano della loro anima e della realtà oggettiva, ma di ciò che fa loro comodo ed aggravano l’errore filosofico dell’ideologismo rendendolo un errore teologico.

Il vero filosofo è il contrario dell’ideologo: egli sa vivere e morire in accordo con il proprio pensiero, che ha cercato di adeguare alla realtà lungo il corso di tutta la sua esistenza. L’ideologo è in disaccordo con il retto pensiero o adeguazione dell’intelletto alla realtà e si vuol auto-convincere che il soggetto è superiore all’oggetto, il pensiero alla realtà, la prassi alla teoria, il fare all’essere, il produrre al conoscere la verità. Egli deve vivere di menzogne, soprattutto deve mentire a se stesso, poiché verità viene dal greco alétheia, ossia alfa privativo più lanthano, che significa “non-nascosto”. Onde la verità appare chiara se si scruta con onestà la realtà, mentre la si deve voler nascondere se si vuol vivere secondo i propri comodi e non secondo la realtà quando è scomoda.

Già Hobbes, pur non volendo come Nietzsche prendere il posto di Dio, col pretesto che la controversia, specialmente se teologica, prepara la guerra di religione, ha cercato di togliere alla teologia e a Dio stesso lo spazio reale, ontologico e oggettivo che Egli ha.
Così il cristianesimo progressivo e timido di oggi, per paura di “guerre di religione” cerca di minimizzare la portata reale dei problemi che hanno svuotato l’essenza del vero cristianesimo per dar posto ad un cristianesimo individualistico e soggettivistico.

Però, come non esiste persona più infelice di colui che vuol convincersi di essere felice, così non c’è maggior disperato di colui che pensa e vuol pensare che le cose stiano come pare e piace a lui. La filosofia classica, patristica e scolastica rispondono che la contemplazione (conoscere razionalmente e con amore) della verità e della realtà oggettiva è il supremo valore umano, dacché l’uomo è animale razionale e libero (e solo lui stesso può rendersi intimamente schiavo allontanandosi dalla verità per aderire al proprio comodo).

Inoltre già Platone nella Repubblica asseriva che la contemplazione ha una dimensione politica o sociale, poiché la conoscenza della Verità somma e del Bene supremo salva non solo l’individuo ma la famiglia e l’insieme delle famiglie che formano la polis o città (= viver assieme in una società perfetta di ordine temporale).

Perciò non si tratta di aumentare (con la prassi e la tecnica) le cose che l’uomo ha, ma di accrescere, con la contemplazione della verità, l’uomo stesso sia come individuo razionale e libero sia come animale socievole, che realizza nella polis la sua vera natura, poiché da solo non ci riuscirebbe: “nessun uomo è un’isola”, neppure Occam e i nominalisti, “tranne gli eremiti e i folli”.

Tuttavia, se la filosofia classica greco-romana era arrivata alla metafisica, alle sostanze e all’essere con la “Seconda navigazione” filosofica (dal sensibile al meta-sensibile), solo il Cristianesimo può perfezionare la natura mediante la grazia e farci giungere con la “Terza navigazione” spirituale dall’essere al soprannaturale, che è “una partecipazione limitata e finita della vita di Dio”.

D) Il cammino all’incontrario dalla post-modernità e dalla Modernità alla Metafisica dell’essere

Solo la Croce può fare attraversare il burrascoso mare della vita. La “Terza navigazione” davvero potrebbe liberare l’uomo d’oggi dai suoi mali, ma comporta il capovolgimento radicale di un mondo sottosopra, in cui non c’è più spazio per Dio, per la verità, per la conoscenza e la morale. Onde occorre ribaltare a 180° i contro-valori del mondo attuale e riportare l’asse ai valori, non del passato che in quanto tale è andato e non può tornare, ma a quelli perenni di ieri, oggi e domani, i quali, essendo connaturali all’uomo, non possono preterire. Dopo aver toccato l’orlo dell’abisso l’uomo post-moderno deve avere il coraggio di dire: adesso che tutto è finito si deve ricominciare.

Christus heri, hodie et in saecula!

Bisogna, dunque, passare coraggiosamente e praticamente al rimedio: la vittoria sul soggettivismo mediante il recupero di ideali e di valori supremi. Ma non è un’operazione facile, poiché implica una vera e propria rivoluzione spirituale: il ritorno alla metafisica classica perfezionata dalla scolastica tomistica e non un ritorno acritico a certe idee del passato, ma l’assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della saggezza antica o perenne.

La cultura contemporanea ha perduto il senso di quei grandi valori che, nell’età antica e medievale, costituivano i punti di riferimento essenziali, e in larga misura irrinunciabili, nel pensare e nel vivere.

Alla filosofia attuale o post-moderna manca la ragion d’essere, il fine e lo scopo di vivere, la risposta al “perché?”. Questo è il Nominalismo nichilistico filosofico, ove i valori supremi (essere, conoscere, morale) si s-valorizzano perché non restano più l’essere per partecipazione e per essenza, la realtà, la verità, il bene; resta solo l’individuo, i sensi e il “nulla”.

L’antropocentrismo individualistico del Nominalismo e della Modernità, dopo essersi auto-deificato in un delirio di onnipotenza, si è rivoltato contro se stesso in un impeto di follia auto-lesionista. Dopo aver negato la trascendenza, la vorrebbe uccidere assieme a Dio e a tutti i valori ad esso connessi.

7 commenti:

Franco ha detto...

@ Mi dispiace, ma devo contestare anche don Curzio Nitoglia su un punto cruciale: manca il riferimento al ruolo della tecnoscienza in questo epocale processo di decadenza. Le idee che vengono denunciate erano gia' state formulate dai Sofisti greci: da ricordare la frase "L'uomo e' misura di tutte le cose"; inoltre in un dialogo di Platone il personaggio di Callicle, teorizzatore-disvelatore dell'amoralismo della politica, in cui vige la legge del piu' forte, debitamente mascherata da una apparenza di diritto. La differenza consiste nel fatto che la scienza moderna con il suo criticismo propone un'immagine dell'universo in cui non si vede il "dito di Dio" in quanto si tratta di un'accozzaglia di elementi fisico-chimici che solo per caso si assemblano in organismi viventi ( Darwin, che gli atei militanti celebrano come il pensatore di svolta, organizzando il "Darwin day" ); la tecnologia consente di operare azioni di trasformazione degli assetti materiali, fino alla scissione dell'atomo, come fonte inesauribile di energia, e di quelli biologici, fino alla manipolazione genetica, che consente di scartare gli "sbagli di natura", di far generare anche alle coppie omosessuali e di procedere alla creazione di una umanita' geneticamente selezionata. Esiste anche il "Transumanesimo", una corrente di pensiero secondo la qualel'uomo puo' gia' da ora procedere alla sua trasformazione biologica, prendendo in mano la sua evoluzione. In tal modo la tecnoscienza arriva a operare i "miracoli" che un tempo erano considerati prerogativa esclusiva della Divinita'. Unica risposta possibile: cosi' l' uomo rischia di mettersi nella situazione dell'"apprendista stregone", il quale scatena forze ultrapotenti che poi gli sfuggono di mano ( come rappresentato nel film "Fantasia" di Walt Disney ).

Anonimo ha detto...

Franco condivido le sue osservazione ed aggiungo...


il più che Dio si dimentica il più che la cività va in declino...anche con la guerra sul terrorismo, la predica secolare contiene un accusa orribile, che la religione o il Iddio è responsabile in quanto la devozione o fidelità religiosa è la causa....

Ma per noi Cattolici abbiamo in mano la cura...

se facciamo la Messa, il Santissimo Sacramento, le visite alle Chiese, i segni pubblici di reverenza davanti....il pilastro centrale della vita nostra...aiutiamo in modo più efficace e profondo per far svanire questi errori...con la carità cristiana che è sempre disponibile per aiutare quelli che hanno bisogni onesti...


Romano

mic ha detto...

Non so perché avete voluto cavillare su un excursus di per sé significativo e utile per tutti.
Non ora ho il tempo di sviluppare un discorso sulle "tecnologie", ch'è complesso e merita una trattazione a parte.
Ovvio che si potevano dire molte altre cose.

A quando un vostro contributo più esaustivo di quello proposto?

Rr ha detto...

Non c' e' nessun miracolo nella medicina di oggi, ma solo ricerca, studio, esperienza, applicazione del metodo scientifico, attenzione e dedizione ala malato.
Non mescoliamo sacro e profano. Di fronte acerte situazioni molto gravi, anche al medico moderno non resta altro che pregare.
Rr

Franco ha detto...

@ Anonimo 14,30. Temo di non essere riuscito a farmi capire. La mentalita' contemporanea, inconsciamente o consciamente, come nel caso del Transumanesimo, soppone, anzi pretende che la tecnoscienza metta l'uomo in grado di operare cose meravigliose, un tempo ritenute fantastiche, al massimo possibili ai maghi, come volare o comunicare , vedere, sentire e agire a migliaia di chilometri di distanza; in futuro la vittoria su tutte le malattie, cancro compreso, e magari anche l'eliminazione della vecchiaia e della morte. E'indispensabile ricordare che la Rivoluzione Francese scoppio' in concomitanza con la Rivoluzione industriale
( addirittura la data del primo volo umano sul pallone aerostatico - 1783 - coincide con la vittoria della Rivoluzione Americsna, premessa di quella Francese ). E' altrettanto degno di nota che il Concilio Vaticano II si svolse in concomitanza con l'"era spaziale" ( 1962 volo di Gagarin, 1969 discesa sulla Luna ) e in piena "era atomica". Oggi stiamo vivendo la Rivoluzione Elettronica e la Rivoluzione Informatica, oltreche' la Rivoluzione Biotecnologica, senza la quale non staremmo discutendo di famiglia con genitori omosessuali e di aborto selettivo-migliorativo. Non sono stato io, ma Marshall Mc Luhan ad affermare che in fondo il Diavolo e' un ottimo ingegnere elettronico
( personalmente aggiungo: tanto che la Rete si configura come un surrogato del Corpo Mistico e l'occhio do Dio viene sostituito dall'occhio delle videocamere di controllo ). Gli ecclesiastici all'inizio drgli anni '60 evidentemente covavano il "complesso" di essere ancora nella Controriforma, mentre si faceva il giro del mondo con i jet. Sintomatico l'episodio del gioioso seppellimento delle talari da parte di preti dalla congregazione salesiana (fondata ds un ultravonservatore quale era don Bosco ) di cui si e' detto nel post precedente.
Il movimento conciliare in larga misura fu un tentativo di salire sul carro del vincitore, sedendosi a cassetta accanto al guidatore per consigliarlo sulla meta a cui volgersi. Cio' senza pretendere di dargli ordini, come ai tempi della teocrazia, piuttosto fornendo il "supplemento d'anima" ( espressione credo di Bergson e ripresa da Teilhard o dai teilhardiani ) di cui la tecnoscienza manca. Sintomatico il "complesso di don Chichi'" allora dilagante: preti che, avendo perso o annacquato la fede teologale, hanno spostato il loro baricentro "identitario" sull'azione sociopolitica, talora con un tono arrabbisto fino alla virulenza.
La possibile risposta si trova nelle narrazioni mitiche sul superamento dei limiti: i Progenitori e l'Albero della Scienza, Icaro, l'Apprendista stregone, la Torre di Babele,
tematizzata da De Lubac ne "Il dramma dell'umanesimo ateo". La trattazione di don Nitoglia, benche' molto valida, non tiene conto del fatto che le idee della Sofistica, un tempo coltivate "sottotraccia" da alcuni " libertini" ( don Giovanni, don Rodrigo, il conte Attilio ) hanno ormai permeato le massele masse proprio per i successi della tecnoscienza e del "welfare state" ( che pero' comincia a scricchiolare ).

mic ha detto...

Franco,
per quanto meravigliose siano queste conquiste e per quanto rivoluzioni possano innescare, arriva un momento, come questo, in cui non ci rimane che custodire il seme, che altri semineranno quando lo tsunami si sarà ritirato.

mic ha detto...

Una bella espressione a conclusione dell'excursus. La "terza navigazione" dall'essere al Soprannaturale, consentita dal cristianesimo, rispetto alla filosofia greca. Constatiamo però che essa richiede il non accantonamento della metafisica, come avvenuto dal concilio in poi.