«La coscienza richiede formazione e educazione. Può diventare rachitica; può essere distrutta; può essere deformata a tal punto da riuscire a esprimersi solo a stento o in maniera distorta. Il silenzio della coscienza può diventare una malattia mortale per una intera civiltà. Incontriamo di tanto in tanto, nei Salmi, la preghiera a Dio perché liberi l’uomo dai suoi peccati nascosti. Il salmista vede come il più grande pericolo il non riconoscerli più come peccati, e cadere in essi apparentemente con buona coscienza. Non riuscire ad avere una coscienza di colpa è una malattia, come è una malattia l’assenza di dolore in una malattia. Non si può quindi accettare il principio che ognuno può sempre fare ciò che la sua coscienza lo autorizza a fare: in tal caso, un individuo senza coscienza sarebbe autorizzato a fare qualsiasi cosa. Invece è proprio per colpa sua se la coscienza è tanto oscurata che egli non vede più quello che, in quanto uomo, dovrebbe vedere […]. Questo significa per noi che il Magistero della Chiesa ha la responsabilità di una corretta formazione. Si rivolge, per così dire, alle vibrazioni interne che le sue parole suscitano nel processo di maturazione della coscienza […]. A questo corrisponde quindi un obbligo del Magistero di pronunciare la sua parola in modo tale che possa essere compresa in mezzo ai conflitti di valori e di orientamenti» Cardinale Ratzinger ((tratto da «Coscienza e verità. Conferenza a Dallas ed a Siena», in «La Chiesa. Una comunità sempre in cammino», Edizioni Paoline, 1991, pagg.113-137).
30 commenti:
Fa il paio con la prefazione al libro che Tralcio ha ripreso, dopo tanti comizi pasquali, una sana e profonda riflessione non può che fare bene allo spirito e al cervello.Grazie.Lupus et Agnus.
"@ Non manca qualcosa nell'ultima frase del passo di Ratzinger citato?
Dice che, per adempiere l'obbligo di formare in modo corretto la coscienza (dei fedeli, si suppone) deve "pronunciare la sua parola in modo tale che possa esser compresa in mezzzo ai conflitti di valori e di orientamenti". La sua parola, quale sarebbe? Non è la parola della Verità rivelata? Se è così, non si tratta per il Magistero solamente di esser chiari in modo da esser compresi in mezzo ai conflitti di valori e orientamenti. Infatti, la verità insegnata dal Magistero, venendo dal vero Dio, è quella che bisogna credere proprio per dirimere i conflitti "di valori e orientamenti".
INsomma, il ragionamento solo in apparenza chiaro dell'allora cardinale, appare in realtà riduttivo del vero significato della "formazione della coscienza" cui deve mirare il Magistero della Chiesa cattolica. Non si tratta tanto di farsi comprendere in mezzo ai "conflitti di valori" quanto di proclamare nel modo più chiaro possibile l'unico valore salvifico, costituito dalla Parola di Cristo, contrapposta a tutti i valori ed orientamenti del mondo.
Il ragionamento del cardinale appare orientato semplicemente a farsi comprendere nella prospettiva del dialogo, neutro rispetto all'affermazione senza sfumature della Verità Rivelata, unico vero compito della Chiesa di Cristo.
PP
Anche sui problemi posti dalla religione musulmana e dalla violenza presente nel Corano, Benedetto XVI ( con un linguaggio molto più sottile del mio) ha tentato di scuotere le coscienze, di avvertirle, di illuminarle, ma sappiamo come si è trovato = è stato lasciato solo in mezzo ad attacchi di una rara violenza, il suo era un messaggio profetico ma è finito nel vuoto del terrore paralizzante che suscita quella religione.
Vi segnalo:
"Islam, religione della spada". L'allarme di un gesuita egiziano"
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/04/18/islam-religione-della-spada-lallarme-di-un-gesuita-egiziano/
Segnalo ancora sul bisogno di informare e tentare di svegliare delle coscienze anestetizzate :
"LA CONFUSIONE DI AMORIS LAETITIA. UN CONVEGNO A ROMA SOLO PER LAICI. CHIEDERE CHE PIETRO DIA CHIAREZZA. CHIARAMENTE."
http://www.marcotosatti.com/2017/04/18/la-confusione-di-amoris-laetitia-un-convegno-a-roma-solo-per-laici-chiedere-che-pietro-dia-chiarezza-chiaramente/
Esattamente l'opposto di quanto insegnato da Bergoglio
"Non si può quindi accettare il principio che ognuno può sempre fare ciò che la sua coscienza lo autorizza a fare"
Tranquilli!
Bergoglio -la sua chiesa- dice l'esatto contrario:
"Dio perdona chi segue la propria coscienza".
Se la coscienza ti dice che non è peccato, hai risolto.
Ratzinger? Ratzinger, chi!?
La confessione, che e' lavacro dell'anima, bisogna farla il piu' tardi ogni otto giorni .
Padre Pio da Pietrelcina
A che pro se nella nostra epoca va di moda il discernimento ?
Io ho bisogno di una guida sicura , io ho bisogno della dottrina .
http://querculanus.blogspot.it/2017/04/dottrina-vs-discernimento.html#more
Tra i riferimenti, le citazioni, presenti nel CCC manca San Pio X. Il suo Catechismo, forse, Ratzinger ed altri l'hanno tenuto come loro libro di consultazione domestica.
""Islam, religione della spada". L'allarme di un gesuita egiziano"
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/04/18/islam-religione-della-spada-lallarme-di-un-gesuita-egiziano/ "
Cerca l'Islam, uno dei problema del rapporto della Chiesa con questa religione è che ci sono due modi di considerarlo. Il primo modo, basato sulla realtà e il migliore modo, è trattare l'Islam come un'altra falsa religione. Già il secondo modo, del tutto sbagliato e fantasioso, è trattare l'Islam come un'eresia cristiana. Nel contesto attuale il primo modo propone il dialogo inter-religioso, nel secondo propone il dialogo ecumenico. Questa distinzione nel modo di trattarlo può fare molta differenza. Perchè non è chiaro nell'atteggiamento della autorità come loro capiscono l'Islam. Ci sono alcuni che lo trattano come un'altra religione, perchè di fatto lo è, una volta che Maometto è stato un falso profeta. Ma ci sono altri, compreso Papa Francesco, che trattano l'Islam come un'eresia cristiana.
Il CCC al punto 841 parla che noi e i musulmani abbiamo lo stesso Dio. Questa dottrina è stata diffesa la prima volta per Nicola Cusano nel suo libro "De pace fidei". L'informazione sull'opera di Nicola Cusano se può trovare nel testo "L'impossibile dialogo con l'Islam. La parte in che parla del pensiero di Cusano è troppo interessante:
"Il terzo approccio è quello che definirò la ricerca del punto sublime di superamento dall’alto. Un buon esempio è il De pace fidei, scritto dal cardinale Niccolò da Cusa nel 1452, proprio alla vigilia della caduta di Costantinopoli. Il suo fine è quello di raggiungere un punto di vista superiore e inclusivo, tale per cui si potrebbe interpretare l’islam come una forma di cristianesimo inconsapevole di se stesso. Dal momento che non può più fare appello alla Bibbia, decide di partire dall’articolo di fede che ritiene comune, la fede nel Dio unico. A partire da questo assioma, egli deduce, con un ragionamento scolastico tanto sapiente quanto astratto, la Trinità e gli altri grandi dogmi cristiani. Questa esposizione strettamente razionale poteva, egli sperava, piacere a saggi musulmani nutriti della miglior filosofia, quella di Avicenna. Ma questo lo condanna ad abbandonare il tema della salvezza sul piano storico, così come si contempla attraverso i due Testamenti. Ecco anche lui prigioniero dell’antistoricismo musulmano, con la sola arma della filosofia, o piuttosto della sua particolare filosofia. Egli ha disincarnato la teologia, al punto di ridurla ad un sistema astratto, ad uno schema. Il punto sublime conduce alla tenebra superiore, che si riduce ad essere la notte di Hegel, in cui tutte le vacche sono grigie". http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1448
Gli altri approcci sono di S. Giovanni Damasceno e S. Tommaso D'Aquino, dei tre approcci il meglio è quello dell'Aquinate. Curioso è che la dottrina di Cusano è considerata a-storica per l'autore dell'articolo, ma se il CCC non la fa sua, se basa in lei. In altre questione della teologia, la Nouvelle Thèologie non rimprovera un carattere a-storico nel tomismo? Un'altra domanda:
Come è stata ricevuta la dottrina del "De pace fidei" di Nicola Cusano nel suo tempo?
Il seguente articolo di Querculanus si collega al tema in questione:
http://querculanus.blogspot.it/2017/04/dottrina-vs-discernimento.html
Mi sembra una interpretazione molto stiracchiata. Il discorso di Ratzinger è chiaro e soddisfacente, specie se si va a leggere il testo completo. Ovviamente un estratto per limiti di spazio non può riportare tutto il testo.
Sempre, ma ancor più quando si tratta di uno scritto di Joseph Ratzinger, cadinale e Papa, è scorretto prendere una frase e focalizzarsi su di essa senza leggere e riprendere la totalità del pensiero espresso, del resto anche nel passaggio riportato ci sono parentesi e puntini...
Dedurre dalla frase :
A questo corrisponde quindi un obbligo del Magistero di pronunciare la sua parola in modo tale che possa essere compresa in mezzo ai conflitti di valori e di orientamenti» ,
che l`allora cardinale aveva "un ragionamento orientato semplicemente a farsi comprendere nella prospettiva del dialogo" è un esercizio assai vertiginoso ma che non mi stupisce da parte di PP che già in altri commenti ha espresso, diciamo, le sue riserve sul teologo Joseph Ratzinger.
Chi desidera avere una visione più completa del pensiero e del Magistero di Joseph Ratzinger sulla coscienza può andare qui:
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.ch/2007/06/cardinale-ratzinger-il-papa-non-impone.html
Ai nostalgici di Ratzinger
--La citazione pubblicata da Mic andava interpretata secondo il senso che Mic stessa le aveva dato, mettendo i puntini di sospensione. La cosa è comunque legittima. Il lettore non era obbligato ad andare a leggersi tutto l'intervento di Ratzinger per intervenire. La selezione fatta da Mic secondo me è corretta perché il modo di ragionare di R., come l'ha colto Mic, risponde alla personalità di Ratzinger.
--Quando i nostalgici di Ratzinger si accorgeranno delle gravi carenze della sua teologia personale e dei guasti che egli, nonostante qualche intervento positivo, ha prodotto nella Chiesa, sarà sempre troppo tardi. Comunque, meglio tardi che mai. Auguri.
PP
Come volevasi dimostrare.
Una "nostalgica di Ratzinger":) che ha sufficientemente letto i suoi contributi per sopportare molto male le letture a priori negative, fatte senza "quell’anticipo di simpatia senza il quale non c’è alcuna comprensione» (p. 20 Gesù di Nazareth), con un pregiudizio e giudizio negativo perfino sulla sua personalità....
E invece sì, chi vuole fare un`esegesi, interpretazione o analisi, comunque vogliasi chiamarla, dei testi di Joseph Ratzinger e ne estrae una frase, un passaggio, senza aver letto il tutto o, avendolo fatto, occultando quel che potrebbe venir a contraddire la sua "analisi", per poi tirarne una conclusione generale, definitiva e negativa, conforta forse le proprie idee ma non rende servizio non solo alla verità di un`opera che si presta difficilmente alle letture riduttrici ma alla formazione e informazione delle coscienze oggetto di questo post.
Riuscire ad interpretare negativamente il passaggio scelto da Maria per questo post, parole che mi sembrano chiare e che ci fanno realizzare il cambiamento di discorso che ci viene oggi dalla più alta "cattedra", rivela quel pregiudizio granitico che sopporto difficilmente.
Altri sono il pensiero e l`analisi di Maria che pur riconoscendo quel che lei definisce "i bachi" sa anche riconoscere i meriti dell`uomo, cardinale e Papa, Joseph Ratzinger e, infine, non penso che Maria abbia messo questo post con una visuale critica e negativa che sarebbe visibile anche nei puntini....:)
"Quando i nostalgici di Ratzinger si accorgeranno delle gravi carenze della sua teologia personale e dei guasti che egli, nonostante qualche intervento positivo, ha prodotto nella Chiesa, sarà sempre troppo tardi.
Lapidaria l'affermazione del Card. R.L.Burke, "dove c'è confusione, c'è divisione".
Dove c'è divisione, noi sappiamo chi c'è.
Non per entrare in paragoni sterili e senza senso ma chi, con grande sicumera, sottolinea le "gravi carenze della teologia personale" di Benedetto XVI con che competenza, con che titoli, può farlo?
E sia chiaro che non considero Benedetto XVI, e la sua opera immensa che si è sviluppata nell`arco di più di 50 anni, al di sopra di ogni critica, io stessa ho detto le mie perplessità su alcuni punti, seguo anche con attenzione le analisi fatte da Maria che, anche se non sempre mi trovano d`accordo, son fatte con equilibrio e ponderazione, quel che a mio avviso, come in questo caso, è eccessivo è anche l`uso di certe parole come "gravi carenze" che il mio povero, e lui realmente carente, italiano mi sembrano indicare solo un pregiudizio in cemento armato.
Mi ripeto, ma quando anche un post che mi sembra chiaro e ci mostra l`inversione di tendenza nella quale siamo, ahinoi, immersi è occasione di un commento critico e al vitriolo, solo perchè sono parole dell`allora cardinale Ratzinger, porsi delle domande sull`anticipo di antipatia nei suoi confronti è più che lecito.
Continuare a "fare le pulci" alle parole di Benedetto XVI, di fronte al disastro attuale di un papa che non parla da papa nel quasi silenzio generale che si sta trascinando vergognosamente da anni, a me sembra di una pedanteria che rasenta l'insopportabile.
Per quanto mi riguarda, al di là del fatto che nessuno è perfetto, considero assolutamente imparagonabile l'attuale vdr con i precedenti,fatto salvo che le dimissioni di Benedetto restano un vero mistero di fronte al quale tutte le spiegazioni date mi sembrano assolutamente inadeguate e irricevibili.
Che anche nei pontefici del passato si trovino ombre non mi stupisce più di tanto, mi scandalizza invece ogni giorno di più questo strano personaggio e mi inquieta tantissimo fino a respingermi, cosa mai successa in precedenza; mi fanno veramente arrabbiare, poi, i vescovi e i cardinali che continuano a godere dei loro privilegi e tacciono, accettando sorridendo gesti e parole da mettere i brividi, incuranti dei danni che derivano dal loro comportamento.
Se il CVII è stato un cattivo concilio (e lo penso anch'io)le cui conseguenze sono spesso trattate in questo sito, ciò non toglie che i consacrati dovrebbero ora insorgere ugualmente di fronte alla demolizione di quel che resta della Chiesa. Non è necessario essere fini teologi per vedere lo scempio, basta una coscienza di buon cristiano e la capacità di leggere e analizzare i testi e i discorsi.
Questo è lo scandalo.
Dico chiaro quel che penso: moltissimi consacrati hanno perso la fede e questo si vede.
Mi rendo conto che la mia prima frase potrebbe essere percepita come offensiva da PP, vorrei solo aggiungere, se PP è Paolo Pasqualucci, che non metto in dubbio le sue competenze, per il resto confermo quel che ho scritto.
Una analisi, lettura, interpretazione, critiche se son fatte per confortare le proprie opinioni o son rivolte a coloro che le condividono restano ristrette ad un cerchio limitato, chi vuole far arrivare ad un più largo cerchio le proprie riflessioni e far riflettere la gente ha interesse a scegliere un linguaggio che, pur senza nulla tradire sul fondo, è capace di arrivare ad orecchie chiuse o mal formate, a persone che pur non condividendo le stesse idee sono aperte al confronto, alla riflessione.
Mettere e da subito delle barriere può solo lasciare dietro quelle barriere delle persone che forse, dico forse, avrebbero potuto entrare nella riflessione, avrebbero potuto lasciarsi interpellare e allargare il loro orizzonte.
La "ghost-forbicella" ha colpito ancora... ^_^
L'ideologia, qualunque ideologia, si fonda su un unico principio: gli altri hanno torto a prescindere. Cioè per affermare me stesso ed il pensiero ideologico, che mi sostiene, devo dire il contrario di quello che il prossimo, non portatore della mia stessa ideologia, dice. Anche se il prossimo dice la cosa più chiara, che possa essere detta, deve essere contraddetto. Da quella contraddizione dipende ogni volta tutta l'impalcatura dell'ideologo e dipende anche l'autostima che l'ideologo ha di se stesso.L'uscita dal tunnel per me iniziò quando cominciai a dire il vero a me stessa. Da questo discese il dirmi il vero riguardo agli altri, amici o nemici che fossero. Chiamando il loro male, male e il loro bene, bene. Quando fui abbastanza forte, per grazia divina, in questo esercizio, cominciai a parlare. A dire il vero. Con garbo, al momento opportuno, a tu per tu, ma presi a parlare. Balbettare il vero. Alla fine diventa un'abitudine, buona e sempre migliorabile. Il vero, anche se detto con le dovute cautele, isola. Screma il contorno. Si impara anche ad amare chi sbaglia, ad avere costanza con lui e/o lei ma, si tocca con mano e con certezza che, senza di Lui, non è possibile fare nulla per l'altro. Si fa il proprio dovere, a tempo e luogo, quasi sempre con risultato zero. Il nostro impegno sarà usato dal Signore Gesù Cristo, chissà quando, chissà dove, chissà con chi. Non ci è dato sapere. Lui ci chiede di pregare e fare il nostro dovere. I risultati, dobbiamo perseguirli in verità. Vederli, non è affar nostro, menomale. Il bene che sostiene, che converte, che risana, è sempre Grazia, sovrabbondante, improvvisa, che di umano non ha nulla, sia per qualità che per quantità.
Continuare a "fare le pulci" alle parole di Benedetto XVI, di fronte al disastro attuale di un papa che non parla da papa nel quasi silenzio generale che si sta trascinando vergognosamente da anni, a me sembra di una pedanteria che rasenta l'insopportabile.
A me sembra "pedanteria che rasenta l'insopportabile" l'ostinazione di coloro che chiamano "fare le pulci" una critica non fine a se stessa, ma importante, anzi indispensabile. perché le parole lasciano il segno e saperne guardare gli effetti anche nel lungo periodo permette di evitare i rischi di sovvertimento della fede, che risiedono nell'ambiguità applicata nella prassi nel suo aspetto più innovativo di 'rottura', che diventa evidente proprio nelle sue conseguenze...
"A me sembra "pedanteria che rasenta l'insopportabile" l'ostinazione di coloro che chiamano "fare le pulci" una critica non fine a se stessa, ma importante, anzi indispensabile..."
L'espressione usata forse non è delle migliori, in ogni caso non mi riferivo alle sue analisi che trovo sempre equilibrate.
"...fatto salvo che le dimissioni di Benedetto restano un vero mistero di fronte al quale tutte le spiegazioni date mi sembrano assolutamente inadeguate e irricevibili..."
Lê dimissioni di Benedetto XVI ricordano le due fumi bianchi nel conclave che ha elleto Giovanni XXIII. Un Papa in quello conclave è stato eletto e costretto a rinunciare. Ancora oggi questo causa confusioni, perché ci sono delle persone che pensano sapere chi fu eletto e il nome papale che ha preso l'eletto, senza la conferma di nessuna autorità.
La Chiesa Conciliare è piena di queste confusioni. In qualche modo veramente in quello conclave ha avuto due fumi bianchi... e così abbiamo avuto due dimissioni in meno di 60 anni senza sapere la verità su nessuna delle due.
Io penso che l'operazione di criticare gli errori più sottili sia doverosa, ma prima di soffermarvisi sarà necessario combattere i deragliamenti grossolani, altrimenti non solo sarà vano il perseguimento del primo obiettivo, ma il fatto stesso di perseguirlo, generando ulteriore divisione, favorirà il radicarsi degli stravolgimenti crassi e sfacciatamente sovversivi in atto!
Risolvere efficacemente i problemi richiede di approcciarli con gradualità e proporzionalità.. non mi pare sussista tale consapevolezza tra molti che si dichiarano sensibili a volerli risolvere. Per cui mi sento di dire che spesso l'operazione di "fare le pulci" appare fine a se stessa.
Osservo dispiaciuto che si ripropongono stabilmente i "pro e i contro" il personaggio Ratzinger/Benedetto XVI! Allora, anch'io riprendo posizione e mi dichiaro ancora "pro", fra quelli cioè che continuano a cibarsi delle sue "parole di vita", quelle ovviamente dette fino al giorno della sua abdicazione e successiva prigionia! E non credo che cambierò idea. A chi è "contro", esprimo umilmente questa considerazione a mò di esempio: ho letto e condiviso molto del pensiero di Popper, ma ho rigettato con sdegno il suo "violento attacco contro il platonismo filosofico e politico", semplicemente perchè per me la filosofia di Platone è il non plus ultra, per quante lacune si possano in essa segnalare.
Mi dicano i "contro" : se il pensiero teologico e filosofico di Ratzinger è bacato, ce n'è un altro migliore in questi tempi funesti, da cui si possano trarre poche "parole di vita"?
@ Alfonso
"Mi dicano i "contro" : se il pensiero teologico e filosofico di Ratzinger è bacato..."
Provi a leggere il saggio di Carlo Di Pietro:
Joseph Aloisius Ratzinger. L’altra teologia del “papa emerito”
e si accorgerà di quanti bachi ci siano nel suo "pensiero".
@ Ma dov'è questo pensiero? Il negativo di Ratzinger, che si deve pur ammettere
Siamo costretti a criticare Ratzinger come Papa cioè come pastore della Chiesa, prima cardinale e poi Papa, perché, nonostante certi positivi indirizzi (la critica al relativismo, la pulizia all'interno della Gerarchia, le concessioni alla liturgia tradizionale a cominciare dalla Messa OV, etc) si è tuttavia sempre mosso nel solco inaugurato dal Vaticano II, che è quello dell'aggiornamento della visione cattolica alle concezioni del Secolo: l'anti-sillabo, insomma, attuato da lui in modo moderato per esempio per ciò che riguarda quella sventura che è il dialogo ecumenico, rimasto però nella sostanza inalterato. Non dimentichiamo che, se abbiamo oggi un Bergoglio che elogia apertamente Lutero, lo sdoganamento dell'eresia luterana l'avevano già fatto GPII e Benedetto XVI, che per anni hanno seguito i lavori che si sono conclusi con l'infame "Dichiarazione comune" tra cattolici e luterani, nella quale in sostanza si legittima la concezione luterana della Giustificazione.
Che poi esista un "pensiero" di Ratzinger, come se lui fosse addirittura "teologo e filosofo" di vaglia, personalmente ne dubito. E'un accademico tedesco di vasta cultura, formatosi soprattutto sulla filosofia e sulla teologia contemporanee, capace di analisi eleganti e anche sottili, signorile nel tratto, da gentiluomo dell'Europa che fu. Nel porgere i concetti non è tuttavia sempre chiaro, si sente la mancanza, a mio modesto avviso, di una formazione che sia passata attraverso la graticola di un Aristotele, di un san Tommaso. Nel suo ragionare si nota soprattutto un tratto tipico del pensiero contemporaneo, l'abbandono del principio di contraddizione e di identità, la ricerca continua della sintesi degli opposti, cosa che, all'atto pratico, conduce ad una visione sincretistica, di per sé anticattolica.
E difatti, egli riteneva che la liturgia VO avrebbe potuto "arricchire" quella della Messa di Montini ed anzi che avrebbero le due liturgie potuto arricchirsi vicendevolmente, evolvendo verso qualcosa di nuovo (la c.d. "tradizione vivente", appunto, vivente di forme nuove, concetto retaggio del modernismo, che acchiappa a destra e a manca per svilupparsi verso "il nuovo", quel "nuovo" che sarebbe la caratteristica del nostro tempo).
Questa concezione porta ad ibridi e sincretismi inaccettabili e mostra al contempo di aver smarrito il significato stesso della liturgia cattolica, in quanto tale: ecco cosa emerge al di là del tratto signorile, dello stile, della vasta cultura dell'Emerito.
E tralascio il pasticcio, la confusione inaudita che ha creato con l'Emeritudine.
PP
Perfetto, Professore, pienamente d'accordo!
Riscrivo una mia precedente considerazione (sperando che non intervenga nuovamente la "ghost-forbicella" ^_^):
da quelle parti, nelle alte sfere, "er più pulito c'ha la rogna" (detto romanesco).
Assolutamente d'accordo con Luisa e,per come interpreto io, grazie a Mic
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