Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 7 aprile 2017

In Italia, la liturgia tradizionale permette la rinascita di un Santuario Eucaristico

Nella nostra traduzione da Paix Liturgique - Newsletter 588 - 31 marzo 2017, by TradiNews.

La Domenica di Pasqua 1171, in una chiesa di Ferrara, quando il celebrante spezza l'ostia alla frazione del pane, questa si trasforma in carne e un potente getto di sangue arrossa la volta che sovrasta l'altare. Riconosciuto dalla Chiesa, il miracolo eucaristico farà della chiesa di Santa Maria in Vado un importante santuario frequentato dagli abitanti della regione fino al 2012 quando un terremoto ha danneggiato l'edificio provocandone la chiusura. Parzialmente riaperto alla fine del 2013, il santuario, che era servito solo da due missionari originari della Tanzania, a partire dal 2016 è affidato alla fraternità sacerdotale Familia Christi i cui giovani sacerdoti celebrano la forma straordinaria del rito romano. E il luogo di culto, fino a quel momento in declino, riprende vita.
I - Fede, tradizione e messa in latino: così è rinata Santa Maria in Vado
Domenica 26 Marzo 2017, articolo di Luigi Pansini per il quotidiano Il Resto del Carlino A Ferrara, i membri della Familia Christi, Società Sacerdotale riconosciuta l'8 Settembre 2016 dall'Arcivescovo Luigi Negri, hanno fatto rivivere il santuario del Preziosissimo Sangue, danneggiato dal terremoto del maggio 2012.

Don Matteo è a Ferrara. Con la sua lunga tonaca nera e, naturalmente, la sua moto. Solo che non sta recitando il ruolo di Terence Hill (NdT: l'attore interpreta dal 2000 la figura di un prete di campagna per una serie televisiva italiana di successo), ma un vero e proprio prete cattolico. O, più precisamente, fa parte dei sette che, dall'ottobre 2016, vegliano sulla sorte del Santuario di Santa Maria in Vado sotto il segno del ritorno alla tradizione. Immediatamente riconoscibili per la loro veste talare, i membri della Familia Christi hanno preso il posto dei Missionari del Preziosissimo Sangue,tornati in Tanzania. Accolti lo scorso settembre da Mons Negri, essi sono giovani (il vicario, don Emanuele, ha 32 anni), sono numerosi (17 contando i seminaristi) e determinati tornare a far risplendere il Santuario del Preziosissimo Sangue, dopo i danni causati dal terremoto.

Ospitati nell'ex convento dei Gesuati (NdT: ordine mendicante soppresso da Clemente IX nel 1668) a causa della inaccessibilità del presbiterio, li vediamo ogni mattina dirigersi verso la chiesa per la Messa in latino. In effetti, caso unico in Italia (*), hanno fatto della liturgia tradizionale, ora si chiama "forma straordinaria del rito romano", la vita quotidiana della parrocchia. Dalla sacrestia vengono fuori candelieri lucidati e casule. Per l'Eucaristia è riapparsa la balaustra è riapparso, come copricapo per il sacerdote la berretta e, durante le celebrazioni solenni, il canto gregoriano. Un ritorno al passato anacronistico agli occhi e alle orecchie del profano?

"In realtà, non abbiamo fatto altro che aggiungere la nostra proposta a quella della forma ordinaria che è mantenuta. Più che un ostacolo, la riscoperta delle nostre radici legate alla tradizione è un arricchimento", ha detto il parroco, Don Riccardo Petroni. La comprensione ha detto è un falso problema, perché davanti a Dio è il mistero che prevale: "La comunicazione non passa solo attraverso la lingua. I gesti, i suoni, i profumi sono altrettanti codici universali a cui la liturgia sa ricorrere. Renderla immediatamente comprensibile significa privarla della sua natura propria, cioè la sua dimensione soprannaturale".

"La musica più diffusa è in inglese e, lungi dall'allontanare i giovani, li incoraggia a interessarvisi" ha aggiunto Don Emanuele: "Dobbiamo superare una certa avversione ideologica al latino e l'erronea concezione in base alla quale comprendere una parola significherebbe automaticamente farla propria. "
(...)
E i fedeli, finora con più familiarità con accenti africani, come hanno reagito? Diversi, a disagio di fronte alla novità audace, hanno cambiato chiesa. Alcuni, inizialmente disorientati, sono tornati. Altri si abituano gradualmente. "Una signora mi ha chiesto come potevamo essere così felici di pregare in latino," ride Don Matteo. "Come se ci fosse una contraddizione! Ormai fa parte dei nostri fedeli assidui".

Decisamente qui l'abito fa il monaco. "Si tratta di un elemento immediato di identificazione. Diventa più facile chiederci un consiglio o lanciarci un insulto", ride Don Riccardo. Insomma, manca solo il Saturno, il cappello a tesa larga?" No, non è obbligatorio, viene utilizzato solo per passeggiare. Se dovesse servire da spauracchio, tanto varrebbe utilizzarlo!" E il romanesco sostituisce il latino.
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(*) Questo è vero se si considerano le parrocchie territoriali, a meno di ricordare l'esistenza della parrocchia personale della Santissima Trinità dei Pellegrini a Roma affidata nel 2008 da Benedetto XVI alla Fraternità di San Pietro e la celebrazione quotidiana della Messa Antiquior in alcune chiese non parrocchiali.

II - I commenti di Paix Liturgique
  1. L'Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri, ora emerito, fa parte dei prelati italiani che nel 2007 hanno accolto con benevolenza il motu proprio Summorum Pontificum. All'epoca Vescovo di San Marino-Montefeltro, ha immediatamente ringraziato Papa Benedetto XVI per il suo "gesto esemplare". Nel 2011, durante una visita del Santo Padre nella sua diocesi, la Messa celebrata nell'occasione aveva colpito gli osservatori per il grande raccoglimento della folla: "Per la prima volta dopo molti anni", commentavamo nella nostra lettera 297, "quasi tutti i fedeli che partecipano alla Messa del papa hanno ricevuto la comunione sulle labbra e spesso anche in ginocchio, rispondendo di buon grado ai richiami fatti attraverso gli altoparlanti alle norme liturgiche per la comunione". Anche se non aveva mai celebrato il pontificale nella forma straordinaria, ricordiamo anche che mons Negri nel 2015 aveva pronunciato un bellissimo discorso al popolo Summorum Pontificum raccolto nella Basilica Vaticana ( qui ). Alla fine del 2016, raggiunto il limite di età, mons Negri ha rassegnato le dimissioni che sono state immediatamente accolte ...
  2. Emanazione di un'associazione di fedeli legati al Servo di Dio don Giuseppe Canovai (1904-1942), sacerdote romano chiamato a Dio a 38 anni, quando era consigliere di nunziatura in Argentina Familia Christi è oggi una partnership eretta vita apostolica nell'arcidiocesi di Ferrara, sotto lo statuto Ecclesia dei (come in Francia le Missionarie della Misericordia, della diocesi di Fréjus-Toulon). Composto prevalentemente da giovani romani, Familia Christi è guidata da don Riccardo Petroni, ora parroco di Santa Maria in Vado. Impopolare presso il Vicariato di Roma(1) in quanto troppo tradizionale, troppo dinamico e troppo ben inserito nel contesto sacerdotale della penisola dove le separazioni sono molto meno nette che in Francia, Familia Christi beneficiava da diversi anni dell'appoggio di Mons Negri che ha ospitato alcuni dei suoi seminaristi quando era ancora a San Marino. Piuttosto che di una nuova comunità tradizionale nata da sacerdote e seminaristi diocesani, si potrebbe parlare di una comunità Summorum Pontificum, che forma sacerdoti addestrati al loro ruolo pastorale.
  3. A Roma, dopo essere stato rimosso dalla parrocchia dove era vicario per la cappellania di un ospedale, Riccardo Petroni aveva ottenuto dalle autorità civili il permesso di celebrare la Messa tradizionale nella cappella del Palazzo Altemps, superbo Museo di sculture antiche situato tra il Tevere e Piazza Navona. Non essendo il luogo sotto la sua autorità, il Cardinale Vicario non poteva opporsi.
  4. Indubbiamente occorre lasciare tempo al tempo per valutare la forza e la reale portata del rinnovamento promosso a Santa Maria in Vado con l'arrivo della Familia Christi. Naturalmente, per gli ultimi fedeli del santuario, che si erano abituati ai loro missionari venuti dalla Tanzania, il cambiamento è stato importante. Mentre i giovani preti italiani scarseggiano - le vocazioni sono ancora più numerosi che in Francia, ma l'invecchiamento del clero è proporzionalmente paragonabile - ecco che improvvisamente a settembre ne arrivano sette, accompagnati da una decina di seminaristi. Giovani, romani - in modo diretto e sfrontato felici nel loro approccio - e, ancora più inaspettatamente, tradizionali ... Come notato dall'autore dell'articolo, la novità era sufficiente a scombussolare anche i fedele meglio disposti! In particolare, come sempre quando si tratta di liturgia tradizionale, una volta caduti i primi pregiudizi, il trapianto tradizionale comincia a far presa: la rinascita del santuario, al ritmo della forma straordinaria del rito romano, è ancora ai suoi inizi. Avremo certamente l'opportunità di riparlarne.
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(1) Nel titolo di Vescovo di Roma, il Papa è rappresentato in pratica da un Cardinale Vicario, dal 2008 Monsignor Agostino Vallini, intimamente ostile alla diffusione della Messa tradizionale al di fuori della parrocchia personale. Raggiunge i limiti di età alla fine di quest'anno.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

8 commenti:

Gianni B. ha detto...

Per ritrovare il desiderio di infinito.
di Aldo Maria Valli

Si tratta di un punto sul quale non rifletteremo mai a sufficienza. A volte noi credenti, intimoriti o, quanto meno, resi timidi e disorientati di fronte al prevalere del soggettivismo e del relativismo, finiamo per sostenere un discorso di ordine morale (la solidarietà opposta all’egoismo, il senso di fratellanza opposto a quello dell’ostilità, lo spirito del perdono opposto a quello della vendetta) che è importantissimo ma rischia di restare senza fondamento se non è incentrato sul discorso relativo alla verità di Dio. Verità che, in Gesù e con Gesù, si è resa riconoscibile per l’uomo ed è diventata la chiave di lettura della storia, intesa sia come vicenda di ogni persona sia come grande storia del mondo. Così, privata del suo fondamento riguardante la verità, la proposta cristiana rischia facilmente di cadere in qualche forma di moralismo.

http://www.aldomariavalli.it/2017/04/06/per-ritrovare-il-desiderio-di-infinito/

irina ha detto...

"E il romanesco sostituisce il latino."

Questa piccola pattuglia è distillato di gioia. Grazie Signore!

Matteo ha detto...

Segnalo Socci su Libero e sul suo blog. Bellissima la frase del filosofo cattolico Spaemann "anche nella Chiesa c'è un limite alla sopportazione".
Un limite che molti ritengono sia stato superato, ma che è difficile da tracciare, e soprattutto non si sa come certificarne il superamento. D'altronde quando non c'è più certezza neppure nella dottrina, ogni limite diventa incerto

Anonimo ha detto...

Segnalo questo nuovo articolo sul Card. Sarah
https://www.lifesitenews.com/news/cardinal-sarah-church-leaders-underestimate-serious-crisis-church-is-going?utm_source=LifePetitions+petition+signers

Cate

Anonimo ha detto...

Fuori tema ma comunque importate:

Il Concilio di Creta, denominato "grande e santo", voluto da Bartolomeo I da molto tempo (nella sua mente doveva essere una specie di "vaticano II" dell'Ortodossia) sta andando a rotoli: la sua recezione, che nel mondo ortodosso è fondamentale, in pratica non c'è, tolti diversi membri dell'alto clero che vi hanno aderito, e la contestazione non tarda a farsi sentire, anche in modo pesante. Riporto un passo tratto da una conferenza in merito.

«Nonostante l'ufficiale recezionte data al "Concilio" in Grecia e Romania, la risposta schiacciante tra il popolo di Dio è stata negativa. Le implicazioni del Concilio di Creta sono di vasta portata per molti in quelle Chiese locali che hanno accettato il Concilio. La risposta di molti sacerdoti, monaci e teologi alla favorevole accoglienza riservata al "Concilio" cretese dalla loro gerarchia ha spaziato dal rifiuto scritto e verbale, da parte di noti teologi, alla grave decisione di cessare la commemorazione dei vescovi in errore [per aver accettato tale concilio] da parte di monaci e pastori.
La cessazione della commemorazione del Patriarca di Costantinopoli, che ha avuto inizio sul monte Athos nell'autunno dello scorso anno con, forse, 100 monaci partecipanti e si è ora diffusa in molte diocesi nella Chiesa di Grecia, come pure in Romania, dove diversi monasteri e clero hanno cessato di commemorare i loro vescovi».
Questa è l'accoglienza all' "aggiornamento" imposto da Bartolomeo, seppur in modo piuttosto timido rispetto al Vaticano II!

Nell'Ortodossia non esiste l'imposizione di un Concilio, dal momento che se questo non è recepito (riconosciuto come valido) dal corpo della Chiesa, diviene lettera morta.

Fosse stato così per il Vaticano II, ora il mondo Cattolico non sarebbe in questa paradossale situazione...

Anonimo ha detto...

lodo il Signore per l'opera dei santi sacerdoti di Familia Christi che ho modo di conoscere da vicino.

In questi tempi di confusione, dovuti forse, anche al solito difetto degli uomini, che non sanno mai raggiungere l'equilibrio nel loro pensare e agire; questi cari sacerdoti , con la loro "naturale" umiltà e dolcezza, sanno coniugare perfettamente l'incontro fra l'innovazione e la tradizione, e incarnano magnificamente il vero spirito del Concilio Vat.II quando celebrando le due forme di liturgia, in ambito veramente pastorale, sono riusciti a dissolvere ogni ideologia di destra o sinistra o stupida partigianeria , e farci capire che: il realismo cristiano può essere il vero riformatore in ogni epoca, specie quando sorge la primaria necessità di leggere (almeno!!!!!) i testi (come quelli del Vat.II) e di spiegarli poi ....come fanno loro nella catechesi settimanale, senza nessuna partigianeria!

Sicuramente questi venerati Presbiteri incarnano il modello del " prete del futuro", che non ingannato dalle ideologie, dovrà per forza cercare la Verità nei principii e l'equilibrio nella prassi affinché non venga calpestato non solo per insipidezza ma anche per vacuo ciarlare.

La mia unica preoccupazione però, sorge a causa dell'ingresso del nuovo arcivescovo in Diocesi, che a quanto pare non è dedito a queste riflessioni e potrebbe anche invitarli a "scegliere" altre sedi...che il Signore protegga i Sacerdoti e i seminaristi di Familia Christi...abbiamo bisogni di questo genere di vocazioni.

fr. Timorato di Cristo Re

Anonimo ha detto...

Anche in Francia, a Lagrasse, rinasce un'zia destinata alla rovina. Grazie alla tradizione.

https://m.youtube.com/watch?v=xy7JaEqKSNs

Annarita ha detto...

Ferrara diciamo, è un isola quasi felice (paragonandola ad altri luoghi meno fortunati), perchè oltre a Familia Christi, ci sono anche i FFI e da quasi 30 anni la FSSPX con una piccola cappellina in un ex bar, ultimamente sempre piena.
Pertano ringraziamo il buon Dio e speriamo di avere sempre la buona Messa, i buoni sacramenti e la buona dottrina. Ma non solo ci sono anche bravi singoli sacerdoti che dicono volentieri la Messa cattolica. Speriamo che tutte queste buone Messe che onorano Dio attirino grazie e diano il coraggio a chi ancora non l'ha di rifiutare finalmente la messa nuova che non può essere cosa buona da dare alle anime, visto lo spirito protestante che la infetta.
Dai speriamo, a Dio nulla è impossibile, speriamo di meritarcelo!