Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 13 luglio 2019

Card. Müller: «Sinodo Amazzonia, un pretesto per cambiare la Chiesa»


Il cardinale Gerhard Müller, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, boccia senza appello l’Instrumentum Laboris del Sinodo per l’Amazzonia: «Nasce da una visione ideologica che nulla ha a che fare con il cattolicesimo». «Trattano il nostro Credo come se fosse una nostra opinione europea, ma il Credo è la Rivelazione di Dio in Gesù Cristo, che vive nella Chiesa. Non ci sono altri credo». «Dobbiamo rifiutare in modo assoluto espressioni come conversione ecologica”. «C’è solo la conversione al Signore, e come conseguenza c’è anche il bene della natura». «I sacramenti non sono riti che ci piacciono e il sacerdozio non è una categoria sociologica». «La Rivelazione di Dio in Cristo si fa presente nei sacramenti, e la Chiesa non ha alcuna autorità per cambiare la sostanza dei sacramenti». In calce una nota importante.
Potete consultare l'indice dei precedenti.

«Sinodo Amazzonia, un pretesto per cambiare la Chiesa»

«Il Sinodo dell’Amazzonia è un pretesto per cambiare la Chiesa, e il fatto che si faccia a Roma vuole sottolineare l’inizio di una nuova Chiesa». Il cardinale Gerhard Müller, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non usa mezze parole nel giudicare quanto sta avvenendo in preparazione del Sinodo dell’Amazzonia che si svolgerà il prossimo ottobre in Vaticano. Dalla sua abitazione, a due passi da piazza San Pietro, scruta preoccupato quanto sta avvenendo e accetta di esaminare con noi l’Instrumentum Laboris, ovvero il documento che servirà da base alla discussione durante il Sinodo, fonte di molte polemiche e per il quale anche il nostro quotidiano ha chiesto che venga rigettato dai padri sinodali (clicca qui): «È soltanto un documento di lavoro che non ha alcun valore magisteriale – premette il cardinale Müller – quindi solo degli ignoranti possono dire che chi lo critica è un nemico del Papa. Purtroppo questo è il loro trucco per evitare qualsiasi dialogo critico, se provi a porre un’obiezione sei subito etichettato come nemico del Papa». Precisazione più che opportuna perché il testo dell’Instrumentum Laboris è sconcertante nel descrivere l’Amazzonia e i popoli che la abitano come un modello per tutta l’umanità, un esempio di armonia con la natura, una perfetta sintesi di cosa si intende per ecologia integrale. È un documento che presenta un quadro idilliaco dell’Amazzonia, comprese le religioni indigene, tanto da rendere inutile il cristianesimo, se non per l’appoggio “politico” che può dare per mantenere incontaminati questi popoli e difenderli dai predatori che vogliono portare sviluppo e “rubare” risorse.

Eminenza, lei dice “vogliono cambiare la Chiesa”, ma quali sono i segnali chiari di questa volontà?
L’approccio dell’Instrumentum Laboris è una visione ideologica che non ha nulla a che fare con il cristianesimo. Vogliono salvare il mondo secondo la loro idea, magari utilizzando alcuni elementi della Scrittura. Non a caso, sebbene si parli di Rivelazione, di Creazione, di sacramenti, di rapporti con il mondo, non si fa quasi nessun riferimento ai testi del Concilio Vaticano II che definiscono questi aspetti: Dei Verbum, Lumen Gentium, Gaudium et Spes. Non si parla della radice della dignità umana, della universalità della salvezza, della Chiesa come sacramento di salvezza. Ci sono solo idee profane, su cui si può anche discutere, ma non c’entrano nulla con la Rivelazione.

A questo proposito mi sembra importante citare il no. 39 dell’Instrumentum Laboris, laddove parla di «un ampio e necessario campo di dialogo tra le spiritualità, i credo e le religioni amazzoniche che richiede un avvicinamento amichevole alle diverse culture». E dice: «L’apertura non sincera all’altro, così come un atteggiamento corporativo che riserva la salvezza esclusivamente al proprio credo, sono distruttivi di quello stesso credo». 
Trattano il nostro Credo come se fosse una nostra opinione europea. Ma il Credo è la Rivelazione di Dio in Gesù Cristo, che vive nella Chiesa. Non ci sono altri credo. Ci sono invece altre convinzioni filosofiche o espressioni mitologiche, ma nessuno ha mai osato dire, ad esempio, che la Sapienza di Platone è una forma della rivelazione di Dio. Nella creazione del mondo, Dio manifesta solo la sua esistenza, il suo essere punto di riferimento della coscienza, del diritto naturale, ma non c’è altra rivelazione fuori di Gesù Cristo. Il concetto di Lógos spermatikòs (i “semi del Verbo”), ripreso dal Concilio Vaticano II, non significa che la Rivelazione in Gesù Cristo esiste in tutte le culture indipendentemente da Gesù Cristo. Come se Gesù fosse solo uno di questi elementi della Rivelazione. [vedi approfondimenti in nota 1]

Allora lei è d’accordo con il cardinale Brandmüller, quando parla di “eresia” a proposito di questo documento (qui).
Eresia? Non solo, è anche stupidità. L’eretico conosce la dottrina cattolica e la contraddice. Ma qui si fa solo una grande confusione, e il centro di tutto non è Gesù Cristo ma loro stessi, le loro idee per salvare il mondo.

Nel documento si pone come modello di ecologia integrale la “cosmovisione” dei popoli indigeni, che sarebbe una concezione per cui spiriti e divinità agiscono «con e nel territorio, con e in relazione alla natura». E la si associa al «mantra di Francesco: “tutto è collegato”» (no. 25)
La “cosmovisione” è una concezione materialista, simile a quella del marxismo, alla fine possiamo fare ciò che vogliamo. Ma noi crediamo nella Creazione, la materia è forma dell’essenza della natura, non possiamo fare ciò che vogliamo. La Creazione è per la glorificazione di Dio ma è anche una sfida per noi, chiamati a collaborare con la volontà salvifica di Dio per tutti gli uomini. Nostro compito non è conservare la natura così come è, ma abbiamo la responsabilità per il progresso dell’umanità, nell’educazione, nella giustizia sociale, per la pace. Per questo i cattolici costruiscono scuole, ospedali, questa è anche la missione della Chiesa. Non si può idealizzare la natura come se l’Amazzonia fosse una zona del Paradiso, perché la natura non è sempre amorevole verso l’uomo. Nell’Amazzonia ci sono predatori, ci sono infezioni, malattie. E anche questi bambini, questi giovani hanno diritto a una buona educazione, di fruire della medicina moderna. Non si può idealizzare, come si fa nel documento sinodale, solo la medicina tradizionale. Un conto è trattare un mal di testa, altra cosa quando ci sono malattie serie, operazioni complicate. L’uomo non solo ha il diritto, ma anche il dovere di fare di tutto per conservare o restituire la salute. Anche il Concilio valorizza la scienza moderna, perché grazie a questa abbiamo sconfitto tante malattie, abbiamo abbassato la mortalità infantile e anche i rischi per la madre.

Le culture e le religioni tradizionali dei popoli indigeni amazzonici vengono però descritte come modello di armonia con la natura.
Dopo il peccato originale non c’è alcuna armonia con la natura. Molte volte essa è nemica dell’uomo, in ogni caso è ambivalente. Pensiamo ai quattro elementi: terra, fuoco, acqua, aria. Terremoti, incendi, alluvioni, tempeste sono tutte manifestazioni della natura, pericoli per l’uomo.

Tutto è letto nella chiave di una doverosa “conversione ecologica”….
Dobbiamo rifiutare in modo assoluto espressioni come “conversione ecologica”. C’è solo la conversione al Signore, e come conseguenza c’è anche il bene della natura. Non possiamo fare dell’ecologismo una nuova religione, qui siamo in una concezione panteista, che va rifiutata. Il panteismo non è solo una teoria su Dio ma è anche disprezzo dell’uomo. Dio che si identifica nella natura non è una persona. Dio creatore invece ci ha creato a Sua immagine e somiglianza. Nella preghiera abbiamo un rapporto con un Dio che ci ascolta, che capisce cosa vogliamo dire, non un misticismo in cui possiamo dissolvere l’identità personale.

…E si considera la Terra madre.
La nostra madre è una persona, non la Terra. E la nostra madre nella fede è Maria. Anche la Chiesa è descritta come madre, in quanto sposa di Gesù Cristo. Ma non si devono inflazionare queste parole. Un conto è avere rispetto di tutti gli elementi di questo mondo, un altro idealizzarli o divinizzarli. Questa identificazione di Dio con la natura è una forma di ateismo, perché Dio è indipendente dalla natura. Costoro ignorano totalmente la Creazione.

Già all’inizio degli anni ’80 dello scorso secolo, l’allora cardinale Ratzinger vedeva che nelle chiese non si predicava più sulla Creazione e ne prevedeva le drammatiche conseguenze.
Infatti tutti questi sbagli nascono dalla confusione tra Creatore e creatura, dall’identificazione della natura con Dio, che tra l’altro genera il politeismo, perché a ogni elemento naturale viene associata una divinità. L’essenza del monoteismo biblico è la differenza ontologica tra Creatore e creato. Dio non fa parte della sua opera, è sovrano sopra tutte le cose create. Questo non è disprezzo, ma elevazione della natura. E gli uomini non sono più schiavi degli elementi, non devono più adorare il dio del fuoco, o fare sacrifici al dio del fuoco per pacificarci con un elemento che ci fa paura. L’uomo è finalmente libero.

In questa visione panteistica che viene sposata dall’Instrumentum Laboris si sottende anche una critica all’antropocentrismo, che la stessa Chiesa dovrebbe correggere.
È un’idea assurda, pretendere che Dio non sia antropocentrico. L’uomo è il centro della Creazione, e Gesù si è fatto uomo, non si è fatto pianta. Questa è un’eresia contro la dignità umana. Al contrario la Chiesa deve sottolineare l’antropocentrismo, perché Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. La vita dell’uomo è infinitamente più degna della vita di qualsiasi animale. Oggi c’è già un rovesciamento di questo principio: se un leone viene ucciso in Africa è un dramma mondiale, ma qui si uccidono i bambini nel ventre della madre e tutto va bene. Anche Stalin sosteneva che bisognasse togliere questa centralità alla dignità umana; così poteva chiamare tanti uomini per costruire un canale e farli morire per il bene delle generazioni future. Ecco a cosa servono queste ideologie, a far sì che alcuni dominino su tutti gli altri. Ma Dio è antropocentrico, l’Incarnazione è antropocentrica. Il rifiuto dell’antropocentrismo viene solo da un odio verso se stessi e verso gli altri uomini.

Altra parola magica dell’Instrumentum Laboris è l’inculturazione, spesso associata all’Incarnazione.
Usare l’Incarnazione quasi come sinonimo di inculturazione è la prima mistificazione. L’Incarnazione è un evento unico, irripetibile, è il Verbo che si incarna in Gesù Cristo. Dio non si è incarnato nella religione ebraica, non si è incarnato in Gerusalemme. Gesù Cristo è unico. È un punto fondamentale, perché i sacramenti dipendono dall’Incarnazione, sono presenza del Verbo incarnato. Non si può abusare di certi termini che sono centrali nel cristianesimo.

Torniamo all’inculturazione: dal documento sinodale si capisce che si devono adottare tutte le credenze dei popoli indigeni, i loro riti e le loro usanze. Si fa anche un riferimento a come il Cristianesimo delle origini si è inculturato nel mondo greco. E si dice che come si è fatto allora si deve fare oggi con il popolo amazzonico.
Ma la Chiesa cattolica non ha mai accettato i miti greci e romani. Anzi ha rifiutato una civiltà che con la schiavitù disprezzava gli uomini, ha rifiutato la cultura imperialista di Roma o la pederastia tipica dei greci. Il riferimento della Chiesa era al pensiero della cultura greca, che era arrivata a riconoscere elementi che aprivano la strada al cristianesimo. Aristotele non ha inventato le dieci categorie: queste esistono già nell’essere, lui le ha scoperte. Così come accade nella scienza moderna: non è qualcosa che riguarda solo l’Occidente, è invece la scoperta di alcune strutture e meccanismi che esistono nella natura. Stesso discorso vale per il diritto romano, che non è un qualsiasi sistema arbitrario. È invece la scoperta di alcuni princìpi giuridici, che i Romani hanno trovato nella natura di una comunità. Certamente altre culture non hanno avuto questa profondità. Ma noi non viviamo nella cultura greca, il cristianesimo ha trasformato totalmente la cultura greca e romana. Certi miti pagani possono avere una dimensione pedagogica verso il cristianesimo ma non sono elementi che fondano il cristianesimo.

In questo processo di inculturazione, l’Instrumentum Laboris “rilegge” anche i sacramenti, soprattutto per quel che riguarda gli ordini sacri, con il pretesto che ci sono pochi sacerdoti in un territorio tanto vasto. 
È qui che si dimostra ulteriormente che l’approccio usato non ha niente a che vedere con il cristianesimo. La Rivelazione di Dio in Cristo si fa presente nei sacramenti, e la Chiesa non ha alcuna autorità per cambiare la sostanza dei sacramenti. Questi non sono alcuni riti che ci piacciono, e il sacerdozio non è una categoria sociologica per creare un rapporto nella comunità. Qualsiasi sistema culturale ha i suoi riti e i suoi simboli, ma i sacramenti sono mezzi della Grazia divina, per questo non ne possiamo cambiare né contenuto né sostanza. E neanche possiamo cambiare il rito quando questo rito è costituito da Cristo stesso. Non possiamo fare il battesimo con qualsiasi liquido, si fa con l’acqua naturale. Nell’Ultima cena Gesù Cristo non ha preso qualsiasi bevanda o cibo, ha preso vino d’uva e pane di grano. Loro dicono: ma il grano non cresce in Amazzonia, prendiamo un’altra cosa. Ma questo non è inculturazione. Non vogliono cambiare solo ciò che è diritto ecclesiastico, ma anche ciò che è di diritto divino.

Eminenza, un’ultima cosa, lei fa spesso riferimento a “loro” che vogliono cambiare la Chiesa. Ma chi sono questi “loro”?
Non dipende da una sola persona o un gruppo specifico di persone. È un sistema, un pensiero cui partecipano, ad esempio, quanti stanno indirizzando il Sinodo. Ci si vuole adattare al mondo: matrimonio, celibato, donne sacerdote, tutto deve essere cambiato nella convinzione che così ci sarà una nuova primavera della Chiesa. Come se non bastasse l’esempio dei protestanti a smentire questa illusione. Costoro non vedono che invece distruggono la Chiesa, sono come ciechi che cadono nella fossa. Ma se qualcuno dice qualcosa, viene subito emarginato, bollato come nemico del Papa. 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-07-19 by Pan.Amzon Synod Watch
Nota: non tutte le idee esposte in questo articolo riflettono necessariamente la posizione di Pan-Amazon Synod Watch.
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. Il riferimento ai "Semi del Verbo ripresi dal Concilio" consente di rilevare come né l'intervistatore né l'intervistato colgano le radici della rivoluzione che, a partire dal Vaticano II, con Bergoglio ha raggiunto il suo culmine. Cito: “la Chiesa cattolica non respinge nulla di quanto sia vero e santo in queste religioni [come l’induismo, il buddhismo e l’islam]”, poiché esse “....riflettono spesso un raggio di verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra Aetate, 2). Riprendo di seguito uno stralcio da Libertà religiosa e i Semina Verbi [qui].
Il pensiero post-illuminista, che purtroppo è stato influente anche all’interno della Chiesa per effetto dell’abbandono del principio aristotelico della non contraddizione, ha portato all’affermazione che le diverse religioni sono tra loro complementari: ognuno contiene i “semi di verità”, che in verità il Padri – come λόγοι-σπερματικοί/Semina Verbi – attribuivano alle filosofie, anche se l’espressione risulta coniata da Giustino. «Tutto ciò che rettamente enunciarono e trovarono via via filosofi e legislatori, in loro è frutto di ricerca e speculazione, grazie ad una parte di Logos. Ma poiché non conobbero il Logos nella sua interezza, che è Cristo, spesso si sono anche contraddetti» (Seconda apologia, X, 2-3).
Infatti, secondo i Padri dei primi secoli, compreso S. Agostino, i semina Verbi non fecondano le religioni pagane, alle quali riservano giudizi molto severi, quanto piuttosto la filosofia greca e la sapienza dei poeti e delle Sibille.
Invece, a partire dal Vaticano II, fuori dei confini della chiesa visibile, e in concreto nelle diverse religioni, si possono trovare " semi del Verbo"; il motivo si combina spesso con quello della luce che illumina ogni uomo e con quello della preparazione evangelica (Ad Gentes, nn. 11 e 15; Lumen gentium, nn. 16-17; Nostra aetate, n. 2; Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 56).
La teologia dei semi del Verbo inizia con san Giustino. Di fronte al politeismo del mondo greco, Giustino vede nella filosofia un'alleata del cristianesimo, perché ha seguito la ragione; ma ora questa ragione si trova nella sua totalità soltanto in Gesù Cristo, il Logos in persona. Solamente i cristiani lo conoscono nella sua integrità. Di questo Logos però è partecipe tutto il genere umano; perciò da sempre c'è stato chi è vissuto in conformità con il Logos, e in questo senso ci sono stati "cristiani", pur avendo essi avuto soltanto una conoscenza parziale del Logos seminale. C'è molta differenza tra il seme di una cosa e la cosa stessa; ma in ogni modo la presenza parziale e seminale del Logos è dono e grazia di Dio. Il Logos è il seminatore di questi “semi di verità”.
Nella sua ripresa moderna, quindi, la formula è applicata proprio alle religioni non cristiane, secondo due significati. Il primo è anche quello del Concilio Vaticano II, nei cui documenti i ‘semina Verbi’ sono la misteriosa presenza di Cristo salvatore in tutte le religioni, in quanto esse possono avere di “vero e santo” e quindi anche di salvifico, sempre però attraverso Cristo per vie che solo lui conosce. Il secondo compare in alcune correnti teologiche della seconda metà del XX secolo, secondo le quali le religioni non cristiane avrebbero capacità salvifica non mediata ma propria, perché esprimerebbero molteplici esperienze del divino, indipendenti e complementari, e Cristo – piuttosto che l’unica Via necessaria – sarebbe il simbolo di questa molteplicità di esperienze e di percorsi dell’intelletto e dello spirito.
Ovvio constatare quanto tutto questo nuovo ‘senso’ dottrinale influisca sulla pratica pastorale, sulla missione, sul profilo pubblico della Chiesa.

25 commenti:

fabrizio giudici ha detto...

Due commenti.

Il primo: questo neo-paganesimo ecologista è evoluzione della Teologia della Liberazione (la continuità è evidente anche nelle persone che lo portano avanti). Sarà che sono fissato io, ma mi piacerebbe vedere le persone che ammettono di aver fatto errori e non posso dimenticare che il card. Mueller fu tra coloro che vollero "riabilitare" le cosiddette "parti buone" di tale teologia...

Secondo:

Eresia? Non solo, è anche stupidità. L’eretico conosce la dottrina cattolica e la contraddice. Ma qui si fa solo una grande confusione, e il centro di tutto non è Gesù Cristo ma loro stessi, le loro idee per salvare il mondo.

La sostanza c'è. Ma perché non rispondere "Sì, il card. Brandmueller" ha ragione? Inizio a temere che ci siano questioni personali...

Anonimo ha detto...

Tuttavia, per qualche ragione, i vescovi della New Age sembrano pensare che i contadini, i pescatori e i pastori dell’Amazzonia non potrebbero comprendere il messaggio che era rivolto ai contadini, ai pescatori e ai pastori della Giudea del primo secolo senza averlo prima tradotto in una lingua che solo i teologi tedeschi capiscono.

Anonimo ha detto...

Ok, ma le note della redazione puntualizzano il punto nodale. Il card.Muller sottolinea quindi che Cristo non si è incarnato in una religione (ebraica), e questo punto è importante Dissento dal fatto che il vestito di bianco sia innocente come lo vuole il cardinale, che ha il terrore di essere classificato ostile al papa. Esattissimo per un cattolico ciò... se il Papa è cattolico… ma quando adora un dio non cattolico per sua ammissione che papa è? Quello degli indigeni amazzonici che prendon lucciole per lanterne. Qui sta l'altro nodo: se siamo al paganesimo la fonte sta al vertice: il toro si prende per le corna se non vuoi essere incornato. Quando ci si rifiuta di vedere che il nero è nero ovunque stia si giunge a inutili contorcimenti verbali. "La verità vi farà liberi".

Catholicus.2 ha detto...

Il card. Müller, boccia senza appello l’Instrumentum Laboris del Sinodo per l’Amazzonia : «Nasce da una visione ideologica che nulla ha a che fare con il cattolicesimo». 
E alla domanda se lui sia d’accordo con il card. BrandMüller quando definisce eretico il contenuto del documento, egli risponde: “Eresia? Non solo, è anche mancanza di riflessione teologica. L’eretico conosce la dottrina cattolica e la contraddice. Ma qui si fa solo una grande confusione, e il centro di tutto non è Gesù Cristo ma loro stessi, le loro idee umane per salvare il mondo”.
Peccato per i limiti che chi non ha approfondito le pecche del vaticano II non emergono. E anche questo è il problema.

Anonimo ha detto...

Eminenza, un’ultima cosa, lei fa spesso riferimento a “loro” che vogliono cambiare la Chiesa. Ma chi sono questi “loro”?


ottima domanda e ambigua risposta da vero paladino del concilio.
In fondo "loro" sono molto più chiari, eretici magari, ma più chiari.
tra l'altro le parole sull'antropocentrismo sono errate e superficiali. Su questo rimando al capitolo 5 "L'antropocentrismo nei documenti conciliari" del libro bellissimo "Il Vaticano II. Alle radici di un equivoco" di Mons. Brunero Gherardini.

Anonimo ha detto...

... quindi Dio sarebbe antropocentrico?
Posso pensare che abbia fatto un'affermazione del genere in tutta buona fede, volendo contrapporre antropocentrismo a panteismo e non a teocentrismo. Comunque per quanto mi riguarda resto della convizione che la religione cattolica insegni che Dio è teocentrico.

fabrizio giudici ha detto...

... quindi Dio sarebbe antropocentrico?

Effettivamente è uno svarione (potrebbe essere anche dovuto alla traduzione), comunque il senso mi pare sia ben spiegato nelle frasi successive, cioè che l'uomo è al centro della Creazione e delle attenzioni di Dio, che ha fatto incarnare suo Figlio per la redenzione dell'uomo, non della natura, o degli animali, o chissà di che cosa.

Valeria Fusetti ha detto...

Il card Muller i primi di luglio ha rilasciato un'intervista sullo stesso argomento, in parte riportata da Tosatti su Stilum Curiae il 6 luglio. Il tono è completamente diverso. Lasciando ora da parte i contorcimenti muelleriani per lasciare fuor il papa, occorre considerare che in quella prima intervista afferma (minimizzandone la portata eversiva) " E' solo un documento di lavoro, non è un documento del magistero della Chiesa, e tutti sono liberi di esprimere le proprie opinioni sulla qualità della preparazione di questo documento. Penso che non ci sia un grande orizzonte teologico alle spalle," Un grande orizzonte teologico ? Infatti poi a Cascioli dice tutt'altro "L'approccio dell'Instrumentum Laboris è una visione ideologica che non ha nulla a che fare con il cristianesimo. (...) Ci sono solo idee profane, su cui si può anche discutere, ma non c'entrano nulla con la Rivelazione" Un bel "cambio di paradigma, non è vero ? Sempre al Catholic Register "Muller ha ricordato che "la Teologia della Liberazione" è una teologia cattolica che inizia con la rivelazione, che inizia nella Sacra Scrittura, nella Tradizione, nella vita magisteriale della Chiesa, e non possiamo mettere l'accento su una nuova ermeneutica che è estranea alla fede cattolica,,," E qui è bene ricordare a) che Muller è stato discepolo di Gustavo Gutierrez, il teologo che ha inventato la TdL, e che con costui ha pubblicato, nel 2014 un libro "Dalla parte dei poveri. Teologia della Liberazione, Teologia della Chiesa", e che l'ha pubblicato quando era ancora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Lui e la TdL sono un cuore ed un'anima sola. Come lo è nei riguardi del Concilio Vaticano II, ed infatti a Cascioli dice "Vogliono salvare il mondo secondo la loro idea(...) non si fa quasi nessun riferimento ai testi del CVII che definiscono questi aspetti, ecc", Ecco cosa ha fatto precipitare ogni prudenza al card Muller: Quello che lui considera il più alto tradimento che si possa fare: Tradire un suo idolo, cioè il CVII. Quell'idolo che gli ha permesso, sino ad ora, di considerare la TdL una Teologia della Chiesa. L'idolo supremo sono i poveri e la povertà, il CVII è lo strumento con cui può supportarne la Teologia e pensarla come servizio a Cristo,dandogli la dignità di Teologia della Chiesa. Si sente tradito, E' stato tradito, in effetti, poichè la sua identificazione con questa insana ed eretica teologia marxista e modernista è totale.Ma se da una parte può accettare e far propria un'eresia non può accettare un'apostasia che spazza via anche ogni eresia che, comunque, ha un aggancio, per quanto patologico e contorto come ogni eresia, con la Rivelazione e una parte della Tradizione.Analizzando le due interviste non so spiegarmela altro che così. Pover'uomo, solo Gesù Cristo in persona potrà fargli cambiare parere.Spero per lui che quando questo avverrà non sia troppo tardi.

mic ha detto...

https://campariedemaistre.blogspot.com/2019/07/sinodo-amazzonia-la-mistica-del-dominio.html

Anonimo ha detto...

invece di partire dall'eterno-universale (Dio) per portarlo nel particolare, si parte dal particolare per farlo diventare universale.
Alberto Lacchini

fabrizio giudici ha detto...

Valeria, penso che potresti aver detto una "verità sconveniente". Anch'io da un po' di tempo, quando leggo i commenti di certi prelati, inizio a chiedermi se stanno difendendo la Verità o la loro personale teoria delle cose. Siccome sono più ortodossi degli eretici (!), molte cose che dicono ci piacciono. Però poi ci chiediamo perché sembra sempre mancare un pezzettino... e forse la tua è la spiegazione più logica.

Comunque mai che si senta uno ammettere di aver fatto errori, eh.

Anonimo ha detto...


Si continua a difendere a priori il Concilio, contro l'evidenza dei testi

Ottimamente ha fatto Mic nel riportare in nota il riferimento all'autentico pensiero di Giustino e dei Padri, che vedevano la presenza di "semina Verbi" nei "filosofi e legislatori
antichi" (vedi p.e. la condanna di Platone dell'omosessualità come cosa "contro natura" ne Le Leggi) ma di certo non nelle religioni pagane. Ora, anche il card. Brandmueller, pur criticando efficacemente l'infame Strumentum Laboris, afferma che va oltre quanto auspicato nel decreto conciliare AdGentes sull'attività missionaria. Ma l'aggancio in quel testo invece esiste per il semplice motivo che l'art. 11.2 di Ad Gentes, che è quello in causa, include scorrettamente nei semina Verbi anche le religioni, cosa che Giustino e i Padri m a i avevano fatto.
Testo: "Così [i missionari] debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovino nascosti...". Riporto anche il latino: "familiares sint cum eorum traditionibus nationalibus et religiosis; laete et reverenter detegant semina Verbi in eis latentia...".

Si dirà: ma il Concilio non poteva volere che si andassero a trovare i "semi del Verbo" nel panteismo delle religioni animistiche dell'Amazzonia e in generale nella "religiosità" dei pagani, primitivi o meno che fossero, fabbricando una "teologia india" et similia! E' possibile che non auspicasse sviluppi aberranti del genere ma perché li ha resi possibili
nel momento in cui ha voluto includere anche le religioni pagane nei semi del Verbo? La voragine attuale non è stata resa possibile da quel pertugio aperto nell'art. 11 di Ad Gentes, tra l'altro falsificando il pensiero di Giustino e dei Padri, i quali per il paganesimo come religione avevano solo disprezzo (basta pensare a certe pagine di S. Agostino o Tertulliano)? Adesso dobbiamo noi cattolici metterci finalmente a cercare i "semi del Verbo" nei riti degli sciamani amazzonici, nel culto della Pachamama,o addirittura nei barbarici riti del culto del Sole degli Aztechi, Maya, etc? Li ha trovati il card. Ravasi i "semi del Verbo" quando tempo fa si è messo a saltellare con gli indigeni in una macumba, una di quelle per i turisti?
Qui siamo ormai alla farsa, anche se tragica.
PP

Valeria Fusetti ha detto...

Fabrizio. Vero,ammettere di aver fatto un errore è una delle cose che piacciono meno ad un essere umano.L' esame di coscienza e la confessione sono parte della Grazia che Dio ha messo a nostra disposizione per imparare a superare il nostro orgoglio. Che è poi la radice di ogni nostro peccato È l' orgoglio che ci separa da Dio, si manifesta in molti modi, che satana quando perviene a conoscere usa come il ladro usa il grimaldello. Penso che questo periodo così doloroso il Signore lo stia usando anche per la nostra santificazione. Mentre facciamo discernimento rispetto alle eresie e alle apostasie che ci vengono proposte, e ne vediamo gli effetti perversi su persone che, pure, hanno avuto la Grazia del Battesimo e dei Sacramenti che la Santa Chiesa amministra, dobbiamo essere attenti e chiederci quale è il nostro punto debole. Ed affrontarlo, chiedendo al Signore la forza e la pazienza per farlo, e per ricominciare dopo ogni caduta, ogni fallimento. E non sempre, forse quasi mai,la crepa dalla quale entra "il fumo di satana" è una cosa, di per sé, negativa. Può essere, ad esempio, il legittimo desiderio di essere buoni, ma che può diventare illegittimo se vogliamo essere considerati più buoni di Dio. E allora, un po' alla volta, inizia una critica non a ciò che noi siamo, bensì a ciò che Lui è. E cerchiamo, noi (!) di "aggiustare" gli errori che ha fatto Lui. Non è questo la TdL ? O meglio, LE TdL. Dio lascia proseguire una cosa così scandalosa come la povertà, ed allora mettiamo i poveri al Suo posto. Siamo dispiaciuti, terribilmente dispiaciuti, per la shoah, ed allora cerchiamo dove Gesù ha sbagliato con i farisei, e neghiamo che la Chiesa ha preso il posto della Sinagoga. È nato il Principe della Pace ? Ma dov'è la pace ? Non c'è, per cui... sarà pure nato...ma Risorto ...! Ed allora io, che ben conosco la misericordia, bacio il Corano,mentre un altro bacia i piedi agli assassini del suo gregge... E prima o poi anche Dio capirà bene come comportarsi perché IO sono mansueto ed umile di cuore... Che Dio ci guardi dall' orgoglio, e che ci strappi via dalla carne questo vizio sommamente immondo.Anche a scudisciate, come ha fatto già nel Tempio.

Aloisius ha detto...

Che sorprese ci serbera' lo "spirito del Concilio" dell'era amazzonica sull'Eucarestia?

Anonimo ha detto...

"La Teologia della Liberazione è un tentativo di comprendere la fede dall'interno della prassi concreta, storica, liberatrice e sovversiva dei poveri di questo mondo, delle classi oppresse, dei gruppi etnici disprezzati, delle culture emarginate." - Gustavo Gutiérrez, La forza storica dei poveri, Queriniana, Brescia 1981.

"Lo spirito di Gesù è nei poveri (...) La storia di Dio passa sempre attraverso i poveri, lo spirito di Gesù acquista carne storica nei poveri, e solo dalla loro realtà noi possiamo vedere il corso che, secondo Dio, la storia avrà. (...) I poveri sono il vero locus theologicus per la comprensione della verità e della prassi cristiana." - Jon Sobrino, Ressurreição da Verdadeira Igreja. Os Pobres, Lugar Teologico da Eclesiologia, Edições Loyola, São Paulo 1982, p. 102.

Entrambi citati da: Julio Loredo, Teologia della Liberazione, un salvagente di piombo per i poveri, Cantagalli, che consiglio vivamente di leggere.

Per chi non lo sapesse, Gustavo Gutierrez (cui si rifà Muller) è stato, insieme a Leonardo Boff e Camilo Torres Restrepo e Monsignor Helder Camara, uno degli iniziatori della Teologia della Liberazione, e colui che ne ha coniato il termine.

mic ha detto...


https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/09/losservatore-romano-sdogana-la-teologia.html

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/02/il-prefetto-della-dottrina-della-fede.html

Superato anche Paolo VI? ha detto...

LETTERA ENCICLICA DEL SOMMO PONTEFICE  PAOLO PP. VI
SACERDOTALIS CAELIBATUS 
PER QUALI VIE LA CHIESA CATTOLICA DEBBA OGGI ADEMPIRE IL SUO MANDATO

La scarsità numerica dei sacerdoti

47. Il Nostro Signore Gesù non dubitò di affidare a un pugno di uomini, che ognuno avrebbe giudicato insufficienti per numero e qualità, il formidabile compito della evangelizzazione del mondo allora conosciuto, e a questo «piccolo gregge» ingiunse di non perdersi d'animo, perché avrebbe riportato con lui e per lui, grazie alla sua diuturna assistenza, la vittoria sul mondo. Gesù ci ha ammonito anche che il regno di Dio ha una sua forza intima e segreta che gli permette di crescere e di giungere alla messe senza che l'uomo lo sappia. La messe del regno di Dio è molta e gli operai sono ancora, come all'inizio, pochi; non mai anzi sono stati in numero tale che l'umano giudizio avrebbe potuto giudicare bastevole. Ma il Signore del regno esige che si preghi, affinché sia il padrone della messe a mandare gli operai nel suo campo. I consigli e la prudenza degli uomini non possono sovrapporsi alla misteriosa sapienza di colui che nella storia della salvezza ha sfidato la sapienza e la potenza dell'uomo con la sua follia e la sua debolezza.

48. Noi facciamo appello al coraggio della fede per esprimere la profonda convinzione della Chiesa, secondo la quale una risposta più impegnativa e generosa alla grazia, una fiducia più esplicita e qualificata nella sua potenza misteriosa e travolgente, una testimonianza più aperta e completa al mistero di Cristo, non la faranno mai fallire, nonostante i calcoli umani e le esteriori apparenze, nella sua missione per la salvezza del mondo intero. Ognuno deve sapere di poter tutto in colui che solo dà la forza alle anime e l'incremento alla sua Chiesa.

49. Non si può senza riserve credere che con l'abolizione del celibato ecclesiastico crescerebbero per ciò stesso, e in misura considerevole, le sacre vocazioni: l'esperienza contemporanea delle Chiese e delle comunità ecclesiali che consentono il matrimonio ai propri ministri sembra deporre al contrario. La causa della rarefazione delle vocazioni sacerdotali va ricercata altrove, principalmente, per esempio, nella perdita o nella attenuazione del senso di Dio e del sacro negli individui e nelle famiglie, della stima per la Chiesa come istituzione di salvezza, mediante la fede ed i sacramenti, per cui il problema deve essere studiato nella sua vera radice.

tralcio ha detto...

Nella Chiesa avvengono misteriosi e straordinari cambiamenti.
Per esempio in ogni Santa Messa validamente celebrata avviene la transustanziazione del pane e del vino presentati all'offertorio, che diventano il vero corpo e sangue di Gesù che fa offerta sacrificale di sé mentre è insieme sacerdote, altare e vittima, agnello di Dio.

Imbevuti di storicismo e soggettivismo, certi pessimi teologi hanno ritenuto che questa verità fosse da "transignificare" (o "transfinalizzare"), quasi che la verità potesse essere relativizzata ad tempus: ma se una verità muta o non era vera prima o non lo è più adesso. Quindi, più (per semplice ignoranza) o meno (per massoneria) relativizzata, questa pessima teologia ha inserito la categoria del progresso storico nella comprensione del dogma. Una pessima filosofia (idealistica) ha declassato una buona filosofia (realistica) togliendo all'obiettività le proprie ragioni, per sostituirle con un pensiero soggettivo e umano che fonderebbe la realtà, anche rivoluzionandone i connotati originali.

Intenti a dialogare con il mondo e a farsene interpreti dando maggior fiducia al suo principe ingannatore che al Re dell'universo, hanno pensato che ciò che interessa sia solo l'esperimento, il fenomeno, la sua natura, misurabile, lo strumento matematico e le scienze positive, salvo rifiutare il miracolo (per esempio eucaristico) quando si palesa.

Se nel movimento accidentale, la stessa sostanza non muta, pur cambiando posizione; se nella creazione dal nulla Dio sa ottenere il tutto che non c'era (movimento ontologico); se nella generazione da una materia esistente della cellula A, più quella della cellula B, si ottiene una nuova vita C che non è somma dei due genitori; se nella corruzione della morte il corpo vivo diventa corpo morto, come un vestito svuotato della vita e la sua materia non è più la sostanza che era prima (sono entrambi movimenti sostanziali, cioè con diversa realtà sostanziale della stessa materia prima), nella transustanziazione avviene una cosa specialissima: il movimento sostanziale riguarda la materia prima, anche se permangono gli accidenti della sostanza che c'era in precedenza: appare ancora il pane, ma è vero corpo di Cristo!

C'è troppa ignoranza del realismo per capire i prodigi di Dio. Così piacciono le filosofie idealistiche, per prodigarci noi, fino a far dire a Dio quel che non ha rivelato Lui, rifiutando i segni con cui continua volersi rivelare.

Chiediamo a Dio tanti santi sacerdoti formati alla scuola dell rivelazione di Dio e non dei mistificatori, votati a relativizzare secondo le mode. Chiediamo a Gesù, via, verità e vita, di sollevarci dalla corruzione di una spiritualità morta, dalle insidie di strade sbagliate e dall'inganno della menzogna del relativismo.

Anonimo ha detto...



"lo spirito di Gesù è nei poveri..". Falso.

Lo spirito di Gesù è nei "poveri nello spirito" ossia negli umili, siano essi materialmente poveri o ricchi. I poveri in senso materiale vanno rispettati e aiutati, secondo le forme della civiltà.
Ma Gesù non si è incarnato per rovesciare i rapporti di classe, per eliminare la povertà in senso materiale. E'venuto per redimerci dal peccato non dalla povertà esteriore. E'venuto per condurci alla vita eterna non ad una vita migliore in questo mondo. Poveri, ce ne saranno sempre.
La vita migliore in questo mondo rientra tra le possibilità ammesse della società terrena, da conseguirsi sempre in applicazione delle regole della giustizia, sia per i poveri che per i ricchi. Questo insegna il cristianesimo.
Gesù ha detto che per i ricchi è difficile entrare nel Regno dei Cieli, non ha detto che sia impossibile. E nemmeno ha detto che i poveri siano come tali giustificati e vadano comunque nel Regno dei Cieli.
I venditori ambulanti di cianfrusaglie nel cortile esterno del Tempio appartenevano sicuramente alle classi povere. Ma infastidivano con la loro presenza di piccoli e forse non sempre limpidi traffici il luogo sacro e ne offendevano la maestà. Gesù non ha esitato a cacciarli con una frusta di cordicelle, rovesciandogli i banchi di modeste mercanzie.
Poveri che mancavano di rispetto a Dio nel luogo sacro, Gesù non ha esitato a cacciarli con la forza, ad imporre con la forza il rispetto dovuto al luogo sacro.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.

tralcio ha detto...

Di questo scritto c'è in internet la magistrale conferenza che ne fece il Card. Biffi.
Tutta da sentire.

Parla dell'anticristo come lo presentò Solov'ev, ammonendo sulla tentatazione che sarebbe subentrata (e c'è) di una cristianità che tende a ridurre il Cristo unico salvatore, nostra fede, in una serie di “valori” facilmente esitabili sui mercati mondani.
Un cristianesimo ecologista e altri ismi, che parla solo di “valori” largamente condivisibili accettabili nei salotti nelle aggregazioni socio-politiche, gradito all'élite dei mass media... Un cristianesimo nel quale di fatto Gesù, Dio fatto uomo, con al centro lo scandalo della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione, diventa quasi "di troppo", scomodo nella sua irriducibile unicità, necessità e differenza.

Don Divo Barsotti ha usato un'espressione forte: "in molte proposte, in molte iniziative, in molti discorsi delle nostre comunità Gesù Cristo è una scusa per parlare d’altro".
Non si adora Lui presente, vivo... Si idolatrano altre presenze e molti morti (spiritualmente) che camminano tra noi vantandosi vitalisticamente "buoni e bravi".
Il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico Salvatore dell’uomo, non è “traducibile” in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni, omologabili con la mentalità mondana dominante. Così il Card. Biffi. E’ una “pietra”, dura: su questa “pietra”, o (affidandosi) si costruisce o (contrapponendosi) ci si va a schiantare: “Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà” (Mt 21,44).

Ed infine una nota preziosa.

Nella prefazione a “I tre dialoghi” Solov’ev racconta che, ai suoi tempi, in qualche governatorato della Russia aveva cominciato a diffondersi una nuova religione, che aveva estremamente semplificato la sua attività di culto. I suoi adepti “dopo aver praticato in qualche angolo buio nella parete dell’isba un buco di media grandezza… applicavano ad esso le labbra e ripetevano molte volte con insistenza: isba mia, buco mio, salvatemi!”.

In questa incredibile aberrazione c’era almeno il pregio di un uso corretto dei termini: “l’isba la chiamavano isba e il buco… lo chiamavano buco”.

Nel nostro mondo c’è invece di peggio, continuava implacabilmente il filosofo russo. “L’uomo ha perduto l’antica schiettezza. La sua isba ha ricevuto la denominazione di “regno di Dio in terra”; quanto al buco, si è cominciato a chiamarlo ‘nuovo vangelo’”.

Il nuovo teologare che sinodalizza il cristianesimo che reso virtuale Cristo “è poi la stessa cosa di uno spazio vuoto, come un semplice buco, praticato in una isba di contadini".
E' la cultura della pura e semplice “apertura” (appunto: il buco), della libertà senza contenuti, del niente esistenziale. Questa è la più grande tragedia del nostro tempo.
Ma la tragedia diventa ancora più grande quando a questo “niente”, a queste “aperture”, a questi “buchi” si attribuisce per amore di dialogo qualche ingannevole etichetta di dirla "cristiana".
Fuori di Cristo –persona viva– c’è solo il “vuoto” dell’uomo e la sua disperazione.

Anonimo ha detto...

Müller? Dice cose ovvie. Ma non agisce di conseguenza. 
Dante Scolari

Anonimo ha detto...

L'abominio della desolazione dietro l'angolo!

fabrizio giudici ha detto...

https://www.corrispondenzaromana.it/international-news/les-propheties-de-roberto-de-mattei/

fabrizio giudici ha detto...
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martina ha detto...

Condivido appieno!