Deus autem spei repleat vos omni gaudio et pace in credendo, ut abundetis in spe et virtute Spiritus Sancti (Rm 15, 13).
«Il Dio della speranza vi colmi di ogni gioia e pace nel credere, perché abbondiate nella speranza e nella potenza dello Spirito Santo». L’auspicio che san Paolo esprime nei confronti dei cristiani di Roma risuona ancora nella liturgia dell’Avvento e, in qualità di parola ispirata, continua a produrre il suo effetto soprannaturale nei cuori disposti ad accoglierlo. Il nostro Dio, che nel Battesimo ci ha resi Suoi figli, è entrato nella storia umana, così come nella vita di ognuno di noi, per suscitare la fede in chi, assecondando l’azione della grazia, aderisce alla verità da Lui rivelata, che promette la vita eterna. Poiché il Signore – come dimostra tutta la storia sacra, nonché quella della Chiesa e dei singoli Santi – è fedele alla Sua parola, nell’atto di credere è contenuta anche la speranza, cioè la sicura attesa del pieno compimento di quanto da Lui promesso. Ciò non può non riempirci di una pace e di una gioia che, essendo un’anticipazione della beatitudine futura, alimentano ulteriormente la nostra speranza e ci fanno quindi traboccare di forza interiore.
Tutto questo include, evidentemente, anche una precisa esigenza, quella derivante dal conoscere e amare il Dio della pazienza e della consolazione (Rm 15, 5). Il vincolo di figliolanza che ci unisce a Lui richiede infatti, da parte nostra, una crescita spirituale che ci renda sempre più somiglianti a Colui che ci è padre nei cieli. La pazienza, in Dio, è la magnanimità con cui sopporta i peccati degli uomini e attende la loro conversione; in noi, invece, è una virtù connessa alla fortezza, cioè quella disposizione stabile a sostenere situazioni gravose che nei battezzati è elevata dalla grazia e va da loro esercitata per un motivo e un fine soprannaturali: l’amore di Dio e, a gloria Sua, la salvezza propria e del prossimo. In tal modo la pazienza è fonte di grande e profonda consolazione: il figlio amato non subisce controvoglia ciò che il Padre dispone o permette per lui, bensì lo accoglie con gratitudine, in quanto occasione preziosa per ricambiarne l’amore e dimostrargli fedeltà. Il mondo incredulo, ignorando queste gioie ineffabili e segrete, non potrà mai strapparcele.
Secondo sant’Antonio di Padova, la pazienza nelle persecuzioni e la letizia nelle tribolazioni sono il denaro con cui si acquistano le ricchezze che, con la Sua prima venuta, Cristo ha portato sulla terra: la Sua povertà e la Sua umiltà (Sermone per la Domenica IX dopo Pentecoste, I, 3), beni celesti del tutto sconosciuti agli uomini. In un’altra omelia il Santo, meditando un versetto profetico («Del suo deserto farà un luogo di delizie e della sua steppa un giardino del Signore»; Is 51, 3), lo commenta così: «Deserto è parola latina che significa abbandonato e raffigura il cuore del giusto che, non essendo visitato dalla consolazione di questo mondo, viene deliziato dalla grazia dello Spirito Santo. Che cosa chiamerò delizie se non la dolcezza della contemplazione, la devozione della mente e la partecipazione alle sofferenze del prossimo? “Farà della sua steppa”, cioè della sua povertà, “un giardino del Signore”. Dice la sposa dei Cantici: “Il mio diletto scende nel suo giardino” (Ct 6, 1). Dice Bernardo: “In cielo c’erano tutti i beni in grande abbondanza; mancava solo la povertà. Invece sulla terra questa ‘merce’ c’era in grande abbondanza, ma l’uomo ignorava il suo valore. Allora venne il Figlio di Dio a cercarla, per renderla preziosa con il suo apprezzamento”» (Sermone per la Festa di Pentecoste, Esordio, 3).
Sapienza nascosta che il Verbo divino disvela soltanto ai Suoi autentici discepoli! Abbiamo forse qualcosa da invidiare al ciarpame gnostico-satanico dell’esoterismo cabalistico-massonico? Che se lo tengano… Solo chi, sia per disposizione della Provvidenza che per scelta personale, si è fatto deserto, è cioè privo di ogni consolazione di questo mondo, può gustare le delizie spirituali di cui il Paraclito ricolma i cuori da Lui abitati, i cuori umili e semplici che si lasciano illuminare dall’eterna Luce. Questo è possibile perché il Figlio di Dio, con l’Incarnazione, è sceso nella nostra steppa: si è abbassato nella povertà della condizione umana, rendendola preziosa nel farla sua per misericordia e trasformandola nel Suo giardino. Questa è dunque la ricchezza sublime che il Dio bambino ci porta in dono, ma per acquistarla (ossia per poterla far propria) ci vogliono la pazienza e la letizia nelle avversità. Badate: non nonostante le avversità, ma precisamente in esse; altrimenti si tratterebbe solo di sopportazione e di godimento puramente naturali, di cui son capaci pure i mondani e i peccatori nel conseguimento dei loro fini perversi.
Il santo Dottore si dimostra così compiuto discepolo del Poverello di Assisi, rapito in estasi dalla povertà del presepe di Greccio. Quali gioie indicibili non ci riserva la contemplazione di quella mangiatoia, in cui attendiamo con ardente desiderio di vedere il nostro Dio avvolto in fasce! «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5, 3); «In verità vi dico: chi non accoglierà il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10, 15). È un fatto paradossale per i ragionamenti carnali, ma conforme alla sapienza superna: non è certo la forza delle risorse umane a permettere di sostenere tribolazioni con pazienza e letizia, ma l’energia della grazia soprannaturale, che opera tanto più liberamente quanto meno trova ostacoli nell’uomo. La condizione più favorevole è quindi quella del bambino o di chi, nella sequela del Maestro e sotto la guida dei Suoi imitatori più fedeli, è spiritualmente ritornato bambino. Com’è realistica questa via, semplice e accessibile a tutti, purché si decidano a seguirla e assecondino gli impulsi della grazia!
Ovviamente questa così felice esperienza non ci estrania dal mondo in cui viviamo né ci distoglie dalla battaglia che siamo chiamati a condurre, ripiegandoci in un intimistico e solitario appagamento che si rivelerebbe, in ultima analisi, nient’altro che una forma di egoismo sublimato. Al contrario, essa è una sorgente inesauribile di coraggio e di vigore per procurare, a gloria di Dio, il bene della Chiesa e il ravvedimento di chi Lo disonora, anche fra i nostri cari. La missione che il Signore ci affida passa inevitabilmente attraverso l’offerta fiduciosa e riconoscente di tutte le croci, portate con pazienza, letizia e… amore. Pregare e immolarsi in ogni cosa, operando con la parola e l’esempio: ecco la volontà di Dio per i Suoi figli obbedienti. L’intenzione che deve orientare e unificare ogni più piccolo sforzo è quella espressa dal sacerdote nell’orazione conclusiva delle Preci leonine: pro conversione peccatorum, pro libertate et exaltatione sanctae matris Ecclesiae. La duplice direttrice si risolve in una sola per chi ha un cuore da bambino: la conversione dei peccatori, da una parte, la libertà e l’esaltazione della nostra amata Madre, dall’altra, mirano entrambe all’avvento del Regno di Dio e al compimento dei Suoi disegni di salvezza.
Deus, refugium nostrum et virtus, populum ad te clamantem propitius respice; et intercedente gloriosa et immaculata Virgine Dei Genitrice Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, ac beatis Apostolis tuis Petro et Paulo, et omnibus Sanctis, quas pro conversione peccatorum, pro libertate et exaltatione sanctae Matris Ecclesiae, preces effundimus, misericors et benignus exaudi.
O Dio, nostro rifugio e nostra forza, guarda propizio al popolo che ti invoca, e per intercessione della gloriosa e immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, con il beato Giuseppe, Suo Sposo, i tuoi beati Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi, esaudisci misericordioso e benevolo le preghiere che effondiamo per la conversione dei peccatori, per la libertà e l’esaltazione della santa Madre Chiesa.
10 commenti:
CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: CIRCONCISIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO
MARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO
Oggi 01 gennaio 2020, Ottava del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, si festeggia la Sua Circoncisione.
L’ottavo giorno dopo la sua Natività, il nostro Signore Gesù Cristo è stato circonciso in conformità con la legge del Vecchio Testamento. Tutti i neonati di sesso maschile erano sottoposti alla circoncisione quale segno dell’Alleanza di Dio con il santo progenitore Abramo e la sua discendenza (Genesi 17, 10-14, Levitico 12, 3).
Dopo questo rituale, al divino Infante fu dato il nome Gesù, come proclamato dall’Arcangelo Gabriele il giorno dell’Annunciazione della Santissima Theotokos (Luca 1, 31-33; 2, 21). I Padri della Chiesa, spiegano che il Signore, il Creatore della legge, si è sottomesso alla circoncisione per dare alla gente un esempio di come i comandamenti divini devono essere fedelmente adempiuti. Il Signore è stato circonciso in modo che poi nessuno potesse mettere in dubbio che egli aveva assunto davvero carne umana, e che la sua incarnazione non era soltanto un’apparenza, come insegnato da certi eretici (Docetisti).
Nel Nuovo Testamento, il rito della circoncisione ha condotto al mistero del Battesimo, che prefigurava (Colossesi 2, 11-12). Nella Chiesa d’Oriente gli uffici della Festa della Circoncisione del Signore si celebrano dal IV secolo ca. Il Canone della Festa fu composto da santo Stefano del Monastero di San Sava.
Oltre alla circoncisione, che il Signore ha accettato come segno dell’alleanza di Dio con l’umanità, ha anche ricevuto il nome di Gesù (Salvatore), l’ottavo giorno dopo la sua Natività, come indicazione del suo servizio, l’opera di salvezza del mondo (Matteo 1, 21; Marco 9, 38-39, 16, 17; Luca 10, 17; Atti 3; 6.16; Filippesi 2, 9-10). Questi due eventi, la Circoncisione del Signore e l’imposizione del nome, ricordano ai cristiani che essi sono entrati in una nuova alleanza con Dio e “sono circoncisi di una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma della circoncisione di Cristo, che consiste nel mettere fuori del corpo i peccati della carne” (Colossesi 2, 11). Il nome stesso di “cristiano” è un segno dell’ingresso dell’umanità in una nuova alleanza con Dio.
Segnalo:
https://opportuneimportune.blogspot.com/2019/12/domine-ut-videam-una-riflessione-per.html?m=1
CHE LA SANTA MADRE CI PROTEGGA.
Il 1° gennaio si celebra la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Questo dogma (verità di fede) fu proclamato solennemente nel Concilio di Efeso dell’ anno 431, dove venne affermata la natura umana e divina dell’ unica persona del Verbo in Gesù Cristo e quindi venne affermata anche la maternità divina di Maria. Con questa festa viene indirettamente celebrata la conclusione dell'Ottava di Natale.
Questa festa fu istituita dal Sommo Pontefice Pio XI nel 1931, in occasione del XV Centenario del Concilio Efesino, coll'Enciclica Lux Veritatis
Gesù nacque da una Vergine senza concorso di padre terreno, perché tale nascita conveniva al futuro Salvatore degli uomini, il quale, benché avesse in se la natura umana, ne doveva però ignorare le condizioni. Ciò fu opera della potenza divina: una Vergine è diventata Madre rimanendo Vergine.
Questa Vergine è Maria SS. della stirpe regale di Davide: « Ecco che una Vergine concepirà nel suo seno e partorirà un Figlio a cui sarà posto il nome di Emanuele che significa: Dio con noi ».
La fede della Chiesa nel dogma della Divina Maternità di Maria SS. si conservò ininterrotta attraverso tutti i secoli.
Infatti fin dai primi tempi, allorché Nestorio osò opporsi a coloro che davano a Maria il titolo di Madre di Dio, il popolo ne fu così scandalizzato ed indignato, che nella chiesa stessa protestò contro quella falsa dottrina. E quando tre anni dopo il concilio radunato in Efeso condannò l'eresiarca, la folla immensa che attendeva ansiosa di vedere solennemente riconosciuto il proprio amore e la propria fede nella Beatissima Madre di Dio, acclamò con la gioia più viva le decisioni dei Padri del concilio, e li accompagnò trionfalmente alle loro dimore. E noi crediamo fermamente in questo dogma, non solo perché così ci insegna la S. Chiesa che è infallibile, ma anche per la testimonianza della Sacra Scrittura e di tutta la storia.
ieri Bergoglio ha schiaffeggiato sulla mano con forza, e con evidente fastidio, una fedele che gli aveva afferrato il braccio al suo passaggio.
Com’è umano e comprensibile lui ha perso la pazienza per un istante.
Ma se fosse capitato a Trump o a Salvini, molti commentatori avrebbero urlato:
-indole violenta
-indole violenta contro una donna
-ha gettato la maschera
-tendenza sociopatica.
Immagina. Puoi.
Bisogna amare l'Amore!
Non abbiamo niente di più di questo: Gesù eucaristico.
https://www.dropbox.com/s/60rsvh9lbfckfif/200102-Omelie-ResTare.m4a?dl=0
Restare, rimanere, fare casa con Gesù.
1Gv 2,22-28 - Quello che avete udito da principio rimanga in voi.
Massimo Viglione
1 h ·
Il metodo Napoleone
Come ebbi già modo di dire, un vescovo ha concesso la Messa in Rito Romano Antico facendola celebrare a un prete tipico simil-conservatore modernista e bergogliano doc, le cui omelie - che quando parlano di fede potrebbero anche essere accettabili - finiscono sempre con l'esaltazione di Francesco e degli immigrati.
Io evito di andarci, e quando sono costretto per mancanza di alternativa, esco dalla chiesa durante l'omelia e rientro al Credo.
Ieri non l'ho fatto. E cosa mi sono sentito dire, al termine di un'omelia per il resto accettabile? Che dobbiamo pervenire a una "conversione ecologica".
Ora, che questo accada in tutte o quasi le messe moderniste, è scontato. Ma che accada anche in quella tradizionale, non è accettabile.
Ne ho parlato con un sacerdote molto stimato del nostro mondo, e ne ha convenuto: il rito non giustifica l'eresia, la bestemmia, la cialtroneria.
La chiesa dove si celebra questa messa - peraltro molto bella - sta per essere venduta per mancanza di preti (tutti convertiti alla nuova religione). So che questo dispiace ai fedeli tradizionali di quella città. Ma io dico loro di stare sereni, che questa è una grazia di Dio. Se andare a Messa diviene lo strumento per iniettare il veleno mortale, non bisogna andare, nemmeno al Rito Romano Antico.
"Conversione ecologica" è apostasia. Non v'è rito che tenga. Si fanno cento chilometri in più, ma si va alla Messa antica celebrata da un sacerdote realmente fedele a Dio e alla Fede di sempre.
Gli inglesi eliminarono Napoleone dandogli un poco di veleno al giorno, in modo che nessuno se ne accorgesse. Il tutto mentre lo trattavano con gentilezza e rispetto.
Ricordatevi che i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce. Una Messa infettata dall'eresia è il più grande e infame dei veleni. Abitua poco a poco, a piccole ma costanti gocce, sotto la copertura del sacro, all'accettazione dell'apostasia. Soprattutto i più giovani.
La Messa è lo strumento che loro usano per "convertire" le "masse" alla nuova religione. Non possiamo essere complici di questo. A Messa bisogna andare: ma occorre sacrificarsi per trovare sacerdoti realmente cattolici. Occorre sacrificarsi. Ecco il punto.
Perché non si può disobbedire a Dio per obbedire agli uomini, specie se apostati. Non esiste la giustificazione dell'obbedienza, quando si propaga l'apostasia e l'eresia. Ma bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini. E non l'ho detto io... (MV)
https://www.marcotosatti.com/2020/01/02/scomunicati-tre-eremiti-scozzesi-criticavano-il-papa/
Gli inglesi eliminarono Napoleone dandogli un poco di veleno al giorno?
Chi l'ha detto? È quasi sicuramente una bufala, fantastoria.
Chiedo un chiarimento sulla festività del 1° gennaio.
Data la mia età matura, ricordo bene che per decenni addietro si festeggiava la Circoncisione di Gesù.
Quest'anno - evidenzia mic - si celebra la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Allora come mai avete qui riferito entrambe a questo 1° gennaio 2020 ? c'è una variazione definitiva o è limitata a quest'anno ?
La Circoncisione si celebra nel calendario VO, la Madre di Dio nel calendario NO.
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