Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 9 settembre 2021

Altro che G20. Per valorizzare la donna si torni al Medioevo

Un'altra interessante riflessione sul Medioevo tutt'altro che epoca dei 'secoli bui'. Dalla culla della nostra civiltà anche una lezione sul ruolo della donna nella società. Pensiamo alle imperatrici bizantine, a Caterina da Siena, Matilde di Canossa... Precedente qui.

Nella plurisecolare denigrazione della cristianità e delle Chiesa una leggenda primeggia tra tutte e riguarda il Medioevo, quel lunghissimo periodo storico che convenzionalmente va dalla caduta dell’impero romano alla scoperta delle americhe, comunemente dipinto come epoca buia, arretrata, preda di violenza e superstizione. Una leggenda purtroppo alimentata dagli stessi uomini di chiesa, i quali non di rado se ne escono con l’infelice espressione: “Non siamo mica nel Medioevo!”, denigrando in un sol colpo un millennio di spettacolari progressi in ogni campo delle conoscenze umane e soprattutto di monumentale edificazione spirituale, teologica liturgica della Chiesa, che fu l’anima e motore dell’intero Occidente.
Per concludere ogni discorso sul medioevo basterebbe la lapidaria sentenza del noto storico statunitense, professore alla Santa Barbara University della California Warren Hollister: «Chiunque creda che l’epoca che vide la costruzione della cattedrale di Chartres e l’invenzione del Parlamento e dell’Università fu buia non può che essere mentalmente ritardato o profondamente ignorante».
Eppure è tutt’oggi più forte che mai il pregiudizio; evidente fin dalla denominazione affibbiata dalla propaganda illuminista all’epoca più prolifica della storia: Medioevo, ovvero “epoca di mezzo”, tra la fastosa età classica e il Rinascimento, che avrebbe segnato il fantomatico ritorno alla luce dopo le tenebre medievali. Ciò a dispetto dei monumentali studi da parte degli specialisti e della montagna di libri divulgativi che gettano un fascio di luce su ogni aspetto di questa epoca, che ben lontana dall’essere il tempo della stasi e dell’oscurità, della guerra endemica e della povertà culturale ed economica, è stata il tempo della maturità del mondo cristiano occidentale.

La Chiesa medievale, evangelicamente semper reformanda, ebbe una tensione spirituale che fu lievito di trasformazione dell’intera società coinvolgendo tutti i ceti raggiungendo il suo apogeo con l’espansione del monachesimo la cui esperienza più emblematica fu quella cistercense; «un ordine seguace della povertà assoluta e informato a una visione mistica della vita religiosa – secondo quelle che erano state alcune delle esigenze di rinnovamento e di purificazione della Chiesa affiorate anche durante la riforma -‘ma che non per questo si chiude in una sorta d’immobilismo contemplativo. AI contrario, i cistercensi sono dei lavoratori dei dissodatori dei colonizzatori. In questo senso l’Ordine cistercense si sviluppa non a caso in quel XII secolo che vede in tutta Europa un grande slancio demografico ed economico. Dal centro delta Francia con le grandi abbazie di Cìteauxe di Clairvaux, i cistercensi si diffusero in tutta Europa, dalla Galizia alla Germania orientale e dalla penisola scandinava alla Sicilia» (Franco Cardini, L’apogeo del medioevo. I secoli XII-XIII, Il Cerchio iniziative Editoriali, Rimini 2001). Tra l’altro alcune delle innovazioni tecnologiche più importanti si devono proprio ai monaci, che per guadagnare tempo alla preghiera si trovarono nella necessità di aumentare la produttività agricola introducendo la rotazione delle coltivazioni, inventando e migliorando i mulini, adottando il giogo a spalla per i buoi…

Il Medioevo è anche l’epoca della nascita dell’Università europea, e delle grandi scuole filosofiche cristiane, come quella di Chartres. Questo si rivela essere il tempo in cui lo studio della Sapienza diviene patrimonio comune a lutto il popolo, l’epoca in cui si discuteva dello storico dibattito filosofico e teologico tra San Bernardo di Chiaravalle e Abelardo non nel chiuso delle aule accademiche, ma dentro alle botteghe e nelle piazze di Parigi. Per inciso la Summa Theologiae di San Tommaso, opera oggi riservata agli specialisti, era un semplice libro di testo, un manuale, per gli studenti universitari dell’epoca, alla faccia dell’ignoranza dei “secoli bui”.

Il dinamismo spirituale e culturale non fu sempre privo di tensioni e di conflitti: come quello aperto da Innocenzo III che si dedicò con energia alla riorganizzazione delle terre della Chiesa e alla creazione di un rinnovato rapporto con i comuni dell’Italia settentrionale e centrale, che sottraesse quello che allora si chiamava il regnum ltaliae ad un troppo stretto rapporto con la Germania, alla soluzione delle questioni aperte in Germania stessa e nel Meridione d’Italia dalla morte di Enrico VI, al tentativo di riunione della Chiesa, fin da allora divisa nei due mondi latino e greco, e all’organizzazione di una nuova Crociata per la liberazione di Gerusalemme e della Terrasanta.

Non mancarono inoltre episodi scandalosi, come il saccheggio della città cattolica di Zara da parte dei crociati, che per pagare ai veneziani il viaggio verso Gerusalemme nella IV crociata accettarono di riconquistare la città che si era ribellata alla Serenissima, o il saccheggio di Costantinopoli nel 1203. Ma anche nella tragicità degli eventi traspare la diversa qualità di un tempo in cui il Cattolicesimo non era solamente una religione, ma l’anima di una cultura universale e di una sintonia profonda tra popoli e culture. Appare infatti incredibile la ricchezza e la complessità dell’Europa del tempo della Cristianità: tempo di rinascita anche tecnologica ed economica.

Impossibile nel breve spazio di un articolo ripristinare l’onore di un’epoca così a lungo calunniata ma all’indomani della conferenza del G20 che di è svolta a Santa Margherita Ligure dedicata esclusivamente al tema dell’empowerment femminile. Vogliamo soffermarci proprio sul ruolo che le donne ebbero nell’”oscuro” medioevo. Lo facciamo attingendo agli studi della curatrice degli Archives nationales e del Musée de l’Histoire de France, e storica Régine Pernoud (1909-1998), autrice fra l’altro dell’ottimo La donna al tempo delle cattedrali (Lindau, 2017) la quale ricorda come a Reims le regine erano incoronate nella stessa cerimonia del marito e non come “Regina consorte”, bensì “Regina di Francia”.

La società medievale – dice la Pernoud – era fondata sulla famiglia, le cui funzioni si sono evolute fino a diventare cariche pubbliche. Per esempio, l’economia della famiglia era mantenuta dalla moglie, che faceva i conti su un tavolo diviso in riquadri, chiamato scacchiere: le linee per le entrate, le colonne per le uscite. L’economia della famiglia si identificava con quella del feudo. Era, dunque, spesso la donna a gestire le finanze feudali. Da qui proviene la figura del Ministro delle Finanze, che in Inghilterra si chiama tuttora Cancelliere dello Scacchiere.

Così come in una famiglia, in assenza del marito è la moglie che tiene la casa, in assenza del signore feudale era la signora che governava il feudo. «Le nobildonne nel Medioevo – scrive Pernoud – esercitavano il potere senza contestazione. Molte avevano il proprio gabinetto di assistenti, il proprio cancelliere, il proprio segretario delle finanze e via dicendo». Nel caso delle mogli di grandi feudatari, questo governo poteva assumere proporzioni molto importanti. Ecco perché donne come Eleonora d’Aquitania o Bianca di Castiglia hanno potuto dominare il proprio secolo.

È solo dal Cinquecento che le donne hanno cominciato a perdere il diritto a governare, riconquistato solo nel secolo XX. Oggi ci meravigliamo di una Theresa May o di una Angela Merkel. Nel Medioevo cristiano, ciò era assolutamente normale.

La Pernoud attribuisce la perdita di rilevanza pubblica della donna, fra le altre cause, all’introduzione del Diritto romano con l’Umanesimo, nel quale la situazione della donna era limitata da una lunga serie di divieti e dove la supremazia maschile era totale: dalla gestione del patrimonio, all’educazione dei figli alla conduzione della res pubblica. Non è coincidenza che le prime leggi che coartavano i diritti delle donne in Francia siano state emanate da un Re ritenuto precorritore della modernità: Filippo il Bello. Quello che, con lo schiaffo di Anagni, ha distrutto l’ordine medievale.

La diffusione del Diritto romano ha anche modificato profondamente il concetto di proprietà. Nel Medioevo la proprietà era cumulativa e feudale. I giuristi, invece, hanno introdotto il concetto romano di ius utendi et abutendi, in contraddizione col diritto consuetudinario. Nel Medioevo, il genitore aveva l’amministrazione dei beni famigliari, non la proprietà, che restava sempre con la famiglia. Per esempio, egli non poteva diseredare i propri figli. Nel caso di morte senza eredi diretti, le proprietà passavano per parti uguali alla famiglia paterna e a quella materna.

Anche nella Chiesa la donna aveva un ruolo di rilievo.

Mentre oggi si introduce nella liturgia il termine “sorelle” in ossequio alla triste ideologia femminista e politicamente corretta, in passato era proprio la Chiesa ad onorare le donne. I primi martiri venerati non erano uomini bensì donne. Alcune sono menzionate perfino nel Canone della Messa tridentina. Risale all’inizio del III secolo la prima raffigurazione della Madonna col Bambino, nelle catacombe di Priscilla. Poi, se c’è una devozione che abbia caratterizzato il Medioevo, è proprio quella della Madonna, alla quale sono state dedicate molte chiese e cattedrali.

Ma anche sul piano civile vi era piena considerazione per la donna, che mentre nel Medioevo poteva scegliere il proprio nome, dal secolo XVII è costretta ad assumere quello del marito. Il consenso paterno per il matrimonio diventa obbligatorio dalla fine del secolo XVI. È vero che molti matrimoni erano combinati, specie nelle grandi famiglie, ma ciò per motivi superiori: sigillare un trattato di pace, unire due feudi, ravvicinare due famiglie e via dicendo. In ogni caso, rileva Pernoud: «Una potenza ha sempre lottato contro i matrimoni imposti: la Chiesa. Mentre moltiplicava i casi di nullità nel Diritto Canonico, richiamava la libertà di scelta per i matrimoni. E un fatto storico che la diffusione della libera scelta del proprio coniuge coincide con la diffusione del cristianesimo. Perfino oggi, i paesi di tradizione cristiana si vantano di tale libertà, mentre che essa manca totalmente nei paesi musulmani e orientali».

Régine Pernoud ricorda, poi, che nel Medioevo molte donne hanno esercitato un potere considerevole nella Chiesa. Per esempio, molte Badesse erano anche “signori” feudali. Alcune portavano il pastorale e la croce pettorale, come un vescovo. In alcuni ordini religiosi misti, cioè con rami maschili e femminili, a volte erano le badesse ad avere il potere anche sul ramo maschile. Cosa assolutamente impensabile ai giorni nostri.

Nel Medioevo non era diffusa la clausura, cioè la separazione dal mondo. I monaci e le monache intervenivano normalmente negli affari temporali. Fu solo alla fine del secolo XIII che papa Bonifacio VIII impose la clausura ad alcuni ordini femminili, come le cistercensi e le certosine.

Colpisce anche, secondo Pernoud, il numero di religiose altamente istruite, che avrebbero potuto rivaleggiare con le grandi intelligenze dell’epoca. In molte abbazie femminili si insegnava latino, greco ed ebraico. In altre si componevano opere di teatro o di letteratura. La badessa Hrotsvitha del monastero di Gandersheim, per esempio, ebbe una grande influenza sulla letteratura germanica medievale. I monasteri fungevano anche da scuole. Un decreto dell’imperatore Carlo Magno aveva, infatti, imposto che ogni chiesa e ogni monastero avesse una scuola pubblica e gratuita.

L’enciclopedia più consultata dagli eruditi nel Medioevo – l’Hortus deliciarum – è opera di una donna: la badessa Herrad di Landsberg. Altrettanto importante era l’opera di santa Hildegarda di Bingen. Notevole anche il numero di donne che, seguendo studi accademici, otteneva la laurea in teologia.

Anche le donne delle classi più umili godevano degli stessi diritti e prerogative degli uomini. Ad esempio avevano diritto al voto, sia nelle assemblee cittadine sia nelle comunità rurali. Solo in pochissimi casi, secondo usanze locali, il voto era per “feu “, cioè per focolare, rappresentato dal padre di famiglia. Che il voto femminile sia una conquista della modernità è quindi una fandonia.

Colpisce pure il numero di donne, anche sposate, che gestivano in proprio attività commerciali, senza obbligo di autorizzazione del padre o del marito. L’elenco delle professioni esercitate dalle donne è esteso: insegnante, farmacista, medico, sarta, copista, rilegatrice e via dicendo. Questo finisce nel 1593, quando un decreto del Parlamento proibisce alle donne la gestione di attività commerciali, nonché l’esercizio di qualsiasi funzione pubblica nello Stato. Il Codice Napoleonico mise l’ultimo chiodo, togliendo loro anche il diritto di gestire il proprio patrimonio.

Mentre nel Medioevo alcuni testi scolastici erano opere di donne, come quello di Dhouda, scritto nell’841, dal secolo XVII tutti i trattati di educazione sono scritti da uomini: da Montaigne a Rousseau.

La storica francese chiude affermando: «Potrei moltiplicare all’infinito i casi che attestano la degradazione della situazione della donna dalla fine della società feudale». Solo ai tempi nostri le donne hanno riavuto alcuni diritti di cui godevano nel Medioevo. Ma anche in questo caso, dice la Pernoud, è triste vedere che debbano lottare per acquisire per vie legali “diritti” che dovrebbero provenire dall’ordine naturale e consuetudinario. «D’altronde – conclude – è lecito domandarsi se le donne oggi non siano mosse da un’ammirazione, forse subcosciente e certamente eccessiva, del mondo maschile, che vogliono imitare a ogni costo. (…) A quelle che si vantano di ‘essere finalmente uscite dal Medioevo io dico: avete ancora molto da riprendere prima di ritrovare il posto che avevate ai tempi della regina Eleonora o della regina Bianca…».

Speriamo che da queste poche pennellate possa nascere in qualcuno – specialmente uomini di chiesa – la voglia di riscoprire l’ampiezza e la bellezza, la profonda spiritualità del Medioevo e quindi la capacità di cambiare la realtà e la storia, che ancor oggi è privilegio e dovere di ogni cristiano. (A cura di Pietro Licciardi - Fonte)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

I giornali progressisti commentano, in coro, che l'Afghanistan starebbe "tornando al Medioevo". Il loro scopo è quello di relativizzare e attenuare l'orrore dell'atteggiamento islamico verso le donne facendo credere che un tempo anche in Europa le donne fossero schiavizzate, lapidate, recluse o costrette a indossare il burka.

Ben venga allora la condizione della donna nel Medioevo, secondo la medievalista Régine Pernoud.

Un altro grande storico ha detto...

"Condividendo le responsabilità del marito, e accettando con grazia e riserbo le grandiose profferte dei cavalieri e quelle amorose dei trovatori, le dame della società feudale aristocratica raggiunsero una posizione sociale quale raramente prima d'allora le donne avevano goduto ... La letteratura di questo periodo è piena di esempi di donne che dominarono i loro uomini. Sotto molti aspetti la donna era riconosciuta superiore: la dama riceveva qualche nozione di lettere, di arte e raffinava il suo gusto mentre l'illetterato marito faticava e combatteva ... In ogni classe essa si muoveva con assoluta libertà, raramente accompagnata; affollava le fiere e dominava le feste, si univa ai pellegrinaggi e partecipava alle Crociate ... Eleonora d'Aquitania è un nome in una lunga serie di grandi donne del Medioevo: Galla Placidia, Teodora, Irene, Anna Comnena, Matilde contessa di Toscana, Matilde regina d'Inghilterra, Bianca di Navarra, Bianca di Castiglia, Eloisa..." (Will Durant, L'età della fede", p. 918, 919)

Anonimo ha detto...

Infatti,come ben detto da Ester, la donna de :
"l'utero e' mio e lo gestisco io" e' diventata.. un utero.

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=4Elx9KXlO5k

Ammirazione e gratitudine per questa donna.

Esame decreto green pass - Dichiarazione di voto

Anonimo ha detto...


I feroci talebani hanno provveduto subito a separare maschi e femmine nelle università locali, insomma ad abolire le classi miste.
Inoltre, hanno proibito alle donne di fare sport. Dicono che queste cose non corrispondono all'immagine della donna come risulta nell'Islam.
Ma hanno fatto male? Bisogna essere obbiettivi.
Non sarebbe bene anche in Occidente abolire le classi miste dappertutto (cominciare a togliere i due sessi da questa ossessiva promiscuità) e impedire alle donne tutti questi sport agonistici, nei quali, a quanto si capisce dalle cronache mainstream, il culto di Saffo sembra ampiamente diffuso?
E questo, solo come inizio, tanto per cominciare a purificare l'aria.

Anonimo ha detto...


L'opinione del conte Joseph De Maistre sul ruolo della donna nella società.

IN una lettera, sua figlia Constance si lamentava con il padre dell'istruzione insufficiente data alle donne, istruzione che ne soffocava, a parer suo, l'ingegno, lasciando loro solo "il merito un po' volgare di far bambini." Il padre le rispose spiegandole che la troppa cultura è pericolosa per le donne, perché 'la donna non può essere dotta impunemente se non a patto di nascondere' quel che di più originale ha in se stessa, la femminilità. Il destino delle donne è di sposarsi, e 'una donna attraente o graziosa si sposa più facilmente di una dotta, perché per sposare una dotta si deve essere senza orgoglio, qualità che è molto rara, mentre per sposare una donna attraente e graziosa basta essere pazzi, qualità che è molto comune.' D'altra parte, continuava il conte, non è vero che le donne siano inferiori all'uomo; hanno altri compiti da svolgere, altrettanto nobili: 'Ciascuno deve stare al suo posto [...] Quanto al mettere al mondo i bambini, è un compito doloroso ma il grande onore è di formare degli uomini, ed è ciò che le donne san fare meglio di noi. Credi forse che sarei molto riconoscente verso tua madre se avesse scritto un romanzo invece di fare tuo fratello? Ma fare tuo fratello non significa metterlo al mondo e deporlo in una culla; è formare un giovane bello e robusto che creda in Dio e non abbia paura del cannone [...]. In una parola, la donna non può essere superiore che come donna, ma dal momento che vuole emulare l'uomo, non è che una scimmia.' Come Fénelon, de Maistre pensava che le donne non dovessero esser mantenute nell'ignoranza. 'Non voglio che credano che Pechino sia in Francia né Alessandro il Grande avesse chiesto in sposa una figlia di Luigi XIV. La bella letteratura, i moralisti, i grandi oratori, ecc., sono sufficienti per dare alle donne tutta la cultura di cui hanno bisogno.'"
(Dalla Introduzione di Alfredo Cattabiani a "Le serate di San Pietroburgo", tr. it., Rusconi, Milano, 1971, pp. XXXVII-XXXVIII).

Anonimo ha detto...

https://www.informazionecattolica.it/2021/09/09/medioevo-genesi-di-una-leggenda-nera/

Anonimo ha detto...

Non confondete il loro medioevo con il nostro.
Il nostro medioevo è certamente da rivalutare, ma quando si parla della condizione della donna nel Medioevo, non possiamo estendere i privilegi di poche alla donna comune. Non yutte erano sante, regine, badesse, ecc. Suvvia.

Anonimo ha detto...

"Chi è senza radici viene conquistato". Il nuovo libro di Eric Zemmour. "Una società postmoderna è un vuoto abissale colonizzato dalla legge di Allah. Andate dove riposano i re di Francia e capirete. Nei caffè non ci sono più donne"

Anonimo ha detto...


Chi è senza radici, viene conquistato...

-- Quando le donne non vogliono più essere madri e mogli ma vogliono vivere come gli uomini, per di più non come gli uomini virtuosi, ma come quelli spregiudicati e viziosi, allora le radici si seccano, scompaiono del tutto.
-- L'articolo ricorda tale Dahoua, autrice nel IX secolo di trattati di pedagogia. Se avesse avuto il genio di un Rousseau, sarebbe stata sicuramente ricordata.
-- La rinascita del diritto romano giustinianeo, accusato di discriminare le donne, rispondeva al tentativo di vincere l'anarchia medievale.
-- Il Medio Evo non fu distrutto dallo schiaffo di Anagni, ma dalla lotta senza quartiere tra papato e imperatore, che a un certo punto spinse il papato sulla via della teocrazia universale, non consona ad una equilibrata concezione del potere temporale. In questa lotta i due poteri si screditarono a vicenda, uscirono vincitrici le monarchie nazionali in formazione, come quella francese, e a modo loro le forze locali, spcialmente in Italia. In Italia, il tentativo di uno Stato premoderno, come quello del REgno svevo di Napoli, che avrebbe sottomesso i feudatari locali, i "baroni" semi indipendenti e tiranni dei loro sudditi, fallì per l'opposizine durissima del papato.
-- Nell'Umanesimo e Rinascimento le donne partecipavano attivamente ai circoli intellettuali più raffinati. E continuarono a scrivere, occupandosi in prevalenza di letteratura. Forse il miglior romanzo del Seicento francese è il capolavoro di Madame de La Fayette, "La princesse de Clèves", finissima rappresentazione della lotta tra passione e virtù nel cuore della protagonista, con vittoria finale e alquanto sofferta della virtù. Un tema che sarà ripreso e notevolmente approfondito da Rousseau nel suo al tempo celebre romanzo filosofico, "La Nuova Eloisa".
-- Il Medio Evo fu comunque rivalutato dal Romanticismo contro il razionalismo dell'Illuminismo, nel quadro della riscoperta delle radici storiche della "nazione". Questa riscoperta del Medio Evo fu anche a fondamento del movimento neoguelfo in Italia, con il quale si iniziò il Risorgimento sul piano culturale. Naturalmente, si trattava di una rivalutazione sui generis ma ogni epoca in fondo si ritaglia il passato secondo i suoi bisogni e passioni presenti.

Anonimo ha detto...

Ci andrei cauto a rivalutare anche i talebani perché dividono i maschi dalle femmine e probiscono lo sport alle donne. In primo luogo da noi è una battaglia persa in partenza e non ne abbiamo bisogno.Se il problema sono i rapporti saffici, come dice un commentatore, perché lo sport sarebbe pericoloso e una classe femminile in una scuola femminile no?
Stranamente la separazione scolastica dei sessi potrebbe essere attuata non per motivi morali, ma in base al criterio meritocratico, visto che le ragazze sono generalmente più brave e competitive dei ragazzi.
È questo che vogliamo?
Si firma così la brava moglie cristiana?

Anonimo ha detto...


Ma chi li vuole rivalutare i talebani?

Possibile che non si riesca a capire il senso del discorso?
Lo sport agonistico sembra un semenzaio di lesbismo perché è
un'attività che mascolinizza le femmine, evidentemente. Ma
ormai l'omosessualità sembra come una lebbra che penetra
dappertutto, per maschi e femmine.
Lo sport agonistico e professionistico è diventato un
fenomeno abnorme, per tutti, anche per i maschi.
Andrebbe abolito. Ma non possiamo certo pretendere di cambiare noi la situazione
attuale. Però si può fare un discorso sul dover-essere, anche
se al momento utopico, quanto alla sua attuazione.

La separazione scolastica andrebbe fatta anzitutto per motivi di
decoro, di pudicizia, insomma per ragioni morali, dato anche il
carattere volgare ma anche degradante che la promiscuità maschi-femmine ha oggi assunto. Si sa che le femmine maturano prima e i maschi in un
secondo momento. Lo studio come si fa oggi deve essere piuttosto
mnemonico e comunque le ragazze sono sempre state più "secchione"
rispetto ai ragazzi.
Credo che la separazione farebbe bene soprattutto ai ragazzi,
la continua presenza femminile a quell'età li distrae e li
spinge ad atteggiamenti sbagliati.

Da quest'argomento comunque non si scappa: se vogliamo rovesciare la decadenza attuale e tornare alla natalità, bisogna ricostituire la
famiglia, quella regolare. Ma questo non sarà possibile se la donna non ritorna ad essere soprattutto moglie e madre e solo secondariamente attiva sul piano extra-familiare.
La situazione economica attuale non permetterebbe mai un cambiamento del genere?
Allora rassegnamoci e smettiamola di sperare in una qualunque rinascita civile. Auguriamoci solo (per chi se la sente) di morire combattendo, per l'onore
della bandiera.

Anonimo ha detto...

Giusto separare maschi e femmine nella scuola proprio per il diverso sviluppo degli uni e delle altre; giusto tornare allo sport amatoriale; giusto il ritorno alla famiglia, ma attenzione ho conosciuto diverse donne che volentieri sarebbero state a casa curando figli e marito e non l'hanno potuto fare per la pressione sociale e prima di tutto per la pressione del marito. Se il marito per primo non capisce il valore della presenza della moglie in casa, c'è poco da riportare la donna nel focolare domestico.
Il medico della mia gioventù mi fece notare il fatto che l'uomo non cercava più la moglie, cercava la compagna versione femminile del compagno con il quale si va
all'avventura. Era però ancora il tempo in cui 'Mia moglie' veniva pronunciato con la stessa serietà, compostezza con cui si pronunciava 'Mia madre'. Oggi moglie e/o compagna le si indicano col nome di Battesimo e...ciao!