Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 5 settembre 2021

Da “cristiani anonimi” a “Fratelli tutti”

Nel testo che segue padre Serafino Maria Lanzetta collega la nozione di “cristiani anonimi” al centro della riflessione di Karl Rahner (precedente su Rahner qui) all’ultima enciclica di Francesco, Fratelli tutti, nella quale peraltro manca Cristo, il Figlio di Dio, che ci rende figli del Padre e “c’è solo l’uomo che si affratella naturalmente agli altri uomini sulla mera base di istanze sociali o di un amore umano non ben precisato” (vedi) L'editoriale per il numero in uscita di Fides Catholica, sullo stesso argomento, reca il titolo: Fratelli ma senza un Padre perché privi del Figlio. 

Da “cristiani anonimi” a “Fratelli tutti”

C’è un’affinità di non poco rilievo tra i cosiddetti “cristiani anonimi” di K. Rahner (1904-1984) e l’ultima enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti. Ma anche un superamento considerevole della teoria teologica del gesuita tedesco nel discorso di Francesco sulla fratellanza universale. Vediamo perché partendo da un punto focale in entrambi che è l’uomo. Chi è costui?

«L’uomo – al dire di K. Rahner – è l’evento dell’auto-comunicazione assoluta di Dio». Questa è una delle espressioni più originarie del teologo tedesco che si trova nel suo Corso fondamentale sulla fede (or. 1974) e anche una delle più problematiche. Una sintesi della sua visione dell’uomo al centro della Rivelazione, non solo come colui che riceve, ma soprattutto come momento necessario di saldatura di Dio con il tempo e la storia. Per Rahner né si da un Dio che non si auto-comunichi né un uomo che non sia sempre uditore, luogo ed evento della Parola. Di conseguenza, Dio non ci sarebbe senza l’uomo e perciò l’uomo non potrebbe non essere in comunione con Dio. Per questo Dio è già in ogni uomo, che lo sappia o meno, che si ponga il problema o no. Importante è che sia sé stesso, che rimanga evento di Dio nel mondo.

Cosa intende Rahner per “evento”? Che Dio è presente nell’uomo come «termine della trascendenza», intesa quest’ultima come auto-trascendenza dell’uomo, cioè capacità di andare oltre sé stesso e di aprirsi alla totalità dell’essere e quindi a Dio. Ciò significa che noi conosciamo Dio come conosciamo noi stessi, nell’intima esperienza della libertà di scelta. Il termine (la nostra trascendenza) e l’oggetto (l’essere divino) coincidono. Quindi conoscenza, apertura dell’uomo a Dio e Dio stesso in fondo sono la medesima cosa.

Ciò che Rahner intende superare è un falso concetto teologico secondo cui il dono che Dio fa di sé stesso è o un evento storico o un’esperienza trascendentale. No, a suo giudizio il dono è entrambe le cose. Il Vangelo storico ci sollecita a rispondere, mentre la nostra risposta ci consente di trascendere quello che eravamo prima. Nella nostra esperienza intesa come auto-riflessione, auto-conoscenza e auto-trascendenza, riconosciamo Dio come colui che ci chiama, ci assiste e ci viene incontro.

Dio non lo riconosciamo più nella sua Rivelazione storica attraverso signa et verba (segni e parole divini), come vuole un sano approccio teologico al mistero. La Rivelazione diventa invece un’auto-comunicazione storica di Dio all’uomo attraverso la coscienza che l’uomo ha di sé in quanto aperto alla trascendenza; ciò in virtù dell’approccio trascendentale di Kant alla conoscenza, con il suo a-priori nelle dodici categorie conoscitive della ragion pura. Il tomismo rahneriano chiaramente non è quello di San Tommaso ma quello trascendentale del gesuita belga J. Marechal (1878-1944), a cui Rahner si ispira così da cucire insieme l’apriorismo conoscitivo di Kant e l’esistenzialismo di Heiddeger. L’uomo è aperto a tutto l’essere che poi è ciò che si dà come esistente, nel mondo, ma lo coglie in modo a-priori, prima ancora di conoscere le singole cose. Questo essere a cui l’uomo è aperto sarebbe già Dio, colto comunque in modo trascendentale e non ancora categoriale.

L’uomo perciò è aperto alla trascendenza in modo trascendentale, cioè in modo necessario e a-priori in virtù del primato del soggetto nella conoscenza. Tale apertura a Dio è resa possibile dal fatto che essa è sì insita nella conoscenza ma allo stesso tempo è anche una grazia, o meglio, più che grazia, è già presenza di Dio nell’uomo.

Questo legame indissolubile tra la presenza di Dio nell’uomo e l’apertura dell’uomo a Dio è dato dal cosiddetto “esistenziale soprannaturale”: una geniale invenzione di Rahner ma difatti un tertium quid, un’aggiunta superflua. Esso è esistenziale perché è offerto a tutti: ogni persona è ordinata alla comunione con Dio. Ma è anche soprannaturale, perché la comunione con Dio sarebbe impossibile se Dio non ci avesse già dato la capacità di raggiungerla. Addirittura l’esistenziale soprannaturale viene definito da Rahner quale vero essere della persona umana ordinata alla comunione con Dio. L’uomo può protestare contro questa auto-comunicazione divina ma l’offerta e il dono è per tutti e accade quale esistente.

Salta chiaramente il concetto di potenza obbedienziale della natura, cioè la capacità della natura di obbedire a Dio quando la libertà dell’uomo si apre al dono della grazia in virtù della grazia stessa che muove la libertà. E salta anche il concetto di grazia quale partecipazione alla natura divina. Non c’è partecipazione ma auto-comunicazione. Salta la distinzione tra natura e grazia e tra grazia sufficiente e grazia efficace. La grazia, cioè Dio nell’uomo, non può che essere sempre efficace e quindi la salvezza è già in tutti. L’uomo è già in comunione con Dio in modo irriflesso o atematico. Se lo sarà in modo categoriale è bene e più santo certamente, ma non pregiudica il fatto stesso di esserlo. Quindi ciò non toglie che ogni uomo sia già in comunione con Dio.

Di più, l’auto-comunicazione di Dio non è solo un dono gratuito e una grazia. Ma è anche «una condizione necessaria che rende possibile l’accettazione del dono». Con il dono di Sé stesso, Dio renderebbe partecipe l’uomo anche del dono di ricevere il dono medesimo. Il dono e colui che dona sono la medesima persona dice il teologo tedesco. Per cui l’uomo in qualche modo è “obbligato” da Dio in modo libero ad accettare il dono di Sé. Dov’è pertanto la libertà di rifiutare la grazia o la libertà di scegliere un’azione cattiva? Infatti, per Rahner, l’uomo che sceglie in modo trascendentale è sempre rivolto a Dio e quindi fa il bene; in modo categoriale potrebbe invece scostarvisi e scegliere qualcosa di inferiore, che sarà tuttavia un bene “pre-morale”. L’uomo in virtù di una “libertà fondamentale” o “opzione fondamentale”, di cui Rahner è il capostipite, non può che scegliere Dio. De facto il peccato non esiste più e non va più attribuito alle singole azioni morali. Il vero peccato è l’opzione contro Dio, che comunque sarebbe impossibile in virtù dell’apertura trascendentale-esistenziale a Lui. Se sono tutti anonimamente santi e tutti cristiani che ne sarà del peccato? Sarà qualificato come una scelta sbagliata o una reminiscenza del passato e basta, ma non un’offesa (aversio) a Dio. Ci dice qualcosa questo oggi?

Riflettiamo ancora e guardiamo a questo discorso in modo prospettico. Se l’uomo è lui stesso il mezzo necessario dell’auto-comunicazione di Dio, non potrebbe succedere che un domani si dimentichi di Dio, di essere la sua auto-comunicazione e diventi invece solo auto-comunicazione di sé a sé stesso? Se cioè stanco di Dio o dell’essere solo in funzione dell’auto-comunicazione di Dio inizi a interessarsi solo di sé stesso o in ambito cattolico si inizi perfino a giustificare l’ateismo come un’opzione possibile perché umana? Rahner potrebbe essere preso talmente sul serio da superare anche la capacità trascendentale dell’uomo di essere aperto a Dio, finendo in una mera apertura dell’uomo all’uomo. Il rischio però è che l’uomo si accontenti di essere fratello di tutti anche senza saperlo o senza esserlo. E così arriviamo ai nostri giorni.

C’è senza dubbio una continuità ma anche una discontinuità tra Rahner e la Fratelli tutti. La continuità consiste nel fatto che l’uomo è al centro e Dio è un postulato della conoscenza dell’uomo; si dà come termine della trascendenza della conoscenza umana. Cioè un Dio in vista dell’uomo e non l’uomo in vista di Dio. Questo è il cuore della svolta antropologica rahneriana e della Chiesa dei nostri giorni.

La discontinuità consiste invece nel fatto che Rahner ha a cuore il problema dell’ateismo occidentale e vuole trovare una soluzione perché l’uomo sia in qualche modo orientato a Dio. Per il gesuita tedesco il Cristianesimo primeggia tra le religioni perché è accesso a Dio, è poter vedere Dio che rimane invisibile. Per la Fratelli tutti invece Dio non c’è e sembra che non ce ne sia bisogno. Manca vistosamente Cristo, il Figlio di Dio, che ci rende figli del Padre. C’è solo l’uomo che si affratella naturalmente agli altri uomini sulla mera base di istanze sociali o di un amore umano non ben precisato. Amore eros, filos, filantropico, agape: non è dato di sapere. Ciò che si sa è che non si tratta di un amore-caritas, l’amore che Dio ha riversato su di noi nel Figlio e che ci muove. Tutto è volto nell’enciclica di papa Francesco a superare la religione e a trovare un accordo tra gli uomini più duraturo, ma a-religioso o forse super-religioso. Tutti dovrebbero reputarsi fratelli, anche se non lo sanno.

La Fratelli tutti fa a meno di Dio e di Cristo, in un passaggio-chiave quando si spiega la parabola del Buon Samaritano: «In quelli che passano a distanza c’è un particolare che non possiamo ignorare: erano persone religiose. Di più, si dedicavano a dare culto a Dio: un sacerdote e un levita. Questo è degno di speciale nota: indica che il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace. Una persona di fede può non essere fedele a tutto ciò [che] la fede stessa esige, e tuttavia può sentirsi vicina a Dio e ritenersi più degna degli altri. Ci sono invece dei modi di vivere la fede che favoriscono l’apertura del cuore ai fratelli, e quella sarà la garanzia di un’autentica apertura a Dio» (n. 74).

Sembra che si dica che adorare Dio e non adorarlo sia dopotutto la stessa cosa. Per di più, se l’adorazione porta alla chiusura del cuore è meglio tralasciarla per soccorrere con le nostre forze quell’uomo incappato tra i briganti. In realtà, la vera adorazione, quella che si dà al Padre in Cristo suo Figlio per mezzo dello Spirito Santo, non conduce mai ad ignorare il prossimo, anzi ne è la ragion d’essere e il nutrimento necessario. L’uomo di oggi fa a meno di Dio, ma la soluzione non sta nel dare Dio a tutti indifferentemente. Altrimenti rischiamo di renderlo superfluo e di iniziare a pensare con il mondo, che fa tutto come se Egli non esistesse.
Padre Serafino Maria Lanzetta

11 commenti:

Anonimo ha detto...

https://www.maurizioblondet.it/don-floriano-lettera-ai-vescovi-della-conferenza-episcopale-italiana/
... segnalo la lettera aperta ai Vescovi italiani scritta da un coraggioso sacerdote di Coi di Zoldo Alto, sperduto paesino di montagna delle dolomiti bellunesi;

tralcio ha detto...

Un'idea sbagliata all'inizio non sembra fuori strada.
E' solo dopo un po' di tempo che vedi quanto è finito distante da ciò che si prefiggeva.
Rahner nell'idea sbagliata aveva un'intenzione buona, pensando al mondo dei lontani da Dio.
Adesso, dopo anni di applicazione dell'idea, vediamo che quel "mondo" è ancora più lontano.
L'errore dei paladini dell'idea è più grande, perché non vedono la distanza dal centro.
Oppure hanno cambiato Centro, il che equivale -per la Chiesa- ad aver apostatato.
Fratelli tutti, nell'apostasia, equivale a figli della terra, cioè essere figli di nessuno.
Infatti ora per il bene comune i non-figli diventano terreno di conquista, ideologicamente.
Puoi scegliere di morire drogandoti liberamente, con l'eutanasia o il diritto di aborto.
Puoi scegliere liberamente di firmare la liberatoria inoculando il vaccino che ti libera.
Ma se scampi a tutte queste libertà, i tuoi liberatori ti educheranno a morire dentro.
Infatti i figli del suolo, privi di Cielo, vivono ingabbiati e scompaiono cremati.
Non c'è bisogno di un battesimo e il paradiso è garantito a tutti, comunque, per diritto.
Ma quell'oltre, privo di sostanza ora e qui, somiglia all'inferno di tanto libero ideale.
La "chiesa in uscita" degli umili pavoni dell'amore globale diventa un'uscita della Chiesa.
Così, come riporta Padre Lanzetta, se "Tutto è volto nell’enciclica di papa Francesco a superare la religione e a trovare un accordo tra gli uomini più duraturo, ma a-religioso o forse super-religioso. Tutti dovrebbero reputarsi fratelli, anche se non lo sanno" allo stesso modo chi resta religioso secondo la Chiesa, senza uscirne, resta fratello di quelli consci di superare Rahner e i suoi epigoni incluso Francesco (e dubitando che sia papa).

Messa di oggi . ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=amRMFbdIDBQ

Anonimo ha detto...

Una delle minacce attuali per l'occidente è l'islamismo col quale non c'è fraternità che tenga, a prescindere che non esiste vera fratellanza se non in Cristo.
Nella lotta tra civiltà islamica e civiltà nichilista occidentale, la prima è destinata inevitabilmente a vincere.
Infatti tra una società religiosa che crede in un dio (seppur falso) e in una legge morale (seppur ingiusta) e una società che non crede in niente, se non nel denaro e nel piacere passeggero, addormentata nel vizio, nella pigrizia e nel peccato, la prima non può che sopraffarre l'altra!
I maomettani, pian piano, entrano nella nostra Italia e nella nostra Europa, costruiscono moschee, centri di preghiera, aprono macellerie halal e si insediano in quartieri specifici delle nostre città, mostrandosi apparentemente aperti e tolleranti. Alcuni forse lo sono anche in maniera sincera, perché è da molto che non leggono il Corano o per semplice ignoranza... Ma, quando saranno sufficientemente numerosi, si risveglierà quella scintilla della Jihad, si armeranno, si organizzeranno e ci faranno fuori, e l'Europa diventerà parte di un nuovo Califfato. Questo sempre ammesso che non ci siano altri grandi sconvolgimenti di altro tipo prima, il che non è per niente escluso!
La soluzione? E' il ritorno alla vera fede cattolica, non ai semplici "valori cristiani", non a delle vaghe "radici culturali", ma all'adorazione dell'unico vero Dio incarnato: di Nostro Signore Gesù Cristo, e all'adesione a tutti i principi basilari della nostra fede, anche quelli rinnegati dal conciliabolo Vaticano II! Solo così i seguaci di Maometto potranno ritornare al loro paese, spaventati dalla devozione, dalla forza e dal coraggio dei nostri soldati, virtù derivate dai santi sacramenti che avranno ricevuto!

Unknown ha detto...

Ben detto!

Anonimo ha detto...

Valori e radici sono nati dalla vera fede cattolica radicata nei cuori degli uomini, non sono separati da essa e quando separati lo sono, come oggi accade, nessuno li prende in considerazione. Giustamente direi. Difficile fare i furbetti con la Santa Trinità!

Stat Crux.. ha detto...

Sunday Mass: 8:30 AM EASTERN TIME (E.T)
Streaming avviato 9 minuti fa
https://www.youtube.com/watch?v=gayazvhQmME
ICKSP

Anonimo ha detto...

Vedo che ci sono sempre quelli che vogliono scaricate tutto, o quasi, su Bergoglio. Certo, perché se "salviamo" Ranher questo può valere anche e a maggior ragione per quelli che lo hanno accolto e propalato a piene mani.
Siamo alle solite...

Anonimo ha detto...

Ogni volta che leggo qualcosa di e su Karl Rahner mi torna in mente quella battuta, attribuita a Joseph Ratzinger, che ho letto su un blog tempo fa:
"Ecco di nuovo Rahner con i suoi interminabili monologhi per spiegare l'importanza del dialogo".

Anonimo ha detto...

Endorsement del Papa al film che legalizza le coppie gay, nuova proiezione in Vaticano

https://www.ilmattino.it/primopiano/vaticano/coppie_gay_vaticano_film_papa_francesco_afineevski_intervista_legge_omosessualita-6177342.html

Anonimo ha detto...

L'errore enorme di Rhaner sta nel non concepire Dio senza l'uomo per cui si ridurrebbe il tutto al vecchio panteismo del dio nel creato o alla vecchia gnosi luciferina del tu sei dio, l'uomo dio, il che è falso. Mentre vero è che lo scopo della Creazione è l'uomo ma ...l'uomo che vive dentro la stessa Volontà di Dio, in quanto chi dalla Volontà di Dio si auto-estrania finisce infine in una bolla auto-voluta chiamata inferno, inferno che esiste per permissione Divina. Dove si vive l'anti- Dio ovvero odio.Fino a quando uno vive nel tempo puó aprirsi ancora a Dio e, come dice santa Teresa d'Avila, Dio sta nell'uomo anche in peccato mortale nel tempo( salvo il peccato contro lo Spirito Santo?) ma ci sta come morto e sepolto, o come moribondo.Noi d'altronde pur potendo rifiutare la Volontà Divina siamo obbligati a vivere nella Volontà Divina permissiva, essendo Dio superiore al Maligno, ai suoi demoni e pure ai servi dei demoni che si credono dei. Quindi Dio permette quanto avviene e Dio solo sconfigge i golia dei tempi antichi come dei tempi moderni.