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Ci è stata fatta pervenire questa notizia che le verifiche confermano: "Nel testo attualmente disponibile sul sito internet dalla S. Sede della Costituzione Apostolica Praedicate evangelium l’art. 93 è stato modificato rispetto alla prima stesura1 e ora suona così:
“Il Dicastero si occupa della regolamentazione e della disciplina della sacra liturgia per quanto riguarda l’uso – concesso secondo le norme stabilite – dei libri liturgici precedenti alla riforma del Concilio Vaticano II.”_____________________________
1. "Il Dicastero si occupa della regolamentazione e della disciplina della sacra liturgia per quanto riguarda la forma straordinaria del Rito romano".
6 commenti:
Se non è zuppa è pan bagnato.
Più sincero.
Apparentemente rende possibile, o forse rende esplicita questa possibilità, al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l'emissione di "norme stabilite" per la "concessione dell'uso". La versione precedente sarebbe potuta apparire come indicante una mera funzione esecutiva di "regolamentazione" e "disciplina", nel senso di verifica operativa di norme definite da altri.
Forse...
Quando l'evangelizzazione viene burocratizzata significa che è morta. Quando l'evangelizzazione viene prima della dottrina significa che si "evangelizza" l'ideologia che fa un po rima pure con eresia. Ma poi, quale evangelizzazione si può fare da una Chiesa, un papato ed un episcopato, che ha perso ogni residuato di credibilità, di onore, di dignità, di giustizia, di serietà, di coerenza, di onestà intellettuale, e forse pure materiale? Quale evangelizzazione si può fare con una liturgia ridotta a spettacolino circense di infimo livello e valore? d.f.
"Pensare" è l'intensivo latino di "pendere" (pesare).
Cioè pensare significa pesare con precisione. Ovvero valutare un peso (pondus - ponderare).
Chi dunque non ha bilancia, né misura, né esattezza, non pensa.
Silvio Brachetta
LETTERA DI UN LETTORE:
"Sono un giovane sacerdote che ha scoperto tempo fa questa pagina che mi aiuta tantissimo per guardare la liturgia sotto una luce diversa e da un punto di osservazione differente, diciamo più alto. Ho compiuto studi liturgici con famosi docenti che però mi hanno trasmesso una mentalità liturgica alquanto strana e che posso riassumere così: tutto ciò che è prima del novus ordo è praticamente decadenza e dal 1969 si è recuperata la vera tradizione. Volevo riferire un mio “problema”. Per carattere e temperamento sono schivo, riservato e forse pure un po timido, dal momento in cui sono stato ordinato sacerdote ed ho iniziato a celebrare la messa ho avvertito un certo fastidio, nel dover guardare i fedeli e nell'essere guardato da essi. Riferivo tale fastidio al mio carattere. Nella mia diocesi nelle riunioni formative del clero son intervenuti pure degli psicoterapeuti che ci hanno praticamente spinto verso la coltivazione dell'orgoglio. Questo mi ha arrecato ulteriore fastidio: come è possibile che un sacerdote debba coltivare l'orgoglio? Non è questo un peccato da estirpare? Un sacerdote non deve forse, lui per primo, coltivare l'umiltà? No, ci è stato proprio insegnato a coltivare l'orgoglio! Quando ho iniziato a celebrare la messa antica che ho imparato in fretta, quella sensazione che provavo nel celebrare versus populum spariva completamente; il mio sguardo rivolto al crocifisso, e non ai fedeli, mi portava su un altro piano, quello divino, al quale gli anni di celebrazione novus ordo non mi avevano mai portato. Anche quando mi giro per salutare i fedeli, essendo prescritto di tenere gli occhi rivolti a terra, la messa antica mi ha restituito sicurezza, la stessa timidezza che pensavo di avere in realtà è sparita".
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