Venite, convertimini ad me, dicit Dominus.
Venite flentes, fundamus lacrymas ad Deum:
quia nos negleximus, et propter nos terra patitur:
nos iniquitatem fecimus,
et propter nos fundamenta commota sunt.
Festinemus anteire ante iram Dei,
flentes et dicentes:
Qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Transitorium ambrosianum
in Dominica Quinquagesimæ
VENITE e convertitevi a me, dice il Signore. Venite piangenti, versiamo le lacrime a Dio: poiché abbiamo trasgredito e a causa nostra la terra soffre: abbiamo commesso iniquità e a causa nostra le sue fondamenta sono state scosse. Affrettiamoci a prevenire l’ira di Dio, piangendo e dicendo: Tu che prendi su di Te i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
È difficile, per un uomo di oggi, comprendere queste parole del Messale ambrosiano. Eppure esse sono semplici nella loro severa chiarezza, poiché ci mostrano che la collera di Dio a causa dei nostri peccati e dei nostri tradimenti può essere placata solo con la contrizione e la penitenza. Nel rito romano questo concetto è reso ancor più chiaramente nell’orazione delle Litanie dei Santi: Deus, qui culpa offenderis, pænitentia placaris: preces populi tui supplicantis propitius respice; et flagella tuæ iracundiæ, quæ pro peccatis nostris meremur, averte. O Dio, che sei offeso dalla colpa e placato dalla penitenza: guarda propizio alle preghiere del tuo popolo che Ti implora; e allontana da noi i flagelli della tua ira, che meritiamo a causa dei nostri peccati.
La civiltà cristiana seppe far tesoro di questa nozione salutare, che ci tiene lontano dal peccato non solo per timore del giusto castigo che esso comporta, ma anche per l’offesa arrecata alla Maestà di Dio, «infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa», come ci insegna l’Atto di Dolore. Nel corso dei secoli l’umanità convertita a Cristo seppe riconoscere negli eventi luttuosi della storia, nei terremoti, nelle carestie, nelle pestilenze e nelle guerre la punizione di Dio; e sempre il popolo colpito dai flagelli seppe far penitenza e implorare la Misericordia divina. E quando il Signore, la Vergine Santissima o i Santi intervennero nelle vicende umane con apparizioni e rivelazioni, assieme al richiamo all’osservanza della Legge di Dio essi minacciarono grandi tribolazioni se gli uomini non si fossero convertiti. Anche a Fatima Nostra Signora chiese la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice dei Primi Sabati come strumento per placare la collera di Dio e poter godere di un periodo di pace. In caso contrario, la Russia «spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte». Cosa dobbiamo attenderci dall’aver disatteso le richieste della Madonna e dall’aver continuato a offendere il Signore con sempre più orribili peccati? «Non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta! Come il re di Francia, si pentiranno e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa». Queste guerre, che oggi affliggono l’umanità per schiavizzarla e sottometterla al piano infernale del Great Reset ispirato al Comunismo cinese, sono ancora una volta l’esito della nostra indocilità, della nostra ostinazione a credere che si possa calpestare la Legge del Signore e bestemmiare il Suo Santo Nome senza conseguenze. Quanta sciagurata presunzione! Quanto orgoglio luciferino!
Il mondo scristianizzato e la mentalità secolarizzata che ha contagiato anche i Cattolici non accettano l’idea di un Dio offeso dai peccati degli uomini, e che li punisce con flagelli perché si pentano e chiedano perdono. Eppure questo concetto è tra quelli che la mano creatrice di Dio ha impresso nell’anima di ogni uomo, ispirandole quel senso di giustizia che hanno anche i pagani. Ma proprio perché presente in tutti gli uomini di tutti i tempi, i contemporanei inorridiscono all’idea di un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi, un Dio che si mostra nella Sua collera, che chiede lacrime e sacrifici a chi Lo offende.
Dietro questa avversione per l’ira del Signore offeso dalle colpe dell’umanità – ed ancor più da quelle di coloro che Egli ha reso Suoi figli nel Battesimo – vi è l’odio implacabile del nemico del genere umano per il Sacrificio redentore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la Passione del Figlio di Dio, per il riscatto che il Suo Sangue ha meritato a ciascuno di noi, dopo la caduta di Adamo e le nostre colpe personali. Un odio che si consuma sin dalla creazione dell’uomo, nel folle tentativo di vanificare l’opera di Dio, di sfigurare la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza, ed ancor più di impedire la riparazione divina di Cristo, nuovo Adamo, e di Maria, nuova Eva. Sulla Croce, il nuovo Adamo ripristina l’ordine infranto dal peccato come Redentore; ai piedi della Croce, la nuova Eva partecipa a questa restaurazione come Corredentrice. Il fallimento dell’azione di Satana si compie nell’obbedienza della Seconda Persona della Santissima Trinità al Padre, nell’umiliazione del Figlio di Dio, così come la tentazione di Adamo si era consumata nella disobbedienza alla volontà del Signore e nell’orgogliosa presunzione di poter infrangere i Suoi ordini senza conseguenze.
Il mondo non accetta il dolore e la morte né come giusta punizione per il peccato originale e i peccati attuali, né come strumento di riscatto e di redenzione in Cristo. Ed è quasi un paradosso: proprio colui che con la tentazione dei nostri Progenitori ha introdotto nel mondo la morte, la malattia e il dolore, non tollera che questi possano essere anche strumento di espiazioni, accettati con umiltà per riparare alla Giustizia infranta. Non tollera che le armi di distruzione e di morte possano essergli strappate per diventare strumenti di ricostruzione e di vita.
L’uomo contemporaneo è nuovamente ingannato da Satana, come lo fu nel giardino dell’Eden. Allora il Serpente gli fece credere che l’ordine di Dio di non cogliere il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non avrebbe avuto conseguenze, anzi che da quella disobbedienza Adamo sarebbe diventato simile a Dio; oggi lo illude che quelle conseguenze siano ineluttabili, e che egli non possa accettare la morte, la malattia, il dolore come giusta punizione, ribaltandole a proprio vantaggio con l’unirle alla Passione e Morte di Gesù Cristo. Perché nell’accettazione della pena il reo accetta l’autorità del Giudice, riconosce l’infinita gravità della colpa, ripara al crimine commesso ed espia la sanzione meritata. Così facendo, egli torna nella Grazia di Dio, vanificando l’opera di Satana.
Per questo, quanto più si avvicina la fine dei tempi, tanto più si moltiplicano i tentativi del Maligno di cancellare non solo la Verità rivelata da Cristo e predicata attraverso i secoli dalla Santa Chiesa, ma di eliminare il concetto stesso di giustizia che sta alla base della Redenzione, l’idea della necessità della punizione per la violazione, della riparazione della colpa, della gravità della disobbedienza della creatura verso il Creatore. È evidente che quanto più gli uomini sono indotti a credere di non aver commesso alcun peccato, tanto più essi penseranno di non doversi pentire di nulla, di non avere nessun debito di riconoscenza verso Dio che ha tanto amato il mondo, da dare il Suo Figlio Unigenito, obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Se ci guardiamo intorno, vediamo come questa cancellazione della Giustizia, del senso del Bene e del Male, dell’idea che vi sia un Dio che premia i buoni e punisce i malvagi porti ad una definitiva, irreparabile e irredimibile ribellione al Signore, premessa per la dannazione eterna delle anime. Il magistrato che assolve il criminale e punisce la persona retta; il governante che promuove il peccato e il vizio e condanna o impedisce le azioni oneste e virtuose; il medico che considera la malattia come un’opportunità di lucro e la salute come una colpa; il sacerdote che tace sui Novissimi e considera “pagani” concetti come la penitenza, il sacrificio e il digiuno in espiazione dei peccati sono tutti complici, forse inconsapevoli, di questo ultimo inganno di Satana. Un inganno che da un lato nega a Dio la signoria sulle creature e il diritto di premiarle e punirle a seconda delle loro azioni; mentre dall’altro giunge a promettere beni e premi che solo Dio può concedere: «Tutto questo ti darò, se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9), osa dire a Cristo nel deserto, dopo averLo condotto sulla sommità del monte.
Gli eventi presenti, i crimini che quotidianamente sono commessi dall’umanità, la moltitudine di peccati che sfida la Maestà divina, le ingiustizie dei singoli e delle Nazioni, le menzogne e le frodi compiute impunemente non possono essere sconfitte con mezzi umani, nemmeno se un esercito si armasse per ripristinare la giustizia e punire i malvagi. Perché le forze umane, senza la Grazia di Dio e senza che siano vivificate da una visione soprannaturale, risultano sterili e inefficaci.
Ma vi è un modo per combattere questo inganno, nel quale l’umanità è caduta da oltre tre secoli, e cioè da quando ha avuto l’orgoglio e la presunzione di deificare l’uomo e usurpare a Gesù Cristo la Sua corona regale. E questo modo, infallibile perché divino, è il ritorno alla penitenza, al sacrificio, al digiuno. Non la vana penitenza di chi corre su un tapis roulant, né lo stolto sacrificio di chi si rende sterile per non sovrappopolare il pianeta, né il vuoto digiuno di chi si priva della carne in nome dell’ideologia green. Questi sono ancora una volta inganni diabolici, con i quali mettiamo a tacere la nostra coscienza.
La vera penitenza, che la Santa Quaresima ci deve spronare a compiere con frutto, è quella con la quale ognuno di noi offre le privazioni e le sofferenze in espiazione dei propri peccati e di quelli commessi dal prossimo, dalle Nazioni e dagli uomini di Chiesa. Il vero sacrificio è quello con cui ci uniamo con gratitudine e riconoscenza al Sacrificio di Nostro Signore, dando un senso spirituale e un fine soprannaturale al dolore che comunque meritiamo. Il vero digiuno è quello con cui ci priviamo del cibo non per dimagrire, ma per ripristinare il primato della volontà sulle passioni, dell’anima sul corpo.
Le penitenze, i sacrifici, i digiuni che compiremo in questa Santa Quaresima avranno un valore di riparazione ed espiazione che meriterà a noi, ai nostri cari, al nostro prossimo, alla Patria, alla Chiesa, al mondo intero e alle anime del Purgatorio quelle Grazie che sole possono fermare l’ira di Dio Padre, perché nel nostro unirci al Sacrificio del Suo Figlio tramuteremo in tesoro soprannaturale ciò che Satana ha causato a tutti noi, inducendoci al peccato con il disobbedire al Signore. Questo tesoro ripristinerà l’ordine infranto, restaurerà la giustizia violata, riparerà alle colpe che abbiamo commesso in Adamo e personalmente. Al chaos infernale va opposto il kosmos divino; al principe di questo mondo, il Re dei re; all’orgoglio l’umiltà, alla ribellione l’obbedienza. «A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme. […] Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti» (I Pt 2, 21-25).
Concludo questa meditazione citando l’Epistola della Messa del Mercoledì delle Ceneri: essa è tratta dal libro del Profeta Gioele e ci ricorda il ruolo di mediatori e intercessori dei sacerdoti nell’ammonire il popolo di Dio e nel chiamarlo alla conversione. Un ruolo che molti chierici hanno dimenticato, e che anzi rifiutano credendolo retaggio di una Chiesa fuori moda, che non sta al passo con i tempi, che crede ancora che il Signore debba essere “placato” con la penitenza e il digiuno.
«Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. Tra il vestibolo e l’altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all’obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov’è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l’olio, e ne avrete in abbondanza, e non vi farò più essere l’obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente» (Gl 2, 15-19).
Finché abbiamo tempo, cari fratelli, chiediamo pietà a Dio, imploriamo il Suo perdono e ripariamo alle colpe commesse. Perché arriverà un giorno in cui il tempo della Misericordia sarà compiuto, ed inizierà quello della Giustizia. Dies illa, dies iræ: calamitatis et miseriæ; dies magna et amara valde. Quel giorno sarà un giorno d’ira: giorno di catastrofe e miseria; un giorno grande e veramente amaro. In quel giorno il Signore verrà a giudicare il mondo con il fuoco: judicare sæculum per ignem.
Voglia Iddio che gli ammonimenti della Madonna e dei Santi mistici ci inducano, in quest’ora di tenebre, a convertirci davvero, a riconoscere i nostri peccati, a vederli assolti nel Sacramento della Confessione, ad espiarli con digiuni e penitenze. Perché il braccio della Giustizia di Dio sia fermato dai pochi, quando dovrebbe abbattersi sui molti. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo2 Marzo 2022 Feria IV Cinerum, in capite jejunii
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IL DIGIUNO CRISTIANO. OGGI COSI' SCONOSCIUTO MA SEMPRE PIU' UTILE E NECESSARIO PER L'ANIMA E PER IL CORPO
"Con il digiuno, quasi contrassegno della nostra milizia, veniamo distinti dai nemici della Chiesa, allontaniamo i fulmini della divina vendetta e, con l’aiuto divino, veniamo protetti nel volgere dei giorni dai Principi delle tenebre" .... "come tramandarono gli antichi Padri, con l’istituzione di questo comune rimedio per noi che quotidianamente pecchiamo, possiamo noi pure, associati alla Croce di Cristo, compiere qualcosa in ciò che Egli stesso ci ha procurato. Nello stesso tempo, purificati dal digiuno nel corpo e nell’anima, ci prepariamo a commemorare in modo più degno i sacri Misteri della nostra Redenzione per mezzo del ricordo della Passione e della Risurrezione, celebrati con maggiore solennità soprattutto nel tempo quaresimale”.... “Dalla sua inosservanza scaturisce un non trascurabile danno della gloria di Dio, una non lieve onta alla Religione Cattolica e un sicuro pericolo per i fedeli; è certo infatti che le sventure dei popoli, le sciagure mortali, pubbliche e private, non trovano origine altrove”.... “ non possiamo non lamentare che la sacratissima osservanza del digiuno quaresimale, per l’eccessiva facilità di dispensare ovunque, in modo indiscriminato, per futili e non urgenti motivi, sia stata quasi completamente eliminata, a tal punto da provocare le giuste recriminazioni di chi segue l’ortodossa Religione, mentre i seguaci delle eresie si fanno beffe ed esultano” … “Anche se non v’è motivo d’illustrarVi quale sia la gravissima necessità, vogliamo che sappiate bene come in una simile situazione ci si debba anzitutto attenere ad un unico pasto”. (Benedetto XIV, Breve Non Ambigimus, 30/05/1741)
Il digiuno quaresimale risale all'epoca apostolica come attestano Girolamo, Leone magno, Cirillo d'Alessandria ed altri. Nel II secolo, sant'Ireneo in una lettera menziona proprio la pratica del digiuno che precede la Pasqua.
Il digiuno cristiano, derivato dall'uso ebraico, è sempre consistito nel consumare un solo pasto, dopo il tramonto, e questo unicità del pasto, come abbiamo appena visto nella citazione di Benedetto XIV, nel 1741 ancora era ben conosciuto anche se l'uso di fare pure due piccole refezioni aggiuntive andava da gran tempo diffondendosi. Se dunque per gli antichi il digiuno consisteva nel fare un solo pasto completo al giorno, in cosa consisteva l'astinenza? Ce lo dice san Gregorio magno: “Ci asteniamo dalla carne e da tutti i suoi derivati, come il latte, il formaggio, le uova, etc.". A volte ci si asteneva pure dai grassi vegetali come l'olio di oliva etc. Anche il pesce poteva rientrava nel concetto di carne e quindi in molti casi non lo si consumava. Insomma, per gli antichi il digiuno e l'astinenza erano una cosa seria. Tremendamente seria.
Quando si praticava il digiuno, si osservava sempre anche l'astinenza. La domenica non si digiuna mai, neppure in quaresima, ma si pratica solo l'astinenza.
“Il nostro digiuno in ogni altro momento è volontario; ma durante la Quaresima pecchiamo se non digiuniamo” (S. Agostino).
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Verso il finire del primo millennio in occidente si cominciò a introdurre un certo rilassamento. E così “ per l’eccessiva facilità di dispensare ovunque, in modo indiscriminato, per futili e non urgenti motivi”( breve Non Ambigimus citato sopra) si è generato un inesorabile processo che ha distrutto del tutto il digiuno cristiano. Col codice di diritto canonico del 1917 furono pure ammessi cibi fino ad allora esclusi quali i derivati animali come latte, uova etc. Simile processo ha interessato pure il numero dei giorni in cui digiunare, passando da circa una sessantina all'anno fino alla disciplina attuale in cui si digiuna solo due giorni l'anno, ammesso che possa definirsi digiuno il poter fare tre pasti (uno normale e due refezioni aggiuntive). Abbiamo dunque completamente perso il senso e la pratica sia del digiuno che dell'astinenza. Eppure è nostro Signore Gesù Cristo stesso che ci dice che dopo la sua ascensione i suoi discepoli avrebbero dovuto digiunare (Mt. 9, 15).
Se in origine l'unico pasto si consumava dopo il tramonto, pian piano fu anticipato, e ai tempi di san Tommaso d'Aquino il pasto era verso le 15. Proseguendo in tale anticipazione si arrivò fino a a mezzogiorno e pure prima. Ma una penitenza che non dà fastidio e non produce incomodi, che penitenza è ? Tutto ciò senza considerare gli enormi benefici che il digiuno, e pure l'astinenza, apportano al nostro fisico ed alla nostra mente. Il digiuno antico (un solo pasto al giorno) infatti: 1) aiuta a ridurre i livelli di glicemia nel sangue. 2) produce un solo picco glicemico al giorno con tutti i vantaggi che questo produce. 3) favorisce l'eliminazione veloce delle tossine dal nostro organismo. 4) favorisce il buon funzionamento degli organi deputati alla digestione perché lavorando solo una volta al giorno hanno modo di riposarsi e quindi sia di essere più efficienti e forti, e sia di durare di più. Ecco perché chi pratica da lunghi anni la monofagia conserva meglio la salute generale dell'organismo e vive più a lungo.
Il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo si praticava digiuno assoluto (cioè non si mangiava nulla). Il venerdì santo poi tale digiuno assoluto lo si protraeva fino alla sera del sabato. Ecco perché la veglia pasquale iniziava verso le 16/17 e terminava verso le ore 21, quando finalmente si prendeva cibo ponendo fine al digiuno ed alle astinenze quaresimali, salutari tanto per l'anima quanto per il corpo.
Il termine “carnevale” deriva proprio dall'uso di togliere, levare la carne (e i suoi derivati) dalla dieta abituale. Anche l'uso delle uova pasquali decorate a colori vivaci deriva, più ancora che dal loro simbolismo, dalla ripresa del loro consumo dopo l'interruzione quaresimale. Le uova di cioccolato sono una ulteriore derivazione moderna.
Digiuno ed astinenza sono sempre stati uniti intimamente ed indissolubilmente sia alla preghiera più intensa, come alla più generosa pratica della carità verso i poveri e alla rinuncia al peccato. Non si dica quindi che basti praticare la carità ma non il digiuno. Ci vuole tutto. Perché tutto è finalizzato ad una cosa sola: fare penitenza per i nostri peccati. Il digiuno per altre intenzioni, come la pur benedetta e desiderata pace, costituisce uso modernistico distorto ed ideologico di una pratica nata solo per fare penitenza per i propri peccati in funzione della vita eterna. Lo Spigolatore.
Anziche' il messaggio di Pietro abbiamo il messaggio di Paolo.
Deo Gratias!
Oggi la liturgia delle ceneri è stata trasformata in giornata della pace con preghiere a senso unico secondo la volontà del papa attuale. Un ennesimo falso ideologico.
L'imposizione delle Ceneri antidoto a Satana. Meditazione di Padre Massimo Malfer Esorcista
https://www.youtube.com/watch?v=RI1ClPBXQqw
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