Non ci sono solo due posizioni, i buoni e i cattivi, gli ucraini e i russi, Zalensky e Putin, fermo restando che bisognerebbe conoscere meglio le cose e le dolorose e complesse vicende a ridosso del confine con la Russia (il Donbass; l'intensa attività U.S.A anche di rafforzamento e addestramento militare a supporto dell'attuale governo; la presenza di laboratori di sperimentazione armi chimiche) che precedono l'iniziativa di Putin, prima di aderire alla propaganda preconfezionata di una delle parti in causa, l'Ucraina, enfatizzata da tutta la grancassa mediatica di sistema. Esiste anche lo sguardo pragmatico e pietoso di chi non vuole la guerra e sa che la Russia stravincerà contro l'Ucraina in ogni caso, oppure scoppierà il finimondo nucleare; pertanto punta a far cessare subito le ostilità e a soddisfare gli appetiti minimi della Russia, senza dargli il pretesto di aumentare il bottino. Eppure continuiamo a leggere le posizioni da invasati di chi non ha la minima formazione diplomatica e geopolitica, pronti a combattere "col culo degli altri". Val la pena leggere queste poche righe di Toni Capuozzo, uno dei migliori giornalisti, esperto di guerra per averla frequentata da inviato sul campo a ogni latitudine.
Elogio della resa ?
Toni Capuozzo
... Avrei voluto raccontarvi di questi giorni in Bosnia, a girare tra quel che resta di una guerra lontana.
E invece mi torna in mente di quando ero un giovane inviato nelle rivoluzioni dell’America Latina, e non riuscivo a non sorprendermi della crudezza di una parola d’ordine diffusa: “Patria o muerte”.
Veniva da un discorso di Fidel Castro nel 1960, ma assomigliava alle storie risorgimentali che mi avevano insegnato a scuola, a un’ idea del sacrificio che mi pareva marmorea, retorica, e fuori dal mio tempo (Non avresti combattuto il nazifascismo ? Credo di sì, ma non è il mio tempo…).
Mi è successo tante altre volte di chiedermi se avessero ragione quelli che si apprestavano, o almeno si dichiaravano pronti a morire per qualcosa, da Sarajevo a Gerusalemme, da Kabul a Mogadiscio, dalla Libia alla Siria.
Sono uno che prova paura, ed evitavo di chiedermi se la mia distanza fosse viltà, o miseria di valori.
Mi dicevo che morirei per salvare i miei figli, e la domanda successiva riapriva il problema: dove arriverei per difendere i figli degli altri ?
So come me la cavavo: non morirei, ma neanche ucciderei in nome di una bandiera, in nome di un confine, non c’è nulla che valga la vita di un altro.
Questa mia confusione ritorna, in questi giorni. Voglio confessarla semplicemente, come un pensiero banale.
Non mi sorprende la voglia di resistenza degli ucraini, anche se penso che la loro esperienza di guerra, prima, fosse solo la guerra sporca del Donbass.
Non mi sorprende che resistano con un orgoglio quasi commovente a un’aggressione.
Mi sorprende il loro leader, che riscuote tanta ammirazione per un comportamento che ci sembra senza pari, tra i politici nostri, e per la forza delle parole, delle espressioni, della barba trascurata e delle magliette da combattente.
Un grande leader, per me, non è chi è pronto a morire.
Questo dovrebbe essere il minimo sindacale.
Un grande leader è quello che accompagna il suo popolo nella traversata del deserto, lo salva.
Ecco, a me pare che Zelensky lo stia accompagnando allo sbaraglio, sia pure in nome della dignità e della libertà e dell’autodifesa, tutte cause degnissime.
E dunque mi sorprende ancora di più l’Occidente che lo spinge, lo arma, e in definitiva lo illude, perché non acconsente a dichiarare quella no flight zone che vorrebbe dire essere trascinati in guerra, come a Zelensky non dispiacerebbe.
E da questa comoda posizione però incita, fosse mai che la trappola diventi la tomba per Putin: si chiamano proxy war, guerre per interposta persona, che altri combattono in nome tuo.
Se va bene, bene, abbiamo vinto.
Se va male, che siano curdi o afghani, hanno perso loro.
In due parole: credo che sarebbe stato più sensato e utile mediare, provare non a sconfiggere Putin con il sedere degli altri, ma a fermarlo, a scombussolarne i piani.
Cosa intendo ?
Una resa dignitosa, una trattativa per cedere qualcosa ma non tutto, per raffreddare il conflitto, mettendo in campo caschi blu e osservatori, idee e prese di tempo.
E invece vedo che piace l’eroismo, vedo che i nazionalismi non fanno più paura, che patria o morte torna di moda, dopo che anche i presidenti della Repubblica erano passati al termine “Paese”: piacciono le patrie altrui.
No, si chiama de escalation: evitare che milioni debbano scappare.
Evitare che migliaia debbano morire, salvare il salvabile, le idee e le persone che si fa in tempo a salvare.
Però ormai lo scelgono loro.
Per quel che riguarda noi, risparmiamoci almeno la retorica.
Per quel che riguarda noi, risparmiamoci almeno la retorica.
20 commenti:
Distruzione del diritto
Non c'è dubbio che con le sanzioni alla Russia si stanno violando il diritto di impresa e i contratti in Italia. Persino Bodin avrebbe qualcosa da obiettare: «Il diritto civile è un limite naturale della sovranità».
Sulle conseguenze per noi, segnalo il commento di Gianluca Spina:
https://www.youtube.com/watch?v=R881e7B6rSo
C'è l'Europa nel mirino di Biden.
Con questa chiave di lettura tutto torna.
La cosiddetta Europa non è unita ma militarmente schiavizzata.
Paolo Montagnese
Sinceramente, dopo averlo visto( Zielinski), in diversi filmati TikTok compreso, e aver capito che genere di 'artista' è, capisco che sia idolatrato da certi gruppi coloratissimi, incarna alla perfezione il prototipo gender-fluid che vogliono imporre in UE, ma non è questo il punto, dai resoconti di free lancers ho saputo che i 250.000 fucili e armi varie arrivate dalla generosità occidentale sono usate per rappresaglie, faide, chiudere i conti del Donbass ed altre carinerie, mi spiace per Capuozzo, che resta un ottimo giornalista reporter di guerra, ma dissento dal suo giudizio, gli Ucraini non permettono a chi se ne vuole andare di usare i corridoi umanitari aperti dai Russi, forse vogliono adoperare la tattica degli scudi umani? Io non posso sapere come finirà, ma temo molto peggio di quel che si paventa, intanto siamo finiti, come paese, nella lista dei proscritti e Dio sa cosa significhi per l'economia già traballante di questo sciagurato paese.
Certo scegliere Zelenski come Presidente può essere stata una scelta con pesanti limiti ma potrebbe essere stata una scelta indotta dal desiderio di sfuggire alla lotta religiosa tra le diverse ortodossie in lotta fra loro.
Zelenskij non era cristiano cioè era èstraneo alle lotte religiose cristiane.
Ma potrebbe essere afflitto da quello spirito che ha portato gli ultimi ebrei in lotta coi romani al suicidio collettivo in quel di Masada.
Piano di Draghi fimezzare l'import di gas russo.
Già.
E il resto dove lo pigliamo?
Come dovremmo scalarci noi poveri diavoli?
E le nostre attività produttive?
No perché mi pare che il leitmotiv di Supermario sia sempre quello di essere il più risoluto, il più drastico, il primo della classe.
Ovviamente, i sacrifici poi li facciamo noi.
Col covid, siamo quelli più “rigorosi” d’Europa. Ora anche col gas russo, siamo noi che pagheremo la stretta.
Lui però passa per quello rigoroso.
Nel frattempo fanno i vertici europei con UK, Germania, Francia… e noi non ci siamo.
L’Italia pare sempre più la Grecia 2.0: dobbiamo fare i compiti ma poi comunque non contiamo una beneamata
Siamo alla solita situazione di divisione tra si-vax, no-vax, qui tra russi ed ucraini colpevoli, non colpevoli, costretti. Ora quel presidente ucraino sembra essere stato messo su surrettiziamente dai soliti che governano il mondo, ricchissimi della finanza e i soliti Clint, Obama, ecc. quelli per intenderci che vogliono l'aborto fino al nono mese, figli in provetta, matrimoni gay con prole, e obbligo vaxin che ci ha bombardato il cuore. Ora sapevano bene che se togli il boccone di bocca ad un orso per niente mansueto, non avrebbe risposto con carezze, quindi cerchiamo di essere obiettivi e dire che il grande male è stato provocato da chi vuole distruggere la Russia e che vuole la fine del cristianesimo e dei valori come famiglia, e democrazia. Il solito mezzo e i soliti noti che ci hanno spaccato il cuore con i vax obbligatori.
Tanto per capirsi, il de cuius non è stato nemmeno considerato nei colloqui che contano, BoJo, Macron e Biden, non che siano la crema delle creme, ma si sono sentiti ed hanno discusso, e noi fuori dalla porta, il gas.......il nostro prode ed autorevole ministro degli Esteri, si è recato in Algeria, il cui gasdotto è vicinissimo, ma ha solo ottenuto vaghe promesse (la Francia non vuole darcelo), poi è andato in Qatar, qui il problema è che il loro gas è liquido, occorrono porti adeguati e rigassificatori, noi per ora abbiamo 3 porti e basta, poi in Libia hanno sospeso le trivellazioni e l'erogazione di gas e petrolio causa sanguinose lotte tribali che l'innominabile Gheddafi 'pacificava' ma da quando i prodi franglais + Obama sono provvidamente intervenuti, è un paese in guerra perenne, quindi riassumendo non ha ottenuto neanche una tanichetta di petrolio, non ha stipulato alcun contratto, ergo l'inverno prossimo saremo nelle mani di Dio, e speriamo nella Sua misericordia, gli altri in UE si arrangiano meglio di noi e se ne fregano dell'Italia, ormai nemmeno più espressione geografica, ma porti sicuri per neri mussuli da scaricare a gogo.
A prescindere dalla destabilizzazione portata avanti dagli Usa, perlomeno da Bush in avanti (con la promessa ai nazionalisti ucriaini, nel 2008, sei anni prima di Maidan, di portarli nella Nato) se l'Ucraina si fosse data istituzioni compiutamente federali, capaci di tenere insieme gli slavi russi del Donbass e della Crimea con gli slavi europeisti della Galizia, accettando d'altra parte la neutralità militare, avrebbe conservato la sua sovranità e si sarebbe forse risparmiata il suo triste destino.
Purtroppo i nazionalismi accecano. E i nazionalismi giacobini accecano in sommo grado. Il federalismo, invece, unisce nella diversità. Accanto al sostegno alla destabilizzazione della Nato, l'errore più grave compiuto dai politici ucraini è stato il centralismo, non solo amministrativo, ma anche culturale e linguistico (come la follia di vietare l'insegnamento del russo nelle regioni russofone).
Se il primo errore della dirigenza ucraina è stato quello di sfidare - istigata dagli Usa - l'orso russo; il secondo, forse altrettanto grave, è stato quello di imporre una centralizzazione amministrativa, culturale, linguistica ad un Paese etremamente eterogeneo. Mentre il federalismo unisce nella diversità. Ma non accettare la diversità rientra nell'accecamento spirituale dei nazionalisti, dei quali i globalisti del resto si sono sempre cinicamente serviti.
Il federalismo (il molteplice nell'unità) è sempre la soluzione migliore. Tanto più lo sarebbe stato per un Paese così etnicamente diviso (tutti slavi, ma culturalmente diversi) come l'Ucraina.
Martino Mora
Non so, occorre una comunanza spirituale. Non esiste patto che tenga tra gli esseri umani se non esiste una santa comunanza spirituale. I valori occidentali sono disvalori, ipocritamente assurti a fondamento di democrazie che nei fatti sono tirannidi. Una grande menzogna, menzogna che pretende di essere globalmente accettata come risolutiva della convivenza umana, capillarmente controllata dalla tecnologia, dalla propaganda, dal coma farmaceutico in cui sono tenute le coscienze.
In Italia prevale abbondantemente la simpatia per il comico Zelensky, tanto è vero che non abbiamo perso tempo ad inviare armi, secondo i desiderata del buffone. Con il risultato di prolungare una guerriglia che, nel migliore dei casi (dal punto di vista ucraino), potrebbe impantanare l’esercito russo per molto, troppo tempo. Putin allora potrebbe essere tentato di forzare di brutto con esiti, per il popolo ucraino, che non oso immaginare.
Comunque vadano le cose, Putin vincerà. Ha i mezzi per vincere e non parlo solo dell’esercito: ha il suo popolo dalla sua parte, ed ha pure la Chiesa a sostenerlo. Vincerà, perché non ha alternative: o vittoria o morte. E’ così per i dittatori.
Ed allora mi domando: qual è il senso della velleitaria pretesa zelenskiana di difendere, contro il buon senso e contro ogni logica, ciò che è già perso? Ed ostinarsi nella difesa chiamando alle armi, chiamando a morire non solo l’esercito ma il suo popolo. Tutto il popolo, donne e bambini compresi. Un grande popolo quello ucraino, che suscita ammirazione, certo. E commozione, sono d’accordo. Ma chi guida un popolo dovrebbe averne cura, dovrebbe preservarne innanzi tutto la vita, quella delle donne e dei bambini. A maggior ragione se Putin fosse la belva sanguinaria che dicono. A maggior ragione.
Invece il folle chiede la “no fly zone”, farnetica di “Brigata Internazionale di volontari”, straparla ogni giorno di resistenza, di tribunali internazionali… cretinate. CAZZATE!
La prima grande qualità di un capo è quella di saper interpretare la realtà, guardarla in faccia e farci i conti:
“Una resa dignitosa, una trattativa per cedere qualcosa ma non tutto, per raffreddare il conflitto, mettendo in campo caschi blu e osservatori, idee e prese di tempo. E invece vedo che piace l’eroismo, vedo che i nazionalismi non fanno più paura, che patria o morte torna di moda, dopo che anche i presidenti della Repubblica erano passati al termine “Paese”: piacciono le patrie altrui. No, si chiama de escalation: evitare che milioni debbano scappare. Evitare che migliaia debbano morire, salvare il salvabile, le idee e le persone che si fa in tempo a salvare. Però ormai lo scelgono loro. Per quel che riguarda noi, risparmiamoci almeno la retorica”. Toni Capuozzo
"la simpatia per il comico Zelensky," = alla simpatia per il comico dei "vaffa"?
Qual è il piano di Zelinski, se ne ha uno.
Impressione del tutto soggettiva: resistere in modo da far scoppiare una guerra europea.
Un'idea folle e forse possiamo dire criminale, visto che tale guerra potrebbe comportare l'uso di armi atomiche.
La no-fly zone servirebbe proprio a questo. In teoria, dovrebbe solo impedire sorvoli di aerei militari sull'Ucraina, una volta dichiarata.
Dovrebbe dichiararla l'ONU, come per la Libia, ma può farlo anche la Nato, se se la sente. I caccia del tutore della no-fly zone sarebbero autorizzati ad abbattere ogni sorvolo militare di questa zona.
In Libia, il presidente francese come utilizzò la no-fly zone? I suoi aerei cominciarono subito un tiro al bersaglio contro le forze di terra di Gheddafi (carri, semoventi, etc, molti comprati in Italia) e le ridussero rapidamente a ferraglia, aprendo la strada al crollo del regime. Ripetere un simile giochetto con i russi sarebbe da folli completi.
I veri colpevoli di questa situazione sono i Dem americani, che sicuramente "consigliano" Zelinski, oltre a riempirlo di missili anticarro e antiaerei di ottima qualità.
La situazione è veramente ingarbugliata e non si vede come si possa venirne fuori. Il blocco economico della Russia rischia tra l'altro di provocare anche il collasso dell'economia europea.
Precedente storico nell'atteggiamento di Zelinski. Nella Guerra di Spagna (1936-39), il governo repubblicano (i Rossi) pur in difficoltà cercava di prolungare la guerra il più possibile e di allargarla all'intervento di altre potenze, convinto che se la guerra fosse diventata europea si sarebbe salvato. Sperava molto nell'intervento francese, della Francia del Fronte popolare, che lo aiutava assieme alla Russia sovietica. Ma questa politica non riuscì, grazie ai successi dei nazionalisti, ottimamente sostenuti dalle truppe e dall'aviazione dell'Italia fascista. La guerra finì con la vittoria nazionalista il 1 aprile del 39, la seconda guerra mondiale sarebbe iniziata, in Europa, l'1 settembre del 39. In Asia era iniziata nell'estate del 37, con l'attacco giapponese su vasta scala alla Cina, seguito nel 38 da una campagna contro i sovietici tra Manciuria e Siberia, che finì con la disfatta di un'intera armata giapponese.
Un aspetto inedito e molto preoccupante della presente crisi è costituito dalla convinzione di americani e europei di riuscire a piegare la Russia con il solo blocco economico. Un'ulteriore follia, che porterà solo ulteriori disastri.
H
Non riesco solo a capire se importa il passato da attore/produttore di Capitan Ucraina perché si ritiene che sia la pedina perfetta per essere utilizzata strumentalmente dai poteri forti (quelli considerati buoni), o perché si ritiene che di una persona priva di esperienza politica non ci si possa fidare perché si pensa non sappia cosa fa. Nel secondo caso, mi preme ricordare che diamo credito a molto meno, qui in Italia. Nel primo caso, potrebbe essere una riflessione importante da aprire.
Mentre i media occidentali usano l’eredità ebraica di Volodymyr Zelensky per confutare le accuse di influenza nazista in Ucraina, il presidente ha ceduto alle forze neonaziste e ora dipende da loro quali combattenti in prima linea.
https://www.lafionda.org/2022/03/11/come-il-presidente-ebreo-ucraino-zelensky-ha-fatto-pace-con-i-paramilitari-neonazisti-in-prima-linea-nella-guerra-con-la-russia/
Zelesky diventa tragico
Secondo un commentatore affidabile come Fausto Biloslavo, Zelesky avrebbe i freni bloccati dai nazionalisti e dai nazisti ucraini che, in caso di un accordo con la Russia, insorgerebbero. Tradotto: o la continuazione della guerra contro i russi o la guerra civile tra nazi(onalisti), governativi e filorussi con una platea di terzi interessati esterni.
Andrea Sandri
SE FOSSI IN TE, PENSEREI ALLA VITA DELLA MIA GENTE E ACCETTEREI L'OFFERTA. Naftali Bennett, primo ministro di Israele, ha consigliato a Zelensky di arrendersi, inutilmente.
Bennett è nei fatti, l’unico vero “mediatore” della tenzone tra Kiev e Mosca. Sette giorni fa è stato tre ore a colloquio con Putin poi è volato da Scholz e Macron in collegamento. Israele non ha elevato sanzioni significative, non ha inviato armi, ha negato a Zelensky la possibilità di parlare in video al parlamento israeliano.
Zelensky non l’ha presa bene. Il giorno dopo il ministro degli esteri Kuleba ha accusato la compagnia di bandiera El Al di “guadagnare soldi che grondavano sangue ucraino” continuando ad accettare pagamenti russi che evadevano i blocchi dei circuiti banco-finanziari. Il giorno dopo ha dovuto scusarsi pubblicamente, ritirando le accuse.
I rapporti ed interessi tra Zelensky ed Israele, da tre anni -cioè da quando Zelensky è diventato presidente- sono molto profondi. Ma funzionari ucraini hanno detto che “Bennett non sta mediando tanto quanto sta funzionando come una casella di posta e solo passando messaggi tra le due parti.”. In effetti hanno pienamente ragione, non c'è alcuna "trattativa" ci sono solo "condizioni", non di resa totale, di tre concessioni specifiche.
Mentre qui vedo molti discutere di Nuova URSS ed impero zarista, Novorussia e Terza guerra mondiale, Hitler 2.0 e Resistenza per la Libertà, democrazia ed autoritarismo filosofia della guerra e della pace, in un delirante esercizio di esibizionismo culturale, tutti in cerca del loro warholiano “quarto d’ora di celebrità” nel “momento geopolitico”, il tutto mentre il sangue scorre, nessuno pare interessato a rimanere ai fatti. I fatti sono semplici, c’è un “offerta” fatta dai russi e c’è il rifiuto di anche solo esaminarla da parte di Zelensky e di tutto l’Occidente. “Irricevibile” ha detto Macron. Se ne potrebbe qui discutere, valutare, vederne insidie ed opportunità, ma questo dibattito non s'ha da fare. Non deve neanche iniziare.
Segnalo che i primi giorni dall’inizi del conflitto, i russi hanno detto che se non saranno accettate queste prime condizioni, ne seguiranno altre più care. L’offerta "non esiste" sebbene sia nelle mani ucraine da almeno dieci giorni, sia stata annunciata pubblicamente da giorni, sia anche stata commentata con caute aperture da Zelensky salvo dieci minuti dopo richiedere per l’ennesima volta quella no-fly-zone che porterebbe automaticamente all’olocausto nucleare di mezzo mondo, il nostro.
Ma di cosa si tratta? L’offerta consta di tre punti.
1. Che l’Ucraina riconosca l’indipendenza delle due Repubbliche autonome, quella di Donetsk e quella di Lugansk tali riconosciute dai russi il giorno prima dell’inizio dell’invasione. Queste non sono tutto il Donbass, solo una parte. Queste sono nei fatti in guerra con Kiev da otto anni, guerra con migliaia di morti. Sono abitate per lo più da russofoni, mai accetteranno di esser ucrainizzate, anche piombasse lì l’angelo della storia e congelasse i carrarmati russi, lì la guerra continuerebbe. Non si capisce Zelensky e l’Occidente come altrimenti intenderebbero risolvere questo problema che va avanti da otto, lunghi, anni.
2. Prender definitivamente atto che la Crimea è parte della Federazione russa, quale è da otto anni. Solo se l’Occidente dichiarasse guerra a Mosca e la vincesse, ciò che rimarrebbe della Russia firmerebbe il rilascio della Crimea, non c’è alcuna altra realistica possibilità. Non si capisce come Zelensky e l’Occidente intenderebbero altrimenti risolvere questo problema che tale è da otto anni e che in otto anni, oltre a sanzioni specifiche già elevate e subite, non ha mai portato il mondo sull’orlo della Terza guerra mondiale.
...segue
3. Inserire in Costituzione la dichiarazione di neutralità e la promessa di non iscriversi in futuro ad alcun blocco militare. Non si capisce per quale motivo Zelensky e l’Occidente vogliano lasciarsi le mani libere su questo punto se non in vista di una entrata dell’Ucraina della NATO che è IL MOTIVO di questo conflitto. La possibilità cioè che l’alleanza comandata (non diretta, comandata) dagli Stati Uniti d’America, il nemico strategico unico della Russia unica altra potenza nucleare di prima grandezza, possa arrivare al confine russo come già fatto nel Baltico ed in Polonia, quando non risulta i russi abbiamo mai tentato o pensato di proporre una alleanza militare a Cuba o al Messico puntando i loro missili su Washington.
La somma di tutte le disgrazie dirette ed indirette che patiscono e patiranno ucraini in primis, e noi stessi in seconda linea, è il prezzo che paghiamo e pagheremo per non accettare questi tre punti.
Sono giusti? Questa forma di realtà non è sottoposta al giudizio di giustizia. Questa forma di realtà che non è una fiction, è sottoposta solo al principio di forza. O la Russia piega l’Ucraina ad accettarli o l’Ucraina invade la Russia e la obbliga a rinunciarvi, non c’è altra via. O forse c’è. Sperare che ci sia una rivoluzione o un colpo di stato in Russia. Ma non una rivoluzione o colpo di stato che uccida Putin, ma che elimini l’intero strato di potere in capo ai russi mettendoci al posto un Quisling occidentale che liquidasse la potenza dell'avversario. Le conseguenze di tale evenienza la cui probabilità richiederebbe un lungo discorso e comunque nessuna certezza, andrebbero valutate in sede specifica, non è infatti detto che ciò che si enuncia facilmente a parole possa corrispondere a fatti semplici. E non è detto che anche si realizzasse questa speranza, non ci si troverebbe davanti altri ben più complessi problemi.
Bennett non ha detto “è giusto che tu ti arrenda”, ha detto “non c’è altro modo e quindi ti conviene tanto alla fine il risultato sarà quello comunque”. Non ci sarà alcun Vietnam, alcun Afghanistan in cui si può sperare, i russi quando avranno sgretolato l’Ucraina si ritireranno e ci lasceranno un paese sventrato da ricostruire. Non appena qualcuno pensasse di piazzarci sopra un contingente o una batteria missilistica, lo invaderebbero di nuovo e poi di nuovo e di nuovo, arriveranno a nuclearizzarlo quando non ci saranno che macerie, fino a che si capirà che lì non si debbono mettere armi puntate su Mosca.
...segue
L’offerta riguarda l’Ucraina non l’Occidente. L’Occidente potrà continuare ad elevare una sanzione a settimana fino alla fine dei tempi, potrà continuare ad ostracizzare la Russia in tutte le sedi del consesso internazionale, potrà portare a giudizio in contumacia i russi per crimini di guerra. Il “conflitto” tra USA con l’Europa a traino e la Russia rimarrebbe visto che continua da anni sebbene ai più sia ignoto, finirebbe solo la guerra.
Così, Stati Uniti, Europa, Zelensky, irremovibili, preferiscono continuare la guerra. Andremo in economia di guerra, poi passeremo a leggi sempre più restrittive, mancheranno merci essenziali, energia, lavoro, sicurezze già precarie, normalità, palpiteremo per la paura di venire nuclearizzati, avremo milioni e milioni di povera gente da proteggere, donne, bambini, anziani, gatti e cagnolini mentre altri finiranno nelle fosse comuni. L’Ucraina verrà materialmente distrutta più di quanto già non lo sia.
Ma questa offerta è irricevibile. Voi, fatevi bene i conti di quanto costerà non accettarla e siate sicuri di poterne pagare i costi perché li pagherete, caro, tutti.
https://www.jpost.com/israel-news/article-701041
Pierluigi Fagan
CHI E' ZELENSKY. Occorre conoscere per sapere!!!
Questo signore che dopo aver vinto un talent come ballerino, improvvisamente diventa molto ricco, ma così tanto che trova così i soldi per fondare una casa di produzione diventando attore, regista, sceneggiatore e produttore di sé stesso. Lancia un Serial TV di 51 puntate di una storia in cui lui fa un insegnante che finisce col diventare presidente e dice di voler "eliminare tutti i corrotti nel Parlamento ucraino.
Il tutto su una TV di proprietà del secondo oligarca più ricco d’Ucraina, che si chiama Ihor Kolomoyskyi, un imprenditore e politico ucraino israeliano e cipriota, miliardario, comproprietario di PrivatBank e proprietario del FC Dnipro.
Poi la casa di produzione diventa un partito il cui nome é marchio registrato. Dopo tre anni di serial, appena finita l’ultima puntata, con una casa di produzione che si fa partito col nome della serie Tv si presenta alle elezioni presidenziali.
E "democraticamente" le vincono.
Poi accade che i due signori in questione siano nei Pandora Papers come possessori di conti off shore nelle Isole Vergini britanniche, Cipro e Belize nonché numerosi immobili al centro di Londra.
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