Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 11 marzo 2022

Perché Benedetto dovrebbe parlare

Nella nostra traduzione da The Lamp Magazine un interessante articolo di Matthew Walther. Qui l'indice degli articoli sulla questione dei 'due papi' a partire dall'abdicazione del 2013 e l'indice degli interventi di Joseph Ratzinger nella veste inedita e anomala di Papa-emerito. Qui l'indice sulla Traditionis custodes e sui Responsa.

Perché Benedetto dovrebbe parlare

Uno spettro infesta Roma, lo spettro del papa emerito. Qualunque siano i propri sentimenti per Joseph Ratzinger, bisogna ammettere che il suo caso è singolare. Quando nel febbraio 2013 annunciò le sue dimissioni dal «ministero per il governo della Chiesa», molti di noi presumevano che ciò che restava della sua vita sarebbe stato trascorso in silenziosa contemplazione come monsignor Ratzinger, un anonimo vescovo in pensione.
Questo non è successo. Invece la figura spettrale di Benedetto XVI continua a parlare (come espresso una volta dal cardinale Manning in un contesto diverso) con «la voce di un morto». Il papa emerito ha concesso interviste, alcune eccezionalmente lunghe; ha pubblicato libri [qui] e ha lasciato apporre il suo nome a dichiarazioni che affermano posizioni dottrinali e disciplinari tradizionali sulle questioni scottanti del momento (e di quelle dei primi anni '70) [vedi].
Più precisamente, ha continuato a vestirsi di bianco e ad insistere, oltre al suo titolo senza precedenti, sullo stile di "Sua Santità". Si incontra con i cardinali appena creati e sarebbe assurdo negare che la sua trattazione da libro-inchiesta sul celibato clericale fosse tutt'altro che un tentativo di assediare il clero progressista. Monsignor Gänswein accenna che l'ufficio petrino è in un certo senso indelebile, che in questo "stato di eccezione voluto dal cielo" una magia strana e inaspettata è stata attinta dal deposito della fede, biforcando il papato in "un ministero allargato, con un membro attivo e un membro contemplativo” [pontificato d’eccezione (Ausnahmepontifikat) -ndT - qui; vedi anche].

Molti fedeli saranno inclini a respingere le speculazioni di Gänswein come sciocchezze tortuose, spazzatura pseudo-mistica o (più caritatevolmente) come le parole devote di un collaboratore fidato che non può accettare che il grande compito del suo superiore sia giunto al termine. Ma una certa circospezione ed ambiguità pendono dalle stesse espressioni di Benedetto. Consideriamo i seguenti commenti dal suo Testamento spirituale1:
Certo un padre non smette di essere padre, ma viene sollevato da responsabilità concrete. Rimane padre in un senso profondo, interiore, in un rapporto particolare che ha responsabilità, ma non con i compiti quotidiani in quanto tali. . . . Se si dimette, rimane interiormente nella responsabilità che si è assunto, ma non nella funzione. . . si comprende che l'ufficio [ munus ] del papa non ha perso nulla della sua grandezza.
Questo è un buon monito del motivo per cui i precedenti ex papi viventi sono stati rinchiusi o esiliati su coste lontane. Che sia per saggezza o follia, l'abdicazione di Benedetto lo ha costretto a una posizione in cui senza dubbio preferirebbe non trovarsi: come arbitro supremo in una controversia sulla quale lui stesso deve sicuramente essere considerato l'autorità ultima, almeno in senso morale. Intendo ovviamente le sue stesse parole e le intenzioni più profonde del suo cuore nel 2007. Anche coloro che hanno una concezione del potere papale più esaltata della mia sarebbero sicuramente d'accordo sul fatto che si tratta del papa emerito vivente, e non di uno dei prefetti delle varie congregazioni romane, che è la guida più affidabile di ciò che egli stesso intendeva nel Summorum pontificum.

In realtà ci sono solo due possibili interpretazioni del Summorum pontificum. Una di queste è quella che chiamerò interpretazione “normativa” per il semplice motivo che fino a tempi molto recenti sembrava essere quella che aveva ottenuto la più ampia accettazione anche da parte di coloro che non l'avevano in simpatia. L'altra la chiamerò interpretazione del “romanzo”.

Per prenderle in ordine inverso, l'interpretazione del romanzo declina Summorum pontificum in termini strettamente giuridici. In questo senso, l'unica cosa stabilita da questo motu proprio era il permesso per l'uso diffuso dei libri liturgici più antichi, intrapreso nella speranza di conciliare la Fraternità San Pio X - revocabile in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo - da Benedetto stesso o, dopo le sue dimissioni, da uno qualsiasi dei suoi successori. È sulla base di questa lettura, che sembra molto difficile fare i conti con varie frasi ( numquam abrogatam ) nel testo e con i suoi commenti successivi (“Le mie intenzioni non erano di natura tattica, riguardavano la sostanza della questione stessa”), che fu promulgata la Traditionis custodes.

L'interpretazione normativa sembrerebbe porre la questione della cosiddetta “forma straordinaria” al di fuori dell'ambito della mera normativa. Ciò che Benedetto sembrava sostenere nel 2007 era che il diritto di celebrare la Messa e gli altri sacramenti secondo i libri più antichi apparteneva intrinsecamente ai sacerdoti come parte del patrimonio della loro ordinazione. Si tratta di un'affermazione dottrinale più che disciplinare o giuridica, e che ha animato i fedeli per quasi un decennio e mezzo man mano che il numero delle parrocchie che offrivano la Messa tradizionale cresceva esponenzialmente insieme alle vocazioni alle varie organizzazioni approvate. La logica apparentemente inesorabile del Summorum pontificum ha continuato a svolgersi in una direzione con la celebrazione dei riti della Settimana Santa precedenti al 1955, la creazione di nuovi propri [qui] per la Messa tradizionale e la quasi-regolarizzazione della FSSPX.

Queste due posizioni non sono conciliabili. Una di esse deve essere vera e l'altra falsa. O tutti i discorsi su come "Ciò che le generazioni precedenti ritenevano sacro rimane sacro e grande anche per noi" era retorica ornamentale e Benedetto era davvero rivolto solo alla FSSPX (come affermano l'arcivescovo Roche e altri); oppure egli lo stava sostenendo per sempre. Per quanto ne so, è lui la persona più adatta a rispondere alla domanda e quindi a districarci dal dilemma attuale.

Questa domanda binaria, vista alla luce della successiva  normativa, non esaurisce le difficoltà sollevate dal Summorum pontificum (Questo per non parlare dell'interpretazione massimalista di tale legislazione in luoghi così remoti come Costa Rica e Hamilton, Ontario). Molti di noi si sono già chiesti come l'insistenza di Benedetto sul fatto che «non ci sia contraddizione tra le due edizioni del Messale Romano” si possa conciliare con ciò che i “liturgisti” professionisti ci ripetono, dopo una grata tregua di alcuni anni, sulla dimensione orizzontale allargata della Messa e sulla nuova teologia dell'assemblea e così via; gli appelli emessi dal vescovo di Chicago e da molti altri affinché i tradizionalisti siano catechizzati alla luce di questi sviluppi rafforzano solo la sensazione che o Benedetto fosse in torto nel 2007 o che vari prelati lo siano oggi.

Infine, c'è la questione del “mutuo arricchimento” delle due “forme” del rito romano, come le definì Benedetto. Io stesso posso pensare a due mezzi attraverso i quali tale arricchimento è avvenuto: la celebrazione della Messa con i libri del 1970 in una maniera che sarebbe stata almeno esteriormente riconoscibile ai cattolici di una generazione precedente — con l'antico Canone della Messa designato come “Preghiera eucaristica I” ad esclusione degli altri, l'Ordinario in latino, il canto gregoriano, la Comunione amministrata in ginocchio e sulla lingua, e così via, e l'offerta della Messa tradizionale negli ambienti parrocchiali ordinari.

La cosiddetta “riforma della riforma” era iniziata in molti luoghi molto prima del 2007, ma, con una manciata di eccezioni, con grande vigore in contesti in cui la Messa tradizionale sarebbe stata celebrata anche dopo il Summorum pontificum. Un caso più interessante presenta la celebrazione della Messa tradizionale in luoghi diversi dagli oratori o dalle cappelle ad essa riservate, da parte di sacerdoti che non sono membri delle varie organizzazioni approvate. Tali celebrazioni non solo animano la vita liturgica di quelle parrocchie e cattedrali, e portano quella che un tempo era stata una voce o un lontano ricordo davanti agli occhi dei comuni fedeli (l'ho visto portare le lacrime agli occhi di uomini e donne che credevano che fosse svanito dalla faccia della terra); attirano anche più strettamente coloro che sono legati all'Antico Rito nella vita ordinaria della Chiesa, ponendo un freno alla mentalità esclusivista e (oserei dire) a volte rigida che a volte tradisce le note teologiche di ciò che monsignor Ronald Knox chiamava "entusiasmo".

L'interpretazione più comune della Traditionis custodes sembra rendere non solo insostenibile ma assurda sia l'insistenza di Benedetto sulla non contraddizione, sia il suo appello all'arricchimento reciproco. Non può esserci tale arricchimento perché ci viene detto che esiste una sola espressione “unica” del Rito Romano (la questione dei libri liturgici dell'Ordinariato o del Rito Mozarabico in queste discussioni in qualche modo è sempre convenientemente tralasciata). Non è solo lecito ma salutare per i vescovi vietare la celebrazione della Messa ad orientem e altre pratiche (compreso l'uso della tonaca) [aspetti peraltro meramente esteriori - ndT] che sono fonte di indicibile corruzione. Tali contagi non devono essere introdotti nello spazio igienico occupato dal nuovo rito irreformabile.

Come ho già detto, la maggior parte di questo risulterà insostenibile agli osservatori più imparziali, per non dire altro. Ma nonostante ciò, si sospetta che non pochi lettori – compresi, anzi forse soprattutto, coloro che simpatizzano per la mia enumerazione di queste difficoltà – risponderanno che un intervento dello stesso Benedetto sarebbe disastroso. Incentiverebbe (sostengono) l'equivalente per la Chiesa di una crisi costituzionale; incoraggerebbe speculazioni ancora più stravaganti di quelle stemperate da Gänswein. Peggio ancora, potrebbe suscitare una risposta inaspettata. Quest'ultimo timore va affrontato a testa alta. Sarebbe naturalmente doloroso apprendere che ci eravamo sbagliati, che gli altari maggiori fossero stati restaurati e risuonassero i Gloria e le candele splendessero svettanti nel buio, mentre lui sedeva, silenzioso e incompreso, educatamente disdegnando la nostra giovinezza e eccentricità. Se ciò accadesse, penso che la stragrande maggioranza accetterebbe una dura verità e continuerebbe facendo del suo meglio secondo le proprie ispirazioni. Alcuni si rifugeranno quasi certamente nei Riti Orientali (almeno fino a quando qualche nuovo meccanismo giuridico non impedirà tali trasferimenti); altri ancora abbraccerebbero lo scisma ortodosso. Una minoranza forse tenderebbe al sedevacantismo. Ma per un numero imprecisato la base semplicemente cadrebbe e la fede andrebbe perduta.

Tutto ciò suona piuttosto cupo, quindi dovrei essere chiaro sulle mie opinioni. Trovo molto difficile credere che, se richiesto, Benedetto direbbe che un'intera generazione di sacerdoti e laici si è semplicemente sbagliata. (In effetti, nelle interviste ha già offerto una confutazione più o meno esplicita dell'argomento secondo cui si era occupato strettamente della FSSPX: "Questo è proprio assolutamente falso! Per me era importante che la Chiesa fosse una cosa sola con se stessa interiormente, con il suo stesso passato; che ciò che prima era sacro per lei non è in qualche modo sbagliato ora.”), Sospetto piuttosto che la sua risposta sarebbe quella dell'interlocutore femminile di Prufrock: “Non è affatto ciò che intendevo; / Non è affatto così.

Ecco perché, con le ulteriori restrizioni alla Messa tradizionale che si vocifera per il Mercoledì delle Ceneri, ribadisco la mia tesi centrale che Benedetto debba parlare delle sue intenzioni, e che debba farlo inequivocabilmente, senza tener conto delle conseguenze. Un simile chiarimento da parte sua potrebbe non essere sufficiente per impedire ai nemici della vecchia Messa di realizzare i loro piani. E non avrebbe certamente alcuna forza giuridica evidente, anche se esporrebbe il presupposto centrale dell'altra parte come una finzione assurda. Ma sarebbe anche un momento di sublime chiarezza, e l'ultimo disperato compimento di quella continua responsabilità paterna a cui ha alluso.

Così il papa emerito si troverebbe nella posizione di Odino nell'ipotetica visione di CS Lewis di un tempo pagano della fine: “Vi hanno fuorviato. Non posso fare niente del genere per voi. La mia lunga lotta con le forze cieche è quasi finita. Muoio, ragazzi. La storia sta finendo".

Matthew Walther è editore di The Lamp. 
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. Benedetto XVI non corregge l’asserzione di Seewald (Ultime conversazioni di Benedetto XVI dopo le sue dimissioni) ma, facendo una distinzione tra la “funzione” e la “missione” del Papa, aggiunge una precisazione importante. Secondo Benedetto XVI
1. la “funzione” papale significa governare in atto la Chiesa universale ossia consiste nel potere di giurisdizione del Papa, svolgendo l’incarico, l’ufficio o il compito di Papa, tenendo “sotto controllo l’intera situazione” della Chiesa universale (p. 35); tale funzione può essere abbandonata tramite le dimissioni, se il Papa non ha più la capacità di fare tutto ciò. Invece 
2. la “missione”, ossia la vocazione e l’elezione del Papa, è simile al fatto di essere padre fisico, il quale è sempre padre e anche se, psicologicamente e moralmente, non riesce più a fare il padre egli resta ed è padre fisico per sempre, pur abbandonando le “responsabilità concrete”, ossia la “funzione” di padre morale (p. 38).

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Ratzinger non paelerà.
Non farà mai nulla che possa indispettire Bergoglio ed inoltre la chiarezza dottrinale non sembra essere il primo dei suoi interessi.
Ritiene che si possano salvare anche gli ebrei che non adorano Cristo e che hanno riti diversissimi dai nostri.
Come potrebbe quindi non ritenere che si possano salvare anche protestanti, anglicani, modernisti, cattolici che seguono il novus ordo e cattolici che seguono il vetus ordo?
Secondo la sua teologia ogni fede con elementi giudaico-cristiani è fonte di salvezza cosi come ogni rito con elementi giudaico-cristiani lo è.
Secondo lui gli ebrei sono liberi di effettuare i loro rituali.
Si vuole forse credere che sia così incoerente da ritenere un tipo di "messa cristiana" (protestante, anglicana, ortodossa, novus ordo, vetus ordo) al di sotto dei rituali ebraici?

Anonimo ha detto...

Aproposito di Papi....

Questa notte ho avuto una visione : un santo monaco a cui veniva conficcato un chiodo in testa da sicari. Non morì subito, con gran stupore dei suoi assassini , ma resistette per giorni dopo che il chiodo gli fu estratto dal cranio .
Mi son dovuto documentare ed ho scoperto che questo monaco era Celestino V.
Mi è venuto in sogno affinchè si sapesse. Provabilmente tramite la sua intercessione
salverà parecchie persone...
Forse questo sogno vuol significare che siamo prossimi ad un cambiamento in Vaticano ?

Anonimo ha detto...

Io credo che quando lasciò il soglio, Ratzinger pensasse di non avere molto da vivere, ma dopo 9 anni è ancora qui e continua a dare fastidio, sia che parli, sia che non parli, la revoca della scomunica ai 4 vescovi e il SP hanno significato la fine del suo pontificato, non ho mai letto e sentito tanto odio da parte dei suoi chierici e superiori rappresentanti della CC, ogni suo tentativo di raddrizzare il timone è stato ostacolato ferocemente anche dal suo attuale successore all'epoca primate Argentino, quel poco che poteva dire l'ha detto, adesso non può fare nient'altro che pregare per tutti, quanto alla conversione degli ebrei, sta scritto anche nel salmo 129/130, alla fine riconosceranno il Messia e si convertiranno, per attendere uno scritto esiziale ed esaustivo da parte di Benedetto XVI, bisognerà aspettare il suo ritorno al Padre, il piccolo gregge da lui preconizzato andrà in ordine sparso, poi si ricompatterà quando il Signore lo vorrà, preghiamo per le nostre anime e confidiamo nella Bontà Divina.

Anonimo ha detto...

Il sogno è uno dei mezzi previsti dalla Bibbia per le comunicazioni tra i Santi del Paradiso e noi terrestri.
Normalmente sono piuttosto rari ma danno indicazioni sintetiche e preziose per il futuro.
Difficile interpretare il sogno del martirio di Celestino.
Ricordiamoci però che nella Bibbia Giuseppe riuscì a uscire dal carcere e avere una importante funzione alla corte del faraone proprio per la sua capacità di interpretare i sogni.

Anonimo ha detto...

Parla... parla... bisogna.. saperlo ascoltare!

Forse..per quel che conta il mio sentire.. ha detto...

Sicuramente sbaglio ma ogni volta mi sembra di avvertire tanto risentimento, come se quella persona avesse dovuto rimettere tutto a posto secondo i nostri desiderata che sono secondo Tizio e Caio ma forse non sono gia' piu' come vorrebbero Sempronio e Lepido. La famosa ermeneutica della continuita'l'avverto come un'escamotage, una sottigliezza, un modo per tastare il terreno, per non lacerare ulteriormente la rete di Pietro,per "provare"a fare accettare gradualmente all'ormai dilagato progressismo dei progressisti il ritorno indietro,il momento grave di rimettere al centro Gesu'Cristo Dio. Si dira':Egli era il Papa, doveva fare così così e così.La risposta gia' la conosciamo: gli avrebbero obbedito? Non obbedirono al carattere ben piu'forte di Papa Wojtyla figurarsi se avrebbero obbedito al mite Papa tedesco..
"Le tue parole t'infiammino non d'esagerati clamori e gesticolazioni,ma d'intimo affetto, sgorghino dal cuore piuttosto che dalla bocca,per quanto abbiamo potuto dire con la bocca: il cuore parla pur sempre al cuore,mentre la lingua non fa che colpire l'orecchio".Ecco il punto: il cuore parla pur sempre al cuore.
Chi aveva il cuore aperto come Giovanni sotto la croce l'ha ascoltato, altri no.
Non c'e' stata collaborante amicizia. Se il vignaiolo dispone il tempo della potatura e i collaboratori fanno tutt'altro forse i loro cuori non erano sempre disponibili totalmente al Signore, senza “se” e senza “ma” !?

Anonimo ha detto...


quando mai ratzinger ha pregato o detto di pregare per la conversione degli ebrei?
Lui sostiene la teoria ereticale delle salvezze parallele tra noi e gli ebrei. Se gli ebrei, negatori del Messia, si salvano lo stesso restando nella loro fede, allora la fede nel Messia, il cristianesimo, a che serve? Diventa superfluo, inutile.

Permane sempre la cattiva abitudine di dichiarare la gente già in Pardiso ("quando Ratzinger sarà andato al Padre"). E come lo sappiamo che andrà al Padre? Siamo forse noi a decidere del suo eterno destino?
Questo modo di esprimersi dimostra che non si crede più al giudizio individuale della nostra anima subito dopo la morte, che si è ormai affermato l'errore grave della salvezza garantita a tutti.
Non si tratta di odiare Ratzinger, nessuno lo odia. Si tratta innanzitutto di non prendere fischi per fiaschi in materia di fede, di sapersi difendere dagli errori. Anche se propalati da Ratzinger.

Anonimo ha detto...


Ma quale "papato di eccezione" o "esteso"!
Corbellerie sono.

Anonimo ha detto...

L’Ucraina è ultima vittima di consumati carnefici
“Gli Ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il loro sistema immunitario.
Se vi è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca. Non sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima.”
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4400_Nitoglia_La_dichiarazione_di_Mons_Vigano.html

tralcio ha detto...

La Chiesa è la sposa di Cristo e il Santo Padre ne è il vicario.
Il Calvario si fa insieme: come la Madre (della Chiesa) con il Figlio.
Durante la Passione Maria tacque tutto il giorno.
Gesù parlò a fatica: appeso alla croce l'asfissia lo costrinse a sollevarsi facendo leva sui chiodi per prendere fiato e parlare.
Ogni parola in quelle condizioni costa dolore. E detta a metà, solo accennata, può anche essere male interpretata (lo senti? Chiama Elia!).
Benedetto XVI sta parlando come può. La Madre tace. Sanno già tutto.
E noi? Da chi cercheremo di capire? Da Pilato? Da Caifa? Da Pietro fuggito? Da Giovanni che riceve la Madre? Da Giuda no: è già morto.

Forse no. ha detto...

Il corpo mistico non deve rimproverarsi niente ? Ha diritto di pretendere chiarificazioni? Puo' affermare a sua discolpa di avere pregato molto e bene e con ardente devozione e con amore per i pastori, facendo quadrato come i pali di sostegno per ogni albero della vigna ?

Ciao! ha detto...

SANTO ROSARIO NOTTURNO PER LA LIBERAZIONE DEGLI ITALIANI E LA SALVEZZA DEL GENERE UMANO - TRIARII TV - SABATO 12 MARZO 2021 - 0RE 03:00 A.M.
https://www.youtube.com/watch?v=TJGwmivtpYI
Arrivederci al SANTO ROSARIO Crepuscolare insieme ai rispettivi Angeli custodi.

Anonimo ha detto...

CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: S. GREGORIO MAGNO

Oggi 12 marzo 2022 si festeggia a Roma san Gregorio primo, Papa, Confessore ed esimio Dottore della Chiesa, il quale, per le ammirabili gesta e per aver convertito gli Inglesi alla fede di Cristo, è stato detto Magno e soprannominato Apostolo dell'Inghiltérra.

Nacque verso il 540 dalla famiglia senatoriale degli Anici e alla morte del padre Gordiano, fu eletto, molto giovane, prefetto di Roma. Divenne poi monaco e abate del monastero di Sant'Andrea sul Celio. Eletto Papa, ricevette l'ordinazione episcopale il 3 settembre 590. Nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella sollecitudine caritativa, nell'azione missionaria. Autore e legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che porta il suo nome e costituisce il nucleo fondamentale del Messale Romano. Lasciò scritti di carattere pastorale, morale, omiletico e spirituale, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo. Morì il 12 marzo 604.

Che pace ci può essere in un mondo che uccide 44 milioni di nascituri all’anno? ha detto...

Conclusione: se il Regno cresce nei cuori, e di conseguenza nelle società, e poi fra le nazioni e gli stati, la pace come balsamo profumerà la terra. Ma che pace ci può essere in un mondo che uccide ogni anno 44 milioni di bambini (dati ONU) con il solo aborto e chiama tutto ciò “diritto sessuale e riproduttivo”? Diceva Madre Teresa di Calcutta: “Se una madre può uccidere il suo stesso figlio nel suo grembo, distruggere la carne della sua carne, Vita della sua Vita e frutto del suo amore, perché ci sorprendiamo della violenza e del terrorismo che si sparge intorno a noi? L’aborto è il più grande distruttore di pace oggi al mondo – il più grande distruttore d’amore”.
https://www.informazionecattolica.it/2022/03/12/che-pace-ci-puo-essere-in-un-mondo-che-uccide-44-milioni-di-nascituri-allanno/

Opus iustitiae pax.
Motto araldico di Eugenio Pacelli, divenuta Papa Pio XII nel 1939

Anonimo ha detto...

http://www.unavox.it/Documenti/Doc1450_Williamson_12_marzo_2022.html

Anonimo ha detto...

http://www.unavox.it/Segnalazioni_Rete/Padre_Avidano_Un_Segreto_di_Felicita.html

Anonimo ha detto...

Tutti noi dobbiamo presentarci al Padre, dopo la morte, per essere giudicati, non per andare direttamente in Paradiso, lapalissiano.......

Mediator ha detto...

12 marzo 1939.
Incoronazione di Sua Santità Pio XII
Il Sommo Pontefice, dopo aver adorato il Santissimo Sacramento, si reca in gestatoria nella Cappella di San Gregorio, detta Clementina. Quindi discende dalla gestatoria, ascende al trono e riceve l'obbedienza dei Cardinali, che in cappa rossa, gli baciano la mano destra sotto l'aurifrigia del manto. Terminata l'ubbidienza, il Papa impartisce la benedizione. I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e Vescovi assumono i paramenti per la messa. Allora il Santo Padre intona l'ora di Terza e si siede per assumere le vesti pontificali, esclusi il manipolo e il pallio. Conclusa terza, si ordina la processione verso l'altare papale. Davanti alla gestatoria sta un cerimoniere con una canna argentata su cui arde della stoppa. Per tre volte canterà, rivolto al nuovo Papa, "Pater sancte, sic transit gloria mundi" affine di rammentare al novello Pontefice nell'occasione che s'incorona quale sovrano e Pontefice massimo quanto sia breve la gloria di questo mondo, simile ad una vampa di stoppa che finisce nell'atto medesimo in cui si accende.

Anonimo ha detto...

"...L’aborto è il più grande distruttore di pace oggi al mondo – il più grande distruttore d’amore”."

Non solo, quando l'aborto era condannato e vietato molti nati venivano lasciati morire di stenti in culla non alimentandoli né dissetandoli, come oggi si fa quando 'si stacca la spina'. Il cuore umano, senza Dio, Uno e Trino, è stragista.

Anonimo ha detto...

Celestino V fù sottoposto dai suoi sicari che indossavano lo stesso saio del santo monaco,ad una "prova di Dio" . Se fosse sopravvissuto... avrebbe significato che era nel giusto e quindi aveva fatto bene a rinunciare al papato.
A quei tempi si ragionava in questo modo (vedi santa Inquisizione ...).
Pertanto il gesto di Celestino V non è da considerare un atto di vigliaccheria , ma bensì un atto di estrema umiltà compiuto per il bene stesso della Chiesa. Atto dovuto affinchè gli succedesse un Papa che almeno avrebbe salvato il salvabile.
Un Papa che si mette da parte compie sempre un gesto di umiltà: bene ha fatto Ratzinger (che non veniva ascoltato) in quanto al momento era l'unica cosa giusta che poteva fare: preghiera, digiuno e sofferenza in offerta a Dio Uno e Trino per il trionfo finale del bene. Affidiamoci alla Madre di Dio con preghiere e digiuni e sofferenze : affinchà alla fine il Suo Cuore Immacolato trionferà.

Murmex ha detto...

Ma non sarebbe stato più umile sconfessare il proprio modernismo, fare ammenda dei suoi errori, riportare la barra al centro? Eh ma no non poteva, troppo semplicistico, si rischiava lo scisma...perché , adesso il mondo cattolico non è dilaniato? ( non la Chiesa,che è sempre Una). E poi lo scisma dall'errore è sacrosanto. Senza contare lo spargimento ulteriore di confusione con ambiguità tali da far ritenere anche canonisti e teologi la sua permanenza sulla Cattedra

Anonimo ha detto...

In ogni caso non è diffondendo l'eresia che si evitano gli scismi.
E Ratzinger non si è mai rimangiato la sua eretica dottrina delle salvezze parallele.
Ha addirittura criticato pesantemente chi ha detto che lui non era un sostenitore di tale eresia.
Non ha scusanti.
E finché non ritratta deve essere considerato eretico.